Intervista a Francesco Crescenzi

Francesco Crescenzi è una persona che ha avuto accesso ad informazioni a cui anche gli inquirenti non hanno avuto accesso, questa è la ragione dell’intervista. Possiamo credergli o meno, non tanto per le informazioni che ci fornisce, quanto per la fonte che cita. E’ reale o no la fonte? Se è reale credergli o no diventa utopistico, al limite discutere di dettagli diventa interessante. Il Signor Crescenzi ha dimostrato con alcune sue dichiarazioni di conoscere bene la vicenda del MdF e quindi è interesse di tutti esporre le sue conoscenze per arricchire le nostre e quelle di chi ci legge. Per questa ragione gli abbiamo chiesto un’intervista e lo ringraziamo per aver accettato. Tutto quello che scaturisce da questa intervista è a noi ignoto lo riportiamo come dovere di cronaca dei famigerati eventi, la logicità espositiva ha quanto meno attinenza e quindi riteniamo utile condividerla, quanto meno per discuterla, sempre nell’ottica del peccato e non del peccatore.

Redazione: Per quale ragione hai conoscenza dei fatti riguardante la vicenda del MdF?

Francesco: Ho conoscenza dei fatti del MdF fin da ragazzino mentre vedevo i processi a Pietro Pacciani, poi col passare degli anni ho capito meglio la vicenda anche grazie all’aiuto di mio padre che dirigeva una sezione investigativa che si è dedicata sia al mostro di Firenze sia al Narducci.

R: Suo padre era nelle forze dell’ordine?

F: Diciamo in una sezione investigativa, adesso anche io sono nella stessa sezione.

R: Le sue conoscenze si basano quindi sia su quanto riferitogli da suo padre, che si è occupato direttamente del caso, sia sulla possibilità di leggere degli atti che non sono pubblici ma secretati?

F: Si, le mie conoscenze si basano su atti interni che non sono pubblici. Li ho letti, ma anche per i suggerimenti che mi diede mio padre, diciamo che lui è stato una guida; i suoi consigli mi sono stati utili. Poi sono andato avanti da solo e infatti sono entrato in questa stessa sezione nel 2007 partendo dai livelli più bassi, visto la mia giovane età dato che sono nato nel 1984. Ho lavorato al caso del mostro di Firenze dal 2007 al 2010, poi mi sono occupato di altro.

R: Per chiarire meglio, questi verbali interni sono stati e sono ancora oggi non conosciuti agli inquirenti che si sono occupati del caso?

F: I documenti secretati si chiamano atti interni e quindi non divulgabili pubblicamente, perciò gli inquirenti pubblici non hanno potuto visualizzarli anche se la maggior parte di loro era a conoscenza dell’esistenza di tali documenti.

R: Chi ne era a conoscenza di questi documenti e quindi dell’azione di questa sezione investigativa? Gli investigatori o le Procure?

F: Queste sezioni investigative entrano automaticamente in ogni indagine per dare una mano e quindi i documenti rimangono riservati ai soli operatori interni e non accessibili alla Procura o agli investigatori privati in generale; che poi ne siano a conoscenza non lo escludo, ma di certo non hanno accesso a tali documenti.

R: Partiamo dall’inizio, per quale ragione la vostra sezione investigativa si è attivata sul caso del MdF e quando?

F: Va beh, diciamo che noi come sezione cominciarono ad occuparsi della vicenda mostro e Narducci dal 1981, il giorno dopo l’omicidio di Calenzano. Il motivo fu più che altro per dare una mano agli inquirenti pubblici, però operando in maniera chiara e pulita cosa che, aimè, non è avvenuta nelle indagini pubbliche. Questo spiega i troppi errori commessi da parte loro, e purtroppo la corruzione di alcuni inquirenti, ed è per questo che non si è arrivati ad una soluzione vera e propria della vicenda!

R: Quindi fino al 1981 le vostre sezioni non si erano interessate della vicenda. Perchè Francesco Narducci è stato attenzionato?

F: No, erano attive già anche nel ’68 e nel ’74 ma come sappiamo fino all’81 erano due delitti a se, diversi, e poi nel ’68 c’era già un colpevole che era il Mele, mentre nel ’74 si aiutò gli inquirenti a trovare il maniaco che non era ancora il mostro! Narducci entrò nella nostra lista privata dopo il delitto di Calenzano per una serie di motivi che non posso elencare.

R: La corruzione degli inquirenti ha riguardato gli investigazioni o la parte giuridica? Come si è attuata, depistando o creando confusione nelle indagini?

F: La corruzione è sempre stata un punto fermo di ogni indagine pubblica, poi chiaramente va per singoli soggetti manipolabili o meno, perciò può riguardare sia la parte giuridica che investigativa; chiaramente depistando. La “chiavi” di questi soggetti erano anche nella parte giuridica, sicuramente c’erano delle talpe inserite dai soggetti dietro le quinte. Ci sono persone che sono dovute scendere a compromessi, persone che hanno dovuto rallentare le indagini. Secondo te chi ha fermato Mignini?

R: Fra gli errori più clamorosi quali ritieni abbiamo maggiormente deviato le indagini dal loro corso?

F: Bisogna tener presente che 40 anni fa c’era ancora in Italia un metodo investigativo “casereccio” e quindi impreparato a certi delitti, perciò gli errori di questa impreparazione si notarono abbastanza. La SAM fu un esempio di grande errore collettivo e poi oggi sappiamo che non ha portato alla luce nulla di concreto, ad esempio le accuse contro Pacciani. Inoltre non posso escludere che qualcuno della squadra era manipolato.

R: A cosa ha portato la vostra indagine? Narducci era il solo attenzionato?

F: L’indagine ha portato più che altro verso la pista perugina per una serie di indizi che abbiamo raccolto tra il 1981 e il 1985. Il medico non era il solo ad essere attenzionato anche se la sua figura era tra quelle principali, ma ci furono poche altre persone tenute d’occhio ad esempio il Conte G.M.

R: Quanti erano in totale i membri del gruppo?

F: Il gruppo di Narducci era composto da cinque amici più il medico.

R: Il Narducci lo avete segnalato agli inquirenti?

F: La nostra segnalazione ai Carabinieri di Vicchio, dopo l’omicidio, riguardava la segnalazione dell’auto appartenente a un membro del gruppo di Narducci con accanto lui stesso come passeggero, questo perché il medico lasciava la sua auto nella base e dopodiché proseguiva per vari luoghi della Toscana accompagnato dai vari membri. Perciò noi nell’84 segnalammo l’auto del suo braccio destro in modo tale che poi sarebbero potuti arrivare al medico visto che il suo braccio destro faceva parte del gruppo! Comunque poche volte il medico usò anche la propria auto, la BMW grigia.

R: Per capire, voi avete segnalato agli inquirenti il Narducci dopo l’omicidio del 1984, ma Narducci risultava già in una lista della SAM come personaggio possibile. Ci erano già arrivati per altre vie?

F: Noi fummo i primi a inserirlo in una lista privata, nostra, nel 1981 poi sono venuti gli altri. Non posso escludere che qualcuno lo avesse già adocchiato prima dell’84.

R: Il gruppo era composto in che maniera? Cioè, i compiti di ognuno quali erano? Chi agiva sul campo? Chi si occupava della logistica? Chi della “pulizia”?

F: No, attenzione. Io non ho detto che le persone del gruppo fossero gli esecutori materiali dei delitti, ma erano sospettati in quanto ciascuno di loro abitava nelle varie zone dei delitti perciò sono due cose diverse. Il sospetto è una cosa e l’accusa un’altra e infatti nella segnalazione dell’84 segnalammo l’auto e il possibile pedinamento alla Rontini. Non lo segnalammo come esecutore materiale del delitto.

R: Cioè, per capire, esistevano cinque persone più il medico attenzionate in quanto abitavano vicine ai luoghi degli omicidi. Ma se avete continuato ad attenzionarli vuol dire che avevate indizi di partecipazione ai delitti del MdF?

