27 Novembre 1997, 33° udienza, processo, Compagni di Merende Mario Vanni,  Giancarlo Lotti e  Giovanni Faggi per i reati relativi ai duplici delitti del MdF e Alberto Corsi per favoreggiamento.

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Avvocato Nino Filastò, Filippo Tinnirello, Giancarlo Lotti

Presidente: Buongiorno. Elisabetta, prendiamo atto della presenza del Vanni, dei difensori. Dei due difensori del Faggi. L’avvocato Zanobini per il Corsi. Bertini per il Lotti. Lotti non c’è? Poi le parti civili. Allora l’avvocato Colao mi rappresenta le altre mancanti, va bene?
Avvocato Filastò: Presidente, mi scusi, dovrei fare un’istanza prima.
Presidente: Prego.
Avvocato Filastò: Presidente, è un’istanza di revoca della misura cautelare in carcere di Mario Vanni, o di modificazione ’di questa misura in quella di arresti domiciliari, in ipotesi. O comunque, in ulteriore ipotesi, di -sottoposizione di questa misura cautelare ad un termine determinato, che poi indicherò. E’ l’ennesima istanza che viene fatta per Vanni, me ne rendo conto. Però vi prego di prestarmi attenzione.
Presidente: Come no.
Avvocato Filastò: E di decidere immediatamente in Camera di Consiglio, al termine di questa mia breve discussione. E’ capitato un fatto singolare, rispetto a quel che avviene normalmente ad un avvocato. Direi che è la prima volta che mi capita di andare in carcere – il carcere di Prato, sono andato a trovare l’altro giorno il signor Mario Vanni – e di essere sollecitato, in un certo senso, dal personale del carcere. Aveva già fatto qualche tempo fa il cappellano del carcere di Prato. Questa volta questi agenti che mi accompagnavano. Ma insomma, quando lo mandano a casa questo pover’uomo? Cosa singolare, perché in genere in carcere non c’è un atteggiamento di questo genere nei confronti dei detenuti. E questo mi ha fatto in qualche modo, mi ha obbligato a rivedere tutta la situazione, anche con riferimento alle ultime due ordinanze, quella che avete fatto voi il 18 di luglio e quella successiva del Tribunale della Libertà. E vi chiedo, signori Giudici, un atto di giustizia. Non è retorica. Non è la solita petizione di principio dell’avvocato, il quale cerca di arrivare al cuore dei giudici. Quando parlo di atto di giustizia, lo dico con profonda convinzione e mi sforzerò di indicarvene, all’interno della modestia dei miei mezzi, le ragioni. Ho una terribile sensazione, che è un’impressione; può essere sbagliata. Mi direte voi se è sbagliata. Che intorno alla questione della custodia cautelare in carcere di Vanni, si stia in qualche modo focalizzando quella polemica attualistica che sta alla base e a fondamento di questo processo. Pacciani colpevole, o Pacciani innocente. Io ve l’ho già detto all’inizio. Ho cominciato a impostare il discorso, che in questo piccolo provinciale caso Dreyfuss all’italiana. Il punto è quello, la salvazione di un’indagine, in un certo modo. E vi dico che, insomma, nel mio piccolo, all’interno di un’attività diversa dall’avvocato, che svolgo anch’io, ho contribuito a rinfocolare questa sotterranea polemica. In cui a un certo punto traballa un’accusa, si fa un’ipotesi di complici, i complici vengono individuati. Mi ha suggerito che questo problema è entrato, questo aspetto, questo dualismo, questa… uno dei tanti scontri che si fanno nel nostro paese per una inveterata abitudine, entra a far parte anche nella questione della libertà personale di Mario Vanni. Ha suggerito il fatto che, per esempio, una delle ordinanze del Tribunale della Libertà, che rigetta l’istanza di scarcerazione del Mario Vanni, è presieduta dal Presidente Ognibene. Il quale, come voi sapete, è l’estensore della sentenza di condanna di Pacciani. Non sto a discutere dell’opportunità, Presidente, siffatto che discutono a che, a fronte a decidere una questione di questo genere. Ma non è 11 il punto. Il fatto è che questa polemica, questo aspetto, questo dualismo carica questo processo di una tensione, che non deve esserci. Ma questa tensione è accresciuta dal fatto che quest’uomo è in galera. Voi lo dovete sentire questo aspetto. Che cosa esclude, che cosa contrasta con il fatto che quest’uomo stia a aspettare che qualcuno risolva questo aspetto, questa polemica in un modo o in un altro, ma standosene a casa sua, come avviene in tutti i paese civili. E non sottoposto a questo tormento, a questa tortura di una carcerazione. E questa carcerazione vedano, l’aspetto grave è che costituisce un’ipoteca persino sul vostro giudizio. Perché quando voi giudicherete Vanni Mario, alla fine di questo dibattimento, un conto è avere o meno sulle spalle, sulle vostre spalle, una custodia cautelare in carcere che dura ormai da quasi due anni. E un conto è avere voi, serenamente, preso, a un certo punto del dibattimento, la decisione di restituire una libertà, una libertà limitata, come volete, a questa persona, senza in qualche modo dare adito alla impressione di avere in qualche modo anticipato un giudizio, rispetto al merito. Qui c’è un accanimento su questa questione. Tutte le istanze fatte dal valoroso collega Pepi – non ho capito bene perché ce l’abbia con me, io dico che è valoroso, appassionato – sull’argomento. E tutte le ordinanze che ci sono state, la Cassazione, ma insomma. Una superfetazione . di questo problema che solo un provvedimento giusto – come vi dirò fra poco che è giusto, e perché è giusto – avrebbe la capacità di rasserenare un clima. Ma rasserenarlo anche nei vostri confronti.
Presidente: Scusi, eh. Più piano per cortesia, più piano.
Avvocato Filastò: E in rapporto alle vostre coscienze. E’ per questo che sono stato molto perplesso sugli argomenti che vi avrei dovuto proporre, per sostenere l’istanza che vi sto facendo. E soprattutto se aderire a quella impostazione che è stata, il giorno 18 luglio di quest’anno, del collega avvocato Pepi. Il quale vi ha fatto quella istanza sotto un profilo soprattutto di inerito. Egli vi ha detto: guardate che questo dibattimento ha alleggerito la posizione di Vanni. Vi ha detto, questo dibattimento, le prove offerte dal Pubblico Ministero hanno attenuato il carico degli indizi. E, esaminando questa posizione, vi ha parlato di Alessandra Bartalesi. Vi ha detto come la deposizione di Alessandra Bartalesi lasciasse intravedere un motivo di astio, di rancore di Lotti nei confronti di Vanni. Vi ha parlato del teste Santoni. Vi ha sottolineato l’importanza, giustamente, della deposizione negativa della testimone Manuela Bazzi. La quale ha negato assolutamente di aver ricevuto una certa lettera. Insomma, gli arzigogoli – beh, lei parla di arzigogoli – della sentenza del Tribunale della Libertà, in seguito alla vostra ordinanza di rigetto, per cui dice: ma probabilmente, non si sa chi… questa è una lettera che è stata spedita a una sconosciuta. Ma l’hanno vista quei Giudici questa circostanza? L’hanno esaminata fino in fondo? Hanno vista che questa è una fandonia dettata dal Lotti? Equivocandosi il contenuto di una lettera, quella vera, spedita alla Della Monica. E captando male certe indicazioni che gli arrivavano. Che questa circostanza della lettera, spedita a questa fantomatica Manuela, spedita nel bar. Ma voi ce lo vedete il Vanni, il quale è stato nel bar vicino alla stazione di Vicchio. Il quale dopo essere è stato lì a parlare con la Rontini, perché voleva avere dei rapporti sessuali lui, il vecchio Vanni con la ragazzina diciottenne; dopo ci torna per impostare una lettera alla compagna di lavoro della Rontini? Che questa Manuela sia, poi, la destinataria della lettera è chiarissimo. Perché qui Lotti non dice solo Manuela, dice anche compagna di lavoro della Rontini. Quante compagne di lavoro che si chiamano Manuela c’ha la Rontini? Ma scherziamo. Falsità plateale, manifesta, emersa. Ma lo era già falsa la cosa, fin dall’origine. La spedizione della lettera sarebbe avvenuta nella cassetta accanto a quel bar: ma dove siamo, Giudici. Dove siamo! Uno che sarebbe stato visto lì, torna lì a spedire, a distanza di qualche giorno, una lettera, in quel posto, accompagnato dal Lotti. Lettera poi… il contenuto: