Il 19 Aprile 2002 rilascia testimonianza PierLuca Narducci. Il fratello di Francesco Narducci è ufficialmente il primo ad essere informato da Peppino Trovati dell’uscita sul lago del fratello e del suo mancato ritorno.

Questa la sua testimonianza: Narducci Pierluca 19.06.2002

Questa la trascrizione della testimonianza:

PROCURA della REPUBBLICA
Presso IL TRIBUNALE DI PERUGIA
p.p. nr.17869/01 R.G. Mod. 44

OGGETTO: Verbale di assunzione di informazioni rese dalla persona Informata sui fatti ex art. 362 c.p.p.

Il 19.06.2002 alle ore 11.30, in Perugia presso gli Uffici dell’Aliquota della Polizia Municipale presso la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia, sita in Via Mario Angeloni.
Innanzi al Pubblico Ministero Dr. Giuliano Mignini Sost., Assistito per la redazione del verbale dal Maresciallo “A” Sost. UPS Mario Fringuello, alla presenza del Ten. MORRA Comandante del Nucleo Operativo del Comando Provinciale Carabinieri Perugia, alla presenza del Dirigente della Squadra Mobile della Questura di Perugia Dr. Piero Angeloni, é comparso d signor Pierluca Narducci il quale richiestole le generalità, risponde: ” sono Pierluca NARDUCCI, in altri atti generalizzato.

Il P. M. Visti gli artt. 197, 197 bis 198, 199, 200, 201, 202, 203 c.p.p., richiamati dall’art. 362 c.p.p. e ritenuto che non sussiste l’ipotesi di cui agli artt. 197, 197 bis , 198, 199, 200, 201, 202, 203 c.p.p., ricorda alla persona informata sui fatti che ha l’obbligo di rispondere secondo verità alle domande che le saranno rivolte e la informa che le informazioni al P.M. sono penalmente sanzionante a norma dell’art. 371 bis c.p..

Si da atto che il Professor Pier Luca Narducci intende dichiarare quanto segue: ” In relazione alle notizie di stampa che ho letto in questi giorni secondo cui si fa riferimento alla possibilità che il cadavere rinvenuto sul lago Trasimeno non fosse quello di mio fratello Francesco, intendo fare delle precisazioni che ritengo utili e necessario avuto modo di vedere il corpo ripescato nel lago Trasimeno il 13 ottobre 1985 dapprima sul molo di S. Arcangelo, appena riportato a riva.–

A questo punto si da atto che alle ore 11,45 odierne sopraggiunge l’Appuntato CEPPITELLI Giancarlo della Polizia Provinciale di Perugia. Riprende alle ore 11,48 la verbalizzazione delle dichiarazione del Prof. NARDUCCI Pier Luca.

“Il cadavere era gonfio e con la cute nerastra ma io l’ho perfettamente riconosciuto come quello di mio fratello. Al molo io lo vidi per pochi attimi successivamente il cadavere è stato trasportato con un mezzo dell’impresa funebre di Magione, così credo, nella nostra villa di San Feliciano dove il cadavere e stato adagiato sul pavimento del seminterrato lo guardai di nuovo attentamente, indossava una lacoste, aveva l’orologio nero al quarzo ed i jeans, Era molto gonfio e aveva la cute nera anzi scura ricordo che ci raccogliemmo in preghiera e mio padre si inginocchiò sul cadavere e lo baciò sul volto. Poi io ho assistito alla svestizione del cadavere ma non alla successiva vestizione dello stesso con altri abiti perché me ne andai sopra, incaricando Ferruccio Farroni di rimanere ad assistere alla vestizione. Prima che la bara venisse richiusa io vidi mio fratello, anche forse alla presenza di mio padre. Essendo gonfio non aveva giacca e non ricordo se avesse la camicia. Mio pare che avesse una specie di golf aperto sul davanti ma non ricordo in dettaglio il particolare. La bara venne zincata e chiusa e quella notte decidemmo di vegliare il cadavere io e mio padre che rimanemmo soli in casa tutta la notte. Il giorno dopo, cioè il lunedì 14 fu chiamato il parroco per la benedizione e vi fu un susseguirsi di visite. Era stata allestita una camera ardente e la bara era chiusa. Anche la notte tra il 14 e il 15 vegliammo il cadavere io e mio padre sempre soli in casa. Al mattino giunse il mezzo dell’impresa funebre Passeri, vi furono i funerali nella chiesa di via dei Filosofi e la bara fu portata direttamente al cimitero di Perugia dove fu collocata nella cappella di famiglia Dattoma-Servadio perché la nostra non era pronta.”
Domanda: – Si ricorda come era il volto del cadavere, se si riusciva a vedere gli occhi e come fossero le labbra?
Risposta: – la cosa che più mi è rimasta impressa è che il volto era molto gonfio e scuro, non ricordo come fossero gli occhi e anche le labbra erano gonfi.”
A.D.R.: – i capelli erano quelle ed era presente la classica stempiatura che aveva mio fratello;
Domanda: Il gonfiore era su tutto il corpo?
Risposta: Tutto il corpo era gonfio in tutte le sue parti e questo mi colpì molto perché Francesco era un tipo smilzo.
A.D.R.: mio fratello era asciutto e non aveva la pancia.”
Domanda: – vi sono state difficoltà per vestire quel cadavere con gli abiti del Francesco in vita?
Risposta: – penso di sì.
Domanda: – si ricorda che taglia di pantaloni avesse suo fratello?
Risposta: – non me lo ricordo. Ricordo solo che era un fisico asciutto e ripeto non aveva la pancia

