30 Giugno 1997, Undicesima udienza, processo, Compagni di Merende Mario Vanni,  Giancarlo Lotti e  Giovanni Faggi per i reati relativi ai duplici delitti del MdF e Alberto Corsi per favoreggiamento.

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Ennio De Pace, Marcella De Faveri, Vittorio Chiarappa, Valeriano Raspolini, Sabrina Carmignani

Presidente: Buongiorno a tutti. Scusate il leggero ritardo, sapete anche la ragione. Allora, Vanni c’è: difeso dall’avvocato Pepi. Poi, c’è: Faggi ovviamente manca. L’avvocato Bagattini e Fenies. Lotti Giancarlo: è presente con l’avvocato Bertini. Corsi Alberto. L’avvocato Zanobini non lo vedo. Dov’è?
Avvocato Gramigni : (voce fuori microfono)
Presidente: Non… Accenda il microfono.
Avvocato Gramigni : Ah, ecco. Avvocato Gremigni, sostituisco l’avvocato Zanobini.
Presidente: Bene. L’avvocato Saldarelli è presente. Puliti manca, è sostituito da Curandai. Poi, l’avvocato Ciappi, c’è l’avvocato Voena. Poi avvocato Colao. Passiamo con l’avvocato Patrizio Pellegrini come l’altra volta. Santoni Franchetti, è presente. Eriberto Rosso è sostituito dall’avvocato Saldarelli. Va bene. Allora possiamo… c’è tutto. Prego Pubblico Ministero, può portare i testi che ha citato per questa mattina.
P.M.: Sì, Presidente, grazie. Io comincerei col teste De Pace Ennio.
Presidente: De Pace Ennio? Come si chiama lei?
E.D.P.: Debbo parlare io?
Presidente: Ecco, come si chiama?
E.D.P.: De Pace Ennio.
Presidente: De Pace Ennio. Dov’è nato?
E.D.P.: Xxxxxxx.
Presidente: Quando?
E.D.P.: 19XX. Il XX del XX.
Presidente: Risiede dove?
E.D.P.: Eh?
Presidente: Dove risiede?
E.D.P.: A Xxxxx. Sono 46 anni che sto qua.
Presidente: Bravo. Residente a Firenze, via Xxxxxx Xxxxxxx.
E.D.P.: Sì.
Presidente: Numero XX, va bene. Lo vedo qui scritto dalla lista. Legga quella formula che è davanti a lei.
E.D.P.: Non so leggere.
Presidente: Ecco, prima di… Vuol essere ripreso dalla telecamera, o no?
E.D.P.: No, no.
Presidente: No?
E.D.P.: No, perché già mi hanno pedinato, è meglio che ve lo dico prima.
Presidente: Già?
E.D.P.: Mi hanno pedinato.
Presidente: Pedinato? E che c’entra?
E.D.P.: Eh…
Presidente: Libera scelta, va bene. Rispettiamo la sua volontà.
E.D.P.: Eh, no, no.
Presidente: Allora, si obbliga a dire, dice che non sa leggere, si obbliga a dire la verità, tutta la verità, di questo fatto…
E.D.P.: Sì. Tutta la verità…
Presidente: … sui fatti che sarà chiamato a interrogarlo, va bene?
E.D.P.: Logico, logico.
Presidente: Bene. Pubblico Ministero, può fare le domande.
P.M.: Sì, grazie.
E.D.P.: Posso parlare?
P.M.: Un attimo, signor De Pace, scusi.
Presidente: Ora, ora. Lei risponda a domanda, così.
P.M.: Signor De Pace, qual è la sua professione? È pensionato… Mi sente?
E.D.P.: Imbianchino.
P.M.: Fa l’imbianchino, faceva l’imbianchino?
Presidente: Parli al microfono, per cortesia. Signore, parli al microfono, per cortesia.
E.D.P.: Sono in pensione, ora.
P.M.: Da quanto è in pensione? Da quanto tempo?
E.D.P.: Eh, perché ho avuto due infarti, mi hanno mandato prima in pensione, mi hanno mandato dieci anni prima.
P.M.: Dieci anni prima. Ha avuto recentemente… Diceva degli infarti, in che anni?
E.D.P.: Due.
P.M.: Due. E poi recentemente ha avuto problemi di salute?
E.D.P.: Sì, ora pure sei mesi fa, l’influenza mi ha preso questa metà.
P.M.: Gli ha dato dei problemi al…
E.D.P.: Sono stato ricoverato.
P.M.: Ho capito.
E.D.P.: Ho avuto il fuoco di Sant’Antonio all’occhio e…
Presidente: Senta, lei deve parlare vicino al microfono, perché la sentiamo meglio.
P.M.: Ecco, vogliamo spostare… Spostiamo l’altro microfono… Le dispiace, qualcuno… Ecco, Antonio, mi scusi. Che magari il signore si volge verso di me, sennò non lo sentiamo.
Presidente: Glielo metta per bene davanti, eh. Ecco.
P.M.: Diceva, questo problema recente del fuoco di Sant’Antonio al volto, è una cosa di qualche mese fa.
E.D.P.: Sono uscito dalla Befana.
P.M.: Dalla Befana.
E.D.P.: Mi è successo, l’influenza. Mi hanno fatto sei punture di cortisone, in tre giorni e antibiotici in quantità e mi ha preso questo lavoro.