il barattolo preso dalla cantina. Vi ha parlato l’avvocato Pepi della posizione del Vanni Paolo e della testimone Frigo, indicandovi come la tensione indagatoria – chiamiamola così – abbia, in gualche caso, forzato la mano agli inquirenti. Bene, diciamo così, per intendersi, poi ne parleremo meglio. Vi ha parlato e a questo punto io dovrei aggiungere che dimostrazione, prova concreta di questa tensione particolare, di tipo soggettivo, non è solo i 120 atti istruttori fatti nell’arco di otto giorni, nel periodo di tempo che sta a cavallo con la sentenza di assoluzione di Pacciani. Ma c’è l’arringa, l’arringa accusatoria, la requisitoria del teste Giuttari, davanti a voi. Pagine e pagine di un testimoniale, non interrotto mai da nessuno, fra parentesi. In cui la forza fondamentale dei suoi argomenti sono l’intuito, l’autoincensazione dell’intuito di questo testimone. Laddove quel che ha buttato fuori dalla porta il nostro Codice, eliminando i rapporti di Polizia dalle vostre valutazioni, è entrato dalla finestra attraverso un’arringa del testimone Giuttari. Poi aggiungere che cosa? Il Butini. La sconfessione della sua omosessualità. Ricordate, Giudici, siamo stati una mattinata intera ad affrontare il tema della omosessualità o meno di questo povero signor Butini, per arrivare alla fine a dire: mah, insomma. Guardate che a questo gancio della omosessualità e del rapporto omosessuale Butini-Lotti, si tiene un elemento fondamentale dell’accusa. Perché il Lotti si sia… si sarebbe convinto ad accompagnarsi con queste persone in queste loro spedizioni strane, assurde, di cui non si capisce la motivazione. Accidenti, era un gancio fondamentale. E questo gancio l’avete visto diventare peggio che di gomma, di panna montata, all’interno del dibattimento. Dovrei parlarvi di quel che è avvenuto dopo questa discussione fatta dal collega Pepi. Dovrei parlarvi della caduta del Pucci. Dov’è? Di Pucci. Testimone Pucci. “Quindi…”, pagina 8 del verbale, udienza del 06/10/97. Pagina 8: “Quindi anche lei riconobbe solo il Pacciani, è così?” “Sì”. “Il Vanni?” “Il Vanni, no”. No, il Vanni no. Ma questo dopo che questo testimone – cosiddetto – questo del ‘Vanni no’ l’ha detto anche prima: “Mentre eravate dalla Gabriella arrivò il Vanni?” “No, il Vanni no”. Poi gli si contesta, dice si. Non vide il Vanni tagliare la tenda. “Mi sembra di aver sentito delle grida”. Mi sembra. Non ricorda di aver visto fuggire un uomo nudo. Voi capite, questo è un testimone che in una certa circostanza, di un certo tipo, dovrebbe aver visto fuggire da una tenda nudo, come un bruco, come si trovava. E lui non se lo ricorda se era nudo o vestito. “S’andò a vedere dopo gli spari. Ci si fermò per fare il bisogno, il bisognino, per andare a vedere, per riposarci”. Avete ricavato qualcosa dal Pucci? Ma non è il caso. Non è il caso. Che la discussione del Pubblico Ministero, le sue osservazioni sulla richiesta dell’avvocato Pepi si fondano sul merito, sulla chiamata di correo che Lotti fa nei confronti di Vanni. Salvo che poi, in questa sede – sto parlando della discussione fatta dal Pubblico Ministero, dottor Canessa, il 18/07/97, per opporsi alla richiesta dell’avvocato Pepi, gli scappa un lapsus freudiano grave, quando parla della chiamata di correo da parte di Pucci. La definisce chiamata di correo per due volte. Un correo che non è reo. Un correo che non è imputato, come ebbi modo di dirvi. E che solo per questo dovrebbe rappresentare ai vostri occhi il massimo della contaminazione della prova. Il Pubblico Ministero in questa sua opposizione cita il Lotti 25 volte: questa è la ragione per cui io vi chiedo questo provvedimento ora, prima che il Lotti venga sentito. “Il Pubblico Ministero crede che il Lotti nessuno lo crede”. Ha detto il Pubblico Ministero. E’ la pagina 56 del verbale dell’udienza del 18/07/97. “Nessuno lo crede, tantomeno il Pubblico Ministero crede il Lotti sia così terzo in questa situazione. Lotti c’è dentro fino al collo”. Dentro fino al collo. Dentro ai ristoranti che sceglie. Dentro la galera no. “Lotti completamente inserito in questa vicenda al 100%”. Ancora il Pubblico Ministero. Pubblico Ministero che vi parla, vi dice, pagina 57: “Sono stati usati due coltelli”. Due coltelli… voi ricordate la prova che si sviluppava davanti ai vostri occhi, con le deposizioni del perito Maurri. Dove sono finiti questi due coltelli? La Pia Rontini gemeva. Ne parleremo. “Lotti è una persona che fa i suoi racconti…”, dice poi a pagina – ecco la ragione per cui vi chiedo un provvedimento ora – a pagina 58: “Lotti è una persona che fa i suoi racconti in una sua ottica difensiva, nella quale cerca quando può di attenuare le sue responsabilità”. Pagina 59: “Lotti si guarda bene di essere un pentito. Non si è mai seduto davanti a un tavolo dicendo ‘vi racconto la verità'”. Allora io, che ho un problema di libertà per un cittadino – come vi dirò fra poco – sofferente, non intendo che questo problema di libertà venga affidato alle dichiarazioni di un Lotti qualsiasi, sia pure qui dibattimentali. Dichiarazioni che hanno questo iniziale vizio. Lotti sarebbe attendibile – secondo il Pubblico Ministero – perché non parla della lettera alla Della Monica. Eh sì, infatti ha parlato della lettera alla Manuela, sbagliando. Non ne parla perché la lettera alla dottoressa Della Monica esce dal quadro accusatorio, totalmente. E’ un elemento di grave disturbo, rispetto ad una tesi precostituita e preconcettuale. Ma non voglio parlar di questo. Non è su questi argomenti. Seppure anche questi ci sono di sottofondo perché, da quando ha parlato l’avvocato Pepi a oggi, è passata acqua sotto i ponti dell’Arno, ma quest’acqua ha ancora di più sminuito quel castello accusatorio che traballa da tutte le parti. Voglio ricordare Calamosca, l’ultimo testimone carcerato, preso dal fiore, dal vestiario del testimoniale del P.M.: prostitute… carcerati cronici, oligofrenici. Insomma, ne abbiamo visti diversi. L’ultimo è venuto a dirvi: ho detto quelle cose perché… fantasia, perché volevo uscire di galera. No, non è il caso. Non è il caso. Perché, vedano, oggi è venuta meno, prima di tutto, ogni necessità di custodia cautelare. E’ venuta meno ogni necessità di custodia cautelare, è venuta meno ogni opportunità di custodia cautelare. E dico custodia cautelare, Presidente e signori Giudici. Prima si chiamava carcere azione preventiva: tempi che ricordano la mia, oramai passata, giovinezza. Ma vorrei sottolineare a loro la differenza terminologica di un sistema, quello che oggi noi abbiamo rispetto a quello precedente. La carcerazione preventiva ha la stessa espressione, aveva un suono che ricordava la pena anticipata. Ricordava appunto una situazione di merito in cui i Giudici, calandosi nella situazione del merito, dice: va be’, questo qui insomma, un po’ di galera gli sta bene fin da ora, perché si sa che poi alla fine verrà condannato e quindi tutto quel che fa, è tutto pioggia che cade sul bagnato. Detto in termini molto poveri: il significato, il senso dell’espressione dell’istituto come era allora, era questo. Oggi voi lo sentite, anche alla televisione insomma. Sentiti i ministri parlare e dire di come ci sia un atteggiamento generale, anche da parte dei Giudici, di uso eccessivo della cosiddetta custodia cautelare. Che si chiama custodia e che si chiama cautelare perché l’accento è posto sulle cautele. Vale a dire: si tiene in prigione una persona perché? Per quelle ragioni che sono previste dal Codice: pericolo di fuga, pericolo di reiterazione dei reati, pericolo di inquinamento della prova. Queste le ragioni. Non è più, nemmeno terminologicamente. Anche se noi lo usiamo ancora quel termine. Il termine custodia… carcerazione preventiva ogni tanto ci scappa anche a noi, specialmente a quelli un po’ più vecchi, come me. Purtroppo questo è come se fosse una sorta di feccia che è rimasta nel bicchiere del nostro diritto. Ma è una feccia che va buttata via, va gettata. Perché adesso cautela, nell’uso. Approfondimento sull’opportunità, sulla necessità degli strumenti. Allora vediamolo un po’ se ci sono adesso. 