F: Non proprio! Il fatto che abitavano vicino ai luoghi dei delitti non vuol dire che erano loro gli esecutori materiali. In questa vicenda, come sai, non ci sono molte prove e quelle che c’erano sono state fatte sparire. Perciò per cogliere il mostro in flagrante bisognava coglierlo sul fatto, ma come si poteva sapere quando avrebbe compiuto i delitti?

R: Cosa significa che Narducci non era l’esecutore materiale del delitto? Uno degli altri 5 uccideva? Gli altri che facevano?

F: Non abbiamo mai visto i membri del gruppo commettere omicidi perciò come si fa ad accusarli? Si sospettava e nient’altro. Sospettavamo che il braccio destro del medico fosse lui a compiere alcuni dei delitti ma rimaneva un sospetto in quanto non lo abbiamo mai colto sul fatto. Stessa cosa per il medico! Poi ci cose più dettagliate che fanno parte degli atti interni e che quindi non posso divulgare!

R: Ma esisteva un mostro leader del gruppo, quello che decideva?

F: Mah… nessuno credo abbia certezze! Per mia opinione ci sono stati tre mostri in diversi periodi. Il primo dal 1967 al 1971, il secondo dal 1972 al 1977 e l’ultimo dal 1980 al 1986. Nel primo periodo il mostro leader era il Conte G.M., nel secondo periodo il mostro leader era S.Di L., nel terzo periodo il mostro leader era Francesco Narducci. Un conto è la cabina di regia, un conto il gruppo, un conto l’esecutore. Ci sono delle diversità in ciascun delitto pur essendo simili l’uno all’altro, magari perché cambia il mostro leader ma non il gruppo dietro! La pistola può essere la firma, ma dando carta bianca al mostro leader si hanno omicidi che non son tutti uguali, a parte la Beretta.

R: Tanti mostri.

F: Il mostro è una cosa, il killer che uccise un’altra! Non sono la stessa persona! Per capirsi, il mostro ci provò con la Cambi e il killer italo francese uccise la coppia!

R: Se nessuno di questi cinque, e nemmeno il Narducci, sparavano, chi era l’esecutore materiale? Era sempre lo stesso in tutti i delitti? Il killer italo francese?

F: Il campo delle ipotesi in questa vicenda è molto vasto e non si può avere la certezza di chi compì i delitti! Si può solo ipotizzare perciò, non escludo che ad esempio il braccio destro di Narducci possa essere lui l’esecutore materiale di alcuni delitti.

R: Avete interrogato o relazionato con alcune di queste persone, o parlato con chi le conosceva?

F: Non abbiamo mai parlato con i membri del gruppo, tranne io perché negli ultimi anni ho conosciuto un membro del gruppo di Narducci, ma in amicizia non per interrogarlo, si tratta appunto del suo braccio destro B.D’A..

R: Cosa ti ha raccontato questo membro del gruppo di Narducci? Questo B.D’A..

F: Coraggiosamente gli feci la domanda clou, se loro come gruppo avessero a che fare con i delitti fiorentini, ma non rispose e mi invitò a cambiare discorso. Più che altro raccontò delle bravate che facevano, di certo non poteva parlarmi di omicidi.

R: Possiamo mettere almeno le iniziali di queste persone e dove abitavano?

F: Il gruppo che agì dall’80 all’86 era composto da cinque persone più Francesco Narducci, il braccio destro di Narducci si chiama B.D’A. abitante a Vicchio, fuggito in Brasile nell’86 e non si sa se ha cambiato identità oppure no, P.P. abitava a Prato, C.B. era di Scandicci, P.N. era di San Casciano e un altro era di Firenze Centro, per la precisione nella zona di San Jacopino, non è il caso di scrivere nemmeno le iniziali, era un rappresentante. Nel gruppo P.N. di San Casciano era un pedinatore di fiducia ed è morto da anni. Pedinò sia i francesi che i due ragazzi tedeschi. C.B. di Scandicci era anche lui un pedinatore di fiducia. Il Conte G.M. di Borgo San Lorenzo era nel gruppo ed anche leader nel 1968. Nel 1974 il mostro leader era probabilmente S.DiL. Poi c’era il mercenario Italo Francese classe 1939 che probabilmente ha agito come killer in almeno tre duplici omicidi.

R: Parliamo  del delitto del 1974, quello avvenuto alle Fontanine di Rabatta dove furono uccisi Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore.

F: Fu un delitto insolito, sia rispetto ai delitti comuni sia rispetto ai successivi delitti del mostro di Firenze. Le 96 ferite da punta e il tralcio di vite non verranno più adottati nei delitti successivi.

Stefania fu pedinata ed ebbe quello “strano e turbativo incontro” con uno dei soggetti dietro le quinte di questa vicenda. Si tratta del Conte G.M. un giovane nobile toscano “disturbato” che provò a sedurla senza successo. Pasquale invece fu pedinato da G.E. fin da qualche giorno prima dell’omicidio. I soggetti “disturbati” menzionati prima erano tutti amici e si frequentavano regolarmente, in questo si trova il movente di questo omicidio premeditato a sfondo sessuale esoterico.
R: Quindi il gruppo si occupava dei pedinamenti delle vittime?

F: Il mostro leader fece tenere d’occhio dai suoi pedinatori di fiducia (P.N. e C.B.) le vittime, Susanna Cambi, i due tedeschi, Pia Rontini e i francesi. Come dicevo il mostro leader ci provò con Susanna Cambi, ma anche un paio di volte con Pia Rontini. Avuto un rifiuto da entrambe ordinò ai suoi pedinatori di tenerle d’occhio. Il rossiccio del Mugello era uno dei pedinatori di zona e teneva d’occhio l’auto di Stefanacci. Tutti questi particolari sono stati depositati privatamente dal braccio destro di Narducci, B.DiA..

R: Tornando a ciò che dicevi, questo omicidio del 1974 ha una matrice esoterica?

F: E’ improprio definirlo esoterico, diciamo sessuale/massonico. Per quanto riguarda questo delitto la mia opinione è che il principale responsabile/autore fu un certo S.DiL. un borghese, criminale negli anni ’50/’60, di estrema destra che poi negli anni ’70 divenne gran maestro di una loggia. Tiro in ballo lui perché in quel periodo viveva a Firenze e voleva a tutti i costi compiere un delitto a sfondo sessuale/massonico e questo delitto di Rabatta ci rientra in pieno. Tra l’altro questo S.DiL. era anche amico intimo del medico Narducci Lo stesso Narducci potrebbe essere complice all’epoca visto che, come ci dicono i verbali, Narducci nell’agosto/settembre del ’74 era fisso a Firenze. Tra l’altro da questo delitto in poi si userà la Beretta calibro 22 personale di F. che non corrisponde alla Beretta che sparò a Signa nel ’68. Sembrano uguali ma non è così.

R: Hai parlato di rituale sessuale/massonico, che significa?

F: Alla Stefania venne fatto un antico rito (non esoterico) e comprendeva appunto dalle 90 alle 100 punterellate inflitte sul corpo di una donna, e in questo caso ne abbiamo 96. Il significato del rito era: “Onnipotenza dell’uomo nei confronti della donna” e per finalizzare il rito stesso ci volevano almeno due testimoni che a mio parere giunsero sul posto dopo che le vittime erano appena state uccise, quindi dopo la mezzanotte.

R: Ha un nome questo rito?

F: Purtroppo non ti posso dire il nome del rito perché poi si arriva a certi soggetti, perciò evito.

R: Hai detto che la pistola usata dal 1974 in poi era quella personale di

F. e non corrispondeva a quella del 1968. Quindi il delitto del 1968 non fa parte della serie?

F: Si, fa parte della serie, ma i sardi parteciparono minimamente al delitto del ’68. Fu una questione di soldi che i sardi dovevano restituire ai soggetti dietro le quinte e quindi per sdebitarsi diedero una mano in quell’omicidio. Poi, sapendo i retroscena dopo il ’68, se ne stettero in silenzio. Dietro le quinte c’erano sempre gli stessi soggetti.

