12 Dicembre 1997, 39° udienza, processo, Compagni di Merende Mario Vanni,  Giancarlo Lotti e  Giovanni Faggi per i reati relativi ai duplici delitti del MdF e Alberto Corsi per favoreggiamento.

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Nino Filastò, Luciano Calonaci, Maria Grazia Vanni

Presidente: Allora, Elisabetta. Vanni? Vanni può essere portato, sì. Lotti è venuto? Avvocato Bertini, viene Lotti?
Avvocato Bertini: Aveva dei problemi perché aveva dolore a un dente, fastidioso.
Presidente: Ah, va bene.
Avvocato Bertini: Forse ha tolto il dente. Non so se verrà oggi.
P.M.: S’è levato il dente della… ora si leva anche Quell’ altro.
Presidente: Del giudizio. Faggi assente. Vanni presente. No, Faggi non comparso. Corsi assente. Allora l’avvocato Filastò sostituisce anche Bagattini, va bene?
Avvocato Filastò: Tutti gli altri difensori.
Presidente: Bene. C’è Curandai. Curandai sostituisce tutte le altre parti civili mancanti.
Avvocato Filastò: Presidente, volevo far presente alla Corte questo: stamattina io sono riuscito faticosamente a trovare due testimoni, il signor Colonaci e la signora Vanni, sorella dell’imputato e non ce n’è nessun altro. Il professor Pierini, che aveva detto che sarebbe venuto stamani, è stato lasciato un messaggio sulla segreteria telefonica annunciandomi che gli era impossibile venire per gravi questioni di famiglia. Ho l’impressione, anche per avere avuto un colloquio telefonico con il professor De Fazio, che alcuni fra queste testimoni, a parte il professor Pierini non era ammesso per dir la verità…
Presidente: Non so, ora…
Avvocato Filastò: No, su questo dovrei fare una precisazione e la Corte eventualmente poi potrà decidere in meglio. Ho l’impressione di avere qualche difficoltà io a chiamare determina… certi testi, soprattutto periti, consulenti del processo Pacciani, i quali mi dicono: ‘noi abbiamo già fatto una relazione, ma cosa vuole da noi’, eccetera, eccetera. E io dico, beh, il processo, questo processo presenta, propone delle problematiche diverse, rispetto al processo Pacciani, e per me è indispensabile sentirli, insomma, ho qualche difficoltà. Onde per cui, io pregherei la Corte di stabilire un calendario, in modo che io possa di qui agli inizi di gennaio, tenendo presente che il professor De Fazio mi ha detto i suoi impegni istituzionali, di istituto, diciamo pubblici, con riferimento alla sua attività anche accademica, gli impediscono di essere presente fino alla fine dell’anno, che potrebbe…
Presidente: Gli impediscono?
Avvocato Filastò: Gli impediscono di essere al dibattimento prima della fine dell’anno, che potrebbe intervenire agli inizi di gennaio. Ecco, io pregherei la Corte di stabilire un calendario fra ora e i primi di gennaio, in modo che io possa intimare questi testimoni formalmente, per una certa data, in modo poi ovviamente di prendere poi…
Presidente: Allora…
Avvocato Filastò: Ecco. Per quanto riguarda poi la questione che riguarda in particolare, che a me preme molto, che riguarda in particolare il gruppo dei periti della scuola di Modena, il professor De Fazio mi ha detto: ‘noi abbiamo lavorato in equipe, quindi, se viene uno, devono venire tutti’. In pratica la soluzione che proporrebbe il professor De Fazio, e che anche a me sembra congeniale, è quella di farli intervenire come intervennero al processo…
Presidente: L’uno e gli altri.
Avvocato Filastò: Lui e tutti gli altri. Lui come dire, portavoce di un gruppo, rispetto al quale poi, pensa lui, eventualmente, a dislocare le domande a seconda dell’argomento e a seconda della specializzazione e dell’’intervento scientifico precipuo dell’uno e dell’altro. Ecco, questo è più o meno il problema. Per tutti quegli altri se, voglio dire, io avessi orientativamente una serie di date da stabilire, ripeto che per me sarebbe importante perché mi consentirebbe di fare formalmente le citazioni in modo da … anche rispetto a tante discussioni. Stamattina io ho intimato il signor Colonaci e la moglie… la moglie, sorella del signor Vanni, la signora Maria Grazia Vanni, che sono presenti e sono lì in attesa.
Presidente: Bene. Io posso dir questo: io credevo di poter finire l’istruttoria nel mese di dicembre.
Avvocato Filastò: Ma io penso di sì, Presidente.
Presidente: Perché ora, il professore, non mi ricordo come si chiama, lui ha tutti i suoi impegni…
P.M.: Se noi lo citiamo deve venire.
Presidente: Lei lo citi proprio, formalmente, poi, eventualmente, la Corte dispone l’accompagnamento, perché questi poteri coercitivi… Eh, lo so, è antipatico, però, d’altra parte noi non possiamo dipendere dalle cose private di queste persone.
P.M.: Presidente, al di là delle cose private, io penso che se lo citiamo viene quando vogliamo, De Fazio e company. Questo stava dicendo l’avvocato Filastò.
Presidente: Come dice?
P.M.: Io penso, perché ha telefonate anche a me il professor De Fazio, dice che gli sia fatta la citazione e lui viene.
Presidente: Allora, io posso dire solamente questo…
Avvocato Filastò: Presidente, ma…
Presidente: Noi dovremo… io per conto mio, mi sono liberato da tutti gli impegni che ho alla I Sezione Penale, per portare avanti e chiudere questo processo.
P.M.: Fra l’altro non è che siano ancora molti testi. Perché basta guardare le liste testi.
Presidente: Tolto lunedì: lunedì, martedì mattina, mercoledì, giovedì e venerdì posiamo fare udienza. Il 23 dicembre faremo udienza sicuramente.
P.M.: Noi non arriviamo con i testi che abbiamo al 23 dicembre, Presidente.
Presidente: Quindi, se ci arriviamo, ci arriviamo. Sennò…
P.M.: Nel senso, non arriviamo, non abbiamo materiale perché abbiamo finito, quindi non…
Presidente: Io sono disposto ad arrivare al 23 dicembre, oltre quello non posso arrivare.
Avvocato Filastò: Presidente, non riesco a trovare il principe.
Presidente: Come?
Avvocato Filastò: Il principe non mi riesce di trovarlo, non so nemmeno se è in America.
P.M.: Chi è il principe, chiedo scusa?
Avvocato Filastò: Il principe De Marziani. Quello dell’incendio del bosco, il De Marziani.
Presidente: Ah, va be’.
P.M.: Facciamo con un re.
Avvocato: Presidente, scusi, volevo dire una cosa.
Presidente: Dica.
Avvocato: Poiché il P.M. ha detto che di questi periti il professor Pierini, che poi è l’unico che ha fatto degli elaborati tecnici nel contesto, perché è un tecnico di laboratorio che sviluppa certe rappresentazioni sui corpi delle vittime, non è stato ammesso, però è citato nella lista testi.
Presidente: Ora io non ce l’ho presente…
P.M.: Si, non c’è… Nella ordinanza che ammise i testi furono ammessi solo tre e non… ma perché, io, se volete, vi do la spiegazione, che è molto semplice.
Avvocato: No, vorrei chiarire questo perché dovrebbe essere citato ex articolo 507 anche lui.
P.M.: Questo sicuramente.
Presidente: Noi dobbiamo citare alcune persone ex articolo 507, ecco perché volevo finire l’istruttoria, perché… sui quali voi non siete d’accordo, quindi.
P.M.: Anche il P.M., poi, quando sarà il momento, ex 507 vuole fare il quadro della situazione di quelli richiesti, per ricordarli.
Avvocato Filastò: Sì, anche la difesa.
Avvocato: Non avrebbe senso che di questi, alcuni periti, i quali poi fanno riferimento a un altro, dice: ‘quest’altro non c’è, quindi io non posso dire nulla’. Ecco, è questo il punto. Quindi ci vogliono quelli che hanno fatto dei lavori nella perizia.
P.M.: Per quanto riguarda poi il professor Pierini, se la Corte mi dà la parola, posso spiegare come può essere nato l’ammissione di soli tre testi e come si può, a mio avviso, risolvere. Quando crede, Presidente, forse…
Presidente: Sì, sì, aspetti un attimo.
P.M.: … c’è una spiegazione.
Presidente: Allora, mi dica.
P.M.: Dunque, se loro guardano la loro ordinanza, l’ordinanza della Corte di ammissione delle prove del 06/06/97, alla pagina 3 e viene dato spazio a parte delle prove formulate dall’avvocato Filastò e si dice, in fondo a pagina 3, dice: “Per quanto riguarda gli elaborati peritali, redatti da Carlo Nocentini” – lo abbiamo sentito – “e da Francesco De Fazio, Salvatore Luberto e Ivan Galliani”. Cioè, ne vengono ammessi tre. E secondo me c’è un motivo tecnico per capire come, indirettamente, si è orientata la Corte. L’istanza dell’avvocato Filastò mi sembra che fosse per tutti e cinque. Il dato storico è di questo tipo: nel 1984 viene affidato un incarico ai professori De Fazio, Luberto e Galliani, che è quell’incarico riepilogativo che loro hanno già capito qual era l’intento del P.M., lo vedremo comunque, in quell’epoca di ricostruire sulla dinamica dei fatti nell’84. E i professori De Fazio, Luberto e Galliani fanno un loro elaborato – che, se non è stato fornito alla Corte, lo forniremo senz’altro – nel quale fanno il punto all’84. Nel 1985, l’anno successivo, un nuovo omicidio di Scopeti, vengono di nuovo chiamati gli stessi periti e gli si dà l’incarico di integrare, praticamente, il loro elaborato anche per i fatti dell’85. A questo punto il professor De Fazio dice: ‘intendo inserire altri due colleghi’ e esattamente Pierini e Beduschi. Cosicché, il primo elaborato è dei soli primi tre; il secondo elaborato è di tutti e cinque, cioè De Fazio, Luberto, Galliani, Pierini e Beduschi. E quindi il secondo, ci sono questi in più. Nel secondo elaborato c’è, effettivamente, questo apporto notevole, per quanto riguarda la lesione d’arma bianca sul giovane, fatto dal professor Pierini. Tutti questi signori, tutti e cinque, sono stati sentiti diffusamente nel processo Pacciani, nelle forme che ricordava ora l’avvocato Filastò. Cioè, sono venuti tutti e cinque, il professor De Fazio ha fatto sempre capire che il responsabile era lui e si era fatto aiutare, nelle singole specializzazioni, dai suoi collaboratori allievi. Per cui, forse, se le cose stanno così, come effettivamente, penso che la Corte possa rivedere quel provvedimento di ammissione e, se è sempre di quell’idea, a questo punto ammetterli tutti e cinque e non solo i tre. Perché, per quanto riguarda l’85, l’apporto è degli altri due.
Presidente: Sì, sì, va bene.
P.M.: Quindi ci sono due elaborati: uno primo, fino all’84, dei primi tre; una integrazione di tutti e cinque. A questo proposito io, credo di averlo già fatto, però per me era scrupolo, dico e chiedo che, oltre che gli elaborati, come sono stati redatti e consegnati a suo tempo da il gruppo dei periti, la prima e la seconda volta, chiedo che sia acquisito agli atti di questo dibattimento, prima di sentire tutti e cinque i testi, l’esame che è stato fatto da tutti e cinque nel corso del processo Pacciani. Perché, a mio avviso, un nuovo esame è completamente superfluo, perché è stato, in quel dibattimento, all’udienza del 15 luglio ’94 – io chiedo di poter depositare, a questo scopo, l’esame fatto nel dibattimento – in quell’occasione tutti e cinque ebbero a chiarire, direi, tutto quello che era possibile chiarire, rispetto al loro incarico. E dissero, come hanno sempre detto: ‘signori, noi veniamo qua, in un processo a carico di un imputato noto, mentre ci siamo occupati esclusivamente di carte’. E quindi la loro premessa è sempre stata: ‘il nostro lavoro di tecnici, di persone che danno un apporto, oramai è ampiamente datato’. E quindi il professor De Fazio ha sempre detto: ‘io cosa vengo a fare, cosa vi posso dire su fatti e su un processo in cui c’è un imputato noto, Pacciani, che non conosciamo. Fatti relativi a circostanze a prova generica, dì cui noi non sappiamo nulla’. E quindi il professor De Fazio ha sempre detto: ‘io vengo malvolentieri, ma non perché non voglio dire le cose è che io’ – il professor De Fazio me l’ha ripetuto anche ieri sera – ‘ho fatto un lavoro oramai datato nel tempo, dodici anni fa, non che lo rinnego, ma faccio presente che, tutto quello che sono questi due processi’ – cioè il processo Pacciani e a questo punto il processo che abbiamo e che stiamo svolgendo e che sembra sia al termine – ‘noi periti non sappiamo assolutamente nulla e non ci sentiamo in grado di dire qualcosa di nuovo. Se la Corte ci vuole dare qualche incarico’ – dice il professor De Fazio – ‘siamo a disposizione. Allora, in questa ottica, fermo restando che il P.M. è remissivo e non ha nessuna richiesta da fare su questa citazione, fa presente che gli elaborati sono due, che se si devono citare forse è bene citarli tutti e cinque insieme e chiedo di poter fornire, come documento, alla Corte, al fine di verificare ciò che dico, sul fatto che tutti e cinque sono stati ampiamente sentiti e hanno già riferito cose utili, secondo me, per le valutazioni della Corte, di questo processo, chiedo di depositare i verbali di udienza del 15 luglio ’94, processo Pacciani, nel quale tutti e cinque sono stati sentiti.
Presidente: Allora, per quanto riguarda il Pierini, qui noi si è messo i testi indicati nella lista dell’avvocato Filastò, con alcune esclusioni e a pagina 5, della lista del 10 maggio ’97, c’è appunto De Fazio, Beduschi, Luberto, Galliani e Pierini. Quindi tutti e cinque sono stati ammessi.
Avvocato Filastò: Bene.
P.M.: Bene.

