11 Dicembre 1997, 38° udienza, processo, Compagni di Merende Mario Vanni,  Giancarlo Lotti e  Giovanni Faggi per i reati relativi ai duplici delitti del MdF e Alberto Corsi per favoreggiamento.

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Giancarlo Lotti

Presidente: Allora Vanni, con l’avvocato Filastò, presente. C’è Zanobini. C’ha l’avvocato Corsi, lui? Avvocato Corsi? Va bene. Diamo atto che è presente l’avvocato Corsi. Si revoca la dichiarazione di contumacia di Corsi Alberto, vero? Viene revocata la dichiarazione di contumacia. Poi, abbiamo: Bagattini per Faggi; Bertini per Lotti; e l’avvocato Colao per tutte le parti civili, e l’avvocato Curandai. Lotti, come ci sentiamo stamattina?
Giancarlo Lotti: Eh, ieri l’altro stavo un po’ peggio d’ora, eh.
Presidente: Come?
Giancarlo Lotti: Tappato qui, e non potevo parlar per bene.
Presidente: Eh, oggi la vedo meglio, vediamo un po’.
Giancarlo Lotti: E respiravo un po’…
Presidente: Vediamo un po’.
P.M.: Presidente, chiedo scusa. Preliminarmente volevo, dato che la Corte fece nell’ultima udienza, un, diciamo, espresso invito al P.M. a chiarire questo punto, vorrei depositare l’indice che riguarda gli atti del P.M. del procedimento che fu, le indagini che furono fatte a carico di Pacciani Pietro, con tutte le date esatte delle relazioni di Polizia Giudiziaria relative alle indagini, le perquisizioni fatte al Pacciani, le comunicazioni giudiziarie e gli interrogatori che ha avuto. E, oltre l’indice, da cui emerge chiaramente, pagina per pagina, l’iter cronologico di come sono andati i fatti, faccio presente che è un procedimento che porta il numero 2944/1990.
Presidente: Sì, sì, attengono alla lettera, appunto, del Pacciani.
P.M.: Sì sì, era per vedere che quando era detenuto per le figlie il Pacciani sapeva benissimo, fin dal 1989-90, e si chiarisce bene dagli atti, di quale era l’attenzione, prima, che la Polizia Giudiziaria poneva su di lui, e poi con veri e propri atti. Deposito anche, oltre l’indice, una nota della Questura… della Squadra Mobile richiesta proprio ieri l’altro, a seguito delle indicazioni fornite da lei, Presidente. Dalla quale emerge proprio come i primi colloqui, chiamiamoli investigativi – anche se a quell’epoca, prima dell’informazione di garanzia, non era ancora in vigore la legge sui colloqui investigativi – nei quali la Polizia Giudiziaria si reca in carcere da Pacciani per acquisire informazioni; ma, di fatto, lo rende edotto di questa indagine.
Presidente: Perché a noi ci occorrono quelle date lì, solamente le date per ora.
P.M.: Io ho messo insieme questi documenti ufficiali, li ho già forniti a chi me li ha chiesti. Appare che sono documenti che sono negli atti.
Presidente: Benissimo.
P.M.: Io li ho solo messi insieme per consentire alla Corte di verificare.
Presidente: Allora, sull’accordo delle parti, si possono acquisire tranquillamente. Va bene.
P.M.: Me l’aveva chiesto l’avvocato Zanobini, gliene ho fornito copia ieri.
Presidente: Ecco, Lotti, volevo sapere una cosa. Lei ha detto che ha partecipato, insieme al Vanni e al Pacciani, ad alcuni omicidi. Quattro, per l’esattezza: Baccaiano, Giogoli, Vicchio e, come si chiama?
P.M.: E Scopeti.
Presidente: E Scopeti, ecco. Ma questi delitti com’è che li facevate? Vi accordavate prima, vi riunivate prima? Ne parlavate prima? Lei ha detto che questi feticci, queste parti che venivano espiantate dal corpo delle vittime, delle ragazze, venivano poi vendute. Quindi, studiavate un po’ la zona, il programma, facevate un pere… Vi siete riuniti qualche volta, vi siete scambiati delle idee?
Giancarlo Lotti: No, riuniti proprio, no. Perché a me mi dicevano d’andare con loro e a me non mi dicevano altro di questo qui, e basta. Unn’è che…
Presidente: Cioè lei non si è mai, non ha mai parlato prima del colpo da fare? Diciamo colpo, in senso lato.
Giancarlo Lotti: No, quello parlava sempre innanzi.
Presidente: Si parlava, ne parlavate…
Giancarlo Lotti: Parlavano innanzi loro e poi me lo dicevano a me. Io…
Presidente: Innanzi, vuol dire prima, no?
Giancarlo Lotti: Sì, prima…
Presidente: Eh, prima.
Giancarlo Lotti: … di questi qui.
Presidente: Ecco, facciamo Baccaiano. Per Baccaiano, ne avete parlato prima, di andare a Baccaiano, che lì c’era una coppietta? Che si poteva in qualche modo…
Giancarlo Lotti: Ma io, quello lì, io non l’avevo mai vista quella macchina. Io…
Presidente: Va be’, lei non l’ha vista.
Giancarlo Lotti: … me l’hanno descritto loro, come fare, come… Sennò come facevo a saperlo,come facevo a sapere il tal giorno..
Presidente: Lei ha detto non ha mai visto la coppietta lì a Baccaiano, né il furgone lì a Giogoli. Ecco, ma chi gliene ha parlato di queste cose a lei?
Giancarlo Lotti: Mah, e loro due.
Presidente: Loro due.
Giancarlo Lotti: Mario e Pietro. Perché io non…
Presidente: Ecco, e dopo i delitti è andato a…
Giancarlo Lotti: Poi, me l’hanno riferito così e poi l’è andata…
Presidente: Ecco, dopo Baccaiano, è andato male il colpo, nel senso che lì la macchina è rimasta infossata, tutto… c’è stato quell’imprevi.. .
Giancarlo Lotti: Ah, sì, quella lì.
Presidente: Ecco, ne avete riparlato di questo fatto, col Vanni e col Pacciani?
Giancarlo Lotti: Dopo?
Presidente: Eh, dopo.
Giancarlo Lotti: No, dopo, dopo subito, non credo.
Presidente: Eh, beh, io non dico subito. Se ne avete riparlato, e in che termini ne avete riparlato, di questo fatto.
Giancarlo Lotti: No, io unn’avevo nemmeno… di non parlarne più. Poi, il discorso gli è, siamo andati così, io non volevo nemmeno riparlare di queste cose qui. E basta.
Presidente: Allora, ne avete riparlato. E cosa si è detto, quando ne avete riparlato?
Giancarlo Lotti: Che gli avevan fatto queste cose. Però io l’ero… non so come dire. Mah, n’anno riparlato loro, però io un l’ero proprio disposto a dire…
Presidente: Appunto, io voglio sapere cosa avete detto. La sostanza, non è che… parola per parola.
Giancarlo Lotti: Mah, questo qui…
Presidente: Che cosa avete detto di questo fatto?
Giancarlo Lotti: Questo qui, di preciso non me ne ricordo bene, come l’era.
Presidente: Ecco, lo stesso di Giogoli. Di Giogoli ne avete riparlato dopo?
Giancarlo Lotti: Mah, riparlato. Queste le un son^cos^ da riparlarne. Io un n’ho riparlato con loro. Direttamente, un n’ho riparlato con loro.
Presidente: Cioè direttamente non è stato mai parlato a lei? Ma se dicevan tutto!
P.M.: Erano loro, ha detto, Presidente.
Presidente: Sì, loro.
Giancarlo Lotti: Loro, a dirmelo. Però io unn’è che…
Presidente: Cioè parlavano loro due.
Giancarlo Lotti: … m’andasse di parlanne proprio, essere io a parlarne con loro, no. Facevan parti’ il discorso così, poi io unn’è che andavo a insistere su queste cose?
Presidente: Ecco, quando dopo Baccaiano ne avete, dopo Baccaiano il colpo è andato male, nel senso che non siete riusciti a fare quel che volevate, eccetera. Allora, avete già detto ‘beh, la prossima volta faremo il colpo qua, faremo il colpo là’?
Giancarlo Lotti: Ma questo…
Presidente: … meglio? Non lo so.
Giancarlo Lotti: Questo lox dican sempre innanzi, quando succede queste cosequi. Un lo dican proprio dopo, subito. Questo lo dicano quando viene i’ momento, quando gli è il momento di far queste cose qui insomma. Unn’è che lo dican dopo. Lo dicano o innanzi di farlo, tra quello… tra un delitto e un altro. Sicché unn’è che…
Presidente: Eh, come mai, per esempio, a Giogoli non avete saputo che lì c’erano due uomini, anziché un uomo e una donna?
Giancarlo Lotti: Ma, questo…
Presidente: Voi andavate a seguire, facevate i sopralluoghi, vedevate, guardavate le vie di fuga? Che so io.
Giancarlo Lotti: Mah, loro gli hanno visto, sono andati loro.
Presidente: Loro sono andati.
Giancarlo Lotti: £’ furgone, sicché un lo so. Lì mi c’hanno trascinato dentro nella ^cosa^) così.
Presidente: Senta, lei quando ha saputo che queste parti che venivano tolte alla ragazza venivano vendute?
Giancarlo Lotti: Questo l’è…
Presidente: L’ha saputo all’inizio o l’ha saputo dopo? Quand’è che l’ha saputo?
Giancarlo Lotti: Questo, gli è sempre dopo, perché dopo che gli fanno, le cose a alla donna, gli è sempre dopo. Prima, no.
Presidente: No.
Giancarlo Lotti: No? Allora un mi son capito bene.
Presidente: Cioè lei sapeva già da Baccaiano – perché c’è stato anche l’omicidio precedente, eh, non dimentichiamolo, quello di, come si chiama?
P.M.: Di Scandicci.
Presidente: Di Calenzano, e altri… Insomma, noi rispondiamo solamente di Calenzano e il resto. Ecco, ci sta anche l’omicidio di Calenzano. Voglio dire, lei, quando è stato fatto l’omicidio di Baccaiano, già sapeva che bisognava prendere delle parti di corpo alla ragazza e poi venderle?
Giancarlo Lotti: No, ma questo gli è quando, di quello che sono andati a Mercatale per quello che io sappia…
Presidente: Ho capito, ho capito. Ma io volevo sapere…
Giancarlo Lotti: Gli è sempre…
Presidente: Lo so, Questo di MercatalcT^ Però, lei già sapeva allora qual era lo scopo di queste parti che voi toglievate alle ragazze, ai corpi delle ragazze?
Giancarlo Lotti: No, pe i primo momento non me l’hanno detto preciso i ‘ che ne facevano di questa^cos^) no? Non me n’hanno parlato direttamente proprio.
Presidente: In un primo momento, no. E “in un primo momento” cosa vuol dire per lei “primo momento”?
Giancarlo Lotti: No, i primi quelli di… di Baccaiano e quell’altro di Giogoli. Poi, quelli altri, me ne hanno parlato.
Presidente: Cioè gliene hanno parlato quando, a lei?
Giancarlo Lotti: Mah, quello di Vicchio e quello di…
Presidente: Dopo Vicchio.
Giancarlo Lotti: E quello di, come si chiama?, questo qui agli Scopeti.
Presidente: Per Scopeti. Ma a Vicchio gliene hanno parlato prima o dopo dell’omicidio?
Giancarlo Lotti: Ma questo qui gli è sempre dopo. Di queste cose lo dican sempre dopo, non prima.
Presidente: Eh, ma per esempio quando lei dice che a Giogoli, Pacciani mi pare…
Giancarlo Lotti: Sì sì.
Presidente: Mi riferisco a un suo discorso, eh, a quello che ha detto lei. Pacciani si è ‘incavolato’ perché erano tutti e due uomini e non c’era una ragazza.
Giancarlo Lotti: Però quando gli hanno aperto lo sportello…
Presidente: E allora lei gli avrà domandato ‘ma perché ti sei incavolato?’, perché un qualche tipo di discorso… Cioè se lei non sapeva ancora che dovevano tagliare, diciamo, il seno alla ragazza, perché si è incavolato allora? Gliel’ha chiesto lei, o no?
Giancarlo Lotti: Mah, gli dissi ‘perché tu sei… Perché mentre gli apriva lo sportello gli ha visto che gli eran du’ omini, invece. Perché uno gli aveva i capelli lunghi. Io mi spiego così.
Presidente: Allora torniamo a un’altra domanda: parliamo del coltello. Coltello che avrebbe avuto il Vanni, avrebbe visto in mano al Vanni. Ecco, lei ha parlato, nel precedente esame che hanno fatto il Pubblico Ministero e gli altri, di questo coltello. Bene?
Giancarlo Lotti: Sì.
Presidente: Lei ha descritto questo coltello, eccetera eccetera. Voglio sapere, questo coltello quando l’ha visto, lei?
Giancarlo Lotti: A Vicchio e a coso, e a Scopeti.
Presidente: A Vicchio e agli Scopeti.
Giancarlo Lotti: E agli altri fatti, que’ giorno lì…
Presidente: E a Giogoli, l’ha visto a Giogoli?
Giancarlo Lotti: L’ho visto, però se gli eran du’ omini e un gli è servito.
Presidente: No no, io parlo del coltello. Lasci stare gli uomini, lasci stare gli uomini. Voglio dire, si parla del coltello.
Giancarlo Lotti: Sì.
Presidente: Soltanto del coltello. Ecco, voglio sapere in quali omicidi ha visto il coltello. Quindi, a Vicchio, a Scopeti .
Giancarlo Lotti: Sì.
Presidente: L’ha visto?
Giancarlo Lotti: L’ho visto.
Presidente: A Baccaiano non l’ha visto. Ecco, andiamo per ordine. A Giogoli, a Giogoli chi ce l’aveva questo coltello?
Giancarlo Lotti: Il Vanni.
Presidente: Il Vanni. Come l’aveva questo coltello?
Giancarlo Lotti: Quello che ho visto.
Presidente: Ce l’aveva in tasca, ce l’aveva nel taschino?
Giancarlo Lotti: No, l’ho visto…
Presidente: Ce l’aveva in mano? Non lo so.
Giancarlo Lotti: L’ho visto io.
Presidente: Come l’ha visto lei?
Giancarlo Lotti: In mano, l’aveva.
Presidente: L’aveva in mano. E a Vicchio?
Giancarlo Lotti: A Vicchio lo stesso, l’aveva in mano.
Presidente: Sempre in mano.
Giancarlo Lotti: Però, quando sono arrivati un l’aveva, poi gli hanno aperto la macchina, gli hanno preso uno il coltello e uno la pistola.
Presidente: Ecco, quando è arrivato non l’aveva, il coltello, in mano.
Giancarlo Lotti: No, avevan da scendere, poi guarda’ un po’ la macchina lì.
Presidente: Quindi l’aveva, l’ha preso…
Giancarlo Lotti: L’hanno preso.
Presidente:  … quando si è avvicinato alla macchina dei ragazzi?
Giancarlo Lotti: Dopo un pochino, gli hanno preso uno il curtello e uno con la pistola.
Presidente: Ecco. E lei, lei l’ha visto bene, guesto coltello?
Giancarlo Lotti: L’ero lì vicino, anche se sono a 10 metri, lo vedo lo stesso.
Presidente: Mmh. E a Scopeti?
Giancarlo Lotti: A Scopeti, sì.
Presidente: La stessa cosa? Lei l’ha visto, il coltello, o ha immaginato che avesse un coltello?
Giancarlo Lotti: No, l’ho visto entra e esci, così. Però, l’ho visto il coltello.
Presidente: E l’ha visto questo coltello altre volte, in mano al Vanni? A casa, non a casa?
Giancarlo Lotti: Mah, questo…
Presidente: … che so, io.
Giancarlo Lotti: M,ah, a casa non saprei.
Presidente: Perché c’è stato tante volte a casa del Vanni.
Giancarlo Lotti: Sì, e lo so, ma io c’andavo così, per mangiare, io.
Presidente: Cioè lei l’ha visto solamente in quelle circostanze, e che il Vanni lo impugnava, eh? Lei ha detto che aveva il manico, come il manico?
Giancarlo Lotti: Il coltello, sì.
Presidente: Sì, il coltello aveva un manico: come?
Giancarlo Lotti: Eh, un manico bisogna ce l’abbia per forza, un manico.
Presidente: No no, questo e il giudizio suo.
Giancarlo Lotti: Sì, il manico ce l’ha.
Presidente: Io voglio sapere se lei ha visto il manico.
Giancarlo Lotti: marrone.
Presidente: Eh?
Giancarlo Lotti: Marrone.
Presidente: Eh. Come era il colore del manico?
Giancarlo Lotti: Sul marrone, sul marrone scuro.
Presidente: Marrone scuro. Cosa vuol dire per lei marrone “scuro”?
Giancarlo Lotti: Marro…
Presidente: “Scuro”: cosa vuol dire per “scuro”, lei?
Giancarlo Lotti: Marrone, un po’ sullo scuro, non lo so come…
Presidente: L’altra volta ha detto scuro, ora dice marrone.
Giancarlo Lotti: Marrone; e l’ho visto così, impugnato con la mano, si può aver visto…
Presidente: E allora ha visto solamente la parte…
Giancarlo Lotti: Appena un pochino.
Presidente: La punta.
Giancarlo Lotti: Se gli era un po’ scuro.
Presidente: La punta, cioè il dietro del manico, della…
Giancarlo Lotti: Anche se un l’ha preso tutto, si vede un pochino appena.
Presidente: Ha visto questa parte qui? L’estremità del manico, va bene?
Giancarlo Lotti: Sai, gli è buio, un tu vedi mica tanto preciso, la parte del coltello.
Presidente: Mmh. È manico di legno, o manico di plastica? Aveva il manico di ferro? Come l’aveva?
Giancarlo Lotti: Mah, gli era di legno.
Presidente: Di legno. Allora, c’è questo coltello?
P.M.: Sì.
Presidente: Lei, la volta scorsa, le abbiamo fatto vedere un coltello in fotografia.
Giancarlo Lotti: Sì.
Presidente: E lei ha detto, non so…
P.M.: Gli era stato mostrato anche il coltello.
Presidente: A lui?
Giancarlo Lotti: Sì.
Presidente: Il coltello l’ha visto lei?
Giancarlo Lotti: L’ho visto, sì, in fotografia.
Presidente: No, la Polizia gliel’ha fatto vedere il coltello a lei?
P.M.: No no, in quest’aula, Presidente, abbiamo…
Giancarlo Lotti: Ma il coltello, fuori che in fotografia…
Presidente: Solo in fotografia…
Giancarlo Lotti: No, fuori che in fotografia no, qui no.
P.M.: Bene.
Presidente: E ora glielo facciamo vedere, un coltello: lei ci dirà,….. ci dirà quel che vuole. Vediamo un po’. Purché ci dica la verità, Lotti. Eh, la sua posizione è un po’ delicata, eh, stia attento. Io mi appello sempre a lei, che mi dica la verità.
Giancarlo Lotti: Sì SÌ.
Presidente: Preferisco il silenzio a una falsità, capito?
Giancarlo Lotti: No no, io fino a ora ho detto sempre la verità.
Presidente: Quando non vuol rispondere, lei non risponda. Però dica la verità, tutto quello che dice, dica la verità.
Giancarlo Lotti: Sì sì, l’ho sempre detta, fino a ora l’ho sempre detta, la verità.
Presidente: Bene.
Giancarlo Lotti: Lo so.
Presidente: Ah, era sempre lo stesso coltello o era un coltello diverso? Secondo lei, quando ha visto in queste tre occasioni il coltello in mano al Vanni, era sempre lo stesso coltello o un coltello più o meno simile all’altro?
Giancarlo Lotti: Sì. No no, io ho visto sempre il solito.
Presidente: È lo stesso, per lei.
Giancarlo Lotti: Per me, sì.
Presidente: Senta, lei ha visto… Ora, siccome stiamo parlando di coltelli, lei ha visto anche il coltello – se l’ha visto, eh, solamente se l’ha visto: lei deve dir la verità, e basta – se ha visto un coltello anche in mano al Pacciani, agli Scopeti?
Giancarlo Lotti: Sì, gli aveva un coltello.
Presidente: Ma l’ha visto? Aveva lo stesso coltello del Vanni O un altro coltello?
Giancarlo Lotti: Mah, questo, a vederlo preciso un so se gli era il solito o no. E l’ho visto così, visto così, di dietro.
Presidente: Ma l’ha visto, il coltello, o ha immaginato che…
Giancarlo Lotti: … il coltello.
Presidente: Come?
Giancarlo Lotti: Non lo so, se gli era il solito quello. Se l’ha preso di dietro, l’ho visto solo quando faceva così. Poi, se gli era il solito…
Presidente: Dall’alto in basso, vero?
Giancarlo Lotti: Se gli era il solito, un si vede.
Presidente: Allora, Lotti, venga qua. Venga qua. No no, stia lì, stia lì. Allora, mi raccomando. Antonio, glielo mostri, questo coltello. Se ha mai visto questo coltello.
Giancarlo Lotti: E gli era un coltello così, col manico di legno.
Presidente: Era un coltello simile a questo?
Giancarlo Lotti: Mah, io ho visto uno simile così.
Presidente: Uno così. Allora, questo lo potete mettere a posto. Ecco, quando lei è arrivato alla tenda – l’ultima domanda, faccio la parte mia; poi, dopo al Pubblico Ministero – quando è arrivato alla… Siamo agli Scopeti.
Giancarlo Lotti: Sì.
Presidente: Agli Scopeti. Lei ha detto che lasciò la macchina giù, poi si avvicinò alla piazzola.
Giancarlo Lotti: Alla strada, insomma, in do’ c’è un po’ di posto, invece che lasciarla in me… dentro…
Presidente: No no, la macchina, lasciamo stare la macchina. La macchina l’ha lasciata giù dove ha detto.
Giancarlo Lotti: Sì.
Presidente: Non torniamo sulle solite cose. Volevo solamente chiedergli una cosa. Quando lei arrivò alla piazzola: c’è arrivato alla piazzola, o no?
Giancarlo Lotti: No, scesi con la macchina e poi… si scese…
Presidente: C’è un tratto in salita e poi c’è il piano, dove c’è la tenda, vede?
Giancarlo Lotti: Sì.
Presidente: Ecco, lei…
Giancarlo Lotti: C’era un…
Presidente: Dove, a che punto è arrivato?
Giancarlo Lotti: Non tanta salita. C’è un po’ di terra e poi…
Presidente: Sì, va bene.
Giancarlo Lotti: Poi si spiana.
Presidente: Un po’ in salita e poi spiana, ecco. Lei è arrivato fino a dove?
Giancarlo Lotti: No, ma eh, ni’ qui’ momento vedo questi due venir contro di noi, e.. .
Presidente: Risponda alle domande, lasci stare che cosa ha visto. Fino a dove è arrivato, lei?
Giancarlo Lotti: Saranno stati sui 12 metri, dalla tenda a in do’ gli ero io.
Presidente: Ma non voglio sapere i metri. Voglio sapere se è arrivato alla parte piana o era sempre in discesa.
Giancarlo Lotti: No, alla parte piana, dove comincia la piana.
Presidente: Alla parte piana. Cioè ha imboccato, è arrivato alla piazzola, è arrivato proprio alla piazzola.
Giancarlo Lotti: Sì, proprio nella piazzola.
Presidente: Ecco, come vedeva lei la tenda? Siccome la tenda non è tonda, non è… ma è un po’ rettangolare, no? Ecco, cosa vedeva lei, di faccia a lei? Cosa vedeva?
Giancarlo Lotti: No, vedevo la tenda e accanto c’era la macchina sua, dei…
Presidente: Accanto, la macchina.
Giancarlo Lotti: E un po’ più distante.
Presidente: L’ingresso della tenda lo vedeva?
Giancarlo Lotti: No, l’ingresso non lo vedevo, io.
Presidente: Non vedeva l’ingresso. E vedeva il lato più piccolo o il lato più grande, della tenda? Proprio di faccia a lei, dirimpetto? Come posso dire?
Giancarlo Lotti: Mah, il lato più grande. Un lo so, se l’era spostata per così, la tenda.
P.M.: Obliqua?
Giancarlo Lotti: Obliqua.
Presidente: Era un po’ obliqua, la tenda, rispetto a quello che vedeva lei?
Giancarlo Lotti: Sì.
Presidente: E quando lei dice che il Vanni ha tagliato la tenda, ha mimato, ha fatto un gesto così.
Giancarlo Lotti: Sì, dalla parte opposta, così. Però…
Presidente: Scusi, lei ha detto, lei ha visto il coltello in mano? L’ha visto il coltello, o non l’ha visto?
Giancarlo Lotti: Sì, sì. L’ho visto.
Presidente: O ha immaginato che tagliasse?
Giancarlo Lotti: No, io ho visto tagliava co’ i’ cortello, proprio sentivo…
Presidente: Tagliava. Ecco, dove ha tagliato, proprio la tela della tenda, dove veniva tagliata lo vedeva lei o no?
Giancarlo Lotti: Sì, e vedevo, anche se gli era un pochin distante, si vede. Dalla parte per così. Dalla parte davanti del bosco, di qua.
Presidente: Del bosco di qua.
Giancarlo Lotti: Sì. Sempre dalla parte…
Presidente: Dove era lei, dove era lei.
Giancarlo Lotti: Sì, dov’ero io.
Presidente: Ma…
Giancarlo Lotti: … da parte mia.
Presidente: Bene. Pubblico Ministero, domande?
P.M.: Nessuna domanda, Presidente, grazie.
Presidente: Avvocato Colao?
Avvocato Colao: Senta Vanni, … senta Lotti, buongiorno. Dunque, mi riferisco…
Presidente: Ah, per cortesia, siccome questo non è un controesame, è un’aggiunta, facciamo domande che non sono state fatte. Chiarimenti su qualche domanda fatta. Voi capite, se ripartiamo da zero, allora questo è…
Avvocato Colao: Lei ha detto che medico era suo, di Pacciani. E che il medico, quello che prese il fagotto con le parti della donna dal Pacciani, lei ha detto che era il medico suo, il medico di Pacciani. È vero, questo?
Giancarlo Lotti: Io gli ho detto, gli era un medico. Ma quello un so se gli è quello, il solito, quel dottore. L’ho già spiegato.
Avvocato Colao: Ma lei, per “suo”, intendeva che era un medico di Pacciani, un medico “suo”? Uno dei suoi medici?
Giancarlo Lotti: Gliel’ho detto, gli èra ua medico suo. Però un so se gli è quello che l’è andato a prendere questa roba. Io non so né il nome né il cognome, di questo dottore.
Avvocato Colao: Ora io le voglio chiedere: questo medico qui, era un medico “suo”, che curava anche l’Angiolina?
Giancarlo Lotti: E questo come fo a…
Avvocato Colao: No, glielo poteva aver detto, Pacciani: ‘guarda, viene a curare..’
Giancarlo Lotti: No no.
Avvocato Colao: … l’Angiolina’.
Giancarlo Lotti: Io ho detto solamente che gli è un dottore. Se l’era il solito, un lo so. Questo l’ho sempre detto.
Avvocato Colao: Se era?
Giancarlo Lotti: Il solito.
Avvocato Colao: Il solito, che vuol dire? Ah, no, ho capito. Lei vuol dire non il medico curante, ma uno dei suoi medici.
Giancarlo Lotti: Allora un ci si capisce, avvocato.
Avvocato Colao: Lei dice: il “suo” medico.
Presidente: No, avvocato, facciamolo parlare, perché sennò…
Avvocato Colao: E facciamolo parlare.
Giancarlo Lotti: Lui c’aveva un dottore. Però se gli è quello che gli è andato a prendere le cose, questo non lo so. Se gli è il solito. L’ho già detto altre volte, non lo so.
Presidente: Era un medico, ma non sa se era il medico di Pacciani: è questo che vuole dire?
Giancarlo Lotti: No. Sì, il dottore gli era. Però un so di preciso se gli era quello che gli è andato a prender le robe da i’ Pacciani.
Presidente: Va bene.
Avvocato Colao: Io volevo sapere…
Presidente: … il Pubblico Ministero, va bene?
Avvocato Colao: Ma lei sa se questo medico, che andava a prendere questa roba, aveva dei cani?
Giancarlo Lotti: Dei?
Avvocato Colao: Cani. Se aveva dei cani e se Pacciani gli curava i cani?
Giancarlo Lotti: Mah, questo non lo so.
Avvocato Colao: Glielo domando.
Giancarlo Lotti: No, questo lo so ora, io.
Presidente: No, è una domanda.
Giancarlo Lotti: Sì, lo so.
Presidente: È una domanda: se per caso avesse dei cani che Pacciani…
Giancarlo Lotti: Ma lui mi dice unai cosai che io un la so, come fo?
Presidente: Ma ho capito. Lei risponda che non lo sa.
Avvocato Colao: Lei risponde sì o no, e tutto è finito.
Giancarlo Lotti: No.
Avvocato Colao: Senta Lotti, abbia pazienza.
Giancarlo Lotti: Sì, io…
Avvocato Colao: Lei, a Vicchio, disse ‘quando finirono di tagliare, Pacciani e Vanni andarono a lavarsi le mani nel fiume’. È vero questo?
Giancarlo Lotti: Sì.
Avvocato Colao: Allora anche Pacciani tagliò, a Vicchio?
Giancarlo Lotti: Come? Se ce n’è uno, a tagliare, e quell’altro che sparava.
Avvocato Colao: Ma perché Pacciani si andò a tagliare le mani?
Presidente: E questo non lo sa.
Giancarlo Lotti: Come, a tagliar le mani?
Avvocato Bertini: Presidente, comunque non disse così, eh.
Presidente: Ma non ha detto…
P.M.: No, deve andare al fiume.
Avvocato Bertini: Disse che andava a lavarsi al fiume, no?, le mani.
Giancarlo Lotti: Io ero alla macchina e … a quella maniera, ho visto andar due a i’ fiume. I’ che?
Avvocato Colao: Andarono…
Giancarlo Lotti: Lavare per cosare…
Avvocato Colao: No. Lei ha detto: ‘si lavarono al fiume, ‘sti due.
Avvocato Bertini: Non le mani, Colao, non disse le mani, eh.
Presidente: Va be’, poi si vedrà la trascrizione, cosa ha detto su questo punto.
Avvocato Colao: Un’altra cosa.
Giancarlo Lotti: Sono andato a lavarsi, però uno si sarà lavato il coltello e… il coltello. Un so’ mica andato a vedere laggiù i’ che facevano.
Avvocato Colao: Ritornando a Scopeti, ce l’ha presente, no?
Giancarlo Lotti: E ce l’ho presente, sì.
Avvocato Colao: Bene. E allora, senta, faccia mente locale. Quando ci fu l’aggressione in cui fu ucciso il ragazzo francese da parte di Pacciani, no?, quell’aggressione che lo prese alle spalle e lo colpì poi al collo e al petto. Così come ha riferito lei.
Giancarlo Lotti: No, io ho detto su i’ davanti di’ collo.
Avvocato Colao: Sul davanti del corpo, per col bra… Scusi, mi guardi un po’.
Giancarlo Lotti: Sì.
Avvocato Colao: Sul davanti del corpo, però col braccio alzato dal di dietro.
Giancarlo Lotti: Eh, mica sta così. Io, la misura precisa, i’ che doveva cosare qui, davanti.
Avvocato Colao: Ma il Pacciani era avanti o dietro, al ragazzo?
Giancarlo Lotti: Il ragazzo gli era davanti e il Pacciani di dietro.
Avvocato Colao: Bene. E perciò lei ha detto davanti, però il Pacciani l’ha colpito dal di dietro.
Giancarlo Lotti: O un gliel’ho spiegato ora?
Avvocato Colao: Bene. Basta, basta. Questo volevo sapere. Un’altra cosa. Lei era lì vicino, perché subito dopo – e l’ha dichiarato pochi giorni fa – a lei gli hanno detto, a questo punto: ‘vai a guardare le macchine, ora’.
Giancarlo Lotti: M’hanno detto d’andar verso la strada, che un passasse, che un si fermasse macchine lì, vicino alla piazzetta.
Avvocato Colao: Certo. Quindi lei, quando ci fu l’aggressione al ragazzo francese, la rincorsa e poi lo finì col coltello, lei era lì vicino.
Giancarlo Lotti: Sì. Ero lì, ho visto tutta la scena.
Avvocato Colao: Io le chiedo: possibile che lei non ha visto se il coltello che aveva Pacciani in mano era uguale a quello del Vanni, o no?
Giancarlo Lotti: Mah, e un l’ho visto, gli era un coltello, un l’ho visto tanto bene. A me mi pare…
Avvocato Colao: Ma come era? Ce lo può… Era più lungo di quello del Vanni o più corto?
Giancarlo Lotti: E come fo a giudica’, se gli era davanti così.
Avvocato Colao: Ma…
Giancarlo Lotti: Gli era un coltello.
Avvocato Colao: Era più largo o più stretto?
Giancarlo Lotti: Come fo a vederlo? I’ che devo dire? Come fo a vederlo per bene, se lui, quell’altro gli era davanti, e l’altro di dietro. Così, un vedo tanto bene il coltello come gli è.
Avvocato Colao: Eh, ma sa, se era lì vicino.
Giancarlo Lotti: Vicino, per dire. Che ero così, fra me e il Presidente, non lo so.
Avvocato Colao: Eh, insomma, non c’è male come vicinanza.
Giancarlo Lotti: Ma io ho detto quanto così. Poteva essere anche di più, eh.
Avvocato Colao: Una domanda: il manico era di ferro o di legno? Ci pensi bene.
Giancarlo Lotti: No, io non ci penso bene.
Avvocato Colao: Lei…
Giancarlo Lotti: Come fo? Se gli ha la mano a…
Avvocato Colao: Se se ne ricorda.
Giancarlo Lotti: Se gli ha la mano a i’ coso qui, del coltello, come fo a vede’ se gli era di … o no?
Presidente: Lo prese il Vanni?
P.M.: No no, quello di…
Giancarlo Lotti: No, Pietro.
Presidente: Ma se non l’ha visto bene.
(voci sovrapposte)
Avvocato: Ma se non si aiuta, anche in certi limiti, a parlare. È stato dimostrato che più si aiuta alle volte, e più parla.
Giancarlo Lotti: Io credo di essermi spiegato abbastanza. Poi, non lo so.
Avvocato Colao: D’accordo, sì. Lei si è spiegato, ma ci sono certe cose che non tornano. Perché, se lei era lì vicino, la lunghezza del coltello l’avrà potuto vedere.
Giancarlo Lotti: Ma se gli è così, come fo a veder la lunghezza come gli è? Se gli è più corto o più lungo? Non lo so.
Avvocato Colao: Senta, passiamo a un’altra domanda. Lei ha detto che avevano una lampada. In campagna si usa dire la lampada per andare a fare lume, no?
Giancarlo Lotti: Ma questo l’era a Vicchio, non agli Scopeti.
Presidente: Lui veramente ha usato un altro termine: pila o torcia.
Avvocato Colao: No, ha detto lampada.
Presidente: Lampada.. .
Giancarlo Lotti: Lampada, io non lo so come la chiamano.
Avvocato Colao: Ha detto lampada.
Presidente: Aveva detto,., questa parola la sente per la prima volta orai
Avvocato Colao: Ma, comunque sia, io voglio sapere una cosa. Non voglio polemizzare, né con la Corte, né col P.M., né col collega là. Perché, torno a ripetere, quando si lavora si vorrebbe lavorare in pace, si vuol lavorare! E di certo non ne ho neanche voglia. Lo faccio perché è dovere mio…
Presidente: No, avvocato. Scusi, scusi avvocato.
(voci sovrapposte)
Presidente: Avvocato, avvocato Colao, scusi eh? Per precisione, lei usa un termine che l’imputato, che io ricordi, non ha usato.
Avvocato Colao: Eh, io non ho il verbale qui.
Presidente: E quindi bisogna dirlo, questo.
Avvocato Colao: E glielo farò vedere, che era lampada.
Presidente: Va be’.
Avvocato Colao: Perché me lo ricordo bene mi dette nell’occhio.
Presidente: E allora…
Avvocato Colao: E allora domando, perché è chiaro che lui ora è tutto agitato, perché…
Giancarlo Lotti: No, io agitato, un sono agitato.
Avvocato Colao: Ecco, allora stia calmo.
Presidente: No, stamattina non è agitato.
Giancarlo Lotti: No, io un sono agitato.