R: Il “Cittadino Amico” agì per sviare le indagini o per aiutare gli inquirenti?

F: Il cosiddetto “Cittadino Amico” nel 1982 era un informatore personale del maresciallo Fiori e questo “cittadino” era colui che pedinò la coppia Locci/Lo bianco.

R: Scusa, per fare chiarezza, il maresciallo Fiori si ricollega all’omicidio del ’68 perché glielo disse un suo informatore personale e questo informatore era vicino al Mostro leader del 1968 e collaborò al delitto pedinando i soggetti?

F: Si.

R: Perchè indicò agli inquirenti un delitto non annoverato fra quelli del mostro di Firenze?

F: Perché i soggetti dietro le quinte vollero che fosse ricollegato.

R: Con che scopo? Non rischiavano di più di essere scoperti?

F: Gli inquirenti stavano andando alla cieca, senza risultati, e stavano continuando a perdere tempo. Furono i soggetti dietro le quinte a far rientrare in pista le autorità incaricando questo informatore di accennare al maresciallo Fiori di ricordare e di riprendere in mano l’omicidio del ’68, altrimenti se era per le autorità continuavano a vagare nel vuoto. Dobbiamo capire che questi delitti erano anche una sfida verso le autorità. Pensa alle varie lettere inviate. Fra l’altro il maresciallo collaborava con i Servizi Segreti.

R: Certo è che se si valuta il risultato della pista sarda non è che gli inquirenti hanno migliorato molto.

F: Eh, purtroppo è così! Le autorità vagavano a vuoto e si imbatterono sulla pista sarda che c’entrava poco. Bisogna ricordare che fino agli anni’80 in Italia c’era ancora un metodo di indagine “casereccio” e non si era pronti per questo genere di delitti.

R: Il delitto del 1968 però si distingue dagli altri della serie.

F: Vero. Intanto l’esecutore materiale di questo delitto non entrò mai nelle indagini e non si trattò di un delitto passionale, inoltre era il 1968 e per certi delitti macabri in Italia non si era ancora pronti.

R: Parliamo del delitto delle Bartoline dove furono uccisi Susanna Cambi e Stefano Baldi.

F: Questo delitto un fu anomalo in quanto fuori stagione. Per mia opinione la stupenda Susanna fu la vittima femminile più pedinata rispetto alle altre. Il suo pedinamento durò per ben 15 giorni. Gli ultimi due giorni fu pedinata costantemente dalla mattina fino alla sera in modo tale da colpirla al primo momento disponibile. Nell’arco di tempo del pedinamento il mostro leader Narducci tentò di sedurre più volte Susanna senza successo. Il killer che agì fu un mercenario italo francese, pedinò Susanna negli ultimi due giorni e poi agì. Possibile che il suo volto sia quello del famoso identikit e probabilmente dopo pochi giorni in cui rimase nascosto tornò in Francia. Forse l’auto rossa era la sua. Questo killer è quello che colpirà anche a Scopeti nell’85 e lo si capisce dal taglio del pube che farà a Nadine, molto simile a quello di Susanna. Non scordiamo che in entrambi i delitti era presente la famosa impronta dell’anfibio. Alla fine abbiamo un delitto con doppio movente, da una parte l’omicidio premeditato e dall’altra la necessità di far uscire dal carcere Enzo Spalletti.

R: Enzo Spalletti? Aveva a che fare con il gruppo?

F: No, però Spalletti era amico di uno del gruppo, C.B. Forse qualcosa aveva visto.

R: Effettivamente la regolarità dei tagli di giugno 1981 è diversa da quelli di ottobre 1981.

F: Vero, a Mosciano sono precisi, a Calenzano furono irregolari, addirittura nel corpo di Nadine Mauriot furono si irregolari ma diversi dai tagli fatti nei precedenti omicidi, questo perché ci furono tre esecutori/soldati diversi tra il 1981/85.

R: La piramide ritrovata aveva anche quella un richiamo massonico?

F: La piramide fermaporta per me non c’entra niente col delitto, anche perché i “feticci” asportati alle povere vittime nella prima settimana finirono nelle mani di un soggetto per poi passare definitivamente ad una L….. (preferisco non menzionare).

R: Hai detto che il mostro provò a sedurre la Cambi svariate volte in questi 15 giorni di pedinamento, parliamo di Francesco Narducci?

F: Si, e fu visto da una ragazza che riconobbe il medico.

R: Non stai parlando della Elisabetta Ciabani?

F: Si, lei aveva lavorato in un hotel a Perugia e conosceva Narducci.

R: Quindi fu raggiunta a Scicli per questo?

F: Non andiamo oltre, a Perugia è ancora vivo il “gran maestro” e ha ancora le sue talpe sparse in giro, perciò…

R: Hai detto che probabilmente il mercenario italo francese agì anche a Scopeti.

F: Si, probabile.

R: Agì anche a Baccaiano nell’82 il mercenario italo francese?

F: Non lo so, di sicuro non fu Narducci a sparare, era un pessimo tiratore, ma la notte di Baccaiano era ospite ad un party estivo nella villa di un nobile toscano, lo sappiamo per certo perchè fu pedinato da due dei nostri tutta la sera. Questo nobile toscano il Conte R.C. e Narducci erano molto amici, i due si vedevano spesso e andavano a caccia insieme.

R: Uno dei grandi dibattiti di Scopeti è la datazione, tu che pensi?

F: Allora, ci sono svariate indicazioni alla retrodatazione. Per prima cosa le foto fatte dai due francesi. Un nostro incaricato dell’epoca le vide. Sono 17 fotogrammi scattati durante il loro viaggio, 4 scattate in Francia e 13 scattate in Italia. L’ultima è una foto che venne scattata da Jean Michel Kraveichvili a Nadine Mauriot nei pressi del centro di San Casciano il venerdì 6 settembre e lì finiscono gli scatti.

Sappiamo per certo che i francesi il 4 settembre erano in Lombardia visto che c’è una foto scattata a Pavia. Pranzarono a Pisa il 6 settembre e fecero una breve visita alla torre pendente dopo pranzo, perché c’è la foto che scattarono davanti alla torre. Dopo, nel pomeriggio, si misero in viaggio per San Casciano dove si fermarono, (ultima foto nel pomeriggio del 6 settembre). Fu probabilmente in quel momento che furono notati da uno dei pedinatori che viveva, appunto, a San Casciano, P.N..

R: In queste foto non c’è niente che potesse aiutare gli inquirenti?

F: Nell’ultima foto scattata a San Casciano, nello sfondo, appare un soggetto entrato nelle indagini che fissa i due francesi! Chiaramente non si trattava né di Pacciani ne dei CdM altrimenti sarebbe stata la prova per inchiodarlo/i. Io purtroppo non ho visualizzato le foto e perciò non posso sapere di chi si trattava! Forse per questi motivi non vennero pubblicate.

R: Non immagini chi potesse essere?

F: Io ho il sospetto si trattasse di P.N. il pedinatore.

R: Che fine hanno fatto queste foto?

F: Non so, ma sono sparite, forse restituite alla famiglia, certo è che non furono valutate gran che. Non vennero mostrate nemmeno durante il processo a Pietro Pacciani ne in quello ai CdM. Non furono mostrate perché sarebbero cadute le pseudo testimonianze di chi aveva visto la Nadine con i capelli corti fare colazione la domenica mattina e invece negli scatti era raffigurata una Nadine con i capelli più lunghi.

R: Avrebbero sostato solo una notte secondo te?

F: Si perchè il sabato mattina dovevano mettersi in viaggio verso la Romagna visto che l’obiettivo era la fiera di Bologna e Nadine la domenica sera doveva essere già a casa in Francia per poter portare a scuola i figli il lunedì.

R: Poi che successe?