P.M.: Ho capito. Senta, lei conosce… Dove abita, ha detto, a Firenze?
E.D.P.: A Firenze.
P.M.: E conosce la zona di San Casciano degli Scopeti?
E.D.P.: Abitava la mia figliola.
P.M.: Abitava prima? La sua figliola.
E.D.P.: Sì.
P.M.: Dove abitava la sua figliola?
E.D.P.: A Strada… Dopo San Casciano, che si va… Io non volevo dire queste cose, perché… al numero 25, che si va alla vecchia strada… come la chiamano?
P.M.: Per San Casciano.
E.D.P.: Eh.
P.M.: E in che anni ha abitato sua figlia lì?
E.D.P.: Mia figliola è andata là nell’82.
P.M.: Nell’82. E fino a quando ha abitato lì?
E.D.P.: Ha venduto, perché ha venduto tutto, che gli hanno rubato tre volte, e l’hanno incendio.
P.M.: In che anno ha venduto, lo ricorda?
E.D.P.: Tre-quattro anni fa.
P.M.: Quindi, una decina di anni ha tenuto questa casa.
E.D.P.: Sì.
P.M.: Lei la andava a trovare questa ragazza?
E.D.P.: Quasi tutti i giorni.
P.M.: Aveva della terra, questa…
E.D.P.: Sì, aveva un po’ di terra. Poi io quella domenica, la mattina dell’85, andai a tagliare l’erba sopra a casa.
P.M.: A casa di sua figlia.
E.D.P.: A casa di mia figlia. Siccome che c’era l’incendio andava tutto il fumo a casa. Allora ho sospeso, ho sospeso. E dissi: ‘vengo il lunedì mattina’. Ed era… Un lunedì mattina alle cinque andai…
P.M.: Scusi un attimo, signor…
Presidente: Glielo metta davanti il microfono, glielo metta proprio davanti.
E.D.P.: Il lunedì mattina mi alzai alle cinque e andavo a San Casciano.
P.M.: Si alzò a casa sua da Firenze.
E.D.P.: Da Firenze. E andai a San Casciano. Siccome a Chiesanuova, di là entravo io e andavo a vedere per i funghi, dissi: ‘è fresco, vado a vedere dei funghi’. Arrivai nel bosco da parte di Chiesanuova, non dalla parte degli Scopeti.
P.M.: Lei andò in macchina?
E.D.P.: Eh?
P.M.: Andò con la sua macchina?
E.D.P.: Con la macchina, andai. Arrivai alla catena, là, c’era una catena, lasciai la macchina sempre, dove la lasciavo sempre. Io, da quel bosco era dal ’78 che praticavo quel bosco.
P.M.: Sempre per funghi.
E.D.P.: Per i funghi.
P.M.: Bene.
E.D.P.: Andavo anche a caccia, però a caccia andavo a Chiesanuova.
P.M.: Sì.
E.D.P.: E poi magari andavo per i funghi anche là. Andavo per i tordi, per i colombacci. Poi andavo pure a caccia a San Casciano. E allora, mentre la mattina arrivai, che dovevo andare a bruciare l’erba, mi fermai, era presto, mi fermai a questo bosco.
P.M.: Era già giorno?
E.D.P.: Era… mezzo e mezzo.
P.M.: Mezzo e mezzo.
E.D.P.: Stava facendo l’alba, quando partii da casa.
P.M.: Bene.
E.D.P.: Arrivai là, lasciai la macchina alla catena, c’è una catena. Che non la lasciavo mai dentro la catena la macchina, perché delle volte era aperta e delle volte era chiusa.
P.M.: Ho capito.
E.D.P.: Ho detto: così mi chiudono la catena e rimangono con la macchina dentro’.
P.M.: Chiarissimo.
E.D.P.: E allora me ne rimanevo sempre fuori. Quando piglio il viottolo, questo viottolo che si vede sopra… Piglio il viottolo e scendo un pochettino giù, faccio un 100 metri, faccio. E salgo sopra, sopra a questa collina.
P.M.: La collina verso dove?
E.D.P.: Cioè, di sotto io non sapevo che di là erano gli Scopeti.
P.M.: Ho capito.
E.D.P.: Di perine, quelle… le sorbe.
P.M.: Bene.
E.D.P.: C’era qualche fungo, lo avevo veduto prima. Erano tutti fungacci, così. Rosselle, quella roba là. E allora faccio due perine là a terra, erano ancora acerbe…
P.M.: Questo, nel bosco. Siete nel bosco.
E.D.P.: Al… chiamiamolo Scopeti, dentro al…
P.M.: Ora poi le mostriamo la foto che lei aveva già…
E.D.P.: Sì.
P.M.: Comunque faccia il racconto.
E.D.P.: Sì, ora glielo racconto. Quando arrivo a queste perine, sono a raccogliere delle perine, vedo che ce n’erano poche a terra, e acerbe. E continuo… Che sopra a questa collina c’è un viottolo che costeggia tutto di sotto e va ad uscire fino ad un’altra volta alla catena. Giro, così. Quando lascio le perine e sento un fruculio dentro il bosco, là. C’erano le scope che erano tre metri alte. Dissi: ‘chi c’è qua dentro?’ Cammino più avanti e lo sento più avanti. Arrivo ad un certo punto c’era un…
Presidente: Parli al microfono, al microfono.