Avvocato Colao: Io volevo sapere, questa lampada… Ma, abbia pazienza, Lotti, scusi, glielo chiedo gentilmente, con garbo, voglio sapere…
Giancarlo Lotti: Io rispondo regolare…
Avvocato Colao: Bravo.
Giancarlo Lotti: … poi un lo so io.
Avvocato Colao: Risponda gentilmente, con garbo, perché…
Giancarlo Lotti: E io come ho risposto?
Avvocato Colao: … ci si intende meglio. Allora, questa lampada, com’era? Era una lampada… si poteva appoggiare a terra? Pensi un po ‘ bene.
Giancarlo Lotti: La tenevano in mano, per vede’ meglio quello che facevano, no. Un l’ho vista per bene com’era…

Avvocato Colao: Aveva una base per potersi appoggiare a terra e fare luce in alto?
Giancarlo Lotti: Ci sarà stata. Un lo so io.
Avvocato Colao: Non sarà stata con un neon? Lei conosce il neon?
Giancarlo Lotti: Ma che ero vicino e vo a guarda’ come l’era fatta ogni cosa?
Avvocato Colao: Ma faceva una bella luce?
Giancarlo Lotti: E una luce la faceva.
Avvocato Colao: Una luce forte?
Giancarlo Lotti: Un po’ faceva.
Avvocato Colao: Forte o scialba?
Giancarlo Lotti: Come sarebbe a di’ scialba?
Avvocato Colao: Una luce forte o tenue?
Giancarlo Lotti: Come fo a dillo se gl’era luce forte o no?
Presidente: Senta, Pacciani… come si chiama? Eh, Pacciani…
Avvocato Colao: Una cosa, scusi…
Presidente: Scusi, avvocato Colao, Lotti, questa luce che aveva il Vanni…
Giancarlo Lotti: A me tanto forte la un mi pareva.
Presidente: … l’aveva in mano, la reggeva in mano tipo coltello, oppure…
Giancarlo Lotti: No, la reggeva in ma… o c’aveva qualche cosa… qualche…
Presidente: … reggeva qualche cosa che era più grande della mano? Come posso dire? Ha capito il discorso?
Giancarlo Lotti: Sì, ho capito.
Presidente: Era una pila piccola, lunga, affusolata oppure una luce più grossa?
Giancarlo Lotti: No, una di quelle così, come si può di’, normali. Io un so come spiegammi per bene, l’era una torcia; La torcia l’è un’antra cosa diversa, è più grande.
Presidente: È una cosa piccola.
Giancarlo Lotti: Sì, secondo come le c’enno, c’enno di di quelle più grandi. . .
Presidente: E quella che ha visto lei che era, piccola, grande?
Giancarlo Lotti: Era giù per su così. . .
Presidente: Tutto il palmo della mano ha fatto lei.
Giancarlo Lotti: Quanto una mano forse qualcosa di più.
Presidente: Bene.
Giancarlo Lotti: Un l’era tanto grande da dire che facesse tanta luce.
Avvocato Colao: Senta, Lotti, scusi, Vanni e Pacciani hanno mai spiato donne sole, da quelle parti, che lei sappia?
Giancarlo Lotti: Mah, io pe. . . no, questo, no, un lo so .
Avvocato Colao: E lei?
Giancarlo Lotti: Come, io?
Avvocato Colao: Lei Lotti…
Giancarlo Lotti: Eh.
Avvocato Colao: … è mai andato a guardare donne sole?
Giancarlo Lotti: No.
Avvocato Colao: Perché servivano queste parti delle donne, è vero?
Giancarlo Lotti: Come, servivano?
Avvocato Colao: Lo scopo di questi omicidi era di portare via queste parti alle donne, è vero o no?
Giancarlo Lotti: Sì.
Avvocato Colao: Oh. Allora se ci fossero state donne sole sarebbe stato meglio, perché non c’era l’uomo?
Giancarlo Lotti: Un capisco quello che vuol dire.
Avvocato Colao: Le domando soltanto se avevano spiato donne sole…
Giancarlo Lotti: Ma io un ho mai spiato donne sole.
Avvocato Colao: … per fare queste cose…
Giancarlo Lotti: Io un so’ mai andato a fa’ queste cose qui.
Avvocato Colao: Senta, passiamo a un altro discorso. Dunque, lei ha detto che il Vanni aveva dei problemi con la moglie.
Giancarlo Lotti: Sì.
Avvocato Colao: Lei lo conosceva il Nesi?
Giancarlo Lotti: Il Nesi quello…
Avvocato Colao: Nesi Lorenzo, mi pare.
Giancarlo Lotti: Lo conoscevo, faceva… gl’aveva il coso faceva maglioni, un lo so golfi, quest…
Avvocato Colao: Sì.
Giancarlo Lotti: Di San Casciano, no?
Avvocato Colao: Sì. Ebbene, il Nesi Lorenzo frequentava la casa del Vanni, che lei sappia?
Giancarlo Lotti: Ma questo un lo so mica se c’andava o no. Io come fo a dillo ora?
Avvocato Colao: Ma vi siete mai trovati lì insieme?
Giancarlo Lotti: No.
Avvocato Colao: E il Nesi o il Vanni o qualcun altro gli ha mai raccontato di un episodio in cui il Vanni rincorreva la moglie per casa che non gli si voleva dare, la moglie. Quindi, lui la rincorreva con un coltello e con il membro eretto. L’ha mai saputo questo fatto? Perché era eccitato.
Giancarlo Lotti: No, qualche volta leticavano, però io un ero mica lì come fo a sape’ tante cose. Qualche volta gli ha messo le mani addosso, l’hanno richiamato i Carabinieri.
Avvocato Filastò: Se l’avvocato Colao fosse così gentile da spiegarci da che fonte gli proviene questo quadretto pittoresco che ci ha descritto testé, gli sarei grato io.
Avvocato Colao: Sì. E’ mio dovere e, naturalmente, mi sono premunito, caro collega. Il teste Nesi, nella sua testimonianza del ’97, parla che: “Il poveretto voleva una donna per andarci a letto e questa gli rispondeva” – la moglie – “sempre picche.”
Presidente: Avvocato, chiediamo la fonte e basta. Non diamo lettura di quello che ha detto il Nesi.
Avvocato Colao: La fonte… No, voglio dire che no è che… e poi dice anche…
Presidente: Eh, allora…
Avvocato Colao: “La rincorreva con un baionetta, ma a me mi sembrava. . . non me ne intendo, ma mi sembrava una baionetta.” Dice: “Un pugnale?” “Ma non so, un affare così.”
Presidente: Avvocato, non possiamo dare lettura delle dichiarazioni che ha dato il Nesi.
(voci sovrapposte)
Presidente: Basta che l’avvocato…
Avvocato Colao: Ma era diretta al collega.
Presidente: Ecco, benissimo. E l’avvocato…
Avvocato Colao: Il collega mi ha chiesto la fonte…
Presidente: Eh, benissimo.
(voce fuori microfono)
Presidente: Ringrazio il Nesi. Gli metta a disposizione il verbale, se ce l’ha, ed è risolto lì.
Avvocato Filastò: Al dibattimento, le ha dette…
Avvocato Colao: Al dibattimento.
Presidente: Lotti, non lo sa di questa cosa.
Giancarlo Lotti: Come? Come, Presidente?
Presidente: Nulla sa di questo episodio che sarebbe avvenuto tra il Vanni e la moglie?
Giancarlo Lotti: O c’era… o c’era… io un so. Proprio preciso un posso di’ perché un lo so.
Presidente: Altre domande?
Avvocato Colao: Senta una cosa, Lotti, lei ha detto che non leggeva riviste pornografiche.
Giancarlo Lotti: Chi?
Avvocato Colao: Lei, Lotti.
Giancarlo Lotti: Io, no.
Avvocato Colao: No. Ma il Vanni e il Pacciani… C’erano riviste pornografiche in casa del Vanni e del Pacciani? Le ha mai viste?
Giancarlo Lotti: Io se vo in casa di una persona un vo mica a guarda’ che c’hanno in casa. Io… un so.
Avvocato Colao: E allora ce le portavano fuori, alle volte, per leggerle? Fuori di casa?
Giancarlo Lotti: Ma io se l’avevano un lo so io. Io un l’ho mai avute io.
Avvocato Colao: Senta, un’ultima cosa. I ragazzi di Baccaiano, lei ha detto sono stati riconosciuti da Pacciani, o dal Vanni, non so. Ecco perché fecero quella manovra.
Giancarlo Lotti: Gli avranno riconosciuti, io come fo a dillo.
Avvocato Colao: Insomma, quella manovra per scappare.
Giancarlo Lotti: Perché si spostonno dalla parte opposta.
Avvocato Colao: Ecco, però io dicevo, gli avevate mai visti questi due ragazzi alla Festa dell’Uva di Montespertoli, o a Vicchio, in Mugello?
Giancarlo Lotti: Ma, io alle feste c’andavo, però…
Avvocato Colao: Cioè, al di fuori.
Giancarlo Lotti: … come fo a sapere se erano quelle due pe… quella coppia. Come fo a sapello. C’è tante persone alle feste, come faccio.
Avvocato Colao: Non li avevate visti alla Festa dell’Uva i ragazzi. Erano stati osservati da Pacciani e Vanni?
Giancarlo Lotti: Ma che ne so, come fo a sapello io queste cose.
Avvocato Colao: Glielo domando, ci andavate insieme alle volte alla Festa.
Giancarlo Lotti: Ci va tanta gente, come fa a sape ‘ che era proprio quella coppia di quella sera.
Avvocato Colao: Una ragazza che attira l’occhio la si nota.
Giancarlo Lotti: Io quande vo alle feste…
Presidente: Non lo sa, via, sennò…
Giancarlo Lotti: … un vo mica a guardare quello e quell… come fo a sape’ preciso queste cose?
Avvocato Colao: Va bene. Grazie.
Presidente: Avvocato Curandai?
Avvocato Curandai: Sì, Presidente, avvocato Curandai. Pochissime domande di carattere generale che non entrano nel merito… sui singoli episodi, cioè. Ecco, io vorrei sapere, signor Lotti, semplicemente questo. Se è vero o se non è vero quello che ha detto il Butini Fabrizio a proposito di lei. Cioè che lei è un tipo chiuso.
Giancarlo Lotti: Questo è vero.
Avvocato Curandai: “Capace anche” – dice Butini – “di stare cinque o sei ore di seguito senza parlare.” È vero questo?
Giancarlo Lotti: Gl’è natura mia, c’è poco da fare. Un ci posso fa nulla.
Avvocato Curandai: È natura sua. No, volevo sapere semplicemente questo, signor… Bene. Poi, altre domande un pochino per costruire meglio la sua personalità. Senta, suo padre faceva l’operaio agricolo, è vero?
Giancarlo Lotti: Sì.
Avvocato Curandai: Cioè, un lavoro duro, scavava le fosse, metteva le viti, piantava le viti. E senta, per un certo periodo…
Presidente: No, no, facciamo rispondere, avvocato, facciamolo rispondere.
Giancarlo Lotti: Eh, ma se un mi fa parlare come fo a dire…
Presidente: Bravo.
Avvocato Curandai: È vero o non è vero questo?
Giancarlo Lotti: Sì, l’ha fatto, ma gli anni parecchi anni fa.
Avvocato Curandai: Ecco.
Giancarlo Lotti: Faceva le fosse e ci sono andato anch’io per piglia’ dei soldi pe’ mangia’ tutti insieme, con la mamma e tutto.
Avvocato Curandai: Ma io volevo sapere questo anche. Ha lavorato qualche volta suo padre con Mario Vanni, a giornata?
Giancarlo Lotti: No, no, questo un…
Avvocato Curandai: Non le risulta questo, non… Ecco, senta, mi scusi un’altra domanda, se ricorda, perché si tratta naturalmente di fatti molto… e di circostanze molto lontane nel tempo. Senta, lei presso la draga di Bargino, ha lavorato…
Giancarlo Lotti: No, non Bargino, Ponte Rotto.
Avvocato Curandai: Ponte Rotto, pardon, mi scusi. Ha lavorato assieme a un operaio di Borgo San Lorenzo?
Giancarlo Lotti: Borgo San Lorenzo?
Avvocato Curandai: Sì. Sì o no?
Giancarlo Lotti: Io ho lavorato con un autista…
Avvocato Curandai: Ecco.
Giancarlo Lotti: Salvatore M..
Avvocato Curandai: Ecco, di Borgo…
Giancarlo Lotti: Che lui portava la roba da lì e la portava a Firenze.
Avvocato Curandai: Era di Borgo San Lorenzo?
Giancarlo Lotti: No, gl’era siciliano.
Avvocato Curandai: Cioè, ma abitava a Borgo San Lorenzo lui?
Giancarlo Lotti: No. Abitava a San Casciano.
Avvocato Curandai: A San Casciano, ecco.
Giancarlo Lotti: Prima del bar Vittorio.
Avvocato Curandai: Ecco, lei sappiamo che ha abitato, per un certo periodo, in via Borgo Sarchiani, San Casciano…
Giancarlo Lotti: Dal ’71 fino all’82. A metà del…
Avvocato Curandai: Benissimo. Nella stessa strada, ovviamente, di Mario Vanni, ecco.
Giancarlo Lotti: Ma io so’ dalla parte per veni’ verso la piazza, insomma…
Avvocato Curandai: Sì, sì, ho capito, ma era la stessa strada.
Giancarlo Lotti: Insomma, la distanza un è tanta.
Avvocato Curandai: Senta, un’ultima domandina e poi si chiude. Lei è mai andato all’estero, all’estero, fuori d’Italia.
Giancarlo Lotti: All’estero?
Avvocato Curandai: Sì.
Giancarlo Lotti: Due volte.
Avvocato Curandai: Due volte.
Giancarlo Lotti: In Germania.
Avvocato Curandai: In Germania, ecco. In che periodo c’è andato in Germania?
Giancarlo Lotti: Mi pare… ‘petti, eh… Mi pare nell’89. ’89 fino… sì…
Avvocato Curandai: Nell’89…
Giancarlo Lotti: C’era…
Avvocato Curandai: Sì, sì…
Giancarlo Lotti: … questo tedesco che veniva spesso a San Casciano. Poi, piano piano, insomma, siamo fatti amicizia, insomma, così.
Avvocato Curandai: Un certo Hans.
Giancarlo Lotti: Hans.
Avvocato Curandai: Hans.
Giancarlo Lotti: Hans, e la moglie si chiama Renate.
Avvocato Curandai: Bene. Senta, lei in quel periodo stava però presso la casa di accoglienza di Don Poli, vero? Nel periodo ’89.
Giancarlo Lotti: Son stato da Scherma fino a quando… preciso… le date un mi viene in mente preciso.
Avvocato Curandai: Ecco.
Giancarlo Lotti: Poi son stato un anno lì alla distilleria prima del Ponte Rotto, quelli… rifanno tutta la casa, la ricosano un lo so che ci fanno dopo.
Avvocato Curandai: Senta…
Giancarlo Lotti: E poi mi sono spostato dalla parte…
Avvocato Curandai: Perfetto.
Giancarlo Lotti: … perché un c’avevo dove andare e un m’avevano dato du’ stanze a San Casciano, un capisco…
Presidente: Ce l’ha detto Don Poli, ce l’ha detto quando è stato alla casa di accoglienza.
Avvocato Curandai: La mia domanda è questa: nel periodo in cui lei andò in Germania si trovava presso la casa di accoglienza di Don Poli. È quello il periodo.
Giancarlo Lotti: No, quando andetti in Germania la prima volta ero a questa distilleria.
Avvocato Curandai: Ecco, poi…?
Giancarlo Lotti: Poi dopo…
Avvocato Curandai: La seconda…
Giancarlo Lotti: … lì ci stetti un anno e più e mi toccò anda’ via anche lì, gl’avevano bisogno pe’ un operaio. E allora, tramite il Comune mi dettan questa… insomma, andetti da Fabrizio, però io un ce la facevo a sta lì con quelle persone.
Avvocato Curandai: Ho capito. Quindi, la seconda volta in cui lei andò in Germania era il periodo in cui abitava presso questa casa si accoglienza.
Giancarlo Lotti: Sempre la par… No, ho detto sempre laggiù a Ponte Rotto, in via Lucciano, 20.
Avvocato Curandai: Ho capito. Senta una cosa e questo tedesco chi glielo ha presentato il Vanni e il Pacciani, per caso?
Giancarlo Lotti: No, questo un me l’ha presentato nessuno, perché lui veniva tutti gli anni a San Casciano. E di lì, sa che andavo a mangia’ alla trattoria di Nello, e piano piano, Nello me l’ha fatto conosce’, dice: ‘questo gl’è uno che vien di là, viene in Italia, perché gli garba venire in Italia’. Venendo di lassù a quell’epoca quande gli stava là la prima volta c’era 1200 e rotti chilometri.
Avvocato Curandai: Bene. Ultima domanda. Il Vanni lo conosceva bene questo tedesco?
Giancarlo Lotti: Mah, l’ha conosciuto mica subito. Dopo che veniva tutti gli anni, piano piano ci siamo conosciuti durante gli anni.
Avvocato Curandai: Va bene. La ringrazio, non ho altre domande.
Presidente: Altri?
Avvocato Filastò: Presidente, ho un paio di domande io.
Presidente: Sì, prego.
(voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Allora…
Presidente: Allora, l’avvocato Bertini.
Avvocato Bertini: Presidente, avvocato Bertini.
Presidente: Bene.
Avvocato Bertini: Soltanto due precisazioni.
Giancarlo Lotti: Sì.
Avvocato Bertini: La prima riguarda gli Scopeti.
Giancarlo Lotti: Sì.
Avvocato Bertini: Lei ha detto alla scorsa udienza, e oggi l’ha ripetuto, che ha visto il Vanni tagliare la tenda.
Giancarlo Lotti: Sì.
Avvocato Bertini: Quando ha visto il Vanni compiere questo gesto, il Vanni era di spalle, lo vedeva di spalle lei?
Giancarlo Lotti: No, proprio di spalle, no. Vedevo quande tagliava, quande faceva lo strappo così.
Avvocato Bertini: Ah, ho capito.
Giancarlo Lotti: Un era proprio preciso che un vedessi bene il coltello, insomma.
Avvocato Bertini: Non era di spalle a lei, dalla sua visuale.
Giancarlo Lotti: Un pochino… insomma, che vedevo bene dalla distanza indov’ero.
Avvocato Bertini: Senta, e rispetto alla posizione del Vanni mentre tagliava la tenda il Pacciani da che parte era, dalla solita parte, dalla parte opposta, dove era?
Giancarlo Lotti: Sì, dalla parte opposta, sì.
Avvocato Bertini: Dalla parte opposta rispetto al Vanni. E un’altra domanda, una precisazione, signor Lotti, è una domanda, non so se lei… a cui potrà rispondere o meno, comunque sia ci pensi un attimo è molto importante per quanto riguarda la ricostruzione dei delitti. Lei ci ha detto la volta scorsa, mi sembra a me, su mia domanda specifica, che il vanni ebbe a raccontarle questi fatti, la circostanza in cui compivano questi delitti, prima dell’82, prima di Baccaiano. Lo conferma? È vero?
Giancarlo Lotti: Sì, lo confermo.
Avvocato Bertini: Lei mi disse anche che il Vanni le cose quando… nel momento in cui era ubriaco, aveva un po’ bevuto.
Giancarlo Lotti: Sì.
Avvocato Bertini: Lei, dico, ha mai pensato, ha mai pensato veramente che il Vanni possa avere detto queste cose e non volendo, che poi l’abbia voluto coinvolgere appunto perché ormai le aveva detto quest.e cose?
Giancarlo Lotti: Sì. Sì.
Avvocato Bertini: Ha mai pensato a questo lei?
Giancarlo Lotti: Sì, io ho pensato a questo.
Avvocato Bertini: Si è chiesto come mai raccontò queste cose quella volta?
Giancarlo Lotti: Ma io… un mi successe queste cose. Forse gl’ aveva bevuto e mi aveva detto queste cose qui.
Avvocato Bertini: Non volendo?
Giancarlo Lotti: Sì.
Avvocato Bertini: Infatti, io le chiedo questo, quell’episodio che riguarda il presunto rapporto con il Pacciani, col tentativo di rapporto col Pacciani, avvenne poco questa circostanza, queste rivelazioni da parte del Vanni?
Giancarlo Lotti: Sartò stato prima, questo.
Avvocato Bertini: In quel periodo di tempo lì avvenne, poco prima di Baccaiano comunque.
Giancarlo Lotti: Sì.
Avvocato Bertini: La ringrazio…
Avvocato Filastò: Noti suggerite le risposte, comunque è andata così, lasciamo fare.
Avvocato Bertini: L’ha già. detto, avvocato, l’ha detto già un paio di volte a verbale che avvenne prima di Baccaiano, questo fatto.
Avvocato Filastò: SI, sì.
Avvocato Bertini: La ringrazio, non ho altre domande.

