Ancora una clamorosa svolta nell’inchiesta sui 16 delitti di cui furono accusati Pacciani e i “compagni di merende”

Mostro di Firenze, indagine sui Servizi
Perquisite le case del criminologo Bruno e di uno 007

di GIANLUCA MONASTRA

FIRENZE – Il criminologo e l’uomo dei servizi segreti. L’ospite dei talk show in tv e il personaggio legato agli 007. L’inchiesta sui delitti del mostro è all’ennesima svolta, ma questa volta sconfina in territori finora mai neppure sfiorati: i servizi segreti.

Per più di dieci ore ieri, fino a tarda sera, la squadra mobile di Firenze ha perquisito a Roma prima l’ufficio all’università e poi l’appartamento del criminologo Francesco Bruno. Un’altra perquisizione ha riguardato nei giorni scorsi un personaggio legato ai servizi segreti, e presto altri nomi che ruotano nello stesso ambiente potrebbero entrare in ballo. I due non sono indagati, ma le perquisizioni sono durate a lungo.

La squadra mobile ha sequestrato numerosi documenti e l’esame delle carte è già iniziato proseguendo per tutta la notte negli uffici del capo della squadra mobile Michele Giuttari, padre dell’inchiesta bis sui delitti (sedici vittime fra il ’68 e l’85), rimasto a stretto contatto con il pm Paolo Canessa.

L’uomo dei servizi sarebbe già stato sentito, presto potrebbe toccare al criminologo. Altre indagini sono state eseguite nei giorni scorsi a Genova (testimoni ricordano di aver visto insieme Pietro Pacciani e l’amico Mario Vanni in una zona frequentata da prostitute). Ma cosa c’entrano i servizi segreti con l’inchiesta? Sul tavolo delle ipotesi, la squadra mobile tiene gli occhi puntati sulla possibilità di coperture, protezioni, rallentamenti. Azioni che potrebbero avere ostacolato le indagini.

Sono due gli scenari sui quali si muovono Procura e squadra mobile. La caccia ai mandanti dei delitti, a chi avrebbe ordinato gli omicidi. E la morte di Pacciani. All’inizio di agosto, il capo della mobile Giuttari ha consegnato in procura un lungo dossier nel quale per la prima volta si parla di una setta dietro i delitti. Un gruppo esoterico di personaggi potenti, insospettabili e protetti pronto a pagare milioni i trofei di sette degli otto duplici delitti della calibro 22 (tutti, escluso il primo dell’agosto 1968).

Agli ordini della setta avrebbe agito un gruppo di fuoco determinato nell’uccidere e mutilare in cambio di denaro. Due livelli diversi, dunque. E se per il più basso esistono dei punti fermi giudiziari come le condanne confermate in appello e dalla Cassazione per gli amici di Pacciani, Mario Vanni (ergastolo) e Giancarlo Lotti (ventisei anni), per il livello più alto – i mandanti – si indaga su una rosa ristretta di quattro, cinque nomi. Punto centrale di questo capitolo, una villa sulle colline di San Casciano, dove Pacciani lavorò per molti anni come giardiniere.

E Pacciani? Pietro Pacciani è morto (forse ucciso) domenica 22 febbraio 1998. La sua storia si intreccia con il caso del maniaco della calibro 22 sin dall’ottobre 1991 con la consegna nelle sue mani di un avviso di garanzia per gli omicidi del mostro. Nel novembre del ’94 venne condannato, ma in appello i giudici ribaltarono il verdetto. La Cassazione nel ’96 cancellò l’assoluzione e mentre Pacciani era in attesa del nuovo processo, la polizia lo trovò morto nella sua casa di Mercatale. Guarda caso pochi giorni prima della sentenza che avrebbe condannato in primo grado i suoi amici di sempre Lotti e Vanni.

Pacciani era disteso sul pavimento di una casa in disordine, faccia in giù, i pantaloni abbassati. La prima ipotesi fu l’ictus, ma nel tempo i dubbi invece di svanire aumentarono e alla fine – nella primavera scorsa – la Procura decise di indagare su un possibile omicidio. Perché ucciderlo? Per farlo tacere. E proteggere i complici eccellenti.

https://www.repubblica.it/online/cronaca/pacciani/servizi/servizi.html?ref=search

5 settembre 2001 Stampa: La Repubblica – Mostro di Firenze, indagine sui Servizi
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