24 Maggio 1994, 11° udienza, processo, Pietro Pacciani

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Emilio Calosi, Pietro Pacciani, Walter Ricci, Laura Mazzei, Maria Antonia Sperduto durante la deposizione interviene Pietro Pacciani, Laura Malatesta, Luciano Malatesta

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Presidente: Dunque il microfono del presidente è muto questo non funziona, c’è un altro microfonino grazie no vedo che c’è applicato questo microfonino, mi sentite? Benissimo ora funziona vorrei sapere innanzitutto cos’è questo microfonino che è stato applicato qua? Chi l’ha applicato e a cosa serve, a me va benissimo per carità. È un rinforzo Rai. Figuriamoci se io mi preoccupo è solo per sapere va bene signori, allora diamo inizio all’udienza signor pubblico ministero proseguiamo esame dei suoi testimoni.
P.M.: Vorrei sentire Calosi Emilio
Presidente: Calosi Emilio. Allora, il fogliolino con la formula magica, ecco, si sieda pure signor Calosi, sieda pure, stia comodo, ecco, vorrei però che i testi si voltassero verso la Corte, perchè così si evita… ecco, benissimo, per favore, ecco, grazie, benissimo, diamogli allora quella formula Romano per cortesia, da leggere, legga pure, ci vede?



E.C.: Consapevole delle responsabilità morali e giuridiche che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è in mia conoscenza.
Presidente: Vuol dare le sue generalità per cortesia? Come si chiama, dove sta…
E.C.: Emilio Calosi.
Presidente: Nato a..
E.C.: San Casciano il xx/xx/xxxx
Presidente: Residente
E.C.: A Montefiridolfi
Presidente: Ascolti, le telecamere le vanno bene oppure preferisce non essere ripreso?
E.C.: Non essere ripreso.
Presidente: Non essere ripreso, benissimo, allora non inquadriamo il teste per cortesia inquadriamo altri soggetti. Signor Pubblico Ministero prego a lei le domande.
P.M.: Grazie presidente. Signor Calosi, lei conosce il Pacciani Pietro?
E.C.: Si.
P.M.: Come mai? Vuole spiegarcelo? Come l’ha conosciuto…
E.C.: L’ho conosciuto tramite l’azienda, venne a lavorare nella nostra azienda.
P.M.: Ecco, lei dove lavorava? Quale è questa azienda? In che periodo siamo…
E.C.: Io lavoravo ai Rosselli Del Turco, però glieran due fratelli, io lavoravo dall’altro fratello.
P.M.: Lei lavorava con un fratello e il Pacciani con un altro.
E.C.: Però io facevo, siccome ero trattorista, facevo un pò qua e un pò là.
P.M.: In che epoca siamo?
E.C.: L’epoca, lui gliè arrivato nel ’73 e quindi io poi io mi sono ammalato nel ’79, siamo stati insieme 6 anni.
P.M.: Dal ’73 al ’79. Ecco, insieme come mai? Aldilà del lavoro, l’abitazione sua dov’era?
E.C.: L’abitazione…
P.M.: La sua Calosi
E.C.: La mia era in Via Collina, 4
P.M.: E quella del Pacciani?
E.C.: E l’era in Via S. Anna, 3 mi sembra.
P.M.: Erano vicine fra loro?
E.C.: Cin… Quasi un chilometro
P.M.: Ecco, invece prima, erano più vicine in un primo momento? All’inizio abitavate dirimpetto
E.C.: Io sono andato via prima che gli arrivasse lui
P.M.: Lei è andato via prima che arrivasse lui, come mai è andato via?
E.C.: Prima venti giorni, quindici…
P.M.: Come mai?
E.C.: Come mai, perchè siccome gli era ott’anni che c’ero e poi e veniva lì… insomma, ne cambionno due o tre per quelle bestie, ‘nsomma io mi venne a noia e…
P.M.: Ecco lei però se si ricorda…
E.C.: Aveo già chiesto prima di conoscere…
P.M.: Di andar via e però si trasfrì proprio nel momento in cui arrivò lui?
E.C.: Si.
P.M.: Non è che per caso la ragione è diversa?
R.B.: Signor presidente, abbia pazienza signor giudice, faccia le domande, mi perdoni.
P.M.: La ragione per cui si trasferì lei ha detto che era perchè voleva cambiar casa
E.C.: Si anche. Miglioravo, venne l’occasione di pote’ anda’ via
P.M.: L’occasione in che senso?
E.C.: E’ perchè gli arrivava un altro, lo conoscevo e insomma, prima c’ero tornato per far compagnia a una famiglia che c’era già, quindi poi gli arrivava uno nuovo e io un ci avevo più nulla da, d’impegno, insomma.
P.M.: Signor Calosi lei però alla Polizia giudiziaria nel verbale del 13 luglio ’90 a questo proposito ha detto una cosa diversa, sul motivo per cui si trasferì, la ricorda o vuole che legga, con l’autorizzazione della Corte, cos’ha detto?
E.C.: Mha, io un me lo ricordo.
Presidente: Via, allora leggiamoglielo
P.M.: Leggiamoglielo, dice, le case, allora leggiamo… “Con il Pacciani abitavamo in due case coloniche di proprietà della fattoria sita in via S.Anna 1, dove abitavo io, e via S.Anna 3 ove abitava il Pacciani”, sembra ci sia solo un numero di differenza, dice: “le case erano una dirimpetto all’altra”, dice lei, “e separate da una strada interpoderale. Quando giunse il Pacciani, tramite il fattore, seppi che questo era stato in carcere per aver ucciso un uomo perchè trovato a far l’amore con la sua fidanzata”. Lei dice subito dopo: “Per tale motivo e perchè avevo convenienza parlai con i proprietari e mi trasferii in un’altra casa”, è così?
E.C.: E’ così, ho firmato anche.
P.M.: Come mai non ce l’ha detto prima? Che necessità c’era? Eh?
E.C.: Un mi so’ ricordato.
P.M.: Bene, senta una cosa, lei sa qualcosa
E.C.: Mi sembra d’avello saputo dopo…
P.M.: Lo dice lei
E.C.: Si, si, si è giusto.
P.M.: Il Pacciani o qualcuno le raccontò qualcosa di quell’omicidio del ’51 che a lei rimase impresso?
E.C.: Io quello che ho saputo, saputo tutto da i’ Pacciani.
P.M.: E cosa ha saputo di quell’omicidio?
E.C.: A me mi disse gli avea trovato con la su’ fidanzata e che l’ammazzò eppoi l’ho sotterrato
P.M.: E poi scusi?
E.C.: L’aveva sotterrato
P.M.: Lui l’aveva sotterrato
E.C.: Si e disse che se unn’era quella strulla un lo trovaano.
P.M.: E’, fu trovato per colpa della donna. Ho capito. Senta una cosa e riguardo ai rapporti del Pacciani con la moglie cosa ci può dire?
E.C.: La moglie… anche quella… e l’ho detto di già, ma insomma…
P.M.: Si l’ha detto di già però io bisogna che glielo richieda, lei deve essere così cortese da ridircelo.
E.C.: Va bene. Nei confronti della moglie io posso constatà solo una cosa, quando s’andava a pigliare della roba a casa sua, bisognava ce lo mettessi dalla finestra perchè la unn’era… l’era chiusa o…
P.M.: Era chiusa chi, scusi?
E.C.: Era chiusa la casa e lei la ci porgea la roba dalla finestra, se c’era bisogno d’un forcone, se c’era bisogno di quarche cosa ci dava dalla finestra.
P.M.: Cioè era chiusa e non si poteva aprire la porta
E.C.: Per ragioni che non volesse entrare, che s’entrassi dentro o per ragioni che io un lo so, comunque noi bisognava, la ci assistea dalla finestra o un fiasco d’acqua o…
P.M.: E anche nei confronti delle figlie erano chiuse o..
E.C.: Anche loro.
P.M.: Questo era dovuto a qualche motivo particolare? Era geloso, non lo so…
E.C.: Ss… Io… Si pensava, non lo so.
P.M.: Lei non lo sa. Senta una cosa, sa se il Pacciani in quell’epoca, in quel periodo o l’ha visto lei o l’ha saputo aveva minacciato qualcuno con coltelli ad esempio?
E.C.: Minacciato… lì gli ha avuto di dire con le mani.
P.M.: Con un coltello o con un forcone mai?
E.C.: Forcone si.
P.M.: Cosa fece? Chi minaccio col forcone e come?
E.C.: Col forcone, però io voglio esse’ sincero, unn’ero presente.
P.M.: Ecco, allora cosa successe e come lo sa.
E.C.: Lo so da, tutti lo sanno, i’ mi fratello
R.B. : Mi oppongo presidente.
Presidente: Perchè?
R.B.: Perchè non si sa, sta riferendo una circostanza che gli è stata riferita
Presidente: Va be’ adesso ci dirà da chi ce l’ha riferito
P.M.: Va be’ se ce lo dirà bene, sennò,
E.C.: Primi i fratelli
Presidente: Il su’ fratello?
R.B.: E’ vivo suo fratello o è morto?
E.C.: E un’altro gliè vivo.
Presidente: E un’altro?
P.M.: Prima minacciò suo fratello, se non ho capito male
R.B.: Il vivo o il morto?
E.C.: Il mi’ fratello l’ha minacciato dopo
R.B.: Io ho domandato se ha minacciato il fratello vivo o il fratello morto.
Presidente: Avvocato…
R.B.: Mi scusi presidente
Presidente: Avvocato lei farà le domande quando toccherà a lei
P.M.: Grazie, grazie.
Presidente: Potrà riprendere l’argomento e svilupparlo
R.B.: Mi perdoni.Mi scusi, è un problema di ammissibilità della domanda
Presidente: Io l’ammetto, quindi il problema è superato
R.B.: Io ho il diritto anche di fare il mio dovere no? Di difensore
Presidente: Certamente e lo fa altrimenti continuiamo a becchettarci, senza alcun costrutto e perdita di tempo, ricordate quello che vi ho detto ieri.
P.M.: Però oramai che è risolto il problema possiamo andare avanti. Allora, ci può raccontare la minaccia nei confronti di suo fratello in cosa consisteva?
E.C.: No unn’era i mi’ fratello
P.M.: Ah, scusi allora ho capito male
E.C.: I’ mi’ fratello co’ i’ forcone un ci ha a che vede’
P.M.: Allora nei confronti di un altro Calosi.
E.C.: I’ guardia, i’ guardia!
P.M.: Ci spieghi lei perchè altrimenti non riusciamo a capire.
E.C.: Ecco, io so che i’guardia, siccome ‘sto guardia…
P.M.: Chi è il Guardia scusi?
E.C.: Guardiacaccia è quello che ci guardava tutti, insomma, come anche come operai
P.M.: Si
E.C.: Insomma, prima gli erano d’accordo loro, tutte due, poi a un certo punto quest’uomo cominciò a andà verso casa, insomma io unno so per quale ragione, un giorno gli disse che un lo voleva più alla su casa prese i’ forcone psss e gli levò il cappello. Questo, almeno, se poi la va a Monte lo domandi anche a altri, lo sanno tutti questo…
P.M.: Tutti a Montefiridolfi sanno questo.
E.C.: Si, la po’ ferma’ chi la vole
P.M.: Con un forcone fece questo?
E.C.: Si.
P.M.: Senta un pò, conosce Calosi Carlo?
E.C.: Si.
P.M.: Il lattaio.
E.C.: Si.
P.M.: Nei confronti di Calosi Carlo fece qualche minaccia?
E.C.: Si. Comunque io presente unn’ero nemmeno allora.
P.M.: Lei non era presente. Ricorda però di aver parlato di questo fatto?
E.C.: Si, si.
P.M.: E l’aveva minacciato con un coltello?
E.C.:
P.M.: L’ha detto lei. Lo chiappò al collo…
E.C.: Va be’
P.M.: No va bè, ce lo spieghi, scusi…
E.C.: No, io mi ricordo altro che lo chiappò per il collo se un ci s’era noi gli andava a finì poco bene.
P.M.: Con un coltello, mi scusi… Le leggo cos’ha detto: “A tale proposito ricordo che una volta il Pacciani aveva minacciato un un coltello Calosi Carlo ora deceduto, quest’ultimo faceva il lattaio, portando il latte a casa del Pacciani era stato da questi come ho detto minacciato” è così?
E.C.: Si.
P.M.: Grazie. Senta una cosa, lei ricorda se vicino all’abitazione vostra, quella comune all’inizio perlomeno, c’era una macchia? Di rovi?
E.C.: La macchia l’era distante 120 metri
P.M.: 120 metri. Cioè si vedeva questa macchia
E.C.: 100, 100
P.M.: E Pacciani aveva fatto qualcosa a questa macchia?
E.C.: C’era degli alberi s’era attaccato dei rovi o macchie, insomma fece tutto pulito.
P.M.: Come mai?
E.C.: Lasciò l’albero e basta. Perchè diceva che, gli fu detto così, in confidenza, dice…
P.M.: In confidenza da lui stesso
E.C.: Dagli altri no da i’ mi fratello perchè lui ci aveva più confidenza, dice: “Come mai tu hai tagliato la macchia?” o anche un certo Nesi…
R.B.: Chi sono gli altri presidente, scusi?
P.M.: Intanto ha detto il fratello, no? Quindi ci abbiamo già un riferimento
E.C.: Gli disse: “Perchè tu hai levato quella macchia che ti dava noia se gli andavan lì la gente?
P.M.: Prego, scusi…
E.C.: “Ti davan noia se gli andavan lì la gente?”,
P.M.: La gente chi?
E.C.: Insomma a amoreggiare…
P.M.: Ecco, la domanda era stata questa: Come mai hai tagliato la macchia, ci andavano lì le coppiette a far l’amore ti davan noia? E’ questo?
E.C.: Si. Dice: “Pero, da i’ muretto e ci’ha nella casa si vedeva, dice, ci aveva le figlie le vedevano ogni cosa, le vedevano la gente, e lui non voleva le vedessero.
Presidente: Questo sembra piuttosto naturale in fondo, no?
E.C.: Si.Si.
Presidente: Aveva due figlie, non voleva…
P.M.: Senta una cosa…
E.C.: Sembrò naturale.
Presidente: Lei non è che si meravigliò di questo?
E.C.: No, allora no.
P.M.: Eppoi si? Come mai dopo s’è meravigliato?
E.C.: Mi son meravigliato pe icchè sia successo poi con le figlie.
P.M.: Senta una cosa, sa se il Pacciani andava a caccia o cacciava?
E.C.: A me m’ha detto solo d’ave ammazzato la volpe, poi, un so altro…
P.M.: In che modo? In che modo? Da dove gli aveva sparato? Se gli aveva sparato…
E.C.: A me mi sembra dalla finestra
Presidente: Ma gli aveva sparato?
E.C.: Si, si.
P.M.: Perchè la volpe si caccia in tanti modi…
E.C.: L’aveva presa.
P.M.: Forse non solo la volpe anche qualche altra cosa, lei dice: “una lepre, una volpe, sparandogli dalla finestra, si vantava…”, lei dice, glielo leggo: “…di aver cacciato gli animali sparandogli dalla finestra della sua abitazione”.
E.C.: Si.
P.M.: Ricorda?
E.C.: Si.
P.M.: Sa se aveva il porto d’armi o se le disse qualcosa in proposito?
E.C.: Porto d’armi mi sembra a un certo punto, un so se ora sbaglio, diceva che doveva la riabilitazione che a un cert..
P.M.: Cioè non ce l’aveva e comunque appena avresse avuto la riabilitazione avrebbe fatto in modo di riaverlo
E.C.: Era in corso per averla.
P.M.: Era in corso di averla. Va be’ lei non approfondì la cosa non gli interessava, è così?
E.C.: Mhmm
P.M.: Così gli disse lui. Senta una cosa, sa se aveva dato dei soprannomi a qualcuno e quale era il soprannome che dava a se stesso e perchè? O se glielo dava qualchedun’ altro?
E.C.: A tutti l’aveva dato. Gli operai.
P.M.: E al Pacciani che soprannome era stato dato e perchè’
E.C.: Gli è stato dato “il Banfa”
P.M.: Il?
E.C.: Banfa.
P.M.: Lei ha detto “Vampa”.
E.C.: Vampa, Vampa!
P.M.: Va be’, e come mai?
E.C.: Vampa però c’è due intestazioni qui…
P.M.: Ah, ci son due versioni…
E.C.: Qualcuno dice perchè buttò fori la benzina co’ i’ foho, mentre qualcuno si dice: Tu vedrai che quando gli era caldo diceva Poerino che Banfa!”, sicchè…
P.M.: Senta una cosa ma questa storia della benzina che gli ritornò addosso, l’avevano soccorso, queste cose qui lei le sa personalmente, gliel’hanno raccontato o l’ha visto lei?
E.C.: Visto no.
P.M.: Com’è la storia?
E.C.: La storia gliè che siccome parlavano di questa gente che fa questi lavori e diceva che lo faceva anche lui.
P.M.: E in un episodio concreto cos’era successo?
E.C.: Quando lo fece?
P.M.: Si.
E.C.: E gli era presente lì dinanzi una bottega di meccanico ci aveva questa benzina e fece ppsss e dette foho! Eppoi ffuuu venne tutt’addosso co’ i vento, dice c’è il tramontano, eppoi un signore, un certo Bellincioni, gli buttò addosso una racchetta e…
P.M.: Per spengerlo, ho capito.
E.C.: E sennò si bruciava tutto.
P.M.: Senta una cosa, sa lei per averlo sentito e nel caso da chi se aveva, non so, un’amante, una donna, qualcuno? Faceva l’amore con qualchedun’altro?
E.C.: Lui diceva che n’aveva più d’una ma comunque…
P.M.: Lui diceva?
E.C.: Che n’aveva, che le trovava queste donne, io, una si conosceva..
P.M.: E chi era?
E.C.: Parlava di questa donna.
P.M.: Le parlava lui?
E.C.: Si, si.
P.M.: E cosa diceva?
E.C.: Io unn’ho mai parlato.
P.M.: E cosa diceva?
E.C.: Diceva gli era, andava a volte con questa donna, questa Malatesta…
P.M.: Questa Malatesta si chiamava?
E.C.: Mmhh
P.M.: Andava con questa donna e il marito?
E.C.: Poi diceva altre ma come nomi unnesò più.
P.M.: Lei sa solo questa Malatesata. Lo diceva lui?
E.C.: Si, si, lui, lui, personalmente.
