Stefano Mele

Dopo la domenica del 25 il lunedì 26 nel pomeriggio si interroga nuovamente Stefano Mele, è presente il Procuratore Antonino Caponnetto. Il  Mele continua ad accusare Francesco Vinci, ad un certo punto il magistrato comunica al Mele il risultato del guanto di paraffina fatto a Francesco Vinci che risulta negativo e che sono invece positivi il suo e quello di Carmelo Cutrona.

Per Stefano Mele il guanto di paraffina è positivo per una regione di tre millimetri in corrispondenza della piegatura tra pollice ed indice. Il risultato non è probante ma induce gli inquirenti ad approfondire anche alla luce del fatto che il test è stato praticato a distanza di circa 16 ore dall’ora dell’omicidio e che il Mele la mattina del 22 è stato trovato con le mani sporche di grasso. Mele pressato spiega che non può essere stato da solo perchè: “Solo, no di certo: io non ho mai avuto un’arma e non so sparare

Gli viene chiesto se è disposto ad un confronto con Francesco Vinci. Il Mele rimane in silenzio per diverso tempo e poi sbotta: “Non c’è bisogno del confronto con Francesco. Se gli accertamenti sono come dite voi, vuol dire che è stato CUTRONA. I fatti si sono svolti  così come ho riferito nella mia ultima versione, solo che al posto di VINCI Francesco ci va messo CUTRONA”. Il Mele quindi cambia le sue dichiarazioni per l’ennesima volta.

Stefano Mele scagiona anche il Vinci Francesco dalle accuse di correità nel duplice omicidio e chiama in causa tale CUTRONA Carmelo, noto a lui come “Virgilio”. Quando gli chiedono perchè ha accusato i fratelli Vinci risponde: … se ho accusato i fratelli Vinci, l’ho fatto perché si erano comportati veramente male nei miei confronti e si può dire che ‘mi trombassero la moglie in mia presenza’“. Alla domanda perchè accusa Cutrona risponde. dicendo: “Accuso il Cutrona sia perché è stato l’amante di mia moglie, sia perché è stato l’autore del delitto.

Il Vinci Francesco viene rimesso in libertà. Viene quindi rintracciato Carmelo Cutrona.

Dato però che il Mele parlando di Vinci Salvatore come complice parla anche della somma di lire trecentomila data a quest’ultimo il magistrato procede al sequestro della fotocopia del conto bancario del Vinci presso la Cassa di Risparmio di Prato Agenzia di La Briglia, ma ai relativi controlli non emerge niente di particolare.

Gli inquirenti prendono atto che il Mele Stefano in data 21 giugno 1968 ha riscosso la somma di lire 480.000 (quattrocenttottantamila) dalla Società Assicuratrice Tirrenia sede di Firenze, quale rimborso spese per sinistro stradale. Però l’unica somma rinvenuta è quella di lire 24.625 (ventiquattromilaseicentoventicinque) nel borsellino della moglie di Mele, borsellino ritrovato a bordo dell’autovettura di lo Bianco. la somma viene consegnata al Mele Stefano, allo stesso viene domandato come questo denaro sia stato speso ma lo stesso si limita a dire che i soldi venivano spesi dalla moglie. Viene accertato che le uniche spese da lui sostenute consistono in lire cinquantamila pagate a tale Lionello Lisi per un debito dato da acquisti di generi alimentari.

Gli inquirenti decidono quindi di sottoporlo ad un confronto con Carmelo Cutrona che avviene lo stesso giorno. Una parte di questo confronto è stato pubblicato da Davide cannella sul suo libro “Winchester Calibro 22 Serie H“.

