In un altro luogo, oltre a Sassovivo, si facevano riti satanici con incappucciati, messe nere, ragazze che dormivano con gli occhi aperti, zoo-erastia (cioè rapporti sessuali con animali) e abusi su minori anche con handicap: ed era la comunità “il Forteto” una vera e propria setta, con il guru, il vice guru, i soldati e tutti gli schemi classici di comportamento delle sette.
Andiamo a citare la mozione della commissione parlamentare sul forteto
“La Camera, premesso che:
ha suscitato scandalo e preoccupazione la tristemente famosa vicenda de «il Forteto», alla quale per trent’anni il tribunale dei minori di Firenze ha affidato i bambini in difficoltà;
già nel 1985, infatti, Fiesoli era stato condannato in via definitiva a due anni di carcere per atti di libidine violenta e corruzione di minorenne e maltrattamenti, ma ciononostante il tribunale per i minorenni ha proseguito con gli affidamenti di minori alla sua comunità;
nel 1979, proprio al rientro di Fiesoli in comunità dopo aver trascorso cinque mesi in carcere nell’ambito della prima inchiesta condotta a suo carico per abusi e maltrattamenti, il giudice Gian Paolo Meucci ha disposto l’affidamento allo stesso Fiesoli di un bambino di tre anni affetto da sindrome di down;
in una recente intervista il magistrato Piero Tony, presidente del tribunale per i minorenni di Firenze dal 1999 al 2006, con riferimento al caso dell’affidamento a Fiesoli del bambino down nel 1979, quando era appena uscito dal carcere, disposto dall’allora presidente del tribunale per i minorenni Giampaolo Meucci, ha affermato che «probabilmente fu possibile per l’imperare di quella cultura cattolica di sinistra, allora molto forte proprio a Firenze. Ma è anche altrettanto vero che Meucci e con lui buona parte dell’opinione pubblica non credette mai che la verità processuale uscita da quella vicenda corrispondesse alla verità reale»;
nel 2000 l’Italia è stata condannata al pagamento di duecento milioni di lire dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, in seguito all’accoglimento di un ricorso sull’affidamento di due fratelli al Forteto;
nella sentenza si rilevavano proprio le gravi anomalie negli affidamenti e i mancati controlli dei servizi sociali ma anche dopo di essa gli affidamenti sono proseguiti;
Cito dalla sentenza 13 luglio 2000 http://www.dirittiuomo.it/sentenza-13-luglio-2000?fbclid=IwAR3_fT2OMj5I1fHuYRF-_cLx9KX63C–JRTkcKJgCEYijeYGDMUaNBvIC9g
Corte Europea dei Diritti dell’Uomo CASO SCOZZARI e GIUNTA contro ITALIA
B. Elementi relativi alla comunità « Il Forteto »
31. Risulta dal fascicolo di causa che la cooperativa in questione fu oggetto, alla fine degli anni ‘70, di una inchiesta penale in relazione a tre dei suoi fondatori, per supposti atti di zoofilia e pedofilia commessi all’interno della cooperativa. Due di queste persone, L.R.F. ( Fiesoli) e L.G.(Luigi Goffred), furono arrestate, poi rimesse in libertà, ma , nondimeno rinviate a giudizio.
32. Con una sentenza della corte di appello di Firenze del 3 gennaio 1985, L.R.F. e L.G. furono condannati segnatamente per maltrattamenti e abusi sessuali su persone accolte nella comunità (essi furono, peraltro, prosciolti dagli altri capi di imputazione per insufficienza di prove). La corte di appello ritenne opportuno esaminare gli elementi a carico degli accusati alla luce del contesto del Forteto, dal quale risultava sia una istigazione da parte dei suoi responsabili alla rottura dei rapporti tra i bambini che erano affidati loro e i loro genitori biologici, sia una pratica diffusa di omosessualità. La corte dichiarò L.R.F. e L.G. colpevoli in particolare per i seguenti capi (la condanna si basava tra l’altro sulle testimonianze e sulle parziali confessioni degli imputati) :
– entrambi per avere maltrattato una ragazza handicappata di diciotto anni che aveva soggiornato per qualche giorno nella comunità, in particolare picchiandola più volte al giorno, insultandola anche in presenza di altre persone, impedendole di comunicare con l’esterno, umiliandola a causa delle sue caratteristiche fisiche; quanto a L.R.F., la corte stabilì anche che questi aveva sputato sul viso della ragazza e, per disprezzo, le aveva mostrato il suo organo sessuale ;
– L.R.F. anche per avere abusato sessualmente (atti di libidine violenti) di due handicappati mentali di sesso maschile, in una occasione in presenza di un tredicenne.
33. Il primo fu condannato ad una pena di due anni di reclusione e il secondo ad una pena di dieci mesi di reclusione . Comunque ottennero la condizionale e la sospensione dell’interdizione dai pubblici uffici. Inoltre furono amnistiati per il delitto di usurpazione di titolo , di cui erano stati accusati per essersi arrogati il titolo di psicologi diplomati presso le università di Berna e Zurigo.
34. Il loro ricorso in cassazione fu respinto l’ 8 maggio 1985.
35. Questi due uomini fanno sempre parte del personale che lavora per la cooperativa. Inoltre, uno dei due, L.R.F., ha preso parte alla riunione summenzionata dell’ 8 settembre 1997, al termine della quale i servizi sociali competenti raccomandarono al tribunale per i minorenni di Firenze di collocare i figli della prima ricorrente presso la comunità in questione. Secondo le ultime informazioni di cui dispone la Corte, L.R.F. ne sarebbe attualmente il presidente.
36. Si evince anche dal fascicolo di causa , in particolare da uno dei libri pubblicati sulla comunità (Ritratti di famiglia, Firenze, 1997), che alcune delle persone che lavorano nella comunità, o che vi sono accolte, provengono da famiglie con problemi e hanno subito nel loro passato violenze di natura pedofila.
37. A sostegno delle sue affermazioni, la prima ricorrente ha anche presentato varie testimonianze scritte: per iniziare quella di tre persone, che hanno declinato la loro identità, di cui rispettivamente la nipote, la sorella e la figlia erano state accolte, per diverse ragioni, nella comunità in causa. Di seguito alcuni estratti pertinenti.
38. Testimonianza n° 1 :
« (…) la ragazzina mi ha riconosciuto e mi si è avvicinata, un signore che si trovava al suo fianco l’ha bloccata, si è avvicinato a noi intimandoci di andare via (…). Sono andata al Forteto un’altra volta nel 1997 (…). Ho tentato più volte e ho sempre avuto delle risposte negative
39. Testimonianza n° 2 :
« (…) la ragazze che frequentavano Il Forteto erano denutrite e prostrate e mia sorella era una di loro ; quando è ritornata da sua madre, non parlava e le sue idee non si concatenavano ; con mia madre, abbiamo dovuto nutrirla con il cucchiaino per diversi mesi (…) ».
40. Testimonianza n° 3 :
« (…) nel maggio del 1991, una sera tardi in presenza di altri membri della famiglia, lei era così spaventata da non riuscire neppure a spiegare la situazione e non smetteva di dire che non voleva più tornare al Forteto. Questo ci fece capire che in quel momento stavano succedendo dei fatti gravi al Forteto. Ella dovette ritornarci perché essi la minacciavano (…). In passato è stata picchiata da (…) G. (…) L. (…) per non avere partecipato ad alcuni atti di violenza che lei rifiutava (…). Sono pronta a testimoniare davanti alla Corte europea. »
41. La parte ricorrente ha presentato anche altre due testimonianze scritte e firmate.
42. La prima di queste proveniva da una consigliera municipale di un paese della provincia. Questa persona ha affermato che il tutore dei bambini, che già conosceva e al quale si era rivolta per avere delle informazioni riguardanti il caso, le aveva consigliato di non immischiarsi. Peraltro, secondo la sua testimonianza, la stessa consigliera municipale fu invitata da L.R.F. a visitare la cooperativa a seguito dei dubbi che ella aveva espresso pubblicamente durante una manifestazione per la presentazione di uno dei libri pubblicati sulla comunità. Nonostante il desiderio, che aveva espresso più volte, di incontrare i bambini, questa possibilità le era stata costantemente rifiutata per vari motivi.
43. La seconda testimonianza proviene da due esperti nominati d’ufficio che lavorano per il tribunale per i minorenni di Firenze e che hanno seguito in parte il caso dei figli della prima ricorrente. Secondo questa testimonianza, questi due esperti, rispettivamente neurologo e psichiatra ed entrambi amministratori di un centro medico di terapia familiare ubicato a Firenze, avrebbero domandato al Forteto di permettere a degli stagisti del centro di frequentare o solo di visitare la comunità. A questa richiesta sarebbe stato sempre opposto un rifiuto per motivi che gli esperti in questione giudicano « assurdi » come, per esempio, il fatto che la comunità non è una struttura pubblica. Uno studente del centro, che frequentava un corso di formazione riconosciuto dalla Regione Toscana nel 1996-1997, era tuttavia riuscito a visitare la comunità durante i suoi studi. In questa occasione avrebbe saputo da un responsabile della comunità che le famiglie che avevano in affido i bambini non erano per forza le stesse che erano state designate formalmente dall’autorità giudiziaria.