P.M.: Senta una cosa e questa Malatesta era sposata?
E.C.: Si.
P.M.: Il marito sa che… Se è vivo o morto?
E.C.: Il marito s’ammazzò.
P.M.: Come mai?
E.C.: Ehh, questo..
P.M.: Se lo sa…
E.C.: Sarà stato un pò geloso, sarà stato… Un lo so come mai.
P.M.: Un pò geloso. Ho capito. Senta una cosa, sa chi erano gli amici più intimi che frequentava di più il Pacciani? In quell’epoca?
E.C.: Io, di questo postino che lui diceva…
P.M.: Questo postino come si chiamava?
E.C.: Mario.
P.M.: Mario? Il cognome lo conosce?
E.C.: Quest’altro amico gli era il maresciallo ma questo, penso, sia stato anche dopo…
P.M.: Maresciallo chi, mi scusi? Un maresciallo di San Casciano?
E.C.: No, maresciallo in pensione.
P.M.: Un maresciallo in pensione. Ne conosce il nome?
E.C.: Ma mi pare Enrico ma io ummelo ricordo, mi sembra… No, nè cognome nè nome.
P.M.: Quindi gli amici che lei ricorda sono questo postiono e questo maresciallo. Sa se è vivo o morto questo maresciallo?
E.C.: Gliè morto diverso tempo fa.
P.M.: Senta una cosa sa se il Pacciani, per averlo visto lei, faceva uso di, uso, non so nemmeno come dire, di giornali pornografici? Cosa ne faceva? Dove li portava?
E.C.: Questi a volte s’enno visti ma non tante cose. Qualcheduno l’ha portato così, per fa…
P.M.: Dove lo portava?
E.C.: Anche a volte quando s’era alle ulive, insomma ma qualche volta proprio, ecco…
P.M.: Lei dice: “Se li portava sempre dietro, anche nei campi”, dice lei.
E.C.: Insomma.P.M.: Senta una cosa lei poi ha riferito invece del fatto che questo Pacciani si vantava e diceva di fare l’amore con più persone, se lo ricorda?
E.C.: Si, si.
P.M.: Cosa diceva in proposito e con chi? Con chi andava?
E.C.: Con chi non lo so.
P.M.: In più persone?
E.C.: Si. Mha con chi io so altro che questa qui, poi, bho, qui vo là, tutti i giorni pareva andasse in giro ma io
P.M.: Con questo Mario andava per intendersi?
E.C.: Con questo Mario, si, poi gli aveva comprato il vibratore, insomma, queste cose…
P.M.: No, “queste cose”, scusi eh, tanto oramai ci sta facendo il quadro ce lo faccia completo invece di dire “queste cose”. Cioè aveva comprato che ne sa lei?
E.C.: Un vibratore
P.M.: E andavano insieme con questi oggetti?
E.C.: Si però io ci ho riso in questo caso perchè un ci ho creduto.
P.M.: Si vantava per caso della sua, delle sue capacità amatorie, dei suoi attributi?
E.C.: Si questo si.
P.M.: Su questo si? In che modo?
E.C.: Mha insomma e…
P.M.: Lo dica via signor… L’ha già detto
E.C.: Diceva gli era forte, gli era bravo poi raccontava anche delle bischerate, comunque insomma…
P.M.: Che bischerate? Ce le dica, se lei sa che erano bischerate perchè tenerle lei e basta?
E.C.: Che gli ho a dire… Diceva gli era andato con una donna gli aveva mangiato i ceci gli sortinno tutti fori, pssstt…
(Risate)
P.M.: Va bhe, è proprio una bischerata, ha ragione lei, senta una cosa, era una persona di carattere che tipo di carattere aveva?
E.C.: Carattere se gli era calmo era come me
P.M.: Quando non era calmo com’era?
E.C.: Ecco, se poi s’agitava un pochino piuttosto brutto.
P.M.: Piuttosto brutto in che modo?
E.C.: Avea degli occhi, insomma…
P.M.: Gli occhi?
E.C.: Degli occhi un pò spauriti, insomma…
P.M.: L’ha visto lei?
E.C.: L’ho visto si. L’ho visto anche in cose semplici.
P.M.: E in cose non semplici oppure in cose semplici, allora nelle cose semplici l’ha visto e cosa gli succedeva agli occhi?
E.C.: No a volte, una volta diceva quando gli era le 4, le 5, le 4 via, lui gli andava via perchè gli aveva da governare le bestie, arrivava lì, diceva: Oh guarda vien qua, vien qua, ndo tu vai?
P.M.: Si adirava insomma dice lei. E quando si adirava si capiva…
E.C.: Faceva paura
P.M.: Faceva paura
E.C.: Ecco e basta.
P.M.: E quindi lo lasciavan perdere quando faceva così?
E.C.: Io, con me unn’ha mai avuto a dire una parola eh…
P.M.: Senta, sapeva o ha visto o le ha detto che aveva dei binocoli cosa faceva con questi binocoli?
E.C.: Gli aveva dei binocoli mi sembra di si ma icche ne faceva un me ne ricordo, ecco!
P.M.: Lei ha detto, cosa faceva non lo ricorda?
E.C.: No
P.M.: Lei ha detto che in una piazzola 120 metri prima andavano le coppiette, eh? Lo ricorda?
E.C.: Si, c’è un ponte
P.M.: Ecco, lei ha anche detto che a lui avrebbe riferito che queste coppiette… Glielo leggo eh? Ricorda qualcosa in proposito?
Presidente: Cosa ricorda?
E.C.: Delle coppiette?
P.M.: Mhmm
E.C.: Co’ i’ binocolo non mi ricordo.
P.M.: No, no, ma il perchè aveva in realtà tagliato quella siepe?
E.C.: Ah, quella l’ho detto.
P.M.: Si lo dica meglio perchè lei l’ha spiegato, vediamo se lo ricorda lei ora.
E.C.: Io gli fu chiesto perchè gli aveva tagliato la macchia e disse perchè le figliole da quì muretto l’arebban visto che quella gente gli andava a fare all’amore, gli voleva leva’ di lì, mi semnra così.
P.M.: Le sembrò così, lei dice aveva tagliato gli alberi, i cespugli della macchina e lui aveva risposto che le persone che si infrattavano in tale luogo gli davano fastidio, non ha detto che davano fastidio alle figlie, per le figlie, lei dice davano fastidio a lui, così le varebbe riferito.
E.C.: A me mi sembra
R.B.: Che la vista lo infastidiva
P.M.: Aspetti, aspetti, facciamoglielo dire perchè non l’ha detto, eh?
-…
P.M.: Non lo ricorda?
E.C.: No di questo a me mi sembrava m’avesse detto delle figlie…
P.M.: Benissimo, benissimo. Non ho altre domande, grazie.

Presidente: La toga prego. L.F.S.
L.F.S.: Una sola domanda signor Calosi, lei parla nel suo… Lei si ricorda e l’ha confermato ora di riviste pornografiche, che lui le portava con se o comunque le esibiva, è vero?
E.C.: Si.
L.F.S.: L’ha detto anche prima. Si ricorda anche di un pene di caucciù?
E.C.: Diii?
L.F.S.: Di caucciù
R.B.: Pene sarebbe quell’affare là che hanno gli uomini.
E.C.: Ne parlava, ne parlava tanto che l’avevano acquistato insieme io…
L.F.S.: Bene, lei si ricorda per caso, faccia mente locale per favore, al contenuto di alcune di queste riviste? Qualcosa di particolare?
E.C.: Nelle riviste?
L.F.S.: Gliel’ha mai fatte vedere?
E.C.: Si, s’è visto ma di particolare no.
L.F.S.: C’era anche qualche rivista di carattere omosessuale? Cerchi di sforzarsi, qualcosa di insolito in qualcuna di queste riviste…
E.C.: Un ce la fo. Un mi ricordo. Perchè io un lo guardavo, mi sembra…
L.F.S.: Ha detto che le guardava, che le ha viste, è un uomo, curiosità, così…
E.C.: E l’ho viste ma uh…
L.F.S.: Non ha notato qualcosa di particolare?
E.C.: No.
L.F.S.: Non si ricorda.
E.C.: No. Almeno, un me ne ricordo.
L.F.S.: Soprattutto insolito di carattere omosessuale, cioè con uomini fra di loro, una rivista che contenesse immagini pornografiche di uomini.
E.C.: Ecco, no, ci sarà stato ogni cosa perchè quelle le son tutte… Ma io un l’ho intesa in questo senso, ecco.
L.F.S.: Benissimo. la ringrazio.
Presidente: Avvocati di parte civile altre domande?
L.F.S.: No presidente.
Presidente: R.B., prego.
R.B.: Signor Calosi lei aveva o ha due fratelli mi pare, o no?
E.C.: Si, n’ho tre di fratelli
R.B.: Tre fratelli?
E.C.: Ma uno è a Firenze quindi…
R.B.: Uno è a Firenze. Ecco, lavoravate o lavoravano in quel periodo tutti quanti soto lo stesso padrone?
E.C.: Quello che gli è morto e lavorava sotto il professor Locchieri
R.B.: Il professor?
E.C.: Locchieri. Lottieri insomma. Come me e quest’altro, Aldo, quello vivo lavorava insieme a i’ Pacciani.
R.B.: Insiema al Pacciani. Sa se fra Aldo e Pacciani c’è stata una lite?
E.C.: Si.
R.B.: Ahh, c’è stata una lite quindi fra suo fratello e il signor Pacciani, o, senta una cosa, volevo domandarle una cosa, lei come mai si è rivolto all’autorità giudiziaria o alla Polizia per parlare di queste cose? C’è stato un impulso particolare suo oppure è venuto qualcuno a trovarla?
E.C.: E’ venuto qualcuno a trovarmi.
R.B.: Quante volte sono venuti a trovarla?
E.C.: Sono venuti a trovarmi, prima cosa è venuto a trovarmi e non c’ero e successe che venni qua giù.
R.B.: Come?
E.C.: Vennero a trovarmi siccome ero ign… ero in pantalon… insomma in mutande, dissi: – mi metto i pantaloni – la moglie la un li fece passare…
R.B.: S’incavolarono e le fecero la perquisizione
E.C.: No andarono a pigliare il caffè e quando tornarono un c’ero più.
R.B.: Senta ma le fecero anche una perquisizione?
E.C.: Si.
R.B.: Ecco. Perchè le fecero la perquisizione?
E.C.: Eh sa, perchè ero andato via. Andai a fare la puntura a i’ fratello che gli era in fin di vita…
R.B.: E sulla base di che le fecero la perquisizione?
E.C.: Sulla base a quell’ora un sapevo nulla.
R.B.: Ah.
E.C.: Sulla base…
R.B.: Ecco, no, non ho capito che cosa c’entra quello che lei sapeva con la perquisizione. Si è mai domandato perchè le hanno fatto la perquisizione?
E.C.: L’hanno fatto la perquisizione questo non lo so. Perchè quell’epoca a me mi domandarono quando venni qua giù solamente se gli ero un uomo, siccome dovevano mandare via se, a me mi fu detto così e volevano informazioni da me se gli era fidabile insomma, ecco…
R.B.: Se era?
E.C.: Se era fidabile così, per dire…
R.B.: Affidabile chi?
E.C.: Siccome doveva essere scarcerato a me m’è stato detto così.
R.B.: Doveva essere scarcerato il Pacciani e allora?
E.C.: E vennero a sentire lassù, non solamente da me, ma diverse persone.
R.B.: E che cosa volevano sapere da lei? Se era affidabile?
E.C.: Ecco, almeno mi dissero così.
R.B.: Ecco ma lei non si domandò perchè gli fecero la perquisizione?
E.C.: Eh glielo domandai, ma io…
R.B.: Non glielo domandò allora…
E.C.: Siccome ero scappato, capito? Sembrava (fossi) d’accordo co’ i’ Pacciani.
R.B.: Ah, era scappato. E dopo la perquisizione lo fecero parlare.
E.C.: Vennero qua giù.
R.B.: E quindi lei rese queste dichiarazioni dopo la perquisizione che aveva subito?
E.C.: Si.
R.B.: Ohh, va bene. E’ un metodo abbastanza singolare per la verità, comunque…
P.M.: Chiediamogli se ha reso anche dichiarazioni al P.M. poi così forse…
R.B.: Ma non c’è dubbio, che non c’è dubbio, non c’è dubbio che abbia reso le dichiarazioni al P.M.
Presidente: Va bene, va bene, andiamo avanti, se ho ben capito lui…
R.B.: Era in mutande, fugge e lo perquisiscono
Presidente: Non apre, quelli dicono ritorniamo, lui non c’è più e fanno la perquisizione, questi sono stati
R.B.: Intelligenti pauca, gli intelligenti, dicevano gli antichi, pauca.
Pres: Va be’, forse qualche piccolo motivo di sospetto l’aveva dato
E.C.: Chiesero se si poteva falla
P.M.: Stavano cercando armi eh?
R.B.: Presidente, Pacciani era dentro, Pacciani era dentro e si cerca a tutti i costi. Chiuso.
P.M.: Armi.
R.B.: Armi di che? Il forcone?
P.M.: Il fucile, no!
R.B.: Va be’..
P.M.: No, no va be’!
Presidente: Va bene, va bene!
R.B.: Ci siamo capiti, poi ne discutiamo, allora, allora…
Presidente: Proseguiamo, proseguiamo, non perdiamo tempo
R.B.: Dunque scusi, lei ha detto, ecco volevo domandarle, siccome tutti quanti avevano un nome, un nomignolo, un soprannome, lui Vampa o Banfa, come lo chiama lei…
E.C.: Banfa
R.B.: Lei come si chiamava?
E.C.: Sacerdote.
R.B.: Sacerdote, io resto a te, diceva Radames. Allora, a proposito del sacerdote, dunque…
Presidente: In campagna tutti hanno un soprannome.
R.B.: Certamente Presidente. Dunque, lei disse esattamente questo al Pubblico Ministero, vorrei che lei, se se lo ricorda, lo confermi, “Il Pacciani tagliò tutti i rovi e le vitalbe e disse che aveva fatto questo perchè quella vista lo infastidiva”, la vista delle macchine, “e perchè non voleva che le sue figliole vedessero quelle cose”, la conferma?
E.C.: Si.
R.B.: Oh, voglio domandarle questo, ma siccome Pacciani era un dipendente della, di questa azienda, io credo che lui dovesse ricevere ordini, almeno penso, da qualcuno o dal fattore, o dal vice-fattore, o dal proprietario per fare certe cose, per zappare, per coltivare, per potare gli ulivi, per arare il trattore e anche per tagliare le vitalbe oppure no?
E.C.: Ma io penso che l’abbia avuto ordine non di tagliar quella, tagliare, le tagliava le macchie…
R.B.: Perchè non per tagliare quella?
E.C.: Perchè la un dava noia a nessuno.
R.B.: Non dava noia a nessuno. Però poteva dargli noia a lui, alle figliole?
E.C.: Perchè l’era su’ i’ ponte e attaccata all’albero, quindi, lì un c’è campo, ecco gli era un’aula come questa…
R.B.: Però era molto vicina a casa sua
E.C.: Cento metri.
R.B.: E quindi si vedeva! Oh, allora, lei ha parlato di questa donna, della Malatesta, lei ha detto che addirittura lui aveva tante donne, beato lui…
E.C.: Si, lo raccontava, io…
R.B.: Ecco, però quando parla della Malatesta lei esattamente dice così: “Il Pacciani nei suoi discorsi dimostrava di conoscere la moglie del Malatesta”, “dimostrava di conoscere”, capisce cosa vuol dire dimostrare di conoscere?
E.C.: Si, si.
R.B.: Ecco, mi sembra sia qualcosa di diverso rispetto a quello che lei ha detto ora al Pubblico Ministero, “dimostrava di conoscere”, voglio domandare come “dimostrava di conoscere” in che cosa si estrinsecava questa sua conoscenza
E.C.: Insomma a me mi diceva che la frequentava veramente e si sarò ritenuto, di aver frequentato la donna, una sera gli aveva comprato della roba, gli aveva speso 6.000 lire, insomma eheheh, poi tornò a casa, gli riprese la roba e venne via, perchè un ci fu versi di far qualcosa, questa sera, quest’altre sere sembrava di si.
R.B.: Cioè era lui che diceva che aveva comprato una sera…
E.C.: Dammi qua, dammi quae, gli diceva!
R.B.: Come?
E.C.: Dammi quae, dammi quae! E gli riprese la busta.
R.B.: Dammi?
E.C.: Quae, quae e prese la borsa, questo gli ha detto.
R.B.: Non ho capito, guardi lei…
E.C.: L’accompagnò, s’era insieme, a ballare, l’accompagnò verso casa e voleva, a regola, qualchecosa, poi gli aveva preso 6.000 lire disse e lei la lo vorse, pigliava la borsa e basta, disse: dammi quae, dammi quae…
R.B.: No, mi vuole spiegare, abbia pazienza, perchè non ho capito, io sono vecchio, tardo e in età…
P.M.: E’ molto chiaro eh però.
E.C.: Allora, lo ripeto?
Presidente: Bene, allora spieghiamo perchè, parecchie parole non si capiscono.
E.C.: Lui andò ad accompagnarla
Presidente: Questa donna
E.C.: Credendo, c’ero anch’io presente, credendo come sempre, oppure stasera…
P.M.: Credendo cosa?
Presidente: Credendo cosa? Scusi…
E.C.: Aveva una borsettina con 6.000 lire, ci aveva messo dentro dolci, yougurth, ci aveva messo dentro, un lo so, e gliela dette e la prese, poi a un certo punto, dammi quae, dammi quae
R.B.: Ma chissà che cos’è lei, se non si fa capire dai suoi, scusi ci fa capire qualche cosa?
E.C.: Dio bono!
Presidente: Allora, senta
E.C.: Ho sempre parlato così, son fioco,
Presidente: Abbiamo capito però per favore, lo ripeta con parole… Allora, lui accompagna questa, come si chiama?
P.M.: Malatesta
Presidente: Verso casa di questa donna…
E.C.: Si
Presidente: Con l’intenzione di salire sopra
E.C.: Si.
Presidente: Con lei e gli aveva dato un cartoncino
E.C.: Aveva fatto un pacchettino e gli aveva speso 6.000 lire
Presidente: Ci aveva messo 6.000 lire dentro.
P.M.: Dolci, dolci.
