Quelle colature sul longherone della 147 di Baccaiano

Studio di Aldo Villagrossi Crotti

Baccaiano, 19 Giugno 1982, ore 22:40 circa:

L’auto di Francesco Carletti, una Matra Simca Ranch con a bordo altre due persone delle quali una è alla guida, sta prendendo lezioni di guida dal Carletti. Passano abbastanza lentamente davanti ad uno slargo, abbastanza per far riconoscere al Carletti l’auto dell’amico Paolo Mainardi, una Fiat 147, infilata nello slargo a marcia avanti. Mostra il posteriore. Probabilmente Carletti immagina il motivo per cui l’auto di Paolo si trova in quel punto. A distanza di quasi cinque chilometri, l’auto del Carletti incrocia quella di un altro amico, Stefano Calamandrei, una Fiat 128 che viaggia in direzione contraria, guidata da Adriano Poggiarelli. Tutte queste persone si conoscono, hanno età simili fra loro, sono tutti fra i 20 e i 30 anni. Quando la 128 raggiunge l’altezza della piazzola, dopo dieci minuti dall’avvistamento del Carletti, la Fiat 147 di Paolo Mainardi non è più nello slargo e si trova esattamente dall’altra parte della strada, infilata con il posteriore dentro il fosso che corre lungo la via Virginio Nuova, appena inaugurata. L’asfalto di quella strada è liscio e perfetto, il fosso è abbastanza profondo e l’auto di Paolo è finita dentro con il posteriore, causando dei danni alla carrozzeria. Il muso dell’auto è parzialmente sulla strada, ruotata di circa 10-15° verso sud. Sembra avere percorso una traiettoria in retromarcia, per finire lì, in quella posizione. Ma chi l’ha vista poco fa nello slargo non sono le stesse persone che la vedono ora buttata per metà nel fosso. I fari sono spenti, e sembra un incidente. Calamandrei e Poggiarelli passano oltre ma con l’intenzione di andare a chiamare soccorsi.

Ci sarà un importante confluire di persone e autorità nel giro di poco tempo: a bordo della Fiat 147 ci sono due vittime del mostro di Firenze, Paolo Mainardi e Antonella Migliorini.

Per prima cosa è importante stabilire che quella vettura non è una Fiat 127, come erroneamente dichiarato su molti fra siti internet e anche su alcuni atti del processo, bensì una “brasiliana”, la Fiat 147L. Molti simile alla 127, la 147L venne prodotta negli stabilimenti di Betim in Brasile dal 1976 al 1986. Nonostante una somiglianza oggettiva, la 147 (genericamente) aveva in comune solo alcuni aspetti della 127. Certo, la linea della carrozzeria era molto simile e il telaio era lo stesso, anche se il muso era stato ridisegnato per accogliere il motore modificato della 147, il quale era in grado di bruciare sia benzina che alcool (per il mercato brasiliano e argentino). Questa modifica rendeva l’anteriore vagamente anonimo e sgraziato, il che veniva mitigato nella versione “Panorama” e nella versione “127 Rustica”, che con qualche “abbellimento” e degli ammortizzatori leggermente rialzati, veniva venduta come auto da semi-fuoristrada. La 147 venne commercializzata anche nella versione “Fiorino”, ma furono pochissimi gli esemplari venduti in Italia, come quella di Paolo, che conservavano la stessa configurazione venduta in Brasile. Detto ciò, i dettagli relativi al telaio, alla disposizione delle portiere, ai cristalli e agli interni non differivano di molto rispetto alla 127, se non per alcuni particolari resi necessari dalle normative sudamericane che però non andavano in conflitto con quelle europee. La Fiat aveva mandato le linee di produzione della 127 a Betim, cosi come aveva fatto con la SEAT (anche questa oggetto di grande dibattito sull’auto di Paolo) e la produzione seguiva esattamente le stesse geometrie telaistiche e della carrozzeria della 127, tolto il già citato cofano motore.

Nel corso del tempo, si sono sviluppate delle teorie relativamente ad una specifica colatura di sangue presente sul longherone inferiore lato guida posto in corrispondenza della portiera della 147L di Paolo. Tali colature di sangue, o meglio il loro orientamento sembrano avere un particolare significato al fine di sostenere determinate teorie, dunque andiamo ad analizzare l’effettivo orientamento di queste colature di sangue.

Qui abbiamo una immagine chiara delle colature, che secondo De Gothia avrebbero una direzione dall’alto verso il basso e sarebbero inclinate verso la parte posteriore. Sempre secondo De Gothia, queste colature avrebbero potuto avvenire solo al momento dell’apertura della portiera, e sempre secondo De Gothia, essendo le colature nell’immagine direzionate verso il posteriore della macchina, devono essersi create, senza ombra di dubbio, all’apertura della portiera quando la 147 era già finita nel fosso. 

Ebbene, quest’ultima affermazione viene smentita sia dalle caratteristiche della portiera con i fori di sfogo dell’acqua in accumulo (e il sangue per un po’ di tempo rimane liquido) ma rimane da chiarire l’inclinazione delle colature, cosa non facilissima in quanto gli inquirenti fecero delle foto ben definite ma quasi sempre con delle angolazioni non conformi alla necessità di stabilire l’inclinazione delle colature stesse, anche perché in quel tempo non si pensava minimamente che queste colature di sangue fossero così importanti per qualcuno. Ma la tecnologia moderna ci può venire incontro, chiarendo in maniera definitiva l’andamento delle colature in oggetto.

