Mostro di Firenze, l’ultima scena del crimine fu un depistaggio?

Vieri Adriani, avvocato dei parenti delle vittime francesi del Mostro di Firenze, chiede indietro gli oggetti della coppia assassinata. Dentro, potrebbe esserci materiale prezioso. Materiale che svelare se gli omicidi siano stati davvero commessi lì

Ecco cosa racconta il legale al giallista Rino Casazza

L’ultimo delitto del Mostro di Firenze, avvenuto nel settembre del 1985 in via degli Scopeti a San Casciano Val di Pesa, rimane indecifrabile. La sentenza definitiva che nel 2000 ha condannato i cosiddetti “compagni di merende” non ha spento la controversia sul giorno in cui il delitto sarebbe avvenuto (6, 7 o 8 settembre?) e su chi l’abbia commesso (Pietro Pacciani da solo? I compagni di merende con ruoli diversi? Qualcun altro da solo? Un’altra coppia o gruppo di sconosciuti?

Ma il più grande mistero è un altro. Perché Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili (questi i nomi delle vittime, massacrate a colpi di pistola e pugnale) piantarono la tenda in quel posto, decisamente poco appetibile per dei campeggiatori in viaggio in auto per l’Italia? La piazzola degli Scopeti era un luogo maltenuto, circondato da rifiuti, una sorta di discarica abusiva, per di più in mezzo a una campagna utilizzata per fugaci amplessi mercenari o clandestini. E perché ci rimasero così a lungo, due o tre giorni almeno? E come mai manca traccia, a parte la partecipazione a una sagra, dei loro spostamenti durante il soggiorno a Scopeti?

I due erano scesi dalla Francia per turismo e per lavoro. Oltre a visitare la Toscana, dovevano infatti far tappa ad una fiera commerciale a Bologna, utile per Nadine, che gestiva un negozio di calzature. La donna aveva l’abitudine di conservare a scopo fiscale tutti gli scontrini degli acquisti effettuati: pedaggi autostradali, consumazioni nei bar ecc. Ma la raccolta, ritrovata nei suoi effetti personali, si interrompe, stranamente, a venerdì 6. Ciò vale anche per le telefonate che Nadine faceva ogni giorno alle due piccole figlie, una di appena cinque anni, rimaste in Francia.

Alla mostra bolognese la coppia non risulta essere mai andata, nonostante il capoluogo emiliano disti da Firenze meno di 100 km in autostrada, come non c’è traccia di una visita alle bellezze del capoluogo toscano. Ci sono stati sporadici avvistamenti di Nadine e Jean Michel, di cui si è parlato nei processi, nei paraggi del luogo del delitto, ma permangono dubbi su queste testimonianze.

E i famigliari vogliono che si faccia luce sulla loro fine.

L’avvocato Vieri Adriani, legale della figlia minore Nadine della sorella più anziana di Jean Michel, è uno dei maggiori esperti dell’omicidio, sul quale ha scritto, assieme a Francesco Cappelletti e Salvatore Maugeri, il libro Delitto degli Scopeti. Giustizia mancata. E recentemente ha intrapreso una nuova azione giudiziaria: tra le cose sequestrate sulla scena criminis ci sono alcuni oggetti personali di Nadine e Jean Michel. Si tratta di una macchina fotografica Nikon, 17 fotogrammi già scattati in essa contenuti, 16 diapositive, un pezzo di pellicola e alcuni foglietti di appunti scritti a mano.

Vieri Adriani e altri due legali, Gaetano Pacchi e Antonio Mazzeo, che assistono gli altri congiunti delle vittime, hanno presentato, un’istanza alla Corte di Assise di Firenze per ottenere la restituzione ai loro assistiti di questi oggetti, sul presupposto che sia venuto meno ogni motivo perché la magistratura fiorentina continui a detenerli, visto che l’indagine a carico di Giampiero Vigilanti e Francesco Caccamo è stata archiviata ed anche il procedimento stralcio sulla controversa cartuccia ritrovata nell’orto di Pacciani, si è concluso con una richiesta di archiviazione da parte della procura fiorentina. Neanche nei capitoli giudiziari precedenti (processo a Pacciani e ai compagni di merende) gli inquirenti hanno attribuito importanza alle immagini e gli appunti di cui si parla. Ecco cosa ci ha detto l’avvocato.

Dove dovrebbero essere conservati questi oggetti?

Presso l’Ufficio Corpi di Reato del Tribunale di Firenze. Sempreché, come indichiamo nell’istanza, non abbiano subito la stessa sorte di due calchi in gesso riguardanti impronte di anfibio relative al delitto del Mostro del 1981, misteriosamente spariti…

A parte il comprensibile valore affettivo dei reperti per i parenti, quale può essere il loro valore investigativo?

In quelle foto e carte potrebbe trovarsi traccia di luoghi e/o soggetti relativi al soggiorno in Italia delle vittime, utili per accertare se questi siano entrati in contatto con qualcuno che ha fatto da tramite con chi poi li ha uccisi.

Secondo taluni, Nadine e Jean Michel a Scopeti in realtà potrebbero non aver mai messo piede. Sarebbero stati trasportati lì dopo essere stati uccisi altrove, per allestire una messinscena

E’ uno degli scenari ipotizzabili. Lo “staging” potrebbe essere stato completato domenica 8 settembre sera. Questo giustificherebbe la presenza del reo confesso Giancarlo Lotti sulla scena a quell’ora. E collimerebbe con le dichiarazioni del testimone Lorenzo Nesi che dice di aver incrociato, quella sera, Pacciani sulla sua auto nei pressi di Scopeti.

Ci sono elementi concreti che depongono a favore di una messinscena a Scopeti?

Ne indico uno vistoso. Nelle foto in mio possesso non c’è traccia di schizzi di sangue sulle pareti della tenda canadese delle due vittime. Eppure lì dentro entrambe sono state raggiunte da colpi d’arma da fuoco. Ho chiesto di poter esaminare la tenda, ma mi è stato negato. Ricordo anche che è stata più volte segnalata la presenza, nel materassino dove dormivano le vittime, di un proiettile che potrebbe aiutare a capire cos’è successo veramente. Ma non risulta essere mai stato esaminato.

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1 Agosto 2023 Stampa: Fronte del Blog – Mostro di Firenze, l’ultima scena del crimine fu un depistaggio?
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