10 Ottobre 1997, 24° udienza, processo, Compagni di Merende Mario Vanni,  Giancarlo Lotti e  Giovanni Faggi per i reati relativi ai duplici delitti del MdF e Alberto Corsi per favoreggiamento.

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Giovanni Calamosca, Mario Betti, Alessandro Betti

P.M.: Buongiorno a tutti

Presidente: (voce bassa) presente manca Saldarelli manca Puliti … c’è Colao c’è Pellegrini c’è Santoro franchetti c’è libertà manca allora … le parti civili mancanti va bene?

P.M.: Si Presidente ci sono quei testi che la Corte aveva chiesto di citare ammettendoli ex 507 esattamente sono presenti il signor Calamosca Giovanni e signori Betti Mario e Betti Alessandra.

P.M.: Facciamo entrare Calamosca.

P.M.: Mi sembra non sono ancora arrivati.

P.M.: Allora la Corte già sa tutto di questa questione dell’importanza della rilevanza del Calamosca quindi si può fare formalmente l’ordinanza al Corte ammette il teste Calamosca Giovanni che fa riferimento alla sua deposizione il teste giusta di come si chiama non mi ricordo Michele dell’udienza del 26 giugno 97. Il testo viene sentito immediatamente sull’accordo delle parti, bene, senta lei è Calamosca Giovanni?

C.G.: Si signore

P.M.: Non vuole essere ripreso dalla telecamera?

C.G.: No signore.

P.M.: Bene allora niente telecamere per cortesia, dove è nato lei?

C.G.: A Imola 23/08/1924 risiede dove? A Carburaccia Firenzuola a Firenze.

P.M.: Ecco mi dicono che lei è stato imputato, è imputato, per fatti di questo processo connesso a questo processo?

C.G.: Si signore ma sono stato assolto.

P.M.: Assistito dall’avvocato Minardi Paolo presente, senta lei per legge ha facoltà di non rispondere, vuole rispondere alle domande che le saranno fatte o no?

C.G.: Si Signore voglio rispondere non ho niente da nascondere.

P.M.: Bene, lei dove abita?

C.G.: A Caburaccia comune di Firenzuola.

P.M.: Ha delle proprietà li?

C.G.: Poco e niente.

P.M.: Vabbè non importa basta sapere se le ha o no, e da quando ci abita lì?

C.G.: Dal 1958

P.M.: Si dice che lei ha conosciuto un sardo forse più sardi, a noi ci interessa in particolare Vinci Francesco.

C.G.: Si, purtroppo si.

P.M.: L’ha conosciuto e come l’ha conosciuto?

C.G.: l’ho conosciuto signor presidente in quanto un mio pastore fu arrestato per un furto di una mini minor e fu portato qui alle murate a Firenze. Successe che li lui conobbe Vinci, Vinci questo mio pastore uscì in libertà provvisoria dopo un po’ uscì anche Vinci perché a vincere trattenuto per un furto di cavalli nel carcere murate e dopo lui venne a trovare questo pastore, lì nacque un’amicizia veniva spesso, dopo nel tempo una bella mattina

P.M.: A che epoca risale questi primi rapporti con lui?

C.G.: Glielo spiego subito, nel 1970 così si, era venuto in casa mia e nel 1974 la mattina fummo arrestati, io questo mio servo pastore e lui per un duplice omicidio che era successo a Castel San Pietro e dunque abbiamo fatto 18 mesi di carcere poi siamo stati assolti in istruttoria.

P.M.: Quando venne ad imbiancare la casa? Portava anche una donna con se?

C.G.: Si signore il nome non me lo ricordo so che era una lesbica.

(sconosciuto): Abbiamo le foto poi gliele possiamo mostrare.

C.G.: Dalle foto la riconosco sicuro.

P.M.: Alessandrina le dice qualcosa?

C.G.: Ecco bravo bravo bravo grazie mi viene in mente.

P.M.: Io lo so perché l’ho letto, senta cosa gli ha detto poi? Che è successo poi nel corso degli anni con questo Vinci?

C.G.: Abbiamo fatto 18 mesi a San Giovanni in Monte assieme di lì ho saputo anche tante cose sue perché era nato un rapporto d’amicizia, ed ho saputo anche tante cose come mi raccontò dal fatto del primo processo della come si chiama di quella che fu ammazzata, mi dica il nome dottore perché i nomi io me li dimentico, quella sarda.

(sconosciuto): Locci Barbara

P.M.: Come si chiamava?

(Sconosciuto): 1968 Barbara Locci.

P.M.: Quella del 68?

C.G.: Si lui era imputato assieme al marito

(sconosciuto): Il marito Mele Stefano

C.G.: Si signore e mi raccontò tutta la storia.

P.M.: Cosa raccontò?

C.G.: Mi raccontò che in fondo erano stati loro a commettere questo fatto.

P.M.: Cioè Vinci e Mele?

C.G.: Si signore solo che lui si prese tutta la colpa, Mele, per non pagare due persone.

P.M.: Per non far pagare gli altri due. E lui come ripago il Mele.

C.G.: Lui non lo pago mai ed è per quello poi che dopo successe la ripicca che Mele voleva farsi voleva come si chiama vendicarsi contro Luigi.

P.M.: Perché lui aveva promesso il denaro?

C.G.: Lui doveva promesso del denaro andando fuori avrebbe mandato dei soldi dentro invece non gli mando mai una lira non gli mando.

P.M.: Senta è quella pistola col quale fu commesso il primo delitto che fine ha fatto?

C.G.: Quello è sempre stato un mistero che non sono riuscito mai a saper niente, si figuri mi hanno fatto fare 59 giorni anche a me per quella pistola che io proprio non so neanche cosa esistesse e cosa fosse.

P.M.: Ma lei pare che il Vinci pare che l’avesse data a qualche altro, si dice che ricattava queste persone, cosa sa lei?

C.G.: Presidente io della pistola non ne ho mai saputo, a chi sia stato dato io no questo non lo posso dire perché direi una bugia, io so solo

P.M.: Di chi era questa pistola? Si può chiedere se era del Vinci Francesco?

P.M.: La pistola di quando fu commesso il primo delitto era del Vinci o di altri?

C.G.: No no era del Vinci.

P.M.: Glielo disse lui presidente.

C.G.: Si me lo disse lui.

P.M.: Comunque disse lui comunque disse che questa pistola l’aveva data ad altri.

C.G.: Presidente io non gliel’ho neanche mai chiesto so solo che

P.M.: A fare queste cose le abbia detto lei, io non ho il verbale però poi il PM che c’ha lui le cose le può contestare lui le cose.

C.G.: Lui non l’aveva più di certo stia tranquillo perché io sono da fonte sicura che armi in quel momento non ne aveva.

P.M.: La pistola fu ceduta dal Vinci ad altra persona o altre persone.

(sconosciuto): Non ha detto che la pistola fu ceduta ad altra persona, ha detto che lui della pistola non sa nulla, (troppe voce insieme 12.10).

P.M.: Avvocato sa benissimo che l’ha detto perché ci sono i verbali.

Avvocato: Io verbali non li conosco io sono qui al dibattimento ascolto un testimone e sento quello che sta dicendo questo testimone e questo testimone non dice quello che sta dicendo.

P.M.: Le osservazioni le faccia con meno animosità perché non c’è il caso.