E.D.P.: Sì. C’era un pezzettino di vuoto, di vuoto, di scopa più pulito, E lì sento più vicino questo… qualcheduno c’era dentro. Dico: ‘che c’è un cinghiale, che c’è qualcheduno?’…
Presidente: Fruscio, fruscio. Sì.
E.D.P.: E mi vedo comparire al signor Pacciani. Me lo vedo comparire. E gli dissi: ‘buongiorno’. Mi guarda e se ne scappa. Io ero qua e loro… Allora, io ero… era un manico di pistola. Perché non era un pacco. Perché lui, quando saliva, questo affare qua gli dava noia.
P.M.: Però lei non vide di cosa si trattava.
E.D.P.: Se ci aveva… era vestito…
P.M.: È una immaginazione sua di cosa fosse.
E.D.P.: Era vestito con una giacca avana, tipo impermeabile, tutto liscio, come… di spalle, di qua era tutto. . . poi lo vidi di faccia che era lui. E la giacca gli arrivava fino a qua. Il cappellino quasi bianco.
P.M.: Quasi, bianco?
E.D.P.: Quasi bianco. Avana, così. Più chiaro della giacca. La giacca era liscia, tutta liscia.
P.M.: Ho capito.
E.D.P.: Questo giubbotto…
P.M.: Questo cappellino com’era?
E.D.P.: … era fino a qua sotto. Era tutto quadro, come spalle, come vita, come sedere, diciamo. Era tutto uguale. E lo teneva stretto addosso e si vedeva questa cosa qua che a lui, ogni tanto, gli dava noia.
P.M.: Ma lei lo ha visto per parecchio tempo, o per… è stato un attimo?
E.D.P.: Come, da dove l’ho visto io, a cinque-sei metri, andando, passando questo viottolo. Poi c’è un pezzettino di scopa che era sette-otto metri. E in fondo nel bosco c’è la catena…
P.M.: Ho capito.
E.D.P.: Allora, perché lui sapeva già la scorciatura per arrivare prima là. Non prese il viottolo. Mi guardava e scappava. ‘Ciuccio, saluta’, dissi io. Furono queste parole.
P.M.: Come gli disse? Che parole?
E.D.P.: Ciuccio, a questo. Ciuco.
P.M.: Ciuco.
E.D.P.: Ciuco. Ho detto: ‘o bestia, almeno saluta’. Lui, una vipera. ‘Tu, tu, tu…’ dentro a quelle scope. E Scappò. E gli dissi queste parole.
P.M.: Che ore sarà stato di mattina?
E.D.P.: Le 06.10.
P.M.: Come mai è sicuro che sia questo orario? Che…
E.D.P.: Perché calcolai, l’orologio non l’ho visto. Calcolai quando partii da casa, andai là, andai sopra. Era quello.
P.M.: A che ora arrivò lì, lei dice verso le cinque, ha detto?
E.D.P.: Io, alle cinque partii da casa.
P.M.: Partì… Bene.
E.D.P.: Alle cinque. Feci colazione e arrivai là erano… l’orologio lo guardavo. Dissi: ‘si sta facendo l’alba’. Dentro il viottolo era più buio. Quando arrivo sopra, c’era la luce già. C’era la luce. Si vedeva bene, si vedeva. Ecco, era sortito quasi il sole. Poi sopra è pulito il bosco là, era pulito il bosco. Si vedeva bene. Non c’erano alberi, cose.
P.M.: Ecco, ora
E.D.P.: L’ho visto di…

P.M.: … le mostriamo un attimo una fotografia che lei ha già visto e vediamo se riesce a individuare meglio i luoghi…
E.D.P.: Sì. Dentro io a questo viottolo, fin sotto non ci sono arrivato mai. Sono arrivato più sotto. Mi sembra che c’era una casina sotto là.
P.M.: Una cascina?
E.D.P.: Una casina, una…
P.M.: Casina?
E.D.P.: Uno scarabocchio, là che c’era. Qua all’inizio, c’era un lago, c’era il lago.
P.M.: Allora andiamo un attimo, se si riesce a vedere, è molto sfocata questa foto. Se si riesce… Si può dare un po’ più di colore?
E.D.P.: Di sotto…
P.M.: Aspetti un attimo, aspetti un secondo.
(voce fuori microfono)
E.D.P.: Di là sotto, dove c’è il chiaro, c’è la strada.
P.M.: Allora vogliamo… scusi un attimo, togliamo… Scusi un attimo, proviamo a mostrare quella dal computer.
E.D.P.: Quel… Io l’ho visto quell’altra.
P.M.: Scusi… Signor De Pace, un attimo. Nel caso abbiamo la foto, gliela facciamo vedere a lei senza grandi meccanismi…
E.D.P.: Perché io sono entrato sempre dalla catena là.
P.M.: Può aspettare un secondo, perché…
E.D.P.: Perché di sotto io non lo conoscevo il posto.
P.M.: Ho capito. Ecco, questa è un po’ meglio, è un po’ più chiara. Lei riconosce in questa foto i posti?
Presidente: Sì, sì, questa è più chiara.
E.D.P.:Questa è la strada di sotto.
Presidente: Qua c’è la piazzola, no?
P.M.: Sì, c’è la piazzola.