E.C.: Di materiali, dolci o qualcosa di’ genere, non mi ricordo icchè, insomma ci aveva messo della roba,
Presidente: Avevo capito 6.000 lire.
P.M.: Aveva speso 6.000 lire.
Presidente: Per 6.000 lire.
E.C.: Si.
Presidente: Allora, benissimo, 6.000 lire di dolci, gliele aveva date, arrivano a casa della donna e questa, a un certo punto, lei dice, no, stasera no, qualcosa del genere, allora dice, ridammi quello che ti ho dato-
E.C.: Dammi quae, dammi quae
R.B.: Ma lei l’ha sentita questa donna che diceva di no?
E.C.: Io no.
R.B.: Ah, non l’ha sentita la donna che diceva di no
E.C.: Me l’ha detto lui.
R.B.: Ahh quindi questo è un racconto suo?
E.C.: Si.si.
R.B.: Quindi lei non ha mai visto il Pacciani con questa donna?
E.C.: No.
R.B.: Non l’ha mai vista.
E.C.: L’ho vista a ballare.
R.B.: Ma non l’ha mai visto insieme.
Presidente: Quindi l’ha raccontato.
E.C.: L’ha raccontato quando s’era a lavorare.
R.B.: Io non ho altre domande, ecco, io non so se, scusi, lei è sposato?
E.C.: Si.
R.B.: Ha figli?
E.C.: Due.
R.B.: Due. I suoi fratelli sono sposati?
E.C.: Certo. No, uno no.
R.B.: Uno no. Nient’altro. Grazie.
P.M.: Avrei ancora una domanda, scusi presidente se è consentito, ed è questa,
Presidente: Un momento però che c’è l’P.F..
P.M.:Ah, chiedo scusa, chiedo scusa.
Presidente: Prego avvocato.
P.F.: Senta signor Calosi, in che anno lei è andato via da Via di S.Anna?
E.C.: Il 6 d’aprile del 1993, ’73.
P.F.: Pacciani era venuto già lì?
E.C.: No.
P.F.: Ecco, quindi lei non è mai stato di casa vicino a Pacciani?
E.C.: No.
P.F.: E’ stato di casa più lontano di un chilometro?
E.C.: In linea d’aria no ma insomma, un chilometro.
P.F.: Quindi lei vedeva tutte le finestre chiuse della casa Pacciani?
E.C.: No. Da casa mia no.
P.F.: Ecco, da casa sua non le vedeva. Senta una cosa…
E.C.: Io…
P.F.: Dica, dica.
E.C.: Insomma, io quando andavo laggiù, sennò, andavo, siccome avevo il trattore, andavo a portare il fieno, ecco, ci capitavo solamente a portare il fieno o a ramare. Sennò io laggiù non ci andavo.
P.F.: Senta, lei è stato mai alla fiera di San Casciano e alla festa alla sera a ballare insieme a Pacciani e alla Sperduto?
E.C.: Alla Festa de l’Unità si.
P.F.: Alla Festa de l’Unità, in che epoca?
E.C.: Eh, questo gli è il bello. In che epoca? Io penso prima di ammalare, prima di’ ’79, io penso.
P.F.: Lei ha ballato con la Sperduto?
E.C.: Mai.
P.F.: Perchè non ci ballava con la Sperduto?
E.C.: Io ballavo con la moglie e basta.
P.F.: Ah non sapeva ballare lei?
E.C.: Si, sapevo ballare ma ho ballato con la moglie sempre.
P.F.: E Pacciani ci ballava con la Sperduto?
E.C.: Si, si.
P.F.: Ma si è accorto quella sera che stavate insieme, a quella fiera, Pacciani ha iniziato a ballare e poi l’ha abbandonata?
E.C.: Quande dico della roba?
P.F.: No, quella è un’altra cosa.
E.C.: Ma questo… Mi ricordo che una volta facevano il cerchio da se, ballavano di questi balli, anche quegli…
P.F.: Gli ha mai raccontato Pacciani che non ci voleva ballare con la Sperduto perchè puzzava?
E.C.: Questo si.
P.F.: Gliel’ha raccontato?
E.C.: Si.
P.F.: Grazie, non ho nessun altra domanda.
Presidente: Pubblico Ministero?
P.M.: Grazie. Vorrei tornare un attimo col signor Calosi a quelle cose che ci ha detto all’inizio, cioè il fatto che sapeva, aveva sentito il racconto del ’51 e che era stata la donna a far scoprire il cadavere dell’uomo che aveva ucciso, perchè lui l’aveva nascosto, no? Così ci ha detto lei.
E.C.: Quella strulla, io…
P.M.: Questo è il racconto, era stupida lei che gliel’aveva fatto scoprire, così ha detto, senta una cosa ma di questa fidanzata lui ne parlava a voi? Di questa sua prima fidanzata?
E.C.: Di come gli staveano…
P.M.: Se si vedevano se aveva desiderio di rivederla…
E.C.: Del rapporto tra loro?
P.M.: Si.
E.C.: Veramente…
P.M.: Non si ricorda se diceva che aveva voglia di vederla, la vedeva, la cercava…
E.C.: Non l’ha mai detto, no.
P.M.: No, non l’ha mai detto
E.C.: Nè che faceva all’amore su i’ serio nè che faceva l’amore… era la sua donna e…
P.M.: Era la sua donna, ma nel momento in cui parlava con lei, il ricordo di questa donna, se aveva desiderio di vederla, se la stava cercando se l’aveva cercata…
E.C.: Mi sembra l’abbia anche ricercata.
P.M.: Le sembra l’abbia ricercata in che modo, cosa le ha detto?
E.C.: Bho. L’ha ricercata anche per, un lo so se per la rialibitazione, insomma, l’ha ricercata
P.M.: Per la?
E.C.: Rialibitazione de, de…
P.M.: E l’aveva ritrovata?
E.C.: E un lo so.
P.M.: Lui non le diceva nulla di questo.
E.C.: No.
P.M.: O lei non ricorda?
E.C.: Io non me lo ricordo.
P.M.: Non se lo ricorda. Senta, un’ultima cosa, tornando a quella macchhia che lui aveva tagliato con l’autorizzazione o meno. Non ho capito una cosa, quando c’era la macchia, rispetto alla casa, le auto erano oltre la macchia e non si vedevano?
E.C.: Un si vedevano.
P.M.: Non si vedevano. E’ così?
E.C.: Si.
P.M.: Invece tagliando la macchia si vedevano?
E.C.: Loro un ci andavano e via.
P.M.: Bene grazie non ho altre domande.
Presidente: Non ci andavano, quindi non si vedevano.
P.M.: Perfetto, no, no, era questa la domanda, va benissimo così, non c’è problema.
Presidente: Senta, mi ricorda una cosa, prima quando ha detto che il Pacciani gli aveva raccontato d’aver ammazzato la volpe o la lepre sparandogli dalla finestra, ma con che cosa gli aveva sparato glielo aveva raccontato?
E.C.: Co i’ cosa?
Presidente: Pacciani…
E.C.: Con cosa
Presidente: …Lei aveva raccontato che aveva ammazzato…
E.C.: La volpe e una lepre
Presidente: …Sparandogli dalla finestra. Con che cosa?
E.C.: Col fucile.
Presidente: Col fucile. Benissimo. Una volta sola o più volte?
E.C.: Io dico du’ volte.
Presidente: Una volpe e una lepre.
E.C.: Una volpe e una lepre, tutte e due insieme non credo.
Presidente: Va bene.
P.F.: Presidente una domanda per favore, P.F..
E.C.: Prego.
P.F.: Lei ha visto mai Pacciani sparare dalla finestra?
E.C.: A me?
P.F.: No a lei! Se aveva sparato a lei non era qui oggi. Ha visto mai Pacciani sparare dalla finestra?
E.C.: No, no, no.
P.F.: No, grazie.
E.C.: Me l’ha detto e basta.
P.F.: Gliel’ha detto e basta. Gli ha detto altre cose Pacciani? Su altri argomenti? Gli raccontava delle donne?
E.C.: Si ma tanto, l’ho detto, io…
P.F.: Ecco, lei non ci faceva caso, non ci credeva a quello che diceva Pacciani.
E.C.: Non tanto.
P.F.: Non tanto. Bene. Mi basta così.
R.B.: Scusi, si ricorda se una volta una volpe fu trovata morta vicino a casa sua?
E.C.: A casa mia?
R.B.: A casa sua o a casa di lui, non lo so, là
E.C.:
R.B.: Non se lo ricorda? Fu trovata morta. La trovò il Pacciani.
E.C.: No.
R.B.: Si ricorda? Perchè le volpi vanno ogni tanto, vengono… Vengono anche uccise, con dei bocconi un pò particolari, no? Se lo ricorda lei questo?
E.C.: No.
Presidente: Ascolti, ascolti, fucili, aveva un fucile il Pacciani?
E.C.: Così gli ha detto.
Presidente: Lei non gliel’ha mai visto in mano.
E.C.: No. Sono stato anche in casa sua, l’ho anche visto, l’avrò anche visto, via, ma un…
P.M.: L’avrò anche visto? Che vuol dire?
E.C.: Ma un lo so.
Presidente: Però non lo ricorda.
E.C.: No.
Presidente: Altro?
P.M.: Nessuna domanda il P.M.
Presidente: Può andare. Arrivederci.
E.C.: Posso andare?
Presidente: Si, si, può andare.
R.B.: Giudice vuol dire una cosa sulla volpe.
P.M.: Concentriamole alla fine le dichiarazioni, per praticità!
Presidente: Va be’, va be’, sentiamo.



P.P.: Su questo punto di questo signore, non ha detto tutta la verità, le cose giuste, dice della volpe gli avevo tirato io, ci fu la battuta di caccia, dei cacciatori, che ogni tanto l’è dalla venatoria gli danno il permesso, no? Per la caccia di questi animali che fanno molto danno…
Presidente: Perlomeno allora
P.P.: …nelle riserve. Allora n’ammazzonno doverse, fra le quali questa, ferita, gli andette a morire vicino a i’ mi’ campo, io la presi, la portai a casa per imbarsamare ma poi volevano un mare di quattrini, un se ne fece di nulla. Poi il fatto che lui di questa Perduto, Sperduto, che l’è, e una donna che ora quando la la vede la la conoscerà da se, se uno l’avesse a un piede merita tagliasselo per mandalla via d’intorno.
(Risate)
P.P.: La venne a ballare, ci fu la festa dei cacciatori a Montefiridolfi e venne a impegnammi, dice: Si fa un ballo? E io accettai, ballammo, allora noi si va e sonava l’orchestra un tango e lei la faceva, la ballava il salto del capretto, così…
(Risate)
P.P.: Io non mi ritrovavo con questa qui, poi l’aveva un odore, peggio della volpe, allora io gli dissi: Senta signora, abbia pazienza, grazie lo stesso e la mandai a quel paese.
Presidente: Peggio della volpe è difficile.
P.P.: Ora poi di questo qui che dice che liticavo, liticavo certo perchè questi m’avev… Gli erano le spie di’ padrone e mi feciano ave’ tanti grattacapi, co’ questo, co’ i’ padrone, no? E lui, loro, gli andavano a rapportare tutto. Dice che io gli rubavo le pesche a i’ padrone, io andevo qua, andevo là, ‘nsomma, tutte cose inventate perchè loro nella casa in do’ stevo io nessuno più di un anno riusciva a stacci, per via di loro, perchè gli facevano la spia e dopo un anno gli toccava anda’ via. E me lo dissan tanta gente: Caro Pacciani il posto gli è bono ma più che un anno non ci ha mai fatto nessuno perchè e c’è quegli lì che sono le spie di’ padrone, ne combinan di tutti i colori. I’ su’ fratello vienne addirittura a fammi piglià un grattacapo da i’ padrone che mettevo l’olio detergente da motori nella mi’ macchina. E mi fece piglia’ un grattacapo, e insomma ne combinonno di tutti i colori, io ci leticai, perchè io male non glien’avevo fatto a loro e a uno gli detti un par di pugni, ma no come dice lui. Grazie.
Presidente: Perchè lo chiamavano Sacerdote? Lei lo sa?
P.P.: Come dice?
R.B.: Perchè lo chiamavano Sacerdote?
P.P.: Si, perchè loro mettevano i’ nome a me, io gliene mettevo a loro. Allora mi messano il nome Vampa, perchè dice facevano i giochi di prestigio, no? Allora c’era uno che buttava questa fiamma e pigliavano un pò di benzina e poi un bacchettino acceso e la soffiavano in questo bacchetto e faceva la fiamma, e allora fa la vampata, diciamo così, senza motivo, I’ Vampa, i’ Vampa, e allora io gli messi il nome, lui, il Sacerdote perchè gnnnnnnn, gnnnn… Tutte le cose a modo suo, poi dietro, ha capito?
Presidente: Ho capito. Va bene.
P.P.: Grazie, mi scusi signor…
Presidente: D’accordo. Benissimo. Possiamo proseguire con il prossimo teste.
Presidente: Possiamo proseguire con il prossimo teste.
P.M.: Si, senz’altro. Ricci Walter, grazie.
Presidente: S’accomodi il signor Ricci Walter, ecco signor Ricci, vuole leggere quella formula per cortesia.



W.R.: Consapevole delle responsabilità morali e giuridiche che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è in mia conoscenza.
W.R.: Benissimo, vuol dare le generalità signor Ricci?
Ricci Walter nato il xx/xx del ‘xx a Firenze abitante a San Casciano.
Presidente: A Firenze, residente San Casciano, dove?
W.R.: Via xxxxxxxxxxx xxx.
Presidente: Senta, consente la ripresa televisiva?
W.R.: Si, si, non ho niente…
Presidente: Benissimo allora lei può essere liberamente ripreso. Dunque Pubblico Ministero ci vuole indicare i verbali che lei ha prodotto? Con le date…
P.M.: Si, esattamente verbali sono quelli del 13 luglio ’90 alla P.G., del 6 novembre ’91 al P.M.
Presidente: Benissimo. Allora signor Ricci vuole rispondere alle domande per cortesia del Pubblico Ministero, prego.
P.M.: Signor Ricci lei conosce o ha conosciuto Pacciani?
W.R.: Si.
P.M.: Come mai? Quando? In quale occasione? Lei che attività svolge?
W.R.: Io? Che attività? Sono in un’impresa edile, faccio un pò di tutto.
P.M.: Ecco e come ha conosciuto se l’ha conosciuto il Pacciani?
W.R.: L’ho conosciuto tramite che andavo a trovare gli asparagi…
P.M.: A trovare, scusi?
W.R.: Gli asparagi, tutti si sa cosa sono no?
P.M.: Si, si, si.
W.R.: Ah, ecco, le chiocciole e soprattutto l’ho conosciuto alla “Cantinetta del nonno” a San Casciano a fare una partitina a carte e a bere un bicchiere di vino o due…
P.M.: E c’era anche lui.
W.R.: E soprattutto l’ho conosciuto tramite il Vanni.
P.M.: Vanni, postino?
W.R.: Postino, preciso.
P.M.: Il Vanni che rapporto aveva col Pacciani?
W.R.: Mah, erano amici, amici intimi, erano sempre insieme e andavan di qui andavan di là… con la macchina…
P.M.: Vanni aveva paura del Pacciani?
W.R.: Eh questo si.
P.M.: Questo si, come mai? Perché le diceva che aveva paura?
W.R.: Paura… Paura perché andavano a queste feste di campagna, a queste cose… da’ noia sempre di qui, qualche volta ci si trova a leticare…
P.M.: A litigare come? Dar noia a chi?
W.R.: Leticare con la gente, a fare i cazzotti.
P.M.: Come mai?
W.R.: E perché rompeva un po’ i coglioni a tutti.
P.M.: “Rompeva un po’ i coglioni a tutti” in che modo?
W.R.: Scusate i termine.
P.M.: In che modo… si può rompere anche con le parole… Come mai?
W.R.: Anche con le mani.
P.M.: Con le mani, come mai?
W.R.: Toccava…
P.M.: Toccava… lo dica, lo dica.
W.R.: In parole come so io?
P.M.: Si.
W.R.: Toccava i’ culo alle done.
P.M.: Ecco, a queste feste…
W.R.: Riferito da i’ Vanni…
P.M.: Certo, lo sentiremo, sentiremo lui. Sa se il Pacciani aveva un fucile in casa?
W.R.: Si questo l’ho visto io.
P.M.: Sa se la paura del Vanni nei confronti del Pacciani derivava anche da un’arma diversa dal fucile che questi aveva?
W.R.: Bah… Il Vanni diceva anche: – Ieri sera siamo stati fuori, ci vo volentieri ma ho una gran paura, una gran paura, mi fa timore quell’omo… e poi con qui pistolone…- Io i che volesse fare con qui pistolone… i che l’era questo pistolone io non lo so.
P.M.: E dove la teneva questa pistola?
W.R.: Mah, sotto lì al criscotto.
P.M.: Nella macchina.
W.R.: Nella macchina.
P.M.: Lei l’ha visto?
W.R.: Io? In macchina insieme al Pacciani non ci sono mai andato.
P.M.: Senta una cosa e lei dice che una sera andò a casa del Pacciani lei?
W.R.: Io?
P.M.: La sua famiglia.
W.R.: Dietro casa ci avevo uno spiazzato di terreno, d’erba, io con mia moglie, mia figlia, mio figlio s’andò lì a far merenda e poi la sera volle in tutte le maniere che si restasse a cena…
P.M.: E quindi cenaste tutti insieme?
W.R.: E io per non fargli un torto e si resto a cena a casa sua.
P.M.: Cosa successe a questa cena?
W.R.: Successe che s’entrò in casa, tutto apparecchiato, ci si mise a sedere però s’era io, Pietro, la mi’ moglie e i mi’ figlioli e si cominciò a mangiare e dico: ma le tu’ figliole e la tu’ moglie? – Eh lasciale perdere, lasciale perdere loro le mangian da se, l’hanno bell’e mangiato, lasciale perdere – Ma io gli dissi: Senti Pietro io ci sto volentieri a casa tua, tu mi hai invitato, per me tu sei un amico però se tu fai venire anche la tu’ moglie e le tu’ figliole bene, sennò io mi rizzo e vo via perché unn’è i sistema – Allora fu costretto a farle venire lì, però senza mangiare, le si misero lì…
P.M.: Non mangiarono?
W.R.: No.
P.M.: Lei sa la storia del Pacciani… l’ha messa al corrente della sua exfidanzata? La cercava?