Avvocato: Presidente non è questione di animosità è semplicemente questione di mettere a posto una situazione dibattimentale.

P.M.: Lei cosa avrebbe detto di questa pistola?

C.G.: Come ha detto

P.M.: Cosa ha detto su questa pistola?

C.G.: Io ho detto che da mia fonte il Vinci mi disse che la pistola era la sua, che la pistola era la sua e poi dopo io ho a chi l’ha data non lo so e non lo posso sapere.

P.M.: Senta è vero che voleva da lei un passaporto.

C.G.: Adesso vi racconto tutti i fatti, comincio dal principio e vado fino in fondo, dunque era nel 1977 mi vedo una sera arrivare a casa mia Vinci e un altro, questo Vinci mi chiama da parte e mi dice guarda noi due siamo ricercati tutti e due, lui mi dice poi una balla mi dice che era ricercato per maltrattamenti familiari invece Vinci invece era ricercato per il mostro di Firenze e dice io ho bisogno di scappare all’estero, lui sapeva che io conoscevo uno a Milano che gli avrebbe potuto fare cioè poteva fare passaporti fasulli dice a me mi interessa di farlo un passaporto fasullo e allora io gli dico ma tu dove vuoi andare? Dice, il più lontano possibile di coloro più lontano possibile vai in Australia dove è più lontano dico così dice vabbè poi vai dico ma Vinci qui ci vuole i soldini perché senza soldini non si fa niente dice i soldi ci sono comunque deve sapere che dopo un po’ di giorni mi arriva la questura di Firenze, il giorno dopo, la questura di Firenze mi dice guardi noi sappiamo che viene Vinci qui e dobbiamo arrestare Vinci, dico venite proprio da me? Dice tuttavia non ha importanza, arriva Vinci dopo un giorno o due e mi disse quando sei pronto a partire per Milano? Quando mi dai i soldini e dice io prima devo fare un lavoro, un furto, ma dico ma il furto

P.M.: Ma che tipo di furti faceva?

C.G.: Signor giudice non è mai stato un gran ladro faceva furti di bestiame e basta, era un ladro da poco e allora lui è partito e io c’ho rimesso anche una macchina per questo io le detti la mia 125 e andarono verso Pisa a fare questo furto quando sono la trovano un blocco di carabinieri nasce un conflitto a fuoco e la mia macchina andò distrutta. La mattina dopo che era di domenica mi ricordo come adesso il 15 agosto mi sento chiamare al telefono era Vinci si trovava a Firenzuola dice vienimi a prendere perché ho rubato una mini minor e non la voglio portare su la lascio a Firenzuola, ma io cosa dovevo fare ormai dovevo parlare signor presidente, ho preso la mia macchina, un’altra macchina, che avevo lì e sono andato a prendere Vinci da Firenzuola del tratto da Firenzuola a venire ad Aburaccia che sono 12 km Vinci m’ha detto Giovanni domani parti per Milano vai a fare il passaporto che io debbo scappare in tutte le maniere perché non voglio mettere nella merda una famiglia, testuali parole, signor Presidente mi creda. La sera invece arrivarono la Criminal pool di Firenze ed arrestarono Vinci e tutta.

P.M.: Lui voleva scappare per non essere arrestato per che cosa?

C.G.: Lui signor Presidente ha detto testuali parole di Vinci solo queste parole, voglio scappare ed andare il più lontano possibile perché non voglio mettere nella merda una famiglia.

P.M.: Non ha chiesto spiegazione su cosa volesse dire?

C.G.: Io non lo so presidente io dovevo stare tra l’incudine e il martello perché lei capirà

P.M.: Pare che invece sia stato arrestato non per la vicenda del mostro ma è stato arrestato per maltrattamenti.

C.G.: Ma lui sapeva già che c’era di mezzo la questione del morto perché altrimenti per il maltrattamento della famiglia non voleva andare all’estero.

P.M.: Senta e questo passaporto che lui doveva avere per andare all’estero quanto costava? Quanto veniva a costare?

C.G.: Veniva a costare allora non so 2 milioni sicuro.

P.M.: Lei non faceva da tramite? Quando soldini volevano?

C.G.: Di preciso non lo sapevo presidente ma un paio di milioni ci volevano.

P.M.: Senta la storia dei ricatti mi dice un po’ i ricatti a chi li faceva, contro chi li faceva, se era il Vinci ad essere ricattato o se lui che ricattava mi dica un po’

C.G.: Signor presidente io ho sempre avuto come è stato ammazzato Vinci cioè non è mai stato un gran ladro quindi non c’era bisogno di ammazzarlo come l’hanno ammazzato, io ho sempre pensato che ci fosse qualcuno sotto che avesse paura che Vinci parlasse della pistola eccetera e che Vinci l’abbia ricattato.

P.M.: Che abbia ricattato Vinci?

C.G.: No che Vinci riscattasse quello che aveva dato la pistola.

P.M.: Senta un po’ ha conosciuto anche Sgarganella?

C.G.: Si, l’ho conosciuto in galera.

P.M.: Chi è quel signore?

C.G.: Il più brutto essere che ci possa essere al mondo.

P.M.: Vabbè è il Sgarganella e il Vinci sono venuti insieme?

C.G.: Non credo no è impossibile.

P.M.: Pacciani l’ha conosciuto lei?

C.G.: Si l’ho conosciuto in galera anche quello, a Soliciano.

P.M.: E Vinci e Pacciani si conoscevano?

C.G.: A me non mi risulta, io non lo so non mi ricordo.

P.M.: Senta si dice che qualcuno ha fatto una promessa di una di un appartamento a un altro, sa qualcosa di questa storia?

C.G.: No signore.

P.M.: Un bel giorno una persona promette un appartamento a un altro.

P.M.: No signore, io non ne so niente di questo, no signore.

P.M.: Non ha riguardato né lei né Vinci?

C.G.: No poi io dopo presidente sono stato dentro dove ho fatto 2 anni 7 mesi 17 giorni e poi sono stato assolto per non aver commesso il fatto sia in Corte d’appello che in Cassazione e avevo perso anche un po’ il contatto col Vinci.

P.M.: Senta il Vinci quando venne scarcerato per il mostro di Firenze sa perché venne scarcerato? Se dentro sì è commentato?

C.G.: No lui è stato scarcerato in quanto fece un primo/sconto per il furto bestiame che aveva commesso a Pisa insomma perché lì aveva nascosto due camion per caricare il bestiame no e ripresero lì, è successo tutto il casino.

P.M.: Vabbè allora l’esame può continuare in forma ordinaria, PM la parola a lei.

P.M.: Grazie, lei sa se il Vinci invece fu scarcerato o meglio prosciolto per le questioni relative al mostro perché nel frattempo nell’83 era stato fatto un altro omicidio? Lei di questa circostanza che era stato fatto un altro omicidio e che nel momento in cui lei era in carcere quindi si poteva pensare anche per scagionare lui ne ha mai parlato col Vinci?

C.G.: No non con me non ne ho mai parlato di questo.

P.M.: Lei con qualcuno ha mai parlato di questa circostanza che veniva fatto un omicidio proprio nel momento in cui era Vinci dentro e di fatto lui otteneva la impunità da quei delitti?

C.G.: Signor giudice tutti abbiamo dubitato, tutti si dubitava che ci fosse qualcuno che volesse scagionare Vinci.

