Il 24 gennaio 1984 vengono disposte le perquisizione vuoi nell’abitazione attuale di Giovanni Mele, presso sua sorella Maria (nella quale al momento è ospite Stefano, che in quella prossima e già in comune con Piero Mucciarini, sul veicolo e le persone.
La perquisizione, infruttuosa quanto al Mucciarini, darà invece frutti rilevanti per guanto riguarda luoghi e persona di Giovanni (e Stefano) Mele.
In casa vengono ritrovati svariati strumenti da punta e taglio che il Mele giustifica per l’intaglio del sughero. Nel suo portafoglio ci sono due lame per bisturi e un seghetto modificato affilando la lama. Vengono inoltre ritrovati blocchi con appunti, piantine territoriali e agende. Su una di queste un appunto: “1 dicembre, luna piena, giorno favorevole“, oltre che svariati numeri di targhe. Viene perquisita anche la sua auto e all’interno del bagagliaio viene ritrovato un grosso coltello, delle riviste pornografiche, delle corde e dei flaconi con liquido per detergersi profumato, esattamente come aveva dichiarato Iolanda Libbra nella sua
Nel bagagliaio della sua autovettura sono rinvenuti taluni degli oggetti indicati dalla Libbra (NdR: testimonianza del 22 gennaio 1984) (corde, disinfettante-solvente, riviste pornografiche). Un coltello, tuttavia diverso da quello descritto dalla donna, anche se di dimensioni apprezzabili, è nell’abitacolo, di fianco al sedile di guida [nel portabagagli si repertano anche peli umani e macchie apparentemente di sangue. Circa i primi gli accertamenti diranno che forse sono delle stesso Mele. Circa le seconde, non daranno le reazioni tipiche dei reperti ematici].
In casa è rinvenuto un ricco armamentario di strumenti da punta e taglio, adattati o forgiati (secondo spiegazioni del detentore) per il lavoro sul sughero (al quale risulta effettivamente dedito). Ma lo strumento più rilevante è la lama, in busta aperta, del bisturi Gillette di maggior dimensioni, in commercio sin dal 1978. Il Mele porta il bisturi nel portafogli, insieme ad una seghetta di ferro, pur essa affilata a lama, ed al pezzo di un’altra lama (che poi risulterà essere egualmente destinata ad uso chirurgico). Il manico del bisturi verrà repertato separatamente, un paio di giorni dopo, su di un tavolo di lavoro.
Sono inoltre repertati blocchi di appunti con singolari piantine, agende con annotazioni, del tipo “I dicembre, luna piena, giorno favorevole.”, di targhe di autovetture con indicazioni dei dati e del colore dei veicoli.
Il Mele fornirà chiarimenti circa gli strumenti. In particolare anche il bisturi e gli altri arnesi custoditi nel portafogli sarebbero destinati al lavoro sul sughero (e difatti se ne troverà traccia a livello microscopico, in sede peritale). Ma arriva a certe ammissioni con reticenza e farraginosamente. Sarà difficile stabilire il rapporto tra manico e lama del bisturi, ad esempio. Ed alla fine si accerterà che ha posseduto un’altra lama, spezzatasi, acquistata insieme al manico, in una coltelleria di via della Spada, in città, in epoca prossima al 1978. Analogamente, il coltello sull’autovettura viene attribuito all’attività di ricerca dei funghi, e così l’annotazione di ‘luna piena’.
Vedi Sentenza Rotella 13 dicembre 1989 Pag. 104/105
L’elemento più rilevante proviene da sequestro effettuato in danno di Stefano Mele, che si trova, all’atto della perquisizione, nell’abitazione dei fratelli Maria e Giovanni. Egli custodisce nel portafogli un documento.
Nella perquisizione dell’abitazione di Giovanni Mele, di cui Stefano Mele è ospite, eseguono anche un controllo degli oggetti di Stefano Mele. Fu rinvenuto nel portafoglio di Stefano un biglietto con riportate delle frasi sia in stampatello che in corsivo. Sul lato corto è annotato il numero di telefono del direttore della casa per ex-detenuti di Ronco all’Adige, della quale è ospite Stefano Mele. Per il lato lungo sono scritte tre frasi, divise ciascuna da una linea. I caratteri sono misti in maiuscolo e corsivo minuscolo.
Si tratta di un foglietto di cm. 9×17, tratto da un blocco in uso aziendale, verosimilmente presso una ditta del mantovano (in calce è la tipografia). Il retto reca alcune annotazioni presumibilmente di lavoro, in un reticolato prestampato, la qual cosa dimostra che è già stato usato, secondo il destino suo proprio.
Il verso, completamente bianco, reca delle manoscritturazioni. Sul lato corto è annotato il numero di telefono del direttore (‘monsignore’) della casa per ex-detenuti di Ronco all’Adige, della quale è ospite Stefano Mele.
Per il lungo sono scritte tre frasi, divise ciascuna da una linea. I caratteri sono misti in Italico maiuscolo e corsivo minuscolo. Ogni lettera è staccata dall’altra. Il manoscritto dimostra poca familiarità dell’autore con la penna.
Se ne dà qui di seguito una riproduzione, significando che le sottolineature indicano correzioni o stilemi dell’autore (per esempio la prima lettera è una ‘T’, corretta in ‘R’, e talune ‘N’ sono scritte all’inverso). Il corsivo originale minuscolo è reso semplicemente in minuscolo:
RIFERIMENTO DI NATALE RiguaRDO
LO – ZIO PIETO
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Che avesti FATO il nome doppo
SCONTATA LA PENA.
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come RisuLTA DA ESAME Ballistico
dei colpi sparati
Il primo esame del foglietto, partendo dal presupposto che Stefano Mele ne sia il destinatario, consente di stabilire che il manoscritto è un pro-memoria, a lui destinato (come dirà l’imputato).
Come si è detto, dall’intercettazione telefonica del 1982, si apprende che Giovanni Mele, secondo sua sorella Maria all’altra sorella Teresa, aveva lasciato ‘tutto scritto’ al fratello. Sulla scorta delle telefonate è possibile addirittura individuare la data ’25 agosto’ (v. r. 4.6 e 6.2 III — Stefano e Giovanni Mele confermeranno l’origine e l’occasione, che sono quelle indicate — Il contenuto del biglietto, v. più avanti, ed il numero telefonico di ‘monsignore’ confermano indirettamente la datazione).
L’esame contenutistico dimostra che le tre frasi hanno per oggetto ciascuna un riscontro ad una proposizione implicita, verosimilmente del destinatario del biglietto, Stefano Mele: la prima un riferimento di Natale (il figlio, durante le indagini del 1968 ha indicato quale autore del delitto lo zio Piero/Pietro), la seconda un fatto obiettivo (Mele ha scontato la sua pena), la terza una prova indiscussa (esame balistico).
Tanto è immediatamente comprensibile, nonostante l’ortografia [incidentalmente la provenienza da una mano ‘sarda’ è supponibile per l’uso incerto del raddoppio consonantico, cosicché ‘fato’ è <fatto>, ‘doppo’ è chiaramente <dopo>, ‘ballistico’ è <balistico>].
Vedi Sentenza Rotella 13 dicembre 1989 Pag. 106/107
Ecco che il parente della Locci Barbara torna ancora fuori.