l’8 Marzo 2005 rilascia testimonianza Pietro Giorgi.

Questo uno stralcio della testimonianza:

“DOMANDA: Quale erano i suoi compiti nel 1985? RISPOSTA: Nel 1985 ero responsabile del settore Igiene Ambientale, del Lavoro e Medicina Legale della USL del Lago Trasimeno. I miei più stretti collaboratori erano: la Dr.ssa (Donatella NdR errore sul verbale) Daniela Seppoloni, in qualità di Responsabile del settore Assistenza Sanitaria di Base e Specialistica; i responsabili del Distretti Socio Sanitari di Base, Dr.ssa Luciana Mencuccini e altri colleghi di cui al momento non riesco a ricordare il nome. DOMANDA: In caso di decesso di persone, accidentali o meno, chi dei suoi collaboratori era tenuto ad intervenire? RISPOSTA: Nei giorni feriali (lunedì – sabato ore 08.00 – 14.00) intervenivano i responsabili dei Distretti Sanitari di Base a seconda del luogo di accadimento, mentre in orario 14.00 – 08.00 del giorno successivo nonché nelle 24 ore dei giorni festivi l’intervento veniva assicurato attraverso servizio di reperibilità al quale erano addetti, oltre al sottoscritto, la Dr.ssa Donatella SEPPOLONI ed il Dr. Lino MARCHETTONI, oggi defunto.
DOMANDA: Chi era reperibile il giorno 13 ottobre 1985 in occasione del rinvenimento del cadavere riconosciuto, all’epoca, come quello del Prof. Francesco Narducci? RISPOSTA: In quel giorno era reperibile, e sono certo che fosse intervenuta, la Dr.ssa SEPPOLONI. Voglio aggiungere che sono certo del suo intervento perché ricordo che si trattava di un giorno di domenica e che la Dr.ssa SEPPOLONI mi chiamò telefonicamente al mio numero di casa.
Ricordo perfettamente che era la prima mattinata, infatti ero ancora a letto. Posso dare come forchetta l’orario 07.00 – 10.00 poiché, come detto, ero ancora a letto a poltrire. Ricordo con certezza che la mia collega Dr.ssa SEPPOLONI era alquanto agitata poiché era stata chiamata da qualcuno delle Forze dell’Ordine ad intervenire perchè era stato rinvenuto il corpo di NARDUCCI Francesco, che si trovava sul molo di Sant’Arcangelo. Ricordo che quella telefonata nacque perché la collega desiderava confrontarsi con me rispetto alla possibile causa di morte del NARDUCCI in ragione del fatto che non era in grado di compiere una adeguata ricognizione cadaverica dello stesso. Ciò a causa delle forti pressioni che essa subiva affinché fosse rapidamente riconsegnata la salma alla famiglia. In particolare da parte dell’Autorità di Polizia Giudiziaria presente, non meglio specificata, le veniva imposto di fare sul luogo la ricognizione del cadavere ed alla osservazione della collega circa l’impossibilità di farlo in quel luogo si ribadiva che tale era la volontà dei richiedenti (Autorità di Polizia Giudiziaria). Ricordo ancora che la stessa aveva suggerito di trasportare la salma presso l’obitorio dell’Ospedale di Castiglione del Lago ma tale richiesta non era stata accolta. Mi riferiva, altresì, della difficoltà insuperabile nella circostanza a liberare il cadavere degli abiti e delle pressioni esterne allorquando cercava in maniera rudimentale, ma necessaria, di scoprire il corpo. Dietro di lei udiva voci del tipo: “”stai violentando questo povero corpo””. In ragione delle modalità di ritrovamento consigliai alla collega di porre come causa di morte quella di annegamento (mi fu detto che il corpo era stato recuperato dalle acque del Lago Trasimeno). La collega mi disse che il corpo era gonfio e che gli avevano consegnato un coltellino con il quale era riuscita ad aprire il giubbotto e scoprire solamente l’addome. Lei mi chiede se la Dr.ssa SEPPOLONI mi parlò dell’ora del probabile decesso di quel cadavere ed io le rispondo di no. Nei giorni immediatamente successivi ricordo che la collega, commentando questo suo atto di Polizia mortuaria, ribadiva le insistenti pressioni a cui era stata sottoposta nell’espletamento della ricognizione cadaverica. Voglio aggiungere che di recente, visti anche i clamori che la vicenda ha avuto, in particolare per la questione del doppio cadavere, in via del tutto confidenziale, anche in ragione dei buoni rapporti personali con la collega, ho chiesto se secondo lei quello fosse il corpo di NARDUCCI. La risposta è stata. “”tutti dicevano che era lui, io non mi sono posta il problema della sua identificazione poiché il riconoscimento era stato fatto da familiari e colleghi…..”