Avvocato Filastò: Presidente, ora però, su questa osservazione del Pubblico Ministero, anche così per conoscenza della Corte, anche perché il Pubblico Ministero tutte le volte che interviene fa delle osservazioni di un certo tipo che credo è mio dovere, in qualche modo, contraddire. C’è da osservare questo: anche per valutare fino a che punto l’esame, da parte di questo difensore nei confronti di questi periti, De Fazio e compagnia, sarà approfondito. Oltre quello che questi periti hanno detto al dibattimento del processo Pacciani. Intanto, cominciamo col dire che, fatti di prova generica emergenti in questo processo, con riferimento alla presenza di determinati imputati, in particolare di Vanni, ce n’è uno. Uno. Vale a dire quel coltello, che secondo me è spuntato e non taglia nemmeno il burro, parole mie queste, comunque. C’è quel coltello, da mostrare a questi periti e da chiedergli un giudizio di comparazione e di compatibilità di quello strumento rispetto a quelle lesioni. Di nuovo, rispetto alle osservazioni fatte da quei periti, non sulle carte soltanto, ma anche sui fatti, sulle cose, sugli oggetti, sulle persone. Ecco, voglio dire, il professor De Fazio intervenne, in sede di sopralluogo, nel delitto degli Scopeti, immediatamente: ha visto i cadaveri, ha visto lo stato dei luoghi e tutto il resto. Fatti nuovi non ce n’è. Che cosa c’è di nuovo? Qui c’è di nuovo una ipotesi accusatoria che si fonda soltanto su elementi di prova storica, vale a dire sulle dichiarazioni di Lotti e di Pucci, non c’è altro. Rispetto alle quali è interesse di questa difesa individuare dei punti di prova generica, interpretati ed esaminati da quei periti, su un punto fondamentale. Qui, di nuovo, anche rispetto al processo Pacciani, di nuovissimo, di inedito rispetto al processo Pacciani, è nata l’ipotesi del gruppo autore di determinati delitti. E su questo io so, perché è nelle perizie, nelle relazioni, una serie di indicazioni per cui questi signori a suo tempo hanno detto: ‘no, questo è un autore unico’. Su questo io intendo, questa difesa…
Presidente: Va bene.
Avvocato Filastò: Quindi non è un fenomeno ripetitivo, che si chiede di approfondire da parte della Corte, sentendo De Fazio e gli altri. Ma ha qualche cosa di specifico che ha a che fare con questo processo e che ha a che fare con la nuova ipotesi accusatoria. Questo è il punto.
Presidente: Avvocato, sulla produzione…
Avvocato Filastò: Sulla produzione, nessuna opposizione naturalmente. Anzi, mi associo alla richiesta del Pubblico Ministero. Però insisto: né quella produzione, né le relazioni esauriscono il problema di prova che io intendo affrontare con riferimento a questi consulenti tecnici.
Presidente: Bene. Le altre parti?
Avvocato Colao: Presidente, mi scusi, volevo dire: mi associo al P.M. e al difensore anche, perché siano ascoltati tutti e cinque i periti.
Presidente: Sì.
Avvocato Colao: Però mi dissocio con il difensore laddove dice che è tutto rimasto congelato al ’94, a quelle deposizioni, e anche col P.M. in questo, al ’94, quando vennero i periti al processo Pacciani. Perché noi, da allora c’è stata una evoluzione dell’istruttoria.
Presidente: Va be’, ma questo i periti…
Avvocato Colao: Quindi abbiamo saputo che… è lapalissiano questo. È lapalissiano.
Presidente: Ho capito, però…
Avvocato Colao: Abbiamo saputo tante cose.
Presidente: … questo fa parte della discussione, non…
Avvocato Colao: Quindi a noi è necessario ritornare proprio con quei periti, su quei punti che sono stati oggetto dell’evoluzione. Mi riferisco alla dinamica di certe fasi.
Presidente: Esprimeranno un loro parere su certe situazioni che hanno visto.
Avvocato Colao: Voglio dire, c’è la necessità, ecco, al di là che siano stati ammessi o non ammessi, c’è la necessità della Corte di chiedere delucidazioni.
Presidente: Va bene.
Avvocato Colao: E quindi anche dei difensori.
Presidente: Bene.
Avvocato Colao: Grazie, Presidente.
Presidente: Gli altri difensori? Va bene.
Avvocato Bertini: Benissimo, Presidente.
Presidente: Per quanto riguarda le udienze. Ora torniamo al discorso udienze, ora la Corte si ritira su questo punto. Io posso dire questo, che…
P.M.: Possiamo indicare un’udienza in cui far venire questi signori?
Presidente: I periti possiamo indicare benissimo giovedì o venerdì prossimo.
P.M.: Meraviglioso.
Presidente: Giovedì o venerdì prossimo, si convocano, si citano, possibilmente con la P.G.
P.M.: Io gliel’ho già anticipato.
Presidente: E vengono. E se non vengono saranno accompagnati, perché inutile stare a discutere, eccetera. (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: A me va bene, Presidente.
Presidente: Va bene 17, 18, 19.
Avvocato Filastò: A me andrebbe meglio il 19, Presidente.
Presidente: Ci si fa in una giornata?
P.M.: Sì, perbacco, Presidente!
Avvocato Filastò: Sì, non esageriamo, una giornata.
Presidente: Va bene 18… 19. Allora 19 i periti e per gli altri giorni… Martedì…
Avvocato Filastò: (voce fuori microfono)
Presidente: Come?
Avvocato Filastò: Per martedì c’è già il teste Allegranti e c’è già il perito…
P.M.: Nocentini.
Avvocato Filastò: … Nocentini, che non abbiamo finito di sentire.
Presidente: Sì, esatto.
Avvocato Filastò: Ho l’impressione che, fra l’uno e l’altro, il tempo passerà. E comunque io posso impegnarmi a citare un altro testimone.
Presidente: Almeno un altro.
Avvocato Filastò: Un altro.
Presidente: Poi per mercoledì… mercoledì e giovedì altre persone. Si può citare, se siete d’accordo, anche il Faggi… testimoni. Utilizzate queste udienze.
Avvocato Bagattini: Presidente, io ce n’ho praticamente uno soltanto.
Presidente: Eh, va be’, allora portatelo.
P.M.: C’è anche l’avvocato…
Presidente: L’avvocato… come si chiama?
P.M.: … Zanobini, che ha tre testi.
Presidente: Zanobini. Io credo che tra voi potete intercalarvi, per non perdere tempo.
Avvocato Zanobini: Allora, i miei testi, Presidente, mi posso impegnare a portarli per mercoledì, va bene?
Presidente: Mercoledì, benissimo. Quanti ce n’ha lei?
Avvocato Zanobini: Io ne ho tre.
Presidente: Benissimo. Tre, mercoledì.
Avvocato Filastò: Ecco se, per esempio, siccome mercoledì io ho un impegno grave in Tribunale…
Presidente: Già, giusto. Mi dicono, mi hanno ricordato che il 18 l’aula non può essere utilizzata perché c’è il GIP. Sì, sì, ha ragione. Allora cancelliamo il 18. Quindi si fa 16, 17, martedì, mercoledì e venerdì. Venerdì periti, 17 – mercoledì – Zanobini.
Avvocato Zanobini: Va bene, Presidente.
Presidente: Se ne avete degli altri, possono venire.
Avvocato Zanobini: La mattina vero, mercoledì, e basta?
Presidente: La mattina. Poi se si deve andare al pomeriggio, si va anche di pomeriggio.
Avvocato Zanobini: No, siccome io ho un processo che è in prosecuzione e che deve finire, allora vorrei essere sicuro che i miei testi vengono sentiti la mattina…
Presidente: No, no…
P.M.: Ci sono quelli e basta.
Presidente: Vediamo, vediamo.
Avvocato Zanobini: In modo che io mi organizzo il pomeriggio.
Presidente: Sono circostanze specifiche, appunto.
Avvocato Zanobini: No. Sì, sì.
Presidente: Appunto. Poi il 22 chi chiamiamo? Il 22.
P.M.: Se abbiamo finito, possiamo iniziare coi 507.
Presidente: Ecco, perché noi dobbiamo fare i 507 e disporre la citazione noi.
P.M.: Bene.
Presidente: Il 22 e il 23 faremo udienza.
P.M.: Benissimo, Presidente.
Presidente: Bene?
P.M.: Molto bene.
Presidente: Okay. Allora andiamo di là.

« DOPO LA SOSPENSIONE »

Presidente: Abbiamo perso tutto questo tempo perché il problema era la stampante del computer che non funzionava più. Poi, finalmente, si è riusciti a farla funzionare. Allora: “La Corte di Assise di Firenze, in riferimento alla richiesta del Pubblico Ministero di integrazione dell’ordinanza 6 giugno ’97, con la quale sono state ammesse le prove richieste dalle parti; Rilevato che l’esame dei periti Giovanni Pierini e Giovanni Beduschi, indotti dalla difesa dell’imputato Vanni, è già stato ammesso da questa Corte con ordinanza sopra richiamata, nella quale, a pagina 2, sono state ammesse tutte le prove orali indicate nella lista dell’avvocato Filastò, depositate il 12 maggio ’91, con le sole esclusioni specificamente menzionate; Che già è stata ammessa anche la produzione dei verbali di esame dei predetti periti, nel corso del processo a carico del Pacciani Pietro, e degli elaborati peritali redatti dai medesimi nel 1984 – relazione prodotta dall’avvocato Filastò – e nel 1985 – relazione prodotta dal Pubblico Ministero – 7 Che, peraltro, è opportuno autorizzare la produzione da parte del P,M. di copie integrali dei suddetti verbali e degli elaborati peritali, considerato che le copie finora acquisite, a cura del difensore del Vanni, contengono annotazioni manoscritte e non risultano integralmente leggibili. Per questi motivi, ferma restando l’ammissione dell’esame dei periti sopra indicati, sopra citati, dispone l’acquisizione di copia integrale dei verbali di udienza e degli elaborati peritali di cui sopra”. 

Presidente: Allora, può venire il primo teste. Avvocato Filastò, quello della Misericordia di…
Avvocato Filastò: Martedì prossimo.
Presidente: Martedì viene.
Avvocato Filastò: Sì. Abbiamo stabilito con il Pubblico Ministero, il quale doveva recuperare certe carte.
Presidente: Bene.
Uff. giudiziario: Presidente?
Presidente: Sì.
Uff. giudiziario: Il teste non vuole essere ripreso.
Presidente: Allora, il teste non vuole essere ripreso. Per cortesia, niente telecamere. Come si chiama lei? ?
Luciano Calonaci: Calonaci Luciano.
Presidente: Dove è nato?
Luciano Calonaci: A Xxxxx, il XX/XX/XX
Presidente: Risiede dove?
Luciano Calonaci: A Xxxxxx
Presidente: Faccia leggere… Ad alta voce, per cortesia.
Luciano Calonaci: Come?
Uff. giudiziario: Legga la formula ad alta voce.
Presidente: Legga ad alta voce.
Luciano Calonaci: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.”
Presidente: Bene. Prego, avvocato Filastò.
Avvocato Filastò: Grazie. Signor Colonaci, lei abita a Xxxxxx?
Luciano Calonaci: Sì.
Avvocato Filastò: Ci vuol dire dov’è situata la sua abitazione, rispetto al paese di Xxxxxx?
Luciano Calonaci: Prima del ponte della Pesa, a sinistra. L’ultima abitazione.
Avvocato Filastò: Sì, ma voglio dire, siamo nel centro del paese, sulla strada principale?
Luciano Calonaci: A 100 metri dalla piazza, insomma, la strada principale.
Avvocato Filastò: Strada principale che viene da Fire…
Luciano Calonaci: Che va a Montagnana, Baccaiano.
Avvocato Filastò: Ecco. Senta, lei il 19 giugno insomma, nel giugno dell’82, c’era una festa a Xxxxx?
Luciano Calonaci: Sì, c’era 1’Ottavario, la festa della processione.
Avvocato Filastò: Ora, ecco, lei sa dov’è avvenuto il delitto…
Luciano Calonaci: Sì.
Avvocato Filastò: … dell’82, Mainardi e Migliorini?
Luciano Calonaci: A Baccaiano, sì.
Avvocato Filastò: Ha visto il posto anche?
Luciano Calonaci: Sì, ci passo tante volte.
Avvocato Filastò: Passando dalla strada in cui c’è la sua casa, ci s’arriva a questo posto?
Luciano Calonaci: SI. Nella strada per andare a Baccaiano.
Avvocato Filastò: Benissimo. A che distanza è la sua casa rispetto al luogo dove è avvenuto il delitto di Baccaiano?
Luciano Calonaci: A che?
Avvocato Filastò: A che distanza più o meno.
Luciano Calonaci: Saranno cinque-sei chilometri, sette.
Avvocato Filastò: Benissimo. Allora, senta, lei ci descrive la strada, rispetto alla sua casa…
Luciano Calonaci: Io c’ho l’uscita della porta è proprio sulla strada, c’è il marciapiede e la strada.
Avvocato Filastò: C’è il marciapiede e la strada. Ecco, questa sera che c’era questa festa grande a Xxxxx, ci vuol descrivere com’era la strada? Dal punto di vista dell’illuminazione…
Luciano Calonaci: Era…
Avvocato Filastò: No. Aspetti, aspetti, mi faccia finire. Dal punto di vista dell’illuminazione della strada, dal punto di vista della presenza o meno di traffico e di pedoni?
Luciano Calonaci: No, l’era un momento statico, perché c’era ancora in chiesa là messa e era per uscire la processione, sicché il paese era sgombro. La strada era illuminata a giorno.
Avvocato Filastò: Illuminata a giorno perché c’era i luminari sulla strada?
Luciano Calonaci: Perché c’era le illuminazioni per la festa, che rimane per una settimana.
Avvocato Filastò: E, senta, lei ha visto qualche cosa… Che ore erano intanto, quando lei… Lei uscì di casa…
Luciano Calonaci: A dire la cosa, io sono uscito di casa, sono sceso dal marciapiede e ho visto, a distanza di… non 10 so, 100 metri, 200, una macchina che veniva in giù lentamente, lentamente.
Avvocato Filastò: Sì.
Luciano Calonaci: E io la guardavo, perché…
Presidente: In giù, dal luogo del delitto? Dalla parte…
Luciano Calonaci: Da Firenze, veniva.
Presidente: Da Firenze.
Luciano Calonaci: Sì.
Avvocato Filastò: Era da Firenze verso Baccaiano, ha detto?
Luciano Calonaci: Verso Baccaiano, verso il ponte. La casa mia, poi 11 ponte… La distanza, io l’ho notata, è un fatto un pochino… perché un attimo di riflessione, perché ho detto: ‘una macchina della Polizia con uno soltanto dentro.