A domanda del Dott. Angeloni. Qual era la sua taglia all’epoca e rispetto a Francesco come era?
Risposta:- All’epoca avrò avuto probabilmente la taglia 52 e Francesco era più magro di me. Preciso che sono soggetto a variazioni di peso e quindi di taglia.
A questo punto vengono mostrate al Prof. Pier Luca Narducci n.20 foto scattate sul molo di Sant’ Arcangelo il giorno del ritrovamento del cadavere di suo fratello Francesco.
Domanda: riconosce quel molo e ricorda quel momento?
Risposta: Riconosco il luogo che è il Molo di Sant’Arcangelo e riconosco anche fra gli altri il dott. Speroni, il Dott. Ferruccio Farroni, il Prof. Morelli. In alcune foto si intravede anche il cadavere o meglio la parte del cadeva dall’addome in giù nel suo profilo con la gamba sinistra e il piede inclinato verso il lago.
Domanda: come ella sa il cadavere di suo fratello quale apparso in sede di riesumazione era perfettamente conservato e indossava un paio di pantaloni taglia “48-S”. Mi può spiegare come sia possibile che un cadavere gonfio e molto più largo di suo fratello in vita possa indossare un paio di pantaloni di quella taglia perfettamente chiusi in vita?
Risposta: – non lo so perché non ero presente alla vestizione del cadavere di mio fratello. Posso presumere che abbiano faticato alquanto viste le dimensioni del cadavere di mio fratello ma non riseco a rendermi conto di come sia possibile e non so come hanno fatto.
Domanda: – Sua madre ha parlato di una cravatta che fu recapitata nei giorni della scomparsa di Francesco?
Risposta: – non so nulla.
Domanda: – sulla bara di suo fratello in sede di riesumazione è stata apposta una targhetta con la data del giorno 09/10/85 indicante la morte di suo fratello Francesco.
Risposta: – si è trattato di un errore da parte dell’impresa funebre
Domanda: – sa spiegarmi perché il nulla-osta del seppellimento reca la data del giorno successivo a quello dei funerali?
Risposta: – non lo so non mi sono occupato io di queste cose.
Domanda: – come mai i suoi rapporti con Francesca Spagnoli sono entrati in crisi proprio nei giorni della scomparsa di Francesco?
Risposta: non è vero che sono entrati in crisi in quei giorni ma dopo il ritrovamento del cadavere per ragioni di interesse perché Francesca si dimostrò subito interessata all’aspetto patrimoniale.
Domanda: – si ricorda se all’osservazione di Francesca e/o di sua madre sulla possibilità che Francesco non fosse solo la lago, osservazione fatta nella tarda serata dell’otto ottobre lei rispose che non si doveva incominciare ad infangare la memoria di Francesco?
Risposta: – mi riporto a quanto già dichiarato nel precedente verbale;
Domanda: per quanto riguarda i rapporti con la famiglia Spagnoli lei ricorda se entrarono in crisi nei giorni della scomparsa di Francesco e per quale motivo?
Risposta: – non lo ricordo.
Domanda: torno a chiederle come fa un cadavere gonfio come quello che lei ha visto nelle foto a indossare pantaloni taglia “48-S” chiusi sul davanti?
Risposta: non lo so.
Domanda: ci sa dire come mai il cadavere di Francesco aveva un asciugamano in cotone ricamato posto sotto gli indumenti sul punto di vita?
Risposta: non so cosa dire. Non lo so, non l’ho vestito io.

A questo punto il P.M. rilevato che dal complesso delle dichiarazioni del prof. Narducci e in particolare dalle incongruenze ravvisabili tra la condizione del cadavere ripescato nel lago e le dimensioni del cadavere oggetto dell’accertamento dell’art. 360 c.p.p. nonché le dimensioni del cadavere ripescato nel lago e la taglia soprattutto dei pantaloni trovati integri e chiusi emergono indizi di reità a carico del Prof. Pier Luca Narducci in relazione al reato di cui all’Art.371 bis c.p., commesso in Perugia in data odierna interrompe l’esame avvertendola che a seguito di tali dichiarazioni potranno essere svolte indagini nei suoi confronti con invito a nominare un difensore di fiducia come persona sottoposta alle indagini l’avverte inoltre che le precedenti dichiarazioni non possono essere usate contro il Prof. Narducci.

Si dà atto che il presente verbale è redatto in forma riassuntiva, secondo l’art.140 c.p.p. ed è chiuso alle ore 13,10.

Il Pubblico Ministero rilevata l’esigenza che quanto riferito dalla persona informata non trapeli all’esterno, stante la delicatezza dell’indagine e la necessità di evitare che la divulgazione delle circostanze riferite dalla persona informata sui fatti pregiudichi le indagini
P.Q.M.
Visto l’art.391 quinquies c.p.p. e 329 3° comma lettera a) c.p.p.
VIETA
Alla persona esaminata di comunicare i fatti e le circostanze oggetto dell’indagine di cui hanno conoscenza, per la durata di legge.
AVVERTE
Conseguentemente la persona stessa che la divulgazione delle notizie riferite è penalmente sanzionata dall’art.379 bis c.p., inserito dall’art.21 della L.7 dicembre 2000 nr.397.
Il presente verbale viene riletto, confermato e sottoscritto in data e luogo di cui sopra.

19 Giugno 2002 Testimonianza di Pier Luca Narducci

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