Avvocato Filastò: Ma prima di questo volevo spiegare le ragioni per cui vi chiedo un provvedimento ora. E vi chiedo un provvedimento sereno, come dicevo prima, sgombro da qualsiasi atteggiamento preconcettuale. Perché ho detto: non è minimamente opportuno ed è profondamente – secondo me – non equo che voi condizionate la vostra decisione all’essere il Lotti già stato interrogato, oppure no. Lotti fra l’altro verrà interrogato fra breve, quindi. Ma a parte questo. Vedete, quella del Lotti è una posizione che io ho intenzione di segnalare al guinness dei primati. Perché è l’unico imputato di otto omicidi che non abbia mai toccato la galera. Qualcuno mi smentisca, non un giorno, eh. Otto omicidi. L’imputazione, l’accusa è quella. Con quale criterio poi equitativo rispetto al Faggi, rispetto a questo pover’uomo che è due anni che sta dentro. Un anno e otto mesi… E allora io ritengo che Lotti sia una sorta di drogato in questo processo, di tossicodipendente. Lotti è un Pubblico Ministero dipendente in questo processo. E delle sue dichiarazioni, io ne farei persino a meno. Perché le ipotesi sono solo tre sole: o dice parzialmente la verità, come dice il Pubblico Ministero. Ed è una parzialità che riguarda, come lui ha detto, come ha detto il Pubblico Ministero, la sua responsabilità. Vi ricordate quell’incidente probatorio in cui il Giudice, preliminarmente dice: ‘signor Lotti, parli con tutta la tranquillità che vuole, perché tanto di lei, della sua responsabilità qui non se ne parla’. Stesso Giudice che inibisce le domande dei difensori su quel punto. In una situazione in cui, da un punto di vista oggettivo, questo dibattimento vi ha quantomeno indicato un punto sulla prova generica, molto importante. Ammesso che – eh, io entro nell’ottica dell’accusa, eh, non ci credo per niente, ma insomma… – ammesso che una delle vittime femminili abbia potuto emettere dei suoni, si è trattato, ha detto il perito, di gorgoglii assolutamente involontari. Non un’emissione di voce attraverso l’aria che scorre e vibra attraverso le corde vocali, ma quei rumori preagonici, cioè ha emesso gorgoglii. Quindi quando il Lotti dice di aver sentito questa vittima gemere, era lì, sarebbe stato lì. Secondo me non c’era assolutamente il Lotti, non c’è mai stato da quelle parti. E soprattutto in quella circostanza! Ma ammettendo, era lì!! Non a distanza di metri, come vuole lui. Ma lì. A distanza o di sparo o di coltello, per sentire. È un quadro che cambia le cose, eh. E allora voi capite, chi è che tiene la chiave della galera. Cioè il Pubblico Ministero, no? Poi il Giudice provvede, vede, prevede, controlla; ma… Lotti, Pubblico Ministero dipendente, da questo punto di vista. Soluzione “a”. Quella che vi indica il Pubblico Ministero, parzialmente veritiero, limitativo per se stesso. Soluzione “b”. Quella che vi prospetto io, continuerò a prospettarvi fino alla discussione finale. Non è vero niente, di quel che ha detto. ‘Ora è vero’, dice in quella telefonata la Gabriella Ghiribelli, ‘ora è vero, dopo che l’ho detto è vero, prima non era vero’. Questa sì che è una confessione, secondo questo difensore, stragiudiziale, confessione stragiudiziale del Lotti, del reato grave di calunnia! E di autocalunnia. E non ce ne sono altre. Che sia vero al millimetro, e non parzialmente, quel che ha detto, questo non esiste. E a un personaggio di questo genere voi vorreste affidare la libertà di un cittadino? E forse la vita. Cosa si può immaginare che faccia in questa sede, il Lotti? Che vuoti il sacco? Che si decida a dire ‘ma sono cose che ho detto così, perché mi sono trovato in una situazione in cui bisognava che lo dicessi’? Ma voglio dire, dica questo, ci spero. Allora vediamole, le autentiche condizioni al di fuori del merito, e quindi senza merito, senza Lotti, senza nessuno. Ma che citare per venticinque volte Lotti? Per negare un provvedimento di scarcerazione? Fuori da questo clima, avvelenante, fuorviante, il personaggio di Giancarlo Lotti. Tenetelo lontano voi. E mi permetto di sollecitare un valoroso P.M., tenete lontano anche lui. Con una valutazione serena del problema, che è un problema di civiltà prima di tutto. Pericolo. Pericolo di reiterazione dei reati. Ma l’avete visto, questa larva d’uomo? Che sta qui e si addormenta? Che non è più nemmeno in condizioni di parlare, di difendersi? Io vado a trovarlo per star lì a sedere, per dire due o tre battute, insomma. L’ultima riguardava il fatto che, dice, un giornale ha pubblicato che il Pacciani lo minaccia. Minaccia, il Pacciani. ‘Ma i’ che mi minaccia? I’ che gli ho fatto?’. Poeromo. Poi, non lo so, io non l’ho letto, questo giornale. Ma non mi piacciono, queste cose. L’incendio che c’è stato, alla trattoria del… del suo nipote. Questa cosa delle minacce, pubblicata da un giornale. Quest’inchiesta ter, quater, quinques, octies che ci sta così, dietro le spalle per, in qualche maniera, come una nube funesta, che sta lì. I compagni di merende, il gruppo. Ogni tanto c’è quelle transenne che vanno e vengono da questo processo, davanti: transenne anticompagni di merende, arrivano e spariscono. Il mago di Faltignano, la setta… Bah! Se son rose o se son crisantemi, o se sono cardi, o se sono carote sotterranee, fioriranno! Qui non le abbiamo viste fiorire, non abbiamo visto fiorire nulla. Abbiamo visto un Calamosca, il quale alla prima domanda, appena appena pertinente, fatta da questo difensore, ha preso su, ha detto ‘non voglio più rispondere’, e se n’è andato come un fuso. Questo è quello che abbiamo visto qui, per ora. Quindi, il pericolo è collegato a questo gruppo che… oh, pericolo di un vecchio che fra nemmeno un mese fa 70 anni, incensurato. Io ho guardato i suoi precedenti penali: ha uno strano reato di divulgazione di notizie… che… poi, non sono riuscito a capire. ‘Scusi, ma lei ha divulgato…?’. ‘Io? Mmh, boh? Do’? ‘. Non sono riuscito a sapere nemmeno perché. Dopo settantanni, a questo, la storia delle lesioni alla moglie? Sarà anche vero che gli ha tirato un ceffone, una volta, o una spinta. Però, non c’è stato nessun processo, eh! È una delle tante superfetazioni, no?, che riguardano lui. Una persona di cui un certo testimone, Lorenzo Nesi, che sembra non avere poi il… un atteggiamento di particolare benevolenza nei confronti del… cioè è un buon uomo, un uomo buono. Avete voi per caso accertato qui, in questo dibattimento, accogliendo – o tentato di accertare – accogliendo un’istanza di questo difensore di perizia psichiatrica, che quest’uomo è un perverso da un punto di vista sessuale? Che, abbandonata l’ipotesi peregrina dei delitti, di questo tipo di delitti che lo vedrebbe un cieco, che sono… appartengono a serial killer, perverso da un punto di vista sessuale, con un livello di perversione gravissima, eccezionale: uno su 100 milioni, dice uno psichiatra. Abbandonata quest’ipotesi, abbandonata l’ipotesi alternativa del gruppo dei compagni di merende, del mago Indovino, dei feticci presi, comprati, venduti per fare filtri amorosi: roba che ci porta nel Medioevo!, nell’anno di grazia 1997. Abbandonate questo cumulo di facezie, resta quella seria, di ipotesi. Quella di un personaggio che è segnato per la vita da questo crisma. E voi avete qualche cosa per dire che quest’uomo ha qualche cosa a che vedere con una situazione di questo genere? Perché si porta dietro un vibratore, essendo diventato impotente, quando una volta ogni tanto, avendo la moglie epilettica e non potendo aver rapporti con lui, va a prostitute? Direste questo, voi? Pericolo. Il Pubblico Ministero e la sua richiesta, la sua opposizione, vi dice: c’è una pistola in giro. Eh, attenzione. Eh, sì, ho paura anch’io, che questa pistola sia in giro; forse è stata smontata. Ma certo non ce l’ha lui. Perché tre righe dopo il Pubblico Ministero dice ‘il Vanni cercava una pistola’: eh, se la cercava, non ce l’ha lui – pagina 61 del verbale che vi ho citato -. Mettetevi d’accordo. Quali contatti? Quali atmosfere, di gruppi, possono collegare questo Vanni, a chi? Pericolo di reiterazione dei reati, rappresentato dalle lettere minacciose mandate a tutto il paese. Ma – voi l’avete, vero? – ma insomma, basta leggerle, eh. Basta leggerle, che sono lo sfogo di un poveraccio che dalla mattina alla sera si trova in galera, accusato di essere il “mostro di Firenze”, e a un certo punto dice: ma qualcuno mi aiuterà? Qualche santo? E scrive a tutti, a tutti, a tutti: ‘Come? Non fate nulla? non insorgete forse – l’idea è questa – di fronte a quest’ingiustizia che si sta perpetrando verso di me?’