Confronto:
Mele: Ricordati che quella sera sei venuto a casa.
Cutrona: Quando tu stavi male?
Mele: Di cosa hai parlato con mia moglie quando sei rimasto solo con lei, cosa avevi parlato?
Cutrona: Di te.
Mele: Non hai detto di uscire la sera?
Cutrona: Mai!
Mele: Se sei andato molte volte con mia moglie come tutti gli altri!
Cutrona: Mai, mai.
Mele: Io ti ho chiesto perché avevi fatto festa. Tu mi dicesti che ti aveva fatto male la macchina.
Cutrona: Io ti ho detto che mi aveva fatto male la testa e dovevo andare all’agenzia per fare le volture. Sì, è vero che ti parlai della macchina che mi aveva comprato mio padre.
Mele: A che ora sei ripassato la sera?
Cutrona: Io non sono ripassato. Tu sei ubriaco. Io quando sono tornato sono andato a Lastra Signa con mio zio. Poi sono andato al cinema, poi al bar e poi a casa.
Mele: Dove siamo andati?
Cutrona: Io con te non sono andato in nessun posto. Tu sei pazzo.
Mele: Sì, sei venuto. Dove siamo andati? Dov’era mia moglie?
Cutrona: Tu sei pazzo. Io con te non sono venuto.
Mele: Tu l’hai ammazzata.
Cutrona: Sei pazzo. Sei pazzo. Fatti mandare al manicomio!
Mele: Mia moglie è uscita tante volte con te.
Cutrona: Io con tua moglie non ci sono mai stato.
Mele: Ci conosciamo da quando ero a Casellina.
Cutrona: Tu sei pazzo. Accusi le persone come niente.
Mele: Noi lasciammo quella sera la Lambretta vicino al cimitero.
Cutrona: Io con te non sono mai venuto in nessun posto.
Mele: Tu lo hai fatto per gelosia.
Cutrona: Per gelosia verso tua moglie? Ma tu sei pazzo.
Mele: Che strada abbiamo fatto quella sera?
Cutrona: Io con te non ho fatto nessuna strada.
Mele: Quella strada l’abbiamo fatta tante volte. Quale macchina hai visto quella sera. Che targa aveva?
Cutrona: Io non ho visto nessuna macchina. Io con te non c’ero.
Mele: C’eri. C’eri.
Cutrona: Io con te non c’ero!
Mele: C’eri. Abbiamo aspettato un pò per farli fuori. La prima idea di ammazzarli l’hai avuta tu. Dopo hai tirato fuori dalla Lambretta la pistola. Eravate tutti voi che la volevate fare fuori. Un ganzo pedinava un altro ganzo. Dì la verità. Ormai lei è morta. Ti sei dato da fare con lei come tutti gli altri.
Cutrona. Io con tua moglie non ho mai avuto a che fare.
Mele: Dopo che li hai ammazzati sei scappato. Dì la verità.
Cutrona: Che verità?
Mele: La verità di quella sera di ciò che abbiamo fatto assieme.
Cutrona. Io con te non ho mai avuto a che fare.
Mele. Sì, ci sei stato, e si è fatto. Si è fatto e fatto bene.
Cutrona: Tu devi dire quello che hai fatto.
Mele: No. Quello che abbiamo fatto assieme.
Cutrona: Io niente sapevo e niente so ora.
Mele: Quando quella sera è successo quello che è successo, tu prendesti la Lambretta e te la filasti.
AdR: Mele: Non mi ricordo di che colore era la Lambretta.
AdR: Mele: Questo è l’uomo giusto, senza dubbi. È vero che diverse volte, nei precedenti verbali avevo dichiarato di essere disposto a sostenere il confronto con Vinci Francesco quando io accusavo costui, ma sono convinto che poi me ne sarebbe mancato il coraggio, perché Francesco non c’entra ed è innocente. Invece come la S.V. ha potuto notare, non mi è mancato il coraggio di sostenere il confronto con il Cutrona e di parlargli sempre guardandolo negli occhi.

Agli inquirenti appare ormai ovvio che il Mele fornisce diversa versione secondo l’occorrenza e che probabilmente lo stesso ha qualche problema tanto che verrà richiesta la perizia psichiatrica per valutare il suo stato reale.

26 Agosto 1968 Interrogatorio Stefano Mele (8°) e confronto con Carmelo Cutrona
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