44. La parte ricorrente si riferisce anche ad alcuni brani estratti da uno dei libri pubblicati sulla comunità (Il Forteto, Firenze, 1998).
45. Ella cita, tra gli altri, i seguenti brani a proposito della situazione problematica di alcuni adulti presenti nella casa:
« Quindi ciascuno decise di vivere con gli altri una esperienza comune che li arricchiva e che risolveva la povertà affettiva che l’aveva motivata » (p. 94). «Così ogni membro trovò e trova, realizzando questa esperienza, quel senso di appartenenza, di coesione e d’amore che altrove, nella famiglia di origine, gli è mancato. » (p. 95).
46. La parte ricorrente cita anche il brano seguente, che si riferisce alle autorità coinvolte nel procedimento penale diretto contro alcuni responsabili della comunità:
« Molti anni sono passati e il caso si è andato chiarendo man mano che si raccoglievano le prove delle macchinazioni ordite contro di loro, che ancora oggi sono conservate nella villa. Anche in quello manifestano uno spirito cristiano che, francamente, invidio. Oggi potrebbero facilmente iniziare una azione penale o di risarcimento anche nei confronti di alcuni magistrati, ma non lo fanno (…). In quel periodo, la magistratura tenne un comportamento scizzofrenico; mentre accusava il Forteto per il tramite della procura di Firenze, continuava ad affidare dei bambini a questa struttura per il tramite del tribunale dei minori. S (…) fu affidato a R (…) proprio in quel periodo. » (p. 31).
Questo è probabilmente il fascicolo Scozzari di cui parla Domenico Maria Rizzuto nel suo memoriale.
il 19 giugno 2015 il tribunale di Firenze ha inflitto pesanti pene a carico dei vertici, ispiratori e fondatori de «il Forteto», cooperativa agricola il processo si è concluso con le condanne alla reclusione di Rodolfo Fiesoli a 17 anni e mezzo, Luigi Goffredi a 8 anni, Daniela Tardani a 7 anni, Francesco Bacci a 3 anni e 6 mesi, Angela Maria Bocchino a 1 anno, Mariella Consorti a 3 anni e 6 mesi, Marida Giorgi a 1 anno, Silvano Montorsi a 3 anni e 6 mesi, Stefano Pezzati a 4 anni e 6 mesi, Gianni Romoli a 3 anni, Stefano Sarti a 3 anni, Elisabetta Sassi a 3 anni, Luigi Serpi a 4 anni e 6 mesi, Francesca Tardani a 3 anni e 6 mesi, Elena Maria Tempestini a 3 anni e 6 mesi, Mauro Vannucchi a 4 anni e 6 mesi;
dal processo è emerso il fatto che erano usuali e reiterati gli atti di violenza e di maltrattamenti ai danni dei bambini, garantiti dall’omertà e dal silenzio di chi conosceva i fatti, tra cui si segnalano particolarmente gli psichiatri e gli assistenti sociali, i quali hanno commesso ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo numerosissime disattenzioni;
appaiono particolarmente gravi, poi, l’appoggio entusiasta e i reiterati e generosi finanziamenti forniti dalle amministrazioni locali grazie ai quali la cooperativa agricola è divenuta una «potenza economica»;
Rodolfo Fiesoli, detto «il profeta», «capo spirituale della comunità», è il principale responsabile degli abusi sessuali e maltrattamenti perpetrati nella struttura. Daniela Tardani si è invece distinta, oltre che per maltrattamenti e violenza sessuale, anche per aver assistito agli abusi compiuti dal «profeta» su un ragazzo che era stato affidato con il pretesto risultato consueto di liberarlo dalla «materialità»;
https://documenti.camera.it/leg17/odg/assemblea/xhtml/2015/07/09/20150709.html
I tipi di abusi perpetrati al Forteto erano:
abusi sessuali: libidine violenta, corruzione di minorenne e atti osceni in luogo pubblico
abusi fisici: bambini e ragazzi picchiati con bastoni, zoccoli, sberle, ecc ecc
abusi psicologi: lavaggio del cervello finte accuse ai genitori naturali inculcate, per restare lì al Forteto, impedire in tutti i modi di rivedere i genitori naturali, costretti a lavorare isolati segregati, punizioni severe, umiliazioni pubbliche, sensi di colpa ecc , sfruttamento del lavoro anche minorile ( un ragazzino si è amputato un dito lavorando in campagna)
Cito dalla relazione finale: “Al fine della formazione e del consolidamento della ‘personalità collettiva Il Forteto’ sembrano concorrere le pratiche che stiamo per passare in rassegna le quali – dall’azzeramento di ogni tipo di privacy alla disincentivazione sistematica agli studi, dalle pubbliche umiliazioni ai ripetuti ‘chiarimenti’ – innescavano una sudditanza psicologica molto simile al plagio, o per lo meno al condizionamento. Spesso durante le audizioni abbiamo sentito utilizzare l’espressione “lavaggio del cervello”, quel brain-washing che fin dagli anni Sessanta del Novecento viene applicato tra l’altro nei processi di affiliazione delle sette religiose. E proprio con il termine di ‘setta’ molte testimonianze definiscono Il Forteto per via delle sue dinamiche interne. “
Dalla PRESENTAZIONE del LIBRO “SETTA DI STATO – IL CASO FORTETO”
https://www.youtube.com/watch?v=DKrkExzZTk8
A questa presentazione che in pratica è un sunto della vicenda parlano i presidenti della prima e seconda commissione regionale di inchiesta sul forteto, il presidente dell’associazione delle vittime, gli avvocati delle vittime, alcuni giornalisti ecc ecc
Il forteto viene definito un lager, gestito da una setta, il primo magistrato che decise gli affidi, cioè Meucci, malgrado le condanne, era molto influente e i magistrati che vennero dopo lui al tribunali dei minori non se la sentirono di sovvertire questa decisione: che faceva comodo a tutti, generando reddito. I bambini affidati al Forteto furono definiti “ vuoti a perdere” perché non li voleva proprio nessuno, provenivano da situazioni difficili delicate ed erano destinati nella vita a situazioni problematiche. Il Forteto era un trita-rogne in questo senso!
Un presidente sottolinea la paura che c’era nel denunciare il forteto: “chi tocca il forteto muore” . il potere di Fiesoli era ovviamente più forte con i deboli cioè con i famigliari dei bambini, che faceva accusare dai loro figli di reati mai fatti, (nel caso di Rizzuto ci fu una perquisizione per droga) e via via si affievoliva con i potenti, ma era in grado di decidere carriere, finanziamenti bancari, corrompeva con compravendite di beni immobili del forteto a vari politici con prezzi di favore ecc ecc. Magistrati, politici ecc andavano al Forteto a pranzare, facevano continue gite a cavallo, ricevevano doni: formaggi, salumi, olio, vino ecc ecc anche a domicilio. Lo stesso presidente della seconda commissione, sospetta la presenza di un grande vecchio, esterno al Forteto, molto potente, con interessi al forteto sia sui bambini, sia economici, inoltre sospetta che ci siano stati ricatti ai magistrati dei minori oltre ai regali, ai favori ecc ecc perchè altrimenti la cosa non si spiegherebbe.
Si fa presto a parlare di setta ma come si riconosce una setta, da un qualsiasi gruppo associativo? Aleteia ha stilato una lista con le caratteristiche della setta, che valgono per qualsiasi tipo di setta, religiosa, satanica, esoterica, o solo di sudditanza psicologica, come per il Forteto: sono 30 punti ne leggiamo solo 3 punti da qui: https://it.aleteia.org/2015/02/25/come-riconoscere-una-setta-leggete-il-questionario/
1 – Esiste un’organizzazione con struttura piramidale, con una catena di comando, subordinazione e obbedienza, con regole che devono essere rispettate e messe in pratica per non incorrere in una pena o in un’ammonizione.
2- È un gruppo totalizzante, che coinvolge quasi tutta la vita del membro.
3- Il leader del gruppo ha un alone speciale o una paternità/maternità nei confronti dei membri, che vedono in lui un rapporto con il divino.
Come afferma la psicologa Margaret T. Singer, i marines degli Stati Uniti non sono una setta, anche se molte di queste caratteristiche si applicano anche a loro, incluse punizioni fisiche molto severe, insulti, sottomissione e umiliazioni, violenza fisica, ecc., come parte dell’addestramento, come accade anche in altre forze speciali. Come sostiene questa esperta specializzata in sette, però, chi entra nei marines sa a cosa va incontro. Lo fa liberamente e se vuole ne esce. È questo per noi la chiave: la libertà, il libero arbitrio. La chiave di discernimento è la libertà. La libertà è il punto di contatto della ragione e della volontà, e per questo attraverso l’intendimento si delibera sui pro e i contro delle opzioni possibili, e dopo di ciò e attraverso il processo volitivo elettivo la volontà decide, illuminata dall’intelligenza e dal ragionamento; per questo entrambi – intendimento e volontà – sono collegate all’azione libera e sono chiavi per il nostro tema (S. Th., I, q. 83).