W.R.: So che è stato insieme a i’ Vanni…
P.M.: No lo racconti nei dettagli, l’ha già raccontato… Lo sa…
W.R.: Che andavano insieme a i’ Vanni…
P.M.: A cercarla?
W.R.: A vedere a Cerbaia e a il Vanni il Pacciani gli disse che… -Guarda quella è la mia ex-fidanzata così e così…-
P.P.: Ma cosa racconti cretino!
Presidente: Stia zitto Pacciani!
R.B.: Zitto.
P.M.: Presidente chiedo scusa…
Presidente: Finisce male!
P.M.: Chiedo scusa, è da ieri che ogni volta che si sente un teste…
W.R.: Mi scusi dottor Canessa! Perché ora parlo io.
P.M.: Lo dica lei.
W.R.: Io non sono i’ Vanni… io non sono i’ Vanni no?
P.M.: I’ Vanni.
W.R.: No, no quello di ieri…
P.M.: Il Nesi.
W.R.: Il Nesi, io mi rizzo e ti do una seggiolata ni’ groppone, sia ben chiaro eh… se tu rifai un’altra cosa…
Presidente: Lei si limiti a rispondere e a dire la verità e basta, lasci stare, Pacciani se lei continua io l’allontano… così poi…
W.R.: Io non ho smentito niente di quello che dovevo dire e son tutte cose di verità.
P.M.: Non ho altre domande Presidente.
Presidente: Signori avvocati di parte civile avete domande? Nessuna, allora prego R.B..
R.B.: Grazie, senta signor Ricci…
W.R.: Si.
R.B.: Lei ha detto che questi suoi… che questo amico usciva spesso con il signor Pacciani…
W.R.: Sempre, erano sempre fuori insieme.
R.B.: E ha detto anche che qualche volta lei lo ha accompagnato…
W.R.: No io ho accompagnato il Pacciani a casa.
R.B.: A casa, perché Pacciani andava a piedi a giro?
W.R.: No andava a piedi… qualche volta veniva a “La cantinetta”, magari si faceva dare un passaggio da qualcheduno, lì da S.Anna, da Monte, e veniva a San Casciano…
R.B.: Quindi a piedi? Cioè veniva a…
W.R.: Non lo so, poteva venire anche a piedi, non lo so mica se veniva a piedi o… attraverso i campi, non lo so…
R.B.: Quante volte lo ha portato in macchina?
W.R.:
R.B.: Quante volte lo ha portato in macchina?
W.R.: Mah e che lo so? Due, tre, quattro volte, non lo so io.
R.B.: Quindi l’ha portato più volte in macchina…
P.P.(fuori microfono): E l’avevo da me la macchina io… che ero scemo?
R.B.: Stia buono.
W.R.: E due.
R.B.: No, no ha detto…
W.R.: Io scemo un sono…
R.B.: Non ha detto scemo…
W.R.: Non ha detto scemo?
P.M.: Abbiamo sentito tutti.
Presidente: Pubblico Ministero lei si riserva di procedere…
W.R.: Se m’offendi un’altra volta io…
R.B.: Senta, a volte mi chiedeva dei passaggi…
W.R.: Io son venuto… Senta avvocato
P.M.: Come minimo l’ingiuria…
R.B.: Io sto domandando a lei, ora se poi dovete litigare fra di voi…
W.R.: No, no io non voglio litigare con nessuno.
Presidente: R.B..
P.M.: Una cosa è litigare, una cosa è offendere in una pubblica aula…
W.R.: Io non voglio leticare con nessuno.
Presidente: Allora il teste è pubblico ufficiale e l’ha già oltraggiato due volte…
P.M.: Io chiedo gli atti.
Presidente: Benissimo e noi ordiniamo la trasmissione di copia…
P.M: Bene così sa…
R.B.: Va be’ tanto…
Presidente: E va be’… Lo so, piove sul bagnato, dice lei, comunque…
R.B.: Presidente piove… io spero che piova sull’asciutto. Parliamo di fucili, va bene?
W.R.: Si.
R.B.: Senta ma è vero che questo fucile… non mi guardi male perché io non la guardo male…
W.R.: E chi la guarda male? Guardo lui.
R.B.: Aveva un po’ di ruggine che rovinava la brunitura ed il calcio era di colore chiaro, color legno?
W.R.: Il calcio… il calcio… la mi domanda… la non mi faccia queste domande…
Presidente: Se lo ricorda? Era arrugginito?
W.R.: Un po’ di ruggine magari l’avrà avuta senz’altro.
R.B.: Quindi aveva la ruggine? Era un po’ vecchio?
W.R.: Si, è!
(…)
Presidente: Senta, risponda adesso a me per cortesia, ritorniamo un momento al fucile, faccia mente locale per cortesia, le canne, lei quindi se ne intende poco…
W.R.: No, io…
Presidente: Certamente, non è in grado di dirmi il calibro, niente…
W.R.: No.
Presidente: Non importa, era una doppietta a canne… Che lei ritiene fosse a retrocarica…
W.R.: Si
Presidente: Di quelli che si aprono…
W.R.: Di quelli che si aprono, si,si, credo, credo.
Presidente: Ricorda se le canne ancorché arrugginite in parte, come lei ha detto, fossero brunite? Sa cosa vuol dire brunite?
W.R.: Brunite si e lo so.
Presidente: Di colore?
W.R.: Nero, scuro insomma.
Presidente: Si, erano di colore scuro?
W.R.: Si, si, scuro, scuro.
Presidente: Quindi erano di colore scuro, brunite, in parte c’era delle tracce di ruggine o qualcosa del genere.
W.R.: Si ma non che la ruggine da poter mangiare…
Presidente: Una ruggine superficiale
W.R.: Una ruggine superficiale.
Presidente: Tenuto male.
W.R.: Tenuto male il fucile.
Presidente: Però le canne erano brunite.
W.R.: Si.
Presidente: Bene.
R.B.: Mi scusi Presidente mi ero dimenticato una cosa che mi accennava il signor Pacciani.
Presidente: Prego.
R.B.: Senta, nell’occasione in cui voi eravate sull’aia, c’erano anche le bambine del Pacciani? Che giocavano con le sue?
W.R.: Vennero, vennero dopo una mezzoretta, insistentemente richieste dalla mi’ moglie e io: Fa’ veni’ giù le bambine, no? Falle giocare con la bambina che si divertano no? Ma lasciale fare, lasciale fare…- poi insistentemente le chiamò e le fece venire lì.
R.B.: E si misero a giocare…
W.R.: E si misero a giocare, contente, si divertirono…
R.B.: Si ricorda se il signor Pacciani, a sua richiesta o a richiesta della moglie, portò una coperta perché vi distendeste…
W.R.: No, quella ce l’avevo io in macchina.
R.B.: Quindi vi siete distesi per terra lei, la signora, Pacciani…
W.R.: Io più che altro giocavo con i bambini.
R.B.: E la signora si distese…
W.R.: E la signora era lì, la mi’ moglie era lì a sedere, composta nelle dovute maniere e la bambina nel mettisi a sedere, una bambina non sta mica attenta a tante cose, l’allarga le gambe, le sottane gli si rizzan quassù e l’occhiata…
R.B.: Va be’… L’occhiata è anche un pesce.
W.R.: La vien fatta. Oddio, io un’occhiata alla bambina un gliene do…
R.B.: Grazie, grazie
Presidente: Possiamo licenziare il teste?
P.M.: Si Presidente.
Presidente: Prego può andare.
P.M.: Chiedo l’utilizzazione dei verbali.
Presidente: Benissimo.
P.M.: E sono esattamente: 13 novembre 91 al P.M., 5 novembre ’91…
R.B.: Per quale motivo? Non c’è mica stata contestazione?
P.M.: Si gli abbiamo chiesto dei…
R.B.: Quale?
Presidente: Quali? Gliele ha fatte anche lei avvocato!
R.B.: No, io non ho… ma io non ho chiesto l’utilizzazione di nulla, io ho chiesto…
P.M.: E io chiedo l’utilizzazione nelle contestazioni che ho fatto io perché non si ricordava, dopo che avevo fatto la domanda sulle ragazze, è venuto fuori solo perché io gliel’ho contestato.
R.B.: Va be’ ma l’ha già, ma l’ha già… Mi scusi
Presidente: Avvocato…
P.M.: E quindi io l’utilizzo.
R.B.: Mi perdoni Presidente il teste ha ricordato, basta.
Presidente: Ha ricordato… Dietro contestazione ha ricordato.
P.M.: Bene Presidente, mi sembra non ci siano problemi sennò veramente facciamo anche i falsi problemi, ci sono anche quelli veri.
R.B.: I problemi ci sono, eccome se ci sono.
Presidente: Non avanziamo eccezioni di questo tipo, acquisiamo quindi senz’altro.
Presidente: Si accomodi signora prego, ecco sieda pure signora, girata verso la Corte per cortesia, grazie.



L.M.: Va bene.
Presidente: Legga per cortesia, glielo vogliamo dare, Fausto, quella formula?
L.M.: Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.
Presidente: Signora ci vuol dare le sue generalità per piacere?
L.M.: Mazzei Laura, nata a Firenze, xx/xx/xxxx
Presidente: Residente?
L.M.: San Casciano Val di Pesa, via x xxxxxxxx, xxx.
Presidente: Ecco, risponda per cortesia alle domande del Pubblico Ministero.
P.M.: Non so se acconsente alla ripresa Presidente.
Presidente: Ah, consente alla ripresa televisiva?
L.M.: No.
Presidente: Allora per cortesia non riprendete la signora, riprendete altrove.
P.M.: Forse l’operatore non ha capito.
Presidente: Non la riprenda.
P.M.: A posto. Bene. Benissimo. Signora Mazzei lei è la moglie del signor Ricci?
L.M.: Si.
P.M.: Senta signora, lei conosce il Pacciani?
L.M.: Si.
P.M.: Come mai lo conosce? Come l’ha conosciuto? Quando l’ha conosciuto?
L.M.: Quando senta… proprio l’anno…
P.M.: Suppergiù, grosso modo…
L.M.: Io lo conosco ancora… da tanto perché era amico di mio babbo, il mio babbo è morto…
P.M.: No, no scusi…
L.M.: Si…
P.M.: Pacciani era amico di suo babbo?
L.M.: Sii
P.M.: Ah, scusi ho… Son’io che ho… Ci racconti, come non detto.
L.M.: Sii di mio babbo però il mio babbo è morto nel ’76, sicchè…
P.M.: Suo babbo era per caso originario del Mugello?
L.M.: No, no, no, no mio babbo era di San Casciano.
P.M.: Era amico del suo babbo…
L.M.: Si amico così per andare a bere un bicchiere insieme, così, ha capito?
P.M.: Quindi in che anni si frequentavano?
L.M.: Si frequentavano prima… so… il ’75, ’74 ora io…
P.M.: Ecco anni… anni… quel periodo là, una ventina d’anni fa.
L.M.: Si perché nel ’76 è morto come ripeto.
P.M.: Bevevano insieme
Presidente: Negli anni ‘70
L.M.: Si, si.
P.M.: Senta una cosa lei è anche parente del Vanni?
L.M.: Si sono… diciamo che sono parente…
P.M.: Vanni/postino eh?
L.M.: Si, si vanni Mario, si, cugino della mia mamma, cugino carnale di mia mamma.
P.M.: Senta anche il Vanni, come il suo babbo, era amico del Pacciani?
L.M.: Si, si.
P.M.: Andavano…
L.M.: Si, uscivano, andavano a bere un bicchiere alle cantinette, insomma così, come si fa da amici insomma.
P.M.: Mhmm e il Vanni le ha mai fatto confidenze sul suo rapporto col Pacciani?
L.M.: Mah… Confidenze di cosa scusi?
P.M.: Non lo so, cosa le raccontava?
L.M.: Mah…
P.M.: Le ha mai parlato di una pistola signora?
L.M.: Si in casa mia, per dire la verità, una volta mi disse che aveva un po’ timore di questo Pietro…
P.M.: P.P..
L.M.: Sii, P.P., perché lui quando usciva insieme aveva in macchina, teneva una pistola. Io se questo che dice mio cugino è vero o è falso, questo non lo so.
P.M.: Così le diceva il Vanni.
L.M.: Mario, si questo l’ha detto anche in casa mia.
P.M.: L’ha detto anche in casa sua davanti anche a suo marito?
L.M.: No questo l’ha detto a me
P.M.: A lei.
L.M.: Personalmente. A mio marito l’avrà detto in altri luoghi o in altri momenti.
P.M.: Ecco. Senta una cosa, di questa paura che aveva era a causa della pistola o anche per altri motivi?
L.M.: No, perché è un uomo piuttosto… un uomo robusto, un uomo di forza, capito? Paura un po’ in genere, insomma.
P.M.: Le ha mai detto che era pericoloso per questo motivo?
L.M.: No per la pistola no. Pericoloso perché dietro a quello che aveva fatto, ha capito? Dietro alle cose di tant’anni fa, del suo…
P.M.: Cosa aveva fatto? Cosa le raccontò? O cosa sapeva?
L.M.: Di che? Della persona che ammazzò per la fidanzata, no? Che trovò l’ex rivale insieme.
P.M.: Ecco questo era il motivo, uno dei motivi…
L.M.: Si uno era questo, poi dice era un uomo, un uomo, dice, mi fa un po’… Andarci fuori insieme mi fa quasi un po’ paura, dice…
P.M.: Di questa exfidanzata cosa diceva? O il Vanni le raccontava, se erano mai andati a trovarla, se la cercava…
L.M.: Mah cercava… Una volta mi sembra…
P.M.: Cosa le disse?
L.M.: Mi disse che erano andati a vedere dove lei… perché lavorava in un bar, mi sembra eh…
P.M.: Mhmm
L.M.: Però non mi ricordo in dove.
P.M.: Erano andati insieme, chi scusi?
L.M.: Il Vanni e Pacciani.
P.M.: Erano andati a cercarla?
L.M.: Si, così a vedere dove era. Io poi se sono entrati dentro o no…
P.M.: Questo lei non lo sa.
L.M.: No non lo so. No.
P.M.: Era… Questa fidanzata sa come si chiamava?
L.M.: No, no, non lo so.
P.M.: Comunque era la ex fidanzata coinvolta nel fatto del ’51? In quell’omicidio…
L.M.: Si, si certo.
P.M.: Senta il Vanni le ha mai parlato di lettera a lui pervenute dal carcere da parte del Pacciani?
L.M.: Si una volta si.
P.M.: Ci vuole spiegare in che termini? Quale era il contenuto? Che lettera era?
L.M.: Il contenuto era che il Pacciani una volta che sarebbe uscito si sarebbe ribellato a Vanni perché vanni aveva parlato troppo di lui.
P.M.: Ma lo aveva minacciato di morte?
L.M.: Si, minacciato, dice, quando esco di carcere ti sistemo io.
P.M.: Di morte signora?
L.M.: Ecco di morte.
P.M.: E lei queste cose gliele ha raccontate Vanni?
L.M.: Si, si. Che aveva ricevuto questa lettera, si.
P.M.: E nella lettera c’erano queste minacce di morte.
L.M.: Si.
P.M.: E il Vanni a queste minacce come aveva reagito?
L.M.: Eh s’era un po’ impaurito, capirà… Quando uno ti fa certi discorsi, un po’…
P.M.: Senta una cosa, lei è mai uscita, ha mai avuto occasione, con la sua famiglia, di essere a cena o fuori…
L.M.: Si una volta a cena da Pacciani.
P.M.: Ci vuole spiegare cosa successe? Perché le rimase impresso questo episodio? Se le è rimasto impresso…
L.M.: Mah successe… Di gran cose non le posso dire…
P.M.: Quello che successe, lei non deve né potere…
L.M.: No, è…
P.M.: lei ci dice la verità e noi siamo soddisfatti.
L.M.: Si certamente, certamente io sono stata a cena, ci ospitò cordialmente, quello che mi rimase un po’ impresso, lui non voleva che le sue bambine e sua moglie stesse a tavola insieme a noi.
P.M.: Vi invitò a cena ma a cena con lui praticamente, in casa sua solo con lui.
L.M.: Con lui, in casa sua solo con lui.
P.M.: E la moglie e le bambine?
L.M.: Non le riteneva di essere… di stare insieme a noi, insomma… La sua presenza, dice, tanto quelle non capiscan nulla lasciale fa’ di là. Invece mio marito intervenne e gli disse: Pietro se tu fai così io non ci resto a cena perché non la vedo giusta che la tua moglie e le tue figlie stiino dall’altra parte mentre noi stiamo a cena nell’altra stanza.
P.M.: Lei disse qualcosa? Anche li fu d’accordo con suo marito?
L.M.: Si, certo.
P.M.: E come andò a finire?
L.M.: Andò a finire che vennero lì anche le bambine e la moglie.
P.M.: E cenarono con voi?
L.M.: Sss… Cenarono… Ma cenare mi sembra… mi sembra di no, le si misero a sedere lì insieme a noi… sa, ha visto, cenare vale fino a un certo punto uno non ci può ave’ nemmen fame…
P.M.: Comunque non…
L.M.: Comunque erano lì presente insieme a noi, questo contava già molto.
P.M.: Cioè furono presenti dopo che lei e suo marito avete fatto presente questo fatto.
L.M.: Si, si.
P.M.: Prima erano in un’altra stanza?
L.M.: No erano lì però a cena insieme a noi lui non le voleva far restare ecco, le voleva far stare nell’altra stanza, dice, no, no voi qui a farci i’ che? State di là voi noi si cena da noi. Ma a noi non ci sembrava giusto.
R.B.: Presidente mi scusi io… Mi perdoni se sono… non voglio infastidire ma cosa c’entra questo…
Presidente: Avvocato…
R.B.: Cosa c’entra col processo? Con l’oggetto del processo?
Presidente: Allora…
R.B.: Articolo 187 del codice
Presidente: Avvocato…
R.B.: …di procedura penale, non stiamo facendo il processo delle bambine…
Presidente: Avvocato, avvocato…
R.B.: Non c’entra nulla.
Presidente: Sono circostanze che possono avere, nell’ottica del Pubblico Ministero, un qualche rilievo.
R.B.: Ma su… abbiamo le sentenze
Presidente: Noi non mettiamo vincoli a nessuno…
R.B.: Siamo d’accordo ma vincoli… ma qua si fa un altro processo
Presidente: No.