F: Probabilmente proseguirono oltre San Casciano per cercare una piazzola che individuarono nel tardo pomeriggio. Secondo me trovata la piazzola la segnarono sulla loro cartina e poi andarono a cenare a Cerbaia. Tutto questo sempre tenuti d’occhio dal pedinatore. Quando il pedinatore li vide scegliere la piazzola capì che potevano essere le prossime vittime e chiamò chi di dovere telefonicamente e tutto il delitto fu organizzato frettolosamente. Ecco che entra in scena Pietro Pacciani. Il solo e unico compito del Vampa fu quello di tenere la piazzola libera, per quella serata, dai guardoni.

R: Cioè il Pacciani era sul posto a guardia?

F: Si, esatto. Però Pacciani, durante il delitto, non era nella piazzola. I due cenarono e mentre erano a cena a Cerbaia pedinatore ed esecutore si diedero il cambio, fu l’esecutore a seguirli nuovamente sino alla piazzola. Dopo cena tornarono sul posto e solo allora montarono la tenda. Penso questo perchè Jean Michel Kraveichvili era un free camping e una delle loro regole è quella di non lasciare mai la tenda incustodita. Per questo credo che fu allestita dopo cena, magari aiutati dai fari della macchina. Quando Jean Michel Kraveichvili cominciò a montare la tenda l’esecutore era in attesa. Li attaccò appena iniziarono le effusioni. Il mostro, quello che intendo io, mise piede nella piazzola dopo qualche ora dal delitto.

R: Quindi il ruolo di Pietro Pacciani fu marginale?

F: Pacciani ha conosciuto il mostro leader, ma non si frequentava con lui. Pacciani era amico con un soggetto dietro questa vicenda, il pedinatore di San Casciano P.N. e fu questo soggetto a far collaborare il Vampa negli ultimi due duplici omicidi. Pacciani venne pagato per tenere libera la piazzola degli Scopeti perché Pacciani conosceva il posto e sapeva chi erano i guardoni che la frequentavano. Lo stesso Pacciani prima del delitto tentò di far collaborare anche il Lotti e il Pucci ma i soggetti dietro le quinte non erano d’accordo perché li giudicarono “inaffidabili” e quindi li tennero fuori.  Pacciani collaborò ai soli delitti di Vicchio e Scopeti per il resto nulla. Venne anche pagato per queste collaborazioni, però non sono i soldi messi in buoni postali che si conoscono, quelli trovati dagli inquirenti, sono altri.

R: Pacciani tenne d’occhio la piazzola anche dopo il delitto per posticipare il ritrovamento?

F: Non è certo. Si presume che Pacciani sapesse del delitto a gli Scopeti perché alcuni guardoni di San Casciano che erano abituati a spiare coppie nella piazzola confermarono che Pacciani era il capo. E come capo aveva il controllo delle varie piazzole. Perciò, siccome nei weekend la piazzola era presa di mira dai guardoni, era impossibile che in quel weekend non si fossero appostati. Da qui la mia ipotesi che Pacciani sapeva che doveva compiersi un omicidio e lasciò la piazzola libera per non avere testimoni. Infatti il maresciallo Lodato, dopo che scoprirono i cadaveri, andò subito a casa di Pacciani perché sapeva che lui era il capo dei guardoni e controllava le piazzole. Non posso escludere che sia giunto anche dopo il delitto a curiosare. Non posso escludere che per il sabato e la domenica molta gente abbia visto i cadaveri e invece che avvertire le autorità scapparono via perché non volevano essere immischiati.

R: Quindi Lotti e Pucci hanno avuto un ruolo o no?

F: Non hanno fatto niente. La colpa del loro coinvolgimento fu di Pacciani che li presentò ai soggetti dietro le quinte e questi vedendo che i CdM erano dei buoni a nulla li scartano subito, però nel frattempo i CdM seppero chi c’era dietro le quinte e alla fine spuntano fuori quando Pacciani esce di scena. I soggetti dietro le quinte diedero ai CdM due opzioni, fare da capri espiatori e finire in galera oppure morire. Secondo te cosa potevano scegliere? Lotti fece un po’ come Mele nel ’68 che venne preparato per bene come capro espiatorio. La determinazione della SAM e della Procura nel voler sbattere in faccia a tutti gli italiani un mostro, per dimostrare che la giustizia funziona quando invece operando in quella maniera si coprivano i veri colpevoli, fece il resto. Come abbiamo visto poi tutti i vari processi facevano acqua dappertutto. Ciò non toglie che Pacciani era a conoscenza di chi c’era dietro a questi delitti. La vera domanda è: chi c’è l’ha mandato? Il Signor Lotti si è autoaccusato e non credo che si sia svegliato una mattina e abbia deciso di costituirsi visto che le sue dichiarazioni non coincidono con le dinamiche dei fatti, perciò qualcuno ce l’ha mandato! Insomma, mi sembra strano che una persona che si autoaccusa dei delitti del mostro, che collabora, poi sulle ricostruzioni dei fatti fa cilecca.

R: In che senso fa cilecca?

F: Come è colpevole il Signor Mele uguale sono colpevoli i CdM. Perché si sono auto accusati dei delitti fiorentini, però alla ricostruzione dei fatti le loro dichiarazioni non coincidono con i fatti stessi. Sia il Mele che il Lotti dicono di aver sparato e all’atto pratico non sanno nemmeno come si impugna una pistola. Il lotti descrive una scena del delitto a Scopeti surreale e l’unico particolare importante che unisce il colpevole agli omicidi, la lettera a Della Monica con il lembo di seno, non ne sa niente.

R: Tornando a Scopeti, quali altre cose ti inducono a pensare alla notte del 6 settembre?

F: Il cibo parzialmente digerito nell’intestino delle vittime, le famose pappardelle. Ti fa capire che il delitto avvenne in tarda serata. Inoltre ci sono i famosi scontrini che si fermano al venerdì esattamente come le foto. Inoltre un nostro incaricato era sul posto subito dopo la scoperta del delitto insieme al Dott. Federico e c’era un forte odore che indicava cadaveri non freschi, come disse anche il Dott. Federico. Infine ci sono una serie di particolari che solo chi era presente quel lunedì pomeriggio, come il nostro incaricato, poteva notare. La piazzola presentava un suolo semi sabbioso, alla verifica delle suole delle scarpe di Nadine e Jean Michel risultano pulite mentre chi era sul posto aveva un minimo di insabbiatura sotto le scarpe nel fare avanti e indietro, ciò significa che i francesi camminarono pochissimo, forse il tempo per montare la tenda e stop. Da notare inoltre che i pneumatici della golf erano puliti nonostante al mattino ci fosse un minimo di rugiada e quindi se i francesi si fossero mossi con l’auto avrebbe dovuto, per forza, attaccare un minimo di sabbia. Nella piazzola non furono rilevati segni di pneumatici, in particolare tra la golf e la tenda, ciò significa che l’auto non si mosse da lì. Quindi questi francesi, il sabato e la domenica, non hanno svolto nessuna attività sulla piazzola. Tutto questo noi lo abbiamo verificato il martedì 10 quando al mattino, era presente la rugiada e la sabbia presente si attaccava facilmente a scarpe e pneumatici.

R: Un’impronta c’era.F: Si, quella dell’anfibio numero 44 uguale a Calenzano, per questo pensiamo che anche in questo omicidio abbia agito come esecutore il mercenario italo francese. Fra l’altro un’impronta più profonda rispetto a quella di Calenzano, come se il soggetto avesse fatto uno sforzo nel rialzarsi o abbassarsi con un peso addosso.R: Quindi le varie testimonianze, come il barista che vide Nadine far colazione?F: Molte testimonianze riguardo a questo delitto vacillano davanti a certi fatti. L’unica teste che ritengo pienamente attendibile era la Carmignani che si fermò la domenica pomeriggio.R: La morte di Pacciani è accidentale subito prima del rifacimento del processo d’appello?F: Pacciani fu assassinato dai soggetti che c’erano dietro ai delitti del mostro fin dal 1968, fu ucciso perché aveva tradito uno di loro. Due di questi soggetti sono ancora vivi e sono quelli che tuttora nascondono la Beretta, i coltelli, che hanno fatto sparire i documenti dell’epoca e che ancora oggi depistano. Voglio ancora ricordare che Pacciani collaborò minimamente ai soli delitti di Vicchio ’84 e Scopeti ’85 nel resto dei delitti non ha avuto nessun ruolo.R: Per quale ragione a Giogoli nel 1983 colpirono due uomini?F: Nell’83 non fu un errore, ma un segnale per disorientare le autorità competenti facendoli credere che avrebbe colpito anche una coppia di uomini (amici o gay che fossero) e poi dovevano dimostrare che Francesco Vinci non era il mostro.