Presidente: Bene. Avvocato Filastò?
Avvocato Bagattini: Ce n’avrei una io, signor Presidente. La ringrazio.
Presidente: Ah, scusi, avvocato Bagattini, non avevo visto la luce.
Avvocato Bagattini: Sono arrivato in ritardo. Signor Lotti, una sola domanda, come dicevo. Tornando per un attimo al dottore, al “suo” dottore, lei ha usato questo aggettivo, dalle informazioni che lei ebbe, a proposito di questa persona, può escludere che si trattasse di un dottore veterinario, cioè, il dottore che cura gli animali?
Giancarlo Lotti: No. Come m’hanno riferito, no.
Presidente: Cioè, non era un veterinario?
Giancarlo Lotti: No, come m’hanno detto, no.
Avvocato Bagattini: Ecco, allora se vuole essere così cortese da riferire che cosa, in concreto, le fu detto.
Giancarlo Lotti: Come detto?
Avvocato Bagattini: Se lei è in condizione di escludere che si potesse trattare di un veterinario…
Presidente: Avvocato facciamogliela più chiara la domanda…
Giancarlo Lotti: Ma io ho detto un dottore, un ho detto un veterinaio…
(voci sovrapposte)
Presidente: … perché sennò non la capisce.
Giancarlo Lotti: … gl’è un dottore anche quello, però…
P.M.: Chi curava…?
Avvocato Bertini: Perché il veterinario…
Giancarlo Lotti: Se è uno che cura, come fa… c’è tanti dottori, c’è dottori…
Presidente: Va be’, il dottore degli animali è il veterinario, il dottore delle persone è un medico. Va bene?
Giancarlo Lotti: Ma io credo sia diverso questo… un so…
Presidente: Cioè?
Giancarlo Lotti: È dottore anche quello, no?
Presidente: È dottore, però.
Giancarlo Lotti: Dottore della parte degli animali.
Presidente: Comunque, quello che gli hanno detto era un veterinario o no?
Giancarlo Lotti: No, m’hanno detto un dottore a me. Io un posso…
Presidente: Comunque, lei c’era… Allora, facciamo una cosa. Lei era stato a prendere la carne a Calenzano da un dottore veterinario, che lavorava ai macelli.
Giancarlo Lotti: Sì, ma quello gl’è un altro dottore.
Presidente: Quello è un’altra persona.
Giancarlo Lotti: Quello ci sono andato perché m’ha mandato Mario…
Presidente: Cioè, non è… voglio dire, quel dottore veterinario di Calenzano non era quello della macchina lì, era un’altra persona…
Giancarlo Lotti: Quello… da sé… gl’è…
Presidente: Bene.
Avvocato Bagattini: Questo…
Giancarlo Lotti: Quello gl’era un dottore dell’animali grossi, insomma…
Presidente: Sì, volevamo sapere questo.
Giancarlo Lotti: Di vitelli, questa roba qui.
Avvocato Bagattini: Va bene, dico, questa persona lei la scorse sul piazzone di San Casciano, no?
Giancarlo Lotti: Sì.
Avvocato Bagattini: Però non ebbe la possibilità di individuarlo, di vederlo.
Giancarlo Lotti: Intravede la persona precisa come l’è.
Avvocato Bagattini: Quindi, non è in condizioni di offrire alla Corte la benché minima informazione in ordine alle caratteristiche di questa persona? Quindi, ovviamente, non saprebbe riconoscerla.
Giancarlo Lotti: No.
Avvocato Bagattini: Sostanzialmente non l’ha vista.
Giancarlo Lotti: Se un m’hanno detto né il nome né il cognome…
Avvocato Bagattini: No, ma lasci perdere il nome e il cognome.
Giancarlo Lotti: No.
Presidente: Non l’ha vista, avvocato. Non l’ha vista.
Avvocato Bagattini: Ecco, non l’ha vista, benissimo.
Presidente: Stando alle sue dichiarazioni precedenti, eh. Ora le può modificare lui…
Giancarlo Lotti: No, no, no, io quello che ho detto gl’è preciso…
Presidente: Lei ci dica sempre la verità.
Giancarlo Lotti: No, no, io l’ho sempre detta la verità.
Avvocato Bagattini: Quindi, lei vide una sagoma dentro una macchina, della quale nulla sa dire di più.
Giancarlo Lotti: No. Un so più dire più.
Avvocato Bagattini: Bene.
Presidente: Avvocato Filastò a lei.
Avvocato Filastò: Lotti, cerchiamo d’uscire un momentino dal generico su una cosa che lei ha detto. Io voglio sapere chi, se Vanni o Pacciani o tutti e due, le hanno detto, prima di tutto se gliel’hanno detto e poi chi dei due le ha detto, che facevano questi omicidi per portar via quelle parti che lei sa delle donne per venderle…
Giancarlo Lotti: A me man riferito così. E gl’andavan da coso per prendile per vendile. Poi se…
Avvocato Filastò: Chi? Chi dei due gliel’ha detto. Chi gliel’ha detto, tutti e due, Vanni, Pacciani o tutti e due?
Giancarlo Lotti: Tutti e due.
Avvocato Filastò: Insieme?
Giancarlo Lotti: Sì.
Avvocato Filastò: In coro?
Giancarlo Lotti: Come in coro?
Avvocato Filastò: No, voglio dire, uno dopo l’altro o in coro. In coro vuol dire, io sono accanto a Vanni, dico: ‘caro Lotti, sappi che…’, tutti e due in coro, così. Oppure, un giorno lo dice uno, un altro giorno lo dice un altro. Come è andata la cosa?
Giancarlo Lotti: Questo gl’è andato là a Mercatale da Pietro. Però…
Avvocato Filastò: Chi è andato a Mercatale?
Giancarlo Lotti: Questa persona, quella che ho parlato quell’altra…
Avvocato Filastò: No, no, no, ma io voglio sapere, il discorso l’ha sentito lei con le sue orecchie?
Giancarlo Lotti: Sì.
Avvocato Filastò: Voglio sapere quando e da chi… da chi l’ha bell’e detto, da tutti e due. Gli ho chiesto se gliel’hanno fatto insieme questo discorso, mentre eravate tutti e tre insieme, o se invece le è stato fatto prima da uno e poi da un altro.
Giancarlo Lotti: No, da tutti e due.
Presidente: Eravate insieme, allora.
Giancarlo Lotti: Sì.
Avvocato Filastò: Tutti e due insieme. Va bene. Quando, non se lo ricorda? E dove, non se lo ricorda?
Giancarlo Lotti: Le date un mi vengano in mente.
Avvocato Filastò: Ma più o meno. Rispetto ai delitti, prima di Baccaiano, dopo Baccaiano, prima di Scopeti, dopo Scopeti.
Giancarlo Lotti: Mah, cose son sempre dopo, non prima.
Avvocato Filastò: Dopo.
Giancarlo Lotti: Eh.
Avvocato Filastò: Quindi, anche dopo gli Scopeti. Eh?
Giancarlo Lotti: Sì, sì.
Avvocato Filastò: Sì. Ora, a proposito della domanda che le ha fatto poco prima il suo difensore, l’avvocato Bertini, lei ha detto che il Vanni le aveva parlato d’aver fatto gli omicidi precedenti. E’ così?
Giancarlo Lotti: Quelli innanzi?
Avvocato Filastò: Sì.
Giancarlo Lotti: No, questo non… solo uno e basta, gli altri un so niente io.
Avvocato Filastò: Solo quello di Calenzano? E di un omicidio avvenuto nel ’74 a Borgo San Lorenzo gliene aveva parlato Vanni?
Giancarlo Lotti: No.
Avvocato Filastò: No?
Giancarlo Lotti: Perché io c’ho avuto la mamma fino al ’75 sicché queste cose non so niente.
Avvocato Filastò: Va be’…
Giancarlo Lotti: Dovevo curare, dovevo sta’ insieme a mia madre.
Avvocato Filastò: Ma l’ha detto lei che Vanni le ha parlato degli omicidi precedenti, no?
Giancarlo Lotti: No, io un ho mai detto questo costì.
Avvocato Filastò: Come un l’ha detto.
Giancarlo Lotti: No.
Avvocato Filastò: L’ha detto du’ minuti fa.
Giancarlo Lotti: No un gliel’ho detto.
Avvocato Filastò: Va bene, un dica così.
Presidente: Lui ha detto di Calenzano, lui ha parlato di Calenzano.
Giancarlo Lotti: Io ho detto uno solo e basta. Non quegli altri sennò un ci si intende.
Avvocato Bagattini: Gli parlavo di queste cose, ho detto, non degli omicidi precedenti.
Avvocato Filastò: Quindi, comunque, le aveva parlato di uno solo, di Calenzano, eh?
Giancarlo Lotti: In tramite di questa persona, di Giovanni Faggi, come si chiama…
Avvocato Filastò: Ah. E però del ’74 un glien’hanno parlato mai nessuno. No.
Giancarlo Lotti: Gliel’ho già detto, un so niente di…
Avvocato Filastò: Ma le sa come è andato l’omicidio del ’74?
Giancarlo Lotti: Un so niente io.
Avvocato Filastò: Sa che in quel caso…
Giancarlo Lotti: No.
Avvocato Filastò: … non…
Giancarlo Lotti: Non rispondo più, basta. Scusi, la insiste su questo qui che un so niente, perché lei deve insistere. Un lo so.
Avvocato Filastò: Ma lei dice che non lo sa e fine del discorso. Io le sto chiedendo se lei sa che…
Giancarlo Lotti: Ho detto un so niente di que’ fatti lì. Perchè la deve insistere se le cose…
Avvocato Filastò: Quindi, lei non ha chiesto in quell’occasione…
Giancarlo Lotti: Ne, un ho chiesto niente io.
Avvocato Filastò: Ma faccia finire la domanda e faccia meno il prepotente, sa! Con chi crede di avere a che fare lei?
Presidente: No, no, no.
P.M.: È stato tranquillo…
Giancarlo Lotti: Ho detto un so niente di coso, perché deve insistere su queste cose.
Presidente: Scusi, Lotti…
Avvocato Filastò: Lei mi fa finire la domanda e, poi, dice: non so niente. Ha capito, Lotti?
P.M.: No, avvocato Filastò…
Giancarlo Lotti: No, con me un alzi la voce, eh.
Presidente: Pubblico Ministero…
Giancarlo Lotti: Perché sennò la alzo anch’io.
Presidente: Altre domande, per cortesia, s’è capito quale cosa voleva dire Lotti.
Avvocato Filastò: Volevo sapere, Lotti, se dopo che lei aveva saputo che queste cose, questi delitti, li facevano per vendere queste parti, se Vanni le aveva detto per caso che nel ’74, nessuno aveva tolto nessuna parte a nessuna donna.
Giancarlo Lotti: Io l’ho già detto, sennò un rispondo più, basta.
Avvocato Filastò: È meglio un risponda più.
Giancarlo Lotti: Perché delle cose che un so, scusi…
Presidente: Allora, Lotti, scusi… Lotti, allora, per cortesia, finito…

Avvocato Filastò: Allora, senta, altre due domande, poi ho finito.
Presidente: Ah, ancora.
Avvocato Filastò: Quando lei ha parlato per la prima volta d’essere stato agli Scopeti e d’aver visto Vanni e Pacciani, questa cosa lei l’ha detta spontaneamente?
Giancarlo Lotti: Come, spontaneamente?
Avvocato Filastò: Sa che vuol dire “spontaneamente”? Che uno parla perché gli vien da parlare, dice le cose come stanno perché sta davanti a un magistrato, dice: ‘guardi, allora, le dico le cose come sono’ e racconta. Così…
Giancarlo Lotti: Quello che ho visto?
Avvocato Filastò: Sì.
Giancarlo Lotti: Eh.
Avvocato Filastò: Ma lei lo disse perché lo voleva dire lei, spontaneamente…
Giancarlo Lotti: Sì.
Avvocato Filastò: … oppure perché qualcuno gli disse…
Giancarlo Lotti: No, a me un me l’ha detto nessuno a me.
Avvocato Filastò: Nessuno gli disse che Pucci l’aveva visto lì e che il Pucci aveva visto Vanni e Pacciani nessuno glielo disse, prima che lei parlasse e ammettesse questa cosa? Risponda: sì o no’.
Giancarlo Lotti: Quand’ero con Fernando?
Avvocato Filastò: Sì. No, quando venne interrogato.
Giancarlo Lotti: Sì. Quello che ho detto, sempre fino a ora.
Presidente: No, l’avvocato vuol sapere questo…
Avvocato Filastò: Prima di parlare…
Presidente: … vuol sapere questo…
Avvocato Filastò: No, lo ridico io, Presidente.
Presidente: Bene.
Avvocato Filastò: Prima di parlare lei, prima di mettersi a raccontare quello che aveva visto agli Scopeti, qualcuno degli inquirenti gli disse o non gli disse che Pucci aveva già detto che lei era lì presente, era presente Vanni e Pacciani?
Giancarlo Lotti: C’era anche Fernando, eh.
Presidente: No, non ha capito la domanda.
Giancarlo Lotti: No, ho capito bene la domanda.
Presidente: Allora, dica.
Avvocato Filastò: Allora risponda. Glielo disse o non glielo disse?
Giancarlo Lotti: Se c’ero io c’era anche Fernando insieme a me, quel giorno degli Scopeti. Un capisco do’ si vo’ arriva’.
Avvocato Filastò: Cerchi di ricordare quando lei ha fatto uno dei primi interrogatori, va bene? La domanda è questa qui. Quando lei venne interrogato dalla Polizia, dai magistrati, eccetera, prima che lei raccontasse di essere stato agli Scopeti, d’aver visto Vanni, Pacciani, eccetera, quelli che la interrogavano gli dissero che Pucci aveva già raccontato queste cose, sì o no?
Giancarlo Lotti: Gl’è stato interrogato anche lui.
Avvocato Filastò: Ma a lei glielo dissero?
Giancarlo Lotti: Mica insieme siamo stati interrogati.
Avvocato Filastò: Ma glielo dissero a lei che Pucci aveva detto queste cose, sì o no?
Giancarlo Lotti: Sì.
Avvocato Filastò: Oh, benissimo. E quando poi lei ha raccon… prima che lei raccontasse di Baccaiano, qualcuno le disse che era stata vista la sua macchina lì a Baccaiano, sì o no?
Giancarlo Lotti: L’hanno vista di certo, gl’era sulla strada lì.
Avvocato Filastò: Ma glielo dissero a lei, sì o no?
Giancarlo Lotti: Ma chi me lo disse, chi me l’ha detto a me?
Presidente: Domanda l’avvocato, vuol sapere se gliel’hanno detto a lei.
Avvocato Filastò: Quelli che la interrogavano glielo dissero, sì o no?
Giancarlo Lotti: Se c’era la macchina mia?
Avvocato Filastò: Sì.
Giancarlo Lotti: Si.
Avvocato Filastò: Questo anche per quello che riguarda l’omicidio di Vicchio? Gli dissero che la sua macchina era stata vista diverse volte, sì o no?
Giancarlo Lotti: Sì.
Avvocato Filastò: Allora, qualcuno gli disse o non gli disse che Vanni l’accusava? Che diceva che lei era uno di quelli che facevano questi delitti.
Giancarlo Lotti: No, questo un l’è vero nulla, quello che ha detto lui.
Presidente: Bene. Allora, Lotti, può andare, si accomodi, può stare pure qui in aula.
Avvocato Filastò: Presidente… No, no, mi dicono che lei ha risposto che non è vero nulla l’ha detto lui. Ma la domanda era diversa: voglio sapere se qualcuno gli disse che Vanni la accusava, diceva… gli inquirenti, quando lei parlava con quelli che la interrogavano, queste persone gli dissero: ‘guarda, Lotti, che Vanni dice ‘che te tu c’eri, tu …..ha’ fatto queste cose, che tu sei te mostro….’
Giancarlo Lotti: Ma c’era anche lui.
Avvocato Filastò: Ah. Ma glielo dissero o no. Sì o no?
Giancarlo Lotti: Un so, un saprei come dire.
Avvocato Filastò: Glielo dissero, sì o no?
Giancarlo Lotti: Sì.
Avvocato Filastò: Oh;
Presidente: Accomodati vai, Vanni… cioè, Lotti. Lotti, vada pure a sedere.
Giancarlo Lotti: Sì, sì.
Presidente: Anzi, no, anzi, no, venga qui. Su questa domanda che ha fatto per ultimo l’avvocato Filastò.
Giancarlo Lotti: Sì.
Presidente: Lei prima dice una cosa, subito dopo ne dice un’altra. L’ha capita la domanda o no? L’avvocato voleva sapere questo, se la Polizia, o chi per esso, chi l’ha interrogato, prima che lei, diciamo, ammettesse questi fatti, gli parlò di Pucci…
Giancarlo Lotti: Sì.
Presidente: … che lui era stato agli Scopeti e gli parlò…
Giancarlo Lotti: Mah, assieme al Pucci.
Presidente: Lei ha detto che gli aveva già riferito che Pucci aveva parlato e che avevan visto la macchina sua lì agli Scopeti. Ora, lei prima ha detto… ha parlato del Vanni; che il Vanni, a sua volta, le ha detto qualche cosa su questi delitti, gliel’hanno detto la Polizia o non gliel’hanno detto? Perché lei prima dice sì e poi dice no. Qual è la verità?
Giancarlo Lotti: Come? Un ho capito bene.
Presidente: Quando cominciò a fare le prime domande…
Giancarlo Lotti: Interrogato a me?
Presidente: Eh, quando lei cominciò a mettere i fatti, no? Io non lo so quando è stato. Comunque…
Giancarlo Lotti: Sì.
Presidente: … lei cominciò a mettere i fatti. lei, gli hanno parlato del Vanni a lei?
Giancarlo Lotti: Sì……
Presidente: La Polizia, chi l’ha interrogata. E cosa gli hanno detto del Vanni?
Giancarlo Lotti: Quello… detto ora all’avvocato.
Presidente: Cioè, che cosa?
Avvocato Filastò: Mi sembra chiaro, eh.
P.M.: No, no. Facciamoglielo dire perché non è per niente chiaro.
Presidente: Facciamoglielo spiegare. Scusa, voglio chiarire perché a distanza di un minuto dice una cosa e poi contrariamente, opposta alla prima…
P.M.: Io non so se ha capito. Presidente, io non so se ha capito.
Presidente: Io non so come farglielo capire. Allora, quando la Polizia lo interrogò…
Giancarlo Lotti: Sì.
Presidente: Le ha parlato del Vanni, le ha riferito qualche dichiarazione che avrebbe fatto il Vanni su questo omicidio o no?
Giancarlo Lotti: Sì.
Presidente: E cosa gli dissero?
Giancarlo Lotti: Mah…
Presidente: La Polizia a lei.
Giancarlo Lotti: Di questi delitti?
Presidente: No, dei delitti. Del Vanni. Del Vanni.
Giancarlo Lotti: No, un ho capito.
Presidente: Allora, mi segua.
Giancarlo Lotti: Sì, sì.
Presidente: Quando lei veniva interrogato dalla Polizia, dal Pubblico Ministero, chiunque lo interrogò. Quando lei cominciò a fare le prime dichiarazioni, disse: ‘sono stato lì, agli Scopeti’ eccetera eccetera. Gli hanno parlato prima che lei parlasse, facesse queste ammissioni, del Vanni, che avrebbe fatto alcune dichiarazioni il Vanni? Gliel’hanno detto, la Polizia, sì o no? E se gliel’hanno detto, che cosa le hanno detto? Questo voglio sapere io. Voleva sapere l’avvocato, lei ha risposto. Voleva sapere che cosa gli hanno detto alla Polizia.
Giancarlo Lotti: Ora, a di’ la verità, un mi ricordo di preciso i’ che m’hanno detto.
Presidente: Se c’era stato anche lui, se aveva affermato anche lui che c’era stato o non c’era stato, non lo so. Cos’hanno detto?
Giancarlo Lotti: No, che c’era stato… come, in queste cose qui?
Presidente: Eh.
Giancarlo Lotti: Sì.
Presidente: Cioè, che c’era stato anche il Vanni.
Giancarlo Lotti: sì.
Presidente: Questo gli hanno detto.
Giancarlo Lotti: Come m’hanno spiegato loro, come… mi son spiegato io non tanto bene.
Presidente: Cioè gli hanno spiegato che era stato lì agli Scopeti.
Giancarlo Lotti: Sì.
Presidente: Questo gli hanno detto.
Giancarlo Lotti: Sì, questo qui i’ discorso.
Presidente: Va bene.
Avvocato Filastò: Presidente, quello che lui dice è la telefonata alla Filippa Nicoletti. Chiaro chiaro, con molta precisione, senza possibilità di equivoci…
Presidente: Va bene, va bene.
Avvocato Filastò: Quindi, questa è solo una conferma. Nessuna conferma avevo richiesto io.
Presidente: Io volevo soltanto chiarire come era avvenuto il fatto. Tutto qui. Per me può dire quel che vuole. Prego, può andare a sedere. Allora, Vanni…
P.M.: Facciamo cinque minuti…
Presidente: No, facciamo il Vanni. Il Vanni aveva detto che non voleva rispondere all’esame. Allora Vanni per cortesia, microfono. Vanni…
Mario Vanni: Devo rispondere?
Avvocato Filastò: Dica lei.
Presidente: Vanni.
Mario Vanni: Oh.
Presidente: Senta Vanni.
Mario Vanni: Voleva qualcosa?
Presidente: No. Il Pubblico Ministero lo vuole interrogare. Facciamo così. Capisce? Pubblico Ministero e le altre parti. Vuol rispondere o no all’interrogatorio?
Mario Vanni: (voce fuori microfono)
Presidente: Come?
Mario Vanni: Io la senta, l’è du’ anni sono in prigione. Sono innocente, un ho fatto di’ male a nessuno.
Presidente: No, ma lei deve dire se vuole essere interrogato o no. Ha facoltà di non essere interrogato, di non rispondere. Lo dica. Se vuole essere interrogato, lo mette lì a rispondere come ha fatto il Lotti; sennò sta lì, tranquillo.
Mario Vanni: Io un ho fatto nulla. Sono innocente. L’è du’ anni che sono in prigione innocentemente.
Presidente: Ma non vuol parlare, non vuol dire altro oltre a questo.
Mario Vanni: I’ che devo dire?
Presidente: Va bene. Avvocato, cosa devo dire? Spieghi lei.
Avvocato Filastò: Io ho cercato Presidente.
P.M.: Possiamo fare cinque minuti di interruzione, poi Presidente?
(voce fuori microfono)
Presidente: No, non vuole più parlare. Allora, Vanni oltre a questo non vuole dire altro lei?
Mario Vanni: I’ che devo dire?
Presidente: Bene. Allora non intende rispondere. Bene.
P.M.: Possiamo fare cinque minuti…
Presidente: Cinque minuti di sospensione, va bene.
P.M.: Grazie, Presidente.
Presidente: Un quarto d’ora, va.
P.M.: Bene.