P.M.: Nell’ambiente dei sardi questo o è una sua riflessione?

C.G.: No anche perché signor presidente anche l’ambiente dei sardi in quel momento tremavano perché quando successe il coso che il Mele ritratto.

P.M.: Cioè che accuso Vinci dice lei.

C.G.: Che accuso Vinci, il grande mostro perché dovevate tenere in Mele dentro una campana di vetro.

P.M.: Ne abbiamo fatti tanti.

C.G.: Ad un certo momento dove i sardi tremavano perché dice sul vostro Baldassini e se succede questo

P.M.: Disse se noi siamo accusati dei delitti del mostro.

C.G.: Siamo chiusi di completamente da Prato.

P.M.: e quindi che cosa cercavano? Volevano in tutti i modi cercare di restarne fuori

C.G.: Di restare fuori da questa faccenda.

P.M.: Per questo lei diceva successivamente almeno così ha detto lei che è stato ammazzato perché avevano paura che lui parlasse? Questa è la sua convinzione personale perché li conosce o perché ha sentito qualcosa in proposito?

C.G.: Io ho sentito dei sardi avere una gran paura di questo.

P.M.: Senta ancora una cosa, lei ci ha detto che aveva una donna, una lesbica, e poi le mostrerò fra un po’ la foto e io le chiedo conosceva anche un’altra donna più giovane che frequentava a Prato?

C.G.: Si una bionda, io l’ho conosciuta a un ristorante dopo l’uscita di Calenzano.

P.M.: Lei questa donna conosce il nome?

C.G.: Non mi chieda il nome.

P.M.: Vorrei mostrare vorrei, esattamente la 1 e la 3 in questo momento sono foto quelle sono già state mostrate dico bene Sig. Calamosca? Vediamo la numero 1, prima la uno, non so quale schermo lei vede meglio c’è ne uno dietro e uno là davanti, dietro lei forse si vede meglio signor Calamosca se lei si può girare, vogliamo girare quello schermo? Lei ha detto nel corso dell’interrogatorio che era la lesbica, è così?

C.G.: Si, ma mi sembrava diversa.

P.M.: Allora lo è, le sembrava diversa in che senso?

C.G.: La fotografia di quella.

P.M.: Questa è quella che le è stata mostrata, lei l’ha mai vista? Ha ragione perché sbaglio io l’ho fatto vedere dal numero 1 è la foto numero 2 ho sbagliato io presidente. Si chiama Resciniti Alessandrina e noi chiediamo poi di acquisire, (audio disturbato) No presidente non sono depositate perché il signor Calamosca ne sta parlando apertamente, in questo momento gli sto facendo delle precisazioni io le deposito esattamente ex articoli 238 e 511 in quanto si tratta di atti di procedimento e dopo l’esame se ne può dare lettura perché sono stati usati per la contestazione questo è l’intendimento del PM poi ognuno dica la sua.

Difesa: Voglio dire prima dovrebbe avvenire il deposito.

P.M.: No prima dovrebbe avvenire la contestazione come io sto facendo e dopo il deposito, si tratta di atti di altro procedimento, se il signore lo dice di suo io non ho nulla da depositare.

Difesa: No per sapere perché a questo punto voglio dire possiamo farne anche noi cose di questo genere portare del materiale.

P.M.: Sono atti di altro procedimento. Vogliamo mostrare la foto numero 3, 2 chiedo scusa, vogliamo tornare indietro.

C.G.: Questa la conosco, questa è quella che ho visto al ristorante.

P.M.: è la bionda.

C.G.: Si signore. Quella donna bionda che era una sera Vinci al ristorante di Calenzano.

P.M.: Sa che mestiere faceva? Se era una prostituta?

C.G.: Si era una prostituta.

P.M.: Lei conosce il nome?

C.G.: Il nome io non mi ricordo.

P.M.: Presidente è quella cui ha fatto riferimento il dottor Giuttari perché gli è stato mostrata come foto è Malatesta Milva e l’altra donna persona che è stata ammazzata subito dopo il Vinci, sì è lei, vorrei mostrare anche un attimo la foto 4 ovviamente.

C.G.: Questo qui è Vinci.

P.M.: Capite ma se in quel momento era così che ne possiamo fare, Vinci Francesco, vogliamo mostrare la foto numero 8.

C.G.: Questo è il Sgangarella.

P.M.: Ecco questo Sgangarella lei ricorda quindi di averlo conosciuto in carcere e ricorda il periodo?

C.G.: Io l’ho conosciuto nel 1987 in carcere 88/87 a Sollicciano lei era perché lui era dove lavoravo io che io lavoravo al centro clinico lui era trattenuto al centro clinico.

P.M.: Lei ha detto prima a domanda del presidente che in questo periodo di carcerazione lei ha conosciuto anche Pacciani.

C.G.: Si signore è stato anche una decina di giorni in cella con me.

P.M.: Lei ricorda il periodo che epoca era?

C.G.: Io credo che era il 1988.

P.M.: Grossomodo lo stesso periodo dello Sgarganella?

C.G.: No lo Sgarganella l’ho conosciuto prima perché l’ho conosciuto prima che sono entrato dentro mi sembra nell’87.

P.M.: Lei ricorda se sia Sgangarella che Pacciani eravate tutti al centro clinico nello stesso periodo? Lei diceva è stato anche in cella col Pacciani.

C.G.: Si signore 10 giorni perché il maresciallo al piano allora che comandava i servizi mi chiese se potevo prenderlo in cella 10 giorni in quanto che non avevo posto perché lo tenevano il Pacciani a causa il reato che aveva commesso lo tenevano quasi sempre solo.

P.M.: Senta lei con Pacciani aveva colloqui? Parlavate?

C.G.: Portavo anche da mangiare però quella era la persona più tirchia che c’è sulla terra, per risparmiare i soldi mangiava quella roba puzzolente del carcere.

P.M.: Di cosa parlavate fra voi?

C.G.: Più o meno battute quando vai fuori quando lui vabbè inveiva contro le figlie che l’avevano fatto carcerare innocente che non aveva commesso questi fatti eccetera.

P.M.: Diceva qualche altra cosa a proposito delle figlie? Le ha fatto qualche confidenza ulteriore?

C.G.: No non ha mai fatto confidenze.

P.M.: Ma lei ho visto nel verbale le ha parlato addirittura che Pacciani le parlava di un figlio maschio, ci vuole spiegare?

C.G.: Lui mi disse che dalla prima donna che aveva fatto l’omicidio perché l’aveva trovato aveva dopo avuto un figlio maschio che si trova dalle parti di Bologna che lavorava presso le parti di Bologna.

P.M.: Non avete parlato? Lei l’ha mai più visto dopo il carcere?

C.G.: No io quando sono uscito dopo non ho mai più visto Pacciani.

P.M.: Senta ancora, invece Sgarganella dice era nello stesso periodo da quel che ha capito si conoscevano Sgarganella e Pacciani.

C.G.: Si conoscevano ma litigavano sempre. Litiga come urli che non finivano mai. Motivo perché poi Sgangarella voleva fare lo scrivano, allora c’era sempre battaglia tra loro due.

P.M.: Si ma il fatto dello scrivano forse insomma lei ne sa qualcosa di più?