R: Parliamo di Narducci.

F: Parliamone.

R: Quindi non era lui che sparava, ma era il leader del gruppo.

F: Si.

R: Perchè entra nelle indagini?

F: Intanto diciamo che la sua breve amicizia con Angelo Izzo, dal 1973 al 1975, è vera. Poi le loro strade si divisero. Izzo fini in carcere e il medico, sul finire degli anni ’70 raggruppò alcuni amici formando un suo gruppo di cui divenne ” leader”. Con questo gruppo furono fatte cose che non sto qui a dire o elencare. In questo gruppo il suo braccio destro era B.D’A.. Io ho avuto modo di conoscerlo e mi ha confermato molte delle cose che sapevo su di lui.

R: Possiamo dire quindi che Izzo ha detto la verità sulla storia della Rossella Corazzin?

F: Si.

R: In che momento Francesco Narducci diventa un sospettato?

F: Il medico entrò nella nostra lista al posto numero 1 dopo il delitto di Calenzano ma non perché il Narducci fosse l’esecutore di quel delitto, visto che era negli USA, ma per un altro motivo di cui non posso parlare. Entra ufficialmente nella lista dei Carabinieri come sospettato subito dopo il delitto di Vicchio del 1984 perché qualcuno cominciò a tradirlo. Questo qualcuno iniziò a collaborare prima con noi, e poi con la SAM. Questo qualcuno fu proprio B.D’A.. Cominciò a tradirlo prima dando informazioni a noi e in base anche a quelle informazioni noi, poi, abbiamo fatto il suo nome agli organi ufficiali d’indagine. Fummo noi a segnalarlo al comandante Polito dei Carabinieri di Vicchio; Carabinieri che poi lo inserirono nella loro lista. Fu segnalato da noi il giorno dopo dell’omicidio, c’era il verbale di questa segnalazione, verbale che “qualcuno” ha fatto sparire subito dopo la morte del medico. Questo “qualcuno” ha fatto sparire molte altre prove nel corso del tempo. Noi però, nei nostri atti interni, confermiamo che è stato segnalato pubblicamente dal quel delitto. I motivi di tale segnalazione e sospetto che passammo al comandante, furono: “Possibile pedinamento nei giorni precedenti alla Pia Rontini e la sua auto transitata più volte sul luogo del delitto, sia il giorno precedente al delitto che la sera stessa dopo il delitto“. Se la SAM lo inserì, poi nel 1986, al 181° posto della propria lista fu proprio per questi motivi oltre che per le segnalazioni fatte a San Casciano nel 1985. Poi invece che approfondire la posizione del medico la SAM, come sappiamo, “stranamente”, puntò su altri soggetti (Fiesoli prima e Pacciani poi) e quindi la pista del medico non fu presa in considerazione. Noi lo abbiamo visto a Vicchio, sul luogo dell’omicidio, perché era in macchina con un membro del suo gruppo. Ed era li sia nelle ore prima del delitto che successivamente al delitto. Poi B.D’A. fece una deposizione privata e secretata presso di noi ed infine vuotò il sacco parlando delle logge massoniche, a cui il medico era affiliato, e che ebbe un ruolo nella sua morte. Nella realtà noi, come reparto, tenevamo d’occhio Narducci sin dal 1981. Lo pedinavamo ogni volta che veniva in Toscana e sapevamo tutti i suoi spostamenti e dove andava.

R: Il Narducci era sposato, come poteva spostarsi in Toscana così facilmente?

F: Litigava con la moglie. Come testimonia la moglie stessa. Per esempio, lei e Francesco litigarono un giorno prima del delitto degli Scopeti, giovedì, e lui se ne andò, tornò il lunedì sera quando scoprirono i cadaveri dei due francesi. I due litigavano e quando litigavano il medico fuggiva via per 3-4 giorni senza dire dove andasse. Ci sono i verbali di queste testimonianze. È stato bravo il medico a controllare in maniera magistrale la sua doppia personalità. Un conto era il medico in Umbria e un conto era il medico che metteva piede in Toscana assieme al suo gruppetto. Soprattutto quando era in Toscana, nei weekend, faceva uso di droghe, e come dice il suo braccio destro, si sentiva “onnipotente” e non riuscivi a fermarlo.

R: Che cosa disse B.D’A. in questa sua deposizione che vi rilasciò?

F: Io non ho letto la deposizione che fece il suo braccio destro, però è allegata agli atti interni privati del MdF presenti nella nostra sezione. Non l’ho letta perché è sigillata e non vi si può accedere. Però se si trova allegata al fascicolo MdF ci sarà un motivo. Io credo che sia la prova che può collegare il medico ai delitti fiorentini.

R: Quindi è Narducci il MdF?

F: Io ho detto che Narducci era il leader vero di “questo gruppo” ma non vuol dire che fosse lui a sparare, anzi. Questo gruppo, tutti insieme, commettevano i delitti. Bastava un solo esecutore ben preparato e il mostro leader di solito arrivava sul luogo del delitto, dopo l’omicidio, per assicurarsi che tutto avesse funzionato come voleva lui. Intanto si godeva il suo macabro spettacolo di vedere morte le coppie. I soggetti che c’erano dietro le quinte, e alcuni dei quali sono vivi tuttora, sono quelli che nascondono le prove, erano dei depravati sessuali e condividevano quello che il “mostro leader” compiva, gli veniva data carta bianca. Tutti avevano una perversione unica fra di loro.

R: Ma questi atti interni esistono ancora, perchè non li rendete pubblici?

F: Certo che ci sono, ma sono momentaneamente secretati! Abbiamo tentato di renderli pubblici ma i soliti soggetti dietro questa vicenda ci hanno intralciato il percorso. Credo che dopo la loro morte si abbia qualche probabilità in più perché la nostra indagine è risultata pulita rispetto a quella pubblica che in qualche modo è stata manipolata.

R: Comunque Narducci era sempre presente?

F: Ci sono i verbali, presso di noi, che confermano il Narducci a Firenze nell’agosto e settembre del 1974 e come sappiamo, in mezzo c’è l’omicidio di Rabatta. Cosi per gli altri.

R: E nel 1981 quando era in USA?

F: Non ci sono conferme ma il mostro leader fu probabilmente sostituito dal suo braccio destro a Calenzano. Solo un’ipotesi, non ci sono certezze.

R: Nel 1985 era in Italia o in USA?

F: Narducci partì l’ultima settimana di settembre ’85 e tornò il 3 ottobre, quindi durante il delitto era in Italia, ed era in Toscana. La moglie si ricordò tutto di quello che fece il medico gli ultimi mesi, da agosto a ottobre, se non lo disse all’epoca è perché c’era una “situazione” che lo impediva. Narducci il weekend del delitto era in Toscana perché me lo confermò più volte il braccio destro di Narducci il quale mi disse: “Ricordo bene quel weekend perché io e il resto del gruppo vedemmo per l’ultima volta Boris felice.” E come sappiamo dopo l’omicidio il medico diventò nervoso e depresso!

R: Boris?

F: Il suo gruppo in Toscana lo chiamavano Boris Karloff, proprio perché aveva delle passioni macabre e sanguinarie.

R: Possibile che nessuno sospettasse di lui?

F: La voce di popolo c’era nella Perugia di allora. Ci fu un poliziotto che condusse un’indagine, un grande e perspicace poliziotto, Emanuele Petri. In seguito fu ucciso dalle neo BR. Svolse una piccola indagine privata sul medico e poi chiedendo consiglio al suo superiore se verbalizzare o meno una fuga del medico ad un posto di blocco il suo superiore gli disse  “Lascia perdere Narducci che è meglio!“.