. In termini pesanti, si capisce altrove. Ma in quel modo che ha lui di esprimersi: ‘Son fascista’, ‘Non siamo mica in Cina’. Questo modo così, senile, da demenza senile, che ha. Ma voi avete la prova, qui al dibattimento, che sono lettere che dal punto di vista minaccioso, o del pericolo o del rischio, son meno che acqua fresca. Testimone Fanfani, testimone Pucci, m’hanno detto ‘ma lei questa lettera l’ha ricevuta, ha avuto modo…?’. ‘Ma come? Non l’ho nemmen letta, non si capiva nulla’. L’avete al dibattimento, l’avete sentito voi, l’effetto, l’efficacia minacciosa del grave personaggio, del pericoloso Vanni, che tutti conoscono come “il vecchio postino”, che andava tutti i giorni a portar la posta di casa in casa. Voi capite che già questo, no?, intravedere di fronte alla concretezza di una persona come questa, di fronte… voi, caricarla di questi contenuti tenebrosi, sotterranei, non chiariti, non chiari, fuori dal dibattimento, fuori dal processo! È già un’anticipazione di giudizio, da parte vostra. È già attribuire a quest’uomo un “phisique du ròle” che non ha affatto! Perché ne ha uno inverso. Bene, cautele da un punto di vista di contaminazione della prova – è finito, eh – che potrebbe contaminare, il signor Vanni? Quei tre o quattro testi che ha indicato questo difensore, saranno un po’ di più. I mezzi di un difensore, nonostante la sbandierata parità, son quelli che sono, eh. Un prete, forse, se riesco a pescarlo dall’America dove si trova, un nobile fiorentino, qualcun altro. Bah, che c’entra lui? I testimoni del Pubblico Ministero, Pucci compreso, son stati tutti sentiti: tutti. Il dibattimento è chiuso. Resta solo Lotti. Ma Lotti non è un teste: è coimputato. E Lotti, è, proprio perché deve esser sentito Lotti, che quest’uomo deve essere scarcerato: perché non può dipender da Lotti, la libertà sua! Come ho avuto l’onore di dirvi poco fa. Allora? Pericolo di fuga. Per iniziativa di una generosa parte civile, gli son stati sequestrati anche quei pochi soldini che aveva da parte, poveraccio, vero? A 70 anni, quanti erano? 70 milioni? 
Mario Vanni: Sì.
Avvocato Filastò: Mmh. A San Casciano, malato come si trova, dove volete che fugga? Dove volete che vada? Col suo viso, col suo personale ingobbito dentro a quel pastrano, come è apparso in tutte lo foto dei giornali, attraverso anche la estrema generosità dei giornalisti, soprattutto di questa zona, no? Che quando devono dipingere uno, dipingono in questo modo. C’è sempre la solita foto del Vanni, no? Ecco qui, il “mostro di Firenze”. Un individuo così, con questa borsina, no? Gobbo, tra questo pastranotto; grigiastro, la faccia, devastata dall”angoscia. Dove volete che vada, uno così? Giudici generosi, giudici seri: giudici! Soprattutto giudici, giudici terzi!, che non hanno una tesi da sostenere, che non hanno una delle due parti in conflitto, di questo dualismo, di questa dualità, di questa dialettica. In questo momento, almeno, da sostenere. Giudici, potete dire che c’è pericolo che fugga, Vanni? Se non che ci sono anche altre ragioni. Io ho voluto andare un po’ a guardare dentro alla perizia del dottor Marchi, che dice “compatibile” lo stato di carcerazione, rispetto a un uomo che mi dicono, dal carcere, tutti i giorni che passano è sempre più degradato. E sono andato a leggermi alcuni dati clinici emergenti dal carcere. Che, naturalmente, in questo momento ho perso. No, eccoli qua. Hanno fatto un elettroencefalogramma, signori, che vale molto di più della perizia e degli argomenti del dottor Marchi: “tracciato monomorfo, con prevalenza di onde lente, estremamente insensibile agli stimoli attivanti; il quadro è di una iperattività corticale di tipo demenziale”. Il vecchio alcolista Vanni è in stato di demenza senile, demenza probabilmente indotta dall’abuso di sostanze, di alcool, a suo tempo. Prova ne sia che, in data 5 settembre del 1996: “Il paziente ha presentato una crisi caratterizzata da perdita di coscienza, con frattura della mandibola, con cianosi al volto, respirazione autonoma conservata”. Tanto che il perito, il quale ritiene “compatibile” lo stato di detenzione di questa persona, dice: “Il 3 settembre scorso il paziente ha avuto, verosimilmente, un lieve ictus ischemico. In tal senso, le TAC non hanno evidenziato lesioni”. Beh, meno male. Un ictus ha avuto in carcere, questo signore. Altro che situazione di compatibilità. E io, a me, mi sento male tutte le volte che lo vo’ a trovare e mi dice ‘mi gira la testa’. Perché sono quelle situazioni che, lo stress della carcerazione, l’angoscia anche di questo processo, dentro a quel posto, in una situazione poi in cui si è determinato questo fatto. A suo tempo lui stava a Pisa. Eh, non si può portare uno da Pisa a Firenze tutte le mattine. È stato trasferito a Prato. Il carcere c’ha un’infermeria. Ha avuto già una volta un ictus, eh signori della Corte, dentro il carcere l’ha avuto! Coscienza, i giudici! Anche umana, in questo caso. L’età alla fine, vero?, età che corrisponde anche a un principio di equità. Insomma, la posizione di Faggi sarà un po’ più leggera. Perché il Faggi, insomma, c’ha meno delitti. Però, sulla carta, il car… no no, non è vera come notizia. C’ha gli stessi identici indizi del Vanni: si chiamano signor Giancarlo Lotti. Ora non più Pucci, perché con la fine che ha fatto al dibattimento, il Pucci, parlar di Pucci come prova, io non lo so: un Pucci, il quale viene, si comporta in quel modo. Il Pubblico Ministero dice ‘ah, mi chiedon gli atti per fare…’. Non so, è nata una comunicazione giudiziaria nei suoi confronti, qualcuno. Io poi chiederò qualche cosa sul punto, ma insomma, lasciamo perdere, non parliamo di merito. Lotti, è Lotti. Faggi, a un certo punto, il Tribunale della Libertà, questo signore sta per fare 70 anni, li ha fatti, anzi. Ora voi sapete, c’è un articolo del Codice di procedura penale che dice che, quando uno ha raggiunto 70 anni, devono essere gravissime, le ragioni, eccezionali le ragioni per mantenere una custodia cautelare. Ora, i 70 anni Vanni li compie il 23 dicembre, ancora proprio non ce li ha 70, siamo li, siamo a distanza di qualche giorno. Al limite, anticipo una mia richiesta a proposito: stabilite che questa carcerazione – ancora tutta da operare, se volete – duri fino al giorno di Natale del 1997. Dopo, scattata questa data fatidica per essere, come dire, all’interno del dramma. Faggi. A Faggi qualcuno gli ha dimostrato questi sentimenti di umanità. E a lui no? Perché? Che differenza fa? Di tutti i “compagni di merende”, di questo gruppo assatanato, uccisore di coppie, l’unico in galera è rimasto lui. Pacciani è stato carcerato per le ragioni che sapete. Faggi. Pucci, non è stato nemmeno indagato. Lotti, nemmeno un giorno di galera. Albergo, non so dove, località segreta, protetto. Protetto da che? La legge parla di attendibilità delle dichiarazioni. E dov’è l’attendibilità di Lotti? È il Pubblico Ministero che ve la mette forse. Mi ricordo qualcuno mi parlava di giustizia proemiale. Ma insomma, andiamoci piano coi mi anticipati alla gente, eh. Ne scapita la giustizia e la verità. E questo deve star dentro a pagar le spese di che? Ecco, signori, forse con la solita enfasi – dirà il Pubblico Ministero – ma col cuore in mano, cercando di arrivare anche al vostro cuore certamente, vi ho esposto la situazione. Che mi preoccupa! Mi preoccupa anche proprio sul piano della serenità di questo dibattimento, come si va evolvendo. Voglio dire, questo accanimento nel tenere in carcere una persona, insomma, in una situazione di questo genere, che ho disegnato in tutti i modi, guardandola da tanti punti di vista. Poteva esserci una ragione nel momento in cui si diceva: beh, insomma, ancora