Vedi: Nota Carabinieri 27 giugno 2007 pag. 154/155

“….DOMANDA: Dr. GIORGI, le sottoponiamo due copie di certificati necroscopici della USL del Lago Trasimeno, che l’Ufficio contraddistingue in A1 per il 788 ed A2 per il 786. Il primo, come detto, è contrassegnato con un numero di protocollo 786, il secondo con numero 788. Inoltre i due certificati portano due firme diverse, in calce. Riconosce dalla scrittura e dalla firma l’identità dell’estensore degli stessi? RISPOSTA: Quello contrassegnato con il n.788 con timbro “”USL del Lago Trasimeno – Distretto di Magione””porta la firma per esteso di Luciana MENCUCCINI, firma che ritengo appartenga alla stessa, almeno per quanto ricordo, in virtù del lungo periodo di lavoro insieme. Il certificato contrassegnato con il n.786 porta in calce sempre il timbro “”USL del Lago Trasimeno – Distretto di Magione”” sul quale è giusta apposta una firma che non sono in grado di identificare ma che, quasi sicuramente, non è identificabile con quella della Dr.ssa SEPPOLONI anche in ragione del confronto da me al momento fatto con firme della stessa apposte in altri documenti dell’epoca, giacenti in questo archivio. Non riesco a capire di chi possa essere questa firma. L’ufficio da atto che in aiuto alla memoria il Dr. GIORGI chiama un suo collaboratore LORENZINI Roberto, nato a Castiglione del Lago il 26.11.1961, ivi residente, Via De Gasperi n.18, al quale viene mostrato la parte bassa del certificato necroscopico n.786 dove insiste una firma che il Dr. GIORGI non riconosce. Il LORENZINI, dopo averla visionata, dichiara: “”Non conosco tale firma””. Si da atto, altresì, che il LORENZINI presta servizio alla USL del Lago Trasimeno dal 1985. Il medesimo impiegato firmerà il presente verbale in ragione della dichiarazione di cui sopra. DOMANDA: Dr. GIORGI, Vista la sua esperienza ed il suo ruolo, che dall’epoca riveste, quali persone possono firmare un certificato del genere? RISPOSTA: Nell’ambito dei servizi territoriali e nello specifico, a mia memoria, la firma poteva essere messa da me medesimo, dalla Dr.ssa SEPPOLONI, dalla Dr.ssa MENCUCCINI, dal Dr. MARCHETTONI, oggi defunto. L’Ufficio da atto che il Dr. GIORGI, in aiuto alla memoria, effettua delle telefonate con collaboratori e colleghi della USL al fine di riuscire ad identificare la firma apposta in calce al certificato n.786. . A seguito di ciò riferisce: “” Ho chiesto conforto alla signora Vanda CARICCHI, in forza a questa USL da prima del 1985, la quale ricorda esattamente quello che ricordo io. Mi ha aggiunto che altri due medici facevano parte dei servizi territoriali della USL del Lago Trasimeno che sono: il Dr. Orazio ZITO, attualmente in pensione, residente in Corciano; il Dr. Mario NELLI, in pensione, residente a Perugina, anche se so che è proprietario di una abitazione qui a Panicale. Posso affermare, comunque, che non mi sembra che la firma apposta in calce al certificato n. 786 appartenga ad uno dei due. Lei mi chiede ancora se altre persone potevano avere la titolarità di firmare un certificato come il n.786, ed io le rispondo che nessun altro poteva firmare un atto del genere contraddistinto con il timbro riportato sullo stesso. ….”

Vedi: Nota Carabinieri 27 giugno 2007 pag. 197/198

8 Marzo 2005 Testimonianza di Pietro Giorgi

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