E.D.P.: Quella è la piazzola. Quella là, io entravo da Chiesanuova, da dove c’è la catena.
P.M.: È lì dove c’è…
E.D.P.: Là, là.
P.M.: Questo è il bosco.
E.D.P.: Sì.
P.M.: Questo è il bosco e questa è la piazzola.
E.D.P.: Eh. Io andavo là sopra, dove c’è la B.
P.M.: Lei stava andando…
E.D.P.: Là, sopra quella collina là, stavo io.
P.M.: Sì.
E.D.P.: Io. E lui veniva di là, dove c’è la freccia andando sopra.
P.M.: (voce fuori microfono)
E.D.P.: Sì. Di là.
P.M.: Lei, la macchina, l’ha lasciata qui.
E.D.P.: Alla catena, dove c’è la catena. Perché c’è un viottolo, perché … che si entra là dentro. Poi, di qua sotto… Permette, mi posso alzare? Mi posso alzare? C’è un viottolo…
P.M.: Si alzi pure.
E.D.P.:… alla catena che va fino a quel punto. E io, la domenica dopo, col mio figliolo e un amico dissi: ‘si va a vedere dov’è stato questo omicidio?’, dissi, no? E si va là a mezzogiorno a vedere… e c’erano i Carabinieri.
Presidente: No, no, spieghi bene, spieghi bene.
E.D.P.:Eh?
Presidente: Spieghi bene.
E.D.P.: E dissero i Carabinieri, dissero: ‘che ci avete i fucili in macchina?’ Dissi: ‘sì’. ‘Portateli sopra’. E vidi a terra, là, dove la strada è in discesa, un monte di ovatta.
P.M.: Un monte?
E.D.P.: Ovatta.
Presidente: Ovatta.
E.D.P.: Ovatta giallo. E c’era una busta della farmacia, quella con tutte le mani, così. E c’era tutto disteso questo ovatta. E io ho appoggiato sopra … Ho detto: ‘qua ci sono stati dei finocchi, erano stati pure qua…’
P.M.: Dei finocchi? Va be’, tutta un’altra cosa.
E.D.P.: Eh…
P.M.: Senta una cosa. Un attimo, signor De Pace, stia a sentire me.
E.D.P.: Eh.
P.M.: Lei, come è riuscito – se è riuscito – a stabilire il giorno in cui ha fatto l’incontro con questo signor Pacciani? Come mai…
E.D.P.: Lunedì mattina, perché io dovevo andare a San Casciano a bruciare l’erba.
P.M.: Sì, ma come è sicuro che fosse quel lunedì mattina?
E.D.P.: Perché la domenica sono andato a vedere la strada, la domenica dopo. E era il lunedì.
Presidente: Come?
E.D.P.: Perché la domenica tagliai l’erba. Il lunedì andai a San Casciano. Per quello sono sicuro. Che la domenica dopo andai a vedere col mio figliolo e l’altro amico andammo a vedere dove era stato… E guardai, dissi: ‘può darsi pure che l’ho visto a questo qua’. Io…
P.M.: Cioè, lei la domenica successiva, si è reso conto che era stato il lunedì precedente.
E.D.P.: Lo dissi ai Carabinieri. Dissi: ‘vede, questa gente vengono di là’. Perché mi resi conto quando ho visto che là c’ero io, il lunedì.
P.M.: Senta una cosa.
E.D.P.: Quando l’ho cominciato a vedere in televisione, poi sul giornale, dissi: ‘proprio quello là, l’ho visto ‘.
P.M.: Senta un po’, ma ecco, come mai non si recò dai Carabinieri subito, non lo disse ai Carabinieri subito che…
E.D.P.: Non lo conoscevo chi era questo Pacciani. Io non volevo mescolarmi dentro a questa faccenda. Quando ho visto che lo avete lasciato fuori, ho detto: ‘qua non va più bene’. Io ho detto. . . Perché sono due, ora. Poi ho visto anche quell’altro, si nascondeva col giornale, quando arrivai io.
P.M.: Questo… Scusi, eh, signor De Pace.
E.D.P.: Eh.
P.M.: Lei si è presentato alla Questura, alla Polizia, diverso tempo dopo.
E.D.P.: No, io gli ho presentato, ero a casa della mia figliola a Casellina. E stavo vedendo la televisione, e si è visto che lo avevano mandato fuori. E ho visto tutta la Polizia, i Carabinieri, tutti là a cercare, proprio i pompieri… E disse, mia moglie non voleva a casa che andavo là. Disse: ‘non andare, non andare, non ti mescolare in questo. .. ‘ ‘Ma perché questa gente vuole giustizia, devo andare io. Vuole giustizia questa gente. Debbo andare’. Io avevo visto qualche cosa che non mi piaceva. l’ho visto a lui, là. E ho visto anche quell ‘altro, Lotti. Non era uno solo. Questo, a Lotti, l’ho visto alla fine del mese dentro a una 500 bleu, con vestito bleu, la camicia bianca. E io ero dentro la macchina. Arrivai con mio nipote là, ci aveva 17 anni. E io, quando ho visto a questo qua che si è coperto con il giornale, ho detto: ‘perché si sta coprendo ora che sono arrivato io?’.
Presidente: Ora andiamo una cosa per volta, eh. Lasciamo stare Lotti, facciamo la descrizione di prima. E poi parliamo di Lotti.