tutti i testimoni non sono stati sentiti; misura cautelare, lui ha scritto le letteracce, va be’, teniamolo dentro. Ma ora proprio non c’è nemmen più quella ragione lì. E ci sono queste ragioni, questi motivi. L’uomo che si sta degradando. Io, alla fine, beh, tanto per cominciare poi chiederò una perizia per accertarsi la capacità di stare in giudizio di quest’uomo perché non capisce mica nulla, sapete? Io l’ho avuto accanto. E il più delle volte ha dormito, eh! In un processo in cui si discute di – quanti sono? – cinque ergastoli, eccolo lì! Quindi, con la paura, col timore anche da parte di questo difensore, perché non ha fatto tutto quello che ha in potere di fare, che quell’ictus che l’ha preso un anno fa si ripeta un’altra volta in forma più grave. In quelle situazioni, sono campanelli di allarme gravissimi. Il carcere non è il posto per tenere una persona di questo genere. Volete trasformare la misura cautelare in arresto domiciliarlo? Questo ha, a San Casciano, la caserma dei Carabinieri, il maresciallo Minoliti ultrainteressato al caso, e tutto il resto. Quindi, Pubblico Ministero, la tranquillità che non avverrebbe niente. Non verrebbe nemmeno più qui a dormire, probabilmente. Andrebbe a casa sua. A casa con la moglie epilettica. Una situazione di degrado, da un punto di vista anche familiare, totale. Questa donna è completamente sola. Già mi fa delle telefonate strane; due me ne ha fatte, per l’esattezza, in cui non si capisce nulla nemmeno di quel che dice lei. “Quando lo rimandano a casa?”, questa è l’unica cosa che sento dire. Vi chiedo di provvedere, direi senza aspettare niente. Chiedo un provvedimento di questo genere, sbrigativo, se lo riterrete, di rigetto. Secondo me, ripeto, avrebbe anche un significato sul merito, per me, penale. Può darsi sia di questo parere. La situazione in cui, come dicevo prima, misura cautelare come tale, come prevista dal Codice, come prevista dalla legge, in questo momento è assolutamente fuori luogo. Le condizioni non ci sono più, non ce n’è più nessuna! Ci sono una serie di situazioni di carattere personale che vi consigliano di modificare la situazione. Volete eventualmente dire ‘aspettiamo che abbia compiuto 70 anni e vediamo se, in questa situazione, dopo quindi la misura cautelare durerà fino a una certa data’? La legge vi consente di farlo. Come ipotesi alternativa e ultima, vi chiedo anche questo. 
Presidente: Allora: “La Corte, ritenutane l’opportunità, si riserva la decisione in ordine all’istanza della difesa, dichiarando di provvedere nel termine di cui all’articolo 299, III comma Codice di procedura penale”. Allora, può venire il Tinnirello, il perito, vero? Pubblico Ministero?
P.M.: Sì, sì.
Presidente: C’era il perito per quelle trascrizioni.
P.M.: Esatto, Presidente.
Presidente: Poi sentiamo il Lotti. Allora, ha provveduto alla trascrizione. 
Perito Tinnirello: Sì, è già qui, pronta. Tutta trascritta.
Presidente: E ce l’ha in mano, lì… 
Perito Tinnirello: Come?
Presidente: Bisogna dichiararlo, Tinnirello. 
Perito Tinnirello: La trascrizione integrale delle telefonate indicate è tutta qui. Sono esattamente 75 pagine.
Presidente: Bene. 
Perito Tinnirello: E le cinque telefonate richieste.
Presidente: Ecco, metta a disposizione della Corte l’elaborato. 
Perito Tinnirello: Metto a disposizione della Corte l’elaborato.
P.M.: Ne ha più copie, Tinnirello, o le dobbiamo fare noi? 
Perito Tinnirello: No, io ho consegnato quello. Non ho pensato a fare altre copie. Se ne avrete bisogno, me lo dite e le fo.
P.M.: Grazie.
Presidente: Ora ci penserà la segretaria.
P.M.: Va bene.
Presidente: Insomma Antonio. 
Perito Tinnirello: A posto?
Presidente: Se non avete domande, può andare. Bene.
P.M.: Presidente, cortesemente un attimo, avrei una produzione da fare. E’ una produzione che serve per avere ancora meglio presenti i luoghi dell’omicidio dell’85. Nelle carte del Pubblico Ministero, processo Pacciani acquisito agli atti odierni del P.M., di questo processo, c’era un fascicolo del Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica. Che a me sembrava che fosse stato depositato in quel processo; e comunque, alcune delle foto della famosa tenda, sono state duplicate e sono state fornite alla Corte all’inizio di questo dibattimento nella produzione degli atti del P.M.. Nel fascicolo, nel riguardare, ho trovato il fascicolo originale che la Polizia Scientifica fece al momento del sopralluogo di Scopeti. E facendo addirittura un disegno dei luoghi; e facendo delle foto – soprattutto chiazze di sangue fuori della tenda, o fuori della tenda quelle che ci sono o non ci sono, bossoli, aperture, esatta posizione – che mi sembra siano foto non tutte riportate nel fascicolo che avete voi. Perché era una riproduzione. Questo, ripeto, è il fascicolo originale datato 25 ottobre ’85. Pervenne all’epoca alla Procura il 26 ottobre, era depositato e a disposizione di tutti. E sono sostanzialmente gli accertamenti che fece il sovrintendente Autorino, e che ci ha raccontato a voce. Ripeto, alcune delle foto sono già in vostro possesso. Sono atti dell”epoca. Mi sembra che, ai fini della maggiore chiarezza possibile di come trovarono i luoghi gli agenti della Scientifica che arrivarono, è un fascicolo che forse, dato che è più completo di quello che avete voi, possa essere utile già da oggi. Quindi, chiedo di produrlo.
Presidente: Bene. Su questa produzione?
P.M.: Non ne ho fatte copie. E’ quello originale dell’epoca.
Presidente: Lo faccia vedere al difensore e agli altri.
P.M.: Ripeto, alcune foto ci sono nel vostro fascicolo, altre probabi… Cioè, questo è un numero di foto maggiore; ci sono questi disegni.
Presidente: Bene.
Avvocato Filastò: Su questa produzione, mi riservo di esaminarlo con calma.
Presidente: Bene.
Avvocato Filastò: Però, avrei un’istanza io da fare, Presidente.
Presidente: Dica.
Avvocato Filastò: Che è questa. Nel corso delle indagini preliminari Lotti ha partecipato a varie ricognizioni di luoghi, individuando determinate situazioni, indicando la sua collocazione rispetto ad altri posti, eccetera. Nonché, in certuni casi – che potrei anche indicare, ma insomma è agli atti – il Lotti stesso è stato sentito con il contributo della videoregistrazione. Ora io non so se sono a disposizione, queste cose, della Corte. Chiedo che vengano acquisite le cassette videoregistrate, sia delle ricognizioni dei luoghi, che degli esami fatti dal Lotti con il contributo di questo strumento tecnico; e siano a disposizione per essere eventualmente proiettate, laddove ci fossero delle contestazioni da fare rispetto alle dichiarazioni da lui rese. E’ fondamentale questa presenza di questi strumenti tecnici a disposizione della Corte perché, come si sa, specialmente per quanto riguarda i verbali di individuazione di luoghi, le comunicazioni non verbali sono importanti come quelle verbali. Voglio dire, a volte si legge nella trascrizione di questi verbali che il Lotti dice: ‘qui, là, qui, qua, di sopra, di sotto, più su, eccetera’. Ovviamente, senza il contributo della videoregistrazione, sarebbero dichiarazioni completamente incapaci di far render conto al giudice di quale sia il significato esatto delle sue dichiarazioni. E quindi è necessario che siano a disposizione per essere proiettate, per contestarle. Mi ricordo un professore di matematica quando noi si faceva i… ci chiamava alla lavagna a fare i teoremi e si diceva ‘qui, qua’ invece di indicare le lettere, ci diceva ‘qui, quo, qua sono i nipoti di Paperino’. Ora, chiaramente, non si può con i nipoti di Paperino individuare determinate situazioni. Quindi, questa è un’istanza precisa che io faccio. Se fossero nel fascicolo del Pubblico Ministero, questi strumenti, il Pubblico Ministero è pregato di esibirli. Questo, prima di sentire il Lotti; perché sono fondamentali, averli sotto mano. Anche in merito ad eventuale contestazione da fare. Per quanto riguarda la produzione del Pubblico Ministero, che ho l’impressione che abbia il suo significato in riferimento all’apertura della tenda: l’apertura della tenda… Probabilmente c’ha un’apertura posteriore; ce l’ha, ma era chiusa.