Presidente: Ah, era una macchina della Polizia.
Luciano Calonaci: Sì. No coi poliziotti dentro. Di solito, nelle macchine della Polizia, coi poliziotti. Invece con un individuo solo. Sicché io, più che si avvicinava e più che lo guardavo. Dico: ‘ma guarda… uno solo della Polizia’, addirittura c’era il mo genero insieme a me. Dico: ‘guarda…’, ecco, feci così quando passava. Guarda una macchina della Polizia con uno solo. ‘ Va bene, chiuso. Lui vide che allo specchietto mi guardava se io… così al retrovisore. Va bene, ma lì per lì si passò tutto e via.
Avvocato Filastò: Senta…
Luciano Calonaci: Poi, la mattina dopo…
Avvocato Filastò: Ci descrive un po’ l’atteggiamento di questa persona che era a bordo della macchina?
Luciano Calonaci: Sì…
Avvocato Filastò: Voglio dire: quando lei se lo vide passare davanti a poca distanza…
Luciano Calonaci: Una distanza così, lo guardavo, anzi. Lo seguivo. E feci… allora vidi che mi guardava dallo specchietto retrovisore per vedere se io lo seguivo, ecco.
Avvocato Filastò: Sì.
Luciano Calonaci: E basta, ecco.
Avvocato Filastò: Senta, ma ebbe un atteggiamento particolare, anche?
Luciano Calonaci: Sì., sembrava un pochino teso, ecco. Ma… un pochino, come gii dasse noia che lo guardassi, ecco.
Avvocato Filastò: Ecco. Senta, ce lo può descrivere…
Luciano Calonaci: Ma questo, lì per lì, a me mi passò inosservato…
Avvocato Filastò: Va bene. Lei deve solo rispondere su dei fatti, ha capito? Su delle constatazioni visibili. Le sue impressioni, le lasci fare, perché non riguardano la Corte.
Luciano Calonaci: Sì.
Avvocato Filastò: Volevo chiedere questo: ce lo può descrivere più o meno questo personaggio?
Luciano Calonaci: Ecco, l’identikit era come l’identikit del “mostro”, praticamente. Aveva i capelli bianchi, corti, tagliati a spazzola, piuttosto robusto. Si vedeva l’era lì…
Avvocato Filastò: Anche alto?
Luciano Calonaci: Eh, chi lo sa. Era a sedere. Comunque sembrava una persona normale.
Avvocato Filastò: E aveva questo atteggiamento guardingo e sospettoso.
Luciano Calonaci: Mi sembrò. Ma questo, io, lì per lì, non lo notai neanche. Mi rimuginò dopo, ecco.
Avvocato Filastò: Dopo il delitto, a lei gli venne in mente…
Luciano Calonaci: Dopo il delitto. Perché? Perché si è letto più volte sui giornali che il “mostro di Firenze” era una persona, dicevano che poteva essere una persona vicino alla Polizia, che lavorava in quegli ambienti…
Presidente: Sì, tante cose si sono dette.
P.M.: (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Va bene. Senta, comunque gli ho detto…
Luciano Calonaci: No, comunque, ecco, questo…
Presidente: Lei racconti quello che ha visto lei, poi…
Avvocato Filastò: Dica una cosa, quello che ha visto. Lasci perdere le impressioni.
Luciano Calonaci: Perché io…
Avvocato Filastò: Le chiedevo questo: la macchina era sicuramente della Polizia?
Luciano Calonaci: La macchina era della Polizia. Questo…
Avvocato Filastò: Perché lo dice, lei? C’era la luce, c’era una…
Luciano Calonaci: La come c’era la luce? C’era le luci, sì. sennò unn’avevo visto.. .
Avvocato Filastò: No, no. No, cioè quelle luci speciali della Polizia lampeggianti.
Luciano Calonaci: Eh, questo io un mi ricordo se c’era il lampeggiante sopra. Non lampeggiava, sicuramente, sennò l’avrei visto. Ma se c’era, neanche non lo so. E che macchina della Polizia fosse. Se la Polizia della strada, se la Polizia… io non… questo…
Avvocato Filastò: Ma le chiedo: come fa a dire che era una macchina della Polizia?
Luciano Calonaci: Mah, si vede se è una macchina della Polizia. L’è a strisce, l’è.
Avvocato Filastò: C’era la scritta?
Luciano Calonaci: Ma poi…
Avvocato Filastò: C’era la scritta?
Luciano Calonaci: Sì. Ossia, io non lo so. Ma era una macchina della Polizia, perché anche al mi’ genero, gli dissi: ‘mà guarda una macchina della Polizia con uno solo dentro. ‘
Avvocato Filastò: Va bene.
Luciano Calonaci: Sicché…
Avvocato Filastò: Senta, poi lei, di questo fatto, dopo questo, il giorno successivo telefonò alla Questura?
Luciano Calonaci: Telefonai, sì. Mi presano tutti gli appunti e… via.
Avvocato Filastò: Poi è stato sentito?
Luciano Calonaci: Poi ci sono andato una volta ancora, dopo. Sempre quando mi… delle cose le mi ricombinavano. E allora dicevo: ‘ma come…’, e sono andato una volta a denunciarlo.
Avvocato Filastò: Benissimo. Senta, poi lei ne ha parlato con un avocato, l’avvocato Bevacqua?
Luciano Calonaci: Sì, perché io ne parlavo… sì, con una persona e dopo lo dissi a un avvocato. Questo avvocato mi mandò a chiamare, ecco.
Avvocato Filastò: Ecco. Poi ne ha parlato con l’avvocato Bevacqua e c’ero anch’io in quella occasione?
Luciano Calonaci: Sì, sì.
Avvocato Filastò: Che le dissi che stavo scrivendo un libro e che mi interessava questa cosa. E’ così?
Luciano Calonaci: Sì.
Avvocato Filastò: Bene. Senta, lei questo libro lo ha letto poi?
Luciano Calonaci: Come?
Avvocato Filastò: Il libro che ho scritto io lo ha letto?
Luciano Calonaci: Sì.
Avvocato Filastò: Le sembra…
P.M.: … non vedo…
Presidente: Sì, la connessione. Sì, ha ragione, sì.
Avvocato Filastò: No, siccome…
P.M.: Per carità…
Avvocato Filastò: No, se mi fa continuare, signor Pubblico Ministero.
P.M.: Io non vedo… La domanda è: ‘lo ha letto il libro mio? ‘ Io, mi dice in questo processo, a cosa serve se il teste ha letto il suo libro?
Avvocato Filastò: E glielo sto dicendo ora, se me lo fa spiegare. . .
Presidente: Allora, spieghi la domanda, avvocato, via.
Avvocato Filastò: Siccome nel libro c’è una descrizione dell’episodio…
P.M.: Sì, ma se lei guardava gli atti, c’è anche l’annotazione di quello che disse il signore all’epoca. Invece il suo libro si … molto prima. Non…
Avvocato Filastò: Va bene. Allora se c’è l’annotazione, se me la dà, Pubblico Ministero…
P.M.: Sì, a voglia! Eccola. Fascicolo 78 Processo Pacciani. 75, Processo Pacciani.
Avvocato Filastò: Eh sa, ce n’è tanti di fogli lì…
P.M.: E infatti mi sono messo anch’io a trovarlo. Però ho questi metodi…
Avvocato Filastò: No
P.M.: No, sa queste macchine…
Avvocato Filastò: Se ci ha messo lei, se lo figura quello che mi doveva costare a me?
P.M.: Ho queste macchine qui e la macchina mi ha aiutato.
Avvocato Filastò: Per esempio… per esempio qui…
P.M.: No, chiedo scusa, chiedo scusa, avvocato.
Avvocato Filastò: Scusi…
P.M.: Ora, lei finisca il suo, perché poi le contestazioni le faccio io. Eh.
Avvocato Filastò: Comunque, lei…
Presidente: Ora facciamo…
Avvocato Filastò: No, ma ora le faccio anch’io le contestazioni. Lei dice: ‘una persona a bordo, in divisa’, lei sembra abbia detto qui. Non so se lo ha detto lei, è un appunto.
P.M.: No, no, c’è scritto lì, quando e dove, eh.
Avvocato Filastò: Sì, sì, va bene. Ma era in divisa questa persona?
Luciano Calonaci: No, no, no…
Avvocato Filastò: Non era in divisa.
Luciano Calonaci: No.
Avvocato Filastò: Ci vuol dire com’era vestita?
Luciano Calonaci: Come?
Avvocato Filastò: Questa persona com’era vestita.
Luciano Calonaci: Ci aveva una d.aimieetta bianca… Qui, con le maniche corte, così.
Avvocato Filastò: Una camicetta…
Luciano Calonaci: Io vedevo qui e basta.
Avvocato Filastò: Benissimo. L’età?
Luciano Calonaci: L’età abbastanza… Non so, come… non giovane, non giovane, ecco. Aveva i capelli bianchi.
Avvocato Filastò: Lei disse: ’40-45 anni’, va bene?
Luciano Calonaci: Mah, come fo a saperlo.
Avvocato Filastò: Ma insomma, voglio dire…
Luciano Calonaci: Può essere. Aveva i capelli tutti bianchi.
Avvocato Filastò: Va bene, va bene. E lei ha parlato di una espressione di sorpresa… Va bene.
Luciano Calonaci: Mah, più o meno quello che ha detto lei lì.
Avvocato Filastò: Io non ho altre domande.

Presidente: Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Eh, Presidente, io diverse. E la prima è questa: ‘ lei ricorda di essersi presentato alla polizia ed esattamente alla SAM, a quell’’epoca, che si chiamavo, che si occupavano dei fatti del “mostro”, lei si presenta il 10 settembre dell’85 alle ore 11.15 circa. Cioè, esattamente un tre anni dopo i fatti.
Luciano Calonaci: Sì, sì.
P.M.: È così. Si presentò in Questura.
Luciano Calonaci: Se era registrata anche, io non me lo ricordo.
P.M.: È vero che andò in questura diverso tempo dopo i fatti?
Luciano Calonaci: Sì. Sì, sì…
P.M.: Diverso tempo dopo i fatti.
Luciano Calonaci: Sì, sì, sì.
P.M.: Senta una cosa…
Avvocato Filastò: Ma fu convocato, lei, oppure…
Luciano Calonaci: No, no. Io andai personalmente.
P.M.: Allora, senta ancora una cosa, signor Calonaci, vero? non Colonaci.
Luciano Calonaci: Calonaci.
P.M.: Signor Calonaci, come vede, lei andò alla Polizia, la Polizia prese atto di quello che diceva. E la sua relazione, per quello che disse, c’è. Io le chiedo questo: lei ha detto che questo posto dove lei vide la macchina è a 6-7 chilometri dal luogo dell’omicidio.
Luciano Calonaci: Sì.
P.M.: Io le vorrei chiedere due cose molto importanti: il giorno in cui lei la vide e l’orario. Poi le spiego perché.
Luciano Calonaci: Il giorno, il giorno?
P.M.: Sì.
Luciano Calonaci: Ah. La sera stessa che fu fatto l’omicidio, sennò unn’avrei neanche rimuginato nulla, capito?
P.M.: Ora, però lei, in questa annotazione, dice: “Nella sera precedente l’omicidio…”
Luciano Calonaci: La” scora stessa, era le nove…
P.M.: Si è spiegato male.
Luciano Calonaci: Nove e mezzo…
P.M.: Ecco. Allora lei la vide alle nove, questa macchina.
Luciano Calonaci: Nove, nove e mezzo. In quell’ora che… c’era la messa in chiesa.
P.M.: Come orario, siamo le nove, nove e mezzo. Lei disse, a quell’epoca, 21.30-22.00. Lei però disse: “Nella sera precedente l’omicidio.”
Luciano Calonaci: No, la stessa sera. Questo…
P.M.: No, io le contesto che lei disse. . .
Luciano Calonaci: Sennò, le nove…
P.M.: Io non glielo so dire. È un modo in cui fu probabilmente o scritto male, o vi capiste male. Perché qui dice: “Nella sera precedente l’omicidio.” Ecco, a me interessava questo: cioè, lei a 7 chilometri dal luogo dell’omicidio, alle 21.30…
Luciano Calonaci: Sette. Possono essere anche otto, eh, io un…
P.M.: Ecco, anche otto. Se ci andiamo, possono essere anche dieci.
Luciano Calonaci: Eh, ha capito.
P.M.: Questo, siamo proprio tutti da un’altra parte. Ma questo… Per carità! Chissà a Firenze quante macchina della Polizia c’erano.
Luciano Calonaci: Eh…
P.M.: Ma siccome lei si sente in dovere di raccontare questo fatto, noi vogliamo oggi vedere che pertinenza, vicina o lontana, possa avere. Io volevo capire un’altra cosa: la distanza è quella che è, bene. Siamo lontani. Volevo capire… perché, effettivamente, lo ha detto anche lei. Dice: ‘mah, le macchine della Polizia con un uomo solo…’ Eh? Ora, non è che lei e suo genero vi siete un attimino, così… come fate a dire che era una macchina della Polizia? Sulla base di cosa?
Luciano Calonaci: Si vede bene una macchina della Polizia. Se noi… il mi’ genero addirittura mi avrebbe detto:. ‘ma guarda, che quella non è una macchina della Polizia.’
P.M.: Ho capito. Suo genero come si chiama? Via, chiamiamo anche suo genero…
Luciano Calonaci: Per dire. Sennò…
P.M.: Come si chiama suo genero, via? Chiamiamolo…
Luciano Calonaci: Come?
P.M.: Come si chiama suo genero?
Luciano Calonaci: Lumachi Alfredo.
P.M.: Bene. Dove abita?
Luciano Calonaci: Lì con me.
P.M.: Sta in casa con lei.
Luciano Calonaci: Allora abitava con me, ora abita in un’altra strada.
P.M.: Va be’. Io chiedo espressamente alla Corte di sentirlo. Senta una cosa ancora: lei dice…
Presidente: Dove sta Lumachi Alfredo? Dove sta suo genero?
Luciano Calonaci: Ora…
Presidente: Attualmente.
Luciano Calonaci: A Xxxxxx. Allora abitava, in quel periodo, insieme a me. Oppure era in casa con me, un mi ricordo…
Presidente: Sì, sì. No, per sapere dov’è attualmente ora.
Luciano Calonaci: Sì, sì, gl’è a Xxxxxx.