C.G.: No non né so di più ma so che non andavano d’accordo, non si parlavano, niente.

P.M.: Erano nella stessa cella?

C.G.: Pacciani non mi ricordo più forse la cella 6 e Sgangarella fu messo dopo perché dava fastidio a tutti gli altri detenuti fu messo alla 4 o alla 5 lei, io ero la cella 10.

P.M.: è sempre stato alla 10?

C.G.: Sempre dal primo giorno fino all’ultimo.

P.M.: Quindi era Pacciani che fu messo nella 10?

C.G.: Si fu messo 5/6 giorni e poi Pacciani dato da non voleva spendere, non voleva fare e noi non mangiavamo roba del carcere e allora se ne andò.

P.M.: Al di là del fatto che era in cella con lei per un periodo prima l’aveva conosciuto? Lo vedeva? Ci parlava?

C.G.: Io per andare alla cella numero 10 dovevo passare davanti a Pacciani, la battuta si fa sempre.

P.M.: La 6 era accanto?

C.G.: Io ero 3 celle più in là.

P.M.: Ho capito, senta ancora una cosa, lei dice di aver saputo da Vinci al momento quando le chiedeva del passaporto che lui diceva voglio scappare all’estero più lontano possibile, non voleva mettere una famiglia nella merda ma è lei che ha ricollegato questo discorso alla sua fuga/alla sua volontà di fuga al fatto che era indagato come possibile mostro al fatto che lui sicuramente aveva ceduto a qualcuno la pistola o son discorsi che le ha fatto direttamente Vinci?

C.G.: No Signor Presidente, i discorsi dell’acquisto del processo di primo grado quando li facevamo a San Giovanni Monte raccontava l’andamento del processo e quando vide che c’era pericolo di essere condannati tutti e due si decise che prendeva la colpa solo uno.

P.M.: Questo è il racconto che le ha fatto? Ma il discorso che non voleva mettere una famiglia nella merda glielo avrebbe fatto quando poi fu arrestato da lei.

C.G.: Si signore ecco perché lui la sera che fu arrestato in casa mia.

P.M.: Chiedo scusa siamo nell’82, è così? È l’agosto del Ferragosto dell’82 almeno così risulta agli atti, no lei prima ha fatto una data diversa, è un dato storico e quell’episodio lì insomma?

C.G.: La sera io mi ricordo benissimo la sera quando furono arrestati in casa mia il maresciallo allora Paladini gli contestò dicendo che era che era arrestato perché non aveva provveduto alla famiglia insomma.

P.M.: Era un ordine di cattura del giudice istruttorio.

C.G.: Ma Vinci dice lasci perdere maresciallo sono altre cose.

P.M.: Quindi lui sapeva di questa indagine che c’era a suo carico.

C.G.: Che io ho sempre fatto la testa di legno come poteva sapere di queste cose il Vinci.

P.M.: Di queste cose quali?

C.G.: Che diceva che era ricercato e che stava latitante eccetera.

P.M: Ho capito senta ancora una cosa, rispetto al fatto che ci volevano parecchi soldini come dice lei poi ci ha detto sui due milioni cioè lei chiese a Vinci dove li teneva?

C.G.: Si signore mi dice che aveva mi disse che aveva un nascondiglio che lo sapeva solo lui e sua moglie fuori casa dove tenevano i soldi.

P.M.: Quindi per darli a lei se gli dava il passaporto sareste andati a prenderli?

C.G.: Perché se no succedeva il casino delle vacche del camion eccetera, dovevamo andare con la mia macchina a prendere i soldi per dopo io andare a Milano a fargli il passaporto.

P.M.: Ho capito, io non ho altre domande chiedo l’utilizzazione del verbale ai sensi delle norme che ho detto e ovviamente anche del fascicolo che è stato usato per mostrare le foto. Ne ho fatto più copie apposta.

Presidente: Sospendiamo, lo conoscete già?

P.M.: Non lo conoscono perché l’ho utilizzato solo ora per fare qualche cosa.

Presidente: Sospendiamo mezz’ora in maniera da dare alle possibilità di leggere questi verbali, va bene?

Parte civile (P.C.): Signor Calamosca se ho capito lei è stato processato per co detenzione della famosa Beretta calibro 22 come co detenzione o detenzione?

C.G.: Come detenzione.

P.C.: Detenzione, ecco scusi vogliamo collocare esattamente nel tempo a quando risale questo processo?

C.G.: Io non me lo ricordo quando è successo, non me lo ricordo più, allora mi difendeva mi difendeva l’avvocato Lena lo chiede a lui io non mi ricordo.

P.M.: Beh ci sono gli atti.

P.C.: Sì ci sono gli atti, questo punto lo verificheremo, i fatti oggetto di questo processo a quando.

C.G.: Dunque gli spiego subito, saltò fuori un investigatore privato che mi aveva fatto per 59 giorni innocente, un investigatore privato che diceva tramite un libro che io ero il mostro di Firenze, per dei giochi astrologi eccetera e così mi arrestarono per questo. Per fortuna che allora qualcuno si interessò del povero Calamosca e andò a trovare questo investigatore privato era stato cacciato via dall’ordine e in più dopo io ho fatto una causa in pretura qui a Firenze, è questo investigatore privato è stato condannato.

P.C.: Il nome dell’investigatore se lo ricordo?

C.G.: Non me lo chieda, il nome non lo so, se lei va in pretura c’è come si chiama, c’è la causa dove è stato condannato.

P.C.: Calamosca io le faccio delle domande precise possibilmente mi dia delle risposte precise cioè a quando risalgono i fatti oggetto di quel processo vale a dire quando fu arrestato più o meno se lo ricorderà, è un fatto importante questo.

C.G.: Ma io penso non son preciso ma 84/85.

P.C.: No dico per i fatti della detenzione dell’arma.

C.G.: Si 85/86 non mi ricordo.

P.C. Dove si parla una pistola calibro 22 guarda caso non è mica la stessa dei delitti, è la stessa signor Presidente sto parlando dell’arma Beretta calibro 22.

P.M.: Imputato per questi fatti perché qualcuno disse la stessa.

P.C.: Risponda alle mie domande lo conduco io l’esame, quindi lei dice di essere stato arrestato per la detenzione della famosa Beretta.

Presidente: Tanto per capirci perché se no si creano delle però non è che lui ha trovato la pistola.

C.G.: Signor Presidente deve sapere che cosa è successo, è successo che è saltato fuori io litigai con tre persone una di Firenzuola, una di Imola e una di Borgo San Lorenzo avevo litigato per fatti miei, e questi qui si misero servizio dei carabinieri per incastrarmi, parlo col presidente poi parlo con lei se non parlo per niente, cosa è successo? Nel frattempo salta fuori un investigatore privato e dicono che avevano questi tre testimoni, dicono che avevano visto la pistola in casa mia sporca di sangue e che c’erano altre persone presenti cioè 3 imputati che eravamo imputati in quanto che erano state prese dalle pecore rubate dalle pecore e che ero andato a prendermele senza passare dai carabinieri eccetera cioè non era andato a prendere così perché erano le mie e li ci trovarono e ci cacciarono dentro, questo qui non ha importanza e allora mi arrestarono e mi portarono a Soriciano, dopo 59 giorni si fece il processo, per fortuna che il giudice allora mise a confronto i testimoni che dicevano che avevano visto la pistola e gli altri testimoni che erano miei coimputati che erano presenti a dir loro quando ho mostrato la calibro 22 e lì ci sono contraddetti.

