Il 5 giugno 2009 il GIP Dott.ssa Marina De Robertis accoglieva, con un’ordinanza, la richiesta del PM Giuliano Mignini, condividendo l’impianto accusatorio (omicidio, “doppio cadavere” e connessioni fiorentine).

La Famiglia Narducci proponeva ricorso per cassazione, dichiarato dalla stessa Cassazione dalla VII Sezione inammissibile e condannando i richiedenti al versamento di una somma alla Cassa delle Ammende.

Quindi le indagini sulla vicenda Francesco Narducci, iniziata con il procedimento n. 17869/01/44 che si concludeva il 25 ottobre 2001, si concluse con due fondamentali pronunce, relative al proc. n. 1845/08/21 RGNR, nel quale è confluito il procedimento originario. 

Quanto al procedimento principale, quello n. 1845, il PM Dr. Mignini aveva formulato una richiesta di archiviazione, ex art. 125 disp. att. C.p.p., nei confronti degli indagati accusati in particolare da Domenico Rizzuto e segnatamente nei confronti del giornalista marchigiano Mario Spezi e del farmacista di San Casciano V. P. Francesco Calamandrei. Avverso la richiesta hanno proposto opposizione addirittura i familiari di Francesco Narducci, appoggiati dagli stessi indagati, che chiedevano l’archiviazione ma con una motivazione radicalmente negazionistica, che si fondava sull’inesistenza dell’omicidio del medico, affermato con decisione dalla CT del PM, del Prof. Giovanni Pierucci, sulla negazione del “doppio cadavere, confermata, oltre che da quest’ultimo, anche da varie CC.TT., ultima delle quali quella del generale di Brigata CC. Luciano Garofano, del RIS di Parma. Per 5 gli altri reati, il PM chiedeva l’applicazione della prescrizione, ormai maturata e a cui nessuno rinunciava. Vedi Relazione Commissione Parlamentare

5 Giugno 2009 Ordinanza del GIP De Robertis in accoglienza all’impianto accusatorio del PM
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