Il quotidiano “La Nazione” esce con la fotografia in prima pagina dell’ex farmacista Francesco Calamandrei. Sul margine sinistro c’è scritto “L’intervista” seguito dal titolo: Mostro di Firenze. “Non sono il mostro il mio accusatore vuol farsi pubblicità”.

La pagina 3 è tutta dedicata a lui. Una sua foto, collocata sopra quelle di Vanni e Pacciani.

Nell’intervista si legge: “Be’, che vuole che le dica? Se voleva fare pubblicità al suo romanzo, poteva evitare di farlo sulla mia pelle”. Le parole si riferiscono a Michele Giuttari e al fatto che in quei giorni è uscito in libreria il suo romanzo. L’articolo è a firma di Mario Spezi.

Michele Giuttari racconta in un suo libro, che alcuni giorni dopo si verifica un incontro fortuito proprio con Francesco Calamandrei: “Una mattina incontro casualmente Calamandrei all’edicola di via Pellicceria, a Firenze. Ho appena acquistato i giornali e, dopo aver pagato, la persona che mi sta accanto mi saluta. La guardo e sul momento non la riconosco. Non perché non sia fisionomista, ma perché avevo visto l’ex farmacista solo in vecchie foto e anche quella pubblicata sul giornale non deve essere attuale. “Non mi riconosce?” mi chiede. “Mi ha anche perquisito” aggiunge subito dopo. “Sul momento non l’avevo riconosciuta” ammetto, “ma adesso sì, e poi io non l’ho mai vista personalmente, sono stati i miei collaboratori a perquisirla.” Gli stringo la mano. Si scusa subito per l’articolo di Mario Spezi precisando che lui non aveva assolutamente detto quella frase, anzi – aggiunge – “non sapevo neppure che lei aveva scritto un libro”. Mi sembra sincero. Mi confida poi di avere problemi con il figlio del quale non ha più notizie da quando si è allontanato da casa. Cerco di rincuorarlo dicendogli di pensare alla famiglia. Lo invito al bar lì vicino e continuiamo a parlare dei problemi che il figlio gli causa. Poi, quando accenna alla sua posizione nella vicenda del “mostro”, gli suggerisco di parlarne con il PM: se effettivamente non ha nulla da temere, dovrebbe andare al più presto in Procura per farsi interrogare, è un suo diritto e, per la perquisizione subita, avrebbe potuto ricorrere al Tribunale del Riesame per far valere le sue ragioni.

23 Gennaio 2004 Stampa: La Nazione – “Non sono il mostro Il mio accusatore vuole farsi pubblicità” – “Non esistono mandanti L’assassino è uno solo”
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