Purtroppo nessuno dei bambini del Forteto scelse di vivere con l’orco, e nessuno dei bambini poteva andarsene.
https://it.aleteia.org/2015/02/25/come-riconoscere-una-setta-leggete-il-questionario/
Chi sarà mai questo grande vecchio? Come vedremo Rizzuto farà alcuni nomi, ma non solo lui.
Si dice anche che un certo Giuseppe Malpica, era ed è, nel cda del Forteto ed è il fratello Riccardo Malpica nel 1980 fu vicecapo di gabinetto presso il Ministero dell’interno. Dal 1984 al 1987 è stato vicesegretario del CESIS. (organo di coordinamento dei servizi segreti italiani) Dal gennaio 1987 all’agosto 1991 fu direttore del SISDE, su proposta dell’allora Ministro dell’Interno Oscar Luigi Scalfaro. Negli anni 80 è stato ai vertici del potere occulto in Italia.
Condannato per vari reati legati ai fondi neri del sisde di 14 miliardi, non ha fatto un giorno di carcere ma poi assolto. I Malpica erano di Napoli, cosa ci facevano al Forteto. Anche per il Forteto flussi di soldi poco chiari perché i bilanci sono a matrioska tra Cooperativa, fondazione e associazione. ci sono finanziamenti pubblici per milioni di euro anche regionali. Ci sono legami con lega coop, e le feste dell’unità, il forteto esporta prodotti in 32 paesi ecc fatturato di milioni di euro. l’attuale presidente del Forteto è un uomo di lega coop, ma i dirigenti sono i vecchi caporali di Fiesoli tutti condannati ma reintegrati nel forteto, Renzi da presidente del consiglio, impedì l’inchiesta sul forteto, poi il pd voto contrò l’amozione della commissione per il commissariamento del forteto. https://www.forteto.it/it/
Mi ha colpito a proposito delle minacce per il forteto, la discussione tra Fioravanti e Lavorino dove si parla di altre minacce, ma simili.
Cito testuale Lavorino che scrive a Alessio Fioravanti parlando del padre Pietro :
“ Un avvocato scacciato dal cliente perché invece di fare la guerra a chi lo incastrava conviveva col nemico…. Questo avvocato si impaurì maggiormente quando gli picchiarono il figlio: capì il messaggio mafioso “Fatti i fatti tuoi”. Addirittura gli venne consegnata una videocassetta con balletti verdi che riprendevano un notissimo magistrato ….questo avvocato si impauri ancora di più perché minacciato… ed accettò il piatto di lenticchie. Addirittura questo avvocato leccò i piedi al magistrato con un pubblico messaggio post mortem del suddetto, come dire agli altri “State tranquilli, starò zitto”. Un avvocato che era ricattato e quando morì il “granduca” propalo’ un messaggio di servilismo misto a vigliaccheria assoluta.”
Questa è la lettera pubblica sulla Nazione di Pietro Fioravanti
Caro Piero Luigi
amico di sempre e solo avversario in aula. Volevi il “tu” ed eccoti servito… Ad un grande, come te, nulla si può negare… L’ultimo nostro incontro-fugace, ma intenso, fu prima dell’estate scorsa in viale dei Mille: un saluto e via. Era l’ultimo saluto tra un piccolo avvocato ed un grande uomo-magistrato. Tu non ci sei più… Ma nella mia vita professionale ed umana rimani sempre un faro di saggezza… Non puoi essere scomparso… Non è vero che non ci sei più… Non può essere e non è vero che non mi sento dire «Caro Pietro…», sei sempre vivo: una luce che non si può essere spenta per sempre! Sei troppo grande nella vita di tutti noi! Ti prego, continua ad illuminarci! La notte non è più notte se tu rimani con noi. Mi inchino al volere di Dio che ti ha richiamato a sè, ma tu aleggi ancora tra noi. Ti voglio bene caro Piero Luigi. Con l’affetto di sempre.
Un piccolo avvocato, Pietro Fioravanti
Dalle note dei carabinieri sulle indagini su Francesco Narducci https://www.mostrodifirenze.com/wp-content/uploads/2007/06/Nota-Carabinieri-27-giugno-2007.pdf
Sui balletti verdi c’è la testimonianza di Daniela Cappuccelli, infermiera che faceva orge e festini con Francesco Narducci e un suo collega il Morelli che definiva il Narducci un anormale, nei festini Il Narducci usava panna e miele e faceva le foto, e durante un incontro amoroso la donna rimase ad attenderlo un bel po’ perché:
“ Francesco era posizionato davanti allo specchio intento a pettinarsi (pg 341)i….”
La Capuccelli disse:
“si vociferava in ospedale che Francesco non disdegnasse partecipare ad incontri sessuali di gruppo, anche fuori regione. Ricordo che si parlava di “”balletti verdi”” per intendere incontri sessuali particolari” pg 339 note infor
Cosa sono i balletti verdi? La definizione deriva dalla congiunzione dei termini “balletti”, con il quale si indicavano gli scandali di natura sessuale, e “verdi”, perché il verde era il colore associato agli omosessuali, in quanto era il colore del garofano all’occhiello dello scrittore irlandese Oscar Wilde, a sua volta travolto da uno scandalo legato alla sua omosessualità nell’Inghilterra vittoriana.
In una intercettazione tra i due Spagnoli il Gianni cioè il suocero dice al fratello riguardo al Narducci
” Questo dava via il culo eh? Lo chiamavan la Duchessa del Lago”. pg 341:
cito dalla commissione regionale https://www.consiglio.regione.toscana.it/gruppi-politici/comunicati/comunicati_view?idc=&id=13444&legi=10
Il 21 marzo 2016 viene ascoltato Luciano Malatesta
“ Un’audizione che rileva Alberti evidenzia come, a detta della stessa sorella del Malatesta, avvenissero delle messe nere a cui parteciparono anche Vigna e Calamandrei, unitamente a bambini che lui ricollega ipoteticamente a quelli ospiti del Forteto.” “ Molti festini, vere e proprie orge precisa in Commissione Malatesta che videro protagonisti un gruppo di persone (definite una vera e propria banda), molto legate fra di loro.” “A suo avviso-sottolinea Alberti- riguardo alla vicenda del mostro, c’era un grosso ed articolato apparato di coperture, posizionato molto in alto.” “ Insomma-precisa il Consigliere- da questa testimonianza si evince come non sia assolutamente da scartarsi, come d’altronde dichiarato dall’ex capo della squadra antimostro, Michele Giuttari, una qualche e terribile relazione fra le due vicende.”
cito il memoriale Rizzuto dalle note informative
“Verso il 1994, ho cominciato a lavorare con l’Avv. Giovanni NOCENTINI di Borgo San Lorenzo che collaborava con l’Avv. Rosario Bevacqua, successivamente difensore di Pietro Pacciani. Già in quell’occasione io sentii a parlare de “il Forteto” dall’Avv. Rosario BEVACQUA, secondo cui questa struttura poteva ospitare i possibili mandanti dei delitti del “Mostro di Firenze” ed era ubicata in una località dalla quale si poteva facilmente accedere ai vari luoghi dei delitti. Infatti, ad esempio, da Calenzano si raggiunge agevolmente e rapidamente “Il Forteto” attraverso la Strada delle Croci che non è segnata nelle cartine geografiche. Aggiungo che “il Forteto” è a un passo da San Piero a Sieve da cui fu mandato il lembo di seno alla Dr.ssa Della Monica, dopo l’ultimo delitto degli Scopeti (aggiungo che il Forteto è molto vicino alla boschetta di Vicchio) …Ne sentii parlare dall’Avv. FIORAVANTI nel 1997 – 1998 quando il legale disse che il delitto NARDUCCI era chiaramente ricollegabile ai duplici omicidi del “Mostro di Firenze”. Poiché me lo chiede le dico che non ho sentito fare allusioni alla custodia, da parte del NARDUCCI, dei reperti femminili delle vittime dei duplici omicidi, reperti che venivano utilizzati nei rituali del Forteto che mettevano insieme il buddismo con il culto di Iside. Poiché me lo chiede le dico che nel 1985 la setta rischiò di restare scoperta, non solo per la morte del NARDUCCI, ma anche per l’arresto del presidente e del vice presidente del Forteto Aggiungo anche che, nella Sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo, a cui ho fatto riferimento questa mattina, alcuni bambini, divenuti oggi maggiorenni, hanno riferito che ai festini partecipavano persone che giungevano al Forteto a bordo di auto apparentemente private ma con il lampeggiante mobile.”