P.M.: No Presidente mi scusi…
Presidente: Vuole dimostrare, evidentemente…
R.B.: Ma ci sono le sentenze
P.M.: No, le sentenze cortesemente su opposizione dell’R.B. per ora non ci sono.
Presidente: Avvocato via…
R.B.: No le sentenze ci sono, c’è la sentenza della Corte di Assise di Appello del ’51, c’è una sentenza del tribunale di Firenze del 1987 o ’88 delle bambine, Presidente…
Presidente: Comunque, tronchiamo qui, io ammetto queste domande punto e basta.
R.B.: Va be’ mi consenta di riservarmi l’impugnazione…
Presidente: Benissimo, certamente, lei farà tutto quello… il controesame… avrà ampia libertà…
R.B.: Grazie.
Presidente: Perché tutto mi direte ma insomma… tranne che io sia uno vessatorio in questa materia. Prego.
P.M.: Signora Ricci, mi perdoni un attimo, ricorda se in quell’occasione o prima o dopo il Pacciani tenne un comportamento che a lei e suo marito sembrò scorretto in qualche modo?
L.M.: Mah…
P.M.: Rimase perplessa di qualcosa?
L.M.:
P.M.: Lei ha riferito in proposito, ce l’ha detto anche suo marito, qualcosa alla Polizia. Nei confronti…
L.M.: Ha visto… Casomai un po’… Dagli sguardi un po’… perché un uomo…
P.M.: Ci spieghi signora.
L.M.: E’ nn uomo almeno per quello conosco io è un uomo molto apportato alle donne insomma… Un uomo che gli piacciono, comunque perlomeno per quello che vedo io, si, degli sguardi così anche verso la mia bambina che stava a sedere lì nel prato, però non posso dire altre cose perché gesti né con me né con mia figlia non l’ha fatti.
P.M.: Quanti anni aveva la sua bambina?
L.M.: La mia bimba avrà avuto 13/14 anni, non di più.
P.M.: Non ho altre domande. Grazie Presidente.
L.M.: Prego.
Presidente: Signori avvocati di parte civile?
R.B.: Si grazie. Signora dato che noi…
Presidente: Prego R.B..
R.B.: …in questo discorso finiamolo… Ecco, chi è venuto da lei a cercare di sapere notizie sul Pacciani?
L.M.: Come? Chi è venuto chi?
R.B.: Si è presentata lei spontaneamente oppure…
L.M.: Nooo
R.B.: E chi è venuto?
L.M.: Io non mi son presentata.
R.B.: E chi è venuto da lei?
L.M.: Son venuti l’ispettore, il maresciallo, son venuti loro a cercare me.
R.B.: Ecco e cosa… Come sono arrivati a lei scusi signora?
L.M.: Ma per mezzo del Vanni, Vanni è mio parente… Insomma io… Diciamo che ho parlato… Ho detto quello che aveva detto il Vanni e sono entrata nel mezzo anch’io.
R.B.: Ecco ma cosa le hanno domandato scusi sul Pacciani?
P.M.: C’è un verbale.
L.M.: Cosa mi hanno domandato? Quello che m’ha domandato ora il giudice, queste cose qui, io non posso dire altro.
R.B.: Eh ma cosa le ha domandato?
P.M.: Non c’era mentre ho fatto le domande?
R.B.: Si c’ero, c’ero…
P.M.: E allora cosa le ho domandato?
R.B.: Senta ma cosa le hanno domandato? Se lei aveva avuto dei rapporti con il signor Pacciani? Se lei lo conosceva?
L.M.: Si queste cose. Queste che mi ha domandato ora il giudice
R.B.: Ecco, lei quante volte è stata con il signor Pacciani?
L.M.: Io?
R.B.: Si.
L.M.: Io l’ho trovato per strada ci ho parlato quando uscì dal carcere per la violenza delle figlie e poi sono stata a cena una volta e l’ho rincontrato così… Qualche volta in paese…. Perché a San Casciano veniva, poi io non ci ho tanta… Non ho avuto tanta…
Presidente: Frequentazione.
L.M.: …frequentazione col Pacciani.
R.B.: Senta…
L.M.: Quella sera a cena, anzi a mio marito gli dissi: io non ci ritorno più perché uscivo in una condizione… mio marito aveva un po’ bevuto e ci si fermò per la strada sennò…
R.B.: Ecco, suo marito aveva un po’ bevuto?
L.M.: Si aveva un po’ bevuto.
R.B.: Anche suo marito, il Pacciani e suo marito avevano bevuto.
L.M.: Eh certamente tutti e due.
R.B.: Quindi gli sguardi erano gli sguardi di ubriacone oppure no?
L.M.: Mah no questo è successo prima
R.B.: Ohooo…
L.M.: Questo prima
R.B.: Prima.
Presidente: Quando il Pacciani, secondo lei, guardava con un certo interesse la sua figliola era prima che vi..
L.M.: Prima, prima.
Presidente: Prima che bevessero.
L.M.: Si, prima.
R.B.: Ecco signora ma guardava anche lei con un certo interesse?
L.M.: No… Visto? Guardare come si può guardare… Come si può guardare…
R.B.: Una donna.
L.M.: …Una donna. Ecco.
R.B.: Una bella donna. Va bene signora?
L.M.: Si. La un mi prenda in giro eh?
R.B.: No ora è giovane ieri era molto più giovane, quindi Pacciani…
L.M.: Certamente.
R.B.: E lei ricorda, dato che era sicuramente una bella donna, se si sdraiò anche lei su una coperta?
L.M.: Io mi misi a sedere.
R.B.: Si mise a sedere su una coperta.
L.M.: Si sulla coperta, si
R.B.: E in quel momento il signor Pacciani la guardò? La guardava? Non lo sa?
L.M.: Ha visto… ma succede a tutti, ha capito? Un uomo l’è la forza dell’abitudine di guardare una donna se è a sedere o bella o brutta che sia, è proprio…
R.B.: Mi dice il signor Pacciani che lei fosse molto attraente, va bene signora o no? Era attraente lei allora?
P.M.: Ma insomma…
R.B.: L’avete voluto voi…
Presidente: Avvocato via…
P.M.: No, no, no noi questo, ringraziando il cielo, a questo livello non ci siamo arrivati.
R.B.: Va bene, va bene.
Presidente: E’ certamente una signora carina, avanti.
R.B.: Non ho altre domande signor Presidente.
P.M.: Sarà meglio almeno di questo.
Presidente: Dunque allora, comunque a tavola entrambi avevano bevuto sia il Pacciani che suo marito
L.M.: Un po’, non erano mica ubriachi da…
Presidente: Erano però…
L.M.: Un po’ arzilli
Presidente: Un po’ arzilli. Benissimo. Altre domande? Nessuna?
P.M.: Nessuna Presidente.
Presidente: Può andare grazie signora. Buongiorno.
L.M.: Buongiorno.
P.M.: Sperduto Maria Antonia.
Presidente: (Fuori microfono) Interessante.
R.B.: (Fuori microfono) Chi?
P.M.: Sperduto.
R.B.: (Fuori microfono) Ahhhhh
Presidente: Ecco signora, venga, si accomodi qui per piacere.
R.B.: (Fuori microfono) E’ questa qua? La sua amante!
Presidente: Sieda signora, buongiorno, si accomodi lì per piacere.
M.A.S: Giornalisti non ne voglio.



Presidente: Allora niente riprese per cortesia. La signora non vuole essere ripresa. Sieda pure. Stia tranquilla. Nè fotografata eh naturalmente, quindi lei stia tranquilla, guardi verso la corte piuttosto non guardi nessun altro.
Voce fuori microfono: Gli ci vuole gli occhiali o no?
M.A.S: Non so nemmeno leggere io
Voce fuori microfono: Non sa leggere?
M.A.S: No
Presidente: Allora legga lei.
Voce fuori microfono: Consapevole delle responsabilità
M.A.S: Consapevole delle responsabilità
Voce fuori microfono: …morale e giuridica
M.A.S: Morale e giurica
Voce fuori microfono: …che assumo con la mia deposizione
M.A.S: ..sione
Voce fuori microfono: …mi impegno
M.A.S: mi impegno
Voce fuori microfono: …a dire tutta la verità
M.A.S: a dire tutta la verità
Voce fuori microfono: …e a non nascondere nulla
M.A.S: ndre nulla
Voce fuori microfono: …di quanto è a mia conoscenza
M.A.S: …scenza
Presidente: Va be’, quindi lei deve dire la verità, sostanzialmente il discorso è questo.
M.A.S: Si.
Presidente: Bene signora. Il pubblico Ministero le farà ora delle domande, ecco, risponda per quanto lei sa o ricorda. Prego. Le generalità piuttosto? Ce le abbiamo?
P.M.: Si, certo.
Presidente: Benissimo.
P.M.: Si, ci sono due, tre verbali di deposizioni.
Presidente: Benissimo.
P.M.: Signora lei conosce il Pacciani?
M.A.S: Si.
P.M.: Come l’ha conosciuto e quando?
M.A.S: Lui veniva a caccia laggiù a Via Chiantigiana Val di Pesa mi disse che era un cacciatore e unna viva moglie unna viva nessuno. E così si prese un pò a confidenza
Presidente: Quanto tempo fa?
M.A.S: Bah ora non mi ricordi preciso.
P.M.: Su per giù? In che anni siamo? Suo marito era vivo, proviamo così…
M.A.S: Si. Avevo i figlioli tutti piccini.
P.M.: Aveva i bimbi piccoli lei. I suoi figlioli che età hanno?
M.A.S: L’ultima l’ha 23 anni.
P.M.: Ora ha 23 anni.
M.A.S: Si.
P.M.: E all’epoca in cui conobbe Pacciani quanti anni aveva?
M.A.S: Tre anni.
P.M.: Quindi una ventina d’anni fa.
Presidente: Una ventina d’anni fa, all’ingrosso.
P.M.: ’74, così.
M.A.S: Non mi ricordo preciso, non è che io, ora son passati degli anni.
P.M.: Lei dice signora, mi perdoni, che l’ha conosciuto lì in Via Chiantigiana, veniva lui perchè era cacciatore ho capito…
M.A.S: Si.
P.M.: E lei abitava lì, veniva a trovarla a casa?
M.A.S: Si.
P.M.: E lei ha detto è nata una confidenza.
M.A.S: Si.
P.M.: Che tipo di confidenza signora?
M.A.S:
P.M.: Lei l’ha già detto, stia tranquilla, non ci sono telecamere..
M.A.S: Un tipo di confidenza morale. Cioè, come si può dire, tipo di confidenza morale.
Presidente: Insomma…
P.M.: Cioè signora avete avuto una relazione?
M.A.S: Si.
R.B.: Noooo, non gliela può dire così.
Presidente: Un rapporto affettivo.
R.B.: Confidenze morali!
P.M.: Io chiedo se ha avuto una relazione, questa è una domanda, la signora
M.A.S: Si.
P.M.: Ha detto di si, abbiamo superato il problema del morale. Facevate l’amore insieme signora?
M.A.S: Si.
P.M.: Dove?
M.A.S: A casa mia.
Presidente: A casa sua, benissimo.
P.M.: Anche in macchina a volte?
M.A.S: Si.
P.M.: Anche in macchina. Che macchina aveva il Pacciani?
M.A.S: Una cinquecente
P.M.: Una Fiat 500.
M.A.S: Si
P.M.: Senta ricorda di che colore era questa Fiat 500?
M.A.S: Mi ricordo che era, mi sembra che era colore pisello
R.B.: (Fuori microfono) : Pisello!
M.A.S: ..bianc.. cioè
P.M.: Bianca, va be’ bianca signora, chiara.
M.A.S: Si.
P.M.: Senta una cosa e vi appartavate da qualche parte?
M.A.S: Eh?
P.M.: Dove la portava con questa macchina?
M.A.S: Non tanto lontano da casa.
P.M.: Cioè? Lei ci ha portato la Polizia, ha detto che ci andava anche con altre persone, si ricorda dov’è questo posto?
M.A.S: Si.
P.M.: Come si chiama?
M.A.S: Si.
P.M.: Come si chiama signora questo posto?
M.A.S: Mhmm, via dello Scopeti.
P.M.: Ricorda il punto esatto?
M.A.S: Nhnn, si.
P.M.: E’ quello dove c’è venuto poi un omicidio?
M.A.S: No.
P.M.: E’ vicino?
M.A.S: E’ vicino ma non è là.
P.M.: Quanto vicino signora?
M.A.S: O un mi ricordo, saranno mhmmm un paio di chilometri da lì.
P.M.: C’è una piazzola?
M.A.S:
P.M.: Un posto appartato vicino alla strada, signora è questo…
M.A.S: Si.
P.M.: Senta una cosa in macchina lei ha mai visto se il Pacciani aveva una pistola?
M.A.S: No io ho detto sempre che ho visto qualche cosa ma che mettia nascosto su i seggiolino per, un mi riesce a dirlo, scusateme…
P.M.: Lo nascondeva sotto il seggiolino?
M.A.S: Qualche cosa ma non so che… cosa, io…
P.M.: E lei ha avuto la possibilità di capire che cos’era o come mai lo nascondeva?
M.A.S: No, non ho avuto la possibilità soltanto che lui si rivoltava qualche volt male.
P.M.: Prego, si…?
M.A.S: Si rivoltava qualche volta male
P.M.: Si comportava male. Come si comportava signora?
M.A.S: Di, si comportava male di, di stringimi forte, a modo suo.
P.M.: Cioè? Ci vuole spiegare? Capisco che per lei non è facile raccontarlo ma l’ha già raccontato se vuole le leggo il verbale di quello che ha raccontato, nel modo…
M.A.S: Si.
Presidente: Forse è meglio almeno su questi punti leggere che cosa ha detto la signora…
Presidente: Ce lo dica signora, sennò a questo punto ricorreremo alla contestazione..
P.M.: Si, si, certo. Lei ha detto mi faceva male, si comportava male, vediamo…
Presidente: Ce lo può dire? Se crede.
M.A.S: Si, si compurtaiv male.
Presidente: Perchè?
P.M.: Come signora? Eravate lì a far l’amore, per intendersi, no? Quindi uno che è lì come mai si comporta male? Cos’ha fatto?
M.A.S: Pecchè strincef forte a me. Si comportava male a modo suo.
Presidente: La stringeva forte.
M.A.S: Eh!
R.B.: (fuori microfono)C’è gente che può..
Presidente: E basta?
M.A.S: E poi un modo di… cioè… come si dice? Modo di reagire… perchè mi fec male
P.M.: Ma male dove signora? Via, facciamo prima
M.A.S: Vicino…
Presidente: Era violento, era violento, diciamo, a fare l’amore.
M.A.S: Ovviamente, a modo suo.
P.M.: Ci vuole spiegare in che modo signora? Sennò bisogna leggere i verbali, perchè sono talmente chiari…
R.B.: Se se lo ricorda, una violenza così si ricorda!
P.M.: Certo, certo.
Presidente (fuori microfono): Lo so ma lo deve raccontare…
P.M.: Ricorda lei signora quando dice che le faceva male… …Va be’, insomma…
Presidente: Facciamo domande più specifiche
R.B.: Mi oppongo presidente
P.M.: In che modo le faceva male?
M.A.S: Bhe perchè mi sentiv graffiare
P.M.: Da qualche parte in particolare?
M.A.S: Si.
P.M.: Dove?
M.A.S: Parte della m… Della mammella
R.B.: Sinistra.
M.A.S: Sinistra.
Presidente: La mammella sinistra. Cioè le graffiava…
M.A.S: Si
Presidente: La mammella sinistra. Ci vuole spiegare Pubblico Ministero? Specifichiamo però, graffiare, con cosa, con le mani?
M.A.S: Si picchi volev str, non lo so chi volev… strincere forte… se voleva.. non so… Ho visto che lui graffiava, cioè, com si dic violente, a modo suo.
P.M.: Era violento nei confronti suoi particolarmente al seno sinistro. E’ questo il concetto?
M.A.S: E’.
P.M.: Questo è quello che ha raccontato.
M.A.S: Si.
P.M.: Senta in questi rapporti in macchina aveva anche qualche oggetto, aveva un vibratore?
M.A.S: Noo.
R.B.: L’ha graffiata al seno sinistro.
P.M.: Questa è un’altra domanda
P.F.: Presidente, scusi ma non ha detto che era violento, non l’ha detta questa parola, questa la aggiunge il Pubblico Ministero.
Presidente: Avvocato, l’ho detta io, per riassumere
P.M.: Non l’ho detta io
Presidente: Per riassumere il senso delle dichiarazioni del teste. Signora, permette Pubblico Ministero?
P.M.: Perbacco Presidente così evitiamo che aggiungo qualcosa io.
Presidente: Non vorrei aver travisato il senso delle sue affermazioni
M.A.S: Si.
Presidente: Io le avevo detto per riassumere, si comportava in maniera violenta…
M.A.S: Si, io ho detto questo.
Presidente: Ecco, proseguiamo, via…
P.M.: Aveva un vibratore in macchina?
M.A.S: Non l’ho mai visto. Non mi ricordo questo.
P.M.: Signora lei, glielo contesto, ha detto. “Il Pietro aveva un vibratore”.
M.A.S: Si, si, ora, qualcosa non è che me lo ricordo..
Presidente: Lei non è tenuta a ricordarsi tutto, specie in questa condizione emotiva
M.A.S: Aviva un quarche cosa, un… Questo… Vibratore, come se, si dice, un mi riesce neanche a dillo, faceva dei gesti, un pò che mhm… Cose non mi garbava a me.
P.M.: E cosa faceva signora?
M.A.S: Dei gesti a modo suo.
P.M.: Cioè?
R.B.: Io mi oppongo a queste domande perchè…
P.M.: Faceva dei gesti
R.B.: Non hanno nulla a che vedere con questa causa, nella quale si discute di prove, che ancora non ne ho visto, nè ho sentite, su diciotto omicidi, non c’entra nulla fra i rapporti “morali” o amorali della signora con… Mi scusi signor Presidente, io mi permetto di fare, di rivolgere una vibrata protesta, ai sensi dell’articolo 187 del codice di procedura penale, oggetto della prova è nient’altro che la inputazione, qua non stiamo discutendo nè…
P.M.: Oggetto della prova è anche la personalità dell’imputato.
R.B.: Nè di atti osceni in luogo pubblico, nè, articolo 519, nè articolo 523 del codice penale, sono tutte altre cose…
P.M.: La Corte deve valutare, a qualsiasi fine, anche la personalità dell’imputato
R.B.: La personalità è già valutata, mi scusi signor Pubblico Ministero
P.M.: No, no, no.
