Il 7 Marzo 2003 rilascia testimonianza il Prof. Ferruccio Farroni.

Questo uno stralcio della testimonianza: 

Il cadavere aveva un giacchetto di renna, una maglietta lacoste blu, pantaloni tipo jeans e scarpe tipo Timberland.

Domanda: “Come era il cadavere?”

Risposta: “Il cadavere era in uno stato enormemente edematoso, soprattutto in corrispondenza dell’addome” – si dà atto che il prof. Farroni fa il gesto di allargare le braccia come per indicare l’abnorme dilatazione dell’addome e lo stesso ripete il gesto in corrispondenza del volto… “il volto era estremamente edematoso e cianotico… Il cadavere appariva gonfio e cianotico, i capelli erano appiccicati ma la capigliatura mi sembrava quella di sempre e non ricordo se avesse anelli, il cadavere era un pallone ed era sfigurato

Domanda: “lei ha riconosciuto quel cadavere in quello di Francesco Narducci?”

Risposta: “In una situazione di abnorme alterazione di tutti i parametri anatomici normali, è evidente che riconoscere un cadavere in quelle condizioni, non era come riconoscerlo in normali condizioni. Io sapevo che Francesco era scomparso cinque giorni prima nel lago, gli abiti erano quelli di Francesco e le circostanze mi hanno indotto a ritenere che quel corpo appartenesse a Francesco Narducci.

Per precisione, ha indicato maglietta Lacoste, ma dalle foto si vede che il cadavere aveva una camicia, che risulta comunque dal verbale di ricognizione del 13 ottobre 1985.

Dichiara ancora: di essersi recato con Pier Luca Narducci da un sensitivo nella zona di Monte Tezio (nei pressi di Perugia), sia nella giornata dell’11 ottobre che la sera del 12 ottobre, verso le ore 22,30 e che il sensitivo riferì loro che il Narducci era morto e che il cadavere sarebbe riaffiorato l’indomani nelle acque antistanti il pontile di Sant’Arcangelo. Lo stesso Farroni ha aggiunto di essersi portato nelle prime ore del mattino successivo nella zona indicata e di avervi trovato Pier Luca. Vedi Richiesta decisione di competenza 15 luglio 2005 pag. 4/5 Vedi l’informativa: 29 giugno 2004 Informativa stato indagini Perugia Pag.4

«Il cadavere sembrava quello del personaggio della Michelin, tanto era gonfio.» Vedi Relazione Commissione Parlamentare

“Il terzo giorno dopo la scomparsa di FRANCESCO e precisamente l’11.10.1985, furono contattati diversi cartomanti, sensitivi, chiromanti, anzi alcuni di costoro si proposero in maniera autonoma alla famiglia di FRANCESCO come contributo personale alle ricerche dello scomparso. Non ricordo chi fossero, ricordo solo che nel gruppo di amici impegnati nelle ricerche circolò questa notizia (..)
Domanda: “Come fu contattato il mago di cui lei ha parlato nel verbale redatto in data 18.04.2002 ?”
(..) Mi pare che nella giornata dell’11, PIERLUCA NARDUCCI, con cui ero in contatto quotidiano, mi disse che c’era un sensitivo molto potente nella zona di Monte Tezio che ci avrebbe ricevuto la sera dell’11 dopo cena. Questa, a quanto ricordo, era una persona che collaborava anche con la Polizia e ci avrebbe aiutato a risolvere il problema. Mi venne riferito che quest’uomo aveva lavorato a lungo come sensitivo e abitava in una villetta isolata, non molto distante dall’inizio della salita di Colle Umberto e mi sembra che la villetta fosse a due piani con un giardino e si trovasse a sinistra salendo. L’uomo avrà avuto all’incirca 60/65 anni. A quanto capii, un amico o conoscente di PIERLUCA aveva preso l’appuntamento, pensando di fare cosa gradita. L’uomo ci ricevette da solo e in modo scortese e scocciato. Mi rendevo conto che non aveva molta voglia di risponderci, come se non se la sentisse più di fare quel genere di attività.”
(..) Ricordo che rimanemmo in piedi e ci trattenemmo in quella casa pochissimi minuti, e, alla nostra richiesta se potesse aiutarci, rispose che lui non era più in grado di esercitare le proprie facoltà in quanto aveva cessato la propria attività. Ci disse che avrebbe contattato un suo amico in India perché rispondesse e che dovevamo ritornare la sera seguente. La sera seguente, intorno alle ore 21,30 circa, e cioè il 12.10.1985, ritornammo dal sensitivo sempre io e PIERLUCA e, alla nostra richiesta di notizie, l’uomo ci rispose che FRANCESCO era morto e che il giorno seguente sarebbe stato ripescato nel tratto di lago comprese tra l’Isola Polvere e il molo di Sant’Arcangelo. (..) A quanto ricordo oggi, ci sono andato solo con PIERLUCA e non anche con UGO.”  Vedi: Sentenza Micheli Pag. 63