P.M.: Abbiamo sempre detto che era chiusa, avvocato; tutti i testi l’hanno sempre detto e quindi…
Avvocato Filastò: E infatti. Questo è fondamentale.
P.M.: Perbacco! Io, tant’è che, aven…
Avvocato Filastò: Ma questo difensore…
P.M.: … l’ho prodotta…
Avvocato Filastò: … si era premunito di alcuni depliant, eccetera, che…
Presidente: Sì, sì.
Avvocato Filastò: … andato a pescare. Che avrei prodotto. È vero? Ce l’ha la signo…
P.M.: Meglio di così: abbiamo l’originale.
Avvocato Filastò: E’ meglio, c’è l’originale. Ma certamente che c’è, ma era chiusa, Pubblico Ministero. Chiusa.
Presidente: Allora
P.M.: No, l’abbiamo, lo volevamo dimostrare noi che era chiusa, avvocato.
Presidente: Possiamo intanto…
P.M.: E’ stato il P.M. che voleva dimostrare che era chiusa dietro.
Avvocato Filastò: Cosa?
P.M.: La tenda.
Avvocato Filastò: No, ma io sto parlando del secondo telo, Pubblico Ministero.
Presidente: No, no.
P.M.: Che era chiuso. Lo vuole dimostrare il P.M. .
Avvocato Filastò: Lo vuole dimostrare il P.M.?
P.M.: C’è l’apertura col taglio, e si vede, no?
Avvocato Filastò: C’è l’apertura col taglio e la serranda chiusa.
P.M.: Chiusa. Rigorosamente chiusa.
Avvocato Filastò: Rigorosamente chiusa.
P.M.: Come sempre hanno detto tutti in questo processo.
Avvocato Filastò: Come sempre hanno detto tutti in questo processo.
Presidente: Va bene. Una volta tanto siete d’accordo. Va bene. Allora, possiamo acquisire il documento indicato dal Pubblico Ministero. Su quest’istanza dell’avvocato Filastò, ci sono le videocassette o no?
P.M.: Presidente, dunque chiariamo. Perché l’indice degli atti del P.M., sono a disposizione di tutti; non so se della Corte. E’ ovvio che tutti sappiamo che, non essendo detenuto, le registrazioni delle dichiarazioni del Lotti sono state fatte dal momento in cui è diventato imputato. Perché il P.M. ha ritenuto opportuno di farle. Quindi, le registrazioni delle dichiarazioni fatte negli interrogatori da…
Presidente: La videoregistrazione?
P.M.: Se permette do il quadro completo, così la Corte si rende conto. Quindi, per quanto riguarda le registrazioni degli interrogatori, ci sono tutte le registrazioni e, per quanto riguarda gli interrogatori, anche alcune se non tutte le trascrizioni. Per quanto riguarda le individuazioni luoghi, che sostanzialmente sono due o tre, per l’esattezza sono tre, ci sono: i fascicoli fotografici che mi sembra sono già a loro disposizione, se non ci sono li deposito stamattina; nelle quali, durante la individuazione luoghi, Lotti e Pucci indicano i singoli punti che a voce stanno spiegando. Quindi, per quanto riguarda fascicoli fotografici relativi all’individuazione luoghi, ho solo il dubbio se averli già depositati o no; e comunque sono a disposizione.
Avvocato Filastò: Ha parlato di fascicoli fotografici o delle cassette?
P.M.: Per ora sto parlando dei fascicoli fotografici e li ho depositati. Per quanto riguarda le registrazioni fono delle individuazioni luoghi, c’è sicuramente la registrazione audio dell’individuazione luoghi dell’omicidio ’85, per intendersi; anche trascritta. Cioè, fu registrato l’individuazione luoghi per il quale c’è anche verbale, e fu registrato sonoro. Ovviamente si tratta, tutte, di attività che il P.M. ha fatto a sua sponte, non erano obbligatori per legge: era un teste. Quindi c’è, per quanto riguarda l’individuazione luoghi, in un caso la registrazione fono, e tutti i fascicoli fotografici. Per quanto riguarda individuazioni luoghi ’85, che è quella più ricca di contributi, oltre il verbale, ripeto, ci sono fotografie e registrazione, mi sembra di ricordare che, a parte – però onestamente vado a ricordo – fu fatto fare anche un filmato dalla Polizia Scientifica per quanto riguarda il momento in cui Lotti indicava i punti. Ripeto, ci sono sicuramente le fotografie. Ora, per questa cassetta dell’individuazione luoghi, avrei soltanto la necessità di verificare. Tutto il resto, c’è, è a disposizione. Per quanto riguarda la trascrizione dell’atto individuazione luoghi fono, ho addirittura qua con me la trascrizione completa per quanto riguarda l’85 e lo metto a disposizione già della Corte. I fascicoli fotografici, mi sembrava di averli depositati.
Presidente: Sì, ci sono.
P.M.: Mi sembra il Giudice a Latere sta dicendo che ci sono già. La trascrizione audio, ce l’ho già fatta; trascrizione è stato dato incartico al consulente tecnico, ingegner Ghelardini. Ed è a disposizione di tutte le parti negli atti del P.M. e della Corte. Per quanto riguarda la cassetta che la Scientifica mi sembra fu incaricata – però onestamente vorrei verificarlo – in questo momento non ce l’ho. Se loro credono, mi danno quel tempo necessario per verificare che esista e per mandarla a prendere se c’è. Il resto è tutto a disposizione.
Presidente: Allora, sospendiamo 10 minuti, un quarto d’ora e accettiamo questo qui, vai.
P.M.: Eventualmente la cassetta, per il mio ricordo, fu fatta solo per quello che riguarda l’85. Se il mio ricordo è giusto.
Presidente: Va bene. Ma è la registrazione fonica, o anche video?
Avvocato Filastò: No, anche video. Quella dell’85 è anche video.
P.M.: A me sembra di ricordare anche video.
Presidente: Ah…
P.M.: Non ce l’ho qui materialmente sul tavolo.
Presidente: Va bene. Allora…
P.M.: Per quello che riguarda il fono, ho anche la trascrizione, oltre che la cassetta. Volendo, c’è la trascrizione data a un consulente tecnico. Per quanto riguarda la video, cortesemente, se mi volete dare i 5-10 minuti per verificare.
Presidente: Va bene, okay. Diamo 10 minuti, un quarto d’ora… Via, un quarto d’ora. Sennò ci si perde tutta la giornata.
« DOPO LA SOSPENSIONE »
Presidente: Pubblico Ministero, la cassetta ce l’avevamo noi.
P.M.: (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Presidente, avrei un’altra istanza. Le dispiace?
Presidente: Come? Ha un’altra istanza?
Avvocato Filastò: Avvocato Filastò, difensore di Vanni. Per dire la verità, su iniziativa di alcuni colleghi – perché io non me n’ero accorto – ho controllato le deregistrazioni fatte dal signor Tinnirello sulle telefonate intercorse fra Lotti e alcune persone. E ho visto che ne manca una.
Presidente: Ne manca una?
Avvocato Filastò: A meno che non ci sia già una perizia fatta, ma a me non mi risulta – io ho solamente un brogliaccio – manca la telefonata fatta il giorno 24 marzo 1996 …
Presidente: Chiediamo un attimo a Tinnirello, su questo punto.
Avvocato Filastò: No, no, quello, non c’è verso. Non c’è.
Presidente: Può darsi pure che non abbia, sia sfuggita a trascrivere…
P.M.: Il P.M. aveva fatto l’istanza? Chiedo scusa.
Avvocato Filastò: Forse no.
P.M.: E allora, non… Faccia lei l’istanza.
Avvocato Filastò: E come no!
