L’11 Giugno 2002 rilascia testimonianza il Maresciallo di Polizia Provinciale Piero Bricca. Il Bricca era presente sul pontile ed era uno dei pochi che conoscevano Francesco Narducci. All’epoca era vigile delle acque.

Questo uno stralcio della sua testimonianza:

Dei pescatori sono venuti incontro a noi che ci trovavamo avvertendoci che il cadavere era riaffiorato. Ci dirigemmo con loro nel punto dove era affiorato il cadavere, mentre nel frattempo erano arrivati anche i vigili del fuoco ed insieme tirammo su il cadavere.

Il cadavere lo ricordo bene come una fotografia, perché mi fece senso in quanto il cadavere non sembrava quello del Professore o comunque di un uomo bianco. Sembrava un negro perché aveva le labbra tumefatte, molto grosse e la pelle scurissima, Ricordo perfettamente che gli usci, non appena lo muovemmo per tirarlo su, un rivolo di sangue da una narice. Non si trattava di acqua mista a sangue. Era proprio sangue e lo ricordo con assoluta certezza come fossi oggi. Il rivolo di sangue si fermò all’altezza alle labbra, anzi poco sopra l’inizio del labbro superiore, raggiungendo la lunghezza di un paio di centimetri. Non sembrava il Prof. Narducci che io conoscevo di vista e le cui foto ho rivisto sui giornali.

Lei mi chiede di descrivere il cadavere ed io le rispondo che il corpo aveva un fetore insopportabile. Avevo visto molti cadaveri recuperati dall’acqua ma quello era diverso da tutti gli altri e mi ha impressionato troppo. Il cadavere aveva una camicia, e quello di cui sono assolutamente certo e lo ribadisco perché ho davanti ancora l’immagine di quel corpo, é che attorno al collo, sopra la camicia aveva una cravatta molto stretta al collo tanto che io pensai che il colore scurissimo del volto di pendesse dalla strozzatura della cravatta, Ricordo che appena lo vedemmo esclamai: “Ma questo non e lui!”. La camicia era chiara e non era tutta abbottonata fino al collo. Ripeto che questi sono particolari che non si dimenticano e dico ancora che sono assolutamente sicuro che quel cadavere avesse la cravatta al collo. Sarà stato alto circa mt. 1,75-1,77 ed era molto gonfio, Non ricordo se portasse qualcosa sotto la camicia. Non ricordo se il cadavere fosse supino o bocconi. Al momento del recupero uscì il rivolto dal naso. Anche questo fatto lo ricordo perfettamente. Ribadisco che quel cadavere non mi sembrava il Narducci poiché appariva molto trasformato.

Il corpo fu issato sopra la nostra imbarcazione e poi venne portato sul pontile di Sant’Arcangelo. La camicia era al di fuori dei pantaloni. Quando il cadavere fu poggiato sul molo rimanemmo anche noi intorno al cadavere e si formò una specie di cerchio di persone intorno al cadavere stesso.” Vedi Nota Finale Gides 4 aprile 2007 Pag. 34/35