P.M.: Lei dice, scusi, e lo dice anche alla Polizia all’epoca, dice: “Della Polizia Stradale”. Ora, mi fa capire come può pensare che sia addirittura della Stradale? Sulla base…
Luciano Calonaci: Ma codesto…
P.M.: Scusi, mi lasci… Siccome, chi ha una certa esperienza, per vedere una macchina della Polizia, grossomodo ci si può riuscire. C’è scritto, c’è un lampo blu, perché se c’è, scritto Polizia c’è il lampo sopra. Comunque lei dice: ‘non l’ho visto’, e noi ne prendiamo atto. Dice: ‘ho capito che era la Polizia.’ Mi fa capire da cosa ha visto…
Luciano Calonaci: No, no, no…
P.M.: … che era della Stradale?
Luciano Calonaci: … guardi, se l’ho detto, ma pure avanti quando si iniziò il discorso, non l’ho detto codesto. Ho detto: ‘una macchina della Polizia, ma non so che Polizia. Se Stradale, se…’, chiù… una macchina…
Presidente: Lei, prima, ha usato la parola…
P.M.: No, no, anche quando lei si presentò il 10 settembre, dice: “Presumibilmente della Polizia Stradale.”
Luciano Calonaci: Mah…
P.M.: Mi fa capire, siccome lo ha ridetto oggi, sulla base di quale considerazione lei dice è della Stradale? Perché poi dice che c’era un signore dentro non in divisa con camicetta bianca a maniche corte.
Luciano Calonaci: Eh.
P.M.: Ora, capisce, tutto può essere. Ma la macchina che la Polizia del Ministero dell’Interno chiama di Istituto, cioè quelle dove c’è scritto Polizia, dentro c’è gente in divisa. Sennò non ci possono stare. E poi, un’altra cosa che tutti sanno e sappiamo: soli non li mandano mai. Quindi ce lo ha già detto lei, sono in due.
Luciano Calonaci: Comunque… ecco…
P.M.: Ora, io non vorrei che questa sua, a parte il fatto che era a 7-8 chilometri, e quindi noi siamo qui solo per accertare che lei… la rilevanza è un’altra cosa. Che lei ci dica impressioni o verità, insomma, non c’è mica nulla di male, se lei ha avuto l’impressione che fosse della Polizia. Ma, capisce, cioè uno…
Luciano Calonaci: No, l’impressione…
P.M.: 
Luciano Calonaci: .. . Quella era una macchina della Polizia. Poi,di che Polizia, non lo so.
P.M.: Mi dice sulla base di cosa?
Luciano Calonaci: Come? Una macchina verniciata si vede, eh.
P.M.: Verni… non poteva essere una macchina verniciata…
Luciano Calonaci: Allora, se l’avevan fatta uguale a quella iella Poli zia, l’era una macchina uguale.
P.M.: Mi spiega… Mi spiega com’è verniciata, su. Mi faccia…
Luciano Calonaci: Se era una macchina…
P.M.: Mi spieghi, lei ha detto verniciata.
Luciano Calonaci: … fatta come quella della Polizia, era una macchina fatta come quella della Polizia.
P.M.: Allora vediamo che tipo di macchina è, facciamo così, signor Calonaci.
Luciano Calonaci: No, codesto io non lo so. Né se fosse stata un’Alfa Romeo, una FIAT… Come fo a andare a vederlo, io…
P.M.: Eh, scusi…
Luciano Calonaci: Perché dovevo vederlo?
P.M.: Oh signor Calonaci…
Luciano Calonaci: Perché le cose… Le cose mi son venute…
P.M.: Signor Calonaci, mi stia a sentire.
Luciano Calonaci: … in mente dopo, ma non prima…
Presidente: Signor Calonaci…
P.M.: Era davanti a casa sua…
Presidente: Stia a ascoltare, eh, stia ad ascoltare.
P.M.: Era davanti a casa sua. E ora non mi sa dir nemmeno…
Presidente: Andava piano, andava piano…
Luciano Calonaci: Ma vede…
P.M.: … che macchina era…
Luciano Calonaci: Se io avessi saputo che dopo… avrei guardato la macchina, avrei guardato la targa, avrei guardato tante cose. Ma io, in qui’ momento per me era una macchina della Polizia che passava con una persona.
P.M.: Oh, vede? Sta dicendo la verità.
Luciano Calonaci: Io non guardavo tante cose.
P.M.: Dice: ‘per me…’, dice: ‘per me…’
Luciano Calonaci: Perché non le potevo guardare.
P.M.: ‘Per me, era una macchina della Polizia.’ Io le chiedo e le ripeto…
Luciano Calonaci: No, per me. Era una macchina della Polizia Questo, indiscutibile.
P.M.: Sono pienamente convinto che lei sia. . .
Luciano Calonaci: Sarà stata dei Vigili… ma no, dei Vigili no, perché c’è scritto “Vigili Urbani”… Io, era della polizia Stradale, o era…
P.M.: Saranno stati i Carabinieri, saranno stati i Carabinieri.
Luciano Calonaci: No, Carabinieri gl’hanno la macchina blu.
P.M.: Ecco. E invece la Polizia… lei, di che colore era questa macchina?
Luciano Calonaci: Del colore della macchina della polizia.
P.M.: Sì.
Luciano Calonaci: Ora, non so…
P.M.: Le dispiace dirmi a me, secondo lei, qual è il colore della macchina della Polizia?
Luciano Calonaci: Eh, celeste chiaro, celeste scuro… com’è…
P.M.: Benissimo.
Luciano Calonaci: Ora… ora vu mettete in dubbio una cosa che… io un capisco…
P.M.: No, lo capisco io.
Presidente: Senta, era una macchina…
Luciano Calonaci: … l’insistenza. Mai come, un son mica cieco, lo vedo. Io un son. mica daltonico, eh.
Presidente: Bene.
Luciano Calonaci: Poi, vu lo domandate a i’ mi’ genero. Per Dio! Ma un capisco neanche la cosa. Ma come, uno un conosce la macchina della Polizia? Un lo so io.
P.M.: Io le ho chiesto
Luciano Calonaci: Se uno dice che l’è una macchina rossa, è una macchina rossa.
Presidente: Scusi, scusi…
Luciano Calonaci: La un può essere celeste.
Presidente: Scusi, scusi, signor Calonaci. Come non conosce la macchina lei, tant’è vero che lei parla anche di macchina di Vigili Urbani…
Luciano Calonaci: Ho detto, se fosse stata una macchina dei Carabinieri, avrei detto: ‘è una macchina dei Carabinieri.’
P.M.: Quindi…
Presidente: È lei che introduce questi argomenti, non è che lo diciamo noi.
Luciano Calonaci: No, ma mette in dubbio, perché dice: si sbagli, che sia… Un lo vedo.
P.M.: No, io le chiedo qua…
Luciano Calonaci: Un capisco perché poi.
P.M.: Non riesco a capire qual è l’elemento che le fa dire macchina della polizia. Lei ha letto una scritta “Polizia”?
Luciano Calonaci: No, io non ho neanche letto “Polizia”.
P.M.: Oh vede…
Luciano Calonaci: Ma quella era una macchina della Polizia.
P.M.: Sì, ma…
Luciano Calonaci: Vada tranquillo.
P.M.: Le macchine celesti del colore della Polizia, ce ne sono tante, eh.
Luciano Calonaci: E va bene, allora mettiamo che la un sia stata. Dire che la un sia stata. Per me l’è uguale.
P.M.: No…
Luciano Calonaci: Io dico quello che ho visto. Poi basta. Eh.
P.M.: Mettiamo…
Luciano Calonaci: Un potete mica tirar fuori una cosa che… ma poi, vede, se io sapevo di questo, l’avrei… stia tranquillo, avevo preso anche il numero di targa. Eh.
P.M.: Ma lei sapeva. . .
Luciano Calonaci: Ma lì, innocentemente, vedo questa macchina…
P.M.: Io le chiedo, vide una scritta da qualche parte, o solo dal colore dedusse che era della polizia?
Luciano Calonaci: Da i’ colore, perché io vidi una macchina della Polizia, la vidi davanti, che veniva avanti.
P.M.: Oh, quando lei la vide…
Luciano Calonaci: Sicché, quando mi passò da accanto…
P.M.: … l’ha vista dal davanti.
Luciano Calonaci: Dal davanti. Tanto è vero, tant’è vero, a i’ mi’ genero gli dissi: ‘ma guarda, un poliziotto solo…
P.M.: Un poliziotto solo…
Luciano Calonaci: Un poliziotto solo…
P.M.: Scusi, aveva il capello questo poliziotto?
Luciano Calonaci: No, no, non era un poliziotto. Gliel’ho detto, aveva la camicetta bianca.
P.M.: Però poteva essere una macchina celeste del colore della Polizia e un signore vestito di bianco che lei ha…
Luciano Calonaci: Ammettiamo, ammettiamo anche codesto. Per me, cosa devo dire io? Io, io non feci l’accertamento. Eh. Come fo a dirlo? Può essere anche quello.
P.M.: Lei dice: la vide dal davanti, cioè vide i fari?
Luciano Calonaci: I fari…
P.M.: Erano accesi.
Luciano Calonaci: Erano accesi, erano.
P.M.: Cioè, illuminò lei, aveva i fari…
Luciano Calonaci: No, non illuminava nulla, perché c’era 1’illuminazione…
P.M.: No, mi scusi, aveva… lei la vide dal davanti e mentre veniva verso casa sua aveva i fari verso di lei.
Luciano Calonaci: Sì. Sì, sì. Ma si vedeva bene, Unn’è che abbagliasse…
P.M.: No, no, no. Ho capito. Senta una cosa: e con suo genero cosa diceste? Subito questo fatto qui, o fu suo genero a dirle…
Luciano Calonaci: No, no, subito, appena… appena notai questa cosa. Che io lo guardavo e veniva piano piano. E dissi: ‘ma guarda… hai visto un poliziotto, una macchina della Polizia con una persona sola’.
P.M.: Senta, ma era una macchina grande, o una macchina piccola?
Luciano Calonaci: L’aveva il davanti e il di dietro, eh, quattro sportelli.

P.M.: Cioè, era a tre volumi, come si dice ora.
Luciano Calonaci: Quattro sportelli.
P.M.: Ah, aveva quattro sportelli. E aveva un cofano, una bauliera e il centro macchina. Era a tre volumi, le chiedo, o a due volumi… Sa cos’è la due volumi..
Luciano Calonaci: C’era la guida, accanto il posto, e di dietro altri due posti.
P.M.: Sì. Come forma della macchina…
Luciano Calonaci: Eh, come fo…
P.M.: Ha presente la macchina, com’è un’auto a due volumi, o a tre volumi?
Luciano Calonaci: No, io…
P.M.: Lo sa cosa vuol dire?
Luciano Calonaci: No, io unn’ho neanche presente. A tre volumi, come sarebbe a dire?
P.M.: Tre volumi si intende quella con cofano…
Luciano Calonaci: Familiare?
P.M.: No, cofano davanti, abitacolo e bagagliaio. E due volumi…
Luciano Calonaci: No, no. Dietro c’era due posti.
P.M.: Ho capito.
Luciano Calonaci: Si vide bene, era lunga la macchina.
P.M.: Era lunga. Senta un po’, lei dice, ha detto prima, a domanda del difensore: ‘capelli bianchi, folti, tagliati a spazzola.’ Ecco, io le faccio presente, se è dappoco, eh. Comunque, il 10 settembre, quando lei si presenta alla polizia, dice: ‘Capelli brizzolati.’
Luciano Calonaci: Brizzolati, bianchi, sì. Non proprio bianchi bianchi. Si vedeva…
P.M.: Lei, però, ora ha detto i capelli bianchi… Ecco, erano brizzolati.
Luciano Calonaci: Brizzolati.
P.M.: E poi, l’età, gli è già stato chiesto, ce la vuole ridire un attimo?
Luciano Calonaci: Mah, io… l’età, come fo a saperlo? Come fo a giudicare…
P.M.: Lei andò alla polizia, si presenta spontaneamente e dice l’età, circa. Quindi io le dico: siccome lo disse allora…
Luciano Calonaci: Quando io…
P.M.: Eh, sì.
Luciano Calonaci: Io un me lo ricordo, ora, come fo a ricordare…
P.M.: Ecco, benissimo. Le sembrò una persona giovane, o…
Luciano Calonaci: E io…
P.M.: … o una persona anziana?
Luciano Calonaci: No, giovane no. Una persona di una certa età.
P.M.: L’età mia, grossomodo, più anziana…
Luciano Calonaci: No, anche di più.
P.M.: Anche di più.
Luciano Calonaci: Ora lei l’ha i capelli neri, praticamente, ma un si sa…
P.M.: E infatti cercavo di… Perché è un teste importante. Cercavo di sminuirlo, così. Ho capito. Lei disse all’epoca: “Età 40-45 anni.” È così? Lei sa a che ore poi… Ecco, quando seppe dell’omicidio lei?
Luciano Calonaci: La mattina dopo.
P.M.: E si presentò a qualcuno? Come mai si presentò tre anni dopo…
Luciano Calonaci: No, telefonai. Telefonai e presero appunto…
P.M.: Lei si è presentato il 10 settembre ’85. Siamo al. . .
Avvocato Filastò: Sta dicendo che telefonò, Pubblico Ministero. Facciamogli dire che telefonò, prima.
P.M.: E io gli ho chiesto se andò da qualcuno. Che telefonò me lo aveva già detto prima, eh? Allora, cominci pure. Non c’è problema. A chi telefonò, se lo ricorda?
Luciano Calonaci: Telefonai in questura.
P.M.: Ecco. E si presentò?
Luciano Calonaci: No, telefonai.
P.M.: No. Si presentò tre anni dopo. Esattamente…
Luciano Calonaci: Sì, mi son presentato due volte.
P.M.: Ah.
Luciano Calonaci: Una volta… un lo so se l’è quella.
P.M.: Questa qui è il 10 settembre ’85, l’unica…
Luciano Calonaci: Ecco, e poi un’altra volta. 0 prima, o dopo, non lo so.
P.M.: Ho capito. Ma, nella immediatezza dell’omicidio, appena seppe, telefonò soltanto.
Luciano Calonaci: Sì.
P.M.: In Questura?
Luciano Calonaci: In Questura.
P.M.: O ai Carabinieri, per caso?
Luciano Calonaci: O…
P.M.: Come mai in Questura? O non c’era i Carabinieri…
Luciano Calonaci: Alla Questura, c’è scritto Questura, io telefonai in Questura.