R: Era vero che Narducci aveva una casa d’appoggio in Toscana?

F: Narducci non aveva case toscane, ne frequentava San Casciano, mio padre con la sua sezione furono i primi ad andare dietro a Narducci subito dopo il delitto di Calenzano dell’81 e gli stettero dietro fino all’85. Solo un membro del gruppo di Narducci abitava a San Casciano perciò credo sia per quel motivo che venne visto lì. R: Nemmeno una casa in Firenze? Magari in via dei Serragli?F: So che Narducci aveva un appartamento a Firenze, ma non sono sicuro se fosse lì in via dei Serragli. Anche le altre case usate dal gruppo non so bene dove erano collocate, so che avevano una base dove si riunivano.

R: Dove era questa base?

F: La base del medico, dove si ritrovava con il suo gruppo, era Barberino del Mugello.

R: Possedeva delle armi?

F: Il medico possedeva quattro armi personali tra cui una Beretta calibro 22 L.R. che come al solito “qualcuno” le fece sparire dopo la sua morte, cosi come anche svariati documenti. Possedeva anche un fucile da caccia, una pistola automatica che gli aveva regalato Vigilanti e una pistola che teneva nel portaoggetti dell’auto, quella vista dalla moglie. Tutte queste armi non le teneva certo a casa ma presso la base del gruppo, non poteva certo girare liberamente con una Beretta calibro 22.

R: Si sa che Narducci frequentava un poligono.

F: Fu il suo braccio destro a insegnarli a sparare decentemente. B.d’A. era un cacciatore per hobby, ma di lavoro era un chirurgo, però conosceva bene le zone sia per cacciare sia per allenarsi al tiro.

R: Come si muoveva in Toscana Narducci?

F: Il medico non si muoveva con la sua auto in Toscana, per non destare sospetti, perciò veniva accompagnato dai membri del suo gruppo che conoscevano bene il territorio. Noi segnalammo più auto, BMW, Mercedes e Alfa Romeo, tutte auto dei membri del gruppo. Lui lasciava la sua auto, una BMW, alla base e poi si spostava con le varie auto del suo gruppo.

R: Se era cosi spesso in Toscana, che cosa faceva durante il tempo passato qua?

F: Delle cose veramente folli che il gruppo e il medico facevano quando si ritrovavano nei weekend. Guarda le cose più “forti” preferirei evitare di dirle, quelle più soft erano più che altro gare di spavalderia, dalla moto al biliardo, feste da gente altolocata, in particolare dal Conte R.C. con il quale il medico condivideva le passioni macabre e sanguinarie, ma anche la caccia. Il medico inscenava finte liti con la moglie per scappare e stare via tre quattro giorni col suo gruppo, andavano fuori Toscana, frequentavano i casinò e i locali borghesi, queste le cose soft che faceva.

R: Pacciani durante il processo nomina il Narducci e invita ad indagare su di lui, quindi sapeva.

F: Narducci e Pacciani non si frequentavano, Si sono incontrati a Barberino del Mugello, alla base, una sola volta.

R: Che cosa ha portato in crisi questa “organizzazione”?

F: Ricordiamoci che lui, Narducci, non era il capo di tutto, ma di una parte a lui legata. Mi spiego? Narducci stava trascinando i suoi adepti in una situazione nella quale la maggioranza non era più in accordo con lui e cioè non approvavano i metodi che lui utilizzava nei delitti e forse anche per i feticci. Probabilmente ebbero anche paura che potesse venir arrestato e sarebbe crollata tutta l’organizzazione.

R: Per questa ragione fu ucciso?

F: Andava fermato e “qualcuno” lo ha fatto nell’ ottobre dell”85! Non solo fu ucciso ma fu punito come da “tradizione” per aver compiuto cose gravi e non perché il medico voleva costituirsi come scrivono e pensano in tanti. Il medico fu punito dalla sua stessa loggia per aver compiuto dei “reati” gravi. La condanna cominciò a maturare per il tradimento del suo braccio destro. Narducci si rese conto che era successo qualcosa dopo il suo rientro dagli USA. Non vedeva ne sentiva più il suo braccio destro, B.D’A., non si presentò nemmeno al suo compleanno il 4 ottobre ’85. Quindi, quando il tuo braccio destro che ti era sempre accanto e sapeva tutto ad un tratto diventa irraggiungibile, qualcosa di grave era successo.

Pensa che c’era già in programma un altro delitto per il 1986, però appena fuori dalla Toscana perché il territorio fiorentino non era più “agibile”. Si interrompe il tutto perché la vicenda era diventata troppo rischiosa e grossa e quindi sapevano benissimo che non potevano più agire in quella maniera per dare sfogo alle loro libidini sessuali.

R: Quindi Narducci immaginò di trovarsi in una brutta posizione?

F: Anche la moglie del medico verbalizzò lo stato d’animo del marito dopo il delitto agli Scopeti, cominciò ad essere depresso e nervoso. La moglie dichiarò a Mignini le stranezze del marito, dichiarò che diversi giorni prima di scomparire ricevette spesso telefonate che chiaramente aumentavano il nervosismo del marito. Dichiarò inoltre che negli ultimi tempi, anche sessualmente, il marito non voleva rapporti.

R: Come fu convinto a recarsi sull’Isola Polvese?

F: Alla fine gli fu tesa una trappola da qualcuno a cui non poteva dire no, altrimenti non ci sarebbe andato ad un incontro cosi pericoloso. La telefonata che il medico ricevette era una telefonata a cui non poteva sottrarsi.  Quando il medico si presentò all’incontro sull’isola trovò davanti a se 4 soggetti di cui non faccio nome e cognome e queste 4 persone erano 2 per la loggia Umbra e 2 per la loggia Toscana, le due logge a cui il medico era iscritto. Dopo un battibecco i 4 circondarono il medico e mentre 3 lo tenevano fermo il quarto lo strozzò. Strozzamento che avvenne come atto punitivo, dopodiché portarono il cadavere nella loggia per procedere ad un rito tradizionale massonico di tipo punitivo (il famoso telo) per poi occultare il cadavere.

Il medico era fuori controllo da troppo tempo, dovevano far cessare la sua azione come leader del gruppo in quanto stava rischiando di danneggiare troppe persone.

Purtroppo nella vicenda Narducci non si arriverà mai alla verità, ovvero alla verità quella “vera”, rimarrà in un cerchio ristretto di persone che devono mantenersi omertose. Guarda caso tutti noi che abbiamo indagato abbiamo trovato sempre degli ostacoli che hanno fatto in modo di deviare la verità stessa.

Quello che mi spiace è che gli inquirenti pubblici non abbiano, oppure non hanno voluto, approfondire la pista Narducci e del suo gruppo in Toscana, ma erroneamente si è sempre collegato il medico a San Casciano e quindi a Pacciani e CDM, collegamento che non è mai avvenuto in quanto abbiamo pedinato il medico dal 1981, dopo il delitto di Calenzano, all’agosto 1985, il resto ormai è storia.

R: Quindi alla fine lo scopo di questi delitti come si riassume?

F: Questi non sono delitti mandante/esecutore a pagamento perché i soggetti dietro la vicenda furono poche persone che coadiuvarono per amicizia col mostro questi delitti, in particolare il loro compito era quello di coprire le spalle al mostro leader, ecco perché sapevano in anticipo ciò che facevano gli inquirenti, tra l’altro questi soggetti furono i responsabili del depistaggio e delle varie “morti collaterali”, e probabilmente anche il recente danno subito alla lapide a Scopeti. Confermo che il mostro leader, per la fase dei delitti dagli anni’80 all’anno ’85, morì dopo il delitto agli Scopeti e come sappiamo lì finisce tutto. Lo scopo ultimo era libidine sessuale e sfida verso le autorità.

R: Ma una forma patologica di questo livello, un comportamento maniacale del genere, come poteva essere condiviso da cosi tanti soggetti?