Per prima cosa, abbiamo richiesto i disegni costruttivi specifici di quest’auto.

Questa è la tavola generale, i disegni sono ovviamente molto dettagliati, con la posizione delle saldature, gli spessori, i punti di piega, etc.

Per prima cosa, abbiamo estrapolato le misure del longherone dove si trovavano le colature di sangue e ne abbiamo fatto una ricostruzione 3D. Si tratta di un segmento di irrobustimento della carrozzeria che va da saldatura a saldatura, il quale è posto indicativamente a 40 cm verso il retro dell’auto dalla cerniera che impernia lo sportello anteriore sinistro (direzione di guida) fino ad arrivare poco prima l’incavo dove lo sportello va a chiudersi verso il retro dell’auto.

Ora, dobbiamo inserire questo segmento nel contesto del telaio utilizzando la corretta prospettiva della fotografia delle colature. Nella realtà quello che a noi interessa è evidenziare la direzione longitudinale delle colature, dunque sovrapponiamo delle linee verticali a 90° al nostro modello 3D:

Sovrapponendo poi questa elaborazione all’immagine delle colature, dovremmo ottenere una indicazione abbastanza precisa della direzione di queste colature, ergo la posizione dell’auto al momento della creazione di queste macchie di sangue.

Dando l’adeguata trasparenza al modello sovrapposto, si ottiene una tavola di confronto fra la direzione delle linee longitudinali e le colature.

A riprova di ciò, il cognato di Paolo Mainardi, Giuliano Ulivelli, interrogato dal PM Canessa dichiarerà di aver visionato l’auto di Paolo nel cortile della caserma dei CC di Signa, e aveva notato questo:

Ulivelli: Allora ci siamo messi a guardare io e il mi’ cognato questa macchina e quello che c’ha dato parecchio da vedere, s’è constatato che c’era una bella striscia di sangue che dalla… c’era il vetro rotto sulla parte della guida. Sicché, nel canale dove scorre il vetro, c’era tanto sangue, con una bella macchia abbastanza larga, gl’era colato fino in fondo e gl’era andato giù fino… All’intercapedine fra il pa… Siccome il pannello l’era stato levato, l’era lì appoggiato alla portiera, però l’era stato levato. Noi s’è visto bene che l’era dietro, però… perché e un c’era pannello. E allora questo sangue gl’era colato, questa striscia, fino in fondo, fino alla moquette, insomma, al pavimento della macchina. L’aveva fatto il bordino dove chiude lo sportello, era risceso fino un pochino in terra lì della…

[…]

PM: Scusi, ma questa quantità di sangue che dice lei era veramente enorme, si vedeva bene?

Ulivelli: Porca miseria se si vedeva! La striscia era… una striscia diciamo sui cinque centimetri di larghezza penso. Lunga tutto lo sportello. Aveva colato giù, ha visto dove chiude lo sportello poi c’è il bordo della scocca della macchina. L’aveva colato sulla moquette, fino al pavimento. Al pavimento sì fermava. Nell’interno dell’auto. La colatura andava giù dritta, fino giù al pavimento praticamente.

PM: E, mi scusi, rispetto allo sportello, la colatura era nel mezzo, più sul davanti, più sul dietro, nel centro?

Ulivelli: Con precisione le dirò che l’era una striscia, era piuttosto… diciamo, se si calcola metà dello sportello, forse era leggermente più all’indietro. Diciamo più vicino al pippolino che s’è detto… della sicura, ecco.

E’ abbastanza evidente che le colature non si muovono verso il retro dell’auto, ma esattamente nell’altra direzione, ovvero verso l’anteriore. Questo ci fa capire un’altra cosa: queste colature avvengono in un momento in cui l’auto si trova inclinata in avanti, e a questo punto la posizione in quella che viene definita “la piazzola” è un po’ più avanzata di quello che si ipotizzava fino ad oggi, ovvero verso la “trattura”, dove la strada curva a destra ed è in discesa. Ipoteticamente, un altro punto che potrebbe essere preso in considerazione come posizione dove le colature possono essersi palesate sul longherone è a cavallo fra la corsia sinistra (guardando verso nord) e la piazzola, dove l’inclinazione sarebbe stata notevole, oppure sulla corsia stessa, che essendo di recentissima asfaltatura, presenta una curvatura “a schiena d’asino”, dove il culmine è l’unico punto in piano.

Non essendo esperti di sangue in particolare, ma volendo applicare alcuni principi della fluidodinamica, diremmo che, guardando la seguente tabella:

Diremmo che nel periodo G1-G3 succede qualcosa che “alleggerisce” la gravità della superficie su cui scorre il fluido, come per esempio un colpo ricevuto da sotto. Si tratta di una simulazione abbastanza semplice da eseguire anche dal vivo. Diversamente, un fluido avrebbe una certa difficoltà ad andare verso l’alto.

Aldo Villagrossi Crotti

17 Marzo 2024 Quelle colature sul longherone della 147 di Baccaiano di Aldo Villagrossi Crotti
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