P.C.: Ora risponda alle domande con cortesia e precisione, senta a proposito di questi testimoni è vero o non è vero che questi testimoni che avrebbero visto la calibro 22 presso la sua abitazione vi è anche un certo Santoni Paolo?

C.G.: Sì anche quella brutta figura li.

P.C.: Risponda cortesemente è vero o non è vero che questo Santoni Paolo dice che lei gli mostrò la pistola dentro ad un cofanetto e che c’erano anche delle munizioni?

C.G.: Si ma quando il signor Santoni Paolo fu messo di fronte a quell’altro che ha detta sua era presente e che si cambiò tutto altro discorso.

P.C.: Va bene comunque c’è questo teste.

C.G.: Si signori.

P.C.: Non si preoccupi risponda tranquillamente, riguardo ad un secondo argomento poi ha detto che il Vinci le confido che quell’arma la famosa calibro la Beretta carica 22 era del Vinci Francesco ricorda più o meno nel tempo quando le confidò questa?

C.G.: Parlando le parlo non so se fosse 75 o 76 quando eravamo dentro col Vinci.

P.C.: Quando eravate in carcere e che cosa le disse (salta audio)

P.C.: Allora quando avvennero questi omicidi con la calibro 22 lei che cosa ha chiesto al Vinci, gli avrà chiesto qualcosa.

C.G.: Ma era dentro.

P.C.: Il Vinci è stato arrestato quando?

C.G.: Fu arrestato era dentro dall’82.

P.C.: Lei ha mai chiesto nulla a proposito di quest’arma?

C.G.: Successivamente ero dentro io come facevo a vederlo?

P.C.: Lei non ha più visto il Vinci? Da quando non ha più visto il Vinci?

C.G.: Io non mi ricordo quando, io l’ho sono qui arrestato nell’85 mi sembra non mi ricordo più di preciso.

P.C.: Nel periodo fra l’80 e l’85 o prima o dopo lei ha mai visto Vinci?

C.G.: Nell’85 Vinci era dentro si fece il processo a Pisa.

P.C.: Benissimo ma l’avrà visto qualche volta poi in questo periodo o successivo.

C.G.: Non l’ho più visto, io Vinci l’ho visto solo nella fine 80 per Pasqua non mi ricordo che venne a chiedermi di portare un branco di pecore perché io ero rimasto steso senza neanche una lira e venne a chiedermi se prendevo un branco di pecore da me.

P.C.: In quell’occasione gli avrà chiesto qualcosa sull’arma?

C.G.: Oh mica ho più parlato dell’arma mi parlarono così poi chiamato lì sono mica un questurino che ho fatto sempre a farli al Vinci eccetera.

Presidente: Senta e a proposito per chiarire una cosa perché in carcere con lui cioè nell’82 lei ha parlato poc’anzi prima dell’82, prima dell’arresto dell’82 quando lui chiese il passaporto per emigrare in Australia quindi era fuori, poi fu arrestato un’altra volta e poi dice l’ha rivisto nell’80 cioè è così?

C.G.: Nel 75 eravamo in carcere, noi ci capiamo meglio Signor presidente, fumo scarcerati fui scarcerato per il duplice omicidio di Castel San Pietro fummo scarcerati mi sembra il 25 maggio del dell’86 per non aver commesso il fatto.

Presidente: Dal 76 all’82 è stato libero e lui anche.

C.G.: Anch’io ero libero dopo ci fu l’incontro nell’81/82 non mi ricordo ci fu l’incontro

Presidente: Poi fu arrestato ancora.

C.G.: Poi Vinci andò dentro e si è fatto degli anni per il coso lì delle vacche quello che è io non mi ricordo bene e poi c’è stato io nell’86 fui arrestato per il sequestro fantastichini di Bologna e allora non vidi più Vinci.

Presidente: Quando è uscito poi lei?

C.G.: Io sono stato dentro due anni 17 mesi e 17 giorni, sono stato dentro poi sono stato assolto per non aver commesso il fatto questo ci tengo a dirlo, io non avevo più visti il Vinci, il venerdì Santo il giovedì Santo di Pasqua del 90 perché io sono uscito il 27 giugno 1989 e nella Pasqua del 1990 mi sono visto arrivare insomma i giorni di Pasqua prima di Pasqua mi sono visto arrivare a casa mia Vinci ed un altro che non conosco e non so dire chi fosse, Giovanni so che sei rimasto male se vuoi io ti porto un branco di pecore e io dissi no io casini non ne voglio più sapere non voglio più sapere niente.

Presidente: Dal 90 al 93 quando morì il Vinci lei gli ultimi tempi non lo vide più?

C.G.: No

P.C.: Senta lei quando è stato sentito recentemente dalla polizia ha dichiarato che la pistola con cui erano stati fatti tutti questi delitti era una pistola che all’origine era di Vinci, all’origine vuol dire che allora è stata ceduta la pistola.

C.G.: Che né so io so che era del Vinci allora poi dopo chi l’ha data e non lo so mica.

P.C.: è stata ceduta oppure no?

C.G.: Che ne so io se è stato ceduta a me no non mi risulta.

P.C.: Se in origine era di Vinci vuol dire che è stata ceduta.

(audio disturbato)

P.C.: Quindi lei sulla cessione dell’arma non ci può dire nulla. Senta una cosa lei ha mai commerciato queste armi a San Casciano, risponda cerchi di ricordare.

C.G.: No

P.C.: Le risulta che il Vinci abbia frequentato San Casciano anche

C.G.: Io Vinci lo conoscevo perché veniva a casa mia io a San Caasciano non ci sono mai andato non so dove sia.

P.C.: Signor mi consente di parlare 5 minuti con il mio cliente?

(audio disturbato)

P.M.: Presidente mi sembra non vorrei aver capito male che il signor Calamosca ha detto che non intende più rispondere posso aver capito male io.

C.G.: non intendo più rispondere più, a lei rispondo sempre ma gli altri qua non rispondo più.

Presidente: Lei deve decidere se rispondere o non rispondere.

C.G: Io non intendo più rispondere perché quello che dovevo dire l’ho già detto quindi cioè lei ha da farmi qualche altra domanda

Presidente: Le fa delle domande vediamo se quelle domande può rispondere

Avv: Mi sembra che il Calamosca sia stato molto chiaro nel dire che non intende più risponde.

P.C.: Vabbè abbiamo capito

(audio disturbato)

A.S.: Io volevo soltanto chiedere signor Calamosca dei chiarimenti su quello che Vinci ha detto a lei in carcere, lei ha detto alcune cose io vorrei sapere se per caso se ne ricorda delle altre dette da Vinci a lei e basta, la prima domanda era proprio questa, lui le raccontò la dinamica del delitto del 68?

C.G.: Si signore.

A.S.: La ringrazio

C.G.: Mi racconto signor presidente che il marito le portava il caffè a letto quando era a letto con sua moglie.

A.S.: Perfetto, lo sapevamo ma era una cosa che ci interessa, racconto per caso una cosa su cui la stampa ha scritto tanto avrà letto i giornali, chi accompagnò il figlio del Mele, Salvatore Natalino, in una casa che era lontana? Glielo disse?