Ci sono le prostitute, Ghiribelli e Pellecchia che hanno confermato il giro tra Indovino, la Sfacciata e Forteto: il fratello di Indovino Sebastiano e Marisa di Massa portavano i bambini dal forteto e dalla Garfagnana alla sfacciata (gides) i festini con i minori anche al cimitero
https://insufficienzadiprove.blogspot.com/2009/04/gabriella-ghiribelli-seconda-parte.html
Cito il generale dei carabinieri Antonio Colletti sempre dalle note informative https://www.mostrodifirenze.com/2004/08/31/31-agosto-2004-testimonianza-di-antonio-colletti/
“Ricordo che qualcuno nel corso delle indagini mi indicò il professor Francesco Narducci come il “capo” di un gruppo di persone coinvolte nella vicenda cd. mostro di Firenze. Non ricordo se mi venne detto che era proprio il “capo” oppure colui che materialmente eseguiva le mutilazioni…… sicuramente la notizia mi fu data da una persona che io conoscevo come fonte confidenziale perché all’epoca avevo a disposizione una buona rete di informatori. Potrebbe essere stato anche un militare dipendente o non dipendente a darmi la notizia che comunque – mi sembrò degna di essere verificata ed approfondita tanto che interessai, mi sembra, il maresciallo Maglionico che, probabilmente raccolse le notizie di cui all’appunto. Nessuno mi dette mai l’incarico preciso di svolgere indagini in merito. all’epoca feci presente all’allora Comandante della Legione Carabinieri di Perugia, Colonnello Giuseppe Vecchio, ora deceduto, ed al Procuratore Generale, mi pare Dr. Marco DI MARCO, credo anch’egli deceduto, che, quale Comandante dell’allora Nucleo di P.G. Carabinieri di Perugia, essendo venuto a conoscenza di notizie degne di approfondimento della vicenda “Mostro di Firenze”, era mia intenzione svolgere delle indagini più approfondite. Questo mi fu sempre precluso, poichè mi fu detto che del “caso Narducci” si stava già interessando l’Arma Territoriale. Nonostante ciò, io insistetti più volte, sia verso i miei superiori diretti che verso il Procuratore Generale dell’epoca, dal quale dipendevo funzionalmente, per svolgere indagini in tal senso, ma nonostante le mie insistenze, ciò mio veniva sempre precluso adducendo quanto sopra detto.”
Un informatore dei servizi segreti, gestito direttamente dal colonnello dei carabinieri di Perugia Antonio Colletti era riuscito ad infiltrarsi e a conoscere alcuni adepti della setta che operava all’interno del Forteto. Il suo nome è Domenico Maria Rizzuto!
Cito Mignini Da (1 min 00 52 00) https://www.youtube.com/watch?v=Cs2zkkIAYAc
“ il colonnello dei carabinieri Antonio Colletti (dopo la morte di Francesco Narducci) si recò dal procuratore generale De Marco per dirgli: eccellenza ho una fonte …questa vicenda è legata ad un gruppo di personaggi in cui emerge questo medico (Francesco Narducci) hanno forti coperture istituzionali, mi faccia indagare…No non si preoccupi (rispose De Marco) ci pensa l’altra aliquota”
L’altra aliquota era capitanata da Francesco Di Carlo presente sul pontile di Santarcangelo nella vergognosa messa in scena dello scambio di cadavere: di fatto mai indagò sulla setta!
Quindi il povero Domenico Maria Rizzuto, ormai senza la copertura di Colletti, scrisse nel 2002 un memoriale sul forteto e lo mandò ai carabinieri: dopo due giorni fu perquisito: gli trovarono della droga in un capannone della sua associazione “progetto futura” fu arrestato e condannato e finì in carcere in quanto pregiudicato. Anche un altro collaboratore dei servizi, il Gianfranco Mandelli, fece la stessa fine, come il Rizzuto accusava PLV.
Dal carcere il Rizzuto scrisse un altro memoriale nel 2005, che è pubblico
DOMENICO MARIA RIZZUTO
MEMORIA DESCRITTIVA DEI FATTI IN NARRAZIONE, PER LA COMPETENZA DEL SOSTITUTO PROCURATORE DELLA REPUBBLICA DI PERUGIA, DOTTOR GIULIANO MIGNINI.
Io sottoscritto Domenico Maria Rizzuto, attualmente recluso nel carcere di Lauro (Avellino), dichiaro quanto segue.
Già prima del 2001, anno in cui fondai l’associazione denominata “Progetto Futura”, avente come scopo quello di appoggiare le indagini difensive in forza della legge sul “giusto processo”, avevo collaborato con gli avvocati Bevacqua e Fioravanti per le vicende relative a Pietro Pacciani, del quale erano i difensori, essendo costui accusato di essere stato l’autore dei duplici delitti attribuiti al cosiddetto mostro di Firenze.
Dell’ingerenza massonica in tali tristi eventi, me ne accorsi quasi subito.
Lorenzo Bargellini, “boss” dei centri sociali fiorentini, a capo del movimento di lotta per la casa, del centro sociale autogestito “ex emerson”, mi accompagnava spesso quando andavo a portare al Bevacqua le conclusioni investigative cui giungevo via via, in relazione alle indagini cui erano interessati i due difensori di Pacciani.
L’avvocato Bevacqua (padre), manteneva nel frattempo costanti rapporti con un losco individuo: l’avv. Nocentini, abitante a Borgo San Lorenzo, e col quale avevo anche io lavorato con mansioni di segretario.
Il Nocentini era alcolizzato (come lo ero anch’io all’epoca), e frequentava un luogo denominato “Il Forteto”, struttura di cui spiegherò meglio in seguito. Ricordo che il Nocentini, presentandomi a Bevacqua, gli raccontò delle mie capacità investigative, ma soprattutto dell’esperienza che avevo in materia di sette sataniche, essendomi imbattuto in passato, in un’indagine di tal genere a Bergamo.
Anche il figlio dell’avvocato Bevacqua, Massimo, mi chiese di collaborare con lui. Fu in quel periodo che mi accorsi, dovendomi documentare anche a riguardo del comportamento di una certa stampa, sul “caso Pacciani”, della strana attività che svolgeva il quotidiano “La Nazione di Firenze”: notai che le notizie erano distorte, e palesemente strumentali, scrivevano tutto ma anche il contrario, come se fossero al servizio di poteri occulti, che in seguito riconobbi nella massoneria. Colui che sembrava l’esperto sul mostro, era Mario Spezi, il quale, pur non essendo il direttore del giornale, determinava la linea del giornale, e anche molta soggezione nei colleghi.
Nel 2001, appena si costituì “Progetto Futura”, chiese il nostro aiuto, tale Dorina Scozzari, la quale tramite Futsum Amare Futsum Berhame, cittadino eritreo nonché socio di “Progetto Futura”, (attualmente abitante in via corelli n°4 a Firenze, lavora all’hotel Fiorentino, in prossimità della stazione ferroviaria di Santa Maria Novella), ci incaricò di effettuare indagini difensive su di un luogo situato nel Mugello, fra Vicchio e Dicomano, denominato “Il Forteto”: cooperativa che produce latticini ed altri prodotti tipici.

Dorina Scozzari, abitante in Belgio, a Thies de Forcy, visitava periodicamente questo luogo, presso cui vengono affidati dal Tribunale dei Minori di Firenze, bambini ed adolescenti, per le più svariate motivazioni. In questa cooperativa, affluiscono anche ex tossicodipendenti, malati di mente o ritardati, in una sorta di stranissima aggregazione: infatti tutti coloro che vi fanno riferimento sono Buddisti.
E’ questa un’aggregazione molto forte nella zona, e che addirittura trova come sede nazionale il “Kaikan” di Firenze in via di Bellaggio.
“Il Forteto” assunse ai miei occhi fin dall’inizio contorni molto inquietanti. Infatti i minori non potevano essere visti da alcun estraneo, neppure dai clienti che si recavano lì semplicemente per acquistare prodotti agricoli, e non si poteva vedere neanche l’edificio dove i ragazzi erano segregati. Collaboratore de “Il Forteto” (in cosa?) un certo Mauro Sarti, della zona, e capo settore dei buddisti. Mi servii di lui per infiltrarmi ed entrare all’interno della struttura. Rischiai veramente di essere fatto a pezzi, e devo confessare di aver provato un’indegna paura li dentro.