P.M.: Ah, c’è scritto Questura, dove?
Luciano Calonaci: Al telefono, trovai il telefono sull’elenco: Questura. Ho domandato: ‘Questura?’, ‘sì…’, ecco.
P.M.: Quindi telefonò a Firenze.
Luciano Calonaci: Sì.
P.M.: Senta, ma nei giorni prima, giorni dopo, non passava mai la Polizia da lì?
Luciano Calonaci: Sì, a voglia!
P.M.: Anche di notte?
Luciano Calonaci: Anche di notte.
P.M.: No, le domando…
Luciano Calonaci: Io…
P.M.: … lei l’aveva mai vista?
Luciano Calonaci: Io l’ho vista quella sera lì, quella lì.
P.M.: In tutta la sua esperienza di cittadino di Cerbaia, l’ha vista solo quella notte.
Luciano Calonaci: In quella maniera, sì. Perché…
P.M.: In quella maniera…
Luciano Calonaci: Scesi da i’ marciapiede e vidi questa macchina della Polizia venire… Ecco, sicché, a quella maniera l’ho vista quella volta. Perché poi l’illuminazione a Cerbaia non c’è sempre, sicché non si noterebbe uguale, ha capito?
P.M.: Ho capito. Che lavoro fa, signor Calonaci?
Luciano Calonaci: Ora sono in pensione.
P.M.: Ma all’epoca?
Luciano Calonaci: Facevo l’artigiano, l’artigiano.
P.M.: Io volevo cercare di capire, appunto, come mai si è presentato tre anni dopo. C’era un motivo? Al di là della telefonata. Perché, nella telefonata, dice: ‘telefonai…’
Luciano Calonaci: Perché dianzi non mi avete fatto finire, perché…
P.M.: No…
Luciano Calonaci: … dice: ‘lei, queste cose la se l’ha a tener per sé. ‘ Allora, se io stavo dicendo come mai, ecco, perché ogni tanto leggevo sul giornale che guesto tizio, detto “il mostro”, che… forse gl’era un tizio che era vicino alla Polizia, ci aveva delle…
P.M.: 0 che giornali legge lei?
Luciano Calonaci: Leggo La Nazione, l’ho letto sui libri che lo dicevano…
P.M.: Sui libri?
Luciano Calonaci: L’ha scritto l’avvocato…
P.M.: Quello, mi sembra che il libro l’ha scritto dopo, perché si parla della sua testimonianza…
Luciano Calonaci: Io i libri li vo a ricercare…
Presidente: Va be’, va be’, va be’…
Luciano Calonaci: Vo a ricercarlo e glielo porto a far vedere. In dove si diceva che sape\^b delle mosse della Polizia…
Presidente: …insomma, a cercare di portar il suo contributo.
Luciano Calonaci: Sì…
Presidente: Magari lo avessero fatto tutti, le persone che sono al corrente di quei fatti.
P.M.: Certo, certo Eh, infatti…
Luciano Calonaci: A me mi sembrava una cosa non normale e allora dissi: ‘andiamo alla Polizia.’
Presidente: Stia tranquillo, lei, stia tranquillo…
Luciano Calonaci: Ha capito?
Presidente: … lei ha fatto il suo dovere.
Luciano Calonaci: Io non ho fatto ne…
Presidente: Quindi…
P.M.: E’ stato molto obiettivo, il signore. Quindi…
Luciano Calonaci: Perché nulla vieta che questo tizio, che è un tizio, il “mostro”, avesse l’accesso alle macchine della Polizia, io lo potrei anche riconsocere. Perché? Perché io me ne ricordo, ho ni’ cervello…
P.M.: Ho capito, lo ha nel cervello. Però noi gli s’è chiesto di far la descrizione, un ce l’ha fatta.
Luciano Calonaci: Come la descrizione? Che descrizione devo fare? Quanto l’è alto, se gl’è a sedere?
P.M.: No, mi
Luciano Calonaci: E allora quale? Io l’ho visto a maniche corte, l’ho visto…
P.M.: Dice: ‘lo posso riconocere…’
Presidente: La descrizione a quello che può fare, è quella che ha detto, andiamo, sennò… eh.
P.M.: Bene, Presidente, non ho altra domanda. E chiedo di produrre la annotazione relativa alle dichiarazioni rese dal signor Calonaci il 10 settembre ’85.
Presidente: Altre domande?
Avvocato: Nessuna, Presidente.
Presidente: Senta, volevo sapere una cosa…
Avvocato Filastò: Ma io sì, Presidente.
Presidente: Sì, sì. Dopo, dopo, dopo. Volevo sapere solamente una cosa, signor Calonaci. Lei non si rammarichi delle contestazioni che gli sono state fatte. Perché lei è sicuramente una persona ammirevole.
Luciano Calonaci: Un c’è problema.
Presidente: E, nel suo piccolo, ha cercato di apportare un contributo accertando la verità.
Luciano Calonaci: E poi…
Presidente: Ecco. Quello che non hanno fatto molte altre persone di questo contado, di questo paese che ne sanno molte…
P.M.: Che ne sanno anche di più, Presidente.
Presidente: … e troppe delle cose. Quindi, stia tranquillo. Senta, volevo sapere una cosa: all’epoca, a Cerbaia, dove lavorava lei, chi vedeva, la macchina dei Vigili Urbani, poi che altro c’erano di macchine?
Luciano Calonaci: A Cerbaia un ci sono macchine lì; ci sono a San Casciano e comuni.
P.M.: Dei Carabinieri?
Presidente: Macchine dei Carabinieri…
Luciano Calonaci: Carabinieri.
Presidente: Polizia privata, c’è Polizia privata?
Luciano Calonaci: No, no…
Presidente: Quelli che fanno i controlli, le … che so io. Non c’erano questi qui. Va bene. Prego, avvocato Filastò.
Avvocato Filastò: Prima di tutto volevo sapere se aveva firmato un verbale.
Luciano Calonaci: No, mi par di no. Un lo so, eh.
Avvocato Filastò: No, infatti non è firmato. Quindi, non è un verbale, questo. E’ un appunto indiretto sulle dichiarazioni a suo tempo rese dal signore. Poi volevo chiederle questo: lei ha visto un identikit su questi giornali?
Luciano Calonaci: L’ho visto sui giornali, sì.
Avvocato Filastò: E questa persona assomigliava a questo identikit?
Luciano Calonaci: Vede, addirittura, se Pacciani potesse mandare una macchina della Polizia, avesse modo di poter avere una macchina della Polizia, sarebbe riconoscibile in Pacciani…
Avvocato Filastò: Sembrava Pacciani.
Presidente: Pacciani, via.
Luciano Calonaci: Senza scherzi, eh. Un lo dico mica…
Avvocato Filastò: Quindi, una notevole assomiglianza…
Luciano Calonaci: Coi capelli bianchi a quella maniera, robusto…
Avvocato Filastò: … con Pacciani.
Luciano Calonaci: Però, il Pacciani con la macchina della Polizia, un l’avevo mai…
Presidente: Non si sa mai, non si sa mai.
P.M.: Dice, in questo processo, ci aveva un amico appuntato dei Carabinieri, poteva avere anche uno della Polizia.
Luciano Calonaci: O dico quello che gl’è.
Avvocato Filastò: Sì, comunque va be’, questo… queste non sono cose che riguardano il testimone.
P.M.: Ci ha detto finalmente che assomiglia a Pacciani.
Avvocato Filastò: Sì, ha detto che assomiglia a Pacciani. Io volevo chiedere… Posso andare avanti? Lei, questo identikit che ha visto, che lei dice assomigliante a questa persona e che . . . presenta anche delle rassomiglianze con Pacciani, è un identikit di profilo, o di faccia?
Luciano Calonaci: No, c’era di profilo e davanti. Ce n’era due… Insomma, ora non me lo ricordo per bene, eh…
Avvocato Filastò: Lei non si ricorda.
Luciano Calonaci: Comunque, nell’identikit, i capellini a spazzola… E che allora mi risaliva…
Avvocato Filastò: Presidente, noi ce l’abbiamo l’identikit, quell’identikit che è stato diffuso. Io non so, comunque lo procurerò eventualmente io, in cui si vede una certa persona di profilo, con i capelli tagliati a spazzola. Si ricorda se aveva il pomo d’Adamo pronunciato, per esempio?
Luciano Calonaci: Io, senta, io… più che altro mi ricordo l’impatto davanti. Perché di profilo, passava. Anche se passava piano, non è… Ma poi, io, un potevo mica stare a guardare…
Avvocato Filastò: Sì. No, ho capito, va be’, ma…
Luciano Calonaci: Un sapevo mica nulla. A qui’ punto lì, era una cosa normalissima.
Avvocato Filastò: Lei ha detto che aveva una certa rassomiglianza con Pacciani e con questo identikit.
Luciano Calonaci: Sì…
Avvocato Filastò: E siccome io ho in mente un identikit fatto da una certa persona che lo spedisce in maniera anonima e tutto il resto, in cui c’è una certa rassomiglianza con Pacciani, le chiedevo se era quello. E volevo sapere se per caso c’era già una disposizione da…
Presidente: Noi no, questo qui non ce l’abbiamo. Abbiamo quell’altro, dell’altro imputato…
P.M.: Era anonimo, non è stato…
Avvocato Filastò: Va bene. Allora io, Presidente, mi riservo di produrre questo identikit…
P.M.: Ma è anonimo.
Avvocato Filastò: Come?
P.M.: È fatto da un anonimo.
Avvocato Filastò: E va be’, fatto da un anonimo, è un identikit, però.
P.M.: E va be’, ma è un anonimo. Lo posso fare anch’io, domani.
Presidente: Non possono essere acquisiti gli atti anonimi. Va bene?
Avvocato Filastò: Beh, comunque…
Presidente: Allora, se non ci sono altre domande…
Avvocato Filastò: … si farà la questione a suo tempo, Presidente. Io. . .
Presidente: Bene. Sì, come no.
Avvocato Filastò: … quando me lo sono procurato, perché me lo procurerò…
Presidente: Per carità!
Avvocato Filastò: … chiederò di produrlo. A questo punto il Pubblico Ministero dirà che non è ammissibile la produzione. Io dirò perché, secondo me, invece è ammissibile; poi la Corte deciderà.
Presidente: Benissimo, bene.
P.M.: Come no!
Avvocato Filastò: Però, ora, sull’astratto, la cosa non si può fare.
Presidente: Bene.
Avvocato Filastò: Ma, in ogni caso, io mi associo fin da ora alla richiesta del Pubblico Ministero per l’audizione del teste di riferimento, signor… lei ha detto si chiama?
Luciano Calonaci: Lumachi Alfredo.
Avvocato Filastò: Lumachi. E ho capito. Lo so che la cosa la indispone, signor Calonaci, ma purtroppo questa cosa va approfondita. L’ultima domanda, signor Calonaci: è sicuro che fossero le nove e mezzo come ci ha detto ora e non, invece, le dieci e mezzo, le 22.30, come disse a sup tempo a me?
Luciano Calonaci: Mah… e ora come si fa? E… c’era la messa. Bisognerebbe ritornare a quell’epoca lì e vedere quella sera.
Avvocato Filastò: Ecco, cerchiamo di ricostruire l’orario attraverso la messa. La gente era ala messa…
Luciano Calonaci: Sì.
Avvocato Filastò: … ma la messa stava per finire?
Luciano Calonaci: Era per uscire… la processione.
Avvocato Filastò: Era per uscire la processione.
Luciano Calonaci: Sì.
Avvocato Filastò: E più o meno a che ora cominciò la processione, e finisce la messa?
Luciano Calonaci: Eh, bisogna guardare a qui’ giorno là. Tanto…
Avvocato Filastò: Ma è una messa notturna, quella che viene fatta in questa occasione?
Luciano Calonaci: Come?
Avvocato Filastò: È una messa notturna, quella che viene fatta nell’occasione di questa festa?
Luciano Calonaci: Sì, l’è una messa. E poi, dopo la messa, vanno in processione.
Avvocato Filastò: Si ricorda a che ora comincia la messa.. .
Luciano Calonaci: No, sennò allora glielo avrei detto prima.
Avvocato Filastò: Comunque lei non esclude che possa essersi trattato non delle nove e mezzo, ma ded.le 22.. 30. :
Luciano Calonaci: Era già buio, buio da un pochino, perché c’era le luci accese, tutto.
Avvocato Filastò: Va bene. Grazie, basta,.
Presidente: Prego, può andare. Grazie.
Luciano Calonaci: Grazie a tutti.

Presidente: Prego. L’altro teste, per cortesia.
(voce fuori microfono)
Presidente: Sì, Sì. Come si chiama lei? Come si chiama lei, signora?
Maria Grazia Vanni: Vanni Maria Grazia.
Presidente: Non vuole essere ripresa, vero? Mi ha detto… Non vuole essere ripresa dalle telecamere.
Maria Grazia Vanni: No, no. No, no…
Presidente: Bene. Niente telecamere. Dia le generalità, per cortesia.
Segr. d’udienza: (voce fuori microfono)
Maria Grazia Vanni: A San Casciano.
Segr. d’udienza: Quando?
Maria Grazia Vanni: XX/XX/XX
Segr. d’udienza: Residente?
Maria Grazia Vanni: A Xxxxxx
Segr. d’udienza: Legga la formula, per favore.
Maria Grazia Vanni: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità…
Avvocato Filastò: Presidente, mi scusi. La signora è sorella di Mario Vanni. Quindi dovrebbe essere…
Presidente: No, ma prima del … stavo controllando dove, in quali capitoli sono…
Avvocato Filastò: Dunque, è nella lista testimoniale dell’avvocato Pepi, non nella mia, Presidente. Non è nella mia lista, è nella lista del collega, avvocato Pepi.
Presidente: Non è Grazia Vanni?
Avvocato Filastò: Come?
Presidente: Non è Grazia Vanni, lei?
Avvocato Filastò: Sì.
P.M.: Maria Grazia Vanni.
Presidente: E’ indicato qui a pagina 28.
Avvocato Filastò: Ah, sì? Non me lo ricordavo.
Presidente: Sì.
Avvocato Filastò: Comunque 1’aveva indicata anche l’avvocato Pepi.
Presidente: Signora, lei chi è? La sorella del Vanni Mario?
Maria Grazia Vanni: Di Mario.
Presidente: E allora ha facoltà di non testimoniare. Vuole deporre, o no? Vuole rendere la sua dichiarazione, o no?