« DOPO LA SOSPENSIONE »
P.M.: Sì, Presidente, se lei mi consente avrei un’istanza. Per quest’istanza ho bisogno di qualche minuto per spiegarla perché vorrei evitare di dare io spazio non corretto a delle affermazioni che a me sembrano insinuazioni fatte, giustamente nella tecnica difensiva, dal difensore di Vanni per quanto riguarda le dichiarazioni assunte dal Lotti e le risposte che ha dato. La mia istanza è quella di trascrizione di una bobina relativa a un confronto che fu fatto in data 11/02/96 tra Pucci Fernando e Lotti Giancarlo. Cerco di spiegarmi in breve perché chiedo la trascrizione di questa bobina di confronto che, per fortuna, dico io, della giustizia e comunque per buona tutela dell’immagine degli investigatori, fu fatto questo confronto registrato fra Lotti e Pucci. E io insisto nel chiedere la trascrizione. C’è un verbale di confronto che io all’epoca ho già fornito alla Corte quando ho fornito tutti i verbali relativi a Lotti dopo le contestazioni. Cerco di spiegarmi in breve perché altrimenti non si capisce il senso delle affermazioni di Lotti all’ultima domanda del difensore e di lei signor Presidente; e si dà spazio a insinuazioni che io mi sento di dover tutelare per quanto riguarda il comportamento ovviamente della Polizia Giudiziaria e dei procuratori della Repubblica di Firenze che erano presenti a questi atti oltre il sottoscritto. Mi spiego come loro sanno e fin dal primo momento il P.M. ha messo bene in luce e credo che questo dibattimento abbia chiarito, il signor Lotti Giancarlo imputato, è un imputato che ha un programma di protezione ma io ho sempre messo in evidenza come è un imputato che ha confessato fatti dopo che gli venivano contestate circostanze obiettive. Mai si è seduto su, una sedia e ha  detto ‘vi racconto come stanno le cose’. Allora ricordiamoci sempre questa situazione perché voi capirete come la risposta che oggi vi ha dato Lotti è la sacrosanta verità nel contesto di come sono andati i fatti, diversi ovviamente nelle sfumature. E ci sono verbali di confronti e per fortuna registrazioni. Mi spiego meglio, il Vanni prima della sua cattura non è mai stato interrogato. Quindi per fortuna nessuno sa cosa poteva dire o meno in merito a questi fatti. Si arriva alla determinazione che qualcosa di importante c’è dietro questa collaborazione con Pacciani nei delitti da quella intercettazione già trascritta relativa a quel bar di San Casciano in cui c’è quella conversazione in cui, loro tutti sanno, Ghiribelli e Lotti parlano del fatto che lui era presente quella sera, c’era la sua 128 e il Lotti dice ‘ero a fare un bisogno’ e tutta quella storia che loro sanno. Allora siccome in quella telefonata si parla, . c’era anche il Pucci, viene interrogato Pucci. Il Pucci fa le prime ammissioni. Si ma in due volte fa l’ammissione. Allora signori, le cose stanno in questo modo. Di Vanni nessuno sa niente perché non è stato… nessuno può sapere cosa avrebbe dichiarato Vanni perché nessuno lo aveva a quel punto, nemmeno preso in considerazione se non come soggetto ad indagine. La situazione obiettiva di come vanno le indagini – e che io intendo a questo punto mettere bene in chiaro davanti a loro Corte, e davanti a tutti perché è la verità – è che si va dal signor Lotti con delle richieste e contestazioni precise. C’è un verbale, io lo vorrei… lo già esibito però mi piacerebbe ricordarlo in questo momento, nel momento in cui faccio un’istanza precisa. E siamo 11 febbraio ’96, sono le 11.45 di mattina. Avendo capito l’importanza della cosa, sono presenti a questo atto – che sono verbale assunzione di informazioni – il procuratore della Repubblica dottor Vigna, il procuratore aggiunto dottor Fleury, il sostituto dottor Crini e il sottoscritto che aveva in quel momento insieme questi fogli. Viene chiesto a Lotti come stanno le cose e Lotti, se la fa da lontano e cerca di dire il meno possibile. A questo punto si dà atto nel verbale, loro ce l’hanno, di cosa gli si contesta. Caro signor Lotti stai attento perché c’è una telefonata in cui dici così; la Ghiribelli dice che c’era la tua macchina, il Galli dice che c’era la tua macchina; per ultimo, il Pucci ha detto che quella sera lui aveva riconosciuto, c’eravate voi e aveva… lui, Pucci, riconosciuto Vanni e Pacciani. Ecco la risposta che vi ha dato oggi Lotti. Questo è il verbale delle 11.45. È un verbale per fortuna che man mano che vanno avanti le cose, il P.M. forse prevedendo chissà, eventuali insinuazioni – sulle quali io non voglio commentare – di qualcuno, si dà atto che ore sono. Finché si arriva a una certa ora piuttosto tardi, è durato due o tre ore. Al che il P.M. prudente secondo me ancora una volta, dice: ‘beh, abbiamo Pucci: facciamo il confronto’. Siccome Lotti, nonostante gli si contestan tutte queste cose, non dice nulla, contestiamogli anche che Pucci ha essere stato lì insieme, lui, Pucci, a Attenzione, non è la Polizia o qualcuno che gli dice: guarda, Vanni ha detto. Perché Vanni a quel momento non lo conosce nessuno se non come indagato. C’è un verbale di confronto in cui io ho già depositato, ma per fortuna – dico – è stato anche registrato. E io ne chiedo la formale deregistrazione in cui si dice: guarda contestazione – che Pucci dice così e così. Gli si porta Pucci e Pucci dice le stesse identiche cose, poi l’avete sentito voi. Viene chiuso il verbale di confronto. Dopodiché Lotti, finalmente imprevedibile dice: ‘ciò che dice Pucci è la verità, sì c’eravamo’ eccetera eccetera. Questi verbali io li ho già dati a loro. Volevo ricordare che sono 11.45 di mattina il primo, confronto 18.45, ammissioni finali, parziali, difficili… tutti i termini che posso usare, loro li vedranno in questo verbale delle 19.45. Quindi signori, è vero: il signor Lotti ha. parlato perché gli sono stati contestati fatti specifici che risultavano da atti di questo processo. Atti per i quali ci sono: registrazioni, intercettazioni, dichiarazioni sentite in questo dibattimento. Quindi è vero che al signor Lotti fu fatto presente questa circostanza. Ma non che la Polizia diceva che Vanni, eccetera eccetera; ma le cose come vi ho detto io. Anche perché Vanni non era mai stato sentito a quel punto da nessuno. Poi prende la sua strada il GIP, eccetera. Allora siccome questo verbale di confronto e questo iter di quella giornata in cui, ripeto, Lotti parla solo perché gli vengono contestati i fatti nei modi che io vi ho descritto e che mi sembra non solo doveroso prendere atto che sono così, ma sono verbali fra l’altro fatti da diverse persone. Quindi bisognerebbe proprio pensare che… insomma, io non ci voglio…
Presidente: No…
P.M.: … non ci voglio nemmen pensare a quelle insinuazioni…
Presidente: No, no…
P.M.: No, ma Presidente, siccome io un po’ d’esperienza ce l’ho e siccome qua ho già visto che si va sulle insinuazioni, allora io preferisco le insinuazioni, facciano pure e si prendano le conseguenze. Però guardiamo anche cosa esiste. Allora per tranquillità di tutti, mia e di chi fa le insinuazioni, ma sopratutto esclusivamente per dimostrare qual’è la verità, il verbale di confronto c’è. Io ho anche la trascrizione che per fortuna, dico, fu fatta e quindi si vede cosa gli è stato contestato in particolare al signor Lotti. Io chiedo la trascrizione di questo confronto che è stato fatto 1’11/02/9 6 alle ore 18.45. Faccio richiesta formale.
Presidente: Allora, quello che posso dire io è il periodo che dice il Pubblico Ministero risulta dai verbali prodotti del Lotti. Per quanto riguarda l’insinuazione che sarebbe stata… non mi riguarda questa storia perché io sono intervenuto al termine dell’esame del…
P.M.: Presidente, ci mancherebbe.
Presidente: Aspetti, aspetti. Dell’avvocato Filastò solamente per chiarire una circostanza, prima dice sì e poi no. Tutto questo era dovere mio farlo e l’ho fatto come ho fatto…
P.M.: E’ il mio dovere offrire…
Presidente: Allora questa istanza di trascrizione, voi avete i verbali delle dichiarazioni del Lotti, ritenete necessario e opportuno questa trascrizione o no? Potete riferirmi per cortesia prima le parti civili e poi i difensori.
Avvoacto: Presidente, noi siamo favorevolissimi alla trascrizione di questa registrazione.
Presidente: Bene. L’avvocato Bertini?
Avvocato Bertini: È d’accordo, Presidente.
Presidente: Bene. L’avvocato Filastò?
Avvocato Filastò: Io volevo prima di tutto dire due parole su questo termine usato dal Pubblico Ministero “insinuazione”. Io non ho fatto nessuna insinuazione. Io ho trovato nel brogliaccio, perché questo ancora non l’ho ben esaminata, cioè a dire la trascrizione integrale della telefonata del 24 marzo ’96 intervenuta fra il signor Lotti e la signora Nicoletti Filippa, un’affermazione per cui il Giancarlo dice: ‘ma, sai i’ che gl’ha detto Mario Vanni? Dice che sono stato io a fare gli omicidi. Li ha fatti …’ Ora, o se l’era inventata questa frase. Non è che poi sia una frase, come dicevo prima, ambigua; una frase chiara, testuale, che lui in perfetta — credo innocenza riferisce alla Filippa Nicoletti. Mi sembrava doveroso fare una domanda su questo punto, in previsione che siccome a quell’epoca il signor Giancarlo Lotti aveva dei colloqui e non tutti credo verbalizzati. Si deve pensare che tutto quello che lui dice e tutti i suoi pour parler fatti con vari investigatori di vario genere, venissero verbalizzati significano essere mai entrato in un ufficio di Polizia…
P.M.: Questa è un’insinuazione, Presidente.
Avvocato Filastò: No, non è un’insinuazione. E’ una constatazione.
P.M.: Eh, no. Questa è un’insinuazione. Insisto perché lei deve provare quello che sta dicendo.
Avvocato Filastò: Allora…
P.M.: Ci sono dei verbali…
(voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: … che tutto quello che dice all’interno di un’inchiesta di questo genere, viene verbalizzato, parola per parola. Lo dice lei. Io, a me…
P.M.: Io parlo di un’inchiesta in cui sono stato anche…
Avvocato Filastò: Dall’interno a certe indagini.
P.M.: Bene, ora parliamo di questa cortesemente. Avvocato, lei parla di questa.
Presidente: Pubblico Ministero, facciamola spiegare.
P.M.: Sì, no, parliamo di questa.
Presidente: Ho capito, però facciamolo parlare. Pubblico Ministero.
Avvocato Filastò: Ha capito, dottor Canessa.
P.M.: Io non lo lascio parlare…
Avvocato Filastò: Faccia come le pare. Comunque, io voglio dire, io non ho fatto insinuazioni. Ho detto…
P.M.: Eh, no; dice ci sono stati…
Avvocato Filastò: No, ma le sto dicendo io non ho insinuato nulla. Io l’ho detta la cosa. Non ho insinuato, l’ho detto. Ho affacciato un’ipotesi e lei mi dice che ne sopporto le conseguenze, ma faccia quello che crede.
P.M.: Le conseguenze?
Avvocato Filastò: Non creda che da questo punto di vista qui, di scalfire in un attimo il mio dovere professionale. Affacciando un’ipotesi di…
Presidente: Non credo…
Avvocato Filastò: … nei confronti di qualcuno. Perché sbaglia persona. Perché se c’è uno che queste cose… queste affermazioni sue…
Presidente: Lei avvocato parli alla Corte. Lasci stare il Pubblico Ministero.
Avvocato Filastò: …non viene intimorito nel fare il suo dovere professionale… sono io e non da ora, diverso tempo. Quindi ho trovato questa frase e ho fatto delle domande, partendo da un determinato presupposto giusto o sbagliato che sia; ed ha risposte in un certo modo il signor Lotti – poi ne parleremo – . Quindi non è una insinuazione.
Presidente: Ora, su questo…
Avvocato Filastò: Quando poi ha fatto col signor Mario Vanni apparirebbe secondo quello che dice il Pubblico Ministero, ha detto poco fa in questa inchiesta ha paracadutato solamente nel momento in cui il Lotti fa determinate dichiarazioni; questo non è vero purtroppo. Questo non è affatto vero. Non solo il. ..
Presidente: No, facciamo… Avvocato…
Avvocato Filastò: Presidente, era stato interrogato varie volte informalmente…
Presidente: Sì, sì.
Avvocato Filastò: … ma il signor… è stato interrogato – e di questo credo di aver chiesto l’ acquisizione del verbale, e comunque se non l’ho chiesta la chiedo ora…
Presidente: Bravo, il Pubblico Ministero…
Avvocato Filastò: Presidente, insomma voglio dire, io vorrei poter parlare.
Presidente: Sì, sì. Come no.
Avvocato Filastò: Lo ha fatto il Pubblico Ministero, lo vorrei fare anch’io.
Presidente: Sta parlando.
Avvocato Filastò: Il signor Mario Vanni è stato interrogata al dibattimento di I Grado nel processo Pacciani.
P.M.: Come teste.
Avvocato Filastò: Come teste, sissignore. Come teste. E all’interno di quel verbale, il Presidente e il Pubblico Ministero espressero notevoli, chiare, evidenti riserve sul modo che aveva quest’uomo di esprimersi, che è quello che è.
P.M.: In pubblico lo fece.
Avvocato Filastò: Come?
P.M.: In pubblico, in una pubblica udienza.
Avvocato Filastò: Certo, in una pubblica… chi dice nulla. Si sta parlando… parò, il signor Mario Vanni era già sospettato all’epoca di quel suo verbale . responsabile davanti alla Corte di Assise di Firenze in I Grado; pesantemente sospettato. Quindi non diciamo cose che non son vere. Il signor Vanni non interviene in quest’inchiesta paracadutato dalle parole del signor Lotti, era già prima e molto. La prima cosa, perché è un verbale, avviene così: questo signore si mette a sedere e siccome già altre volte l’hanno interrogato e gl’hanno chiesto, gli hanno domandato… appena si mette a sedere nella sua ingenuità, secondo me anche onestà, d’animo… ‘io, so un accidente, io il Pacciani c’ho fatto solo delle merende’. E poi è lui l’inventore della frase ‘compagni di merende’ perché è da qui che nasce la cosa dei compagni di merende. ‘Io ho fatto solo delle merende’ e va avanti per tutto il tempo esattamente come ha fatto con voi, che delle volte dice ‘un so nulla’. Per tutto il tempo a dire ‘io ho fatto altro che merende’. E da lì, poi naturalmente il Presidente, il Pubblico Ministero si esprimono in termini pesantemente critici sulla sua veridicità; e addirittura il Presidente in un certo momento del dibattimento dice ‘lei ha qualcosa da nascondere’. Dicevamo che il Vanni è l’ultimo arrivato… Ecco, comunque, fatte queste premesse per rimettere a posto queste due cose, le insinuazioni che non son tali; io ho visto un fatto all’interno di…
Presidente: Scusi avvocato, scusi avvocato.
Avvocato Filastò: Sì.
Presidente: Quando lei dice, il Presidente dice ‘lei ha qualcosa da nascondere’, non l’ho mica detto io questo.
Avvocato Filastò: No, sto parlando del…
Presidente: No, appunto. Lo chiedo… non mi sembrava…
Avvocato Filastò: No, no. Sto parlando del processo Pacciani. (voci sovrapposte)

Avvocato Filastò: Del processo Pacciani e Mario Vanni. No, no Presidente, per carità! Ecco, quindi prima cosa: non ho fatto insinuazioni, ho dedotto un fatto, ho cercato di approfondirlo con la Corte facendogli alcune domande. Quindi … fare insinuazioni di nessun genere. Il fatto è questo…
Presidente: Va bene.
Avvocato Filastò: Un secondo. Non è vero che Vanni arriva al processo all’ultimo momento, così come dice il Pubblico Ministero. Perché è chiamato, da una chiamata di correo, ma c’era già un ‘ atm.asf.er a molto plumbea su di lui e c’è datata da diversi mesi, come risulta da quel verbale di dibattimento, del quale non ricordo se ho ohi est o l’allegazione, ma la chiedo, adesso.
P.M.: La fornisco io…
Avvocato Filastò: Molto bene. E terzo, non mi oppongo alla richiesta di trascrizione del verbale di confronto, anzi la faccio propria.
Presidente: Bene.
Avvocato Filastò: La faccio mia.
Presidente: Allora…
Avvocato Curandai: Presidente… .
Presidente: Dica.
Avvocato Curandai: Presidente, mi perdoni. Io le chiedo che mi sia consentito di esprimere un po’ più completamente il parere della parte civile su questa, chiamiamola, querelle…
Presidente: Chiamiamola?
Avvocato Curandai: Su questa polemica, chiamiamola così.
Presidente: No, no. No avvocato, non parliamone più di questa polemica.
Avvocato Curandai: Io vorrei…
Presidente: Solamente sull’istanza di trascrizione di questa bobina. Tutto qui.
Avvocato Curandai: Sì.
Presidente: L’episodio chiarito, basta. Non…
Avvocato Curandai: Vorrei Presidente, esprimere brevissimamente il parere della parte civile su questo punto, sulla trascrizione o meno della registrazione del confronto Pucci-Lotti. L’avvocato Filastò vi ha parlato della telefonata fra Lotti e la Filippa Nicoletti, telefonata del 24 marzo 1996.
Presidente: Ma non facciamo… anticipiamo discussioni di nessun tipo.
Avvocato Curandai: No, no.
Presidente: Dobbiamo dire se è opportuno trascrivere o no quel… Così vediamo materialmente come sono andati i fatti.
Avvocato Curandai: Adesso arrivo. Arrivo al punto.
Presidente: Bene.
Avvocato Curandai: Mi sia consentito di parlare un attimo, Presidente. Arrivo al punto. Senza predifese, niente. Questo è la motivazione del parere della parte civile su questo punto. Mi consenta questa brevissima premessa. Allora, l’avvocato Filastò aveva, credo che avesse in questo momento in mano la trascrizione della intercettazione telefonica. Allora, se noi andiamo un attimino, signor Presidente, a vedere questa trascrizione nel punto in cui si parla di Vanni, bisogna come al solito leggere compiutamente tutte le parole di tutta la trascrizione. Allora ci si renderà conto che sotto certi aspetti sarebbe, direi, inutile anche la trascrizione della registrazione di Pucci. Perché? Perché a un certo momento, dopo che il Lotti ha parlato di Vanni, accenna al Vanni, subito dopo dice Giancarlo: “Ah, si, il colloquio alla Questura.” Il colloquio, ovviamente di Vanni alla Questura. Ecco, su questo c’è un dato direi storico tranciato, che taglia di netto la testa al toro. In quel momento, 24 marzo ’96, Vanni non era stai, non aveva mai subito un colloquio presso la Questura. Quindi, molto probabilmente, come il Lotti ha già fatto qui, in quest’aula, confonde i nomi. Probabilmente si riferiva a Pucci, in quel momento. “Quel Pucci, mi accusa”, perché in quel momento c’era stato solo il colloquio con Pucci. Non c’era stato alcun colloquio del Vanni in Questura. E qui si parla di colloquio in Questura. Il colloquio in Questura è quello di Pucci, non è quello di Vanni. Quindi, io vorrei chiedere al Lotti se, in quel momento, parlava di Pucci…
Presidente: No, no…
Avvocato Curandai: … o parlava di Vanni.
Presidente: … lasciamo stare, lasciamo stare Lotti, lasciamo stare Lotti.
Avvocato Curandai: Va bene. Sennò…
Avvocato Filastò: Non se ne può più di lotti.
Avvocato Curandai: E va bene, non se ne può più, però…
Presidente: No, no. Prego, prego, prego…
Avvocato Filastò: Io non ne posso più.
Presidente: Bene, bene. Bravo, sì. Anch’io non ne posso più.
Avvocato Filastò: Ecco.
Avvocato Curandai: Però qui c’è un dato storico.
Presidente: Bene. Allora…
Avvocato Curandai: Un dato storico, ecco, di cui la Corte doveva tener conto.
Presidente: Avvocato Curandai, allora…
Avvocato Curandai: Allora, a questo punto, ciò premesso, la difesa di parte civile ritiene ultronea la trascrizione di questa registrazione. Perché, ecco…
Presidente: Allora…
Avvocato Curandai: … il punto è già superato storicamente in questa trascrizione.
Presidente: Allora lei si oppone alla trascrizione.
Avvocato Curandai: No, remissivo, remissivo.
Presidente: Remissivo…
P.M.: Faccia il Giudice…
Avvocato Curandai: Faccia il Giudice, però il Giudice sa che cosa…
Presidente: Facciamo come Pilato, ci laviamo le mani.
Avvocato Curandai: Il Giudice, fin da ora, sappia queste cose. Ecco.
Presidente: Va bene, bene. Senta Pubblico Ministero, quali erano gli atti da trascrivere?
P.M.: Dunque, esattamente…
Presidente: Confronto Pucci-Lotti, di quand’è?
P.M.: In data 11/02/96.
Presidente: Sì.
P.M.: Il verbale è quello che mi sembra di aver depositato, il verbale di confronto…
Presidente: Sì, sì, ce lo abbiamo il verbale riassuntivo.
P.M.: Benissimo. 11 febbraio ’96, ore 18.45…
Presidente: Ma c’è anche qualche altro fatto nella bobina, o solamente quello?
P.M.: No, no, solo il confronto.
Presidente: Ah, va bene.
P.M.: È…
Presidente: Allora, formalmente ci dobbiamo ritirare su questa istanza…
P.M.: I verbali di cui ha parlato—
Presidente: Ce li abbiamo, già ce li abbiamo… Bene.

« DOPO LA SOSPENSIONE » 

Presidente: Ci siamo tutti? Va bene. Allora, la Corte di Assise di Firenze, provvedendo sull’istanza del P.M. di trascrizione integrale della registrazione fonografica del confronto svoltosi nella fase di indagine preliminare tra Lotti Giancarlo e Pucci Fernando in data 11 febbraio ’96 alle ore 18.45; Sentite le altre parti che nulla oppongono; Rilevato che è opportuno provvedere alla deregistrazione della bobina suddetta, come richiesto dal Pubblico Ministero, sull’accordo delle parti, dispone la trascrizione integrale della registrazione di cui sopra. Nomina il perito Filippo Tinnirello, del quale si dispone l’immediata … per il conferimento dell’incarico.” Questo si allega a verbale. Filippo Tinnirello è già qualificato in atti, va bene? Ha già prestato impegno a prendere fedelmente, eccetera. Va bene? Allora, Filippo, si tratta di questo: di provvedere alla trascrizione integrale della bobina che il Pubblico Ministero le metterà a disposizione.
Perito Tinnirello: Bene.
Presidente: E riguarda il confronto…
P.M.: Vogliamo dare atto che gliela metto a disposizione subito?
Presidente: Sì…
P.M.: Così mettiamo i verbali…
Presidente: … benissimo.
P.M.: Bene.
Perito Tinnirello: Grazie.
P.M.: E’ la bobina in copia, dato che l’abbiamo doppia, come loro sanno.
Presidente: Sì, sì, bene.
P.M.: Io tengo l’originale e do la copia.
Presidente: Bene. Quella è la bobina, procura la busta. Si tratta del confronto tra Pucci e Lotti. Bene?
Perito Tinnirello: Bene.
Presidente: Quanto tempo vuole per trascrivere questa bobina? Sarà mezzora, un’ora, non so.
P.M.: No, deve essere anche meno…
Perito Tinnirello: Dovrebbe essere mezz’ora. E’ una micro cassetta, sempre dalle mani, così…
Presidente: Ecco.
Perito Tinnirello: Cioè, un lato solo è mezz’ora, tutta intera è un’ora. Comunque penso sia un lato solo, no?
P.M.: Sì.
Presidente: Ma insomma, se. . . si può andare a lunedì mattina per la comparizione del…
Perito Tinnirello: Per la trascrizione. Va bene.
Presidente: Va bene? Le diamo tempo fino a lunedì mattina. Lunedì mattina viene qui con la relazione…
Perito Tinnirello: Benissimo.
Presidente: Va bene? Okay, come le altre volte. Prego. Volevo sapere, siccome c’è una urgenza di stabilire per domani l’udienza, chi è che viene domani. Oggi stabiliamo gli imputati, … degli imputati. E domani chi c’è di testimoni?
Avvocato Filastò: Domani, Presidente, dovrebbe venire – io, mi pare di avere indicato – il professor Pierini, che è uno dei consulenti dell’equipe De Fazio, e un altro testimone che io, in questo momento, non ricordo il nome. Insomma…
Presidente: Li ha già citati per domani mattina.
Avvocato Filastò: Sì, sì.
Presidente: Bene. Allora va bene.
Avvocato Filastò: Il professor Pierini viene sicuramente.
Presidente: E allora… Va bene. Allora, no…
Avvocato Filastò: Per oggi avevo chiamato l’altro…
Presidente: Sì, sì. Poi, mi raccomando, per lunedì gli altri testi in continuazione…
P.M.: Forse, diceva…
Avvocato Filastò: Presidente, se lunedì, sia io che l’avvocato Mazzeo, abbiamo un impegno di discussione a Pistoia. È una cosa proprio dalla quale non possiamo esimerci, perché fra l’altro lo abbiamo fatto rinviare proprio in previsione di questa…
Presidente: Allora facciamo martedì mattina.
Avvocato Filastò: Grazie.
Presidente: Dico questo: martedì possono venire solamente nella mattinata; il pomeriggio ci ho da andare. . . un problema a Careggi.
Avvocato Filastò: Bene.
P.M.: Bene.
Presidente: Va bene? Solamente la mattinata.
Avvocato Filastò: Allora martedì, grazie.
Presidente: Allora, Filippo, per cortesia, può tornare, Tinnirello?
Avvocato Colao: Presidente, scusi, apprendo che domani mattina ci sarà il professor Pierini. E questa parte civile ha avanzato già una istanza in base alla memoria depositata perché sia portato in aula il trincetto di Pacciani.
Presidente: Si va a domani mattina, prima di sentire, sentiamo quello lì. Decidiamo quella istanza lì. Allora, Filippo, allora, la convocazione non è… rettifico, non è per lunedì; per martedì mattina.
Avvocato Colao: Presidente, volevo chiedere, se lei potesse fare l’acquisizione temporanea del trincetto di Pacciani.
Presidente: Lunedì mattina provvediamo.
Avvocato Colao: No lunedì. Viene domani mattina il professor Pierini.
Presidente: Domani mattina. Ora dobbiamo finire di interrogare… Avvocato, per cortesia, una…
Avvocato Colao: Ma io dicevo un’altra cosa. (voce fuori microfono)
Presidente: Antonio, per cortesia, comunichi al tribunale II Sezione che domani la Corte ha udienza, nella mattinata.
Ufficiale giudiziario: Bene.
Presidente: Così si regola il Presidente della II Sezione. Bene. C’era il collega che ha un turno obbligato in prosecuzione quindi al Tribunale. Non può esserci domani mattina. Può andare eventualmente domani pomeriggio, non lo so, vedremo. Cioè, domani pomeriggio, senz’altro, perché noi non possiamo il pomeriggio qui.
P.M.: Bene.
Presidente: Bene. Allora…
Avvocato Colao: Presidente, io però non ho capito, sinceramente. Io ho avanzato una istanza. C’è il professor Pierini, il quale dovrà parlarci di questa ferita dell’osso del polso del ragazzo francese. In base agli elaborati…
Presidente: Non so di che cosa parlerà Pierini, non so cosa parlerà Pierini domani.
Avvocato Colao: Eh, parlerà di questo. Dovrà parlare delle escissioni. Lo ha convocato il collega Filastò. E quindi, a questo punto, io chiedo: poiché c’è il fumus già provato dalla memoria che ho depositato, che questa sia l’arma, il trincetto che ha ferito 11 ragazzo francese, che se viene il professor Pierini, glielo vogliamo mostrare o no, questo trincetto? Visto che si parla…
Presidente: Il trincetto, quale trincetto? Ah, quello del…
Avvocato Colao: Oh, visto che si parla di un’arma da sub, poi che si parla di 20 coltelli che ha portato il P.M., gli vogliamo mostrare quello dove c’è una traccia, che a questa parte civile risulta ben precisa, nell ‘osso? Eh, sennò il perito che lo chiamiamo a fare?
Presidente: Parla di quello che fu sequestrato al Vanni?
Avvocato Colao: Certo… No…
P.M.: No, a Pacciani.
Avvocato Colao: … al Pacciani. Ma si parla dell’arma bianca del delitto. Eh, scusi, Presidente.
Presidente: Su questo punto c’è già una ordinanza del 27 novembre che ha deciso su questo punto. Sentiremo il perito se poi è opportuno fare le indagini; riconvochiamo il perito e facciamo quello che dobbiamo fare.
Avvocato Colao: Grazie, Presidente. Era mio dovere fare una chiarificazione.
Presidente: Eh, come no, come no! Bene. Allora, andiamo avanti, per cortesia, con 1’esame individuale…
P.M.: Presidente, chiedo scusa. A questo proposito vorrei – e fra l’altro è una istanza che sentivo che faceva anche l’avvocato Filastò, li ho messi insieme – depositare…
Presidente: Ah, le produzioni, sì.
P.M.: Ex 503 Comma III e V Codice procedura penale, tutti i verbali relativi a Vanni. Non ho messo qui le trascrizioni e mi riservo di farle a parte, perché è un altro volume di trascrizioni. Questi sono tutti in ordine, i verbali, uno dietro l’altro, delle dichiarazioni rese da Vanni. E…
Presidente: Le trascrizioni delle…
P.M.: Mancano le trascrizioni.
Presidente: Va bene.
P.M.: Oh, già che ci sono…
Avvocato Zanobini: Di cui chiede l’acquisizione fino da ora e materialmente…
P.M.: Forse era distratto l’avvocato Zanobini.
Avvocato Zanobini: Io l’ho chiesto ex articolo 503 Comma III e V Codice procedura penale. Quindi, è quello il fine. Volevo già, dato che faccio questa produzione, fare la stessa cosa, anche se ora è assente il difensore di Faggi, ma mi ha chiesto e siamo rimasti d’accordo che veniva sostituito da uno degli altri allo stesso scopo, di fare la stessa produzione per quanto riguarda Faggi. Perché, non essendo comparso oggi, e non avendo – secondo quello che dice il difensore – ad oggi nessuna intenzione di comparire, siccome per oggi è fissato l’interrogatorio, chiedo la…
Presidente: Può comparire quando crede.
P.M.: Certo. Però, ai fini…
Presidente: Bene. Acquisiamo questi documenti…
Avvocato Filastò: Comunque io sono stato incaricato dal collega che difende Faggi, di sostituirlo e non mi oppongo, anzi mi associo.
Presidente: Bene.
Avvocato Filastò: Confermando che non è intenzione di Faggi venire, anche perché non può per condizioni di salute. . .
Presidente: Bene.
Avvocato Filastò: … particolarmente gravi.
Presidente: Allora, i documenti vengono acquisiti, allegati a verbale.
Avvocato Zanobini: Scusi, Presidente, su questa produzione…
Presidente: Mi dica.
Avvocato Zanobini: … richiesta dal Pubblico Ministero. Senza polemica, non mi ero distratto, ero attentissimo.
Presidente: No, no.
Avvocato Zanobini: Ma il Pubblico Ministero stamani richiede l’acquisizione dei verbali di interrogatorio del Vanni, dei verbali riassuntivi di alcuni dei quali… e che uno in special modo che interessa questa difesa, vi è anche la trascrizione. Allora io chiedevo che il Pubblico Ministero precisasse che, salvo a non averli ora materialmente, queste trascrizioni…
Presidente: Le produce dopo.
Avvocato Zanobini: Ecco.
P.M.: Questo, ho detto apertamente.
Avvocato Zanobini: Ecco, quindi…
Presidente: Si riserva di produrre le trascrizioni integrali.
Avvocato Zanobini: Chiede l’acquisizione anche di queste. E poi, materialmente, le porterà in un altro momento.
P.M.: Questo, sì.
Presidente: Ma lo ha già detto, lo ha già detto.
Avvocato Zanobini: Benissimo, benissimo.
Presidente: Mi sembra chiaro il Pubblico Ministero.
Avvocato Zanobini: Benissimo.
Presidente: Va bene.
Avvocato Zanobini: Senza, quindi, riserve.
Presidente: No, no…
Avvocato Zanobini: L’acquisizióne si chiede ora e materialmente poi…
Presidente: Materialmente li porta dopo la trascrizione integrale.
Avvocato Zanobini: Bene, bene, siamo a posto.