E.D.P.: Ero nascosto nel bosco per vedere di faccia quest’altro. Ho preso un viottolo e andai (incomprensibile) Disse mio nipote, dice: ‘che c’è il mostro’. Dissi: ‘l’ho visto di faccia’.
P.M.: Senta una cosa, scusi un attimo, eh, signor De Pace, per cercare di capire. Sua figlia, come si chiama?
E.D.P.: M. De Pace.
P.M.: E sua figlia le diceva all’epoca, lei gli aveva racco…
E.D.P.: No, no, non sapeva niente nessuno. L’ho detto dopo, quando ha cominciato, che ho visto Pacciani, ho detto: ‘quello, stavolta l’hanno indovinata, è lui’, poi l’hanno preso. Dissi: ‘stavolta l’hanno indovinato. Il signor Vigna l’ha indovinata questa volta’.
P.M.: Quindi… Scusi, eh, sua figlia si chiama De Pace M.
E.D.P.: Sì.
P.M.: E ora abita a Firenze?
E.D.P.: Eh?
P.M.: Abita a Firenze?
E.D.P.: Sì, l’ha venduto là, tutto. Le è morto il marito. Questo è il secondo marito che gli è morto.
P.M.: Ho capito. Senta, questo problema che lei ha avuto ora, che gli ha dato sei mesi fa questo problema al volto, è stato improvviso, ha detto lei?
E.D.P.: È stata l’influenza. Ho avuto l’influenza, è venuto il dottore mi ha misurato la vista, subito cortisone. Sei punture in tre giorni, una la mattina, una alla sera. Antibiotici in quantità, e mi sono dovuto ricoverare.
P.M.: E poi è stato, di questa malattia si è curato, ha avuto ulteriori…
E.D.P.: Mi sto curando ancora.
P.M.: E che tipo di medicine prende?
E.D.P.: Per l’occhio ho la pomata. Me la devo mettere sei volte, sei volte al giorno. Poi c’ho questo cerotto che lo devo rimettere, non l’ho messo, perché di vedere, vedo. Questo cerotto, tutte le pomate…
P.M.: Lei ha qualche… Scusi, eh, signor De Pace, ha qualche per caso certificazione che riguarda che tipo di malattia ha avuto?
E.D.P.: Malattie non ho avuto nulla. Ho avuto soltanto…
P.M.: No, questo problema…
E.D.P.: No, sotto all’influenza, non c’è nulla. Mi hanno fatto tutte le visite. Fino ad ora, ultimamente, mi hanno visto di dentro… e c’è tutto sano dentro. SI, è tutto sano. Sono tutte queste medicine che mi hanno dato. E mi hanno…
P.M.: Ho capito. Presidente, io farei questa proposta alla Corte. Innanzitutto, mi sembra che qualche problema dovuto a questo stato di malattia, obiettivamente ci sia. E quindi chiederei innanzitutto di sentire, ex 507, la figlia del signor De Pace, su due questioni. Primo, quella…
E.D.P.: Non è…
Presidente: Un momento, un momento…
P.M.: Scusi, scusi un attimo, signor De Pace. Sia per quanto riguarda questo problema che è successivo al…
E.D.P.: Loro mi hanno detto, mia moglie e mia figlia…
P.M.: Di non venire. Sì, ha ragione.
E.D.P.: Mi ha detto: ‘non ti mettere in mezzo a questi guai’.
P.M.: Questo lo abbiamo capito.
E.D.P.: ‘Non ti mettere in mezzo a questa faccenda’.
P.M.: E quindi di sentire la figlia e la moglie, nel caso se fosse necessario. E di acquisire la documentazione medica tramite i figli, relativa a questo stato del signor De Pace. Tenendo presente che le deposizioni che aveva…
E.D.P.: Ci ha tanti guai la…
P.M.: Mi scusi, ora vediamo…
E.D.P.:… c’ha due figlioli. Uno, ricoverato…
Presidente: Ho capito. Ora lasci stare, è una cosa che non riguarda la…
P.M.: Tenendo presente che effettivamente, insomma, qualche problema per quello che riguarda lo stato del teste. E che ci sono due verbali in atti nei quali, fra l’altro lo stesso signor De Pace fa presente che lo stato di malattia è successivo. E sono: uno, addirittura dell’anno scorso, marzo ’96; e uno dell’ottobre ’96, nel quale non si dà atto di questa situazione diciamo che lascia qualche problema circa la possibilità di capire oggi in che situazione fisica il teste si trovi. Quindi, chiedo di sentire la figlie e di acquisire la documentazione medica.
Presidente: Bene.
P.M.: All’esito, ovviamente, o di risentirlo, o di utilizzare i verbali in atti. Non ho altre domande, grazie.

Presidente: Senta, senta un pochettino.
E.D.P.: M’hanno detto: ‘che vuole questo?’ Non voglio nulla io, voglio giustizia, questa gente chiede giustizia.
Presidente: Signor De Pace, si giri di qua. Bene? Ecco, lei ha detto che ha visto Pacciani nel bosco, che era lunedì, lunedì che bruciò l’erba e che la domenica successiva andò a vedere perché c’erano stati i Carabinieri per il delitto.
E.D.P.: C’erano stati i Carabinieri là. Per quello … lunedì, la domenica dopo andai là.