Maria Grazia Vanni: Io…
Presidente: Come sorella, non è obbligata.
Maria Grazia Vanni: Io se ho da di’ quale… Insomma, se…
Presidente: Se viene, deve dir la verità, con tutte le conseguenze se lei dice il falso, capito?
Maria Grazia Vanni: Ma io dico la verità. I’ che…
Presidente: Se vuol parlare, parla. Dice ‘voglio deporre’, e allora sarà esaminata dall’avvocato, dal Pubblico Ministero e gli altri.
Maria Grazia Vanni: Va bene.
Presidente: Vuol deporre?
Maria Grazia Vanni: Sì sì.
Presidente: Va bene. Legga la formula.
Maria Grazia Vanni: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza”.
Presidente: Bene. Lei, avvocato Filastò.
Avvocato Filastò: Signora, lei che ci sa dire a proposito di suo fratello, rispetto alle sue abitudini, con particolare riferimento alle uscite di notte? Lei sa se suo fratello faceva vita notturna, oppure… ?
Maria Grazia Vanni: Io, questo non lo so. Non era mica in casa con… Voglio dire, non era in casa con me.
Avvocato Filastò: Lei non ci ha mai vissuto insieme a suo fratello?
Maria Grazia Vanni: Eh, da ragazza, da bambina più che altro.
Avvocato Filastò: Ma lei abitava abbastanza vicino a dove abita suo fratello, oppure… ?
Maria Grazia Vanni: Sì, abito vicino. Sempre in paese, nella zona del campo sportivo; insomma, lui invece in Borgo Sarchiani. Io, lui lo vedevo, ci si trovava così, in piazza, insomma nella piazza del paese: ‘Mario, i’ che tu fai?’, ‘Te come stai?’.
Avvocato Filastò: Benissimo. Senta signora, sa se la moglie di suo, sua cognata, la moglie di suo fratello è ammalata?
Maria Grazia Vanni: Eh, ammalata, lei la soffriva di attacchi epilettici insomma.
Avvocato Filastò: Cioè proprio svenimenti? Cadeva in terra?
Maria Grazia Vanni: La c’aveva le pasticche, insomma io, quando la conobbi, l’era così la situazione.
Avvocato Filastò: Ecco, sa se per caso, per questa situazione di sua cognata, il suo fratello, vale a dire il marito di questa signora, insomma, stava piuttosto a casa la sera, piuttosto che andare in giro?
Maria Grazia Vanni: Mah, non sarebbe a essere che uno l’andava fuori di notte. Io non penso. Sarà andato il giorno, ma la notte proprio…
Avvocato Filastò: Non le risulta almeno.
Maria Grazia Vanni: No.
Avvocato Filastò: Ma io volevo sapere se questo fatto, di non andare in giro la sera, di notte, sia da mettersi in relazione col fatto che la moglie soffriva di questo mal caduco per cui, ogni tanto, poteva aver bisogno di soccorso.
Maria Grazia Vanni: Ma no, ma lui unn’era uno che… Quando gli era andato fuori il giorno, unn’era uno così insomma.
Avvocato Filastò: Non era un nottambulo.
Maria Grazia Vanni: Ma sié!
Avvocato Filastò: Senta, ci sa dire che orario di lavoro faceva suo fratello?
Maria Grazia Vanni: E faceva il postino. Io ora l’orario…
Avvocato Filastò: Quando finiva di lavorare, più o meno?
Maria Grazia Vanni: Ma, non lo so, verso le quattro. Non so.
Avvocato Filastò: Verso le quattro del pomeriggio.
Maria Grazia Vanni: Sì, quando gli aveva consegnato la posta, tornava a casa, poi.
Avvocato Filastò: Senta, per quanto lei abbia potuto rendersi conto in queste frequentazioni, suo fratello beveva?
Maria Grazia Vanni: Beveva…
Avvocato Filastò: Beveva, beveva?
Maria Grazia Vanni: Eh, sì, quella l’aveva, di ber qualche bicchiere in più.
Avvocato Filastò: Mmh. Gli è capitato di vederlo ubriaco qualche volta?
Maria Grazia Vanni: No, a me no. Che vuole, come gli ripeto, lo trovavo la mattina, insomma, o nel pomeriggio se lo vedevo; poi, magari, se non lo vedevo da du’ o tre giorni, gli dicevo ‘Pronto, Mario? I’ che tu fai, eh?’. Così, basta.
Avvocato Filastò: Che lei sappia, in famiglia oppure nella famiglia di origine, cioè a dire la sua, quand’eravate giovani, oppure in epoca successiva, ha saputo mai di atti di violenza di suo…?
Maria Grazia Vanni: I’ che? Gli è più bono del pane. No.
Avvocato Filastò: Ecco. Non so, dei comportamenti un po’ strani dal punto di vista sessuale, ne ha mai sentito parlare?
Maria Grazia Vanni: Mah, io no, che vuole.
Avvocato Filastò: Senta, lei è la madre di Alessandra?
Maria Grazia Vanni: Sì.
Avvocato Filastò: Volevo sapere su questo soltanto, a proposito di Alessandra. Alessandra, nell’epoca, in epoca abbastanza… ce lo dice lei, quando…
Maria Grazia Vanni: Mmh.
Avvocato Filastò: Ha avuto un grave problema di salute, vero?
Maria Grazia Vanni: Eh.
Avvocato Filastò: Di che cosa si è trattato?
Maria Grazia Vanni: Aneurisma cerebrale. In un urlo l’è andata in coma e…
Avvocato Filastò: E quanto c’è rimasta in coma?
Maria Grazia Vanni: È rimasta tutta para… Eh, l’operarono, poi… l’operarono subito, intervennero perché, a quel punto, l’era in coma e stava peggiorando. L’operarono, poi la portarono in rianimazione perché rimase tutta paralizzata, insomma la parte sinistra.
Avvocato Filastò: Senta signora, volevo chiederle questo: dopo questa operazione, dopo che questa ragazza praticamente ha rischiato di morire, vero?
Maria Grazia Vanni: Certo. E quando si chiese lì, alla neurochirurgia, ci dissero: ‘Casi come lei? Ne è vissute una, però l’è sulla sedia a rotelle e non s’è rialzata’. Lei la s’è rialzata per la forza del carattere che l’aveva. Poi, la scrisse anche un libro su i’ che…
Avvocato Filastò: Ecco, signora, volevo chiederle questo: dopo questa esperienza cosi tragica di sua figlia – scusi, il libro a cui ha fatto riferimento è questo?
Maria Grazia Vanni: Sì, quello che la scrisse.
Avvocato Filastò: Dopo questa esperienza così tragica di sua figlia, lei ha notato che sua figlia, uscita dall’ospedale, avesse, come dire?, una specie di spirito di altruismo nei confronti degli altri?
Maria Grazia Vanni: Certo. Perché se la unn’aveva qualcosa di… la unn’avrebbe scritto nemmen quel libro. Lei l’è sempre stata, lì ci s’ha un vecchino per le scale, 1’è infermo…
Avvocato Filastò: Ci parli di questo vecchino per le scale, infermo.
Maria Grazia Vanni: Appunto. Che non so che gli prese; insomma, ora ricammina un pochino, ma un parla.
Avvocato Filastò: Sì. E l’Alessandra?
Maria Grazia Vanni: L’Alessandra la va a trovarlo, la riesce a fargli dir ‘buonasera’ o ‘buongiorno’, a seconda. Sennò lui… Ma lei la riesce a…
Avvocato Filastò: Insomma, l’assiste in qualche modo questo vecchino.
Maria Grazia Vanni: Sì, e la va a trovarlo.
Avvocato Filastò: Riesce a farlo parlare, lo va a trovare.
Maria Grazia Vanni: Sì. E riesce a dire anche il su’ nome. Poi…
Avvocato Filastò: Questo anche perché lei si sente, come dire?, fin un po’ miracolata e vuole aiutare anche quelli che son stati un po’ come lei?’
Maria Grazia Vanni: Eh, sì, quella l’è… Appunto, se la legge il libro poi la capisce.
Avvocato Filastò: Sì sì, infatti l’ho letto. È per questo che le sto facendo queste domande.
Maria Grazia Vanni: Ah.
Avvocato Filastò: Senta, e lei l’ha mai sentita, ha mai sentito l’Alessandra parlare dello zio e dire ‘que’, povero uomo, insomma, solo’?
Maria Grazia Vanni: L’Alessandra l’è caritatevole…
Avvocato Filastò: È caritatevole.
Maria Grazia Vanni: Come faccio a spiegare? Non lo so.
Avvocato Filastò: Ecco.
Maria Grazia Vanni: Se uno gli ha bisogno, anche se la lavora con un braccio solo, lei l’è prima ad andare, dice ‘aspetta, t’aiuto…’, ecco.
Avvocato Filastò: ‘T’aiuto’.
Maria Grazia Vanni: Come gli posso dire? Gli posso dir così e basta.
Avvocato Filastò: Ho capito. E, senta signora, quando l’Alessandra ha frequentato per un po’ di tempo lo zio, che andavano in giro, qualche volta a cena insieme…
Maria Grazia Vanni: Si.
Avvocato Filastò: Ma insieme a loro si accompagnava anche un’altra vostra sorella?
Maria Grazia Vanni: La mi’ sorella, sì.
Avvocato Filastò: Sua sorella, che è morta.
Maria Grazia Vanni: Sì.
Avvocato Filastò: E andava insieme a loro.
Maria Grazia Vanni: Sì, gli andavano a mangiare una pizza, lì, c’era la festa del campo sportivo.
Avvocato Filastò: Andavano insieme.
Maria Grazia Vanni: Sì. Il su’ ragazzo a quell’ora gli era in Basilicata, insomma nel periodo delle ferie, e allora lei l’usciva co’ i’ zio. E io, anzi, ero io a dirgli: ‘Ma i’ che tu vai con quelle persone an…’
Avvocato Filastò: Anziane, lei dice.
Maria Grazia Vanni: La mi’ sorella aveva ottant’anni, insomma.
Avvocato Filastò: Eh. E la…
Maria Grazia Vanni: Dice: ‘Eh, perdinci, ma…
Avvocato Filastò: E insomma l’Alessandra si imbarcava tutti questi vecchietti e li portava in giro.
Maria Grazia Vanni: Sì. Perché lei l’ha bisogno, insomma, la compagnia per lei l’era una cosa… Sola la un sa stare.
Avvocato Filastò: Ho capito. E va bene.

Avvocato Filastò: Poi ha scritto questo libro.
Maria Grazia Vanni: Sì.
Avvocato Filastò: Dove, appunto, esprime queste cose. Questo libro l’ha scritto quando, signora?
Maria Grazia Vanni: Dunque, gli successe nell’85, ma non lo so se sarà stato nell’86, la l’avrà scritto. Io, ora non mi ricordo quando.
Avvocato Filastò: Insomma, poco tempo dopo, via.
Maria Grazia Vanni: Sì.
Avvocato Filastò: Io qui ho cercato…
Maria Grazia Vanni: Io ora non mi ricordo, io, perché anch’io…
Avvocato Filastò: … la data della stampa, ma non l’ho trovata. Senta signora, che lei sappia, in epoca, all’epoca in cui era processato Pacciani, se lo ricorda lei? Un po’ prima, un po’ prima.
Maria Grazia Vanni: Non ho capito.
Avvocato Filastò: L’epoca del processo Pacciani se la ricorda? Lo seguiva lei un po’, alla televisione?
Maria Grazia Vanni: No. Io, la senta, non…
Avvocato Filastò: Però…
Maria Grazia Vanni: Io lo sentivo a volte, alla televisione, ma…
Avvocato Filastò: Ecco, qualche volta. E l’epoca se la ricorda, più o meno?
Maria Grazia Vanni: No. Perché anch’io ho avuto un problema di capo.
Avvocato Filastò: Mmh.
Maria Grazia Vanni: Anch’io sono stata operata per un incidente.
Avvocato Filastò: Ho capito.
Maria Grazia Vanni: Quando si cominciava a riprendere l’Alessandra.
Avvocato Filastò: Va bene. Comunque, signora, volevo chiederle…
Maria Grazia Vanni: E la mi’ mente non è che…
Avvocato Filastò: Che lei si ricordi, in quell’epoca o immediatamente successiva, suo fratello veniva chiamato dalla Polizia? Si ricorda di aver notato il suo fratello, o si è lamentato il suo fratello con lei? Siccome ieri un avvocato ci ha detto una certa cosa, volevo controllare questa cosa. Suo fratello, nell’epoca grossomodo precedente al processo Pacciani, si è mai lamentato con lei per esser stato chiamato varie volte dalla Polizia?
Maria Grazia Vanni: Oddio, io non me ne ricordo. O come fo?
Avvocato Filastò: Se è stato perquisito in casa?
Maria Grazia Vanni: In casa, sì. Ma ora, quando, non mi ricordo.
Avvocato Filastò: Non se ne ricorda. E non si ricorda se lui, per esempio, si lamentava, dice ‘mi chiamano spesso’? No? Volevan saper da lui…
Maria Grazia Vanni: E mi pare un che, ma, se la mi chiede il periodo, proprio…
Avvocato Filastò: No no, lasciamo perdere proprio il periodo.
Maria Grazia Vanni: Sì.
Avvocato Filastò: Il fatto in sé, se lo ricorda?
Maria Grazia Vanni: Sì.
Avvocato Filastò: Sì.
Maria Grazia Vanni: Perché me lo diceva a volte, sì, mi pare, dice ‘gli è venuto’., dice ‘ma io non capisco come mai’,: insomma.
Avvocato Filastò: ‘Non capisco i’ che voglion da me’?
Maria Grazia Vanni: Sì, appunto.
Avvocato Filastò: Eh, va bene, signora. Grazie, non ho altre domande. Presidente, io chiedo di poter produrre questo, la copia fotostatica di questo libro scritto da Alessandra Bartalesi; e che mi servirà anche per la discussione, per capire un po’ la ragione per la quale questa ragazza frequentava quest…
Presidente: Lo metta a disposizione della Corte, in visione. Poi, si vedrà.
Avvocato Filastò: No, ma io proprio lo produco. Ho fatto due copie fotostatiche.
Presidente: Sì.
Avvocato Filastò: Vorrei produrlo, perché, insomma…
Presidente: Fa l’istanza, ora faccia l’istanza, e poi…
Avvocato Filastò: Certo, di cose da leggere ne avete, però, forse, questa lettura qui non è completamente inutile.