Il cadavere era in uno stato enormemente edematoso, soprattutto in corrispondenza dell’addome.
Si dà atto che il prof. FARRONI fa il gesto di allargare le braccia come per indicare l’abnorme dilatazione dell’addome e lo stesso ripete il gesto in corrispondenza del volto.
(..) Il volto era estremamente edematoso e cianotico.
(..) Il cadavere appariva gonfio e cianotico, i capelli erano appiccicati ma la capigliatura mi sembrava quella di sempre e non ricordo se avesse anelli, il cadavere era un pallone ed era sfigurato
Domanda: ”Lei ha riconosciuto quel cadavere in quello di FRANCESCO NARDUCCI?” (..) In una situazione di abnorme alterazione di tutti i parametri anatomici normali, è evidente che riconoscere un cadavere in quelle condizioni non era come riconoscerlo in normali condizioni. Io sapevo che FRANCESCO era scomparso cinque giorni prima nel lago, gli abiti erano quelli di FRANCESCO e le circostanze mi hanno indotto a ritenere che quel corpo appartenesse a FRANCESCO NARDUCCI.
Domanda: ”Come mai il riconoscimento fu effettuato da lei e dal prof. MORELLI e non dal padre e fratello presenti sul posto?”
(..) In effetti la cosa, a distanza di tempo, mi appare strana ma, in quel momento, fu UGO o PIERLUCA NARDUCCI a chiedermelo ed io non me la sentii di rifiutare. Il verbale di riconoscimento fu firmato nel casotto di pescatori lì vicino.   Vedi: Sentenza Micheli Pag. 171

Ribadisco che non ho vestito il cadavere, non l’ho visto vestire e non so come sia stato vestito. Mi pare che fu l’addetto alle pompe funebri a mettere il telo. Dopo il colloquio con UGO, durato circa un quarto d’ora, tornai al piano terra dove era stato depositato il cadavere, ma la bara era già chiusa. Verso le 12.30, la bara fu portata via dal carro funebre, credo all’obitorio. Da quel momento non l’ho più visto e mi sono recato solo al funerale.
Domanda: “Lei ribadisce quindi che domenica 13 ottobre ha visto il cadavere alla villa di San Feliciano, ha parlato con UGO per l’autopsia, è sceso al piano terra e ha trovato la bara già chiusa e l’ha addirittura vista andare via con il carro funebre e da quel momento l’ha rivista solo il martedì successivo per il funerale? Lei sa che il cadavere di FRANCESCO NARDUCCI è stato esposto nella villa di San Feliciano agli amici più stretti?”
Sì dà atto che il prof. FERRUCCIO FARRONI appare molto sconcertato a questo punto.
(..) Rimango sconvolto perché ho sempre saputo che la bara fu portata via domenica 13 ottobre alla volta dell’obitorio e il Prof. UGO non mi ha mai detto che la bara venne poi esposta il giorno dopo.
Sì dà atto che vengono mostrate le foto inerenti la riesumazione del fascicolo della Questura di Perugia Gabinetto Provinciale della Polizia Scientifica e il Prof. FARRONI, sempre più sconcertato, afferma:
Mi hanno tenuto da parte. Non ho avuto nessuna notizia dell’esposizione del cadavere di FRANCESCO e il cadavere che ho visto in foto mi appare come quello di FRANCESCO che aveva la stessa corporatura della persona nella qualità del Carabiniere che mi sta di fronte, basta cambiare il viso e FRANCESCO, fisicamente, era identico a lui. Ribadisco che la domenica alle ore 12.30 circa, ho visto partire con il carro funebre la bara contenente il cadavere ripescato nel lago, pensando che la stessa venisse portata all’obitorio. Anzi qualcuno mi disse che la bara veniva proprio portata all’obitorio.
Si dà atto che il Carabiniere si identifica in DANILO PACIOTTI della Sezione di P.G. Carabinieri di questa Procura della Repubblica.
Il Prof. FARRONI che appare turbato e irritato ripete:
Apprendo solo ora che l’indomani il cadavere di FRANCESCO fu esposto alla villa di San Feliciano e ora capisco come mai non mi hanno avvertito e tenuto all’oscuro di tutto.
Neppure FRANCESCA non mi ha mai detto niente e neanche gli amici più stretti. (..) Vedi: Sentenza Micheli Pag. 395

 

7 Marzo 2003 Testimonianza di Ferruccio Farroni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Traduttore