
Un nuovo interrogatorio da parte del Giudice Istruttore Dr. Giovangualberto Alessandri e del PM Gaetano Premolla, presente anche il Tenente Olinto Dell’Amico. A Stefano Mele viene fatto presente che Natalino nega la presenza di Francesco Vinci sul posto, ma colloca un suo parente, tal Pietro sulla scena. Mele confessa indirettamente che lui ha fatto il nome di Francesco, come quello degli altri perchè erano gli amanti della moglie.
Quando il g.i. pone Mele di fronte al dilemma di chi debba essere creduto tra lui stesso e suo figlio, che ha chiamato in causa persone diverse da quelle indicate da lui, ed egli dichiara: “La legge non crederà a me, ma naturalmente a mio figlio, perché è più giovane ed è innocente. Io con questo non ho detto che dobbiate credere a mio figlio“. Il giudice gli rappresenta che il figlio ha accusato del duplice omicidio un suo parente e Mele risponde: “Mio figlio chiamava zii anche gli amanti di mia moglie“. Aggiunge: “Non so spiegarmi perché mio figlio parli in questi termini. Mio figlio, dopo il mio arresto, è stato anche a trovare un giorno il fratello della mamma…“.
Gli si prospetta l’eventualità di un confronto con il bambino, ed egli dice: “Va bene. Può darsi che parlando con il bambino anch’io mi ricordi meglio le cose“. Estratto dalla Sentenza Rotella.
Accetta di avere un confronto con Natalino, che non si svolgerà mai.