Il 18 Agosto 2005 rilascia testimonianza ai Carabinieri del R.O.N.O. il magistrato Manuela Vellotti, nata il 1° febbraio 1959. Oggi al Tribunale di Bologna. Ha così descritto l’episodio, accadutole con certezza, prima della morte del Narducci, esattamente nel 1984.

Questa la testimonianza: VELLOTTI Manuela testimonianza 18 8 2005

Questo uno stralcio della testimonianza:

Posso confermare di aver raccontato tempo orsono al mio collega Andrea Lama di un episodio occorsomi molti anni prima che posso collocare, facendo molto sforzo e con estrema approssimazione, tra il 1980 e il 1985, dilatando assolutamente l’arco di tempo perché non ho riferimenti temporali precisi per collocare l’episodio in un anno specifico. Facendo appello ancora una volta alla memoria posso affermare che, verosimilmente, non avevo ancora terminati gli studi universitari che ho colmato, se ben ricordo, nel 1984. Voglio anche aggiungere che ho ricordato questo episodio poiché recentemente, seguendo le cronache relative alle vicende del cd. “Mostro di Firenze” lessi un articolo nel quale si riferiva che una signora aveva incontrato in treno un uomo distinto e di mezza età che le aveva anticipato alcuni particolari di un delitto attribuito al Mostro di Firenze che non erano stati ancora resi pubblici. Ritornando al mio episodio, ricordo che ero in treno lungo la tratta Ancona – Roma, preciso che abitavo ad Ancona insieme alla mia famiglia e che mi capitava di andare a Roma, anche perché lì vive la famiglia di mio padre, e nello scompartimento si sedette una persona di sesso maschile, che all’epoca mi parve di mezza età, dall’apparenza piuttosto distinta. Conversammo piacevolmente di vari argomenti e ricordo che si informò educatamente sui miei progetti di vita, e di lavoro essenzialmente. All’epoca mi sembra non avessi ancora deciso quale strada intraprendere dopo la laurea. A questo punto posso dire che mi pare non avessi ancora iniziato il corso (GALLI) che mi preparava al concorso in magistratura e quindi non riferii la mia intenzione di fare il magistrato. Questa persona mi disse che aveva un incarico istituzionale molto importante, mi sembra di ricordare che riferì di essere addirittura un deputato. Dai miei ricordi, questa persona, può essere salita o ad Ancona oppure in una delle successive fermate in Umbria. Parlammo molto e cordialmente, ripeto, e nel corso della conversazione affrontammo il caso del Mostro di Firenze. Ricordo perfettamente che lui mi disse: “Ma lo sanno tutti che il mostro di Firenze è un medico di Perugia e che ha anche una casa nei pressi di Firenze”. La cosa la affermò con molta sicurezza Alla stazione di Roma ci salutammo e andai via. Successivamente, uno o due giorni dopo, quando ero già tornata ad Ancona, – mi interrompo perché adesso posso essere maggiormente precisa sulla collocazione temporale di quest’incontro: siccome mi sono allontanata da casa dei miei genitori per andare a vivere da sola dopo i 25 anni, posso affermare con maggiore sicurezza che si trattava di un’epoca anteriore e quindi quando avevo non più di 25 anni. Di questo sono certa. Continuo da dove mi sono interrotta, riferendo che non appena fatto ritorno a casa, vidi recapitare un grande mazzo di fiori che ritengo fossero rose rosse anche se non ne sono sicura. Quello che posso dire è che la persona aveva chiaramente l’intenzione di corteggiarmi poiché dopo circa dieci minuti dal recapito del mazzo di fiori, ricevetti una telefonata dal signore del treno, di cui prima, il quale mi chiese se avessi gradito i fiori che pervennero senza alcun biglietto o comunque con uno scritto anonimo. Risposi all’interlocutore manifestando la mia sorpresa in quanto ero sicura di non avergli mai dato il mio indirizzo, né tanto meno lui me l’aveva chiesto. Lui rispose che si era procurata la mia agendina tascabile riposta nella borsa approfittando del momento in cui mi ero alzata per andare in bagno in treno. Questa risposta mi lasciò perplessa anche perché non mi ricordavo proprio di aver lasciato la borsa incustodita e anzi posso dire che come ogni donna non lo faccio mai, poiché la porto sempre con me. Posso dire che questa eccessiva intraprendenza mi disturbò non poco e assunsi un atteggiamento molto freddo al telefono. Feci inoltre intendere che non avrei gradito ulteriori contatti e/o telefonate e la cosa finì li. Non riuscirei oggi a riconoscerlo, quello che ricordo era il suo tratto distinto e l’età tra i 50 e i 60 anni. Non riesco a ricordare altri particolari. Ricordo che lui mi disse che era un deputato, o un sottosegretario, comunque aveva un alto profilo istituzionale, almeno così diceva, vantandosi un pochino della sua posizione, e non escludo abbia potuto avermi consegnato anche un suo biglietto da visita. L’accento non lo ricordo, ma non mi pare che fosse meridionale, forse più del centro. Mi sembra però di ricordare che il tizio si spostasse dalla sua zona per recarsi a Roma per i suoi incarichi. Non ho altro da aggiungere né da modificare, quello che mi ha colpito di tutto l’episodio è il modo in cui la persona in questione si è procurato il mio indirizzo perché mi è difficile credere che se lo sia procurato col modo descritto dallo stesso.” Vedi: Sentenza Micheli Pag. 359/360

18 Agosto 2005 Testimonianza di Manuela Vellotti

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