F: Perché erano dei perversi e siccome sapevano che erano dei delitti irripetibili, perché erano unici nel loro genere, volevano condividere all’unisono le loro manie! Questi soggetti dietro le quinte erano tutti di un certo livello culturale. Personalità sessualmente disturbate, persone di classe, e dato che si conoscevano tutti sono arrivati a condividere queste manie. Più o meno erano nati tutti negli anni’40 e gli omicidi avvennero tutti nel territorio toscano perché abitavano tutti in sui luoghi degli omicidi, e quindi era più facile per loro ritornare a casa subito dopo.

FINE

17 Gennaio 2021 Intervista a Francesco Crescenzi

29 pensieri su “17 Gennaio 2021 Intervista a Francesco Crescenzi

  • 29 Marzo 2021 alle 15:50
    Permalink

    Questo signore che rilascia codeste dichiarazioni non è mai esistito, sono tutte balle per scrivere un prossimo libro!

    Rispondi
    • 30 Marzo 2021 alle 07:36
      Permalink

      Possibile, non ci è dato saperlo, ma nel momento che scriverà questo fantomatico libro il nome sarà pubblico ed anche lui, sempre che lo scriva.

      Rispondi
    • 18 Ottobre 2021 alle 01:31
      Permalink

      Il mercenario Italo francese dice che è del 39, Vigilanti però è del 30

      Rispondi
  • 30 Marzo 2021 alle 12:52
    Permalink

    “ha avuto accesso ad informazioni a cui nemmeno gli inquirenti hanno avuto accesso”.

    poffarbacco, questa si che è una vera news!

    Rispondi
    • 30 Marzo 2021 alle 13:42
      Permalink

      Vede, la differenza fra chi ha certezze e chi non le ha, ma si crogiola nei dubbi è proprio questa, diamo a chiunque il beneficio del dubbio e non ci rifiutiamo di ascoltare solo perchè crediamo in altro.

      Rispondi
      • 17 Dicembre 2023 alle 13:48
        Permalink

        Senza il dubbio la scienza non progredisce, anche quella investigativa

        Rispondi
  • 30 Marzo 2021 alle 13:04
    Permalink

    1- “sezione investigativa”: ignota
    2- “motivi”: non elencabili
    3- “atti interni”: non pubblici
    4- “atti interni”: nemmeno noti, visti e valutati dagli inquirenti
    5- “racconti del padre”: cioè padre che racconta ad un non addetto ai lavori nè titolato a ricevere simili informazioni,
    6- “racconti del padre”: ossia un ennesimo ‘DE RELATO’ non verificabile

    E possiamo andare avanti stesso tono, quasi riga per riga, per tutto il polpettone di robe incollate a forza assieme senza uno straccio di appoggio documentale.

    Non c’è che dire:
    proprio una bella intervista, di cui si sentiva davvero la necessità.

    Rispondi
    • 30 Marzo 2021 alle 13:40
      Permalink

      Lei non ne sentiva la necessità, noi si. E dato che il blog lo gestiamo noi ci permettiamo di fare come desideriamo. Lei in quelle parole non vede corrispondenze, noi le vediamo, e se si ha la buona volontà di leggere alcuni documenti, anche con corrispondenze interessanti.

      Rispondi
      • 17 Dicembre 2023 alle 13:54
        Permalink

        Certo ! A parte la “fumosità” di alcune cose, spunti di riflessione in questa intervista ce ne sono parecchi e interessanti.SE poi consideriamo la “forza” di un certo potere occulto sui sistemi dello Stato, allora…

        Rispondi
  • 31 Marzo 2021 alle 21:15
    Permalink

    Scusate la domanda, ma dall’intervista non si capisce:
    1) chi (nomi e cognomi) sarebbero gli “inquirenti”[cit] del caso mdf “corrotti”[cit]?

    2) chi (nome e cognomi) li avrebbe “corrotti”?

    3) perchè l’intervistato, a conoscenza di tali illegalità, non ha presentato formale denuncia nei loro confronti?

    4) un Pubblico Ufficiale, è tenuto per legge a denunciare un reato di cui viene a conoscenza o la Legge è cambiata?

    5) pubblicare simili pesanti affermazioni senza presentare un minimo straccio di prova, è responsabilità etica, morale e anche penale solo dell’intervistato o anche di chi rilancia a mezzo media simili affermazioni?

    hzt

    Rispondi
    • 1 Aprile 2021 alle 08:29
      Permalink

      … e non le viene il dubbio che non può fare fatti i nomi per ovvi motivi? E non le viene il dubbio che se una persona che è nei servizi, se cosi è perchè non possiamo averne certezza, non si muova secondo i canoni della legge, ma attraverso regolamenti e secretazioni interne?
      Noi riportiamo un’intervista in cui vengono citati dei dati, se gli organi costituenti vogliono approfondire è una scelta loro, ma il diritto di cronaca non è vietato dalla legge, oppure ogni intervista a persone dal volto celato, vedi iene, striscia, e via dicendo, sarebbero illegali. Non diciamo castronerie un tanto al chilo. Come mai abbiamo tanto la sensazione che si voglia creare uno stato di paura nelle persone che parlano di certi argomenti? Lei che interessi ha nella vicenda? Chi è Lei? Perchè accusa noi di divulgare notizie di persone non identificabili e poi lei è il primo a nascondersi? Secondo la sua logica io non dovrei far passare i suoi commenti dato che è un anonimo che si nasconde sotto un nickname.

      Rispondi
      • 2 Agosto 2021 alle 18:58
        Permalink

        Sono d’accordo con la redazione nel dire che per diritto di cronaca tutto vada pubblicato, e che da tutto ci possa essere uno spunto interessante per guardare la vicenda in un’altra luce. Però ci sono da fare una serie di precisazioni. Il soggetto che ha rilasciato tali dichiarazioni, pur non dicendolo apertamente, non si definisce parte dei servizi segreti, ma bensí di una normalissima agenzia investigativa. Non dubito che qualcuno abbia realmente preso parte per conto degli inquirenti alle indagini, non dubito della corruzione di una parte di essi, ma comunque qualcosa nella ricostruzione mi sembra forzata. Partendo dalla tripartizione dei 3 ‘mostri leader’. Ogni volta che arriva al punto di dover giustificare le tesi di partenza(per quanto alcune logiche e plausibili, vedi pista Narducci) si salva con la scusa dei documenti interni(a riguardo, nessuna agenzia investigativa privata[e lui fa una contrapposizione tra la sua ‘agenzia’ e i pubblici inquirenti, dimostrando di nuovo, se ce ne fosse bisogno, di non poter far parte dei servizi segreti, che tutto sono meno inquirenti privati]può nascondere o omettere all’AG o alla PG atti di indagine neanche su casi minori, figuratevi su casi come questo). Condivido l’idea di dare spazio a chiunque per diritto di cronaca, anche se da un punto di vista comunicativo qualsiasi esperto noterebbe nel caso in questione quantomeno delle incongruenze. Detto questo come anticipato in premessa tutto può dar nuovi punti di vista e spunti di riflessione.

        Rispondi
    • 17 Dicembre 2023 alle 14:01
      Permalink

      Non credo che questa sia la sede…ma vorrei, in modo particolare, obbiettare il punto 4 e 5. I grandi misteri d’Italia (Ustica, BR, Falcone e Borsellino) sono pieni di verità secretate.

      Rispondi
  • 2 Aprile 2021 alle 14:43
    Permalink

    Buongiorno
    pur prendendolo con le dovute cautele, questo contributo e’ estremamente interessante: capite bene che se fosse vero anche solo l’uno per cento di quanto dichiarato, si tratterebbe comunque di rivelazioni clamorose. Vi chiedo dunque per cortesia se sia possibile avere qualche riferimento in piu’ che consenta di effettuare delle verifiche (ovviamente parlo di verifiche di carattere giornalistico, non giudiziario). Grazie per la disponibilita’

    Rispondi
    • 2 Aprile 2021 alle 16:57
      Permalink

      Piacerebbe anche a noi, ma non dipende da noi.