Presidente: Allora, il Corsi? Venga, Corsi.
Avvocato Zanobini: Le chieda, Presidente, per cortesia, se intende essere ripreso.
Presidente: Ecco, vuole essere ripreso dalle telecamere, oppure ha difficoltà?
Alberto Corsi: Preferisco di no.
Presidente: Bene. Allora, niente telecamere al Corsi… Come si chiama di nome?
Alberto Corsi: Alberto.
Presidente: Alberto. Senta, lei, per legge, ha facoltà di non rispondere alle domande che gli saranno fatte. Vuole rispondere o no?
Alberto Corsi: Voglio rispondere.
Presidente: Bene. Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Sì, Presidente. In fondo, le domande che deve fare il P.M. all’avvocato Corsi, sono veramente minime. E si sostanziano essenzialmente nel chiedere questo: avvocato, lei innanzitutto conosce il Lotti Giancarlo? Conosce il Vanni Mario, in che termini e che tipo di rapporto c’è con questi signori.
Alberto Corsi: Conosco il Lotti Giancarlo poco, salvo un rapporto di lavoro perché gli chiusi un incidente stradale. Conosco il Vanni, non bene, ma insomma da paesani. L’ho visto moltissime volte in paese, al bar in piazza.
P.M.: Il Lotti, invece, non lo conosce da paesano, lo conosce solo…
Alberto Corsi: Ma io credo…
P.M.: Chiedo scusa. Lo conosce solo come cliente? O anche…
Alberto Corsi: No, lo conosco anche da paesano. Ma anche nella piazza del paese, o nel bar sta sempre zitto. Quindi non ho mai avuto un dialogo… Credo di non averci mai parlato con il Lotti.
P.M.: Crede, o…
Alberto Corsi: Non ho ricordanza di aver mai parlato con il Lotti.
P.M.: Ha ricordanza che il Lotti sia stato in sua presenza, mentre lei parlava con altri? al bar, o con amici, a cena…
Alberto Corsi: Beh, io non lo ricordo. Però volevo vu… vi raffigurassi la piazza di San Casciano, che poi si chiama piazza, sono un incrocio di quattro strade e basta. Probabilmente sono stato vicino, ma, come vi ripeto, io non ci ho mai parlato.
P.M.: La mia domanda era diversa, avvocato. Ha mai visto se il Lotti è stato volontariamente o involontariamente presente, cosciente o non cosciente, ma fisicamente presente a colloqui che lei faceva con chiunque. Non che ora mi voglia…
Alberto Corsi: Sì.
P.M.: Può essere che lei, parlando con qualcuno sia stato presente anche il Lotti, o escluse circostanze di questo genere?
Alberto Corsi: Non lo posso escludere, ma non mi ricordo.
P.M.: Bene. Può essere successo che voi eravate, lei con qualche suo amico o conoscente al bar, parlavate di calcio, o di qualsiasi altro argomento e il Lotti era presente?
Alberto Corsi: Può essere.
P.M.: Con il Lotti e il Vanni, le è mai capitato di avere, non so, di essere andato a cene sociali o non sociali, a cene di amici, di compagnie, di gruppi, o cene esclusivamente per amicizia, gruppi grandi o gruppi piccoli?
Alberto Corsi: No, in grossi gruppi sì. Erano queste… sono cene che a San Casciano vengono fatte una volta l’anno. Generalmente nel mese di luglio, a cui partecipano una decina di strumenti della banda musicale, ballerini, barzellettieri. E si approfitta di questa occasione per riunirsi, 30, 50, anche 200 persone, siamo stati.
P.M.: Lei ricorda se a queste cene, qualche volta è stato presente il Vanni e o il Lotti?
Alberto Corsi: Il Vanni, quasi sempre; il Lotti… credo a una di ricordarmi di sì.
P.M.: Lei…
Alberto Corsi: Può darsi siano anche due, perché, come le ripeto, 10 non… se vo a queste cene, non sto vicino né a Vanni, né a Lotti.
P.M.: Lei ci può spiegare meglio il motivo, cioè qual è il motivo di aggregazione di queste cene? Cioè, per venire il Lotti deve chiedere il permesso a qualcuno, o viene, dice: ‘vengo anch’io’, e…
Alberto Corsi: No, no, chi viene… vengan presi tutti. Insomma, normalmente c’è…
P.M.: C’è un organizzatore, c’è qualcuno a cui ci si deve rivolgere…
Alberto Corsi: Sì, son cene che nascono nel paese. Arrivati a luglio si fa questa cena; c’è chi pensa a invitare dieci strumenti della banda, che chi…
P.M.: La domanda era un’altra: esiste un organizzatore a cui bisogna andare a dire: ‘vengo anch’io e segnami’, oppure si dice al ristorante e chi c’è c’è.
Alberto Corsi: Chi c’è c’è; non esiste nessun organizzatore. Certo, ci sono dei punti di riferimento. Non so, lo Zanieri che vu avete sentito anche qui, c’ha un negozio di orefice in piazza, il quale trova gli amici, dice ‘mercoledì c’è la cena. Vieni anche te?’ ‘Sì’, ecco, l’organizzazione è questa.
P.M.: Con il Vanni, ha detto, se non ho capito male, un motivo di conoscenza più ampio che con il Lotti. È così?
Alberto Corsi: Con Vanni è più ampio, sempre da paesani. Perché io, da quando risiedo a San Casciano da sei mesi di vita, fino… e sono stato fino all’80, quando mi sono trasferito a Firenze, il Vanni più o meno gl’è sempre nel bar, sempre in piazza. Anche se legge il giornale, si mette sotto l’orologio che c’ha una fioriera e lì legge il giornale per tutta la mattina. Magari quando il tempo è buono, e quindi ferma tutti, tutti lo salutano e da tutti viene salutato.
P.M.: Quindi, sia pure quando lei è a San Casciano, può essere anche un incontro quasi quotidiano.
Alberto Corsi: Può essere un incontro non quotidiano, perché io a San Casciano ci vo solamente il lunedì e il venerdì…
P.M.: Periodico ripetuto, insomma.
Alberto Corsi: Come, scusi?
P.M.: Periodico, ma ripetuto. Non è che lei lo va a cercare, lo incontra casualmente e ci parla.
Alberto Corsi: Sì. E ci parlo, ma mica sempre, eh. Ci avrò parlato 10-20-30 volte. Insomma, se è quello che voleva sapere. Sì.
P.M.: E in genere quali sono gli argomenti in queste 10-20-30 volte che, a suo ricordo, lei tratta con il Vanni?
Alberto Corsi: Argomenti, credo non ci siano mai stati. Io…
P.M.: Allora, il tema dei colloqui.
Alberto Corsi: Ecco. La domanda che lei mi sta face…
P.M.: No, al di là di altre domande specifiche che poi…
Alberto Corsi: No, non c’è un dialogo… fra me e Vanni non c’è il dialogo…
P.M.: Sì.
Alberto Corsi: Non si parla né di calcio, né di Fiorentina, né di politica, né di niente. Come…
P.M.: No, ma allora mi scusi, ma nel tempo, le donne, la televisione… Che cosa?
Alberto Corsi: Assolutamente no.
P.M.: Scusi, ma lei al colloquio sia pure così…
Alberto Corsi: No, no, ma il colloquio lo dice lei, dottor Canessa, io non ho detto…
P.M.: No, le ho chiesto, le ho chiesto…
Alberto Corsi: Ah, ecco, comunque io non ho fatto nessun colloquio con il Vanni. Io c’ho il mio ufficio…
P.M.: Avvocato Corsi, stia tranquillo. Arriviamo…
Presidente: Stia calmo, stia calmo.
P.M.: Lei ha detto: ‘mi sarà capitato 20-30 volte di colloquiare col Vanni.’ Io le chiedo qual è l’argomento di queste 20-30 volte in cui colloquia. Lo ha detto lei 20-30 volte, eh.
Alberto Corsi: Mah…
P.M.: Sia pure a…
Alberto Corsi: … nell’arco di 20-30 anni, 40, eh.
P.M.: Sì, le chiedo: avete la passione della stessa squadra di calcio?
Alberto Corsi: No.
P.M.: Parlate di tempo?
Alberto Corsi: No…
P.M.: Parlate indirettamente di politica…
Alberto Corsi: Allora forse mi sono espresso male. Non c’è un vero e proprio dialogo, salvo i momenti di disavventura del Vanni. Ecco, in quei momenti…
P.M.: Vorrei un attimo venirci dopo.
Alberto Corsi: Sì.
P.M.: Io le chiedo: al di là di quell’argomento di disavventura che poi lei ci spiegherà senz’altro, io le chiedo, altri argomenti, in questi 20-30 colloqui possibili, si ricorda se avete parlato di argomenti generici al punto, o di… c’è qualche… non so, il suo lavoro, non…
Alberto Corsi: Io, forse…
P.M.: …il lavoro di Vanni…
Alberto Corsi: No, forse mi correggo. Io credo, con il Vanni, di non aver mai parlato di nessun argomento, salvo quelli che mi farà dire lei ora.
P.M.: Sì, ma allora mi deve spiegare cosa vuol dire 20-30 colloqui in una vita.
Alberto Corsi: La parola colloqui, forse è stata 20-30 saluti. Logicamente, se io mi fermo un po’ a ragionare con qualcuno, ci può esser lui vicino e mette bocca anche lui. Ma non che ci sia un motivo…
P.M.: Allora…
Alberto Corsi: …un motivo di parlare col Vanni di qualsiasi argomento. Perché credo che il Vanni, di argomenti, ne abbia pochi, insomma, per poter sostenere un colloquio in particolare con me.
P.M.: Sì, ma voglio, quello che voglio capire, sono – questo mi sembra di capirlo indirettamente – argomenti generici al punto che lei, in questo momento, sono colloqui non…
Alberto Corsi: Supergenerici.
P.M.: Però… ecco, ce ne può focalizzare su 20-30, qualcuno? Per capire. Se lei se lo ricorda, ovviamente.
Alberto Corsi: Mah, io mi ricordo gli specifici. E credo che lei vuole…
P.M.: No, no, venga pure…
Alberto Corsi: Di generici non me ne ricordo.
P.M.: Bene.
Alberto Corsi: Ecco.
P.M.: Allora parliamo degli specifici, che sono quelli relativi alle sue…
Alberto Corsi: Ecco.
P.M.: …lei ha detto i suoi guai. Ecco, i guai del signor Vanni.
Alberto Corsi: I guai del signor Va…
P.M.: Mi sembra lei abbia usato un termine simile. O le sue disavventure.
Alberto Corsi: Le sue disavventure sono che si rammaricava sempre che veniva continuamente portato in Questura, perquisito, interrogato. E… non so, un colloquio potrebbe esser questo. ‘Un’altra volta, avvocato…’, e passavo oltre.
P.M.: Lei ricorda…
Alberto Corsi: Se colloquio si può chiamare…

P.M.: Ho capito. Lei ricorda come da una, diciamo, sostanziale disinteresse totale, non parlavate quasi di nulla, arriva a parlarle un’altra volta, avvocato? Cioè, quando e come, in che termini gli focalizzò i suoi problemi. Perché, se dice un’altra volta, vuol dire che, una prima volta, le ha spiegati quali erano i suoi guai.
Alberto Corsi: Allora…
P.M.: Io le chiedo: se una prima volta glielo ha spiegato, lei cortesemente mi dice cosa le ha spiegato. E se ci riesce, me lo focalizza nel tempo.
Alberto Corsi: Se ci riesco. Dunque, Vanni è venuto una volta nel mio ufficio personalmente, una sola volta in vita sua, quando…
P.M.: Nel suo ufficio dove, mi scusi?
Alberto Corsi: A San Casciano.
P.M.: Ce lo può localizzare, rispetto al famoso piazzone? Noi conosciamo la piazza…
Alberto Corsi: No, lei la conosce anche la…
P.M.: No, mi scusi. Io personalmente sì, ma questa Corte è stata resa edotta man mano…
Alberto Corsi: Dunque il mio ufficio è in via Roma 44, esattamente a 100 metri da questa piazza di cui si è parlato tanto, e…
P.M.: Bene.
Alberto Corsi: … 30 metri dal semaforo. E basta. Insomma…
P.M.: Benissimo. Era quello che volevo capire. Si presenta da lei una volta. Ricorda la circostanza, se la può collocare nel tempo, meglio ancora.
Alberto Corsi: Sì, la colloco, e posso collocarla anche esattamente nel tempo. Vanni è venuto da me nel 1990. Esattamente non so se prima di Ferragosto o settembre. Posso sbagliarmi solo di due-tre mesi, dicendo che era…
P.M.: Scusi, scusi, se lei è in grado di spiegarci perché riesce a focalizzarlo così bene?
Alberto Corsi: Riesco a focalizzarlo così bene perché, dopo tutto questo fatto, mi sono studiato anche gli atti, ho cercato di ricostruire tutto e ho trovato delle fotografie che esibirà l’avvocato Zanobini. Di una di queste famose cene che, nella quale il Vanni, alla quale il Vanni non partecipò.
P.M.: Non parte…
Alberto Corsi: Motivo, perché fu portato in Questura, o in Procura. Questo, non lo so.
P.M.: Procura, si tratta del ’90.
Alberto Corsi: Dovrebbe essere… io ho studiato un poi’ gli atti anch’io. Purtroppo mi è toccato a studiare anche questo processo, dovrebbe essere o 10 o 18 luglio. Se dai suoi atti le risulta che il Vanni è stato fermato e portato in Questura.
P.M.: 10 o 18 luglio?
Alberto Corsi: Sì. E dovrebbe essere…
P.M.: Del 1990?
Alberto Corsi: Sì.
P.M.: Ho capito. Risulta un 19 luglio.
Alberto Corsi: Ah, 19 luglio. Insomma in codesto…
P.M.: Ecco, lei…
Alberto Corsi: Le son più preciso…
P.M.: No, scusi, eh. Perché se lei risale dall’atto, ci…
Alberto Corsi: No risalgo dalle fotografie stampate luglio ’90, con data stampigliata nel margine.
P.M.: Oh. Ma ecco, come mai dalla fotografia lei riesce a dire che era venuto da lei?
Alberto Corsi: Come mai dalla fotografia…
P.M.: Come mai lei dice…
Alberto Corsi: Perché un po’ me lo ricordo anche, che il periodo era quello, eh. Ci ho una memoria discretina. Non come quella di altri tempi…
P.M.: Ce l’ha oggi, perché le altre volte non ce l’ha mai detta…
Alberto Corsi: No, ve l’ho sempre detto. Il ’90… secondo me risale al ’90.
P.M.: Al ’90, benissimo.
Alberto Corsi: L’ho detto al dottor Giuttari nella…
P.M.: È qui il verbale, io glielo avrei letto. Io le chiedo, se lei oggi è in grado di spiegarci se… Lei mi dice, intorno al Ferragosto.
Alberto Corsi: Sì.
P.M.: ‘Lo so perché ho visto il verbale, perché…’
Alberto Corsi: Con questo, può essere anche settembre, eh, o ottobre.
P.M.: Sì. Ma questo è un suo ricordo generico e lo colloca…
Alberto Corsi: Sì.
P.M.: Ecco. Allora, fermo restando che lo abbiamo collocato nel tempo, nei modi che lei ci ha detto, lei ricorda…
Alberto Corsi: Un po’ d’acqua, se per favore… un pochina d’acqua, è possibile?
P.M.: occorrerebbe Antonio per un po’ d’acqua.
Alberto Corsi: No, no, sto senza.
P.M.: No, no. C’è, c’è… Chiedeva un po’ d’acqua…
Alberto Corsi: Perché mi si è seccata un po’ la bocca.
Presidente: Ah, un po’ d’acqua?
Alberto Corsi: Sì.
Presidente: Vuole un po’ d’acqua?
Alberto Corsi: Sì, sì.
Presidente: Antonio dov’è?
Alberto Corsi: Sto senza, sto senza.
P.M.: No, arriva.
Presidente: No, arriva, arriva. Per cortesia… ecco, bravo. Sì.
P.M.: Ci pensa…
Presidente: Lo abbiamo fatto per gli altri, perché non dovremmo farlo per lei?
P.M.: Vuole aspettare 5 minuti, o andiamo avanti?
Alberto Corsi: No, no, ma io son tranquillo. Mi si è solo seccata un po’ la saliva.
Presidente: No, se poi vuole… sospendiamo, sospendiamo.
Alberto Corsi: No, no, per l’amor di Dio! Sennò… c’è altri che sospendan sempre, se mi metto anch’io a far questo…
P.M.: Allora io le chiedevo…
Presidente: Ora arriva presto l’acqua, eh.
P.M.: Lei ha focalizzato…
Alberto Corsi: Dunque, Vanni venne da me, nel mio ufficio. Non…
P.M.: Scusi se la interrompo. Lei ci ha detto prima: non era mai venuto. Quindi si presenta da sé…
Alberto Corsi: Non era mai venuto. Vanni non è mai venuto né in casa mia, né nel mio ufficio, né a San Casciano, né a Firenze. Il Vanni…
P.M.: Si presenta… Scusi, per appuntamento, o viene, bussa…
Alberto Corsi: No, a San Casciano un do appuntamenti.
P.M.: Ah.
Alberto Corsi: Vengono… Venne una mattina, mi ricordo. Appunto, o di luglio o di settembre del ’90.
P.M.: Bene.
Alberto Corsi: Fine luglio o settembre del ’90.
P.M.: Ricorda lei l’argomento? Il motivo che…
Alberto Corsi: Sì, venne da me dicendo che… come l’ho già detto anche, del resto io.
P.M.: Sì.
Alberto Corsi: Ci sono gli atti, l’ho già detto io al dottor Vigna.
P.M.: Io, sempre li deposito…
Alberto Corsi: Ecco.
P.M.: … però…
Alberto Corsi: L’ho già detto al dottor Fleury e l’ho ripetuto a Giuttari. Sempre le stesse cose.
P.M.: Se non sbaglio…
Alberto Corsi: Sì.
P.M.: Forse a me no, perché si…
Alberto Corsi: No, c’era sempre… nelle prime due c’era sempre anche lei, dottor Canessa.
P.M.: Bene. Benissimo. Comunque i verbali sono lì.
Alberto Corsi: E mi disse che era continuamente – testuali parole sue, più o meno – annoiato dalla Polizia che facevan perquisizioni, che lo interrogavano, lo sentivano. E voleva vedere, se era possibile, mettere…
P.M.: Era preoccupato, mi scusi? Le sembrò preoccupato?
Alberto Corsi: Era preoccupato. E, insomma, normalmente, perché portato sempre in Questura, andare… aver perquisizioni, credo, o qualcosa di simile…
P.M.: Le sembrò…
Alberto Corsi: Insomma, l’ho avuta anch’io una perquisizione. Sono stato preoccupato anch’io, dottore. Lei lo sa.
P.M.: Eh, lo so, lo so. Non sono cose piacevoli né per chi le subisce, ma nemmeno per chi le dispone.
Alberto Corsi: Sì.
P.M.: E volevo dire questo: nel momento in cui si mostra preoccupato e le racconta queste sue continue, come dice lei, o come le ha riferito, ebbe modo di crederlo, o magari era uno che ingigantiva la sua preoccupazione? Magari era stato chiamato una volta.
Alberto Corsi: Ebbi modo di crederlo, perché…
P.M.: Era preoccupato.
Alberto Corsi: No, preoccupato, era…
P.M.: Scocciato.
Alberto Corsi: … impaurito. Scocciato, ma… San Casciano, l’è un paese, quande io cominciai a fare la professione, i Carabinieri venivano a portarmi le prime notifiche, mia nonna diceva sempre: ‘non ce li voglio i Carabinieri in casa’, l’aveva paura. Quindi, ricevere una perquisizione, essere portato in Questura… Ma questo, non solo a San Casciano, credo anche a Firenze, uno si preoccupa un pochino. Io credo, eh.
P.M.: A me anche se mi arriva una raccomandata con ricevuta di ritorno, mi fanno…
Alberto Corsi: Gliel’ho mandata io, una, anche.
P.M.: Non lo so se me l’ha mandata, non l’ho ricevuta. Comunque la vado a prendere, se…
Alberto Corsi: No, quella delle macchine…
P.M.: Ah… sì, sì, sì. Eh, ora la depositiamo, stia tranquillo. C’è, c’è, è qui. Volevo continuare a vedere, dato che lei mi sembra è molto disposto a spiegare le cose…
Alberto Corsi: Tutto, dottor Canessa. Come ho sempre spiegato. Ripeto, le stesse domande me le ha fatte il dottor Vigna e lei, luglio ’95.
P.M.: Sono tutte qua.
Alberto Corsi: Sì.
P.M.: Se lei…
Alberto Corsi: Sì. No, ma me le faccia riferire, perché è bene che lo sappiano anche loro.
P.M.: Certo.
Alberto Corsi: E me lo faccia riferire. Le stesse domande me l’ha fatte il Fleury, mi sembra febbraio ’96. Quasi una fotocopia, poi, me la fece il dottor Giuttari. Se voi prendete le tre mie dichiarazioni, troverete tutta una fotocopia compreso anche il collocamento del Vanni nel ’90.
P.M.: Presidente, anticipo subito che, per quello che possa servire – perché non sono forma di contestazione, perché sta dicendo l’esatte, identiche cose…
Presidente: Va bene, va bene.
P.M.: I verbali ci sono e sono…
Alberto Corsi: Sì, ma bisogna spiegarli un pochino, anche i verbali.
P.M.: E se è arrivata l’acqua?
Alberto Corsi: No, unn’importa, no no…
P.M.: Allora andiamo un attimo avanti. Io, avvocato Corsi, le chiedo questo: le spiegava il motivo per cui…
Presidente: Il bambino no, eh. Per cortesia. Il bambino non in aula.
P.M.: Le spiegava qual era il motivo di queste convocazioni e di queste perquisizioni? Almeno lei glielo ha chiesto?
Alberto Corsi: Sì, questo credo…
P.M.: Scusi ancora un attimo. Per caso, le portava qualche foglio, decreto di perquisizione, qualche notifica, da cui lei poteva capire indipendentemente dal racconto di Vanni, qual era l’oggetto dell’attenzione degli investigatori su di lui, o lei si è limitato a percepire solo il racconto di Vanni?
Alberto Corsi: No, un m’ha portato nessun foglio…
P.M.: Scusi, eh…
Alberto Corsi: Ho percepito…
P.M.: Intendo…
Alberto Corsi: Ho percepito.
P.M.: … decreti di perquisizioni, o fogli…
Alberto Corsi: No, perquisizioni non lo so. Se erano interrogatori o perquisizioni non lo so.
P.M.: Non lo sa.
Alberto Corsi: Non lo so.
P.M.: Fogli degli inquirenti lei non ne ha mai visti?
Alberto Corsi: Mai visti.
P.M.: Bene. Allora era solo il racconto di Vanni.
Alberto Corsi: Era solo il racconto di Vanni.
P.M.: Ricorda il racconto cosa diceva, cosa gli chiedeva…
Alberto Corsi: No, mi diceva: ‘vengan sempre da me, voglion sapere…’ In quel particolare periodo, lei lo sa, volevate sapere se aveva visto la pistola del Pacciani. Questo me lo ricordo.
P.M.: Le chiedeva, cioè le riferiva questo argomento.
Alberto Corsi: Mi riferì questo argomento, ma io troncai subito corto, dottor Canessa, perché io dissi: ‘guarda Vanni, io non fo penale e quindi rivolgiti a un penalista’. So che il Vanni, sempre nel ’90, massimo ’91, andò subito dall’avvocato Pepi. Quello era il suo penalista fin da allora. Segnalato l’avvocato Pepi dal Movimento Sociale Italiano, nella persona di Montecchi.
P.M.: Questo, che era andato dall’avvocato Pepi, l’ha saputo da questo Montecchi, dall’avvocato Pepi, o dallo stesso Vanni?
Alberto Corsi: L’ho saputo in piazza, in quei colloqui che dice lei, perché si rammaricò e disse: ‘gl’ho dato 800 mila e seguitava a interrogarmi ‘, per i soldi spesi male si rammaricò. 800 mila lire mi sembra dicesse.

P.M.: Senta ancora una cosa, e sia Lotti che Vanni – nel corso dell’interrogatorio durante le indagini – hanno riferito che hanno parlato a lei, in condizioni diverse, con dovizie particolari di cui si è parlato anche in questo dibattimento, di una lettera che ha ricevuto. Avrebbe ricevuto il Vanni dal Pacciani, nel quale, abbiamo saputo in questo dibattimento, da alcune dichiarazioni di diversi testi, un certo contenuto minaccioso. Di questa lettera, sia Lotti che Vanni, dicono hanno dato notizia a lei e lei si sarebbe prodigato in consigli. Lei di questa lettera…
Alberto Corsi: Non è vero quello che dice il Lotti, perché l’ho seguito anch’io il processo. Non è vero quello che dice il Lotti, questo è falso. Comunque di questa lettera riconfermo che nella maniera più categorica, Vanni non me ne ha mai parlato, né di lettera, né di minacce.
P.M.: Però io le volevo far presente che lo stesso Vanni ha ammesso di avergliene parlato.
Alberto Corsi: Eh, bontà sua poveretto. Poi si vedrà perché.
P.M.: Eh?
Alberto Corsi: Si vedrà perché, forse gli conviene dire così.
P.M.: Sì, ho capito…
Alberto Corsi: Come, no? Me lo chiede a me, io non lo so. Questo lo chieda al Vanni, questo io non lo so.
P.M.: Non mi hanno concesso… va be’, non ha importanza.
Alberto Corsi: Appunto.
P.M.: Io le chiedo soltanto, facendole presente questo, lei dice bontà sua… eccetera. Lei, le richiedo, lei dice: ‘il Vanni… il Lotti dice il falso’, quindi anche il Vanni dice il falso. Lei di…
Alberto Corsi: No, no, un momento dottore. Io ho seguito il processo…
P.M.: Io le chiedo…
Alberto Corsi: La giuria ha seguito il processo. Il Lotti non ha detto che m’ha fatto vedere la lettera, lo dice lei ora questo. Il Lotti presume, pensa, intuisce che m’abbia fatto vedere la lettera.
Presidente: La domanda è se lei ha visto la lettera.
P.M.: Capito? È diversa la domanda.
Presidente: … di cui parla il Lotti.
Alberto Corsi: Non l’ho mai vista.
Presidente: Lotti parla di una lettera, glielo dico io. Parla di una lettera che il Vanni avrebbe ricevuto dal Pacciani. Lui non ha letto la lettera.
Alberto Corsi: Sì, io…
Presidente: Lui avrebbe detto: ‘va’ da chi se ne intende, valla a far vedere a chi se ne intende’, riferisce lui, il Lotti. Ora il Pubblico Ministero vuol sapere da lei se lei ha visto una lettera che il Vanni…
Alberto Corsi: Signor Presidente, escludo nella maniera più categorica di aver visto una lettera e che il Vanni mi abbia parlato di questa lettera. Questo nella maniera più categorica, una volta per sempre, come ho già ribadito ottobre ’95…
Presidente: Stia tranquillo, non si agiti.
Alberto Corsi: Dottore, l’è due anni che sono sotto pressione.
Presidente: Lo so.
Alberto Corsi: Un pochino mi faccia sfogare anche.
(voci sovrapposte)
Alberto Corsi: Non nei vostri confronti, né nei confronti del dottor Canessa. E con me il dottor Canessa è stata una persone squisita, perché venne a farmi la perquisizione, c’avevo tre bambini in casa, insomma, si mise a parlare con loro. Questo io voglio…
Presidente: Il dovere è dovere.
Alberto Corsi: Appunto.
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Sì. Dal momento che lei dice: ‘conosco gli atti e mi sono documentato ‘, lei ha visto che con limature diverse, io non voglio mettere le parole, il Vanni riferisce lo stesso argomento. Io le chiedo, alle dichiarazioni che fa Vanni, lei cosa risponde: non è vero nemmeno ciò che dice Vanni?
Alberto Corsi: Alle dichiarazioni che fa il Vanni credo che ci sia stato qualche cattivo consigliere – non mi riferisco alla Procura – che gliele ha fatte fare. Qualche cattivo consigliere gli ha fatto fare queste dichiarazioni. Il cattivo consigliere può essere un detenuto, compagno di cella del Vanni…
P.M.: Ma lei lo sa questo qui, o è una sua supposizione?
Alberto Corsi: È una mia supposizione.
P.M.: Ah, bene, bene. Siccome lei dice…
Presidente: Va be’.
P.M.: … cattivo consigliere, detenuto… è una sua…
Alberto Corsi: Poi ve lo spiegherà l’avvocato Zanobini.
Presidente: Scusi, avvocato Corsi, è arrivata l’acqua. Per cortesia, portategli un po’ d’acqua.
Alberto Corsi: Grazie, grazie.
Presidente: Stiamo calmi, non c’è bisogno di adirarsi.
Alberto Corsi: Domando scusa. Sono io che…
P.M.: Prego, prego.
Presidente: Insomma, io capisco perché… sa.
P.M.: Non è mica semplice dover stare due anni a aspettare di poter chiarire questo, ce ne rendiamo tutti conto.
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Io vorrei, così allentiamo un attimo l’argomento.
Alberto Corsi: No, no, vi domando scusa. Ma però non ho mica detto tanto, ho avuto un tono bruttino, da sancascianese.
(voci sovrapposte)
Presidente: No, ma nulla di preoccupante. Stia tranquillo, non è stato nulla di preoccupante. Più che altro è stato per prevenire, anche per la sua… diventa rosso, la sua pressione che sale.
P.M.: Ad esempio…
Presidente: Non so se ha problemi di pressione, però.
P.M.: Ad esempio – come contestazione ovviamente – vorrei leggere il passo che il Vanni nelle sue dichiarazioni, queste sono verbalizzate, dice: “È vero che l’avvocato Co…”. Prima spiega la lettera. Vanni a domanda dice: “È vero che l’avvocato Corsi lesse la lettera. Io la stavo leggendo lì in paese, o al Bar Italia in piazza. È capitato il Corsi che, visto che avevo ricevuto la lettera, mi chiese di leggerla. La lesse e poi mi consigliò di strapparla e io dopo la strappai e la buttai via”.
Presidente: Questa è la versione del Vanni. Lei dice che non è vero nulla.
P.M.: Questa è la versione…
Alberto Corsi: Dottore, io se vedo uno leggere una lettera, anche se vedo mia moglie, non le chiedo di farmi vedere la lettere come dice il Vanni. Insomma, codesto l’ha detto il Vanni, va bene, ma io non lo chiederei nemmeno a mia moglie di farmi vedere una lettera che riceve.
P.M.: Sì, però il contesto è che gliela fanno, secondo il contesto ricostruito…
Alberto Corsi: Contesto, però gl’è ricostruito codesto, non è proprio… codesto l’è la trascrizione.
P.M.: Me la lasci…
Alberto Corsi: Lo so, dovrebbe leggere la trascrizione. Codesta è la trascrizione, dovrebbe leggere… Perché sono preparatissimo anch’io in questo processo, come lei.
P.M.: Ma io guardi…
Presidente: Avremo la trascrizione, non si preoccupi.
P.M.: Non si preoccupi.
Alberto Corsi: Sta parlando riassunto, codesto è riassunto. Bisognerebbe leggere l’altro.
P.M.: Sì, mi scusi.
Alberto Corsi: Io c’ho il mio avvocato che mi brontola sempre, comunque chiedo scusa anche a lui.
P.M.: Il concetto è che, al di là del pezzetto che io le ho letto, il contesto generale è che nei colloqui, così come ricostruiti in quest’aula, e la forma di ricostruzione sono i testi che abbiamo sentito, perché sono più d’uno che ne hanno parlato: ne ha parlato il Nesi; ne ha parlato la Bartalesi; ne ha parlato il Lotti; indirettamente, perché solo attraverso i verbali, ne ha parlato il Vanni. Capisce che il contesto in cui sarebbe stata a lei mostrata è un contesto ben specifico. Allora, al di là di…
Alberto Corsi: Scusi, dottore, non ho capitò. Il Nesi ha detto che mi è stato mostrato una lettera?
P.M.: No, mi scusi.
Alberto Corsi: Ah, no…
P.M.: La ricostruzione del contenuto di questa lettera è una ricostruzione che è stata fatta attraverso più testi. Allora, quando io le ho detto, guardi Vanni parla della lettera, le volevo dire, non è una lettera generica, ma è questa lettera qua. Lei dice: ‘non mi ha fatto vedere nessun tipo di lettera’.
Alberto Corsi: Nessuna lettera, dottore, le dico nella maniera più categorica. Il Vanni non mi ha mai fatto vedere una lettera. Non solo non me l’ha fatta vedere, non me ne ha mai parlato perché non doveva venire a parlarmene a me, c’aveva già un suo avvocato quando ricevè la lettera. Perché la lettera voi avete accertato che è del novembre ’91, questa lettera.
P.M.: Benissimo.
Alberto Corsi: Più o meno.
P.M.: Non glielo so dire…
Alberto Corsi: Prima che il Vanni uscisse. Sì, dagli atti risulta.
P.M.: No, mi scusi. Nessuno l’ha vista, quindi questa lettera agli atti non c’è.
Alberto Corsi: No, lasciai a un certo Ricci, che ha una memoria da Pico della Mirandola, il quale dice che era settembre del ’91. La ce l’ha, no, nessuno l’ha vista.
P.M.: No, mi scusi, mi scusi, avvocato Corsi. Un attimino. Lei fa il suo mestiere, è giusto.
Alberto Corsi: No, io fo il mestiere qui. Il mio mestiere lo prendo in un altro modo.
P.M.: Tenga presente che se io le faccio delle contestazioni non può dire il Ricci dice il giusto, con la data e tutti…
Alberto Corsi: Dottore, l’è lei che mi nomina codeste persone. Io le rispondo su queste persone.
P.M.: Io il Ricci non gliel’ho nominato, quindi…
Presidente: Senta avvocato Corsi, lei faccia una cortesia, risponda alle domande e…
Alberto Corsi: Faccia le domande.
Presidente: No, non polemizzi, non polemizzi.
P.M.: Comunque è molto chiaro il discorso…
Presidente: Se vuole può anche non rispondere, può fare quello che crede.
P.M.: … il discorso dell’avvocato Corsi. ‘Non ne so niente’. Quindi io non ho motivo di insistere. Era solo per chiarimento e perché un aspetto di questo genere l’ha tirato fuori lo stesso Corsi. Lei ci può spiegare qualcosa di più, indipendentemente da quello che dirà, sicuramente in modo diverso e meglio, o non so come, il suo difensore, rispetto a questo sospetto che lei dice è stato mal consigliato il Vanni, o è una sua…
Alberto Corsi: È una mia supposizione.
P.M.: Supposizione. Sulla base di qualche elemento?
Alberto Corsi: Mah, sulla base di elementi che sono già agli atti, forse.
P.M.: Sì, allora ce li dice…
Alberto Corsi: Perché quando… Un elemento è questo. Mi faccia riprendere il filo. Cioè, io direi… Mi rifà la domanda, per favore?
P.M.: La domanda è quella…
Alberto Corsi: Sì, me la rifaccia.
P.M.: Lei come fa a pensare che è stato qualcuno che ha mal consigliato il Vanni?
Alberto Corsi: Bisogna rispondere uno a uno. Per esempio, c’è il signor Lotti Giancarlo che dice che io sarei stato a delle cene di partito – mi sbaglio, l’ha detto? – del Movimento Sociale Italiano. Io purtroppo, oggi non si fa una bella figura, io sono sempre stato socialista. Oggi aver questo insomma, c’è un altro punto in meno. Sono sempre stato socialista, sono stato anche consigliere comunale socialista. Quindi non credo di aver mai partecipato a nessuna cena.
P.M.: Scusi. Scusi, avvocato Corsi. Allora, forse, ora si sta prendendo un’altra strada. Lei, cortesemente, può rispondere alla domanda che le ho fatto io, indipendentemente dalle cene?
Alberto Corsi: Se me la fa precisa.
P.M.: Sì, ma… La domanda è questa.
Alberto Corsi: Mi faccia la domanda precisa.
P.M.: Allora gliela rifaccio. Lei ha detto poco fa, dice: ‘il Vanni ha fatto quelle dichiarazioni perché, penso io, è stato male imbeccato’.
Alberto Corsi: Oppure gli conviene, oppure s’è imbeccato da sé.
P.M.: Ah, ecco, vede…
Alberto Corsi: S’è accorto che gli conviene.
P.M.: Se si è imbeccato da sé è diversa.
Alberto Corsi: Quando dico imbeccato, non dico la Procura.
P.M.: No, no.
Alberto Corsi: Volevo chiarire questo, eh. Né alla Polizia, eh.
P.M.: Io guardi, per fortuna la legge ci chiede di registrare tutto, sicché.
Alberto Corsi: Ecco, appunto.
P.M.: In quest’aula stiamo registrando, forse anche filmando. Si figuri come siamo contenti di farlo pubblicamente.
Alberto Corsi: E nemmeno all’avvocato Filastò, perché lui non c’era.
P.M.: Sì, ma… Scusi, eh. Io le dico, lei ci sta dicendo: ‘l’hanno imbeccato, sarà stato un altro detenuto, o s’è imbeccato da solo perché vede che gli conviene’…
Alberto Corsi: Questo lo penso. Oppure ha capito che gli conveniva far così.
Presidente: Va be’.
P.M.: Allora la domanda è: ha elementi specifici? No.
Alberto Corsi: Non ho elementi specifici.
P.M.: Bene. L’ultima domanda, perché è solamente per chiarimento della raccomandata, così la Corte non ha problemi nel capire. È una raccomandata, che io le mostro, che lei ha inviato e che è relativa a ricerche che lei ha fatto sul rapporto professionale fra lei e il Lotti, dico bene?
Alberto Corsi: Sì, sì.
P.M.: La vuole guardare?
Alberto Corsi: No, no, va bene, la conosco a memoria.
P.M.: Sì, ho capito. Siccome io la produco.
Alberto Corsi: Sì, sì, no. Va bene, l’ha già prodotto poi fra l’altro, c’è già.
P.M.: Bene. Presidente, io non ho altre domande.
Presidente: Prego. Altre parti? Parti civili?
Avvocato: Nessuna domanda.

