Giancarlo Lotti nasce San Casciano Val di Pesa il 16 settembre 1940. Il padre Primo Lotti è deceduto nel 1966 a 67, sempre stato un forte bevitore. La Madre è deceduta 1975 all’età di 74 anni.

Giancarlo Lotti smise di frequentare la scuola alla IV elementare. Prese la patente di guida, dopo svariati tentativi, nel 1978 all’età di 38 anni. Ha posseduto diverse automobili,  una 850 Fiat special bianca; una Mini Morris 1100 gialla; due 124 Fiat una celeste e l’altra gialla; un 128 coupé rosso, una 131 Fiat rossa 1300 e infine una 131 Fiat rossa 1600.

Ha vissuto in una porzione della colonica di proprietà di Luigi e Roberto Scherma. La colonica si trovava all’interno della cava sita in località Ponterotto, a San Casciano Val di Pesa, cava in cui lavorava il Lotti alle dipendenze dei signori Scherma. Il lavoro del Lotti consisteva in cavatore di inerti.

In seguito, dal febbraio 1996, si è trasferito in una comunità gestita da Don Fabrizio Poli.

La prima volta che venne raccolta una sua testimonianza era il 19 luglio 1990. L’11 febbraio 1996 dopo la sua deposizione la Procura della Repubblica, attraverso il capo della Squadra mobile Michele Giuttari, richiese misure di protezione nei confronti di Giancarlo Lotti che assunse il ruolo di “collaboratore di giustizia”. Il programma di protezione prevedeva un piccolo stipendio ed una abitazione.

Il 16 settembre 1996 fu sottoposto ad una visita specialista in psichiatria e in psicologia da cui fu redatto un profilo psicologico.

Nel novembre del 1996 consegna una lettera da lui redatta al dottor Vinci in cui confessava di essere stato presente all’omicidio di Giogoli del 1983.

Il 15 marzo 2002 Giancarlo Lotti lascia il carcere di Monza dove stava scontando una pena a 26 anni per un ricovero d’urgenza presso l’ospedale San Paolo di Milano per un tumore al fegato. Il 30 marzo 2002 morì a 62 anni. Al funerale non partecipò nessun parente ed erano presenti solo il suo avvocato Stefano Bertini, Don Fabrizio Poli ed alcuni giornalisti. Il 3 dicembre 2015 vengono riesumate le spoglie mortali e sistemate in una cassetta di zinco a disposizione dei parenti.

Giancarlo Lotti

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