P.M.: Appunto. Allora non è che manchi. È che…
Presidente: Ci sono quattro telefonate. Quattro telefonate del Pubblico Ministero. O cinque, non lo so. Dov’è l’istanza? È di là.
Avvocato Filastò: Ho qualcosa da ridire, eh, sul fatto che il Pubblico Ministero chiede che vengano deregistrate e periziate quattro telefonate e si dimentica di questa. Questa in cui il Lotti si pronuncia in questo modo: “Sì, ma ti fanno certi colloqui che alla fine io non ce la fo più e ti imbrogliano.”
P.M.: C’è tutta trascritta, però, eh.
Avvocato Filastò: Sì, sì.
P.M.: Ah.
Avvocato Filastò: Però, agli atti, non so nemmeno se c’è, io.
P.M.: È stata, mi sembra, argomento di… 
Avvocato Filastò: È stato argomento di un incidente probatorio…
P.M.: Ecco.
Avvocato Filastò: … in cui, a un certo punto, Lotti…
Presidente: Insomma, se ci avete la trascrizione anche di questa, producetela e non se ne parla più.
P.M.: C’è, c’è.
Presidente: C’è? Bene. Perché, sicuramente, c’è la trascrizione.
Avvocato Filastò: No, io voglio la perizia, non so… Io faccio istanza perché venga fatta la perizia. Perché, in questa trascrizione ci sono molti puntini di sospensione. E, invece, va chiarita. “Ma ormai l’ho detto, non posso mica tornare indietro”, dice Lotti in questa telefonata. “È vero, ormai l’ho detto, mi hanno imbrogliato loro. Sennò…” “Tu devi dire se è vero, oppure no.” “Ormai l’ho bell’e detto, i’ che vo a dire?” “Tu, a me, mi devi dire se è vero.” “Ormai 1’è vero.” Insomma, voglio dire, a un certo punto, siccome il Pubblico Ministero mi pare abbia detto che queste telefonate erano anche a favore della difesa, questa è a favore della difesa eccome. E, questa, va…
P.M.: C’è già la trascrizione.
Avvocato Filastò: Sì, ma io voglio… Bisogna fare la perizia. Se…
Presidente: No, qual è la telefonata, avvocato, mi dica?
Avvocato Filastò: È la telefonata del 24 marzo 1996, fra Nicoletti Filippa. . . Se poi non se ne deve parlare di questa telefonata, come avvenne all’incidente probatorio, se ne può anche non parlare…
Presidente: Fra chi ?
Avvocato Filastò: Far finta che non ci sia…
Presidente: Fra chi?
Avvocato Filastò: … la si butta sotto un tavolo… Vero. È fra la Filippa Nicoletti e il signor Lotti. Ed è una telefonata, fra l’altro, va sentita. Io chiedo che venga procurato il nastro e che la Corte la senta. Che venga ascoltato qui, in dibattimento. Perché? Perché, si sa benissimo… Ci sono delle pause, per esempio, molto significative. . .
Presidente: Va be’, abbiamo capito, avvocato, su questo punto. Andiamo…
Avvocato Filastò: Per esempio, in cui è importante apprezzare il tono. No, non voglio… Presidente, voglio illustrare questa istanza. “Ma oh, ormai l’ho detto, non posso mica tornare indietro.” Dice: “Ma è vero?” Poi, qui si legge: “È vero…” – puntini di sospensione – ” ormai l’ho detto, mi hanno imbrogliato loro, sennò…” Questa espressione si può interpretare in due modi, a seconda del tono. Se io dico: “Ma è vero?” E uno risponde: “È vero” – sentite – “È vero. Ormai l’ho detto.”, vuol dire una cosa. Se io, invece, dico affermativo: “È vero”. Vuol dire un’altra. Quindi, è importante sentirla. L’istanza, quindi… E credo che sia importante sentirla e deregistrarla, io direi prima dell’esame del signor Lotti. Perché le contestazioni vanno fatte su questa… La difesa ha intenzione di fare una serie di contestazioni su questa telefonata. Voglio vedere se il Lotti, anche a questo difensore, vero, dirà come disse al precedente… ‘ma perché la insiste su questa telefonata?’ Perché insisto? Si starà a vedere perché si insiste. Per vedere…
Presidente: Acquisiamo il nastro di questa telefonata.
Avvocato Filastò: Acquisiamo il nastro, sentiamolo e deregistriamolo con apposita perizia.
Presidente: Chi c’è in questo nastro?
P.M.: Presidente, così per completezza, loro hanno presente che si tratta di fatti sui quali, nel corso dell’incidente probatorio, Lotti è stato a lungo sentito. La trascrizione di quella telefonata è completa. Ed è stata utilizzata dal difensore di Vanni in quell’incidente probatorio. Essendo completa, il P.M. l’ha depositata, è stata utilizzata e non l’ha fatta trascrivere ulteriormente, perché era già stata trascritta per intero. Quelle dei quali io, invece, ho chiesto la trascrizione, era perché erano trascritte solo a stralci. La telefonata, per quanto riguarda la trascrizione…
Avvocato Filastò: Nell’atto, Presidente, che io ho, a meno che abbia un atto diverso, c’è scritto: “Stralcio di conversazione intercettata.”
P.M.: Allora Benissimo.
Avvocato Filastò: È così intitolato, l’atto.
Presidente: Bene.
P.M.: La parte che può interessare… Anzi, interessa tutto. Io non ho nessun dubbio e in qualsiasi momento sono lì, per fortuna ci sono e sono depositate. Quindi, dubbi che qualcuno non voglia mettere a disposizione le carte, per fortuna non ce ne sono. Tant’è che sono lì. E’ stato utilizzato e c’è la trascrizione della parte che io penso interessi. Secondo me, nessuna opposizione a dare incarico al perito Tinnirello, o a chi si crede, di trascriverla per intero. Per la verità, Lotti è stato sentito sul punto, ha dato le sue spiegazioni. Lo possiamo risentire quando vogliamo. Anzi, la Corte lo sentirà, le parti lo sentiranno ulteriormente sul punto. Non mi sembra ovviamente il caso di sospendere l’esame dell’imputato, per prima far trascrivere la conversazione per intero e successivamente sentirlo. Sentiamolo. Sentiamo cosa ha da dire dala viva voce sua nel dibattimento. Poi ci faremo spiegare, se del caso, a mio avviso, quello che diceva con questa interlocutrice, nel corso di una telefonata fatta nella data del marzo del ’95, mi sembra… ’95. Quindi, direi, nessuna opposizione a sentirla, dovunque sia la cassetta. Io a memoria tutto non lo so. Ma, sicuramente, non solo ce ne sarà una, ma ce ne saranno due copie. Perché, in genere, le intercettazioni sono fatte su due copie. Quindi, diamo subito l’incarico. Però andiamo avanti, perché altrimenti è da stamani che, per un motivo o per l’altro, si rimanda l’esame del Lotti, chiesto fra l’altro dal P.M. Facciamo l’esame. Poi, se all’esito della trascrizione, ci sarà successivamente da chiedere qualcosa ulteriore a Lotti, chiediamolo. Altrimenti qui dobbiamo sospendere per cinque, sei, dieci giorni, due giorni, quello che ci vuole, per fare la trascrizione. Niente vietava al difensore di chiedere la trascrizione prima. In fondo, la trascrizione c’è. Dice: ‘faccio la perizia.’ Va be’, fare la perizia, vuol dire non credere a quello che è, al modo in cui è trascritta. Però, se è così importante, la trascrizione è lì. Se ci sono spunti utili per la difesa, li può adoprare già da ora, sentendo il Lotti. Quindi, nessuna opposizione a trascrivere tutto quello che si vuole. Perché, per fortuna, di questo processo, tutto quello che c’è – avete visto la cassetta addirittura – era già negli atti del dibattimento. Io, per prudenza, sono andato a ricercarmela. Quindi, tutto quello che c’è, in questo dibattimento, è stato posto a disposizione delle parti e della Corte, quello che era possibile. E, della Corte, forse anche qualcosa di più. Io, oggi, ho portato anche la tenda, tutto quello che sono riuscito a trovare. E mi diceva il difensore: ‘hai visto? Con la tenda mi dai ragione a me. ‘ Ecco, è la dimostrazione che non c’è da nasconder nulla. La tenda è lì, la registrazione è lì, la cassetta è lì. Però che non siano, a mio avviso, usati queste istanze, per procrastinare ulteriormente l’esame del Lotti. Comunque, remissivo a tutte le decisioni che la Corte vorrà prendere in proposito.