Presidente: Allora, altre domande?
Avvocato Zanobini: Io, Presidente.
Presidente: Prego. Prego, prego, avvocato Zanobini.
Avvocato Zanobini: Sì. C’è l’avvocato Filastò che intende fare qualche domanda. È bene che la faccia prima lui.
Presidente: Ah, sì, sì.
Avvocato Filastò: Avvocato, lei ha detto che gli argomenti di Vanni erano pochi. Questo vuol dire che… Insomma, Vanni non è che brillasse molto per intelligenza, oppure…
Alberto Corsi: No. Ah, scusi, l’ho interrotta.
Avvocato Filastò: No. Oppure le è capitato di vederlo spesso un po’ fuori fase per eccesso di libagioni?
Alberto Corsi: Sì, mi è capitato molte volte di vederlo ubriaco. Una grande intelligenza non ce l’ha, credo. Insomma, secondo il mio giudizio, ma non sono un dottore io.
Avvocato Filastò: E l’ha visto molto spesso ubriaco.
Alberto Corsi: L’ho visto spessissimo ubriaco.
Avvocato Filastò: Ecco. Senta, lei ha detto che è venuto da lei nel ’90, lamentando questi interrogatori, o lei non sa bene interrogatori o perquisizioni. A parte…
Alberto Corsi: Perquisizioni non lo so. Onestamente non lo so.
Avvocato Filastò: Non lo sa. Non sa dire esattamente.
Alberto Corsi: Interrogatori di sicuro. Sì.
Avvocato Filastò: Le chiedevo se, dopo il ’90, le è capitato di quantomeno sapere – non che gl’ abbia detto lui -ma sapere, anche indirettamente, da terze persone, che il Vanni era ancora, come lei ha detto, ‘noiato’ da queste cose, da…
Alberto Corsi: Noiato, riportato le parole sue. Comunque sì. Sì, sì. Vanni credo sia stato un po’ sotto pressione per tutto il processo Pacciani, insomma, in periodi alterni. Perché quando il dottor Canessa voleva sapere che dialoghi; il dialogo era questo avvocato, ‘m’hanno ancora rinterrogato,’ ‘avvocato m’hanno riportato giù’.
Avvocato Filastò: Ah, ecco.
Alberto Corsi: Questi erano i dialoghi, però finiva lì. Io gli dicevo sempre: ‘stai tranquillo Vanni, tu sei testimone, non ti succede niente’ e tiravo di lungo.
Avvocato Filastò: E questo è avvenuto anche dopo il ’90 e durante il processo Pacciani.
Alberto Corsi: Questo anche dopo il ’90 e durante il processo Pacciani.
Avvocato Filastò: Grazie, avvocato. Non ho altre domande io.
Presidente: Prego, avvocato. Avvocato Zanobini.
Avvocato Zanobini: Sì. Stia calmo, avvocato Corsi.
Alberto Corsi: Sto calmo.
Avvocato Zanobini: Si capisce, io le devo dare del “lei” in questa situazione ufficiale. Però lei si ricorda anche di aver visto che altri più importanti di lei, quando siedono su codesta seggiola, fanno un po’ di figure. Se lo ricorda, no? Il dottor Di Pietro a Brescia. Quindi non è che si deve sentire…
P.M.: Mi sembra ci sia anche il Presidente del Consiglio.
Avvocato Zanobini: Ecco.
Alberto Corsi: Forlani. Forlani ha fatto peggio di me.
Avvocato Zanobini: Ecco, quindi stia calmo. L’importante appunto è che segua…
P.M.: (voce fuori microfono)
Alberto Corsi: Invece Craxi no.
Avvocato Zanobini: … segua… Non importa, via, lasci fare, così si concentra di più su quello che deve rispondere e sta tranquillo. Dunque, intanto cominciamo: lei si è mai ritenuto amico del Vanni?
Alberto Corsi: No, amico assolutamente no.
Avvocato Zanobini: In questi colloqui, così come lei li ha definiti, cioè praticamente questi pour parler, mi sembra molto brevi, sincopati, nella piazza, eccetera. Com’è che Vanni si rivolgeva a lei? Dandogli…
Alberto Corsi: Il Vanni a me m’ha sempre dato del “lei”. Io, forse ignorantemente, gli ho sempre dato del tu. Ma comunque il Vanni mi chiamava addirittura “signor avvocato”. Con me, forse il maleducato ero io dandogli del “tu”.
Avvocato Zanobini: Ma forse lo faceva anche con altri paesani?
Alberto Corsi: Io cerco di dare del “tu” a tutti a San Casciano.
Avvocato Zanobini: Bene, bene.
Alberto Corsi: Sbagliando, ma…
Avvocato Zanobini: Quindi col Vanni lei ha partecipato soltanto a queste cene di paese. Ha detto che avvenivano una volta l’anno, giusto?
Alberto Corsi: Cioè, a queste cene. A queste manifestazioni che non avevano un’etichetta di nessun partito. Avevano l’etichetta solo di San Casciano, dove, come ripeto, venivano anche dieci strumenti della locale banda musicale.
Avvocato Zanobini: Sì.
Alberto Corsi: Veniva chi ballava, chi cantava, chi suonava la fisarmonica. Insomma, era…
Avvocato Zanobini: Si ricorda…
Alberto Corsi: Seratine piacevoli di luglio.
Avvocato Zanobini: Sì. Si ricordano se c’erano anche altri professionisti, oltre a lei?
Alberto Corsi: Sì, c’era… In pratica a queste cene ha partecipato tutta San Casciano. A quelle…
Avvocato Zanobini: Dica qualche nome di altri professioni che partecipavano a queste cene?
Alberto Corsi: Professionisti c’era, non so, il dottor Mancini, il dottor Bigiotti, Don Garrà, un assicuratore.
Avvocato Zanobini: C’era anche un vicesindaco?
Alberto Corsi: Il vicesindaco di San Casciano.
Avvocato Zanobini: Come si chiamava, se lo ricorda?
Alberto Corsi: Magozzi.
Avvocato Zanobini: Eh. Quindi queste erano le cene. Sono le uniche cene, o ci sono state altre cene?
Alberto Corsi: Sono le uniche cene che io ho partecipato.
Avvocato Zanobini: Lei è mai stato a cena a casa di Vanni?
Alberto Corsi: E non a tutte.
Avvocato Zanobini: Ascolti le domande. Sì. È mai stato a cena a casa del Vanni lei?
Alberto Corsi: Mai.
Avvocato Zanobini: Mai. Conosce la casa del Vanni?
Alberto Corsi: Più o meno conosco dov’è, ma non…
Avvocato Zanobini: C’è mai entrato nella casa del Vanni?
Alberto Corsi: Mai entrato in casa del Vanni.
Avvocato Zanobini: Il Vanni è mai venuto a mangiare, a pranzo o a cena, a casa sua?
Alberto Corsi: Mai.
Avvocato Zanobini: Ecco.
Alberto Corsi: Ho detto, anche in ufficio è venuto solo quella volta lì. Poi in vita sua non c’era mai stato.
Avvocato Zanobini: Ecco, ecco, bene. E, ritornando proprio a questa volta in cui è venuto in ufficio, che lei ha detto che colloca nel ’90, giusto?
Alberto Corsi: Sì.
Avvocato Zanobini: Che poi sarà agosto, sarà settembre.
Alberto Corsi: Quello non lo so.
Avvocato Zanobini: Comunque nel ’90.
Alberto Corsi: Può essere settembre, ottobre.
Avvocato Zanobini: Si ricorda se questo incontro che il Vanni ha avuto con lei in studio era successivo ad una di quelle cene di cui si è parlato finora?
Alberto Corsi: Sì, appunto. Io ho ricostruito la data proprio grazie a questa cena. Era successivo.
Avvocato Zanobini: Che era, quindi, una cena di che anno e di che mese?
Alberto Corsi: La cena dovrebbe essere del 10… 20 luglio ’90.
Avvocato Zanobini: ’90.
Alberto Corsi: E il Vanni venne da me o prima delle vacanze subito, oppure subito dopo. Venne o nei primi di agosto, o settembre-ottobre.
Avvocato Zanobini: Bene. E venne a rappresentarle questi suoi guai diciamo, che aveva con la Polizia, giusto?
Alberto Corsi: Venne a rappresentarmi questi guai che aveva con la Polizia, chiedendo a un avvocato – dopo tutto, anche se non fo penale, insomma, sono avvocato – se potevo far qualcosa. Io troncai subito la discussione perché dissi che io non fo penale, quindi: ‘eventualmente rivolgiti a un penalista’.
Avvocato Zanobini: Ecco. E che cosa faceva il Vanni a queste cene?
Alberto Corsi: Il Vanni a queste cene cantava, simpaticamente, alcune canzoni inventate da lui, scritte da lui anche.
Avvocato Zanobini: E c’erano anche i musicanti, vero, ha detto?
Alberto Corsi: C’erano 10-15 strumenti musicali della banda locale. Alle volte sei, insomma.
Avvocato Zanobini: E avvenivano con quale cadenza?
Alberto Corsi: Avvenivano in genere nel mese di luglio tutti gli anni.
Avvocato Zanobini: Eh.
Alberto Corsi: Ma io non ho mica partecipato a tutte.
Avvocato Zanobini: Sì, sì. E si ricorda se a questa cena del luglio ’90 lei ha partecipato?
Alberto Corsi: Alla cena del luglio ’90 ho partecipato.
Avvocato Zanobini: E si…
Alberto Corsi: E il Vanni non ha partecipato.
Avvocato Zanobini: E si ricorda, ecco, come mai il Vanni non ha partecipato?
Alberto Corsi: Non ha partecipato perché quel pomeriggio fu portato o in Procura, o in Questura, questo non lo so, e non potè venire a cena.
Avvocato Zanobini: Ecco. E ne parlavano anche altri lì, che erano a questa cena?
Alberto Corsi: Sì, sì, ne parlavano anche altri.
Avvocato Zanobini: Era un argomento di quella sera?
Alberto Corsi: Un argomento, dice: ‘come mai non c’è il Vanni? Perché l’hanno portato in Questura’. Ecco perché io ho potuto ricostruire anche la data precisa.
Avvocato Zanobini: Senta, e quindi poi ha detto che il Vanni stazionava lì nella piazza, vero, sotto l’orologio, no?
Alberto Corsi: C’era fisso. O in qualche bar, o sotto l’orologio.
Avvocato Zanobini: E di questi suoi guai che lui aveva, perché lo pressava la Polizia, gli facevano le perquisizioni, lo interrogavano, eccetera, ne parlava solo con lei, o ne parlava anche con altri?
Alberto Corsi: Ne parlava con tutto il paese.
Avvocato Zanobini: Con tutto il paese.
Alberto Corsi: Sì. Bastava passasse uno, naturalmente che c’avesse un po’ più di confidenza, lo diceva a tutti.
Avvocato Zanobini: Aveva un soprannome il Vanni, no?
Alberto Corsi: “Torsolo”.
Avvocato Zanobini: E tutti lo conoscevano con questo soprannome?
Alberto Corsi: Tutto lo conoscevano come “Torsolo”.
Avvocato Zanobini: Allora, ricorda che, lei ha detto che è stato interrogato la prima volta in Procura a dicembre del ’95, vero?
Alberto Corsi: Dicembre ’95. Sono stato interrogato dal dottor…
Avvocato Zanobini: Aspetti…
Alberto Corsi: …Vigna e dal dottor Canessa.
Avvocato Zanobini: … la domanda. Ecco, si ricorda se in quella occasione gli è stato chiesto anche della lettera?
Alberto Corsi: M’è stato chiesta della lettera nell’occasione.
Avvocato Zanobini: Ecco. E si ricorda che risposta lei ha dato?
Alberto Corsi: Che lo escludevo nella maniera più categorica di aver visto una lettera del Vanni.
Avvocato Zanobini: Ecco. E in questo interrogatorio invece poi ha parlato di tutte quelle cose, di tutte quelle lamentele generiche che il Vanni le faceva e di cui ha fatto riferimento anche oggi, giusto?
Alberto Corsi: Sì.
Avvocato Zanobini: Si ricorda che è stato interrogato poi anche dal dottor Giuttari nel…
Alberto Corsi: Prima dal dottor Fleury e dal dottor Canessa…
Avvocato Zanobini: Sì, ma a me interessa quella del giugno del ‘ 96.
Alberto Corsi: Sono stato interrogato dal dottor Giuttari nel giugno del ’96.
Avvocato Zanobini: Sì. E si ricorda se anche il dottor Giuttari gli fece la domanda, fra le tante altre a cui lei ha dato sempre risposta, gli fece anche la domanda su questa lettera?
Alberto Corsi: Anche al dottor Giuttari ribadii che non avevo mai visto la lettera, né sapevo delle minacce che riceveva il Vanni.
Avvocato Zanobini: Lei ha avuto modo già di dire che il Vanni la fermava in piazza, o soltanto così, gli diceva ancora una volta, a San Casciano, no?
Alberto Corsi: Sì.
Avvocato Zanobini: Ma era soltanto il Vanni, o anche altre persone, altri paesani? Era un’abitudine, o una cosa eccezionale che lei venisse fermato a San Casciano?
Alberto Corsi: No, io purtroppo fo più lavoro in strada che in ufficio, perché mi fermano tutti. Mi conoscono tutti e… Perché anch’io sono stato un piazzaiolo anch’io e poi sono stato presidente della società sportiva di San Casciano, sono stato consigliere comunale di San Casciano, sono stato fondatore del gruppo Fratres, ho fatto servizio alla Misericordia. Sicché in un modo o in un altro io conosco tutti. E quindi se qualcuno ha bisogno, anche dire: ‘come si fa il passaporto?’ Me lo chiede in piazza a me e io gli rispondo. Capito?
Avvocato Zanobini: Lei ha mai chiesto, a qualcuno che era nella piazza, che poteva essere nella piazza – ha già risposto, ma vorrei che mi rispondesse anche a me – quando vede uno che legge una lettera, lei ha mai chiesto a questo signore di fargli leggere una lettera? A chiunque dico.
Alberto Corsi: Io ho detto che a San Casciano conosco tutti. Amici credo di averne pochi, anche simpatie sì, ma amicizia con nessuno. Ma come ripeto, io se vedo leggere una lettera, non vo mai a chiedere: ‘che t’hanno scritto’. Questo è un assurdo. Ribadisco che non lo chiederei nemmeno a mia moglie io, se riceve una lettera: ‘chi t’ha scritto?’ Figuriamoci se lo chiedo a Vanni.
Avvocato Zanobini: E quando venne in studio da lei, il Vanni, secondo lei, la lettera ce l’aveva o no?
Alberto Corsi: Seco… Cioè, secondo me non l’aveva ricevuta.
Avvocato Zanobini: Ecco.
Alberto Corsi: No che non ce l’avesse. Non l’aveva nemmeno ricevuta, secondo me.
Avvocato Zanobini: Presidente, io farei vedere le foto, a cui ha fatto prima riferimento e che poi chiedo di produrre, e che sono foto di questa cena. C’è anche la data stampigliata, luglio ’90. Perché lui le possa riconoscere e possa dire magari anche qualcuno di quelli a cui ha fatto riferimento e che partecipavano a questa cena. (voce fuori microfono)
Presidente: Lì al microfono, avvocato, sennò non viene la registrazione.
Avvocato Zanobini: Il motivo per cui ho chiesto che l’avvocato Corsi vedesse queste foto è perché, a queste cene e quindi in queste foto, appaiono anche dei testimoni che noi abbiamo citato a difesa. E quindi se può dire, guardando le foto, chi sono, se riconosce queste persone.
Alberto Corsi: Questa è la cena alla quale il Vanni non partecipò.
Avvocato Zanobini: Bene.
Alberto Corsi: E dovrebbe essere dal 10 al 20 luglio.
Avvocato Zanobini: Bene.
Alberto Corsi: Una sera…
Avvocato Zanobini: Basta così…
Presidente: Se lei può indicare le persone che, così, nominativamente…
Alberto Corsi: Quelli che ho messo io come testi?
Avvocato Zanobini: Sì.
Presidente: Non lo so io se sono testi. Così, se ci sono delle persone…
Avvocato Zanobini: E poi anche altre.
Alberto Corsi: Come persone … vedo… Qui vedo tutti strumenti della banda, Mazzei Mario, un certo Ciria che suona la fisarmonica, un ballerino, poi vedo Paolo Bacci, Dori, Oliviero, un altro musicante che ora è morto, non mi ricordo come si chiama. Questo uguale. Qui vedo il ballerino. Poi vedo un muratore che si chiama Mingione, sempre il Dori. Poi vedo Fusi Dante, che suona la batteria e che ho citato come teste a conferma di queste cose.
Avvocato Zanobini: Ecco, bene. Poi?
Alberto Corsi: Poi vedo lo Zanieri, che voi già conoscete. Il dottor Mancini, il don Garrà e il Leoncini, che è un altro teste che verrà qui a riconfermare il resto.
Avvocato Zanobini: Va bene.
Alberto Corsi: Poi vedo un macellaro che si chiama Cori. Poi vedo ancora il Leoncini. Vedo Torricelli, ma insomma questo…
Avvocato Zanobini: Basta così.
Presidente: Senta, per curiosità, chi è quel signore che sta sempre dietro la porta, con un occhio sì e un occhio no, che dà noia, fuma, non fuma, o entra, o fuori.
P.M.: È un semicurioso.
Presidente: Non so. Oltretutto distrae.
Avvocato Filastò: Presidente, credo che sia il dottor Nocentini, citato da me stamattina.
Presidente: Lo so. Però distrae, perché capito, sta sempre così.
Avvocato Filastò: E probabilmente sta aspettando di vedere quando tocca a lui, ecco.
Presidente: Va bene, va bene, non è un problema. Allora.
P.M.: I testi dovrebbero stare in una saletta…
Presidente: Appunto, se è un testimone è inutile che sta a sentire. Io non lo so chi è…
(voci sovrapposte)
P.M.: Nemmeno io. Però 1’Ufficiale Giudiziario dovrebbe…
Presidente: Non c’è problema.
Avvocato Filastò: Presidente, è un consulente tecnico che si è occupato di tre delitti: ’74…
Presidente: Sì, sì, non c’è problema. Ora sappiamo. Prego, avvocato Zanobini.
Avvocato Zanobini: Sì. Ricorda se nel dicembre del ’96 gli sono state fatte altre domande su queste vicende?
Alberto Corsi: Più o meno mi sono state fatte le stesse domande degli argomenti che mi ha chiesto il dottor Canessa.
Avvocato Zanobini: Ecco.
Alberto Corsi: Cioè, quella pistola…
Avvocato Zanobini: Alle quali lei ha risposto…
Alberto Corsi: Ho risposto, risposi subito che l’avvocato… che andò subito da un altro avvocato. Siccome io non facevo penale, credo che il Vanni si sia rivolto subito a un altro avvocato.
Avvocato Zanobini: Ha fatto anche il nome di questa persona che forse, a suo avviso, potrebbe averglielo consigliato, vero?
Alberto Corsi: Sicuramente, glielo ha consigliato lui. Perché il segretario del Movimento Sociale Italiano di San Casciano. Che risulta anche dagli atti, comunque eh.
Avvocato Zanobini: Poi ricorda di essere stato interrogato anche nel gennaio del ’96, no?
Alberto Corsi: Sì, dal dottor Fleury e dal dottor Canessa.
Avvocato Zanobini: Dal dottor Canessa. Ecco, e quindi…
Alberto Corsi: 26 gennaio.
Avvocato Zanobini: Eh. E quindi, anche qui, le sono state fatte domande sulle frequentazioni dei bar, se aveva sentito dire nulla nell’immediatezza dell’omicidio degli Scopeti…
Alberto Corsi: Sì, il 26 gennaio il dottor Fleury mi rilesse il vecchio verbale che aveva sottoscritto il dottor Canessa e il dottor Vigna. Riconfermai, anche se non se ne parla, riconfermai. Ma ribadii ancora una volta che io, la lettera, non l’avevo mai vista, né nessuno me ne aveva mai parlato.
Avvocato Zanobini: Ecco, poi?
Alberto Corsi: E che questo lo avevo appreso dai giornali successivamente, con le deposizioni di Nesi, eccetera.
Avvocato Zanobini: Bene. E poi ricorda anche che gli fecero altre domande a cui lei ha risposto?
Alberto Corsi: Altre domande mi sembra… sì, mi chiesero…
Avvocato Zanobini: Con chi frequentavano…
Alberto Corsi: Mi chiesero se io frequentavo il bar, lì… Io dissi, mi sembra, che io non sono frequentatore di bar, perché rendo il caffè, sa, quando stacco dall’ufficio, i bar li frequento tutti. E mi chiesero se potevo aver sentito il Lotti o il Pucci dire che erano passati dagli Scopeti la sera del delitto degli Scopeti.
Avvocato Zanobini: Ecco.
Alberto Corsi: Questo, me lo chiesero. E io non l’ho sentito. Gli dissi logicamente no.
Avvocato Zanobini: Ecco. Poi gli chiesero anche quali erano le persone che frequentavano il Vanni, oltre al Lotti, vero?
Alberto Corsi: Sì. Mi chiesero le persone che frequentava il Vanni. Insomma, io dissi quelli con cui stava di più.
Avvocato Zanobini: Ecco.
Alberto Corsi: Un certo Dori Oliviero che è morto, anche lui portalettere; e forse il Lotti, anche con il Lotti l’ho visto tante volte. Sì.
Avvocato Zanobini: Poi, ricorda’se…
Presidente: Avvocato, non facciamo domande su tutte le domande che gli hanno fatto a lui…
Avvocato Zanobini: No, no. Sì, sì…
Presidente: … la Polizia, eccetera. Veniamo alla lettera famosa.
Avvocato Zanobini: … questa è l’ultima… Le spiego subito il motivo, ha capito?
Presidente: Sì, bene.
Avvocato Zanobini: Cioè, che cosa ha detto lui. E che quindi, nonostante che non ci sia bisogno di fare nessuna contestazione, perché non ha detto stamani niente di diverso, per ammissione anche del Pubblico Ministero, quello lo ha già detto… La difesa vuol far risultare che, in realtà, lui ha sempre detto queste cose. E che, della lettera, della quale gli è stato chiesto fino dal dicembre del ’95, lui ha sempre dato la stessa risposta.
Presidente: Va bene.
Avvocato Zanobini: E siccome lei vedrà che il capo di imputazione… Faccio per spiegare il motivo, perché sennò potrebbe benissimo dire: ‘ma non conosce la procedura? Non si possono che fare domande se non c’è la contestazione.’ E siccome, e siccome appunto il capo di imputazione suo specifico è quello di avere taciuto il 15/06/96 di questa lettera, ecco, è diciamo esigenza della difesa di far capire che, in realtà, lui, il 15 dicembre…
Presidente: Va bene, va bene, abbiamo capito.
Avvocato Zanobini: … ’96 non ha taciuto di questa lettera. Perché di questa lettera gli è già stato domandato fino dal dicembre; e, di questa lettera, lui ha sempre dato la stessa risposta.
Presidente: Bene.
Avvocato Zanobini: E che, a contorno, per far vedere che non c’è stata mai nessuna reticenza, eccetera, di tutte le altre domande che gli sono state fatte, lui ha sempre dato una risposta. Compreso anche la domanda che gli è stata fatta…
Presidente: La sappiamo la linea che ha detto l’avvocato…
Avvocato Zanobini: . . . circa la pistola.
Presidente: Bene.
Avvocato Zanobini: Gli è stato chiesto… E’ vero avvocato Corsi? Gli è stato chiesto anche se… una domanda sulla pistola?
Alberto Corsi: Sì, sì, mi è stato chiesto…
Presidente: Quale, quella del Pacciani?
Avvocato Zanobini: Eh…
Presidente: Quella del Pacciani? ,
Avvocato Zanobini: No. Sì, sì, che se il Vanni…
Alberto Corsi: Cioè, mi è stato chiesto i motivi per cui il Vanni si rammaricava, si rammaricava… Io credo che, in quel momento, credo si rammaricasse unicamente perché, per le perquisizioni di questa Polizia che voleva, in tutti i modi sapere… Cioè, giustamente, faceva il suo dovere, voleva sapere se il Vanni conosceva o no l’esistenza di questa pistola.
Avvocato Zanobini: Ecco, e questo…
Alberto Corsi: Questo, credo sia stata la prima inchiestina sul Vanni, credo.
Avvocato Zanobini: Va be’. E di questo quando gliene ha parlato il Vanni?
Alberto Corsi: Il Vanni me ne ha parlato di questo nel luglio del ’90.
Avvocato Zanobini: Ecco. E lei… .
Alberto Corsi: L’unica volta, eh, che siamo entrati in questi argomenti.
Avvocato Zanobini: Sì, sì.
Alberto Corsi: Perché le altre volte, le altre 10, 20, 50 volte, che ci siamo salutati con il Vanni, non è che si entrasse in argomento di nulla. Lui si rammaricava un’altra volta. Si rammarica solo del trattamento che lui credeva, riteneva di subire. Ma invece…
Avvocato Zanobini: E lei… Quindi lei lo tranquillizzava per questo.
Alberto Corsi: Ma io l’unico… Sempre, ‘stai tranquillo, Vanni, tanto sei un testimone. Stai tranquillo, Vanni.’ Ecco, l’unico… se colloquio si può parlare, è questo.
Avvocato Zanobini: Ricorda se una volta i Vanni le ha detto in piazza, le ha parlato in piazza, di una lettera di minacce, se c’era anche il Lotti? E’ vero, o non è vero? Lo ha già detto. Me lo ridica anche a me.
Alberto Corsi: Assolutamente non è vero.
Avvocato Zanobini: E quindi, il Vanni, su questo che cosa… dice la verità, o non dice la verità?
Presidente: E va be’… allora…
Alberto Corsi: Chi, il Vanni?
Avvocato Zanobini: Sì. Siccome lo ha detto il Vanni…
Presidente: Andiamo, andiamo…
P.M.: (voce fuori microfono)
Avvocato Zanobini: Glielo ha chiesto il Pubblico Ministero…
Alberto Corsi: Sì. Dice una bugia, il Vanni.
Avvocato Zanobini: Ecco. Glielo ha chiesto il Pubblico Ministero, glielo posso chiedere anch’io.
Alberto Corsi: Quando mi dice, mi ha fatto vedere la lettera, il Vanni dice una bugia.
Avvocato Zanobini: Ecco.
Alberto Corsi: Posso capire, come ho detto, perché la dice. Ma comunque dice una bugia.
Presidente: Bene. Ha fatto anche due bozze, lui, a questo punto.
Avvocato Zanobini: Sì.
Presidente: Va bene?
Avvocato Zanobini: Presidente, io non ho altre domande. Grazie.