Avvocato: Credo ce ne siano 60 copie, o 20 o 30, sequestrate in sede di perquisizione all’avvocato Corsi nel proprio studio.
Avvocato Filastò: E questa è la ragione per la quale… (voce fuori microfono)
P.M.: Del Corsi.
Avvocato Filastò: E questa è la ragione per la quale questa copia è unica, e la restituisco alla signora in questo momento.
Maria Grazia Vanni: Ecco, sì, perché sennò…
Avvocato Filastò: E chiedo anche di produrre, fra l’altro, la cartella clinica, la relazione di degenza di Alessandra Bartalesi rispetto a quel che ha avuto.
Presidente: Noi prendiamo tutto, per carità, non vogliamo però…
P.M.: Io, se loro credono, io ho anche un originale che mi è stato offerto con dedica dalla Bartalesi personalmente.
Avvocato Filastò: No, questo secondo me…
P.M.: … se loro credono. No, siccome mancano tante copie, io invece ne vedo da tutte le parti!
Avvocato Filastò: No, siccome…
P.M.: La signorina Bartalesi è venuta e me l’ha offerta con dedica.
Presidente: Ora volevo far una domanda…
Avvocato Filastò: Siccome è diventata una rarità libraria.
P.M.: Meno male!
Avvocato Filastò: Da un…
Presidente: Avvocato, avvocato, prima di formalizzare questa richiesta, volevo fare una domanda alla signora.
Avvocato Filastò: Sì.
Maria Grazia Vanni: Mi dica.
Presidente: Signora, lei aveva buoni rapporti – parlo degli anni passati – …
P.M.: Poi, Presidente, io vorrei fare il controesame.
Presidente: Già, già.
P.M.: No no, perbacco!
Presidente: No, credevo…
P.M.: Non c’è nessun problema, Presidente.
Presidente: No no. Sono stato fuorviato io dall’avvocato Filastò, perché pensavo che fosse… Niente, è un teste della…
P.M.: Mi metto in coda umilmente.
Presidente: No no, l’ordine, l’ordine.
P.M.: Allora, grazie Presidente.
Presidente: Prego, a lei, a lei.
P.M.: Volevo chiedere alla signora se ricorda di essere già stata sentita nel corso delle indagini dalla Polizia, in questura, nell’ottobre ’96.
Maria Grazia Vanni: Sì.
P.M.: Ricorda di esser stata sentita?
Maria Grazia Vanni: Io so che son venuta. Ora, se la mi domanda quando, però…
P.M.: No no. Non da me, dalla questura.
Maria Grazia Vanni: Eh, inso…
Presidente: … in questura.
P.M.: Lo ricorda.
Presidente: Non ci formalizziamo, bene?
P.M.: Senta, signora, io le volevo chiedere questo.
Maria Grazia Vanni: Sì.
P.M.: I rapporti – dato che ci siamo arrivati – precedenti, i rapporti fra sua figlia Alessandra e lo zio, precedenti all’epoca in cui andavano a fare queste cene di cui ci ha parlato.
Maria Grazia Vanni: Sì.
P.M.: Lei ricorda che tipo di rapporti erano? Erano rapporti, come ci ha detto l’Alessandra, non si vedevan mai? O erano rapporti – l’ha detto in quest’aula – o erano rapporti molto… si vedevano sempre?
Maria Grazia Vanni: Sempre… L’Alessandra, le su sei ore, la lavora. La lo puole aver trovato in paese, così.
P.M.: Ecco. Io allora le chiedo: sa se fra i due, se fra suo fratello e sua figlia, c’era un rapporto molto stretto zio-nipote? O era una cosa…
Maria Grazia Vanni: . Una cosa normale.
P.M.: Mmh. E il Vanni, del fatto di questo chiamiamolo incidente, malattia che aveva avuto sua figlia, era rimasto turbato o indifferente?
Maria Grazia Vanni: Eh, male. Veniva a trovarla sempre. Come veniva a trovar me dopo l’operazione, insomma.
P.M.: Ho capito. Senta una cosa, lei sa se suo fratello ha dato del denaro a sua figlia? E per quale scopo?
Maria Grazia Vanni: Sì, una volta so che gliel’ha dato, perché l’aveva la macchina a rate da pagare, dice ‘via, tu la finisci di pagare’. No?, lei la doveva pagare sempre le sue rate al mese, e basta.
P.M.: Lei ricorda l’epoca in cui gli dette questo denaro, e a quanto ammontava?
Maria Grazia Vanni: Ma che ne so quanto, saranno stati tre o quattro… Non lo so. L’epoca, non me ne ricordo.
P.M.: Lei… Può essere nel ’95, cioè quando si frequentavano in quell’estate o in quel periodo in cui andavano spesso a cena, come ci ha raccontato sua figlia? O in epoca precedente?
Maria Grazia Vanni: Mah.
P.M.: Grossomodo. Dice comprò una macchina, no?
Maria Grazia Vanni: Sì, la macchina l’aveva già comprata. Se lui gli diede…
P.M.: Ah, ecco, pagava le rate.
Maria Grazia Vanni: La la pagava co’ i’ su’ stipendio a rate.
P.M.: Lei ricorda come le fu dato questo denaro, a sua figlia? Perché sua figlia ci ha raccontato di una borsetta di plastica piena di denaro in contante. Lei lo ricorda, questo episodio?
Maria Grazia Vanni: Io non me ne ricordo. Mi ricordo solo che gliel’aveva dati. Gli dissi ‘cerca di star per benino, di tenerli, anche se la rata tu la paghi, ma…’. Poi, lei la gli consumò tutti, però.
P.M.: Questo denaro che gli dette Mario?
Maria Grazia Vanni: Sì, con quei cosini che si gratta, si vince, i’ che si fa? Accidempoli!
P.M.: Consumò 4 milioni, anziché nelle rate della macchina, col “Gratta e Vinci”?
Maria Grazia Vanni: L’avrà comprato anche qualcosa, non lo so io.
P.M.: Eh, quindi li consumò e non ci pagò le rate, dice quello?
Maria Grazia Vanni: No, le rate la le pagava…
P.M.: Le pagò lo stesso.
Maria Grazia Vanni: … co’ i’ su’ stipendio, insomma le su’ sei ore.
P.M.: Quindi, questi 4 milioni che ebbe dallo zio… Senta una cosa, lei sa che suo fratello in quel periodo, cioè nel maggio-settembre del ’95, oltre dare 4 milioni a sua figlia, prelevò dalla banca 29 milioni?
Maria Grazia Vanni: Ah, questo io non lo so. Che ne so?
P.M.: Ha mai saputo se qualcuno in famiglia si lamentava che aveva tolto tutto questo denaro dai suoi risparmi?
Maria Grazia Vanni: In famiglia di lui?
P.M.: In famiglia vostra.
Maria Grazia Vanni: Non c’è…
P.M.: Lei è sorella.
Maria Grazia Vanni: Sì, ma unn’era mica in casa con me. Io un so nulla.
P.M.: Non sa nulla.
Maria Grazia Vanni: Un so nulla di questa storia, proprio.
P.M.: Non sa niente. Ha mai sentito che, siccome ci è stato riferito, mi sembra, dall’altra sua figlia, che i parenti si lamentavano ed erano intervenuti sulla banca perché aveva tolto tutto questo denaro, volevo sapere se lei sapeva qualcosa.
Maria Grazia Vanni: I parenti, sarei stata…
P.M.: Io le chiedo se lei è uno di questi parenti.
Maria Grazia Vanni: Io non ne so niente. Proprio niente.
P.M.: Lo sa da me oggi?
Maria Grazia Vanni: Io lo so da lei.

P.M.: Ho capito. Senta una cosa, e a proposito di quel libro di cui ha parlato, lei ricorda chi si occupò di pubblicarlo?
Maria Grazia Vanni: Sì, quello che ci fregò, la seconda edizione ce la fece pagare e poi un ce la…
P.M.: No, io dico chi fece pubblicare la prima edizione, quella andata in porto.
(voce fuori microfono)
Maria Grazia Vanni: Io non me lo ricordo.
P.M.: Lei ha detto, signora, è così?, che ‘ne facemmo pubblicare dapprima circa 1000 copie, grazie all’interessamento di mio nipote Vanni Paolo’. È così?
Maria Grazia Vanni: Ah! Bah! Se la mi…
P.M.: Non lo so, l’ha detto lei, eh?, signora.
Maria Grazia Vanni: Se la mi… Sì, conosceva uno che glielo co… insomma, glielo corresse, un fu corretto nulla, perché… Solo c’è il primo pezzetto, appunto, gli è di quello… E poi ci insegnò appunto questo che lo poteva…
P.M.: E lei ha detto poi ci fu una storia: di questa storia con l’editore se ne occupò qualcuno? Un avvocato?
Maria Grazia Vanni: Sì, s’era chiesto all’avvocato Corsi, per veder se poteva far qualcosa; perché s’era fissato la seconda edizione, fece pagare du’ milioni, non mi ricordo.
P.M.: Questo editore.
Maria Grazia Vanni: E non si è visto, non si vide nulla. Allora, dice proviamo a sentire…
P.M.: L’avvocato.
Maria Grazia Vanni: Anzi, ce ne prese qualche copia, disse ‘la vendo ai mi’ clienti’. C’era rimasto delle copie.
P.M.: La comprò l’avvocato Corsi?
Maria Grazia Vanni: Sì, le prese lui, poi mi pare ci desse, delle copie che l’aveva già venduto, anche dei soldi. Poi però non…
P.M.: Lei dice ‘preciso che l’avvocato ci diede il denaro’; ne comprò qualche copia lui, insomma.
Maria Grazia Vanni: Sì. Disse ‘le do ai mi’ clienti’, dice.
P.M.: Ho capito. Senta, le vorrei fare una domanda che le ricorda magari una cosa non bella. Lei ricorda esattamente il periodo o la data in cui sua figlia ebbe quell’incidente, quell’aneurisma? La data, se la ricorda.
Maria Grazia Vanni: Mah, e sto pensando.
P.M.: È un dato storico, eh.
Maria Grazia Vanni: Era nell’85…
P.M.: Si ricorda se per caso era avvenuto il delitto di Scopeti da due o tre giorni? Solo come dato storico.
Maria Grazia Vanni: Che ne so, io non me ne ricordo.
P.M.: Mi sembra che sua figlia…
Maria Grazia Vanni: Sì, mi sembra sia stato, successo qualcosa dopo, o…
P.M.: Era appena successo.
Maria Grazia Vanni: Sì, doveva essere, sì, mi pare. Io ho sentito dire, allora unn’era…
P.M.: È così? Era l’85, era se…
Maria Grazia Vanni: Avere una ragazza in coma…
P.M.: Sì sì. Ma, le chiedo, era settembre dell’85?
Avvocato Filastò: Se il Pubblico Ministero si vuol levar la curiosità…
Maria Grazia Vanni: Io…
Avvocato Filastò: … io ho chiesto che… l’acquisizione delle copie.
P.M.: Io non mi voglio levar la curiosità. Siccome lo so anch’io, quand’è la data.
Avvocato Filastò: E allora?
P.M.: C’è nel verbale. Io volevo sapere se la signora…
Avvocato Filastò: Presidente, tormentare questa povera signora…
Maria Grazia Vanni: Ma io, la senta…
Avvocato Filastò: … con dei ricordi mnemonici.
Maria Grazia Vanni: … da quant’e gli è che sono a aspettare.
Avvocato Filastò: Che, insomma…
Maria Grazia Vanni: Sennò mi…
P.M.: Senta signora, in quell’epoca sua figlia frequentava lo zio?
Maria Grazia Vanni: Prima che gli succedesse?
P.M.: Sì, esatto, esatto, prima che succedesse.
Maria Grazia Vanni: Sì, la lo poteva trovar così, come lo trovavo io.
P.M.: Le dispiace ricordarci quanti anni aveva, quand’ebbe l’incidente, la ragazza? O di che anno è.
Maria Grazia Vanni: L’Alessandra – la prima, l’è del ’60; la seconda… – l’Alessandra l’è del ’61.
P.M.: Quindi aveva 14 anni, dico bene?
Maria Grazia Vanni: Oddio, la lo faccia lei il conto.
P.M.: Bell’e fatto. Senta ancora… No, del ’61.
Maria Grazia Vanni: Ah, ecco.
P.M.: Chiedo scusa, ho sbagliato io a sommare.
Maria Grazia Vanni: Mi sembravano un pochin troppo pochi.
P.M.: Sì sì. No no, ho…
Maria Grazia Vanni: Sì sì.
P.M.: Senta ancora una cosa. Lei ci ha già spiegato quello che, o quello che ritiene di dire, sui rapporti fra suo fratello e sua cognata. E lei ha detto anche ‘Mario è più buono del pane’, no?, ho sentito.
Maria Grazia Vanni: Sì, perché se uno gli chiedeva un piacere, faceva a meno di qualcosa per sé.
P.M.: Ecco, a proposito di questo esser buono come il pane, in passato sa se ci sono stati dei rapporti non buoni fra marito e moglie? Se suo fratello fu arrestato a seguito di maltrattamenti fatti alla moglie? Lo ricorda?
Maria Grazia Vanni: Una volta, mi pare. Come posso fare a dirlo? Insomma, lei l’era una donna…
P.M.: Io le chiedo prima la domanda: si ricorda se fu arrestato a seguito di denuncia della moglie?
Maria Grazia Vanni: E mi pare un che, sì.
P.M.: Ricorda quanto tempo era dopo il matrimonio?
Maria Grazia Vanni: Ah, no.
P.M.: Se era nell’imminenza, subito dopo il matrimonio?
Maria Grazia Vanni: No. No no.
P.M.: Ricorda quando si è sposato?
Maria Grazia Vanni: No, perché…
P.M.: Ecco.
Maria Grazia Vanni: No, non ricordo nemmen quando s’è sposato. Ma semmai quando fu, gli stavan già in Borgo (Sarchiani, n.d.r), sicché; invece prima gli stavano, insomma…
P.M.: Lei ricorda se sua cognata era incinta di una bambina, quando lui fu arrestato?
Maria Grazia Vanni: Una bambina la l’ha avuta; ma ora io non mi ricordo.
P.M.: Lei ricorda – risulta dal fascicolo dei Carabinieri – se, a seguito di quell’arresto per maltrattamenti, sua cognata sia stata via di casa per 10 mesi, e lui non la voleva più in casa?
Maria Grazia Vanni: Mmh.
