Il 19 Aprile 2002 rilascia testimonianza Pier Luca Narducci. Il fratello di Francesco Narducci è ufficialmente il primo ad essere informato da Peppino Trovati dell’uscita sul lago del fratello e del suo mancato ritorno.

Questo uno stralcio della sua testimonianza:

“…. La mattina dell’otto ottobre 1985 mi trovavo ad Assisi in clinica e lavorai come sempre. Non ricordo di aver parlato con Francesco. In quel periodo abitavo con mia moglie nello stesso palazzo di questa Via San Bonaventura, ma al piano sottostante quello di mio padre. Rimasi in clinica fino alle 14 circa, almeno così mi sembra. Nel pomeriggio mi recai nell’ambulatorio di mio padre, in Serafini SIEPI, 20, sotto la clinica LIOTTI, lavorando normalmente. Verso le 19.45 circa tornai a casa per cambiarmi perché dovevo andare a cena fuori con degli amici, quando mi telefonò Peppino Trovati, titolare della darsena di San Feliciano dove riponevamo la nostra imbarcazione, dicendomi che Francesco era uscito con la barca ma non aveva fatto ancora ritorno. Mi preoccupai molto perché era già buio e non riuscivo a capire cosa fosse successo. Preciso che Francesco era soliti recarsi talvolta al lago per starsene un po’ da solo e di lì a pochi giorni avrebbe dovuto tenere una relazione ad un convegno di gastroenterologia insieme al Prof. MERCATI. Mi recai subito da Peppino Trovati verso le ore 20.15 – 20.30, dove trovai anche la moglie di Peppino, almeno così mi pare, oltre allo stesso TROVATI. Vidi anche la moto di Francesco, che era un’Honda 400 di colore rosso. Non ricordo se uscii subito in barca con Peppino per andare a fare un controllo. Mi pare che ci dirigemmo verso Nord, verso l’isola Maggiore. Non trovammo nulla e tornammo alla darsena, dove verso le 22 arrivò mia moglie Giovanna Ceccarelli e mio suocero Alberto Ceccarelli. Quest’ultimo ispezionò un altro tratto del lago quello ad Ovest dell’isola Polvese, insieme ad un altro barcaiolo di nome Ugo Mancinelli così mi sembra, e dopo un po’ li vidi arrivare dopo che gli stessi avevano scoperto la barca nel tratto di lago antistante il canneto dell’isola Polvese, quello che si trova verso Sant’Arcangelo. Nel frattempo era giunta pure la moglie di Francesco, Francesca Spagnoli. Non ricordo se fossero presenti Gianni Spagnoli anche Gaetano Paludetti marito di Beatrice Spagnoli sorella di Francesca. Ugo MANCINELLI ci portò con la sua barca sul posto dove era stata rinvenuta la barca. La barca era perfettamente in ordine e salito a bordo notavo la presenza di un pacchetto di sigarette, di cui ne mancava una, un paio di occhiali da sole, che erano quelli che usava Francesco ed una scatola di Minerva. Non ricordo come era posizionato il cambio né se le chiavi erano
inserite. La barca venne quindi trainata alla darsena. A quel punto sarà stata mezzanotte, presi la macchina e insieme a mia moglie ci recammo a casa di mio padre, avvertendolo che di Francesco non vi erano tracce e che era stata trovata l’imbarcazione vuota. Mentre mia moglie rimase con mia madre, mio padre ed io ritornammo a San Feliciano, ove iniziammo le ricerche che riprendemmo la mattina presto, mentre nella zona erano affluiti mezzi della Polizia Provinciale, dei Carabinieri e dei Vigili del Fuoco, con l’ausilio anche dei sommozzatori….”

” Inoltre dichiara “Mio fratello aveva una Lacoste blu, un giubbotto di camoscio ed un paio di jeans.” Vedi: Nota Carabinieri 27 giugno 2007 pag. 34/35

Ricordo che qualcuno della famiglia andò in effetti da un sensitivo di cui non saprei fare il nome. Ciò accadde prima del ritrovamento del cadavere, ma non saprei dire quando. Ricordo comunque che qualcuno della famiglia si recò a casa di FRANCESCO a prelevare un pigiama, per farlo vedere al sensitivo.Vedi: Sentenza Micheli Pag. 66

19 Aprile 2002 Testimonianza di Pier Luca Narducci

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