E’ bene ribadire con forza, che all’interno de “Il Forteto”, si sono perpetuati per anni, riti esoterico massonici, ed è sconcertante il fatto che i bambini continuino ad essere lì affidati da “magistrati – massoni”, nonostante che il Presidente e il suo vice, siano stati condannati in via definitiva, per abusi sessuali compiuti con animali e pedofilia. Penso sia necessario far osservare una serie di circostanze che non ritengo affatto casuali, bensì tutte riconducibili alla stessa data: il 1985. Infatti nel 1985 furono arrestati Fiesoli e Goffredo, responsabili de “Il Forteto”, ma fu ucciso anche Francesco Narducci, ed il mostro di Firenze smise di colpire, almeno nei dintorni di Firenze, e con quelle modalità. Questi eventi sono strettamente legati fra di loro: la Loggia massonica in quel periodo rischiò d’essere scoperta, e solo apparentemente cessarono i rituali (continuando altrove), ma si rese comunque necessario eliminare il testimone che avrebbe potuto mettere a repentaglio la sicurezza dell’intera Cupola Massonica che operava all’interno de “Il Forteto”. Francesco Narducci doveva essere ucciso. La sua morte sembrò risolvere ogni problema. Il pericolo si ripresentò quando noi di “Progetto Futura”, essendoci spinti troppo in là, eravamo giunti a un passo dallo scoperchiare tutto. Ma tutto cosa? La verità è che questa Loggia massonico-esoterica, vedeva e vede ancor oggi al proprio interno tanti di quei nomi illustri da far impallidire chiunque: gente irreprensibile di giorno che si trasformano in mostri di notte. Quando si riunivano a “Il Forteto”, effettuavano riti esoterici, conditi di orge omosessuali, zoofile e pedofile, e forse erano interessati per questi cerimoniali a prendere i feticci delle vittime, quando il mostro uccideva, e sconvolto dopo il delitto, andava a rifugiarsi nel “Il Forteto”. Poi magari lo facevano ritrovare ubriaco da qualche parte, come se avesse passato la notte in macchina. Nelle nostre ricerche, spesso chiedevamo notizie alla gente che aveva vissuto da vicino i delitti del mostro, e più di una volta ci era capitato di ascoltare qualche allusione su Mario Spezi, perché nessuno si spiegava come mai fosse sempre il primo giornalista ad arrivare sul luogo dei delitti. All’epoca non feci caso a queste allusioni tipiche dei toscani, pensai che Spezi fosse ammanicato con qualche fonte giudiziaria che lo avvertiva prima degli altri, ma quando ho letto il sito della signora Carlizzi, molti dubbi mi si sono chiariti, e quellevvoci hanno assunto per me un significato diverso dai pettegolezzi di provincia. Ma torniamo al comportamento del mostro. Il fatto che il più delle volte uccidesse nei giorni prefestivi o di festa, consentiva all’assassino delle coppie di trovare presso “Il Forteto” dove si rifugiava, i pedofili eccellenti, i quali sostavano lì approfittando della vacanza, in modo da non insospettire nessuno, essendo quella una cooperativa agricola, ove si poteva giocare a carte e bersi un buon bicchiere di vino. Potrei scendere in dettagli precisi, ma allo stato attuale, trovandomi recluso, rischierei di vanificare le prove, né me la sento, senza le necessarie protezioni, di svelare l’identità delle mie fonti: non posso far rischiare coloro che mi hanno aiutato, e magari far loro subire le stesse intimidazioni che sto subendo io. Chi mi conosce da molti anni sa cosa dico, ma io pago in prima persona, per tutti. Devo fare anche molta attenzione a non essere ammazzato, anche se ritengo che l’evenienza sarebbe in questo momento un boomerang per questa gente: le prove, sono ben nascoste, e loro lo sanno. Il telefono di “Progetto Futura”, da quando si rivolse a noi Dorina Scozzari, era sfacciatamente sotto controllo, e mai nessuno, neanche per il processo, si è azzardato a tirare fuori le intercettazioni telefoniche, a riprova dell’abuso in tale iniziativa.
Dorina Scozzari aveva ragione: presso ”Il Forteto” si perpetuavano allegramente abusi sessuali sui minori. Il fascicolo che poi mi verrà sequestrato il 28.02.2002, di cui al processo nelle mani dell’avv. Pantalone, contiene lettere scritte di proprio pugno dalla Scozzari, dove la stessa ben descrive i racconti che gli venivano fatti ormai da anni, dai bambini “detenuti” in quel posto. I flash delle macchine fotografiche e da presa, (fanno anche i filmini), i continui riferimenti ad un santone e la paura, i lividi, gli abusi sessuali descritti dai bimbi. La Comunità Europea ne è perfettamente al corrente, continua a denunciare, ma appena arriva alla magistratura toscana, tutto si insabbia. La Scozzari mi fornì anche di due sentenze della Corte di Cassazione che condannano il Presidente ed il suo vice de “Il Forteto”, per atti di pedofilia, legati a riti esoterici perpetuati anche con animali. Non solo. Sconcertante è apprendere che nell’assetto societario della cooperativa compaiono diversi magistrati, di cui ben tre del Tribunale dei Minori di Firenze. Costoro non possono non sapere delle vicende giudiziarie di Goffredo e del suo degno compare Fiesoli. La Scozzari raccontava di essere stata addirittura schiaffeggiata nell’ufficio d’un magistrato all’interno del Tribunale dei Minori di Firenze, dove andava a denunciare l’accaduto, e dove veniva zittita e minacciata proprio dagli stessi magistrati. Lei gli sventolava in faccia le sentenze di Cassazione, riceveva in cambio minacce di morte…non è cosa nuova. Tale ispettore Vincenzo Del Prete (è agli atti del 3151/02), minacciò in tipico stile mafioso, anche uno degli avvocati di “Progetto Futura”, Federico Ceccarelli: per avere denunciato questo fatto, io fui accusato di calunnia!!! La mia querela con tanto di registrazione telefonica, venne poi archiviata dal PM Suchan. Del Prete, non potendo minacciare me, minacciò il Ceccarelli, figlio d’un generale dei carabinieri, il quale avrebbe dovuto presenziare alla mia testimonianza contro gli sbirri dell’Ufficio Stranieri della Questura di Firenze: la testimonianza fu ugualmente resa il 20 e 21 luglio 2001, ma Ceccarelli, pesantemente intimidito, non si presentò.
Mediante serrati appostamenti, e grazie alle informazioni prese con molta cautela, da confidenze di ex frequentatori de “Il Forteto”, mezzi “pentiti”, benché terrorizzati al punto di non sbottonarsi più di tanto, ebbi modo di accertare che in quel posto si radunava gente ad altissimo livello, tutti protetti dalle forze dell’ordine, tanto che in determinate ore, e in un determinato giorno, “Il Forteto” diveniva letteralmente inavvicinabile. Chi sono i frequentatori? (nota i nomi citati non è detto che fossero implicati nella setta ma frequentavo il forteto.) Sono i Rosselli Del Turco, il “sig.” Gianfranco Cappelli, gli Antinori, il magistrato Carisiviglia, Gip del Tribunale di Firenze, il famoso Pm Canessa., (saldamente titolare dell’inchiesta sul mostro) . Ma anche l’ex Procuratore Pier Luigi Vigna, e l’ex Procuratore Generale Piero Toni, attualmente Presidente del Tribunale dei Minori di Firenze. Altri personaggi ben noti frequentavano “Il Forteto”, come Maurizio Costanzo, e lo scrittore Bevilacqua. Il Costanzo e la moglie Maria De Filippi, qualche anno fa adottarono un figlio: come e grazie a chi? Le frequentazioni di questi signori, da me verificate, corrispondevano nei tempi e nei contenuti, con le dichiarazioni della Scozzari: a costei i bambini raccontavano puntualmente di riti esoterici, di “persone che riuniscono” per delle “specie di messe” durante le quali subivano violenze di tutti i generi. I bambini riferivano di aver visto anche “del sangue” e “giovani donne che dormono, ma con gli occhi aperti” . Nel contesto de “Il Forteto” dunque, maturarono grazie ad un fitto intreccio di complicità, oltre i duplici delitti compiuti dal mostro, anche l’omicidio di Francesco Narducci e Pietro Pacciani. Pacciani era natio di quei luoghi, e spesso ci tornava nei suoi giri per le campagne intorno a Firenze, e in quel posto trovava quanto gli serviva, cose pornografiche, ma anche medicine, e si scambiava favori con la gente di lì, mentre spiava tutto ciò che poteva fare alzare il prezzo del suo silenzio. Del medico perugino se ne parlava, ma non come autore dei delitti, bensì il nome Narducci si inseriva piuttosto nel gruppo dei massoni deviati e pedofili, comodi in quel posto in quanto medici, e perciò in grado di intervenire in situazioni tali che non potevano accedere in un ospedale senza destare seri sospetti. Così si frequentavano persone che ci tenevano a non essere schedati, come malati di mente, o alcolisti noti professionisti come Mario Spezi, il quale non si è mai capito come riuscisse a mantenere il posto a La Nazione, nonostante tutti sapessero che era un alcolista in fase avanzatissima. Ma lo stesso posto nascondeva anche latitanti, perfino del clan dei sardi. Mario Spezi conobbe Francesco Narducci, a “Il Forteto”, e questo mi fu confermato da uno dei due che potrebbero diventare “pentiti”, avendo loro stessi fatto parte della setta e visto tutti in