C.G.: No questo no.

A.S.: Non entro in questi dettagli, le disse se per caso in questo delitto furono usate più pistole? Se furono usate più pistole nel 68?

C.G.: No non mi disse nemmeno questo

A.S.: Neanche questo, non le disse dove aveva messo l’arma dopo il delitto?

C.G.: Signor avvocato a me Vinci non mi ha mai parlato dell’arma, non me l’ha mai parlato, dove lo aveva messo e cosa ne aveva fatto non

A.S.: Non gliel’ha detto, ecco lui aveva dei rapporti con i parenti del marito della Locci Salvatore no? Mele, Le ha mai detto se c’erano dei buoni rapporti oppure se c’erano dei forti contrasti e perché con costoso?

C.G.: No il marito quello che sembra il dire suo il marito era contentissimo che andasse a letto con la moglie tanto di più che gli portava il caffè a letto quando ero a letto con la moglie.

A.S.: Senta ma di Giovanni Mele cioè del fratello di Salvatore lui gli ha mai parlato dei contrasti per motivi economici.

C.G.: No io lo conoscevo anche il fratello Salvatore.

A.S.: Ah lei lo conosceva? In che rapporti erano fra di loro?

C.G.: Boh li ho visti parlare per il resto poi io non posso dire niente.

A.S.: Ha raccontato nulla se Francesco, le domando solo chiarimenti su quello che Francesco gli ha detto. Ecco Francesco lei prima parlava di una donna lesbica che lui frequentava, gli ha mai raccontato di proprie esperienze omosessuali?

C.G.: Le chiacchiere signor avvocato lui ne accennò un po’ che se la portava anche a letto con sua moglie.

A.S.: No ma Francesco si andava con uomini ne sa nulla lei?

C.G.: No non mi ha mai detto no.

A.S.: Ecco in carcere lei ha mai visto scrivergli dei messaggi cifrati/cose strane a Francesco si aveva la mania di scrivere in tutti i giornali li che c’è gli annunci matrimoniali di scrivere a tante donne e riceveva sempre dei pacchi di lettere così e tante volte invece di scrivere ritagliava i giornali e faceva con le lettere dei giornali faceva lettere attaccate uno all’altro così, tagliava la A, la B, la C e poi faceva le parole staccava così.

A.S.: Ecco se poi queste lettere furono periziate anche della Procura della Repubblica di Firenze, le volevo chiedere questo lui fu sottoposto a una perizia psichiatrica mentre era in carcere Francesco.

C.G.: Signor presidente io a questo perizia psichiatrica non lo so, so che a lui i primi due figli gli furono tolti questo lo so, si trovavano a Genova.

A.S.: ma lui si lamentava di essere perseguitato per questi delitti del mostro?

C.G.: No no lui non ha mai aperto bocca.

A.S.: Gli ha raccontato delle sue amicizie che aveva in Montelupo fiorentino? Chi frequentava c’erano persone importanti in Montelupo?

C.G.: no no mai.

A.S.: Si vantava spesso di essere un personaggio importante no?

C.G.: No era un carattere molto strambo perché un giorno ti parla l’altro giorno magari stava zitto anzi non ti sembrava che tu non esistessi neanche.

A.S.: Ecco una cosa che non riesco a capire è questa, lei ha detto che si era presa Salvatore mele cioè il marito della morta tutta la colpa del dell’omicidio, però risulterebbe a noi che invece Salvatore mele continuamente attaccava o il fratello Salvatore o Francesco, quindi non corrisponderebbe, lui spiegava ha detto solo questo.

C.G.: Signor avvocato a me mi ha sempre detto che quando ci fu il processo che si videro che erano condannati tutti e due si misero d’accordo e presero la colpa il Mele. M’ha detto questo sempre.

A.S.: Lei non ha mai visto Natalino Mele figlio di Salvatore?

C.G.: No non è mai stato.

A.S.: Cioè da lei non sono mai venuti i parenti Giovanni.

C.G.: No mai

A.S.: Mai nessuno e Salvatore Vinci ne parlava Francesco? Cosa le diceva di suo fratello Salvatore erano in buoni rapporti, non erano in buoni rapporti?

C.G.: Io come si chiami due fratelli Vinci li ho visti assieme ma non so poi cosa.

A.S.: Ma Francesco di suo fratello non ho mai raccontato, se erano amici?

C.G.: No non ho mai parlato.

A.S.: Se era geloso di Barbara Locci col fratello.

C.G.: No non ha mai parlato.

A.S.: Quindi lei non saprebbe visto che purtroppo in quei lunghi mesi di detenzione non gli ha mai detto Francesco che erano i suoi più cari amici? Le persone di cui si fidava maggiormente? Chi è che aveva rapporti quest’uomo?

C.G.: Io di questo non, lui aveva tanti amici tra i sardi Vinci ma io questo qui non lo posso dire perché.

A.S.: Non gli ha mai raccontato di chi erano le persone che lui sentiva veramente vicino?

C.G.: No ero a strano.

A.S.: Che era strano lo so ma forse lei ha avuto le sue confidenze.

C.G.: Non dava tanta amicizia, dava poca amicizia a tutti, molto strambo molto.

A.S.: Un’ultima domanda signor Calamosca, la polizia è venuta parecchie volte per la storia di Francesco Vinci lo cercavano da lei continuamente

C.G.: No a me mi hanno rotto le scatole solo per quella calibro 22.

A.S.: Ma non venivano e quando non provavano Francesco.

C.G.: Ah beh quando non lo trovavano si vennero è stato arrestato in casa mia avvocato il 15 agosto dell’82 fu alle 9 di sera è stato pure in casa mia.

A.S.: Per esempio lei si ricorda sapeva perfettamente che quella pistola maledetta era del Vinci va bene e lo sapevano anche tutti la stampa la polizia riteneva che sua, del fratello o insomma uno di qualcuno di loro, nell’85 quando avviene il delitto dei francesi quindi grande sulla stampa sono venuti la notte da lei a cercare Francesco Vinci?

C.G.: Ma era dentro nell’85 Vinci.

A.S.: No Vinci nell’85

C.G.: Era dentro signor presidente.

A.S.: Non era dentro ma non sono venuti da lei a cercarlo? Lei non ha presenza di notte che è arrivata la polizia da lei?

C.G.: Sì sì son venuti tante volte mi hanno portato a Firenze ma non me ne parli che mi parte il sistema nervoso me ne hanno fatte passare di tutti i colori.

A.S.: Quindi lei non può sintetizzando ricordarsi altre cose che ha detto Francesco Vinci, ma io vorrei sapere questo, mi sembra che Francesco Vinci fosse persona povera originariamente.

C.G.: Si faceva lui fa il suo mestiere era non so imbianchino, il muratore saltuariamente. Più di tutto viveva di furti ecco.

A.S.: Da quando lei può collocare nel tempo una sua maggiore disponibilità di denaro? Ad un certo punto dice due milioni li ho per andare a Milano a prendere il documento o da darti il gregge, da quando comincia ad avere dei quattrini quest’uomo?

C.G.: Signor avvocato li dipendeva anche se riusciva a caricare un camion grosso di tori allora aveva parecchi soldi se non riusciva a caricarle non li aveva, lei sa benissimo che caricare un camion di torri vuol dire fare 8/10 o 15 milioni.