      Rispondi
  • 3 Aprile 2021 alle 20:19
    Permalink

    manco quell’1% verificabile? peccato, sarebbe stato utile.

    Rispondi
    • 4 Aprile 2021 alle 08:42
      Permalink

      Quale 1%? Si spieghi meglio.

      Rispondi
      • 4 Aprile 2021 alle 19:14
        Permalink

        quello di cui parlava Salvatore Oreste nel commento precedente

        Rispondi
        • 4 Aprile 2021 alle 22:14
          Permalink

          Si sarebbe utile.

          Rispondi
  • 6 Aprile 2021 alle 18:47
    Permalink

    Contributo estremamente interessante che in effetti unisce diversi punti rimasti in sospeso e propone un punto di vista sui fatti che a mio giudizio non è frutto di mera immaginazione: non capisco però il ruolo di Vigilanti in tutta questa storia, il suo nome emerge alla fine dell’intervista in merito a una pistola regalata a Narducci ma nel testo in precedenza si parla di uno mercenario italo-francese e delle ben note impronte di anfibio francese…
    Personalmente tendo a collocare Vigilanti sul luogo di diversi omicidi (di sicuro quello a Baccaiano dell’82 per via degli spari contro i fari dell’auto che è una tecnica tipica di chi ha ricevuto un addestramento militare), mi chiedo a questo punto come sia entrato nel “gruppo” questo mercenario italo-francese, è forse un compagno d’armi di Vigilanti? E’ l’anello di congiunzione tra il gruppo e certi ambienti di estrema destra? O forse la persona intervistata ha preferito non citare in modo diretto Vigilanti (se non alla fine in un contesto meno compromettente) ma ha tratteggiato cmq un soggetto dalle caratteristiche ben precise che fanno pensare subito a lui?

    Rispondi
  • 7 Aprile 2021 alle 11:11
    Permalink

    Dai seguenti link, che includo, non parrebbe che affatto che il FC sia dei ‘servizi/agenzie/apparati’.

    A questo video, sul mdf, è possibile vedere alcuni suoi commenti (in sintonia col testo dell’intervista)
    https://www.youtube.com/watch?v=iyE3_QFzyWU

    e quindi risalire facilmente ad alcune pagine a suo nome e profilo, ad esempio:
    http://www.kleisma.com/musicisti/profilo/francesco-crescenzi
    http://www.letuelezioni.it/insegnanti/francesco-crescenzi.htm

    Più che mai dubbia la fonte, e nascosto dietro l’anonimato l’autore dell’intervista e la Redazione del sito (come si legge alla pagina: “chi siamo”
    https://www.mostrodifirenze.com/?s=chi+siamo).

    E’ quindi lecito domandarsi:
    A chi giova tutto ciò?
    Ci sono, e se sì: quali, interessi nella vicenda da parte di anonimi?

    Rispondi
    • 7 Aprile 2021 alle 12:42
      Permalink

      ahahahahah Siamo al ridicolo, ma quando leggete i commenti guardate anche le mail che usano questi anonimi?
      Domando: ma se una persona, che dice, lavorare per i servizi ha un profilo o più profili nei social non vi viene in mente che potrebbero essere dei falsi? Ed ancora non potrebbe avere profili reali con altri interessi? Ma è davvero questo il livello intellettivo di chi si occupa delle vicende del MdF? Gente che poi va anche nei social facebucchiani a scrivere delle demenziali considerazioni al pari di questa. Proprio roba a livello del Cavaliere Magro! E poi si domandano se è il blog ad avere chi sa quali interessi. Andate a leggere altrove, ma non ne avete capacità dato che siete a livello di analfabetismo funzionale, quante e quali omissioni ci sono e quante frasi ad effetto vengono usate per far passare le teorie caldeggiate da chi veramente vuol nascondere qualcosa. Fate pace con il cervello.

      Rispondi
      • 7 Aprile 2021 alle 14:27
        Permalink

        Preliminarmente ribadisco che a titolo personale trovo molto interessante il contributo, ritengo abbiate fatto benissimo a pubblicarlo e per questo, nonche’ per il lavoro generale che fate nella gestione di questo sito vi faccio i miei complimenti.

        Detto questo, e’ innegabile che quanto segnalato dall’utente denominato “unsecret agent” corrisponda a dati oggettivi che chiunque puo’ verificare. Che poi dietro a tali dati si ipotizzi possa celarsi un agente segreto, un supereroe oppure un alieno, equivale ad un mero esercizio di fantasia: fino a prova contraria, per sua stesssa ammissione, il signor Francesco Crescenzi resta un chitarrista di Portogruaro.

        E lo stesso, ahime’, occorre dire dei suoi racconti: sinche’ non esiste un seppur minimo riscontro (e badate bene, io sarei il primo ad augurarmi di trovarne!)immaginarsi il fondatore di “lotta di popolo” come il sanguinario gran maestro di una loggia segreta, rimane solo lo spunto per un romanzo. L’ennesimo.

        Con immutata stima
        Salvatore Ortese

        Rispondi
        • 7 Aprile 2021 alle 15:01
          Permalink

          Grazie per i complimenti. Concordiamo pienamente, è con lo spirito che a qualcuno possa stuzzicare la voglia di approfondire, e non possiamo certo essere noi, che abbiamo pubblicato. Vero, falso, esistono organi preposti a valutare, noi riportiamo delle notizie che ci sono parse quanto meno circostanziate, ovvio che poi ognuno è libero di trarne lo spunto che desidera.
          Ovvio che sono dati oggettivi e li conoscevamo già tutti, anzi, non è stato messo il canale you tube dove si esibisce con la chitarra. Ma il dato oggettivo in oggetto cosa prova?
          I nomi, siamo certi dei nomi o vanno valutate le circostanze?
          Grazie, ogni tanto fa bene leggere pensieri sensati.

          Rispondi
          • 18 Ottobre 2021 alle 01:47
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            Sulla morte dei tedeschi: perché mai il gruppo di quelli dietro le quinte doveva dimostrare che il mostro non era Francesco Vinci? Per farlo uscire di galera? Si ma perché?

  • 27 Settembre 2021 alle 19:23
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    Il Crescenzi è al corrente di molti fatti accaduti. E’ strano che pronunci per esteso solo i nomi di Narducci, Pacciani e Angelo Izzo, mentre per gli altri solo le iniziali. Sul Vigilanti “Mercenario Italo Francese”!
    Se è tutto vero sarebbe doveroso fare nomi e cognomi e poi quando parla di atti secretati sigillati a cui non si può accedere beh mi sembra un vero esempio di omertà, altro che fare luce! Parlare poco e agire forza!

    Rispondi
  • 28 Settembre 2021 alle 08:30
    Permalink

    Leggo anche che si sa come è stato ucciso il Narducci (2 adepti della Loggia Toscana e 2 adepti Loggia Umbra) 3 lo bloccavano e una l’avrebbe strangolato. Tutto questo dovrebbe essere valutato immediatamente dalle autorità di polizia, non credete?
    Vi ringrazio

    Rispondi
  • 18 Ottobre 2021 alle 02:19
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    La vicenda narrata ricorda molto i romanzi del Giuttari. Mignini sull’alibi americano del Narducci disse che dal corso il medico si sarebbe potuto staccare prima del termine e venire in Italia prima del previsto, quindi possibile la presenza a Calenzano

    Rispondi
  • 17 Dicembre 2023 alle 14:20
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    Rispondo alla mail di Claudio del 18/10 2021 che si pone la domanda sulla liberazione di Francesco Vinci a seguito del delitto di Giogoli.
    Mi sono sempre chiesto, da quando mi interesso del caso, la connessione tra il delitto del 68 e relativa pista sarda e gli altri delitti così tragicamente diversi- Il denominatore comune è la Beretta cal.22. E se “i sardi” avessero avuto in prestito l’arma per il delitto Locci/Lo Bianco per poi restituirla al proprietario. Non potrebbe quel delitto con la successiva scarcerazione di Vinci, uno “scambio di cortesie”?

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