faccia, ed essendo riusciti a dileguarsi per miracolo. Ciò non toglie che io non sappia dove si trovino, ma come ho già detto, non posso tradire e mettere in pericolo, le persone che mi documentarono su quanto avveniva in quel posto, dandomi i suggerimenti per verificare io stesso. Lo Stato, se è intenzionato a porre fine a questa vergognosa situazione, deve prima proteggere chi collabora con la giustizia. Il Narducci gastroenterologo consigliava cure, procurava farmaci, evitando così a persone come Spezi, di esporsi con ricette che avrebbero svelato la sua dipendenza dall’alcol. Evitare questa umiliazione, per chi come me è stato alcolista, è molto importante. Narducci, che però frequentava quel luogo solo per orge e devianze sessuali, scoprì che anche altri partecipavano invece ai rituali che ho descritto prima, e cercò di capire cosa veramente fosse “Il Forteto”, anzi mi fu detto che allertò un amico poliziotto, e così venne a sapere che il mostro di cui si sospettava era proprio Spezi, e scoprì anche che i suoi stessi parenti, padre e fratello ginecologi, non erano estranei a questa associazione criminale. Narducci voleva denunciare tutto, ma aveva paura, si sentiva minacciato, ed era ossessionato dal fatto che avrebbero gettato i sospetti su di lui, avendo egli stesso sentito molte voci sul proprio conto. Alla fine preferirono ammazzarlo, mi dissero che lo avevano fatto ritrovare incaprettato, per dare un avvertimento mafioso a chiunque avesse parlato. Compresi che questo poteva essere vero solo quando lessi sui giornali dell’ipotesi del doppio cadavere. La riesumazione dimostrò infatti che il cadavere di Narducci non aveva acqua nei polmoni e che la morte fu causata da strangolamento. A “Il Forteto” era facile uccidere e procurare anche un cadavere da sostituire a quello vero, visto che nella cooperativa lavorano anche persone bisognose, o stranieri, o soli al mondo, gente di cui nessuno reclama la scomparsa. Tanto più che dispongono di manovalanza mafiosa, a vari livelli. A tale proposito io stesso sono a conoscenza di una rete di mafiosi siciliani, trapiantati in Toscana, che si minacciano, ricattano, ed hanno messo in atto, su commissione, gli omicidi ben congegnati di Pacciani e di Narducci. Pacciani e Narducci sono stati uccisi perchè sapevano. So anche che la famiglia di Narducci e anche la famiglia della moglie, Francesca Spagnoli, erano massoni nella potente Loggia Bellucci, il cui Gran Maestro, Mario Bellucci, comandò all’allora Procuratore Capo Restivo, di non fare l’autopsia e di occultare il cadavere, in attesa di collocare il vero Narducci nella bara, appena sarebbe stato fugato il rischio di qualche verifica. Il Questore di Perugia, Trio, che conosceva questa realtà, garantì che tutto si sarebbe svolto sotto il suo personale controllo, e per questo accompagnò il feretro salendo sul carro funebre, proprio come recentemente si è letto sui giornali. Tutte queste persone, sono anche inglobate nella rete di pedofilia, una rete molto presente anche tra Foligno e Perugia, e per questo sono ricattabili dagli stessi responsabili de “Il Forteto”, Rodolfo Fiesoli e Goffredo Luigi. Mario Spezi, anche lui ricatta indirettamente Restivo e Bellucci, in un libro che ha scritto, intitolato “Il Passo dell’Orco” proprio mettendo in relazione il caso Chiatti con il mostro, come dire se toccate me, io tiro fuori voi. Nessun altro prima di Spezi aveva sospettato qualcosa in comune tra mostro e pedofili. Un altro fatto sconcertante è constatare che Pierluigi Chiatti è detenuto nel carcere di Sollicciano, indice che anche lui conosce molto di più di quello che ebbe a confessare, ma che contestualmente viene tenuto sotto controllo dai magistrati della Loggia massonica, con la detenzione a Firenze, territorio su cui sono competenti. In proposito devo spiegare, che la detenzione di Chiatti a Firenze non è un caso isolato: infatti nell’ottica del controllo della Massoneria, anche Fabio Savi, un componente della “uno bianca” è stato detenuto a Sollicciano, e poiché niente accade per caso, nel processo a “Progetto Futura”, compare anche la testimonianza di tale dott. Carlo Buono.
Interrompo la lettura del memoriale Rizzuto per citare la recensione del lIbro “Il passo dell’orco” di Mario Spezi dal blog di Dr Parker https://doctor-parker.blogspot.com/2020/09/il-passo-dellorco-mario-spezi.html
Spezi ambienta la storia all’interno degli eventi del mostro di Foligno: dal rapimento e uccisione dei due bambini, fino all’arresto del telefonista e dell’autore dei delitti. Il protagonista è il giornalista Marco Randi, che impegnato nelle indagini di Foligno si rende conto di come le indagini della polizia siano lontane dalla scoperta della verità. Le vicende si intrecciano con la risoluzione del caso del mostro di Firenze che vede lo stesso Randi impegnato assieme al collega statunitense Lincoln. La soluzione di Spezi al caso di Firenze sarà ripresa successivamente in “Dolci colline di sangue” e vede protagonista il figlio di un personaggio della comunità sarda. Mentre per il caso di Foligno i delitti sono legati alla pedofilia, che si è sviluppata a partire da un istituto per bambini orfani. (aggiungo io nel 2004 scriverà: Le sette di Satana – Cronache dall’Inferno, Sonzogno, ISBN 978-88-454-1203-5)
Le analogie tra il thriller e la realtà sono le seguenti:
Marco Randi = Mario Spezi /Santa Croce = Foligno / il collezionista = mostro di Firenze / l’orco = mostro di Foligno / Mugnai = Vinci / Lincoln = Preston / Mercurio = La Nazione (aggiungo io istituto per orfani /Forteto)
La trattoria “Da Baffo” esiste realmente ma si trova nei pressi della cassetta delle lettere di San Piero a Sieve utilizzata dal mostro di Firenze per la spedizione della lettera del 1985.
Altro particolare: le date dei delitti del mostro di Firenze sono posticipate di 10 anni (1968 -> 1978, ecc…).
Ritorniamo ora alla lettura del memoriale Rizzuto.
Raccapricciante pensare che Buono, diplomaticamente collocato come Capo della Mobile a Bologna, perché la “uno bianca” ce l’aveva praticamente nel suo reparto, viene trasferito a Firenze, stessa città in cui è detenuto Savi. L’intreccio è ancora più perverso di quanto possa sembrare. Contemporaneamente, sempre a Sollicciano, erano detenuti i fratelli Cavallaro (nella stessa sezione di Savi, la 13), difesi dal fiorentino avv. Luca Cianferoni, grande amico e collaboratore dell’avvocato Fioravanti, il quale spesso “firma” per suo conto anche i ricorsi per Cassazione. L’avvocato Cianfaroni è anche il legale di Totò Riina (…vedi intreccio fra massoneria e mafia…comprensivo delle bombe inspiegabilmente messe a Firenze).
Mario Spezi, conosce assai bene l’avvocato Cianfaroni, al quale non manca modo, sotto la copertura di avvocato, di contattare delinquenti mafiosi disponibili ad uccidere su commissione, come accadde nel 1985 per Francesco Narducci. La cosca di questa manovalanza si inquadra nei soggetti Cavataio-Sutera-Cavallaro, fedelissimi costoro di Totò Riina. Naturalmente Spezi sapeva come rivolgersi ai componenti massoni, contestualmente magistrati, aderenti alla Loggia responsabile delle “riunioni” presso “Il Forteto”. Ripercussioni di questi eventi, si sono avute anche nel 2002, essendosi adoperato il Cianferoni in qualità di mediatore fra la cosca ed i magistrati massoni, allorquando fu riaperto il “Caso Narducci” e ripresero le indagini sulle cause della sua morte. Da sottolineare in questo contesto, che i fratelli Cavallaro, proprio nel 2002, furono assolti dalla Corte d’Appello di Firenze, da reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico internazionale di stupefacenti ed altro. E naturalmente il loro difensore, fu appunto Luca Cianferoni.
Mario Spezi dunque, sapeva quali magistrati e poliziotti frequentavano “Il Forteto”, essendo egli stesso frequentatore di quel luogo, insieme ad altri due giornalisti de La Nazione, (Caroppo e Contraffatto). In verità questi poliziotti, ma anche altri, avevano sospettato che il mostro fosse Spezi, ma tacquero temendo di essere a loro volta ricattati. In definitiva, sia loro che lo stesso Spezi erano protetti dalla stessa Loggia massonica.
Un altro personaggio coinvolto in queste attività di pedofilia, orge e traffico di minorenni era il farmacista di San Casciano, Calamandrei, ma anche lui ben protetto, nonostante sul suo conto girassero voci per nulla rassicuranti per i suoi sporchi vizi. Fioravanti e Bevacqua sapevano tutto quello che avveniva a “Il Forteto”, e non avendo il coraggio di denunciarlo, pretesero l’assoluzione di Pacciani, ma sapendo della presenza anche di personaggi mafiosi, fecero esporre come nuovo avvocato, Nino Marazzita, il quale utilizzò forti agganci con i servizi segreti. L’ex Procuratore V. sapeva che Spezi e Narducci si conoscevano, e per questo subito dopo la morte di quest’ultimo, di persona si precipitò a Perugia, preoccupato che Narducci avesse lasciato qualche traccia col rischio di smascherare tutta questa realtà.