R.B.: Ai sensi dell’articolo 236 e 38.
Presidente: Bene signori basta così.
R.B.: Io faccio vibrata protesta.
Presidente: Siccome qui si tratta di ricostruire determinati delitti che hanno una precisa matrice, un preciso sfondo, anche questi particolari, certamente scabrosi, disdicevoli, fastidiosi anche per chi…
P.M.: Vediamo che la signora ha le difficoltà che ha a dirle…
Presidente: …O possono avere una loro rilevanza, se poi quando tireremo le somme, non ce l’hanno? Pazienza.
P.M.: Grazie Presidente, grazie Presidente, l’importante è non nascondere nulla. Senta signora, aveva anche dei giornaletti pornografici in macchina?
M.A.S: Si.
P.M.: Ecco, ora ci vuole allora dire, che cosa faceva con questo vibratore?
M.A.S: Mi faceiva vedere… come… mhm… si fa l’amore, cioè faciva vedere…
P.M.: A lei?
M.A.S: Mhm
P.M.: Lo usava su di lei, signora, o su se stesso?
M.A.S: No, non lo usai
Presidente: Lo usava su lei, signora? Si, lo usava su di lei.
P.M.: Senta signora, lei in quella o in altra piazzola degli Scopeti, c’è andata anche con altre persone?
M.A.S:
P.M.: In quella o in una vicina?
Presidente: Non ci importa che ci dica il nome.
P.M.: No, no, no, non l’ha mai detto, nè glielo chiediamo.
M.A.S:
P.M.: Signora lei ha detto chiaramente che ci andava con altri e in quelle occasioni succedeva qualcosa, lo ricorda?
M.A.S: Si.
P.M.: Ecco, indipendentemente dal fatto che ci andava con altri, cosa succedeva di particolare? E in quale piazzola era quando…
M.A.S: Sempre la stessa piazzola.
P.M.: Cosa succedeva?
Presidente: Dove andava col Pacciani
M.A.S: Mhm
Presidente: Cosa succedeva?
M.A.S: Niente, guardava.
Presidente: Guardava chi?
M.A.S: Mhm, quelli che si stava facendo. Chi era a vedervi?
Presidente: Il Pacciani
M.A.S: Mhm.
Presidente: Veniva a vedere cosa lei stava facendo con gli altri?
M.A.S: Mhm.
P.M.: E lei l’ha riconosciuto più volte?
M.A.S:
P.M.: Ha detto anche quante e in che modo vi guardava e che cosa aveva per guardarvi
M.A.S: Ss… Guardava.
P.M.: Si, ma era buio signora
Presidente: Era buio
M.A.S: No, proprio buio no.
Presidente: Prego?
M.A.S: Mhmm, non era proprio buio
Presidente: Non era buio
R.B.: Non era buio.
Presidente: Era di giorno? O all’imbrunire?
M.A.S: Mhm, verso, ora di preciso non lo so, non mi ricordo, ma non era proprio buio
Presidente: Non era proprio buio, ma non era neanche giorno pieno
M.A.S: No.
Presidente: Allora le domando, scusi Pubblico Ministero
P.M.: Si, no c’è la contestazione da fare sul punto, signora innanzitutto lei dice non era quella piazzola, la piazzola in cui lei era mentre vi veniva a guardare il Pacciani quale piazzola era? Lei ha detto quella a due chilometri da quella dell’omicidio, ho capito bene o ho capito male?
M.A.S: Si.
P.M.: Io le contesto signora che lei ha detto: “Con lui”, con questa persona che lei descrive, è un terzo, non è Pacciani, “andavamo a fare all’amore nella piazzola di Scopeti dove nell’85 verranno assassinati” cioè sono stati assassinati, “due cittadini francesi dal cosiddetto mostro di Firenze. Spesse volte eravamo costretti a scappare da quella piazzola perchè c’era sempre un guardone” poi lei dice che è Pacciani, “che veniva a spiarci con la pila”. E’ così?
M.A.S: Si.
P.M.: Bene, grazie. Lei ha detto “4 o 5 volte” vero?
M.A.S: Si.
P.M.: Senta, torniamo a quell’oggetto che lui nascondeva sotto il sedile, lei ha descritto che questo oggetto le faceva paura e ha detto qualcosa di più, ora ricorda? Che oggetto era? Almeno che cosa le sembrava che fosse?
M.A.S: Ma io non lo so che cosa.. cioè non lo so perchè teneva nn giacchetta.
P.M.: Ma lei ha capito che era un oggetto che lei non doveva vedere?
M.A.S: Ma io questo se era qualche oggett che non poteva vedere, io ho visto quest giacchetto, nascosto questo giacchetto, ho dett io.
P.M.: Lei signora ha detto qualcosa di più, non lo ricorda, alla polizia?
M.A.S: Nn, bhe, c’era forse qualcosa che non mi ricordo
P.M.: Che era forse una pistola, l’ha detto?
M.A.S: Fors ma io cioè nn è che l’ho…
P.M.: Le è sembrato a lei però lei non l’ha vista…
M.A.S: No. Io vist sol…
P.M.: Nessun’altra domanda. Grazie
Presidente: La contestazione era quindi che era qualcosa che “sembrava una pistola”
P.M.: “Sembrava”, certo, questa è la contestazione.
M.A.S: E’, io questo è che io mhm…
P.M.: Si, si, la signora ha detto sempre che non ha visto, s’è immaginato…
M.A.S: No, io posso dire
P.M.: Prego, prego signora se ha qualcosa da aggiungere…
M.A.S: Posso di’ niente, nn posso di’ altre cose perchè io… quell che ho vist, non posso di’ una cosa pe’ un’altra.
P.M.: Forse, scusi, ho interrotto qualche altra domanda ce l’ho. Signora, lei conosceva anche il Vanni Mario?
M.A.S: E venia a fa’ i postino.
Presidente: Il postino, si.
P.M.: Anche con il vanni ha avuto occasione di comportarsi come con il Pacciani? O meglio, il Vanni si è comportato con lei come il Pacciani? Avete avuto qualche rapporto?
Presidente: Qualche volta è andata anche col Vanni? Dice il Pubblico Ministero, le domanda..
P.M.: L’ha già detto signora.
M.A.S: Si.
Presidente: Si, va bene.
P.M.: Senta una cosa signora, nei confronti di suo marito, il Pacciani ha tenuto qualche comportamento che lei ricorda?
M.A.S: Di mi’ marito?
P.M.: L’ha minacciato qualche volta suo marito?
M.A.S: Lui? A lui?
P.M.: No, Pacciani ha minacciato qualche volta suo marito?
M.A.S: Ma io nonn… Cioè io nn ho mai vist.
P.M.: Non si ricorda o non ha mai visto.
M.A.S: Non nn ho mai vist.
P.M.: Il Vanni? Ha mai minacciato suo marito?
M.A.S: No.
P.M.: Hanno mai, allora anzichè minacciato, litigato suo marito, il vanni e il Pacciani?
M.A.S: I’ mi marito co’ i Pacciano?
P.M.: Prego?
M.A.S: Un mi ricordo.
Presidente: Non lo ricorda?
M.A.S: No.
P.M.: Glielo contesto signora “A tale proposito posso riferire che tale Andriaccio era amico di Pacciani Pietro e spesso li ho visti litigare, loro due insieme, contro mio marito Renato”.
-Ahh, si
P.M.: Lo ricorda ora?
M.A.S: Si.
P.M.: Questo litigi si sono fermati ai litigi o c’è stato qualcosa di più?
M.A.S: E leticavano.
P.M.: Come mai litigavano signora?
M.A.S: Io nonn.. nhnnn… Cioè non lo so. Non mi ricord…
P.M.: Senta una cosa, suo marito è morto?
M.A.S: Si.
P.M.: Come mai è morto?
M.A.S:
P.M.: Com’è morto?
Presidente: Com’è morto suo marito signora? Ce lo può dire?
M.A.S:
Presidente: Non risponde quindi Pubblico Ministero…
P.M.: Si è impiccato signora.
Presidente: Si è ucciso.
P.M.: Come mai? Lei lo sa? Lo ha pensato?
M.A.S: Come?
P.M.: Lo ha mai saputo perchè si è impiccato?
Presidente: Come mai suo marito si suicidò?
M.A.S:
Presidente: Non ce lo può dire, e allora?
P.M.: Senta signora, ancora qualche altra domanda, questo argomento per ora l’abbandoniamo. Quando voi eravate in macchina, lei e Pacciani, a fare le cose che ci ha detto, senta una cosa… Presidente chiedo scusa, bisognerebbe chiedere all’imputato se…
Presidente: Pacciani per cortesia, guardi…
P.M.: Credo sia difficile per chiunque
R.B.: Non sente! Sente solo il Pubblico…
P.M.: Comunque è difficile per me. No, sente benissimo, sente.
Presidente: Più che altro è noi che sentiamo lei, capito? Disturba.
P.M.: Quindi
R.B.: Ecco perchè lui non sente, perchè sennò…
Presidente: Prego.
P.M.: Dicevo, quando voi eravate in macchina, nella piazzola che sappiamo, c’erano a volte altre coppie?
M.A.S: C’erano delle coppie poco lontana
P.M.: E lui…
M.A.S: E lui guardava
P.M.: Le altre coppie
M.A.S: Mhm.
P.M.: In che modo?
M.A.S: Li guardava in modo de…
Presidente: Quando eravate insieme al Pacciani andava a guardare altre coppie?
M.A.S: Si.
Presidente: Dopo aver fatto l’amore con lei o prima?
M.A.S: Dopo
Presidente: E era a Scopeti?
M.A.S: Si.
P.M.: Che comportamenti aveva, oltre che guardare? Faceva qualche commento?
M.A.S:
P.M.: Signora, è difficile, lo sappiamo, lei mi sembra che dimostra da sola le difficoltà che ha nel raccontare, il tema è quello che è… Lui a Scopeti dopo aver fatto l’amore con lei andava a vedere le altre coppie, e poi che faceva? Si arrabbiava…
M.A.S: Si arrabbiava da se
P.M.: Si arrabbiava da se perchè? Da se contro gli altri?
M.A.S: Si.
P.M.: Perchè si arrabbiava?
M.A.S: Si arrabbiava, era arrabbiato. Si arrabbiava da solo. Era lì, non lo so perchè si arrabbiava. Si arrabbiava.
P.M.: Non ho altre domande. Grazie.
Presidente: R.B., a no scusi, Avvocatessa Ciappi.
Avvocato Calabria: Calabria in sostituzione dell’avvocato Franchetti. Volevo sapere signora se il Pacciani nell’intimità le ha mai raccontato di avere altre storie.
M.L.F.S.: Come?
A.C.: Se il Pacciani nell’intimità ha mai raccontato a lei di avere altre storie
M.L.F.S.: Non ho capito, scusi.
Presidente: E’, dunque, dice se quando stava con lei a fare all’amore le parlava di altre sue relazioni con altre donne.
M.L.F.S.: Non mi ricordo.
Presidente: Non ricorda.
A.C.: Grazie
M.L.F.S.: Non mi ricordo questo.
R.B.: Ecco.
Presidente: R.B. per cortesia.
R.B.: Grazie. Senta signora, lei ha detto che non sa leggere, vero?
M.L.F.S.: No.
R.B.: Quindi non ha letto neanche i verbali che le sono stati fatti firmare.
M.L.F.S.: Io so fare la firma mia e basta.
R.B.: E benissimo. Grazie.
P.M.: Gli sono stati letti i verbali prima
R.B.: Non lo so, aspetti, parlo io ora
P.M.: E no, scusi…
R.B.: Ora parlo io poi, ora parlo io
Presidente: Facciamo parlare l’R.B..
R.B.: Ora parlo io
Presidente: Semmai sarà il Presidente a chiedere…
R.B.: Senta, quindi lei, le hanno fatto mettere la firma, io sto parlando in particolare del primo verbale, quando fu chiamata, da chi fu chiamata? Dai carabinieri o dalla polizia? Chi la trovò, signora, lei?
M.L.F.S.:
R.B.: Chi la trovò?
M.L.F.S.:
R.B.: Capisce trovare, cercare
Presidente: Chi venne a cercarla, dice l’avvocato… La polizia i carabinieri, chi?
M.L.F.S.: In casa?
R.B.: Eh
Presidente: A casa, si, non so se a casa, credo.
M.L.F.S.: I carabinieri.
Presidente: I carabinieri
R.B.: E cosa le domandarono signora?
M.L.F.S.:
R.B.: Ce lo dica, via…
M.L.F.S.:
Presidente: Cosa volevano sapere, ecco…
M.L.F.S.:
Presidente: Lo ricorda? Vennero da lei…
M.L.F.S.: Mha ora… Nn… Quale significato scusi, che io non me ne intendo…
Presidente: L’avvocato vuole sapere quando vennero i carabinieri…
R.B.: Perchè vennero da lei, scusi?
Presidente: Perchè vennero? Cosa le chiesero? Insomma, con quale scopo? Gli spiegarono perchè volevano parlare con lei?
M.L.F.S.:
R.B. : Posso, si può dare atto che la signora non risponde e che mostra di non essere estremamente vispa e vivace?
Presidente: Ma siii…
R.B.: Si può dare atto?
Presidente: Avvocato, mi sembra che fin dall’inizio direi…
R.B.: Si, ma vorrei che se ne desse atto.
Presidente: La signora è morto incerta.
M.L.F.S.: Si.
R.B.: Vorrei che se ne desse atto.
Presidente: E’ molto incerta, è molto titubante.
R.B.: Molto titubante.
M.L.F.S.: Mhmm, io nn..
Presidente: Lei ha mica paura signora?
M.L.F.S.: Di che?
Presidente: Paura..
M.L.F.S.: Nooo, non ho paura. Sono emozionata e basta.
Presidente: E’ emozionata.
R.B.: E’ emozionata.
Presidente: Ecco, comunque, la domanda dell’avvocato, gliela vogliamo rifare? Vennero da lei i carabinieri, ha detto, e cosa gli chiesero? Per quale motivo vennero da lei? Glielo spiegarono?
M.L.F.S.:
Presidente: Non lo ricorda.
M.L.F.S.: Ma non mi ricord…
R.B.: Signora, erano in divisa o erano in borghese? Quelle persone che vennero? Da lei…
M.L.F.S.: Ma quan… Mhmm
R.B.: Quante volte vennero da lei queste persone?
M.L.F.S.: Ma quale carabinieri?
R.B.: Ah?? Quelli che vennero per domandare di queste cose
M.L.F.S.:
R.B.: Signora io sto facendo delle domande così banali, guardi…
M.L.F.S.: Mhmmm
Presidente: Lo ricorda? Erano in borghese, in divisa?
R.B.: Eran vestiti normalmente come siamo noi tutti noi? Aldilà di me che ci ho questa toga? Oppure c’erano, erano vestiti come sono qua i signori carabinieri, qua?
Presidente: Lo ricorda?
M.L.F.S.:
Presidente: Non lo ricorda.
M.L.F.S.: No non me li ricordo come
R.B.: Ma vennero parecchie volte a cercarla signora?
M.L.F.S.:
Presidente: Una, più volte…
R.B.: Signora, lei si ricorda tutto quello che dice il Pubblico Ministero, che le ha domandato il Pubblico Ministero e non si ricorda delle cose così banali, quali quelle relative a quanti incontri lei abbia avuto con questi signori della legge, eh? O no?
M.L.F.S.:
R.B.: Signora non guardi là
Presidente: Signora, scusi, abbia pazienza che domande… Perchè lei è…
M.L.F.S.: So emozionata nn…
R.B.: E’ emozionata, ho capito ma è una circostanza talmente banale, sono venuti, lei se si ricorda quanti erano, quante volte sono venuti, due, tre, due/tre volte, se erano uno…
M.L.F.S.: Io mi ricordo soltanto tre volte.
Presidente: Tre volte?
M.L.F.S.: Mhm, questo che mi ricordo, tutt..
R.B.: Due o tre volte. Ohoooo, e quando lei parlò, quando lei, quando le fecero firmare signora? La terza volta? La prima o la seconda? La quarta volta le fecero firmare questo verbale? Lei firmò il verbale? Non vogliamo dire -la fecero firmare- …
M.L.F.S.:
Presidente: Ogni volta le facevano firmare? Mettiamola così…
R.B.: Signora, Presidente, faccia lei le domande, io…
Presidente: Non lo so, è difficile…
M.L.F.S.: Si, mhmm, ogni volta che facevano delle domande.
R.B.: Le facevano firmare?
Presidente: Le facevano mettere la sua firma.
R.B.: E quante volte ha fatto delle firme lei?
Presidente: Quante volte, dice l’avvocato, ha firmato, se lo ricorda, un verbale?
M.L.F.S.:
R.B.: Una volta, due volte, tre volte
M.L.F.S.: E un mi ricordo, tre o quattro volte, cinque
R.B.: Tre, quattro volte, cinque.
M.L.F.S.: Non mi ricordo preciso.
Presidente: Però non si ricorda. Più di una volta, certamente.
M.L.F.S.: Si.
R.B.: Ohooo. E io non voglio, signora lei dovrebbe ricordarsi due cose, se se le vuole ricordare o se le ricorda, lei fu interrogata tre, quattro, volte dai, da quei signori che erano carabinieri, in borghese o in divisa, comunque la legge, e poi una volta sicuramente lei fu interrogata dal Pubblico Ministero, se lo ricorda? Quel signore che le ha telefonato, che le ha fatto delle domande prima. Si o no?
M.L.F.S.: Si.
R.B.: Se lo ricorda questo?
M.L.F.S.: Si
R.B.: Ohooo, io di quello che ha fatto quel signore che c’è qui accanto a me, alla destra, non mi interessa le domande che le ha fatto lui perchè le ha fatto delle domande, lei ha reso una testimonianza. Vorrei sapere però quante volte prima, prima che venisse, che lei andasse da questo signore, è stata interrogata dagli uomini della legge, che dovrebbe essere uguale per tutti e è uguale per tutti. Mi dica signora…
Presidente: Cioè, ha capito? Prima di essere interroagata dal Pubblico Ministero, dice l’avvocato, quante volte è stata interrogata dai carabinieri?
M.L.F.S.: Io ummi ricordo, due o tre volte, non mi ricordo.
Presidente: Non mi ricordo, due o tre volte.