Presidente: Ho capito, ho capito. Ho riassunto io le sue dichiarazioni. Lei come fa a dire che era il Pacciani?
E.D.P.: Perché l’ho visto di faccia pure.
Presidente: Ma lo conosceva già il Pacciani, o no?
E.D.P.: Sì, era Pacciani.
Presidente: Ma lo conosceva già…
E.D.P.: No, non lo conoscevo. Se lo conoscevo venivo subito. Quando l’ho incominciato a vedere sul giornale e nelle televisioni ho detto: ‘stavolta l’hanno indovinate, è lui ‘.
Presidente: Quando cominciò a vedere sui giornali e in televisione.
E.D.P.: Poi quando ho visto a quell’altro, ho detto: ‘saranno due, ci saranno sotto’.
Presidente: Lei di questa cosa, che aveva visto il Pacciani nel bosco, eccetera, ne ha parlato con qualcuno? E quando…
E.D.P.: No, l’ho tenuto chiuso.
Presidente: Chiuso per sempre.
E.D.P.: Eh.
Presidente: E quando…
E.D.P.: Quando pure l’ho visto in televisione, l’ho tenuto sempre chiuso.
Presidente: E quand’è che ha parlato con l’avvocato… Con quale avvocato ha parlato?
E.D.P.: L.P..
Presidente: L.P.?
E.D.P.: Eh. E … di sotto casa. E il … ha detto pure: ‘vai a testimoniare tutto’.
Presidente: Scusi, l’avvocato L.P. uomo, o l’avvocato L.P. donna?
E.D.P.: Uomo.
Presidente: Come si chiama?
E.D.P.: L.P..
Presidente: Come si chiama L.P.? S..
P.M.: S.
Presidente: S. L.P..
E.D.P.: Che sta vicino a casa mia.
Presidente: E quando ci parlò con questo avvocato?
E.D.P.: Vicino a casa mia, per la strada.
Presidente: Sì, ma l’epoca, l’epoca, il periodo?
E.D.P.: Quando ho conversato tutta la cosa.
P.M.: Quando si è presentato alla Polizia.
Presidente: Quando si è presentato alla Polizia?
E.D.P.: Quando mi sono presentato alla Polizia.
Presidente: Ecco.
E.D.P.: (incomprensibile)
Presidente: Senta un po’, il Lotti, lei ha parlato che ha visto anche il Lotti. Quando ha visto il Lotti e dove ha visto il Lotti?
E.D.P.:La domenica mattina, alla catena. C’è la catena, a quel bosco, c’è la catena.
Presidente: A Chiesanuova.
Presidente: La macchina là, la 500 bleu e io mi parcheggiai di qua, c’era il mio nipote dentro, c’aveva 17 anni, mio nipote. E ha visto il mio nipote, ho chiuso la… L’ho guardato io a questo qua, come sono arrivato si è messo il giornale, ho detto: ‘ma che si copre questo qui?’ Il mio nipote mi ha detto: ‘nonno, che c’è il mostro?’ ‘Stai zitto’. Ho preso il fucile e me l’ho portato nel bosco.
Presidente: Da caccia?
E.D.P.: No, ma là è riserva non si può portare il fucile, ma l’ho portato dentro la custodia il fucile.
Presidente: Eh.
E.D.P.: Quando sono entrato dentro il bosco, non sono andato a vedere dei funghi, mi sono nascosto nel bosco, mi sono nascosto. E chiuso la macchina, è venuto là, ha preso il viottolo e è andato verso, sotto dove è stato l’omicidio. Quando è arrivato giù sotto, ho detto ‘ andiamo via, ho detto a mio nipote. ‘Nonno, c’è il mostro?’ ‘Stai zitto, andiamo via, non mi garba quell’uomo’. 
Presidente: E anche Lotti.. .
E.D.P.: A coprirsi con il giornale, non si voleva far vedere, qualche motivo c’era.
Presidente: Senta, e anche Lotti l’ha riconosciuto in televisione?
E.D.P.: Sì.
Presidente: Non lo conosceva prima, non ci ha mai parlato prima?
E.D.P.: (incomprensibile) di faccia, lo volevo vedere di faccia chi era.
Presidente: Eh?
E.D.P.: (incomprensibile) era, con il vestito bleu e la camicia gialla.
Presidente: Voglio dire, Lotti non lo conosceva lei prima?
E.D.P.: Chi lo conosceva.
Presidente: Va bene.
E.D.P.: Non conoscevo né Pacciani e né Lotti. Se lo conoscevo che era Pacciani, subito vi telefonavo e dicevo: ‘sì, è lui’.
Presidente: Va bene. Ci sono altre domande?
P.M.: Nessuna il P.M., Presidente.
Presidente: Bene, può andare grazie.
P.M.: Presidente, chiedo scusa, avrei da perfezionare l’istanza che avevo già fatto. Cioè quella di sentire la figlia, di acquisire la documentazione medica perché obiettivamente… così abbiamo la possibilità di valutare l’incidenza di questo stato che presenta il teste sulle sue odierne capacità. Di sentire inoltre l’avvocato Lo Presti – ammesso che sia il Lo Presti Silvio – su questa confidenza che avrebbe ricevuto. All’esito di queste eventuali testimonianze, se del caso, sentire anche il nipote. Mi sembra che preliminare sia quello oggi…
Presidente: Il nipote non ce l’ha detto come si chiama. Chiamiamo un attimo lui, il teste.