Spesso l’avvocato Fioravanti si lasciava scappare particolari preziosi, dai quali era evidente che Pacciani sapeva e si faceva pagare il silenzio. Come pure anche Suor Elisabetta svolse un ruolo di importanza capillare, convincendo Pacciani a tacere, e inducendogli la paura che lo avrebbero ammazzato. Inoltre, suor Elisabetta, facendo volontariato, era assiduamente presente nel carcere di Sollicciano, ed in un determinato periodo, divenne il fulcro delle confessioni anche di Savi, di Chiatti ed altri personaggi che ruotano a vario titolo intorno alla vicenda: un esempio è Claudio Casamassima, amico intimo di Gianfranco Cappelli, nella sezione 13, come Cavallaro e Savi.
Nota (il pm Giuliano Mignini accusò Mario Spezi e Francesco Calamandrei di essere i mandanti dell’omicidio di Francesco Narducci)
Vale la pena a questo punto, di identificare chi è il sig. Gianfranco Cappelli. E’ un “Gran Maestro” anche lui, e a Firenze tutti lo sanno. Il Cappelli svolge la sua attività, in via Ponte Rosso a Firenze, aiutato da una segretaria brasiliana (vedi avenida questa senora de Copocabana a Rio de Janeiro) che a tutt’oggi gli organizza e pianifica viaggi in quella terra a scopo di pedofilia. Iscritto alla medesima Loggia, anche il Questore di Firenze dell’epoca, Forleo condannato a sette anni per un inspiegabile omicidio d’un contrabbandiere in Puglia. Perché, cosa poteva fare un contrabbandiere pugliese? Bene, “trattava” anche carne umana proveniente dall’Albania, giovani donne e bambini…sapeva troppo, sapeva che lo “sbirro” faceva parte d’una “non meglio precisata” organizzazione le cui giovani vittime, venivano smistate al mercato della prostituzione…ma anche utilizzate per sacrifici umani, in Toscana. Scoppiato lo scandalo, Forleo si fece trasferire come questore a Firenze, ove l’organizzazione gli avrebbe garantito l’impunità. Qualcosa però non andò per il verso giusto, e il Tribunale di Bari lo condannò. A Monzuno fra Firenze e Bologna, in un Night Club, alcune deportate dallo scafista, furono avvicinate e fatte parlare. Così si scoprì che l’organizzazione aveva ramificazioni e “mandanti” proprio a Firenze, e a far da tramite figuravano diversi altri poliziotti, fra i quali spiccava il nome dell’ispettore Zanca, già coinvolto nel processo a “Progetto Futura”, proprio per traffico di permessi di soggiorno ed altro, a danno di cittadine immigrate. Il soggetto dovrà anche deporre nel processo a mio carico per calunnia, nel quale io sono difeso dall’avvocato Paola Pantalone, e i poliziotti, parti civili, dall’avvocato Fioravanti e Bevacqua. Aggiungo che le ricerche che mi furono commissionate da Dorina Scozzari, mi portarono a scoprire nell’ambito di questa Loggia massonica, l’esistenza di ben tre livelli: una manovalanza costituita da persone aventi scarsa cultura, ma vitali sull’ordine pratico, Pacciani, Vanni, Lotti, ma anche altri, tutta gente che sapeva bene dell’esistenza della setta, così come sapeva che tale setta perpetuava abusi sessuali su minori. Ci si ricordi di Pacciani, il quale non solo abusava delle proprie figlie, ma consentiva che altri ne abusassero, come ad esempio Gianfranco Cappelli. Un secondo livello è costituito da investigatori in divisa e giornalisti, i quali con un occhio controllavano la manovalanza e con l’altro erano pronti a ricattare il livello superiore. Del terzo livello, fanno parte i capi della Loggia massonica, tra i quali anche Gianfranco Cappelli, e naturalmente i magistrati di cui sopra.
Nota ( Rizzuto cita un certo Gianfranco Cappelli, che produceva vini a Greve in Chianti o per lo meno aveva lì la sua cantina, mentre l’ufficio era a Firenze. Era un noto massone e aveva un ingrosso di stoffe in Firenze loc. Ponte Rosso, con l’insegna “American Agency”. Mentre Paolo Capelli citato da Luciano Malatesta come il bambino che partecipava ai festini da Indovino, appartiene ad una famiglia di Sambuca che aveva uno stabilimento di lavorazioni marmi)
In pratica, seguendo il percorso indicatomi da Dorina Scozzari, mi ero imbattuto nelle identiche situazioni cui era forse arrivato Giuttari alla fine del 2001, quando però si capì che l’inchiesta si era improvvisamente bloccata. Almeno fino a quando, per la riapertura del “Caso Narducci”, il magistrato di Perugia diede nuovo impulso alle indagini. Ciò che più premeva, era bloccare le mie ricerche, e screditare la verità cui ero giunto. Si escogitò così l’espediente classico quando si vuole “incastrare” qualcuno. Fu così che fu reperita droga nei locali della sede di “Progetto Futura”, fatto reso “credibile” in quanto in un periodo del mio passato avevo fatto uso di queste sostanze.
Mi trovo ora nel carcere di Lauro, col timore di essere ucciso da un momento all’altro, in quanto solo io potrei testimoniare e spiegare qual’è l’anello di congiunzione tra la Loggia di pedofili, i delitti del mostro di Firenze, e l’omicidio di Francesco Narducci. Solo io sono in grado di portare il magistrato al recupero delle prove necessarie per la soluzione di questi casi giudiziari, e indicare anche eventuali testimoni, qualora venga loro data protezione, al pari di altri collaboratori di giustizia.
E’ inoltre utile sapere che in data 26.02.2002, i miei collaboratori Futsum Berhane e Pryke Scarlett Valentina, consegnarono copia del fascicolo “Dorina Scozzari” agli uomini di Giuttari presso la Questura di Firenze, ed il 28.02.2002, il cascinale sede di “Progetto Futura” fu perquisito, e il sottoscritto arrestato. (La Nazione del 01.03.2002)
Per una questione di opportunità, penso che debba essere il magistrato di Perugia dottor Mignini a procedere al mio interrogatorio, sulla base di quanto sommariamente ho rappresentato in questa memoria, tenendo conto che la Procura di Firenze, vista la situazione giudiziaria in essere, potrebbe avere nei miei confronti pregiudizi tali, da non attribuire alle mie dichiarazioni la credibilità che meritano.
Spero anche che il dottor Mignini, essendo stato informato di quanto io ho riferito alla signora Gabriella Pasquali Carlizzi, consideri con la massima urgenza e responsabilità, la mia necessità di protezione sul piano dell’incolumità fisica, anche se vogliamo, nell’interesse della giustizia stessa, che deve avvalersi di testimoni vivi e capaci di intendere e volere.
Ribadisco pertanto il mio sentirmi in una costante condizione di pericolo.
Rispettosamente
Domenico Maria Rizzuto
Rizzuto a verbale Da Mignini cedi note informative già citate:
“alcuni bambini, divenuti oggi maggiorenni, hanno riferito che ai festini partecipavano persone che giungevano al Forteto a bordo di auto apparentemente private ma con il lampeggiante mobile” “ NARDUCCI era entrato al Forteto verso il 1980 attraverso ambienti massonici. “ Il NARDUCCI aveva un appartamento in locazione in località Gattaia nei pressi del Forteto, di cui era proprietario un Funzionario di Polizia. Al Forteto si spacciava per un fotografo con un nome falso.”
Luciano Malatesta cita un altro Cappelli: Paolo, che era in classe con lui a Sambuca Val di Pesa non è figlio di indigenti, al contrario, Luciano Malatesta lo definisce figlio di un industriale, aveva uno stabilimento di lavorazione marmi a Sambuca Perché la mamma del Cappelli, che faceva i festini da bambino, disse alla Sperduto “ci hai tradito hai spifferato tutto” come se sapesse cosa faceva il figlio, come se fosse essa stessa della setta, ecco che Rizzuto parla di un Cappelli al forteto, che faceva chianti, coinvolto nei festini e con la morte del Narducci. E di questo Gianfranco Capelli sempre in zona chianti come il Paolo, non si sa nulla. Potrebbe essere il padre, sai che i satanisti spesso portano i figli nella setta vedi servizio delle iene su Massenzi e vedi madre e figlia sataniste della nota villa di san casciano dove lavorò anche PACCIANI, la figlia ha proprio il nome di un demone. (le Corrado)
Anche il leader dei figli di Satana era figlio di un satanista e subì l’imprinting al satanismo da suo padre, come raccontato da Irene della setta di Sassovivo.