“….Risposta: conoscevo di vista il Prof, Narducci poiché all’epoca ero vigile della Polizia delle acque di Perugia ed ero entrato in servizio nel 1983. Il giorno stesso della scomparsa del Prof. Narducci, il 08.10.1985, fummo allertati per la ricerca dello scomparso. La notte seguente alla scomparsa e cioè tra il giorno 8 ed il 9, trovammo l’imbarcazione del Narducci dopo la mezzanotte circa del giorno 8 concluso. Ero in compagnia del Dr. Speroni; dirigente della Mobile, il Questore di Perugia Trio, il padre dello scomparso Francesco cioè il Prof. Ugo Narducci ed il Professor Antonio Morelli, tutti a bordo della motovedetta della Polizia delle acque unitamente al mio collega Paolo GONNELLINI. Ricordo che assieme a noi vi erano altre imbarcazioni che partecipavano alle ricerche e tra queste quella di Ugo Mancinelli e quella di Peppino Trovati. Ricordo che la barca si presentava normale. Vi erano un paio di occhiali, delle chiavi, delle sigarette e non ricordo se vi fossero anche dei documenti. La barca era tutta in ordine ed era posizionata sul canneto del lato sud-ovest dell’isola, nei pressi del Castello. Ricordo che il padre dello scomparso mi chiedeva sempre ansiosamente dove potesse trovarsi suo figlio come se avesse bisogno di conforto: Ricordo che il Professore mi appariva abbastanza in confidenza con il Questore, anche in quel momento ma specialmente dopo il ritrovamento del cadavere dello scomparso ci chiedevamo come avesse fatto un provetto nuotatore come lui avesse perso la vita nell’acqua. Ricordo che fin dal giorno della scomparsa cominciarono a circolare nel Castiglionese sempre con molta insistenza voci secondo cui Francesco Narducci potesse essere coinvolto nei fatti riconducibili ai delitti del mostro di Firenze. Si diceva inoltre che avesse una casa a Firenze dove aveva studiato e che fosse molto abile nel maneggio del bisturi. Circolava anche la voce che alla Stazione dei Carabinieri di Castiglione del Lago fosse giunto, dopo pochi giorni, la squadra antimostro di Firenze. Ricordo che durante i giorni della scomparsa i familiari del Prof. Francesco Narducci fecero venire due sensitivi o maghi che io ospitai nella nostra motovedetta, dei due uno mi sembra fosse donna. Non ricordo che inflessioni dialettali avessero, con i due sensitivi vennero il Prof. Antonio Morelli ed un altro medico. Non riesco a ricordare né i nomi né le fattezze, Li portai a fare un giro attorno all’isola e dove era stata rinvenuta la barca. A.D.R. II prof. Morelli me li presentò come sensitivi e posso dire che in occasione delle scomparse delle persone nel lago veniva richiesto l’intervento dei sensitivi. Mi ricordo ora che i due utilizzarono dei pendolini e altri accessori magici. La cosa mi sembrò un po’ strana anche se non infrequente nel lago. A.D.R. La domenica del 13 ottobre, poco dopo essere entrati in servizio dei pescatori sono venuti incontro a noi che ci trovavamo avvertendoci che il cadavere era riaffiorato, Ci dirigemmo con loro nel punto dove era affiorato il cadavere, mentre nel frattempo erano arrivati anche i vigili del fuoco ed insieme tirammo su il cadavere. Il cadavere lo ricordo bene come una fotografia, perché mi fece senso in quanto il cadavere non sembrava quello del Professore o comunque di un uomo bianco. Sembrava un negro perché aveva le labbra tumefatte, molto grosse e la pelle scurissima, Ricordo perfettamente che gli usci, non appena lo muovemmo per tirarlo su, un rivolo di sangue da una narice. Non si trattava di acqua mista a sangue. Era proprio sangue e lo ricordo con assoluta certezza come fossi oggi. Il rivolo di sangue si fermò all’altezza alle labbra, anzi poco sopra l’inizio del labbro superiore, raggiungendo la lunghezza di un paio di centimetri. Non sembrava il Prof. Narducci che io conoscevo di vista e le cui foto ho rivisto sui giornali. Lei mi chiede di descrivere il cadavere ed io le rispondo che il corpo aveva un fetore insopportabile. Avevo visto molti cadaveri recuperati dall’acqua ma quello era diverso da tutti gli altri e mi ha impressionato troppo. Il cadavere aveva una camicia, e quello di cui sono assolutamente certo e lo ribadisco perché ho davanti ancora l’immagine di quel corpo, é che attorno al collo, sopra la camicia aveva una cravatta molto stretta al collo tanto che io pensai che il colore scurissimo del volto di pendesse dalla strozzatura della cravatta, Ricordo che appena lo vedemmo esclamai: “Ma questo non e lui!”. La camicia era chiara e non era tutta abbottonata fino al collo. Ripeto che questi sono particolari che non si dimenticano e dico ancora che sono assolutamente sicuro che quel cadavere avesse la cravatta al collo. Sarà stato alto circa mt. 1,75-1,77 ed era molto gonfio, Non ricordo se portasse qualcosa sotto la camicia. Non ricordo se il cadavere fosse supino o bocconi. Al momento del recupero uscì il rivolo dal naso. Anche questo fatto lo ricordo perfettamente. Ribadisco che quel cadavere non mi sembrava il Narducci poiché appariva molto trasformato. Il corpo fu issato sopra la nostra imbarcazione e poi venne portato sul pontile di Sant’Arcangelo. La camicia era al di fuori dei pantaloni Quando il cadavere fu poggiato sul molo rimanemmo anche noi intorno al cadavere e si formò una specie di cerchio di persone intorno al cadavere stesso. Erano presenti il Questore, un ufficiale della Polizia di stato che riconobbi in quanto portava gli alamari classici da ufficiali color oro, Inoltre vi era un Ufficiale dei carabinieri che riconobbi nel Capitano Di Carlo ed altre persone tra forze dell’ordine, amici, medici ed altri. In mezzo a tutti vi era un medico donna che ispezionava, il cadavere. Ricordo anche che il cadavere fu caricato su una bara portata dall’impresa MORETTI e il carro funebre iniziò il viaggio verso Perugia, quando all’altezza del Bivio per San Feliciano il corteo si fermò e vi furono una serie di ordini e contrordini che dicevano i primi di portare i corpo a Perugia ed i secondi che affermavano di portarlo alla Villa dei Narducci a San Feliciano, Alla fine la bara venne portata a San Feliciano. Null’altro ricordo….” Vedi: Nota Carabinieri 27 giugno 2007 pag 111/112/113

