In seguito all’acquisizione del fascicolo sul processo Mele e dei relativi bossoli e proiettili che vi erano allegati gli inquirenti, in piena segretezza, cominciano a vagliare la nuova pista che si è aperta, quella sarda.
Fu fatta una rapida analisi delle persone che entrarono in gioco nel delitto di Signa del 1968 ed una figura attirò la loro attenzione, Francesco Vinci.
La verifica dell’alibi di Francesco Vinci per il 1968 era piuttosto fragile inducendo gli inquirenti a verificare eventuali suoi alibi nei giorni degli altri delitti. In particolare per il delitto di Baccaiano non fu possibile trovare un alibi in quanto Francesco Vinci risultava irrintracciabile. Addirittura la sua auto, una Renault 4, il 20 giugno 1982, fu trovata a Civitella Marittima, in provincia di Grosseto. Interrogato, il 17 agosto 1982, su questa sua “lontananza” da casa Francesco Vinci raccontò che si era recato a Civitella Marittima per cercare un luogo dove trascorrere le vacanze estive con la famiglia. Nel viaggio di ritorno l’auto aveva avuto un guasto e lui l’aveva occultata per impedire che qualcuno potesse rubarla. L’auto viene ritrovata il 21 giugno 1982.
Interrogata la moglie Vitalia Muscas la sua testimonianza smentì il Vinci affermando che le vacanze erano già state programmate da un poco e avevano fissato di recarsi nei pressi di Viareggio.
Se non bastassero le bugie di Vinci rispetto i suoi spostamenti risultò che che il sospettato faceva uso di un farmaco, il Norzetam, lo stesso farmaco di cui si trovò una confezione vuota sulla piazzola di Baccaiano.
Gli inquirenti si persuasero che la figura di Francesco Vinci andava approfondita e in seguito alla denuncia della moglie per maltrattamenti, avvenuta in data 6 novembre 1982, nel giorno 15 agosto 1982 viene attuato l’ordine di arresto per maltrattamenti. La squadra mobile si recò vicino a Firenzuola dove aveva un podere Giovanni Calamosca, il podere Ca’ Burraccia (non sappiamo se si scrive Ca’ Burraccia, Cabubrraccia o Caburaccia. Su maps esiste una località chiamata Caburaccia). Francesco Vinci era infatti ospite dell’abitazione di Giovanni Calamosca e qui fu arrestato con l’accusa di maltrattamenti alla moglie e furto aggravato.
Francesco Vinci fu rinchiuso nel carcere delle Murate, con un’accusa che aveva pochi risvolti con il caso, ma che permetteva di tenerlo in carcere per approfondire le indagini, tanto che mesi giorni dopo la sua carcerazione, il 6 novembre 1982, gli fu recapitata la comunicazione giudiziaria relativa a tutti i duplici omicidi attribuiti al MdF.