Questa vicenda che i genitori portassero i figli all’imprinting satanista mi ricorda la vicenda di un SK americano. Per anni si era vantato di avere dei corpi umani sepolti nel cortile di casa. Pazuzu Illah Algarad, 35 anni, satanista convinto dal volto tatuato. «Paz raccontava di avere gli scheletri di due persone in giardino – ha detto la donna – diceva di avere ucciso, aver mangiato i loro corpi e aver bruciato i resti prima di seppellirli a fianco della casa». Una cosa molto inquietante è che la sua ragazza e una sua amica erano sue complici e furono anch’esse condannate. Sua madre Cynthia Lawson, satanista anche lei, cambiò il suo nome in Pazuzu in onore del demone assiro utilizzato nel film l’esorcista.
https://www.ilmessaggero.it/primopiano/esteri/satanisti_cannibali_matlok_carolina-641174.html?refresh_ce (foto del disturbato)
Cito la commissione d’inchiesta della regione toscana sul Forteto da qui https://www.consiglio.regione.toscana.it/ufficio-stampa/comunicati/comunicati_view?idc=&id=22005
“Il nome del Forteto torna in un’altra inchiesta di Mignini, quella sulla morte del medico Narducci, attraverso le dichiarazioni di un investigatore privato, Domenico Maria Rizzuto, che nel 2005 aveva denunciato un coinvolgimento del Forteto nei delitti del mostro. “Dichiarazioni molto, molto dettagliate sulle quali ho fatto indagini per verificarne la fondatezza – spiega Mignini –. Nomi di magistrati, personaggi della vita sociale fiorentina, riconducibili ad una sorta di setta che operava all’interno del Forteto ed era secondo lui collegabile ai duplici omicidi del mostro. Dalle mie indagini non sono emersi ulteriori elementi di riscontro delle affermazioni di Rizzuto e ho chiesto l’archiviazione del procedimento in relazione all’omicidio di Narducci, perché non avevo elementi sufficienti per procedere al di fuori delle stesse dichiarazioni di Rizzuto”. Mignini ha consegnato alla commissione la memoria presentata da Rizzuto, “dichiarazioni per le quali ho già ricevuto attacchi da un giornalista che riteneva che qualunque attacco al Forteto fosse infondato e rivelatore di una volontà di persecuzione”. Il magistrato ha parlato anche diffusamente della “chiusura totale, un muro”, rispetto all’accertamento delle relazioni tra un mondo di professionisti fiorentini e il medico Narducci.
La commissione ha deciso di trasmettere alla Procura della Repubblica gli atti e i documenti allegati all’audizione di Mignini. Il consigliere Donzelli ha osservato che nella memoria di Rizzuto “ci sono cose che potrebbero sembrare fantascientifiche, evidentemente fantasiose, ma ci sono anche dei dettagli, che sono emersi dopo sulla vicenda Forteto, descritti con precisione e vengono già indicate persone che frequentavano il Forteto. Cose che risultano verissime”.
Cito una notizia del 2008 sul tirreno https://www.iltirreno.it/prato/cronaca/2010/12/18/news/condannato-falso-legale-che-truffava-gli-stranieri-1.2229375?fbclid=IwAR3C05ptG8JVth4Ap8J8Mvkk5cb_mjcLHcpcc_KU76DaXAO69jbG9VZsQZs
“Domenico Maria Rizzuto, 44 anni, formalmente residente a Firenze è stato condannato ieri dal giudice a un mese di reclusione per una vicenda emersa nel marzo del 2004. Secondo l’accusa della Procura, Rizzuto procacciava a Prato clienti per un avvocato campano e firmava anche istanze di archiviazione di fascicoli penali (200-300 euro a pratica), ma non è iscritto all’Ordine degli avvocati. Per questo il falso legale fu accusato di esercizio abusivo della professione forense.”
Intervista a Francesco Pini tra gli autori del libro SETTA DI STATO – IL CASO FORTETO
Io: grazie dell’attenzione, volevo chiederle alcune cose:
– sa dove reperire l’audizione di Luciano Malatesta, non riusciamo a trovarla. – Domenico Rizzuto è stato sentito dalle commissioni?
– ci sono testimoni che parlano di messe nere e incappucciati al Forteto?
– Il sospetto detto il Grande vecchio, potrebbe essere Vigna? Se gentilmente risponderà alle domande, le leggerò in diretta
Francesco Pini risponde:
Ho elementi per rispondere solo a due delle domande
– no, Domenico Rizzuto non è mai stato sentito dalle commissioni
– non ho mai avuto testimonianze dirette di messe nere o incappucciati al Forteto
Io: -. Ci sono prove che Vigna, Canessa, Spezi, e Calamandrei frequentassero il Forteto? E Gianfranco Cappelli? Quest’ultimo è stato ascoltato? Gli abusi sui minori li compivano anche gli esterni al Forteto? Corrisponde al vero che sparivano dei bambini?
Francesco Pini risponde:
“Non ho prove della frequentazione di Vigna Canessa Spezi Calamandrei e Cappelli. Spezi forse c’è stato nel 1987 per scrivere un articolo per la Nazione. Non ho nessuna notizia di abusi su minori compiuti da esterni, ho chiesto anche direttamente alle vittime ricevendo sempre risposte negative (poi ci sono i disabili che non sono in grado di rispondere e lì non si può sapere). Non ho notizie di sparizione di bambini. Quello che scrive Rizzuto secondo me è quasi del tutto inattendibile, almeno stando ai riscontri che ho fatto e alle domande che ho posto a chi al Forteto ha trascorso anni interi.”
L’articolo di Spezi sembra un articolo “da inviato”, parlava dell’azienda e della comunità del Forteto. Però a volte sono pezzi che in realtà si costruiscono in redazione dando l’idea che tu sia stato lì… diciamo che secondo me l’articolo da solo non costituisce prova certa che ci sia stato
Io Grazie: Rizzuto però denuncia gli abusi del Forteto già nel 2002, perchè non è stato risentito? perchè è considerato inattendibile giuridicamente? Narducci è senza dubbio coinvolto nel mdf e Rizzuto ne parla nel 2002.
-Cito dal “Il nome della rosa” di Umberto Eco.
L’abate cieco: ′′Che volete davvero?”
Guglielmo da Baskerville: ′′Voglio il libro greco, quello che, secondo voi, non è mai stato scritto. Un libro che tratta solo di commedia. Probabilmente è l’unico esemplare conservato di un libro di poesia di Aristotele. Ci sono molti libri che si occupano di commedia. Perché questo libro è proprio così pericoloso?”
L’abate risponde: ′′Perché è di Aristotele e farà ridere “.
Baskerville: ′′Cosa c’è di inquietante nel fatto che gli uomini possano ridere?”
L’abate: “La risata uccide la paura, e senza paura non ci può essere fede. Colui che non teme il diavolo non ha più bisogno di Dio “.
Tutte le religioni hanno bisogno del demonio per rappresentare il male.
Link utili
il sito de Il Forteto: https://www.forteto.it/it/
Atti della commissione parlamentare sul Forteto con i video di tutte le audizioni
In Italia, La Classe Politica e Dirigenziale, cosi come l’Alta Finanza e la Chiesa/Vaticano, la Magistratura e la classe dei professori della Medicina, sono sempre stati controllati dalla Massoneria e diverse Logge Massoniche piu meno potenti delle altre:
Tali Logge sono vere e proprie Sette, Sette di Stato dedite a pratiche arcaiche di esoterismo, ed alcune componenti credono e praticavano riti di magia nera e riti satanici, che contemplano il Sacrificio Umano e avevabo bisogno di vittime sacrificali quali donne, bambini, coppie….pratiche sadiche che ripudiavano l’amore e l’unione tra le coppie, cosi come l’odio verso i bambini considerati frutto del peccato…inoltre la possibilita’ di partecipare alle orge di gruppo dove le prostitute scelte, quelle elette, fornivano la pissibilita’ di sfogare gli istinti maschili per chi poteva, giustificava il tutto: violenze sui bambini e delitti dei Mostri di Firenze con relative parti escisse….gli insospettabili importanti e potenti hanno vinto: Impuniti, ha praticato le piu’ inimagginabili perversioni e si sono anche divertiti…..Bastardi e Criminali tutti coloro che sanno e non parlano del gruppo di persone insospettabili conivolti in tali atrocita’, alcuni nomi noti oramai…ma altri nomi importanti di magistrati e politici non ancora noti: Vxxxx, Narducci, Calamandrei, i Nobili proprietari delle varie ville nelle zone del Mugello, San Piero a Sieve, come per esempio i Cxxxx e non solo..poi i Zucconi Ambasciatore e Ginecologo Chirurgo,…..e quindi i vari seevi che partecipavano alla indivuduazione e uccisione delle coppie (ma non delle escissioni praticate da chirurgi quali Zxxxx e Narducci): Pacciani che aveva lavorato presso le varie ville dei Nobili, ed anche presso Villa Vindravana Hare Krishna, Vanni, Indovino entrambi i fratelli, Vinci entrambi i fratelli, Giovanni Mele, il Killer della pistola e accoltellamento Vigilanti…..
quante false teorie e quanti innocenti incarcerati per scrivere libri