Leggendo l’articolo di Francesco Amicone del 7 agosto 2020 sulla teoria dell’acqua, e dopo aver seguito il podcast del 10 marzo 2025, ci accorgiamo che i riferimenti all’acqua portati da Amicone nel caso MdF si limitano solo ad alcuni aspetti.
Nella realtà in ogni duplice omicidio del MdF ci sono riferimenti all’acqua, anche solo per il fatto che ogni attacco si è verificato in prossimità di un corso d’acqua o a qualcosa che all’acqua si rifaceva.
La prima a notare un parallelismo tra l’acqua e il MdF è stata una giornalista che scriveva per il quotidiano “La Città”. Si tratta di Maria Novella De Cristofaro che l’8 agosto 1984 pubblica un articolo dal titolo: “C’è sempre l’acqua vicino ai luoghi scelti dal mostro per i suoi delitti“.
Prendendo in esame il duplice delitto del 1974 Amicone mette in evidenza, giustamente, il fatto che si consuma alle Fontanine di Rabatta ed è ovvio associare le Fontanine all’acqua. Prende poi in esame un parallelismo con il film l’Esorcista in cui gli schizzi di acqua santa creano delle ferite sul corpo dell’indemoniata, ferite che sembrano essere state riprodotte di forma similare, mediante un coltello, sul corpo di Stefania.
Tralascia invece un altro aspetto legato all’acqua, il fatto che vengono trovati sotto un albero, a 3.5 metri di distanza dalla macchina, alcuni vestiti dei due ragazzi. Si tratta di due paia di pantaloni da uomo e un paio da donna. Uno dei pantaloni da uomo è avvolto in una carta con stampata l’intestazione di una lavanderia. Zodiac il termine lavanderia e lavare lo riporta innumerevoli volte nei suoi scritti ed è evidente che ha a che fare con l’acqua. Spesso ci si è domandato perché questi vestiti fossero stati spostati come per metterli in evidenza, forse la soluzione sta proprio in una “firma”.
Nel duplice delitto del giugno 1981 si ha la vicinanza ad un corso d’acqua. E’ in realtà poco evidente, ma si tratta di un ruscello parallelo a via dell’Arrigo. Il corso d’acqua in oggetto ha come nome Fosso di Ghindossoli, nasce a Mosciano dalla confluenza di due corsi d’acqua e va a sfociare nel Torrente Vingone alla fine di via di Mosciano. Da notare che quando viene trasferito il corpo di Carmela questo spostamento avviene proprio nella direzione del corso d’acqua.
Nel duplice delitto dell’ottobre del 1981 è presente un corso d’acqua, il Torrente Marina che si trova a pochissimi metri dalla piazzola stessa. Non solo siamo vicini ad un torrente, ma Susanna viene spostata all’interno del campo presente sul lato destro del viottolo, circa a 5 metri rispetto alla macchina; non viene però adagiata semplicemente a terra, viene messa in un canale di scolo delle acque in posizione supina, quasi seduta.
Nel duplice delitto del 1982 è presente a pochi metri un corso d’acqua, si tratta del torrente Virginio. Trattandosi di un delitto “incompiuto”, cioè assente delle ritualità del MdF, non è possibile valutare eventuali “firme” che potevano essere lasciate.
Nel duplice delitto del 1983 si hanno diverse anomalie, prima tra tutte il fatto che le vittime sono due uomini. In questo attacco non è presente nessun corso d’acqua, ma si deve notare che la via parallela (almeno nel primo tratto) a via di Giogoli è via del Vingone. Il Vingone è un torrente, non molto distante, che scorre a valle presso Sandicci.
Nel duplice delitto del 1984 si ha a pochi metri il fiume Sieve. Va anche posto un accento su ciò che successe il 30 Luglio 1984. Un testimone, Pietro Pasquini, notò delle tracce di sangue su alcune pietre presso il fiume stesso. Dato che queste tracce non erano molto distanti da dove era avvenuto il duplice omicidio di Pia Rontini e Claudio Stefanacci, decise di avvertire i genitori di Pia e poi il maresciallo Muratta della stazione dei carabinieri di Borgo San Lorenzo. Il fatto che delle tracce di sangue riportassero alle acque del fiume è emblematico, e non è nemmeno l’unico caso come vedremo nel duplice delitto del 1985.
Infine nel duplice delitto del 1985, come riporta anche Amicone, il serial killer posiziona il corpo di Jean Michel tra alcuni secchi di vernice che riportano in evidenza la marca del prodotto: “aquabel“. In questo ultimo duplice delitto si fa riferimento all’acqua anche a causa di un lavatoio come riporta il quotidiano La Nazione il 16 settembre 1985. Secondo la testimonianza di Pasquale di Leo del 2 maggio 1991 vi furono trovate delle tracce di sangue. Qualcosa di similare a ciò che abbiamo descritto nel 1984, una “traccia” che riporta ad un luogo in stretto rapporto con l’acqua.
Nel corso del tempo, e grazie al lavoro di Valeria Vecchione, il concetto acqua è stato associato anche alla missiva inviata il 10 Settembre 1985, a Silvia della Monica contenente il macabro reperto. Missiva inviata certamente dal mostro e che riportava al di sotto delle lettere ritagliate ed adoperate per comporre l’indirizzo svariati riferimenti all’acqua. Come indica anche Amicone: al di sotto della parola DELLA vi era un articolo a firma di Piero Chiara con evidenti delle fotografie dello scrittore sulla sua barca presso il Lago Maggiore. Il titolo dell’articolo era: “CARE DOLCI ACQUE NON VI RICONOSCO PIÙ: QUI È FINITO IL SOGNO DELLA MIA INFANZIA” Anche la E è stata recuperata dalla parola “ACQUE” e cosi anche la Z dal titolo.
Quindi i riferimenti all’acqua nel caso MdF sono più che evidenti e forse ce ne sono altri che ancora non sono stati evidenziati.
Ampliando la rosa dei riferimenti all’acqua, oltre gli omicidi certi del MdF, ed andando a vedere i cosi detti omicidi collaterali non possiamo non notare che anche nel delitto di Roberto Corsini il 20 Agosto 1984 il corpo viene spostato e collocato presso il torrente Carza. Nel duplice delitto del 21 gennaio 1984 di Paolo Riggio e di Graziella Bendetti i due vengono uccisi in prossimità del fiume Serchio in zona di S. Alessio. Il 22 agosto 1982 viene uccisa una ragazza fiorentina di nome Elisabetta Ciabani. La ragazza viene uccisa molto distante da Firenze, presso La Baia Saracena (residence) di Sampieri a pochi chilometri da Scicli, sul litorale della provincia di Ragusa. Il suo omicidio si lega a quelli del MdF per svariate ragioni che non ci mettiamo ad elencare, ma ciò che vale la pena sottolineare è che è stata uccisa nella lavanderia del residence. Ed infine va ricordato anche Francesco Narducci che trova la morte presso il Lago Trasimeno.
Jacopo Cioni