Presidente: Allora, una domanda io, avvocato Corsi.
Alberto Corsi: Sì, signor Presidente.
Presidente: Allora, io tento di raccogliere un po’ le voci di tante persone. Lei conosce Vanni Paolo?
Alberto Corsi: Vanni Paolo è nato a San Casciano, classe 1943, più o meno siamo cresciuti insieme, perché io sono del ’41.
Presidente: Ecco, dove sta questo signore?
Alberto Corsi: Il Vanni Paolo sta a Firenze. C’ha il “Tranvai”, che è uno pseudo ristorantino, una tavola calda, non lo so, in piazza Torquato Tasso.
Presidente: Bravo, sì. È un nipote del…
Alberto Corsi: Un nipote di Mario Vanni.
Presidente: Lei ha mai parlato con questo signore, del Vanni? E se sì, in che termini?
Alberto Corsi: Non ho mai parlato specificatamente del Vanni, perché… sì, me lo ha chiesto: ‘ma mio zio è messo, è messo bene…’ Ma insomma, io non son mai… specificatamente non ho mai parlato.
Presidente: Perché lui dice di avere avuto un incontro con lei e gli ha domandato dello zio.
Alberto Corsi: Per telefono, mi sembra, Presidente.
Presidente: No, no. No, no. “Dissi all’avvocato Corsi, come va la faccenda di mio zio?”
Alberto Corsi: Cioè…
Presidente: E lei avrebbe risposto: “È messo un po’ malino.”
Alberto Corsi: No…
Presidente: Ecco, se vuol chiarire…
Alberto Corsi: Se… non va bene…
Presidente: No, no. Aspetti, aspetti. Se c’è stato un discorso di questo tipo, in questi termini, oppure diversamente, e cosa riguardava. Tutto qui.
Alberto Corsi: Io, questo non lo rico… Mi sembra di ricordare che mi chiese: ‘come anderà mio zio?’
Presidente: Come?
Alberto Corsi: ‘Come anderà mio zio?’, in questo modo. Ma, Vanni, quando c’è questo colloquio era già in carcere, era, eh.
Presidente: Non lo so…
Alberto Corsi: Sì, sì. No, lo so io, appunto… Può prendere atto, era già in carcere. E, trovandomi a San Casciano, ‘cosa ne pensi di mio zio’, ma il solito discorso che poteva fare anche all’avvocato Zanobini di Firenze e anche a un altro. Ecco, fu un discorso in questo modo.
Presidente: No, ma lei dice: “È messo un po’ malino”, si riferisce a qualche situazione particolare?
Alberto Corsi: Più che in galera, dottore, ‘l’è messo malino’, io lo dissi in questo modo. Ma non…
Presidente: In questo senso.
Alberto Corsi: …rientrando negli atti. Ma poi, “è messo un po’ malino”, un credo sia stato l’italiano, insomma.
Presidente: Va bene. Poi c’è un altro teste, il… Ricci Walter, lo conosce lei?
Alberto Corsi: II…?
Presidente: Ricci Walter.
Alberto Corsi: Ricci Walter lo conosco, sì.
Presidente: E chi è?
Alberto Corsi: Ricci Walter è un ex fiorentino che ha sposato una sancascianese, certa Mazzei Laura. E… credo sia, la Mazzei, parente del Vanni.
Presidente: Sì, sì, infatti.
Alberto Corsi: È venuto a Firenze e io… lavora attualmente alla Cassa Rurale di San Casciano, come faticante, come portiere, non lo so. E io lo conosco, sì.
Presidente: Allora, il Vanni… questo signore, dice che lo zio… cioè, lo zio, insomma, il cognato, forse. Aspetta… “È cugino di mia suocera.”
Alberto Corsi: E un cugino acquistato, non è niente.
Presidente: Insomma, sì. Va bene. Che questo parente, riferendosi al Vanni, gli aveva parlato della lettera che il Pacciani gli aveva scritto dal carcere. E il Vanni gli avrebbe detto che voleva andare da un avvocato. Alberto Corsi: Sì…
Presidente: Non fece il nome dell’avvocato Corsi. Chiariamo questo. Almeno lui ha detto questo qui.
Alberto Corsi: Che era una supposizione sua.
Presidente: Era una sua supposizione… dice che voleva andare da un avvocato. Poi dice che il giorno dopo, o due o tre giorni dopo, ha visto parlare lei, avvocato Corsi, e il Vanni, a San Casciano.
Alberto Corsi: Lo dice Ricci.
Presidente: Lo dice lui.
Alberto Corsi: Ecco. Cioè, il Ricci direbbe oggi che si ricorda che sei anni prima lo ha visto parlare…
Presidente: Aspetti. Io non so… aspetti, io riferisco quello che ha detto il testimone.
Alberto Corsi: Sì, sì, sì.
Presidente: Poi si vedrà se ha detto il falso, o…
Alberto Corsi: Io, dottore, non ero…
Presidente: No, no. Aspetti, lasci spiegare. Si vedrà se ha detto il falso, o ha detto il vero, eccetera. Io riferisco solamente la circostanza, perché lei possa discolparsi. Una cosa che riguarda lei e io gliela contesto.
Alberto Corsi: Giusto. Grazie, grazie.
Presidente: In questo senso.
Alberto Corsi: Sì, sì.
Presidente: E così metterla in condizioni di difendersi. Ecco, dobbiamo sapere anche la sua versione.
Alberto Corsi: Sì.
Presidente: Lui dice, lui dice che, appunto, sentì il Vanni, seppe dal Vanni di questa lettera, di questa lettera del Pacciani e che voleva, lui Vanni, andare da un avvocato. Bene. Poi, due o tre giorni dopo che gli ha fatto questo … discorso, ha visto lei, avvocato Corsi, e il Vanni parlare insieme. Domanda che faccio io: avete ma, gli ha parlato per caso di questa lettera, o no?
Alberto Corsi: Non mi ha mai parlato di questa lettera.
Presidente: Non le ha mai parlato…
Alberto Corsi: Logicamente no. Però vorrei sapere come fa il Ricci…
Presidente: La risposta era scontata per me.
Alberto Corsi: Appunto.
Presidente: Però io gliela devo fare.
Alberto Corsi: Appunto, io…
Presidente: Io gliela devo fare.
Alberto Corsi: Come fa il Ricci a ricordarsi che nel 1991…
Presidente: Io non lo so questo.
Alberto Corsi: … che il Vanni parlava con me in piazza? Io non lo escludo che ci posso avere anche parlato, eh. Per l’amor di Dio! Ma comunque, questo, c’ha la memoria da Pico della Mirandola, per ricordarsi queste cose, eh. Proprio, io credo che Pico della Mirandola, era niente, rispetto a questo.
Presidente: Va bene.
Alberto Corsi: Fra l’altro, se non mi sbaglio… ma tanto lei mi chiede un parere, credo che nel novanta…
Presidente: No, io non credo pareri, io chiedo risposte.
Alberto Corsi: Eh. Credo che nel ’93, Ricci abbia detto che della lettera non le sembrava nulla. Nel ’96, si ricorda che nel ’91 parlò con me. Questo, l’è un po’ troppo, credo. Se lei trova l’interrogatorio del Ricci nel ’93, credo nel ’93, lui dichiara che, della lettera, non ha mai saputo niente.
Presidente: No, io del Ricci so quello che ha dichiarato qui. Cosa ha dichiarato poi nel precedente verbale, non 10 so.
Alberto Corsi: Sì, ma c’è agli atti anche l’altro…
Presidente: Va be’, poi vedremo.
Avvocato Zanobini: Sono verbali allegati, perché sono serviti per la contestazione. E l’avvocato Corsi si riferisce…
Presidente: Va be’, dopo riferiremo…
Avvocato Zanobini: … a quel verbale che io ho usato per la contestazione, in cui…
Presidente: Bene. Io non ho altre domande, all’avvocato Corsi.
Alberto Corsi: Grazie, signor Presidente.
Presidente: Bene.
P.M.: Sì, Presidente, un paio, se mi è consentito.
Presidente: Sì.
P.M.: A seguito… E vorrei sapere questo: lei sa, o sapeva, prima che fosse noto in questo processo, che auto aveva il Lotti?
Alberto Corsi: Il tipo di auto non lo so. Come vi ripeto, gli ho chiuso un incidente. Io, nel 1990, a Lotti, che aveva urtato uno straniero, insomma, non che sia difficile, ma quando si picchia con uno straniero, c’è una procedura da fare particolare. E la macchina, il tipo di macchina che aveva, non lo so. Lui, mi sembra gli abbia avuto sempre delle Ritmo, o qualcosa di simile.
P.M.: Ecco, io le…
Alberto Corsi: Vecchie e stravecchie.
Presidente: … contesto che, in un interrogatorio, esattamente quello del 26 gennaio ’96, al P.M. lei, per quel che si ricorda, dice le macchine. E ora glielo leggo.
Alberto Corsi: Sì.
P.M.: Io le dico, non se le ricorda ora. Io, quello che voglio capire…
Alberto Corsi: No, no, ma io lo riconfermo, se…
P.M.: Ecco. Quello che voglio capire, dico, la sua conoscenza, visiva o meno, del Lotti, era tale che lei ricordasse, quando ci ha risposto, in data 26 gennaio, anche le macchine? Cioè, conosceva il Lotti, sia pure nei modi che ci ha detto, e lo aveva visto anche con qualche macchina? Perché io le contesto che lei dice: “Il Lotti possiede attualmente una vecchia macchina rossa…”
Alberto Corsi: Attualmente, eh, ’95, eh, dottore.
P.M.: Nel ’96, per l’esattezza.
Alberto Corsi: Ecco, appunto, attualmente dissi.
P.M.: Se me lo lascia leggere, vediamo cosa intendo contestare.
Alberto Corsi: Sì.
P.M.: “Il Lotti possiede attualmente una vecchia macchina rossa. Forse una Ritmo, od una 124. Ricordo che in passato ha avuto una Ritmo di un colore che non ricordo. Non ricordo, invece, che egli abbia avuto una macchina 128 coupé ma non lo escludo.” Cioè, io le chiedo: allora lei sapeva che macchine aveva. Tant’è che ce le ha elencate, quelle che si ricordava, nel colore. Nel caso, quello che abbia detto in questo interrogatorio sia la verità, come faceva lei a sapere che macchine e che colore avevano queste macchine? Perché lo vedeva passare, perché…
Alberto Corsi: È logico, lo vedevo passare. Le macchine vengono posteggiate sempre in questa famigerata piazza di San Casciano sotto l’orologio. Quindi, uno si vede.
P.M.: Senta…
Alberto Corsi: Ma poi se avesse una Ritmo… Insomma…
P.M.: Lo ha detto lei.
Alberto Corsi: Sì, va bene. Me lo avete fatto… Insomma, me lo avete chiesto, vi ho risposto. Ma…
Presidente: Avvocato, avvocato Corsi, quella famosa piazza che dice lei, è quella dell’incrocio sulla Cassia?
Alberto Corsi: No, quella… È in paese, proprio.
Presidente: Ah, è in paese.
Alberto Corsi: Si sale su… Noi si chiama piazza, ma sarebbe un incrocio.
Presidente: Va bene, va bene.
Alberto Corsi: Ci ha l’orologio…

P.M.: Senta, oltre che a quelle famose cene, le è capitato di vedere Lotti e Vanni nei bar? E nel caso positivo, in quali bar? Ovviamente dove lei…
Alberto Corsi: In tutti i bar di San Casciano.
P.M.: In tutti i bar di San Casciano…
Alberto Corsi: Sì.
P.M.: … le è capitato di vedere sia il Lotti che il Vanni?
Alberto Corsi: Che il Vanni, sì.
P.M.: E ce li può dire quali sono questi bar?
Alberto Corsi: Bar Turismo, Bar Centrale, Bar Sport… Io li ho visti in questi posti.
P.M.: Alla Cantinetta, li ha mai visti?
Alberto Corsi: Alla Cantinetta non li ho mai visti. Non la frequento io La Cantinetta.
P.M.: Le è mai capitato…
Alberto Corsi: Ho frequentato la Cantinetta, ma ci fa anche il ristorante, per mangiarci. Ma non per andare a bere.
P.M.: Le è mai capitato di averci visto il Vanni?
Alberto Corsi: Di averlo intravisto, non lo escludo, ma insomma, un ricordo particolare non ce l’ho.
P.M.: Ho capito. Senta ancora una cosa…
Alberto Corsi: Insomma, non ce l’ho, penso che ci sia anche un ricordo particolare, che la frequentava. Quindi, passando di lì, si vede.
P.M.: Lei ha accennato al fatto che, ad una determinata cena di cui ha portato le foto. Che, se non ho capito male, avvenuta, secondo il suo ricordo, fra il 10 e il 20 luglio del ’90…
Alberto Corsi: Sì, no… Sì, scusi.
P.M.: Lei ha detto fra il 10 e il 20, no?
Alberto Corsi: Sì.
P.M.: L’ho sentito da lei, io non lo so. Il Vanni non c’era perché era stato portato in Questura. Le chiedo: si ricorda dove fu fatta questa cena? Quale ristorante?
Alberto Corsi: A Valigondoli.
P.M.: È una località?
Alberto Corsi: Aspetti, eh, riguardo le fotografie, glielo dico. No, una località, una piccola frazione di San Casciano.
P.M.: Mi scusi, a casa di qualcuno in una casa, o in un ristorante?
Alberto Corsi: No, no, sempre in ristoranti. Non siamo mai andati in nessun casa.
P.M.: Le chiedo…
Alberto Corsi: Sempre nei ristoranti.
P.M.: ricorda il nome del ristorante?
Alberto Corsi: Credo che si chiami Valigondoli.
P.M.: E’ l’unico ristorante…
Alberto Corsi: È l’unico che c’è, ma… son dieci case, eh.
P.M.: Bene. La mia domanda è…
Alberto Corsi: Sì, sì, è Valigondoli.
P.M.: … ancora un’altra. Lei dice, quell’interrogatorio: “La cena dovrebbe essere avvenuta fra il 10 e il 20. Cioè, suppongo che sia avvenuta il 20 o il 19, addirittura, perché ho poi visto degli atti che era stata effettivamente portato in Questura il 19 luglio del ’90. E ricordo che, alla cena, qualcuno disse che lo avevano portato in Questura.” È così?
Alberto Corsi: Sissignore.
P.M.: Lei ci può dire chi glielo disse…
Alberto Corsi: Lo disse…
P.M.: Che lo avevano portato in Questura?
Alberto Corsi: … Fusi Dante e il Mazzei Mario, di sicuro. Mazzei, il suo cugino… Anzi, sono più preciso: il Mazzei Mario telefonò anche a casa. Il Vanni era tornato, gli disse: ‘vieni alla cena, vengo a prenderti io.’ E lui, testualmente disse: ‘no, perché c’ho tutto lo stomaco scombussolato…’, aggiunse anche qualche parola in più e…
P.M.: Le ricorda verso che ora può essere avvenuta questa telefonata in cui il Mazzei telefonava a Vanni e gli diceva: ‘dai, vieni’?
Alberto Corsi: A queste cene si fa, comincian sempre verso le nove. Successivamente.
P.M.: Cioè
Alberto Corsi: Alle dieci, un lo so. Ma io, poi, della telefonata un lo so. Fu riferiva, questa telefonata.
P.M.: Se c’è stata veramente o no, non lo sa.
Alberto Corsi: Non lo so, no. Penso di sì, però.
P.M.: Perché, almeno da queste carte, risulta che fu portato in Questura alle 17… Portato, poi, non lo so. andò, fu sentito in Questura alle 17.20. quanto sia durato, non lo sappiamo. Io le chiedo nuovamente, lei dice di aver saputo…
Alberto Corsi: Si saprà, no? Perché quando si chiude l’interrogatorio, si sa, insomma… Quindi, si sa.
P.M.: Sì, mi scusi… Vediamo, se non c’è scritto, non ci si può far nulla né io, né lei. E continuo nel chiederle questo: lei che era stato portato in Questura e addirittura che poi era tornato e no voleva venire alla cena, da chi l’ha saputo?
Alberto Corsi: Lo sapemmo lì, a questa cena. Verso le dieci, l’undici, non lo so.
P.M.: Sì, da chi, scusi?
Avvocato Zanobini: Lo ha detto.
P.M.: Lo chiedo se…
Alberto Corsi: Ho fatto anche il nome e cogno…
Avvocato Zanobini: Allora, richiederglielo la seconda volta, come mi diceva a me… Ma l’ha già bell’e detto.
Alberto Corsi: Ho detto: Mazzei Mario e… Fusi Dante. In particolare che è uno dei testi che vien qui e che avrà modo anche di chiederglielo direttamente. È uno dei miei testi.
P.M.: Be’, sono i testi della…
Avvocato Zanobini: Si, sì, va bene…
P.M.: E…
Alberto Corsi: :Come, ‘sono testi’ ?…
Avvocato Zanobini: No, non ti preoccupare.
P.M.: No, era il concetto “I miei testi”.
Presidente: Sì, sono testi che adduce lei. Va bene?
P.M.: Allora…
Alberto Corsi: Sì.
Presidente: E può farlo benissimo. Come noi
Alberto Corsi: Son di tutti, ora, sì. Però…
P.M.: E’ un suo diritto, è un suo diritto. E io volevo di cercare di capire se l’elemento che le fa dire 19 luglio sono queste conversazioni con questi due signori: Mazzei e quest’altro.
Alberto Corsi: No, no. Io ancora non avevo parlato con quei signori, quando io risalii a Giuttari. Io dico: secondo me queste… il Vanni venne da me nel ’90, inizi ’90, inizi anni ’90. Io me lo ricordavo e l’ho ricostruito.
P.M.: Sì, però lei non ha mai detto che, prima di oggi, che era, questa cena, cui lei parlò di questi fatti, in occasione di una convocazione del Vanni in questura. Lo dice oggi.
Alberto Corsi: Perché non mi era stato chiesto, prima di oggi.
P.M.: Eh, ma nemmeno noi oggi glielo abbiamo chiesto. Lo dice di sua spontanea…
Alberto Corsi: L’ho detto di mia spontanea volontà. Anche l’altra volta, probabilmente non lo dissi, appunto. Ma un vedo…
P.M.: E’ una domanda, avvocato Corsi. Se io le chiedo come mai. Se l’è ricordato dopo___
Alberto Corsi: Perché ho cercato di ricostruire questo. – E cercherò di dimostrare che, quando arrivò questa lettera, l’avvocato Corsi, il Vanni aveva un suo avvocato con un nome e cognome.
P.M.: Mi scusi, avvocato Corsi, ma. . .
Alberto Corsi: Capito? Questo…
P.M.: … ma lei come fa a dire: ‘quando arrivò questa lettera, aveva un suo avvocato’, se ci ha detto lei di questa lettera non ne sa nulla?
Alberto Corsi: Ho ricostruito da quel… Come non ne so nulla? Lo sanno tutti di questa lettera. Non ne so nulla io personalmente, ma dal processo, lo sanno tutti.
P.M.: Lei, lo ha detto anche prima: ‘la lettera è arrivata’ – o, a questo punto glielo contesto -‘dopo quel ’90, lì. quando venne da me nel ’90, la lettera non l’aveva ancora ricevuta.’ Lei come fa a sapere che la lettera l’ha portata ad un altro avvocato e che la lettera nel ’90 non 1’aveva…
Alberto Corsi: Io non ho detto che l’ha portata a un altro avvocato; ho detto c’era un altro avocato. Se la lettera è arrivata nel ’91…
P.M.: Ah, lo dice ora se la lettera è arrivata… Finora ha detto che la lettera l’ha ricevuta dopo.
Alberto Corsi: Sì.
Avvocato Zanobini: E ce lo ha ricostruito, lo ha detto.
Alberto Corsi: L’h ricostruito ora, io.
P.M.: Bene, grazie. Non ho altre domande.
Alberto Corsi: Grazie.
Presidente: Altre domande?
Avvocato Filastò: Sì, Presidente. Avvocato Filastò. Avvocato Corsi, lei ha mai saputo direttamente, oppure sentito dire – in questo caso ci potrebbe dire da chi – che Vanni avesse delle abitudini un po’ strane? Vanni, ambigue, tipo spiare coppie, o importunare ragazze giovani?
Alberto Corsi: No, Vanni non l’ho mai senti… Vanni so che era uno che si recava a prostitute spessissimo, ma che fosse un guardone, o che fosse… questo, non l’ho mai sentito dire.
Avvocato Filastò: Grazie. E di Lotti, ha sentito dire cose di questo genere?
Alberto Corsi: Nemmeno del Lotti.
Avvocato Filastò: Ha mai saputo, o sentito dire di messe nere in un posto a Faltignano?
Alberto Corsi: Mai sentito dire.
Avvocato Filastò: Oppure di una frequentazione da parte di Vanni di un personaggio, una persona strana che gli dava molti soldi?
Alberto Corsi: Mai sentito dire. Dai giornali, dopo che è venuto.
Avvocato Filastò: Sì sì, ma no, dico, nel paese.
Presidente: Il giornale è un’altra cosa.
Avvocato Filastò: No, sto parlando…
Alberto Corsi: No, no, in paese, mai.
Avvocato Filastò: Grazie.
Presidente: Prego, avvocato Zanobini.
Avvocato Zanobini: Nessun’altra domanda, Presidente.
Presidente: Nessun’altra domanda?
Avvocato Zanobini: Nessun’altra domanda.
Presidente: Ecco, l’ultima che faccio io. Così, per… Si dice che il Vanni, a un certo momento, un certo periodo, voleva acquistare una pistola. Ha mai parlato a lei di questa pistola che voleva acquistare, o no?
Alberto Corsi: No…
Presidente: Sempre… Se è vero, se…
Alberto Corsi: … però, son di San Casciano. Si è sentito dire che il Vanni voleva comprare una pistola dall’armaiolo Nesi. Questo, si è sentito dire. Ma io non so se l’ho saputo…
Presidente: Vanni ne ha parlato a lei di questa pistola?
Alberto Corsi: No, io ripeto un’altra volta: che Vanni, con me, non ha mai fatto nessun colloquio. Vanni non credo sia in grado di dialogare con me. Ma non perché son bravo io, eh, perché mi avete sentito, sono di San Casciano… Ma insomma…
Presidente: No, no, siccome lei invece… Capisce, quando c’era qualche problema mi domandavano anche dove si fa il passaporto, come si fa il passaporto… Quindi, volevo dire, siccome un teste dice, no, bisogna farsi lasciare il permesso alla Questura prima di vendergli l’arma, allora se lui ha fatto una domanda di questo genere a lei.
Alberto Corsi: No… No, no, assolutamente no, dottore.
Presidente: Sul discorso di questo genere.
Alberto Corsi: Sennò gli avrei dato di stupido e gli avrei detto: ‘i’ che tu fai?’…
Presidente: Io non ho altro, nessun’altra domanda. allora, può andare, avvocato Corsi.
Alberto Corsi: Grazie, Presidente. E mi scuso se sono stato un po’…
Presidente: No, no, lei ha fatto il suo dovere. Per carità! Eh, è nel suo diritto, anzi, fare tutte le rimostranze. Allora, non c’è altro per questa mattina?
Avvocato Filastò: No, Presidente, c’è il dottor Nocentini. Se si deve sentire stamani, visto che è stato qui ad aspettare fino ad ora…
Presidente: Allora, Nocentini. Se si vuol sentire… Allora, sospendiamo cinque minuti, vai.