Presidente: Le parti civili?
Avvocato Filastò: Presidente. Il difensore non vuol procrastinare nulla. Il difensore vuole avere i materiali.. .
Presidente: No, no 
(voci sovrapposte)
Avvocato Filastò: … le contestazioni.
Presidente: Ho capito, eh. Avvocato Curandai.
Avvocato Curandai: Avvocato Curandai, sì. Parte civile. Nessuna opposizione a sentire questa cassetta. Anzi, sollecitiamo l’audizione di questa cassetta. E però una precisazione, Presidente. Cioè, l’avvocato Filastò ha letto…
Presidente: Va be’, dopo sentiremo…
Avvocato Curandai: No, no, una precisazione. Perché vi ha letto la parola: “Mi hanno imbrogliato”. Non vi ha detto un’altra cosa molto importante: che, in sede di incidente probatorio, il Lotti ha chiarito questa cosa. Nel senso che: ‘mi hanno costretto a parlare, con delle contestazioni e delle prove precise, mettendomi davanti delle prove precise’. Quindi, diciamo anche questo. Non diciamo le cose così…
Presidente: Va bene, va bene. Le polemiche lasciamole stare.
Avvocato Curandai: No, siccome… Perché è suggestiva, molto suggestiva la obiezione dell’avvocato Filastò. Ma diciamo le cose nella loro completezza, ecco.
Presidente: Bene.
Avvocato Curandai: Grazie.
Presidente: Le altre parti? 
AW. Pellegrini: Ci associamo alla richiesta di ascolto in aula della cassetta.
Presidente: Bene.
Avvocato Colao: Presidente, scusi, vorrei fare un’istanza. Sono l’avvocato Colao.
Presidente: Eh, mi dica.
Avvocato Colao: Scusi, abbia pazienza. Visto che siamo in tema di istanze, stamani.
Presidente: Eh, oggi si è partiti male, eh.
Avvocato Colao: Oh, mi riservavo di farla dopo. Però, mi riferisco alla citazione che la difesa farà del teste, professor Pierini, Pierini Giovanni…
Presidente: Chi è Pierini?
Avvocato Colao: … dell’Università di Bologna. Il quale dovrà venire a trattare sulla questione delle escissioni fatte sul corpo della povera ragazza francese.
Presidente: Ora, avvocato, facciamo una cosa per volta, per cortesia.
Avvocato Colao: Abbia pazienza, Presidente. Se non mi fa finire…
Presidente: Eh, eh.
Avvocato Colao: L’istanza è questa. Io dico: poiché l’avvocato Filastò ha parlato di un coltello da sub, il quale, secondo lui si attaglia e secondo il professor Maurri…
Avvocato Filastò: (voce fuori microfono)
Avvocato Colao: Scusa, fammi finire, eh. Voglio finire in tutti i casi, ed essere ascoltato. Perché io ascolto gli altri. Quindi, gli altri, debbono ascoltar me. E ha parlato di questo coltello da sub. E naturalmente quello non era compatibile, secondo quello che ha detto il professor Maurri, o in parte, non si è capito bene. Torno a ripetere che, questa parte civile, ha depositato una memoria di un lavoro svolto e riconosciuto anche dalla sentenza di I Grado del processo Pacciani. Per cui è verosimile che la punta di uno dei due trincetti di Pacciani, quello grande, sia compatibile col calco nell’osso del radio, del polso destro del ragazzo francese. Posto questo, se deve venire il professor Pierini, a questo punto io chiedo l’acquisizione temporanea del trincetto grande di Pacciani da questa Corte, in questo processo.
Presidente: Sì, sì.
Avvocato Colao: Al fine di fare, di chiedere, fare un quesito, la Corte dovrà chiedere al professor Pierini se quel trincetto… di fare le misurazioni del trincetto. Che, in realtà, sono state fatte soltanto dalla Corte di I Grado, però da un perito, per motivi vari, non sono mai state fatte, né in II Grado si potettero fare. E, allora, che vengano fatte le misurazioni del trincetto, sia come misure lineari dei fili di tagli e delle costole; sia degli angoli, delle angolature che presenta questo trincetto grande di Pacciani. Non solo, ma vedere poi il perito poi dovrà vedere se questa, se una delle tre punte. E, in particolare, la punta sottostante di 139 gradi, sia verosimilmente compatibile col calco, con l’affinità calco nell’osso del ragazzo francese. Anche considerato le modalità di dinamica dell’omicidio del ragazzo francese, che sono emerse in questo dibattimento. Che hanno evidenziato che ci fu una lotta. E, come ha detto il professor Maurri, un’aggressione alle spalle. Quindi, il gesto di difesa, di difesa del ragazzo, sono ferite da difesa. Fatto questo, chiedo e mi riservo al caso di nominare un consulente. Questo, in base alla connessione soggettiva ed oggettiva, ex articolo 12 Codice procedura penale, che sussiste, sia soggettivamente come imputati e coimputati anche in processi indipendenti; sia oggettivamente per gli omicidi che ci sono stati. Questa, è la mia domanda. Grazie, Presidente.
Presidente: Senta, a questo punto, ci sono altre istanze, per caso? Eh, perché almeno, esauriamole tutte, perché sennò viene il nervoso, eh. Facciamole tutte insieme e non se ne parla più. Allora, su questa istanza dell’avvocato Colao. Nessuno osserva niente. Va bene.
Avvocato Filastò: Remissivo, Presidente. Con l’avvertenza che io ho molte altre istanze di carattere…
Presidente: Sì, Sì…
Avvocato Filastò: … ma me le riservo, sennò…
Presidente: Si capisce, al momento opportuno.
Avvocato Filastò: … dovrei parlare fino a domani sera.
Presidente: Ora, per questo mattino. Bene. 
« DOPO LA SOSPENSIONE »
Presidente: Allora: “La Corte di Assise di I Grado in Firenze, provvedendo sull’istanza del difensore di Vanni Mario, di trascrizione integrale della registrazione della telefonata intercorsa fra Lotti Giancarlo e Nicoletti Filippa il 24 marzo ’96. Telefonata alla quale vi è riferimento specifico del verbale di incidente probatorio in atti; Sentite le parti che nulla hanno opposto; Rilevato che può provvedersi seduta stante all’affidamento dell’incarico peritale, stante la presenza del perito e tale incombente non impedisce comunque di procedere oltre nell’istruttoria con l’esame degli imputati, potendo comunque l’imputato Lotti essere esaminato successivamente sul punto specifico, ove ritenuto opportuno; Titolato che appare opportuno riservare la valutazione sull’istanza di audizione in aula della telefonata suddetta all’esito della deregistrazione; Ritenuto inoltre opportuno riservare la valutazione sulla richiesta dell’avvocato Colao all’esito dell’esame del perito Giovanni, Pierini Giovanni, indicato dalla difesa del Vanni e già ammessa da questa Corte. Per questi motivi, dispone la trascrizione integrale della registrazione della conversazione sopraindividuata e nomina perito il signor Filippo Tinnirello e ne ordina l’immediata comparizione. Si riserva sulle ulteriori richieste di cui è la parte motiva. Il Tinnirello. Sotto l’impegno della… lei è già stato individuato come perito. Quindi ha già fatto altre trascrizioni. Sotto l’impegno già assunto in precedente udienza, la … la trascrizione integrata dalla telefonata del 24 marzo ’96 tra Nicoletti Filippa e Lotti Giancarlo. 
Perito Tinnirello: Benissimo.
Presidente: La bobina non so se ce l’ha il Pubblico Ministero, o se ce l’ha l’ufficio GIP. Non so.
P.M.: (voce fuori microfono)
Presidente: O se è insieme alle altre che già ha esaminato.
P.M.: (voce fuori microfono)
Presidente: Va bene. Allora, ci vediamo, per rispondere su questa trascrizione…
P.M.: Quindi diamo la materiale possibilità, per il P.M. di fargliele consegnare se sono depositate agli atti del fascicolo. Nella giornata di domani, perché oggi…
Presidente: Va bene per venerdì 5? 
Perito Tinnirello: Il 5?
Presidente: Eh. 
Perito Tinnirello: La settimana prossima?
Presidente: Eh. 
Perito Tinnirello: Sì, sì. Va bene.
Presidente: Va bene. Allora, rinvia per l’esame, la settimana prossima. Va bene? 
Perito Tinnirello: Benissimo.
P.M.: Si riserva il P.M., di consegnare la bobina.
Presidente: Sì, bene.
27 Novembre 1997 33° udienza processo Compagni di Merende

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