P.M.: Sì.
Presidente: Fatelo venire in aula.
P.M.: Presidente, il mio pensiero era questo, se permette: preliminare era la necessità di accertare l’attuale stato di salute del teste, per vedere se c’è una possibilità di capire se c’è stato qualche mutamento rispetto al passato e per vedere di capire obiettivamente l’attuale situazione del, De Pace. Grazie.
Presidente: Signor De Pace, qui, qui, a sedere un attimo.
E.D.P.:Io ho visto tante cose.
Presidente: No, no, no…
E.D.P.: Io ho visto tante cose, ma mettendo in mezzo a queste cose si passano dei guai. Ho visto tante cose e non le posso raccontare.
P.M.: Va bene, va bene, signor De Pace.
Presidente: Ormai che c’è, ce le dica queste cose.
E.D.P.: Io vorrei parlare con lui e con Vigna. Non mi hanno fatto mai parlare.
Presidente: Bene.
P.M.: Va be’, poi vediamo, poi la convochiamo.
Presidente: Scusi.
Avvocato Pepi: Mi sembra, Presidente, che a questo punto se il teste dice di aver visto tante cose, siccome siamo qui per cercare la verità…
Presidente: Gli faccia la domanda…
Avvocato Pepi: Sarà bene che glielo dica.
Presidente: Bene, bene.
E.D.P.: È la verità quello che ho detto.
Presidente: Bene, bene.
E.D.P.: Sennò non venivo qua.
Presidente: Senta, oh, allora suo nipote, che era con lei quando ha visto il Lotti, come si chiama suo nipote?
E.D.P.: Ricoverato.
Presidente: Come “ricoverato”?
E.D.P.: A Torre Galli.
Presidente: Io ho domandato come si chiama.
E.D.P.: I..
Presidente: Come?
E.D.P.: I.P..
Presidente: Ixx.P.
E.D.P.: I.P..
Presidente: Io non lo capisco.
E.D.P.:Ha ragione. I.P..
Presidente: I.P..
E.D.P.: Ricoverato a Torre Galli sta.
Presidente: Dove risiede?
E.D.P.: Al coso là, all’ospedale.
Presidente: Dove risiede?
E.D.P.: A Xxxxxxx.
Presidente: Xxxxxxx. Via?
E.D.P.: Via… come si chiama? Numero X, non mi ricordo, è…
Presidente: A Xxxxxxx, va bene, lo troveremo. E ora è ricoverato. Perché è ricoverato?
E.D.P.: Sono due figli, tutti e due.
Presidente: E perché è ricoverato?
E.D.P.: Perché sotto militare l’hanno fatto… Sono 10 anni che è cosi.
Presidente: Ah, è ricoverato per disturbi mentali?
E.D.P.: Sta male, sta male conciato.
Presidente: Fa così, disturbi mentali?
E.D.P.: Eh.
Presidente: Va bene, va bene.
E.D.P.: Sta male conciato, sta.
Presidente: Senta, e sua figlia dove abita ora?
E.D.P.: Mia figlia?
Presidente: M.P..
E.D.P.: A Xxxxxxx.
Presidente: Sempre a Xxxxxxx.
E.D.P.: Sì.
Presidente: Il numero lo sa? La via la sa?
E.D.P.: Numero X è il numero.
Presidente: Numero X.
E.D.P.: Un pezzo di via, non lo so.
Presidente: Non si ricorda la via, va bene.
P.M.: Va bene, la troviamo Presidente.
Presidente: Senta, lei ha detto c’ha tante cose da dire, le dica ora.
E.D.P.: No, no, è meglio non farlo.
P.M.: Ma se riguardano questo processo…
E.D.P.: È meglio non farlo.
Presidente: Va bene.
E.D.P.: È roba grossa.
Presidente: Allora va bene.
E.D.P.: Io volevo parlare con Vigna prima, non m’hanno mai fatto parlare con Vigna.
P.M.: Sì, va bene.
Presidente: E parli ora, scusi eh.
E.D.P.: No, no. C’è troppe orecchie.
Avvocato Pepi: A questo punto sennò, viene considerato reticente. A questo punto se ha da dire, lo dica.
E.D.P.: C’è troppe orecchie.
Avvocato Pepi: A un certo punto, ha parlato di cose grosse, mi sembra che sia proprio…
Presidente: Bene, l’avvocato vuole insistere. Ci insiste lei avvocato Pepi.
Avvocato Pepi: Io insisto…
Presidente: La parola spetta a voi.
E.D.P.: Quando vi dico che era Pacciani, era Pacciani, sennò non venivo qua.
Avvocato Pepi: Lasci fare un attimo Pacciani, di cui ha già detto.
E.D.P.: Era lunedì.
Avvocato Pepi: Lei ha detto testualmente: “Io ho cose importantissime che ho visto e grossissime…”
E.D.P.: Non vi posso raccontare nulla.
Avvocato Pepi: E come non le può raccontare… 
(voci sovrapposte)
E.D.P.: Perché no, perché so io quando le racconto queste cose.
P.M.: Riguardano questi fatti, o fatti diversi?
E.D.P.: No, altri fatti. Peggio, peggio sono.
P.M.: E allora in questo processo non interessano.
E.D.P.: Peggio sono.