A.S.: Quindi lei non ha visto una differenza economica per il Vinci?

C.G.: No lui che quasi tutte le sere andava in giro portava a casa i soldini infatti anche la famiglia teneva un certo un certo tenore di vita, vivevano bene.

A.S.: Non ho altre domande la ringrazio grazie.

Presidente: Altri difensori?

A. (non riconosciuto): Una sola domanda, se ha mai (audio disturbato) conosciuto Giovanni Baggi?

C.G.: Mai conosco e non ho mai frequentato. Ho finito signor presidente?

(audio disturbato)

A. Colao (forse): Lei ha detto c’è lo conferma che Vinci venne arrestato a casa sua, nel 1982 il giorno di Ferragosto 15 agosto se lo ricorda bene?

C.G.: Benissimo, perché mi fecero dormire per questo mi fecero dormire una notte in cella come si chiama in sicurezza a Firenze anche a me, quindi non me lo posso dimenticare.

A.C.: Dopo questo arresto avvenuto nel Ferragosto dell’82 lei quando lo ha rivisto?

C.G.: Io l’ho rivisto avvocato per Pasqua del 90.

A.C.: Quindi dall’agosto, mi segua eh perché è importante, dal Ferragosto dell’82 fino a Pasqua 90 non l’ha più visto?

C.G.: Non l’ho più rivisto.

A.C.: Mon ci ha più parlato?

C.G.: Non ci ho più parlato perché lui se né ebbe a male perché fu arrestato in casa mia e pensava che io avessi dovessi

A.C.: Che potesse centrarci qualche cosa lei?

C.G.: Si invece ha capito questa è la storia.

A.C.: Eravate stati insieme in carcere a Bologna nel 74/75

C.G.: Il giorno preciso mese l’anno non glielo posso dire non mi ricordo.

A.C.: Accusati dell’omicidio di Secchi Natalino ed anche della figlia Lorella Secchi?

C.G.: Si signore

A.C.: Che era stato ucciso insieme uomo e donna, queste confidenze sul fatto che lui aveva ucciso questi due signori questi Barbara Locci e lo Bianco.

C.G.: No solo uno ne aveva ammazzato mica due ne aveva ammazzati. No ha ragione sì sì ha ragione.

A.C.: Gliele fece a Bologna mettere eravate tutti e due accusati

C.G.: Parlavamo del processo.

A.C.: Come glielo disse questa cosa? Parlando del più e del meno?

C.G.: Parlando del più del meno avvocato lei lo sa quando si è in galera non si atterra è come la vita non lo può sapere insomma.

A.C.: Più del meno è un discorso parlando un duplice omicidio. Senta tornando un po’ indietro fino a quel momento lì quando voi siete accusati ed arrestati di questo duplice omicidio lei era molto in confidenza con il Vinci?

C.G.: Sì signore.

A.C.: Perché?

C.G.: Perché c’eravamo fatti amici avvocato eh quando uno viene in casa tua, sta lì, ti viene ad imbiancare la casa che nasce un’amicizia nasce.

A.C.: Molto stretta?

C.G.: Un amicizia normale, un’amicizia da dire ci incontriamo, andiamo a prendere il caffè assieme.

A.C.: Quindi un’amicizia normale.

C.G.: Quando passava di lì si fermava a mangiare per modo di dire.

A.C.: Va bene e quando gli feci questa confidenza in carcere gli parlò di questa pistola lui?

C.G.: Parlavamo del più e del meno, parlavamo di donne, di roba del genere cioè il discorso andò a finire lì sopra quando lui andava a letto con questa donna eccetera, come si comportava il marito eccetera.

A.C.: Le chiedevo se avevate parlato della pistola perché a noi interessa di sta pistola più che altro.

C.G.: Io l’ho pistola io poi non so altro perché io non gli ho chiesto, la pistola non so cosa abbia fatto, cosa ne abbia fatto.

A.C.: No voglio dire quando parlavate di questo delitto riguardo Barbara Locci e Antonio lo Bianco il Vinci gli parlò di una pistola.

C.G.: Beh il Vinci si intende l’avvocato con cosa l’aveva ammazzata.

A.C.: No intende dipende voglio sapere se in questa confidenza c’era dentro anche il discorso della pistola.

C.G.: Si avvocato quando uno gli parla di certe cose uno non fa mica io non faccio mica il questurino io sto a sentire quello che lui mi dice non vado mica a chiedere allora lui poteva pensare che io ero proprio un infame per andare a riportare.

A.C.: Quello che dico anch’io eh, quello che stavo pensando anch’io che lei poteva anche essere un infame, quindi lei non ricorda con precisione che gli abbia parlato della pistola, no benissimo, gli ha parlato successivamente di questa pistola Vinci?

C.G.: No non me ne ha parlato perché io dopo come ripeto dopo che lui fu arrestato in casa mia ci perdemmo di vista fino ad ora, poi io fui arrestato per la pistola eccetera eccetera tramite.

A.C.: Ma si colloca nel tempo il momento in cui Vinci viene da lei a chiederle il passaporto che è prima dell’arresto?

C.G.: Si signore.

A.C.: Quindi se l’arresto è avvenuto nell’agosto diciamo fra l’aprile.

C.G.: No è venuto è venuto 10/15 giorni prima dell’arresto.

A.C.: 10/15 giorni del Ferragosto dell’82.

C.G.: 8810 giorni un lavoro del genere.

A.C.: Senta e a quell’epoca che lei sappia i giornali sulla stampa o altrove che lei si ricordi aveva collegato i delitti del mostro alla pistola calibro 22 che aveva sparato a Signa?

C.G.: Io non mi ricordo signor presidente, avvocato se c’era sulla stampa io non mi ricordo niente, io mi ricordo che venne Vinci e che mi chiede per il passaporto è questo qui e poi io su questo tengo a precisare che sono stato interrogato e trovate tutta la mia deposizione dal giudice Rotello era qui a Firenze.

A.C.: Comunque distanza diciamo così di carattere generale generico per acquisire tutti gli atti del processo relativo al 1968 e ai successivi per acquisire credo che fra l’altro un’istanza del genere che sia già stata formulata da me a suo tempo comunque la riformulo ora per acquisire tutti gli atti riguardanti il momento in cui avviene questo collegamento, il momento ed il perché di questo collegamento, perché come la Corte certamente sa già questo collegamento è un collegamento che non avviene né nel 74, né durante il primo delitto del 81, né durante il secondo delitto dell’ 81, è un collegamento che viene fatto dopo. Quindi è importante alla luce di queste dichiarazioni di oggi del signor Calamosca accettare il momento storico preciso. Ho fatto questa istanza ora così per contestualizzare una circostanza d’istanza, vado avanti. Quindi lei di questa pistola poi non è non ha parlato?

C.G.: Io signor presidente sono stanco mi rifiuto di rispondere a qualunque cosa. Quello che dovevo dire l’ho già detto a lei.

A.C.: Guardi signor Calamosca qui nessuno c’è l’ha con lei, lei sa benissimo che nessuno, se lei se lo ricorda signor Calamosca.

P.M.: Si avvale della facoltà di non rispondere quindi non ci si può far più nulla. Non vuole più rispondere a nessuna domanda neanche i chiarimenti sulle risposte che ha già dato lei prima?