R.B.: Lei invece ricorda molto bene e non capisco come mai e addirittura cinque volte avrebbe visto, così come gli ha contestato il Pubblico Ministero, ma questo discorso lei l’ha fatto ai carabinieri
M.L.F.S.: Ma mmhm
R.B.: Aspetti signora, mi faccia finire, perchè io posso fare il controesame, lei ha fatto ai carabinieri dicendo che questo signor Pacciani, che oggi lei dice di aver visto di pomeriggio, va bene? Invece secondo il Pubblico Ministero l’avrebbe visto di notte con la pila, che guardava…
M.L.F.S.: No, ma io di pomeriggio quarche vorta si.
R.B.: Eh..
M.L.F.S.: Ecco. Di pomeriggio quarche vorta si.
R.B.: Senta signora ma lei è andata mai a ballare con il signor Pacciani?
M.L.F.S.: No.
R.B.: Mai a ballare?
M.L.F.S.: No.
R.B.: Sicuro?
M.L.F.S.: Parlavo poco con lui.
R.B.: Eh?
M.L.F.S.: Gli parlavo poco.
R.B.: Parlava poco con lui?
M.L.F.S.: Si.
R.B.: Però faceva… insomma… la morale, no? O no? Faceva le cose morali
M.L.F.S.: Si.
R.B.: Eh?
M.L.F.S.:
Presidente: Quindi contestiamogli se e quando
R.B.: Ecco, io voglio ricordarle signora una, gliela leggo, è del Pubblico Ministero, quando lei fu sentita dal Pubblico Ministero, Pubblico Ministero che evidentemente aveva qualche, così, qualche perplessità come ce l’abbiamo tutti noi a sentirla, le mostrò delle foto, va bene? Del signor Pacciani, ‘spetti, e lei dice così: “Mi vengono mostrate varie foto di Pacciani Pietro e lo riconosco in particolare”, ecco perchè le ho domandato -Lei aveva visto il Pacciani a ballare-
M.L.F.S.: A ballare?
R.B.: “In una foto che lo ritrae vestito con giacca, camicia bianca e cravatta: per me è questo qui”, quindi lei ricorda il Pacciani soltanto in una foto in cui lui è vestito con giacca, cravatta, va bene? E dice al Pubblico Ministero: “Per me è questo qui”. Quindi lei non tanto ricorda le fattezze, capisce cosa vuol dire fattezze? Del volto ma ricorda quest’uomo non in mutande ma in giacca e cravatta. La conferma questa circostanza? O no?
M.L.F.S.:
R.B.: L’ha detto lei signora. Anche se non l’ha letto lei, gliel’avranno letto questo, sicuramente, non ho dubbi sul punto.
M.L.F.S.:
R.B.: Ecco, si può dare atto che la signora rimane muta?
Presidente: Lo ricorda o no?
M.L.F.S.: Io so’ emozionata, scusate.
Presidente: E lo vedo che è emozionata.
R.B.: Va be’, è emozionata, non risponde.
M.L.F.S.: No, non è che non rispondo
R.B.: Le faccio un’altra domanda e poi mi fermo
Presidente: No, dice, non è che non rispondo, sono emozionata, allora vogliamo…
R.B.: Allora rispondiamo!
Presidente: Ha sentito cosa ha detto l’avvocato?
M.L.F.S.:
Presidente: Io ho l’impressione avvocato che in certi momenti veramente, forse per un fatto emotivo, non capisca, quindi gliela vuole riformulare?
R.B.: Eh, ho paura anch’io che non capisca. Signor Presidente ma può darsi che non capisse neanche…
Presidente: Via riformuliamogliela su
R.B.: Ecco, questo è il problema, non sa leggere, non capisce…
Presidente: Stia attenta
P.M.: E’ piovuta dal cielo.
R.B.: E’ un pò sperduta…
Presidente: Ora le facciamo dare un bicchier d’acqua signora, così lei…
M.L.F.S.: Si, si.
Presidente: … si calma un pò.
P.M.: Vogliamo interrompere due minuti Presidente? Non c’è mica problemi…
R.B.: Signor Presidente, sa se lo riconosce? E’ qua, se lo riconosce..
Presidente: Ora, un attimo solo, via…
P.M.: Quello era un…
Presidente: Gli facciamo una… Si, ora la facciamo girare… Gli facciamo dare un pò d’acqua perchè ne ha bisogno. Del resto anche noi ne avremmo bisogno. Si sventoli con quell’affare lì, vai! La usi per sventolarsi. Usi quello, tanto… E qui fa un caldo infernale. Io non so quanto potremo andare avanti con questo calore. Se il Comune non fa quello che deve fare. Dunque, no non mi hanno detto nulla di particolare, il segretario generale è via fino a lunedì, l’assessore non c’è neanche lui, non so chi altri ci sarà a Palazzo Vecchio, speriamo, qualche vecchio fantasma…
R.B.: Ci dovrebbe essere un uomo nuovo…
Presidente: Un uomo nuovo
R.B.: Ma non ci sono gli uomini nuovi.
Presidente: Mha, non lo so, speriamo che o nuovo o vecchio ci diano un impianto di refrigerazione, altrimenti… Dovremo vergognosamente sospendere questo processo e l’altro e prendere provvedimenti naturalmente contro i responsabili. Ecco, ora lei signora, calma, stia tranquilla.
R.B.: Dicevo ieri che si può fare come “Il cerchio di gesso del Caucaso” di Brecht, si può fare all’aperto.
Presidente: All’aperto.
R.B.: Lei sarà il nuovo giudice…
Presidente: Direi che all’aperto fa caldo come qui
R.B.: Sotto una querce.
Presidente: Allora signora, si volti un pochino, guardi verso l’avvocato. Fausto gli sistema per piacere…
R.B.: Allora, senta signora…
Presidente: Si volti leggermente per cortesia.
M.L.F.S.:
Presidente: Ecco, grazie, ohooo, così. E’ meglio forse lo guardi.
R.B.: Signora riconosce qualcuno? A me mi conosce?
Presidente: Direi proprio di no.
M.L.F.S.: No.
R.B.: Mi ha mai visto?
M.L.F.S.: Non mi rico… Di lei no.
R.B.: Le faccio una domanda signora, lei ha detto al Pubblico Ministero
M.L.F.S.: Si.
R.B.: A proposito del seno, va bene? Al Pacciani piaceva guardare i seni, anche i seni, va be’, è un fatto direi normale, quindi gli piacevano i seni, o no?
M.L.F.S.: Si.
R.B.: “Mi faceva levare il reggiseno” e chiesto alla Sperduto se le attenzioni del Pacciani si rivolgevano a tutti e due i seni, perchè qua il problema ora è il seno, capisce?
M.L.F.S.: Si, ho capito.
R.B.: Sinistro o il destro, o ad uno in particolare la Sperduto dice che, dice: “A questo qua”, indicando quello sinistro
M.L.F.S.: Si.
R.B.: Gli piaceva il sinistro.
M.L.F.S.: Si.
R.B.: “Chiestole quale attenzione riservava a questo seno dice: la bocca.
M.L.F.S.: Non ho capito.
R.B.: La bocca.
M.L.F.S.: Ah, si.
R.B.: Le baciava il seno sinistro.
M.L.F.S.: Si.
R.B.: Ohooo, glielo baciava.
M.L.F.S.: Si.
R.B.: Ohooo e quindi glielo baciava, o no?
M.L.F.S.: Si.
R.B.: Basta. Ora senta signora, un’altra domanda, lei ha mai ballato, ora che ha bevuto, ha mai ballato con il signor Pacciani? Ballato, ballato, sa cosa significa? La tarantella…
M.L.F.S.: No, io co’ i signor Pacciani… Chi l’ha detto questo? Io co’ i signor Pacciani non ho mai ballat.
R.B.: Eh.
M.L.F.S.: Non lo so questo discorso chi l’ha messo, ma io non ho mai ballato con lui.
P.M.: Nessuno l’ha messo, non c’è nessuna sua dichiarazione in tal senso. Non confondiamo la teste per cortesia.
R.B.: Non confondo nulla, ho domandato
M.L.F.S.: Io non ho mai ballato
Presidente: L’avvocato ha diritto di fare tutte le domande che crede.
M.L.F.S.: Perchè io non ho mai ballat con lui. Non so perchè hanno dett… Non ho mai ballato con lui.
R.B.: Non ha mai ballato con lui?
M.L.F.S.: No.
R.B.: Ecco, come l’ha conosciuto il Pacciani?
M.L.F.S.: Io l’ho conosciuto in casa mia e basta. Perchè io non ho mai ballato con lui.
R.B.: Ecco, scusi perchè in casa sua cosa c’era un bar? Una trattoria?
M.L.F.S.: No, io non ho mai ballato nè in casa mia nè…
R.B.: Signora aspetti io voglio sapere, “l’ho conosciuto in casa mia” ho domandato, a casa sua cosa c’era un bar una trattoria?
M.L.F.S.: Non c’era niente.
R.B.: Un luogo di ristoro?
M.L.F.S.: No, no, no. C’era una casa di contadini e basta.
R.B.: Casa di contadini.
M.L.F.S.: Niente, non c’era niente.
R.B.: E come…
M.L.F.S.: Perchè lui veniva giù a… perchè dice che era cacciatore e basta, io non, non ho mai ballato
R.B.: Cacciatore? Lui dice che era cacciatore signota ma l’ha mai visto con un fucile lei a spalla?
M.L.F.S.: Mha, io gli ho visto qualche volta.
R.B.: Cosa gli ha visto signora?
M.L.F.S.: Che aveva il fucile.Alcune volte.
R.B.: Dove l’ha visto?
M.L.F.S.: Così, passando da casa mia.
R.B.: Col fucile?
M.L.F.S.: Si e l’era cacciatore, lui dice che era cacciatore, veniva lì perchè era cacciatore, non è che ora… Ma non ho mai ballato con lui.
R.B.: Non ha mai ballato con lui?
M.L.F.S.: No. Quando mai ho ballato con lui?
R.B.: Va bene. Io per ora non ho nesssun’altra domanda.
M.L.F.S.: Non lo so, non ho mai ballato con lui perchè avrei dovuto ballare con lui?
Presidente: Signora, allora scusi, scusi tanto, per essere sicuri, lei riconosce il Pacciani? Lo vede qui?
M.L.F.S.: Io conosce il Pacciani ma non ho mai ballato con lui.
Presidente: E qual’è il Pacciani?
M.L.F.S.: E’ quello lì.
Presidente: E’ quello lì e cioè lo indica
M.L.F.S.: Non ho mai ballato con lui.
Presidente: Pacciani lei non può interrogare il teste, ecco, quindi…
R.B.: Vuole fare delle dichiarazioni
Presidente: Vuole fare delle dichiarazioni?
Pubblico Ministero.: Le possiamo regolamentare queste dichiarazioni?
P.P.: Vorrei ricordargli appunto questo…
P.M.: Ha detto che non può fare dichiarazioni e le sta facendo…
Presidente: Vorrei ricordargli, no, sentiamo
R.B.: Ha diritto
P.M.: Si, ho capito, regolamentiamole.
P.P.: Senta signora, mi guardi me, mi guardi in faccia, la un si ricorda quando la venne a impegnammi per la festa a coso, a Montefiridolfi dei cacciatori, che ballavano in piazza? La mi disse: Si fa questo ballo? E io accettai
Maria Antonia Sperduto: Bugiardo!
P.P.: Momento! E io accettai.
M.L.F.S.: Nooo
P.P.: Poi siccome ballavano un tango lei ballava il salto di capretto
M.L.F.S.: Nooo, lei, lei..
P.P.: Poi la lasciai, la lasciai per, per l’odore che aveva lei
M.L.F.S.: Gua… No
P.P.: Ha capito? L’odore, puzzava di volpe come una bubola, ha’ capito?
M.L.F.S.: No, nooo
P.P.: La mollai a’ i’ primo piano e la mi dice che io viengo a cerca’ lei?
M.L.F.S.: Ma guarda che..
P.P.: Se io l’avessi attaccata a un piede me la butterei, mi taglierei quella
M.L.F.S.: Si, noo..
P.P.: Ma la si vergogni, io ce l’ho la mi’ moglie
Presidente: Basta così, basta così.
P.P.: Ce l’ho la mi’ moglie io non la cambierei nemmeno con un filo delle su’ scarpe.
Presidente: Va bene, va bene
M.L.F.S.: No, lei è buggiardo. A questo punto qui io non ho mai ballato co’ lei.
P.P.: La viene a inventa’ le trappole, la viene a inventà! Chi l’ha
M.L.F.S.: Siee, io no, io non ho mai ballato co’ lei.
P.P.: L’ho conosciuta una volta a Monte e un l’ho più riconosciuta
M.L.F.S.: Ma sta…
P.P.: Tutti gli altri l’hanno conosciuta ma no io, ha’ capito?
M.L.F.S.: No, no a me…
P.P.: Io la mi’ moglie non l’ho mai tradita, tanto meno con lei
M.L.F.S.: Ha detto che nn neanche sposat! Scusa eh!? Ha detto che nn neanche sposat, allora..
P.P.: La si vergogni, l’è stata lo scandalo di’ paese, tutti lo dihano
Presidente: Va be’, quindi ha sentito? Il Pacciani nega di aver avuto relazioni
M.L.F.S.: No, lui è buggiardo a questo punto qui.
Presidente: Ecco.
M.L.F.S.: Buggiardo. Perchè io non ho..
P.M.: Presidente io chiedo di nuovo gli atti perchè ha offeso anche questo teste. Io tanto chiedo gli atti poi non chiedo di fare nessun giudizio.
Presidente: Comunque la teste ha detto “tu sei bugiardo”, l’ha ripetuto più volte.
P.M.: Bene, grazie. Io chiedo che mi siano trasmessi entrambi i verbali contenenti le dichiarazioni della teste e dell’imputato Pacciani. E sono due questa mattina.
Presidente: P.F.. Va bene
P.M. : Poi chiedo Presidente, scusi, che in qualche modo il Presidente regoli, come lei crede, le, gli interventi, pur legittimi, dell’imputato perchè ogni volta che l’imputato sente un teste che a lui non va bene offende e per me commette anche reati. Siccome io, per me ovviamente, siccome lei presidente prima ha riconosciuto che ci sono problemi circa la commissione del reato di oltraggio non vedo come noi continuiamo a far parlare l’imputato in questo modo e gli consentiamo nella stessa mattinata di tenere due comportamenti identici nei confronti di testi che, penso io, costituiscono veramente reati, quindi io non ho istanze precise, dico, Presidente veda lei di regolamentare questo modo con cui l’imputato legittimamente dice quel che vuole e commette tutti i reati che crede, su questo nessuno glielo può impedire, nemmeno noi, però, dico, siccome i testi devono venire ancora in continuazione e ce ne sono ancora un 70/80 non credo che tutti i testi sono disposti a venire qua a farsi oltraggiare dall’imputato Pacciani, allora io chiedo Presidente veda lei, io non ho suggerimenti particolari ma vediamo di ovviare a questo che è un problema. Grazie.
R.B.: Presidente, chiedo scusa, io non è che voglia contrastare il Pubblico Ministero ma lo devo fare nel momento in cui lui dice che il signor Pacciani non ha diritto di replicare alle persone che vengono…
P.M.: No, no, ha tutti i diritti di questo mondo
R.B.: Certamente, innanzitutto questa è una persona che non sa nè leggere nè scrivere però ha detto.
P.M.: Però non ha diritto di essere oltraggiata da chicchessia. Nè da me, nè da lei nè dal Pacciani.
R.B.: No, io non oltraggio nessuno
Presidente: Signori vi tolgo il microfono. Attenzione. Ecco quindi, riassumendo, lei caro Pacciani bisogna che si dia una regolata, lei non può, capito, insolentire i testi a ogni pie’ sospinto, solo perchè…
P.M.: Ne abbiamo 70
Presidente: Ne abbiamo 70, figuriamoci, solo perchè dicono cose che non le tornano, tra l’altro le dirò e per questo io lasciavo fare, che è già un pò che la Corte sta studiando il suo comportamento
P.M.: Questo lo spero!
Presidente: Ha capito?
R.B.: Non credo che sia una minaccia questa.
Presidente: Non sia una minaccia però, naturalmente siccome si parla di un individuo che ha certe caratteristiche caratteriali, è, tutto questo rientra anche nella valutazione, quindi la metto in guardia.
R.B.: Presidente, questa è una Corte di Assise e non è un ospedale psichiatrico.
Presidente: Naturalmente
R.B.: Quindi la Corte di Assise…
Presidente: Però naturalmente
R.B.: …Soltanto la verità
Presidente: Certo però avvocato
P.M.: Voce fuori microfono
R.B.: Voce fuori microfono
Presidente: Va bene? Quindi lei tenga presente anche questo.
Presidente: Signori se avete altre domande, P.F. prego.
P.F.: Si. Siccome io ritengo che il processo è sempre una cosa seria e ritengo che chi viene a deporre debba dire
Presidente: Avvocato! Salti le introduzioni e venga alle domande!
P.F.: Ecco e allora la teste mi dirà la verità su questo. Conosce signora il signor Calosi?
M.L.F.S.: Si.
P.F.: La sera della fiera a San Casciano, quando lei ha ballato con Pacciani era presente il signor Calosi?
P.M.: Ha detto che non ha ballato, sennò facciamo confusione
M.L.F.S.: Ma io…
P.F.: Io chie… Io faccio una domanda e non ho contrastato il Pubblico Ministero quando parlava lui.
P.M.: Presidente allora faccio opposizione alla domanda.
Presidente: Avvocato. No, la sua opposizione è respinta perchè l’avvocato può fare anche domande suggestive se vuole.
P.M.: Si ma la teste ha detto che non ha mai ballato, non è una domanda suggestiva.
P.F.: Io ho un altro teste che mi dice che ha ballato.
Presidente: Avvocato proceda. Pubblico Ministero per cortesia.
P.M.: Prego, prego.
M.L.F.S.: Io nn ho mai parlato nè co lui nè co’ i’ postina. Alla festa io non ho mai parlato con nessuno. Come fanno a dillo?
P.F.: E’ stata alla festa di San Casciano? Lei alla fiera di San Casciano?
M.L.F.S.: No, non, nn son stata alla fiera di San Casciano. Quant? Quando mai? Questa fiera?
P.F.: Falla finire di parlare (Rivolto a Pacciani).
Presidente: Avvocato, la localizzi nel tempo se vuole, magari.