P.M.: Io produco gli atti: sta così, lo dice lui. Ci sono, io non gliel’ho potuto contestare perché non ha risposto, ma ci sono due verbali interi in cui lui dice ‘non la voglio, voglio tornare da mia madre’. E fa tutta la sua spiegazione. Lei ne sa niente di questi fatti che le sto dicendo?
Maria Grazia Vanni: Io, no.
P.M.: Bene. Lei sa se questa moglie è stata via di casa per 8-10 mesi, quando lui fu arrestato? Lo dice lei o lo dicono gli atti dei Carabinieri?
Maria Grazia Vanni: Mah, io, la senta…
P.M.: Stava in un istituto a Firenze, questa donna. E lui stava da solo.
Maria Grazia Vanni: Io non me ne ricordo, i’ che devo dire?
P.M.: Sa se, ha mai sentito parlare, il vero motivo, quali erano questi maltrattamenti per cui fu arrestato? Se c’è stato un processo? Lei è stata chiamata a questo processo?
Maria Grazia Vanni: Io, che fu arrestato, mi pare per qualcosa, ma io non…
P.M.: Qualcosa per i rapporti con la moglie, o qualcosa di diverso, relativo alla sua attività di postino? Che ne so.
Maria Grazia Vanni: No no.
P.M.: Relativi alla moglie.
Maria Grazia Vanni: Semmai, per la moglie…
P.M.: Senta una cosa, e lei ricorda se quando fu arrestato, glielo ripeto, era incinta?
Maria Grazia Vanni: Eh, non me lo ricordo.
P.M.: Questa bambina fu poi ricoverata in qualche istituto? L’ha mai vista lei?
Maria Grazia Vanni: Sì, l’ho vista una volta. La bambina l’è sempre stata in un istituto, perché non era normale, insomma era, lei era a sedere su una sedia. Io l’ho vista una volta, fasciata, strinta lì. E basta.
P.M.: Ricorda a che epoca risalgono questi fatti? Questa bambina, poi, è deceduta.
Maria Grazia Vanni: Sì, mi pare a sei anni.
P.M.: E non è mai stata con loro?
Maria Grazia Vanni: No, sempre in questo… La non era una bambina da stare in una casa, la non era. . . l’era, un coso vivente, non so come si può dire.
P.M.: Ma lei sa se nacque in un istituto, dove la mamma era, a seguito di questi fatti, stava per conto suo e non stava col marito? Perché lui, ripeto, non la voleva. Se lo sa. Così dice lui nei verbali che rese a suo tempo ai Carabinieri, quando fu arrestato a seguito di ordine di cattura della Procura di Firenze.
Maria Grazia Vanni: La bambina in do’ la nacque, io…
P.M.: In casa con loro non l’ha mai vista?
Maria Grazia Vanni: No, in casa con loro la unn’è mai stata.
P.M.: Non ho altre domande. Grazie.
Presidente: Altre domande?
Avvocato: Presidente, se si vuole inserire lei con le sue domande, non lo so.
Presidente: No…
Avvocato: Io avrei due domande.
Presidente: … io vorrei fare una domanda, perché sia utile.
Avvocato: Sì.
Presidente: Anche se non riguarda i capitoli di prova e di tutto…
Avvocato: Prego.
Presidente: … l’avvocato Filastò.
Avvocato: Io parlo dopo.
Presidente: Volevo sapere una cosa, signora. Lei’ aveva buoni rapporti con suo fratello?
Maria Grazia Vanni: Certo.
Presidente: Ecco. Ecco, gli ha mai parlato suo fratello di una lettera che avrebbe ricevuto, non so da chi, da qualcuno che lo minacciava?
Maria Grazia Vanni: A me mi pare un che. Mi pare un che di una lettera, ma… minacciava, ma… non lo so. Qualcosa di una lettera, ma mi pare. Ma ora…
Presidente: Quando è accaduto questo? Molti anni fa, pochi anni fa? Poco tempo fa? Non lo so.
Maria Grazia Vanni: No, poco tempo fa, no.
Presidente: E cosa gli diceva, questa lettera? L’ha letta, la lettera, lei?
Maria Grazia Vanni: Io non l’ho nemmen vista.
Presidente: Ah, non l’ha vista.
Maria Grazia Vanni: Sì. Unn’è che andavo a casa sua. Semmai lo trovavo così, appunto ‘come tu stai? i’ che tu fai?’, e stop.
Presidente: E suo fratello in che modo le parlò di questa lettera? Cosa gli raccontò, cosa gli disse?
Maria Grazia Vanni: Mah, che gli aveva ricevuto questa lettera, gli aveva qualcosa che lo… Ma non…
Presidente: Non disse chi gliel’aveva mandata?
Maria Grazia Vanni: Mah, non me ne ricordo. So qualcosa di una lettera, ma se devo dir la verità, io…
Presidente: Va bene, va bene.

Presidente: Prego, prego avvocato, voleva lei?
Avvocato: Sì. Due domande, Presidente. La prima deriva da alcune domande che ha fatto il Pubblico Ministero, signora. Cioè lei, prima, ha detto di ricordare che il Mario, suo fratello, era stato arrestato per, come… insomma per un’accusa precisa. Cioè quella di maltrattamenti nei confronti della moglie. Lei ricorda, a questo proposito, se suo fratello a quell’epoca dell’arresto era, oppure no, accusato anche di un episodio preciso? Cioè di avere gettato la moglie per le scale, incinta?
Maria Grazia Vanni: Si…
Avvocato: Ricorda se fra questi maltrattamenti…
Presidente: No, signora, non dica
Avvocato: … c’era anche…
Presidente: Scusi, eh? Non dica “sì”, e poi gira il capo per dire che non è così.
Avvocato: Deve dire la verità.
Presidente: Dica, spieghi bene, eh? Sennò sembra che dica di sì.
Avvocato Filastò: Ma non ha detto “sì”, Presidente. Ha detto “siè”
Presidente: Sì, ho capito.
Avvocato Filastò: Ha capito?
Presidente: Però la trascrizione…
Avvocato Filastò: “Sié” è toscano.
Presidente: Ho capito, ho capito, avvocato. Ho capito. Però, nella trascrizione, poi viene “sì”.
Avvocato: Presidente…
Presidente: Cosa vuol dire lei, signora? Che non è vero questo? Cioè che non lo sa? Cosa vuol dire? Risponda lei.
Avvocato: Lo sa, lei è al corrente, signora? No, risponda tranquillamente. Lei al corrente di questo episodio? Cioè ricorda questo episodio, che si inserisce all’interno dei maltrattamenti di cui era accusato Mario, suo fratello? C’era anche questo episodio?
Maria Grazia Vanni: Sì.
Avvocato: Ecco, grazie.
Avvocato Filastò: Presidente, io devo fare un’opposizione formale a ogni altro tipo di domanda di questo genere. Perché…
Avvocato: No, ci sono, c’è l’arresto ufficiale.
Avvocato Filastò: Posso parlare?
Presidente: No no, avvocato…
Avvocato: Io non ho ancora finito!
Avvocato Filastò: E perché, insomma, non è possibile: apro bocca e vengo interrotto. Perché io sto facendo un’opposizione formale.
Presidente: Va bene.
(voci sovrapposte)
Presidente: Avvocato, avvocato.
Avvocato Filastò: Io faccio questa opposizione formale a continuare questo tipo di domande.
Avvocato: È l’ultima domanda.
Avvocato Filastò: No, eh, appunto, prima che tu la faccia e io…
P.M.: Sono state fatte domande sui rapporti, eh.
Avvocato: È l’ultima domanda di questo tipo, quindi, stia tranquillo, avvocato Filastò!
Avvocato Filastò: Dunque, Presidente.
Presidente: Mi dica, avvocato, mi spieghi.
Avvocato Filastò: Mi spiego. Io ho fatto un’istanza di perizia, per quanto riguarda il signor Vanni. Quindi, l’ultima persona in quest’aula che non vuole accertare la verità su quelle possono essere delle componenti psicologiche, più o meno attinenti o vicine agli orrendi crimini di cui il signor Vanni è accusato, sono io. Perché ho chiesto una perizia. La quale perizia comincerebbe con una anamnesi della persona…
Avvocato: Presidente, posso finire il controesame? Perché sennò qui si fa una pre-arringa.
Avvocato Filastò: Posso finire la mia opposizione.
Presidente: Sta facendo la…
Avvocato: Io stavo facendo il mio esame. Per cortesia! Posso finire il mio esame?
Presidente: Sta facendo l’opposizione a quella domanda che ha fatto lei.
Avvocato: Ma alla domanda ha già risposto: che opposizione fa? Ha già risposto, la signora.  
Presidente: (voce sovrapposta)
Avvocato: Io non ho più domande da fare.
Presidente: Bene.
Avvocato: Cioè, ho un’altra domanda di un altro tipo: la posso fare o no? Perché sennò qui si fanno le prearringhe all’interno del dibattimento.
Presidente: Va bene. Prendiamo atto…
Avvocato Filastò: Basta un accidente! Sai? Capito?
Presidente: Avvocato, no no, non bisogna…
(voci sovrapposte)
Avvocato Filastò: Mi sta interrompendo!
Avvocato: Anche lei mi ha interrotto!!
Avvocato Filastò: (voce sovrapposta)
Avvocato: Anche lei mi ha interrotto!!
Avvocato Filastò: Io non ti ho interrotto. Io stavo parlando: sono stato interrotto, per due volte. E la devi finire, con questa…
Avvocato: Io devo finire il mio controesame! Me lo devi far finire!
Presidente: Avvocato, per cortesia! Non è questo il modo di comportarsi.
Avvocato Filastò: …Presidente, a svolgere la mia opposizione. E la stavo svolgendo. E per due volte ti sei permesso di intervenire.
Avvocato: Io ho detto che non ho avuto modo di…
Presidente: Avvocato, avvocato!
(voci sovrapposte)
Avvocato Filastò: È fastidioso, è insopportabile, tutto questo!
Avvocato: Perché non ho più domande di questo tipo da fare, abbia pazienza!
Presidente: L’avvocato Filastò ha diritto di fare un’opposizione.
Avvocato: Opposizione a che cosa?
Presidente: Lasci stare, lasci stare. Io non lo so a che cosa.
Avvocato: Io ho già fatto una domanda, ha già risposto…
Presidente: No, ma lei… si può fare opposizione all’avvocato Curandai, o no!
Avvocato: Va bene.
Presidente: E allora.
Avvocato: Discutiamo il processo ora.
Presidente: Poi non so, il venerdì è un giorno maledetto in quest’aula.
Avvocato Filastò: Comunque, Presidente, mi oppongo a domande…
Presidente: Prego, avvocato.
Avvocato Filastò: … di questa natura, con riferimento a questo precedente che riguardano Vanni, perché non sono soltanto ininfluenti, non sono soltanto assolutamente non attinenti a quella che è la materia di questo processo, ma sono perlopiù fuorvianti, perché tendono a creare un elemento di suggestione nei confronti di questa Corte.
Presidente: Bene, l’opposizione è respinta perché si tratta di domande che attengono alla personalità dell’imputato e che, come tali, si possono fare. D’altra parte anche lei stesso ha fatto delle domande, non di quel tipo, ma di altro, attenenti alla personalità dell’imputato. Va bene. Faccia un’altra domanda, avvocato.
Avvocato: Un’ultima domanda, Presidente. Può sembrare strana, ma non lo è. Suo fratello, che le risulti signora, era… leggeva, era solito leggerle quotidiani il giorno, cioè il giornale? Oppure non è un buon lettore di giornali?
Maria Grazia Vanni: Ma che ne so, io non ero mica con lui. Questo un gliene so dire.
Avvocato: Io le faccio questa domanda, ora le spiego la motivazione. Perché fra le cose sequestrate a suo fratello c’è anche il giornale – risulta in atti – Il Messaggero di Roma, un articolo intitolato…
Presidente: Certamente avrà letto i giornali, perché? Non è mica analfabeta.
Avvocato: … intitolato “gli amici di merende”. No, c’è un giornale sequestrato in cui c’è scritto “di merende”, Il Messaggero di Roma. Ecco, io le chiedevo se era solito leggere quotidiani fiorentini, o quotidiani anche… non so, Il Messaggero, Il Corriere della Sera?
Maria Grazia Vanni: Non gli posso rispondere, io non lo so questo. So un po’ i’ che leggeva, unn’ero mica lì con lui.
Avvocato: Io le ho chiesto semplicemente se leggeva quotidiani fiorentini, se leggeva anche II Messaggero, se leggeva…
Maria Grazia Vanni: Non glielo so dire io.
Avvocato: Perché è stato sequestrato II Messaggero di Roma con sopra scritto…
Presidente: Avvocato, non lo sa, non lo sa. Quindi è inutile che spieghiamo cosa gli è stato sequestrato e cosa c’aveva.
Avvocato: Allora in questo caso chiedo scusa.
Presidente: Niente, per carità, non deve chiedere scusa a nessuno. Se non ci sono altre domande, può andare. Grazie, signora.
Maria Grazia Vanni: Ah, grazie.
Presidente: Allora, ci aggiorniamo a martedì…
P.M.: Sì, Presidente, chiedo scusa, solo un attimo per chiarire un punto. Io l’altro giorno, anzi l’udienza scorsa, ho depositato…
Presidente: Attenzione perché prende… ecco, brava, sì. Attenzione, eh.
P.M.: Se gli dà una mano anche lei.
Presidente: Anche lei, perché sennò non vorrei che cadesse la signora. Prego.
P.M.: Ho depositato i verbali relativi, ex 503, che avrei utilizzato nelle contestazioni da fare al signor Vanni. Io ho fatto riferimento anche a queste dichiarazioni che ora io cercavo di far chiarire alla signora. E sono dichiarazioni relative a fatti, relative a questo procedimento che ha avuto il signor Vanni in passato e che sono negli atti del P.M.. Volevo solo dire, e l’ho detto ora all’avvocato, che nel produrre ieri quegli atti, mi sono dimenticato, era un fascicolino a parte, quindi è una produzione che ho data per scontata, ma non ho in realtà fatto.
Presidente: Benissimo.
P.M.: La faccio la prossima volta. All’avvocato ci penso a dargliene copia.
Presidente: Benissimo. Bene. Allora, si va a martedì ore 09.00. Martedì che giorno è? Giorno 16. L’udienza è tolta.

12 Dicembre 1997 39° udienza processo Compagni di Merende

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