C.G.: Io signor presidente non voglio più rispondere a nessuna domanda.

Presidente: Bene allora può andare grazie.

(sconosciuto): sull’istanza dell’avvocato sulla quale ovviamente io non ho nessun motivo di oppormi volevo dire che si può a parere del PM limitare a quei pochi atti mi sembra che siano un paio di atti relativi al momento in cui fu fatto il collegamento e in questo senso l’istanza la faccio mia limitatamente a quell’aspetto perché è l’unico che al limite può servire per chiarire la deposizione del Calamosca tutto il resto vi è opposizione formale trattandosi di fatti per i quali in questo processo non si ha assolutamente niente a che fare, non ci sono imputazioni per quei fatti li.

Presidente: L’altro teste?

(sconosciuto): Su questo punto presidente questa obiezione il pubblico ministero spetto l’istanza che ho fatto io, il pubblico ministero tra l’altro fa una propria istanza quindi fa un’istanza lui. (voci sovrapposte)

A. : Questo testimone che sta passando così come se fosse non è un testimone per modo (disturbato) che si avvale della facoltà di non rispondere quando sta per essere contro interrogato seriamente su determinate circostanze sul suggerimento del suo difensore va bene? Su suggerimento esplicito del suo difensore perché fino a quel momento non aveva nessuna intenzione avvalersi della facoltà di non rispondere il difensore di che vorrei sapere io visto che questo signore è stato prosciolto tutti sanno che l’uno è il mostro di Firenze non lo è mai stato questo signore testi come oppure imputato, oppure impumone per citare l’espressione usata da un illustre magistrato sta spostando in una maniera essenziale i termini di una (1.26.24) usando sostanzialmente Francesco Vinci di essere l’uccisore della coppia Locci lo Bianco e portando una serie di dati che portano degli indizi gravi su Francesco Vinci anche rispetto ad altri episodi, come si vede cosa fondamentale importantissima, suscettibile di stravolgere il concetto di un processo di un’accusa di una sentenza Pacciani di primo grado persino che è assolto dall’imputazione relativa all’omicidio Francesco Vince e lo Bianco il signor Pietro Pacciani con tutt’altra motivazione rispetto all’esistenza di una responsabilità di Francesco Vinci e rispetto a questo non si devono fare tutti gli approfondimenti necessari? Qui in questa sede, in questa sede si devono fare.

P.M.: Poi chiedo la parola giustamente.

A. : Quantomeno per accertare quando e in che maniera è arrivata la notizia/l’informazione/la dritta era collegato i diritti del (non si capisce) quello del 68, benissimo ma io ribadisco che il testo è stato ammesso e che anche 507 alla Corte per sapere se era a conoscenza del passaggio della pistola dalle mani del Vinci a qualche altra parte, questo qui. Si dice che il primo delitto il 68 è stato commesso un’arma che è anche quella del 74 e 75, ci sono le perizie tutto qui. Calamosca non ha saputo dire questo, non l’ha voluto dire son fatti suoi, certamente noi non possiamo andare a indagare chi ha commesso il delitto 68 per il quale c’è peraltro sentenza passata in giudicato. Commissario cosa voleva dire lei?

C.: Nulla io il mio parere sull’istanza del difensore l’ho già fatta vorrei sentire il teste Betti presente, comincerei con Betti Mario che se non sbaglio fu lei presidente a chiedermi di citarlo per oggi, è ammesso se non ho capito male già ammesso comunque da ammettere 607 trattandosi di quel teste di riferimento citato dal fratello di Pucci se non sbaglio.

Presidente: Anche qui la corte è informata, era il teste Betti Mario il muratore che avrebbe promesso o dato lavoro su interessamento di Balducci. Allora la corte ammette il teste Betti Mario cui ha fatto riferimento Pucci Valdemaro nell’udienza del 6 ottobre, il teste viene sentito subito su accordo delle parti, bene così eravamo anche l’altra volta, vuole essere ripreso dalle camere lei? Niente allora per cortesia niente telecamere al teste, come si chiama lei?

B.M.: Betti Mario.

Presidente: Dov’è nato?

B.M.: A Greve in Chianti il 28/04/1930.

Presidente: Residente dove?

B.M.: A San Casciano in via della vite 7.

Presidente: Legga quel foglio che gli passa il commesso.

B.M.: Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.

Presidente: Signor Betti lei che fa di lavoro nella vita?

B.M.: Facevo avevo impresa edile

Presidente: Aveva un’impresa edile, fino a quando l’ha avuto?

B.M: Fine 91.

Presidente: Dove l’aveva? San Casciano? Da altre parti?

B.M.: Si San Casciano.

Presidente: San Casciano bene, conosce Pucci Valdemaro? Ha mai avuto rapporti e che tipo di rapporto con lui?

B.M.: Si, ma io a Valdemaro ho fatto dei lavoretti a casa sua nel 91.

Presidente: Conosce Pucci Fernando?

B.M.: Certo li conosco tutti, sono tutti vicini sto vicino loro.

Presidente: Ah beh lotti Giancarlo?

B.M.: Sì l’ho conosciuto quando è venuto a lavorare da me.

Presidente: Come è venuto a lavorare?

B.M.: Prima non conoscevo è venuto da me l’ha consigliato il signor Pucci avevamo bisogno di un manovale e lui Valdemaro Pucci, ha detto guarda c’è questo ragazzo e un bravo ragazzo un lavoratore se tu lo prendi e so che tu ne avevi bisogno io l’ho assunto. L’ho preso di giugno 91 fino a tutto fino a quando ho messo la ditta.

Presidente: Da giugno 91 fino a quando?

B.M.: A dicembre, a tutto dicembre 91 si.

Presidente: Questo su interessamento del Pucci Valdemaro poi ha cessato la ditta lei?

B.M.: Si ho cessato la ditta.

Presidente: Che documenti c’ha qui? Al microfono

B.M.: Sono dei documenti e delle buste paga che è stato richiesto e di tutta la documentazione di quando è stato a lavorare da me.

Presidente: Va bene volete inserisco la documentazione, va bene allora può andar via si grazie.

Presidente: Se non c’è altro, ci sono testi delle parti che si possono sentire sull’accordo delle parti? Nulla, signori bisogna che si serve un po’.

P.M.: Alla prossima udienza il pubblico ministero può finire coi testi di cui alla lista cioè Don Cuba, mi sembra Sgangarella, abbiamo quei testi che riusciamo (voci sovrapposte) e per caso già indicata c’è la può dire subito o la deve vedere?

Presidente: La prossima udienza la settimana prossima non possiamo usufruire dell’aula quindi si va alla settimana lunedì 20 a questo punto si rinvia in consecuzione all’udienza del 20 ottobre.

(voce sconosciuta): Presidente oltre alla data del 20 poi si può dire anche la settimana dal 20 in poi?

Presidente: Dal 20 in poi una volta tutta settimana, non si può utilizzare il giorno 28 martedì 28 perché l’aula serve per altri impegni.

P.M.: Presidente se fosse possibile saltare il 21 l’unica volta in cui il PM chiede se possibile saltare.

Presidente: Volete fare 20, 22 e 24. Allora concentriamo i testi in questi tre giorni in modo che anche noi possiamo, possibilmente sì, se ci sono testi a seguire si. (voci basse)

10 Ottobre 1997 24° udienza processo Compagni di Merende

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