P.F.: No, no, io non localizzo. Senta signora lei mi dovrebbe dire, forse già l’ha accennato, il giorno, o meglio, l’anno in cui ha conosciuto per la prima volta Pacciani e come l’ha conosciuto.
M.L.F.S.: Io era venuto lui a casa mia. Ho detto sempre questo io.
P.F.: Lui s’è presentato e ha detto… Sono Pacciani.M.L.F.S.: Si, era lì pe’ se ci so’ anche i boschi vicino, ma è venuto a casa mia, non sono andato nè a cercar lui nè nessuno. Non è vero nulla e neanche ho ballato con lui e neanche ho fatto nulla. Non ho mai abballato con lui non so come si fa a ballare.
P.F.: Lei è stata in macchina con Pacciani?
M.L.F.S.: Ma io nn ho ballato quella volta e nn in macchina come dice…
P.F.: Lei è stata in macchina con Pacciani?
M.L.F.S.: Ma non alla fiera e non ho mai ballato con lui non so chi è, mai parlata anche a San Casciano, con nessuno, nè con lui nè co l’altro.
P.F.: Non ho nessun altra domanda da fare.
Presidente: Ci sono altre domande signori?
P.M.: Nessuna grazie.
Presidente: Bene signora può andare. Può tornare a casa. Stia attenta a non inciampare nei fili eh…
Presidente: Prego introduciamo altro teste.
P.M.: Sentiamo Malatesta Laura Presidente.
Presidente: Malatesta Laura. Si accomodi per cortesia. Sieda lì per piacere. Ecco. Vogliamo dare alla signorina, vero?
Laura Malatesta: Si. Io mi chiamo Malatesta Laura.



Presidente: Malatesta Laura, vuol leggere quella formula per cortesia?
L.M.: Con… Consapevole delle responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia desposizione mi impegno di dire tutta la verità e a non nascondere, quinto è in mia conoscenza.
Presidente: Benissimo. E’ già stata sentita?
P.M.: Si Presidente è già stata sentita.
Presidente: Quindi è già generalizzata
P.M.: E’ già generalizzata. Signorina lei..
Presidente: Va be’, allora vuol dare le sue generalità complete per cortesia? Malatesta Laura nata a…
L.M.: A Firenze.
Presidente: Il?
L.M.: Il xx/x/xx
Presidente: xx/xx/xx, residente?
L.M.: A Poggibonsi
Presidente: Poggibonsi, Via?
L.M.: Via xxxxxx xxx
Presidente: Via xxxxxx xxx
L.M.: Si.
Presidente: Vuole rispondere per piacere alle domande del Pubblico Ministero?
L.M.: Si.
P.M.: Signora, signorina lei è la figlia di Malatesta Maria Antonia? La signora che ha deposto ora?
L.M.: Si.
P.M.: Senta signora, lei è a conoscenza del fatto che sua madre ha avuto dei rapporti con altre persone?
L.M.: Del tutto no.
P.M.: E come ne è a conoscenza?
L.M.: Ma per via che me ne ha parlato ora. Perchè sennò non lo sapevo io.
P.M.: Glielo ha detto sua mamma?
L.M.: Si.
P.M.: E con chi li aveva? Cosa le ha detto sua mamma?
L.M.: Mah, con mia madre non è che ci si parla molto.
Presidente: In effetti è un pò difficile, si.
P.M.: Senta una cosa, aveva rapporti con il Vanni? Il postino? Che lei sappia?
L.M.: No, per quello che mi ricordo io no.
P.M.: No. I suoi rapporti col Pacciani?
L.M.: No, io non me lo ricordo.
P.M.: No, aldilà del ricordarselo o meno, se a lei sua mamma le ha raccontato qualcosa.
L.M.: A me personalmente no.
P.M.: L’ha raccontato a qualcuno? Che lei sappia.
L.M.: No. Per quello che sappia io, no.
P.M.: Senta una cosa, lei, quando era vivo suo padre, ha mai sentito, o saputo, o visto che era stato minacciato da qualcuno?
L.M.: Questo si.
P.M.: Da chi era stato minacciato?
L.M.: Mah, una volta vidi un signore abbastanza, sulla mezza età, perchè io ero molto piccola a quell’epoca e mi ricordo che era venuto lì, l’ho rivisto, questo Facciani, insomma.
P.M.: Era Pacciani.
L.M.: Si.
P.M.: E come mai lei lo ricorda quando io le dico se era stato minacciato suo padre?
L.M.: Perchè quande, come si può dire?
P.M.: Lei l’ha già detto…
L.M.: Rimasto impresso a me, con quella faccia lì.
P.M.: E cosa successe quella volta? Che minacce fece?
L.M.: E che leticarono con mi’ padre, io, andarono via e andai in casa e poi altro.
P.M.: Senta una cosa ma c’era anche suo zio? Quella volta?
L.M.: Si, si.
P.M.: Lei però ha detto qualcosa di diverso, qualcosa di più alla Polizia su queste minacce. Non lo ricorda?
L.M.: Si, ha detto… Cioè…
P.M.: Cosa successe? La verità signorina.
L.M.: Niente, i’ mi babbo era arretto…
P.M.: Era retto da chi?
L.M.: Da i Facciani e mi’ padre urlava e i mi’ zio mentre lo picchiava. Questo ho detto.
P.M.: E qual’era… Questa è la verità?
L.M.: Si.
P.M.: Lo picchiava in che modo?
L.M.: Si però non saprei perchè
P.M.: Lei non sa il motivo.
L.M.: No.
P.M.: Lei però ha detto che questi signori sapeva che avevano rapporti intimi con sua mamma o no?
L.M.: No, per quello che so io no.
P.M.: Non lo sa.
L.M.: Quindi il motivo del fatto che picchiavano suo padre lei lo ignora, ricorda il fatto e basta.
P.M.: Io mi ricordo solo questo e basta, poi non mi ricordo altro.
L.M.: Non ho altre domande in questo momento. Grazie.
Presidente: Nessuna domanda gli avvocati di parte civile. R.B..
R.B.: Grazie. Senta signorina lei è nata nell’80, vero?
L.M.: No, nel ’71.
R.B.: Ah, nel ’71?
L.M.: Sette, uno, si.
R.B.: Sette, uno. E questi, suo padre quand’è morto?
L.M.: Scusi, mi può ripetere la domanda?
R.B.: Suo papà quand’è morto?
L.M.: Mio padre è morto nell’80.
R.B.: Nell’80. Quindi queste cose che lei ha visto sono successe prima
L.M.: Si.
R.B.: Quando lei era bambina ancora
L.M.: Si.
R.B.: Ecco. Senta, la mamma, aveva detto prima con la mamma non parla, ma non parlava neanche prima? Piuttosto difficile avere un colloquio?
L.M.: No ma con la mi’ mamma io la vedevo poco perchè lei lavorava a quei tempi.
R.B.: No, le domando se la mamma è stata sempre così in difficoltà nel parlare, nel discutere…
L.M.: No, non tanto, non parla molto.
R.B.: Ho capito che non parla molto, s’è capito anche oggi che non parla molto, però, dico, è un pò, il rapporto con la mamma è un pò difficile perchè
L.M.: Abbastanza. E’ un pò difficile a parla’ con lei. Non ci si spiega molto.
R.B.: Non ci si spiega molto. Quindi è un pò una donna che ha qualche problema, poveretta, no?
L.M.: Forse si. Non so perchè ci si parla così tanto poco che non ci si capisce nemmeno noi figlioli.
R.B.: Ecco. Senta ma ha avuto qualche malattia la mamma? E’ stata visitata?
L.M.: Mah, di mente no.
R.B.: Ah?
L.M.: Di mente no.
R.B.: No. Comunque è piuttosto… va be’… Senta una cosa, lei, Andriaccio chi sarebbe?
L.M.: Sarebbe il cognato della mi’ mamma.
R.B.: Ecco. Andriaccio era il cognato della mamma
L.M.: Si.
R.B.: E’ ancora vivo Andriaccio?
L.M.: Si, si.
R.B.: Ecco. Frequenta ancora la mamma Andriaccio?
L.M.: No. Per quello che so io no.
R.B.: No, ma sa se si frequentavano prima?
L.M.: Veniva, si, quando ero col mi poro babbo si.
R.B.: Si frequentavano quindi. Lei sa se Andriaccio conosce Pacciani?
L.M.: E’, vedrai, per quello che vidi io si.
R.B.: Quello che?
L.M.: Quello che vedevo io si.
R.B.: Ecco ma lei questo fatto l’ha visto quando aveva 9/10 anni o no?
L.M.: No, ne avevo di meno.
R.B.: Di meno ancora? Quanti anni aveva?
L.M.: Avevo 5 anni.
R.B.: 5 anni. Benissimo. Non ho altre domande. Grazie.
L.M.: Prego.
Presidente: Vi sono domande P.F.? Pubblico Ministero?
P.M.: Si vorrei fare qualche altra domanda e poi qualche contestazione se è il caso. Signorina, signora, lei sa com’è morto suo padre?
L.M.: Mah, di quello che ho saputo io, s’impiccò.
P.M.: Sa il motivo?
L.M.: No.
P.M.: E’ stato mai minacciato personalmente dal Pacciani che lei sappia? Che l’avrebbe impiccato?
L.M.: Mah da quel cosa lì no.
P.M.: E altre minacce?
L.M.: No.
P.M.: Vorrei fare una contestazione Presidente.
Presidente: Prego.
P.M.: Lei ha riferito: “Se può essere utile aggiungo che poco tempo prima di morire ma anche negli anni precedenti, mio padre Renato, che era di costituzione debole, venne percosso e minacciato da Andriaccio Antonio“…
L.M.: Mah, scusi se gli passo avanti ma fu proprio quel giorno lì,
P.M.: Però lei dice anche negli anni precedenti
L.M.: Si ma poi…
P.M.: Venne percosso e minacciato. Va bene, “in particolare” lei disse, “il Pacciani vibrò”, il Pacciani “vibrò numerosi pugni al volto di mio padre Renato pronunciando frasi del tipo: Ti impiccherò, ti ammazzo, ti ritroverò da solo”.
L.M.: Si questo l’ha detto.
P.M.: Ecco, allora vede, gli ho fatto la domanda… Va be’ ora lo ricorda. Senta allora a proposito dei rapporti sessuali o dall’attenzione sessuale che aveva Pacciani nei confronti di sua madre…
L.M.: No, questo no.
P.M.: Ecco, però lei dice: “Guardi, voglio precisare che mio zio cercava di avere rapporti con mia mamma, anche un suo amico, anche lui operaio agricolo che possedeva un Fiat 500 bianca, aveva un forte interesse sessuale per mia madre”, poi precisa che è Pacciani. Eh? Cos’è questo interesse sessuale? L’ha detto lei questo.
L.M.: Si, si.
P.M.: E quale è questo interesse e come l’ha capito?
L.M.: Mah, nì modo di..
P.M.: Lei aveva cinque anni o aveva di più quando ha capito questo interesse?
L.M.: Avrò avuto 5/6 anni.
P.M.: E allora come fa a 5/6 anni a capire queste cose?
L.M.: Mah, benissimo, anche il comportamento di una persona.
P.M.: Non ho altre domande chiedo la utilizzazione del verbale nella parte relativa alle contestazioni, si tratta di un verbale del 26 settembre ’92. Non ho altre domande.
R.B.: Scusi presidente le posso fare un’altra domanda? Se mi è consentito.
Presidente: Prego.
R.B.: Senta signorina, chi è venuta a cercare lei per fare queste domande?
L.M.: No, niente, m’è arrivata una telefonata a me.
R.B.: Da parte di chi?
L.M.: Del maresciallo, mi pare. Ora non mi ricordo preciso.
R.B.: E che cosa le chiese?
L.M.: Di venire qui.
R.B.: E lei andò e poi?
L.M.: Di stare tranquilla e basta. Di rispondere alle domande…
P.M.: Forse ha equivocato lei.
R.B.: Ah, il maresciallo per oggi
L.M.: Si.
R.B.: No, no , no oggi sicuramente doveva stare tranquilla
Presidente: Ha equivocato
L.M.: Ah, scusi eh…
R.B.: No, quando lei fu sentita è venuto il maresciallo a casa sua
L.M.: No ci viense, ci hanno chiamato tutti e tre, anche quella, la mi’ povera sorella (Milva n.d.r.), ci chiamarono tutti quanti, lì a San Casciano…
R.B.: C’erano persone in divisa o in borghese?
L.M.: In borghese.
R.B.: In borghese. Senta ohooo e cosa le domandarono?
L.M.: Mah, suppergiù, se io… m’aveva fatto vedere delle foto, io gli ho detto di si, l’ho riconosciuto…
R.B.: E basta?
L.M.: Mhm.
R.B.: E poi di questa cosa dell’Andriaccio
L.M.: Questa fu spontaneamente mia
R.B.: Ah, l’ha fatta lei spontaneamente.
L.M.: Si.
R.B.: E lei ricorda e conferma ancora che aveva 5/6 anni?
L.M.: Si confermo.
R.B.: Grazie.
L.M.: Prego.
Presidente: Nessun’altra domanda?
P.M.: Nessuna grazie.
Presidente: Grazie, può andare signorina, buongiorno.
L.M.: Grazie.
Presidente: Ancora Pubblico Ministero?
P.M.: Vorrei sentire Malatesta Luciano.



Presidente: Malatesta Luciano. Prego si accomodi signor Malatesta Luciano.
P.M.: Si, grazie.
Presidente: Sieda lì per piacere, ecco, si accomodi, legga per piacere quella formula.
Luciano Malatesta: Consapevole delle responsabilità morali e giuridica che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.
Presidente: Senta, vuol dare per piacere le..
L.M.: Le generalità?
Presidente: Generalità complete alla signorina.
L.M.: Allora, noi, Malatesta Luciano, nato a Firenze il xx/xx/1967
Presidente: Residente…
L.M.: Nì comune di XXX XXX XXX, XXX XXX XX.
Presidente: Bene.
L.M.: Vorrei non essere ripreso.
Presidente: Allora per cortesia non inquadrate il signore, nè fotografarlo. Ecco, e allora vuole rispondere per cortesia alle domande del Pubblico Ministero?
L.M.: Certo.
P.M.: Signor Malatesta, lei conosce Vanni Mario?
L.M.: Si.
P.M.: Frequentava…
L.M.: Mi fu mostrato una foto segnaletica nella casa di San Casciano, quando chiamarono a deporre con le mie sorelle e quel signore che conoscevo, non lo conoscevo per nome ma per vista, ecco, la fotografia corrispondeva al nome di Vanni Mario. Il signor Vanni Mario.
P.M.: E quel signore che lei conosceva di vista come mai lo conosceva? In che occasione l’aveva conosciuto?
L.M.: L’avevo conosciuto, cioè come lo conoscevo? L’avevo rivisto a casa mia perchè quando ero molto piccolo, l’età precisa non me la ricordo, però, penso tra i sette e gli otto anni, l’avevo rivisto che faceva il postino e passava anche dalla mia casa, passava in Via XXX, XX a Tavarnelle Val di Pesa, e questo signore portava la Posta e ha avuto degli incontri con mia madre. Cioè, lì per lì non capii che cosa succedeva, però dopo, crescendo, andando indietro nel tempo, ho capito quello che era successo. Erano degli incontri piuttosto burrascosi, cioè questo signore pigliava la mi’ mamma, un pò con forza, dicendogli tante cose – lo dico a tuo marito – queste cose qui, e la costringeva, presumo ad avere rapporti, non l’ho visto, andava in un’altra stanza, però penso che la sostanza sia quella.
R.B.: Con il Vanni Mario?
P.M.: Il Vanni, il Vanni. Lei il Pacciani in casa sua, a quell’epoca, l’ha mai visto?
L.M.: No, non l’ho mai visto. In casa mia non l’ho mai visto. Lo vidi dopo che è entrato in questa inchiesta, lo capii e basta.
P.M.: Prima non l’ha mai visto, non sa nemmeno chi fosse? Sua mamma gliene ha mai parlato?
L.M.: No, non se ne parlava anche perchè io certamente non andavo a chiedergli certe cose alla mi’ mamma, quella era la su’ vita privata e io, non mi interessava, ecco.
P.M.: Certo. Signor Malatesta, com’è morto suo padre? Lo sa?
L.M.: Mio padre, mio padre mi fu detto dopo poco tempo che era morto, che si era suicidato, si era impiccato con… Nella stalla, alla trave e niente, nemmeno mi fu detto, perchè lessi il referto di morte, lo messero in cassetta. la mi’ mamma mi disse invece che stava molto male, non mi disse subito che era morto, mi disse che stava molto male, aveva un malaccio e lessi invece sul referto di morte che… Lo presi di nascosto e lessi che era una… Ora non mi ricordo il termine tecnico preciso, però mi ricordo che era per strangolamento, ecco, dovuto a impiccagione.
P.M.: Senta e si è mai chiesto ha mai chiesto a qualcuno se si è capito quale era il motivo per cui s’era impiccato?
L.M.: Non l’ho chiesto, anche perchè lo ritenevo un gesto possibile per i’ mi babbo, perchè…
Presidente: Possibile?
L.M.: Si, perchè già altre volte aveva manifestato l’intento. Lui bevava, molto. Io non capivo cosa lo portava a bere e in qualche occasione l’ho anche fatto desistere io da fare questo gesto.
P.M.: Suo padre.
L.M.: Si.
P.M.: E suo padre, lei che era entrato in questo tipo di rapporto padre-figlio, non ha mai cercato di capire quale era il vero disagio? Se poteva essere…
L.M.: Io mi sono sforzato, le dico, con tutte le mi’ forze, però, forse l’età piccola, io non riuscivo a capirlo quale era il motivo…
Presidente: Il bandolo della matassa.
L.M.: Si, si, quale era il motivo che lo portasse… Sicuramente il rapporto con la mi’ mamma era un rapporto burrascoso e quello aveva…
P.M.: Aldilà del rapporto burrascoso era perchè sua mamma aveva i rapporti con altri uomini?
L.M.: Penso anche per quello, si. Sicuramente gli avrà dato noia, sicuramente. Certo piacere non gli faceva.
P.M.: Non ho altre domande grazie.
L.M.: A posto?
Presidente: Signori difensori di parte civile niente.
R.B.: Nessuna domanda
P.F. : Nessuna domanda
Presidente: Benissimo, può andare, grazie, buongiorno.

24 Maggio 1994 11° udienza processo Pietro Pacciani

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