« DOPO LA SOSPENSIONE » 

Presidente: Allora, facciamo entrare il signor Nocentini Carlo Avvocato, devo far presente che alle due dobbiamo smettere comunque, eh. Se mai si prosegue domani mattina…
Avvocato: Signor Presidente, io sostituisco il collega Zanobini che si è allontanato.
Presidente: Bene.
Avvocato: Grazie. Diamo atto che si è allontanato anche l’avvocato Corsi. Allora, il signore che ho visto lì, era lei. Io non so chi è lei. Vedevo una persona che stava con la testa mezza fuori e mezza dentro e vedevo… non preoccupata, ma insomma… O entra, o fuori.
Dott. Nocentini: Lei ha ragione, ma mi avevan detto che non potevo entrare. L’è due ore e mezzo che aspetto…
Presidente: Per fortuna…
P.M.: Eh, ma lei doveva stare in una saletta apposita per lei.
Presidente: Io non sapevo neanche che era un teste. Comunque è meglio così. Senta, lei come si chiama?
Dott. Nocentini: Carlo Nocentini.
Presidente: Dov’è nato?
Dott. Nocentini: Xxxxxx, XX/XX/19XX.
Segr. d’udienza: Residente?
Dott. Nocentini: Xxxxxx
Presidente: Il foglio… ecco, legga quella formula che è davanti a lei.
Dott. Nocentini: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.”
Presidente: Prego, avvocato Filastò.
Mario Vanni: I’ che devo dire, io ho detto quelle parole lì…
Avvocato Filastò: Ho capito, Vanni, ma ora si sta facendo un’altra cosa. Dottor Nocentini, lei è psicologo?
Dott. Nocentini: Sì.
Avvocato Filastò: È psicoterapeuta, anche?
Dott. Nocentini: Sì.
Avvocato Filastò: Ed è esperto di psicologia differenziata?
Dott. Nocentini: Sì, sono specialista.
Avvocato Filastò: Specialista. Dottor Nocentini, lei venne incaricato dal Giudice istruttore del Tribunale di Prato il 4 novembre dell’81 di svolgere una certa indagine. Ci può dire in che cosa consisteva e quale fu, sostanzialmente, al richiesta del magistrato, dottor Salvatore palazzo, e in quale occasione, riguardo a questa indagine che lei avrebbe dovuto svolgere.
Dott. Nocentini: Be’, premesso che si tratta di cose di 16 anni, 17 anni fa, il dottor Palazzo mi chiamò, mi chiese, mi mostrò alcune cose: fotografie… e mi chiese di delineare possibilmente una tipologia dell’autore, o degli autori, una probabile tipologia dell’autore o degli autori di quegli omicidi.
Avvocato Filastò: Senta, le domande che le faccio io, quindi… Quindi, lei ha svolto questa indagine, questa analisi.
Dott. Nocentini: Sì. Mi risulta che sia agli atti.
Avvocato Filastò: Quindi volevo chiarirle questo: le domande che io le faccio su questa analisi che lei ha svolto… Glielo dico perché ho avuto ieri una discussione telefonica, discussione, insomma con il professor De Fazio, un’altra persona che intendo, che ho chiamato, che chiamerò a deporre su questo argomento. Quindi, volevo chiarire che le domande che le faccio non hanno niente a che vedere né con Pacciani, né con Vanni, con questi imputati.
Dott. Nocentini: Sì, infatti.
Avvocato Filastò: E sono domande che io le faccio, riguardo a questo studio che lei ha svolto, in un momento in cui, siamo nel novembre dell’81, ancora non c’era nessun indiziato. È vero?
Presidente: Buio completo.
Dott. Nocentini: Mi pare che fosse buio completo.
Avvocato Filastò: Buio completo. Molto bene. Lei esaminò gli atti…
Dott. Nocentini: Mi scusi, non ho sen…
Avvocato Filastò: . Gli atti istruttori, quelli che erano stati raccolti fino a quel momento…
Dott. Nocentini: Sì, il dottor Palazzo mi diede tutta una serie di atti istruttori raccolti fino a quel momento.
Avvocato Filastò: Fino a quel momento. Questi atti istruttori riguardavano il delitto commesso a Calenzano nel… il 22-23 ottobre dell’81, vero?
Dott. Nocentini: Avvocato, io…
Avvocato Filastò: Le date non se le ricorda. . .
Dott. Nocentini: Ecco, io mi ricordo soltanto…
Avvocato Filastò: Comunque si trattava di tre delitti che lei esaminò.
Dott. Nocentini: Sì, io posso solo leggere l’intestazione della relazione che ho depositato al Giudice Istruttore: “L’autore dei delitti di Borgo San Lorenzo, Scandicci e Calenzano.”
Avvocato Filastò: Ecco, quindi, i delitti del… che sono i delitti del 22 e 23 ottobre ’81, l’ultimo, a danno di Baldi e di Cambi, a Calenzano; del 6-7 agosto ’81, Foggi e De Nuccio – agosto però mi pare che sia sbagliato -; e 14-15 settembre del ’74, che riguardava Gentilcore e Pettini. Benissimo. Lei, in base a queste considerazioni, a queste valutazioni che lei fece guardando questi atti istruttori, ritenne che questi delitti fossero stati commessi dalla stessa persona oppure da persone diverse, il primo, diverso, il secondo e diverso, il terzo?
Dott. Nocentini: Ma, dunque, nella relazione A.G., io partivo con questa premessa: ‘Dando per ammesse le risultanze istruttorie che sembrano indicare in una stessa persona l’autore dei tre delitti di cui sopra‘, nel senso che questo era un dato che – sto andando a memoria, Presidente, quindi, mi scuso per le eventuali inesattezze – il dato che a me era stato fornito, mi pare, sostanzialmente, che fosse la stessa arma. Ora, esaminando i tre delitti, cioè, esaminando il materiale relativo ai tre delitti, secondo me, vi era scarso dubbio all’interno della logica di valutazione di questo tipo, che è una logica di tipo probabilistico, non di tipo probatorio, evidentemente. Vi era scarso dubbio, o per lo meno vi erano altre possibilità, che gli ultimi due delitti fossero riportabili alla stessa mano. Vi era un qualche elemento di probabilità in meno, pur esistendo sempre delle probabilità in questo senso, che il primo delitto fosse riportabile alla stessa mano. Evidentemente, nel momento in cui mi viene detto che l’arma è la stessa, eccetera, eccetera, questo elemento di probabilità in meno che esisteva in relazione al primo delitto va a urtare contro un dato fattuale che lo rende ugualmente probabile. Questo è…
Avvocato Filastò: Benissimo. Naturalmente, questa è una domanda che io le faccio: nessuno le parlò, nel novembre dell’81, di un delitto avvenuto a Lastra a Signa nell’agosto del 1968?
Dott. Nocentini: No, nessuno. A me furono dati questi atti e basta. Nessuno mi parlò d’altro.
Avvocato Filastò: Benissimo. Allora, andando un po’ per sommi capi, scorrendo questa sua relazione…
Presidente: Scusi, avvocato Filastò, lei vuole essere ripreso dalle telecamere o no? Me n’ero dimenticato.
Dott. Nocentini: Mah, a me non interessa.
Presidente: Va bene.
Dott. Nocentini: Cioè, non è un problema.
Presidente: Bene.
Dott. Nocentini: Ho sentito prima una frase “remissivo”.
Presidente: Va bene.
Avvocato Filastò: Le chiedevo, dottore, lei fece alcune valutazioni, fece una valutazione circa la finalità, il finalismo a cui corrispondeva in questi doppi omicidi, l’uccisione dell’uomo.
Dott. Nocentini: Sì.
Avvocato Filastò: E qual era?
Dott. Nocentini: Che l’uccisione dell’uomo fosse un fatto meramente strumentale. Cioè, fatto per togliere di mezzo qualcuno che poteva dar noia. Ma che la finalità dell’omicidio… che la finalità del comportamento non fosse quella dell’uccisione dell’uomo. Cioè, l’uomo veniva scansato come può essere scansato un ostacolo, in questo scansarlo veniva ucciso, ma è un fatto…
Avvocato Filastò: E che quindi il finalismo riguardava in particolare…? Lo scopo, insomma, dell’omicida qual era?
Dott. Nocentini: Lo scopo dell’omicida, a mio avviso, erano le sevizie da infliggere al corpo della donna morta.
Avvocato Filastò: Senta, lei ha parlato di sevizie, però, nel ’74, la domanda è questa, c’erano state escissioni, vale a dire, asportazioni di parti dal cadavere della donna?
Dott. Nocentini: ’74 è Borgo San Lorenzo?
Avvocato Filastò: Quello di San Lorenzo.
Dott. Nocentini: Mi pare di no. Non mi ricordo ma non mi sembra. Per questo c’erano dei problemi nel primo omicidio, però…
Avvocato Filastò: Perché mancavano proprio le escissioni.
Dott. Nocentini: Ecco, sì, mi pare, ricordo che nel…
Avvocato Filastò: Pur essendo la stessa arma da taglio.
Dott. Nocentini: Sì, però… mi pare, sto ricordando a mente, quindi io non ho consultato atti né ho seguito, se non per notizie assolutamente episodiche questo processo, quindi, mi pare di avere nella testa che nel ’74 esistevano alcune difformità, la presenza di un bambino o cose di questa natura, situazioni diverse, non lo so. Comunque, nel ’74 c’era un qualcosa di diverso che poteva… perché come ho detto prima, il livello di probabilità sul ’74 era, a mio avviso, diverso. Però, stessa arma, e poi c’erano alcuni fatti contingenti, relativi al ’74, che avrebbero potuto spiegare queste diversità.
Avvocato Filastò: Lei ricorda se nel ’74, tuttavia, il cadavere della donna era stato aggredito con determinati… in un certo modo?
Dott. Nocentini: No, non mi ricordo il ’74. Io ho…
Avvocato Filastò: Sto parlando di Borgo San Lorenzo.
Dott. Nocentini: Ah, di Borgo San Lorenzo.
Avvocato Filastò: Certo.
Dott. Nocentini: Sì, sì, sì. Dunque, Borgo San Lorenzo è il primo?
Avvocato Filastò: Sì.
Dott. Nocentini: Mah, dunque, io…
Avvocato Filastò: Il primo rispetto a quello di cui si è occupato lei, perché il primo è il ’68, per lo meno in una valutazione fatta da qualcuno.
Dott. Nocentini: Allora, io ricordo, dai reperti… io mio ricordo sui reperti che ho visto è il seguente. In un caso, però non saprei dire a quali omicidi si riferiscono…
Avvocato Filastò: Sì.
Dott. Nocentini: … bisognerebbe rivedere i reperti. In un caso io ero in presenza di una donna alla quale era stato inserito un tralcio di vite nella vagina, erano stati fatti alcuni segni, mi pare con la punta di un coltello, sul corpo. Nel secondo caso, io mi trovavo in presenza di una escissione…
Avvocato Filastò: E nel terzo caso anche di una escissione.
Dott. Nocentini: Nel terzo caso un’escissione.
Avvocato Filastò: Allora, le dico subito, questo… il tralcio della vite e questo dei segni è il delitto del ’74.
Dott. Nocentini: Ah, va bene.
Avvocato Filastò: Senta, questi segni…
Dott. Nocentini: Sì.
Avvocato Filastò: … lei li vide in fotografia?
Dott. Nocentini: Li vidi in fotografia.
Avvocato Filastò: Secondo lei, avevano a che fare con un disegno?
Dott. Nocentini: Secondo me, sì.
Avvocato Filastò: Senta, lei questo disegno le rammentò qualcosa in particolare? Lo dica pure, senza…
Dott. Nocentini: Beh, come dire, cioè… debbo fare una premessa. Quando si fa una cosa di questo tipo, è come se noi ci si trovasse di fronte a una grande parete dove c’era un mosaico e son cadute tutte le tessere, n’è rimaste soltanto tre-quattro. E sulla base di quelle tre-quattro bisogna ricostruire un disegno. Quindi, vengon fatte delle ipotesi e l’attendibilità di queste ipotesi può essere più o meno realistica, ma è così che occorre procedere. Sì, questi segni avevano singolarmente l’aspetto di un qualcosa di floreale: roselline, gigli, fiordalisi, cose di questo tipo. Mi venne in mente, se questo è lo scopo della domanda…
Avvocato Filastò: Certo.
Dott. Nocentini: … anzi, poi non lo riportai in perizia perché la cosa era, insomma, un po’ eccessiva, mi venne in mente che, roselline, gigli o fiordalisi, o qualcosa di floreale sono stati, in un certo periodo di tempo, il marchio delle prostitute. In un certo periodo di tempo, in un certo paese…
Avvocato Filastò: In Francia, in particolare.
Dott. Nocentini: Luigi XIV, Francia, Tre Moschettieri, Milady, eccetera, eccetera, eccetera.
Avvocato Filastò: Benissimo.
Dott. Nocentini: Cioè, non c’è bisogno di avere una cultura, basta aver letto I Tre Moschettieri, insomma.
Avvocato Filastò: Bene. Senta, lei ha rilevato, nella successione di questi tre delitti, un crescendo di queste sevizie sul cadavere delle donne?
Dott. Nocentini: Sì.
Avvocato Filastò: Ci vuol dire in che senso, in che modo?
Dott. Nocentini: A me pare di ricordarmi che, mentre nel primo caso, diciamo, lo spregio, tra virgolette, che era la finalità del… che era, a mio avviso, la finalità dell’assassino, era rappresentato dal tralcio di vite e dai segni sul corpo. Nel secondo caso era stato escisso derma e pelo pubico. Nel terzo caso il taglio era più profondo e, come dire, portava via forse anche il tessuto di grasso sottocutaneo, eccetera.
Avvocato Filastò: Bene. Lei ha parlato di spregio, quindi, secondo la sua valutazione dell’epoca, la finalità di chi aveva commesso questi omicidi era spregiare il cadavere?
Dott. Nocentini: Mah, ecco, cioè, qui ci sono dei problemi legati anche a differenze di linguaggi. Nel senso che, alcune cose in certi linguaggi hanno dei significati e poi debbono essere tradotti. Nel senso che ci sono altri linguaggi che parlano in un altro modo. Allora, la finalità dell’omicida era, a mio avviso, quella di segnare la donna con… attraverso un qualche cosa che veniva fatta sul suo corpo, allo scopo preciso di mutilarla in certe parti, o comunque di violare, di fare apparire come sconce, oscene, peccaminose certe parti. Cioè, sostanzialmente, l’omicida si sentiva, a mio avviso, investito di una sorta di missione, da qui poi la diagnosi del probabile tipo, si sentito investito di una sorta di missione, che faceva sì che lui dovesse punire per lo meno donne che adottavano certi comportamenti. Questa punizione che lui operava era, nelle mie ipotesi, soggetta ad un crescendo, sulla base degli elementi che avevo a disposizione, perché è così che funzionano queste cose, nelle mie ipotesi, soggetta ad un crescendo e da qui derivava il discorso che l’omicidio dell’uomo era un dato esclusivamente strumentale. Perché l’obiettivo finale di tutto il comportamento era quello di arrivare in qualche modo a intervenire sul corpo della donna, sugli organi genitali, per classificarla come, non lo so, un essere immondo, abbietto, perverso, cose di questo tipo. Ora, questa motivazione, attenzione, è – parlo nel mio linguaggio – sostanzialmente una motivazione sessuale distorta. Anche se per capirsi io non chiamerei, cioè, non chiamerei qui dentro, motivazione sessuale distorta, ma la chiamerei come una motivazione allo spregio, perché sennò poi si rischia di non capirsi.
Avvocato Filastò: Ho capito.

Avvocato Filastò: Senta, in questa sua valutazione di questo comportamento, partendo da questo presupposto, e partendo anche da questo crescendo che lei aveva rilevato, lei fece anche un pronostico, disse che avrebbe colpito ancora. È vero?
Dott. Nocentini: Sì, certo. Io dissi che avrebbe continuato a colpire finché, tutto sommato, non si… qui bisognerebbe poi aprire un discorso su che cosa è la paranoia, fino a che, tutto sommato, non si fosse, o reso conto, cioè, che… Esistevano due ipotesi. Lui continuava a colpire, e questo era un dato sicuro, l’interruzione del colpire poteva essere determinata soltanto dal fatto che lui acquisisse la totale certezza che il colpire poteva, in qualche maniera, metterlo a elevatissimo rischio – perché il paranoico conserva una sua dimensione di assoluta lucidità. Esisteva anche un’altra ipotesi: che in questo continuare a colpire, ma che avrebbe dovuto protrarsi per un discreto numero di fatti successivi – quando dico discreto, non intendo uno o due, intendo parecchi…
Avvocato Filastò: E infatti furono parecchi.
Dott. Nocentini: Sì, ma forse di più.
Avvocato Filastò: No, va be’, scusi.
Dott. Nocentini: Che in questo discreto…
Avvocato Filastò: E infatti furono forse di più. Comunque…
Dott. Nocentini: Che in questo discreto numero di fatti successivi, quindi altri, che ne so, dieci, quindici, venti omicidi di coppie, lui arrivasse a un certo punto a una situazione di rottura. Nel quale tutto il controllo sulla paranoia crollava, lui entrava in una situazione, sostanzialmente, di pazzia conclamata, a questo punto si rompeva, e via.
Avvocato Filastò: Ho capito. Bene. Senta, lei rilevò anche un dato interessante, mi immagino comparando fra di loro le fotografie delle vittime femminili.
Dott. Nocentini: Sì.
Avvocato Filastò: Osservò una somiglianza fisica tra le vittime femminili?
Dott. Nocentini: Mi parve che potesse esistere una vaga somiglianza fisica tra le… però questo, ripeto, sono foto… cioè, mi parve perché me lo ritrovo scritto in perizia.
Avvocato Filastò: Certo. Io le farei anche vedere le fotografie, ma qui non le abbiamo perché noi non ci occuppiamo in questo processo né del ’74, né dell ’81, il primo tempo, diciamo. I Comma, come dice il collega. Va be’, comunque… E quindi, non siamo in grado di fare questa comparazione qui. Lei, in conclusione, fece un certo quadro clinico. Ci vuol dire quale quadro clinico ipotizzò e, uscendo il più possibile, ovviamente, dalla terminologia tecnica, chiarirci anche in che consiste, quale tipo di disturbo è quel quadro che lei ipotizzò.
Dott. Nocentini: Sì. Io ipotizzai che ci si trovasse in presenza di un soggetto paranoico. Ora, la paranoia è una sindrome estremamente rara. E caratterizzata.. . posso leggere?
Presidente: Sì, sì.
Dott. Nocentini: Grazie, Presidente.
Presidente: Sono atti… sono appunti suoi…
Dott. Nocentini: Sì, sì.
Avvocato Filastò: No, è la relazione che tra l’altro io ho prodotto, eh.
Dott. Nocentini: No, non è la relazione…
Presidente: Appunti sono…
Dott. Nocentini: E caratterizzata da. . . cioè, io ne do la definizione che ne da 1’American Psychiatric Association, così, si fa prima e si evita… “Condizione morbosa di estrema rarità, caratterizzata dallo sviluppo graduale di un sistema di pensiero paranoide, intricato, complesso, elaborato, che si fonda e spesso scaturisce in maniera logica da interpretazioni erronee di fatti e avvenimenti. Spesso il soggetto si considera dotato di capacità uniche e superiori. Nonostante il decorso cronico, la condizione non sembra interferire con il resto del pensiero e della personalità dell’individuo.” Cioè, sostanzialmente, il paranoico è un soggetto che è estremamente lucido.
Presidente: Estremamente lucido?
Dott. Nocentini: Lucido. È estremamente lucido, è estremamente logico, è estremamente razionale e, ovviamente sto parlando di sindrome paranoica non, come dire, della paranoia che si usa normalmente, no: ‘tu sei paranoico, perché…’. Ecco. Quindi, è estremamente lucido, è estremamente razionale, è estremamente “compos sui”, se non per il fatto che esiste in tutto il suo schema mentale una premessa del tipo postulato nella geometria euclidea, esiste in tutto il suo schema mentale una premessa che non ha alcun tipo di riscontro obiettivo. Nel caso in specie, la premessa avrebbe potuto essere: il sentirsi investito della missione di punire tutte quelle donne che in qualche maniera avevano comportamenti di una certa natura. Ecco, partendo da questa premessa, il risultato però, il comportamento abituale, la struttura del pensiero sono assolutamente e rigorosamente logici.
Avvocato Filastò: Bene. Occupandoci un attimo di questa premessa…
Dott. Nocentini: Sì.
Avvocato Filastò: … questo comportamento che questa persona, secondo lei, intendeva punire…
Dott. Nocentini: Sì.
Avvocato Filastò: … avrebbe dovuto esser quello di esibirsi, in qualche modo, in un atto sessuale mostrandosi alle eventuali persone che fossero passate, per esempio, vicino a quella macchina? Insomma, il fatto che io mi son sempre chiesto, questa è una domanda che le faccio, mi sono sempre chiesto se poteva esserci un motivo da inserire all’interno di una certa sindrome psicopatologica, sulla ragione per la quale queste coppie venivano aggredite mentre erano in macchina. Salvo un caso. E comunque, esposte allo sguardo di un eventuale passante. Come avviene anche per gli Scopeti. Ecco, questo esibirsi, questo essere, in qualche modo, a disposizione, e questa possibilità, capacità di creare scandalo, lei ricorda il passo del Vangelo che dice: chi di voi creerà scandalo, eccetera, si tolga l’occhio. Ora, la citazione precisa in questo momento mi sfugge. Ecco, potrebbe essere, nascere da un’idea di questo genere, di punizione rispetto a un comportamento di questo genere, questa idea punitiva che lei ha proposto, si è fatto?
Dott. Nocentini: Io in perizia feci due ipotesi. Una potrebbe corrispondere a quella che ha formulato lei in questo momento. Nel momento in cui in perizia scrissi, parlai dell’ipotesi di caccia alla posta.
Avvocato Filastò: Di… ?
Dott. Nocentini: Caccia alla posta.
Avvocato Filastò: Sì. Cioè, scusi, precisi un po’ meglio.
Dott. Nocentini: Cioè, il soggetto si apposta in un certo posto, aspetta che arrivi qualcuno che incomincia a dar corso a un comportamento sessuale, nel momento in cui il comportamento sessuale si manifesta scatta tutto quello che diceva lei, e conseguentemente uccide e poi fa quello che deve fare. Perché la donna deve essere punita per aver fatto quello che ha fatto in quelle determinate condizioni.
Avvocato Filastò: O quello che si accinge a fare.
Dott. Nocentini: O quello che si accinge…
Avvocato Filastò: Perché, in realtà…
Dott. Nocentini: Certo.
Avvocato Filastò: … come lei sa, son sempre state colpite, queste vittime, prima che l’atto sessuale venisse portato a compimento.
Dott. Nocentini: Allora, ecco, questa era… Poi io in perizia avanzavo anche un’altra ipotesi. Era l’ipotesi della sussistenza di una qualche forma di tenue legame. Il che farebbe pensare, se questa ipotesi fosse esatta, ma anche dietro a questa ipotesi c’è un ragionamento, il che farebbe pensare che in qualche maniera, invece, l’omicidio trovasse la sua motivazione nel fatto che la persona che poi veniva uccisa poteva essere stata occasionalmente vista in una situazione, anche banalissima, del tipo abbracciata a un ragazzo, del tipo scambiarsi un bacio nel mezzo di una strada, o cose di questo tipo, e che in conseguenza di questo scattasse la molla. In termini probabilistici a me sembra leggermente più probabile l’ipotesi di un tenue legame. Perché, va be’, questo…
Avvocato Filastò: Che, se mi permette, dottore, non esclude l’altra.
Dott. Nocentini: No…
Avvocato Filastò: Perché potrebbe anche esserci questo tenue legame per aver visto precedentemente…
Dott. Nocentini: Certamente… In questo senso…
Avvocato Filastò: Certamente… In quel luogo, quelle persone in macchina…
Dott. Nocentini: Certo.
Avvocato Filastò: … e quindi, successivamente…
Dott. Nocentini: Certo.
Avvocato Filastò: Certo. Molto bene. Senta, lei ha anche espresso un parere di esclusione di deviazioni di tipo marginale. Cioè, vuol dire, che tipo di deviazione… tipo marginale, che cosa si intende con questa espressione che è contenuta nella sua relazione?
Dott. Nocentini: Beh, dunque, ho detto prima, quando ho parlato della paranoia che il paranoico è un soggetto perfettamente controllato, escluso questo elemento di premessa. Sostanzialmente, per spiegarsi con un esempio, come dire, è una specie di pentola a pressione. Ora, deviazioni di carattere marginale, tutte le varie deviazioni sessuali possibili, di carattere marginale che non…
Avvocato Filastò: Per esempio? Faccia un esempio, dottore.
Dott. Nocentini: Dal voyeurismo alla pedofilia.
Avvocato Filastò: Benissimo. Chiaro. Grazie.
Dott. Nocentini: Quindi, tutte le deviazioni marginali di ca… tutte le deviazioni che io chiamo marginali rispetto all’elemento paranoico d’ammazzar la gente e poi… Quindi…
P.M.: Criminale, insomma.
Dott. Nocentini: Sì, rispetto all’elemento… sì. Io mi attengo al mio linguaggio. Quindi, rispetto all’altro elemento… perché anche la pedofilia è criminale, tutto sommato, quindi…
P.M.: Senz’altro, via.
Dott. Nocentini: Però, dicevo, queste deviazioni, come dire, agiscono nello stesso modo con cui potrebbe agire la valvola della pentola a pressione. Cioè, la deviazione determina comunque uno scarico della tensione. Non abbiamo accumulazione di tensione fino al punto dell’esplosione. Per questo io ritenevo che potessero ragionevolmente essere escluse le deviazioni marginali, perché sarebbero state in contrasto col quadro e sarebbero stati in contrasto con la necessità dell’accumulo di elevatissimi livelli energetici per arrivare a compiere quello che compiva, in quanto li avrebbero scaricati in qualche maniera preventivamente.
Avvocato Filastò: Bene, grazie. Senta, lei ha osservato, ha esaminato il “modus operandi” che traspariva da questi delitti e ha rilevato una certa lucidità degli atti. E’ vero?
Dott. Nocentini: Lucidità negli atti?
Avvocato Filastò: Negli atti, sì.
Dott. Nocentini: Beh, mi sembra ovvio.
Avvocato Filastò: Sì.
Dott. Nocentini: Se è riuscito a… Per lo meno nell’epoca in cui l’ho visto… ho visto io la cosa, non esistevano tracce al di fuori della pistola, non esisteva… voglio dire, tutta una cosa, insomma, abbastanza complicata, tipo quella di ammazzare due persone…
Avvocato Filastò: Sì, sì, sì.
Dott. Nocentini: Poi senza che…
Avvocato Filastò: Certo.
Dott. Nocentini: Comporta una notevole lucidità.
Avvocato Filastò: Quindi, un comportamento molto controllato.
Dott. Nocentini: Eh, sì.
Avvocato Filastò: E da questo lei ha ricavato una, chiamiamola, diagnosi di intelligenza, abilità, autocontrollo nella media o superiore alla media?
Dott. Nocentini: Per quei pochissimi dati che abbiamo in letteratura sulle sindromi paranoiche pure, che come ho detto prima sono molto molto rare, normalmente, anche se i termini “media”, sono termini, come dire, difficilmente utilizzabili perché attengono a… cioè, i dati in letteratura… ci son in altre culture, la comparazione di intelligenze tra una cultura e un’altra cultura è un fatto che è soggetto… Però, dire, Sostanzialmente, è più sul superiore alla media che sulla media.
Avvocato Filastò: Dottore, lei, rispetto a quelli che potrebbero essere i comportamenti normali di questa persona, che lei a questo punto ipotizzava a suo tempo, ritiene che questi comportamenti, da un punto di vista sociale fossero, come dire, evidentemente, abnormi, anormali oppure lei ha ritenuto che questa persona avesse, socialmente, un comportamento da un punto di vista sociale abbastanza normale, quasi irreprensibile?
Dott. Nocentini: Se per abnorme si intendono dei comportamenti che, come dire, manifestamente appaiono tali agli occhi delle persone, dire che è molto più probabile che questo non ci fosse. Se per abnorme, e ripeto io sto solo parlando di probabilità, si intendono dei comportamenti nei quali la persona in oggetto avesse scarsa empatia, rapporti molto formali con gli altri, difficoltà di entrare in relazioni emotivamente cariche, allora questo tipo di cose ritengo che potessero probabilmente esserci.
Avvocato Filastò: Ho capito. Quindi, una persona…
P.M.: Sembra il professor Fornari che parla di Lotti, a sentire l’empatia. No…
Avvocato Filastò: Mah, io mi son chiesto se il professor Fornari, Lotti poi c’abbia parlato molto a lungo come ci abbiamo parlato noi. Comunque, se si deve andare avanti a battute si può fare. Il Lotti, insomma, sì, il Lotti…
P.M.: No, stavo parlando di Fornari, avvocato.
Dott. Nocentini: No, no, io…
Avvocato Filastò: No, no, ma voglio dire, ora, che il Lotti abbia…
Dott. Nocentini: Bisogna precisare che il termine empatia ha un significato preciso…
Avvocato Filastò: Un livello intellettuale superiore alla media, questo qui io direi di no, ecco, per dire la verità, comunque…
Presidente: Avvocato, è ancora lunga…
Dott. Nocentini: Il termine empatia significa di preciso…
Avvocato Filastò: Lei non lo ascolti il Pubblico Ministero, in queste cose, perché noi non si parla di Lotti.
Presidente: Senta, avvocato, mi scusi, c’è ancora molto per l’esame del…?
Avvocato Filastò: Beh, qualche cosa sì, Presidente.
Presidente: E allora dobbiamo interrompere e proseguire domani mattina alle 9.00.
P.M.: Bene, Presidente.
Presidente: Bene.
P.M.: Perché io poi ho da fare domande.
Presidente: Eh, perché non… C’è l’esame… c’è l’altra Corte che deve inserirsi dopo di noi. Quindi, dobbiamo liberare l’aula.
Dott. Nocentini: Presidente, mi scusi, non sarebbe possibile un giorno diverso da domani mattina alle 9.00?
Presidente: Può venire martedì mattina, se all’avvocato va bene.
Avvocato Filastò: Per me va benissimo.
Dott. Nocentini: Io posso…
Presidente: Martedì mattina, va bene. Martedì… che giorno è martedì?
Dott. Nocentini: È il 16.
Presidente: 16, martedì 16. Va bene.
Dott. Nocentini: La ringrazio.
Presidente: Alle ore 9.00.
Dott. Nocentini: Buongiorno.
Presidente: Allora l’udienza per oggi è aggiornata a domani mattina alle ore 9.00. L’udienza è tolta.

11 Dicembre 1997 38° udienza processo Compagni di Merende

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