“Il cadavere lo ricordo bene come una fotografia, perché mi fece senso in quanto il cadavere non sembrava quello del Professore o comunque di un uomo bianco. Sembrava un negro perché aveva le labbra tumefatte, molto grosse e la pelle scurissima, Ricordo perfettamente che gli usci, non appena lo muovemmo per tirarlo su, un rivolo di sangue da una narice. Non si trattava di acqua mista a sangue. Era proprio sangue e lo ricordo con assoluta certezza come fossi oggi. Il rivolo di sangue si fermò all’altezza alle labbra, anzi poco sopra l’inizio del labbro superiore, raggiungendo la lunghezza di un paio di centimetri. Non sembrava il Prof. Narducci che io conoscevo di vista e le cui foto ho rivisto sui giornali. Lei mi chiede di descrivere il cadavere ed io le rispondo che il corpo aveva un fetore insopportabile. Avevo visto molti cadaveri recuperati dall’acqua ma quello era diverso da tutti gli altri e mi ha impressionato troppo. Il cadavere aveva una camicia, e quello di cui sono assolutamente certo e lo ribadisco perché ho davanti ancora l’immagine di quel corpo, é che attorno al collo, sopra la camicia aveva una cravatta molto stretta al collo tanto che io pensai che il colore scurissimo del volto di pendesse dalla strozzatura della cravatta, Ricordo che appena lo vedemmo esclamai: “Ma questo non e lui!”. La camicia era chiara e non era tutta abbottonata fino al collo. Ripeto che questi sono particolari che non si dimenticano e dico ancora che sono assolutamente sicuro che quel cadavere avesse la cravatta al collo. Sarà stato alto circa mt. 1,75-1,77 ed era molto gonfio, Non ricordo se portasse qualcosa sotto la camicia. Non ricordo se il cadavere fosse supino o bocconi. Al momento del recupero uscì il rivolto dal naso. Anche questo fatto lo ricordo perfettamente. Ribadisco che quel cadavere non mi sembrava il Narducci poiché appariva molto trasformato.” Estratto da Relazione Commissione Parlamentare

 

11 Giugno 2002 Testimonianza di Pietro Bricca

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