Il 21 febbraio 2003 rilascia testimonianza Ezio Moretti marito della signora Maria Teresa Miriano amica della famiglia Narducci e sorella del Procuratore Capo Dr. Miriano.

D. “Com’era la sua settimana lavorativa?”
(..) Io lavoravo dalle 08.00 alle 14.00 e dal lunedì al venerdì, nell’Ospedale di Foligno. Il lunedì, il mercoledì ed il venerdì, dalle 14.30 – 15.00, mi recavo presso l’ambulatorio dell’Ospedale Militare di Perugia ove avevo pochi pazienti e poi andavo nel mio ambulatorio sito a Perugia in Via Bartoli, proprio all’interno della mia abitazione. In precedenza, cioè sino al 1970, circa, l’ambulatorio l’avevo in Piazza della Repubblica. Rimanevo nel mio ambulatorio fino al termine delle visite e cioè sino alle 19.30 all’incirca. Negli altri giorni, andavo il martedì pomeriggio a Terni, accompagnato in auto da mia moglie, in Via delle Tre Colonne, in un laboratorio di analisi che utilizzavo come ambulatorio e tornavamo a casa nella tarda serata. Il giovedì, dopo le 14,30 – 15, finito il servizio in Ospedale, andavo nell’ambulatorio del Dr. MENCACCI, amico medico legale e facevo tre o quattro visite. Quindi, il giovedì rimanevo a Foligno, dalle 8 del mattino sino alle 15,30 circa del pomeriggio. Il venerdì trascorrevo invece l’intero pomeriggio nell’ambulatorio di Perugia fino a tarda sera; il sabato mattina lavoravo nell’ambulatorio al massimo fino alle 14.00 e, di norma, non andavo in Ospedale a Foligno.
D. “Le capitava di essere chiamato di domenica?”
(..) Eccezionalmente, in casi urgenti, venivo chiamato all’Ospedale di Foligno e ciò accadeva sempre di mattina.
D. “Le è capitato di essere chiamato per interventi urgenti la domenica pomeriggio?”
(..) Mai, perché la domenica era il mio giorno di riposo e, solo eccezionalmente, venivo chiamato la mattina e nei rari casi un cui accadeva, venivo chiamato verso le ore 09.00 o 10.00 e tornavo a casa, al più tardi, per le 13.
D. “Come interveniva nei casi urgenti?”
(..) Quando avevo un malato grave dal punto di vista psichiatrico o neurologico o la situazione era molto grave dal punto di vista clinico, per un paziente che si trovasse in coma o in stato confusionale o in prognosi riservata, come poteva accadere in caso di ictus, ipertensione endocranica da sospetto tumore, la domenica mattina ero solito telefonare in Ospedale per accertarmi sulle condizioni del paziente.
Se capivo che la situazione non era urgente, impartivo eventualmente delle disposizioni o davo suggerimenti al mio aiuto (..) o al medico di turno. Se, viceversa, mi rendevo conto che la situazione era seria, per maggiore mia tranquillità, mi recavo all’Ospedale di Foligno ma, dopo aver controllato il paziente, me ne tornavo a casa, al più tardi, per le ore 13.00.
(..)
D. “Quando e da chi ha saputo della scomparsa di FRANCESCO?”
(..) Non ricordo da chi l’ho saputo ma credo che lo venni a sapere il giorno dopo della scomparsa, sicuramente all’interno dell’Ospedale e mi sentii in dovere di manifestare ad UGO la mia solidarietà. Mi recai, così, quasi tutti i giorni nel suo studio. UGO non riusciva a darsi una ragione di questa scomparsa e piangeva di continuo ed insieme formulavamo delle ipotesi. Pensavamo ad un possibile suicidio, perché, forse, FRANCESCO fosse venuto a conoscenza di avere contratto una grave malattia inguaribile, oppure perché fosse caduto in depressione della qual cosa, però, io non avevo alcuna cognizione. In alternativa, si formulava l’ipotesi di una caduta accidentale di FRANCESCO dalla barca.
Mi pare che, parlando con altre persone della scomparsa di FRANCESCO, fosse formulata anche l’ipotesi di omicidio, magari legato a vicende sentimentali.
D. “Ha mai sentito parlare di strani regali che ricevette il prof. UGO durante la scomparsa di FRANCESCO?”
(..) Mi pare che UGO accennasse ad una cravatta o ad un mazzo di fiori, ma non ne sono sicuro. Ora che me lei lo ricorda, mi pare di sì.
D. “Lei in quei giorni si recava o casa o nel suo studio?”
(..) Mi recavo nel suo studio a Foligno e lì rimanevamo soli. Il Prof. UGO mi appariva desolato, drammaticamente addolorato ed incapace di spiegarsi i motivi di questa scomparsa.
D. “Il giorno del ritrovamento del cadavere, lei si ricorda qualcosa?”
(..) Ricordo che, per esprimere la solidarietà della mia famiglia, mia moglie andò nella villa dei NARDUCCI a San Feliciano dove vide il cadavere di FRANCESCO, come ebbe poi a dirmi. Io non andai con lei perché ero occupato per i miei impegni professionali. A quell’epoca, lavoravo molto e avevo pazienti che venivano da fuori regione, come la Toscana, e non me la sentivo, né lo potevo, annullare le visite già programmate. Mia
moglie partì, dopo essersi assicurata della possibilità di far visita alla camera ardente che era stata allestita nella casa di San Feliciano. Io rimasi fuori per lavoro quel giorno e, quando ci ritrovammo a casa la sera, mia moglie mi raccontò di essere stata a San Feliciano e di aver visto il corpo di FRANCESCO nella camera ardente. Preciso che la sua visita fu concordata con me, presumo per via telefonica e, in quell’occasione, io chiesi a mia moglie di portare ai NARDUCCI tutta la mia solidarietà.
D. “Che giorno della settimana era quello in cui sua moglie si recò a fare visita ai NARDUCCI?”
(..) Sulla base di quello che ho detto, sono certo che quel giorno fosse lunedì. Ricordo che quel giorno io ero andato a Foligno, all’Ospedale, come al solito e, poi, all’ambulatorio dell’Ospedale Militare e successivamente a quello di casa.
D. “E’ andato ai funerali del NARDUCCI?”
(..) Credo di no, perché avevo sempre i soliti impegni. Vi andò invece mia moglie, sempre in rappresentanza della famiglia.
D. “Come descrisse sua moglie il volto ed i vestiti di FRANCESCO?”
(..) Mia moglie mi ha sempre detto, e lo ripete ancora oggi, che il volto di FRANCESCO aveva una espressione serena e che era perfettamente riconoscibile. Mi ripete anche che aveva l’addome un po’ gonfio per cui i vestiti si abbottonavano con un po’ di difficoltà. Ribadisco che lei fu colpita da quest’espressione di serenità. Mi disse anche che c’era un via vai di gente.
D. “Sa se fu fatta l’autopsia al cadavere?”
(..) Io so che non è stata fatta ed ho sentito dire anche che ci sarebbero stati degli interventi della massoneria a livello giudiziario. Vedi: Sentenza Micheli Pag. 280/281/282

21 Febbraio 2003 Testimonianza Ezio Moretti

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