P.M.: Bene.
Presidente: Va bene.
P.M.: Presidente…
Presidente: Può andare, grazie.
P.M.: Insisto nelle richieste.
Presidente: Questo alla fine, si vedrà.
P.M.: Sì, sì, Presidente, volevo…
E.D.P.: Io volevo parlare allora…
P.M.: Va bene, va bene. 
(voci sovrapposte)
Presidente: Signor De Pace…
E.D.P.:… con Vigna. Non mi hanno mai fatto conoscere Vigna.
P.M.: Glielo faremo…
E.D.P.: Ora c’è lei.
P.M.: Glielo facciamo conoscere. Va bene.
Presidente: Signor De Pace, può andare, grazie.
E.D.P.: È roba che non si può parlare.
Presidente: Abbiamo capito.
E.D.P.: (voce fuori microfono)
P.M.: Bene.
E.D.P.: (voce fuori microfono)
P.M.: Va bene. Abbiamo capito.
E.D.P.: (voce fuori microfono)
Presidente: Attenzione a non cadere, mi raccomando.
Presidente: Senta, senta un pochettino.
E.D.P.: M’hanno detto: ‘che vuole questo?’ Non voglio nulla io, voglio giustizia, questa gente chiede giustizia.
Presidente: Signor De Pace, si giri di qua. Bene? Ecco, lei ha detto che ha visto Pacciani nel bosco, che era lunedì, lunedì che bruciò l’erba e che la domenica successiva andò a vedere perché c’erano stati i Carabinieri per il delitto.
E.D.P.: C’erano stati i Carabinieri là. Per quello … lunedì, la domenica dopo andai là.
Presidente: Ho capito, ho capito. Ho riassunto io le sue dichiarazioni. Lei come fa a dire che era il Pacciani?
E.D.P.: Perché l’ho visto di faccia pure.
Presidente: Ma lo conosceva già il Pacciani, o no?
E.D.P.: Sì, era Pacciani.
Presidente: Ma lo conosceva già…
E.D.P.: No, non lo conoscevo. Se lo conoscevo venivo subito. Quando l’ho incominciato a vedere sul giornale e nelle televisioni ho detto: ‘stavolta l’hanno indovinate, è lui ‘.
Presidente: Quando cominciò a vedere sui giornali e in televisione.
E.D.P.: Poi quando ho visto a quell’altro, ho detto: ‘saranno due, ci saranno sotto’.
Presidente: Lei di questa cosa, che aveva visto il Pacciani nel bosco, eccetera, ne ha parlato con qualcuno? E quando…
E.D.P.: No, l’ho tenuto chiuso.
Presidente: Chiuso per sempre.
E.D.P.: Eh.
Presidente: E quando…
E.D.P.: Quando pure l’ho visto in televisione, l’ho tenuto sempre chiuso.
Presidente: E quand’è che ha parlato con l’avvocato… Con quale avvocato ha parlato?
E.D.P.: L.P..
Presidente: L.P.?
E.D.P.: Eh. E … di sotto casa. E il … ha detto pure: ‘vai a testimoniare tutto’.
Presidente: Scusi, l’avvocato L.P. uomo, o l’avvocato L.P. donna?
E.D.P.: Uomo.
Presidente: Come si chiama?
E.D.P.: L.P..
Presidente: Come si chiama L.P.? S..
P.M.: S.
Presidente: S. L.P..
E.D.P.: Che sta vicino a casa mia.
Presidente: E quando ci parlò con questo avvocato?
E.D.P.: Vicino a casa mia, per la strada.
Presidente: Sì, ma l’epoca, l’epoca, il periodo?
E.D.P.: Quando ho conversato tutta la cosa.
P.M.: Quando si è presentato alla Polizia.
Presidente: Quando si è presentato alla Polizia?
E.D.P.: Quando mi sono presentato alla Polizia.
Presidente: Ecco.
E.D.P.: (incomprensibile)
Presidente: Senta un po’, il Lotti, lei ha parlato che ha visto anche il Lotti. Quando ha visto il Lotti e dove ha visto il Lotti?
E.D.P.: La domenica mattina, alla catena. C’è la catena, a quel bosco, c’è la catena.
Presidente: A Chiesanuova.
Presidente: La macchina là, la 500 bleu e io mi parcheggiai di qua, c’era il mio nipote dentro, c’aveva 17 anni, mio nipote. E ha visto il mio nipote, ho chiuso la… L’ho guardato io a questo qua, come sono arrivato si è messo il giornale, ho detto: ‘ma che si copre questo qui?’ Il mio nipote mi ha detto: ‘nonno, che c’è il mostro?’ ‘Stai zitto’. Ho preso il fucile e me l’ho portato nel bosco.
Presidente: Da caccia?
E.D.P.: No, ma là è riserva non si può portare il fucile, ma l’ho portato dentro la custodia il fucile.
Presidente: Eh.
E.D.P.: Quando sono entrato dentro il bosco, non sono andato a vedere dei funghi, mi sono nascosto nel bosco, mi sono nascosto. E chiuso la macchina, è venuto là, ha preso il viottolo e è andato verso, sotto dove è stato l’omicidio. Quando è arrivato giù sotto, ho detto ‘ andiamo via, ho detto a mio nipote. ‘Nonno, c’è il mostro?’ ‘Stai zitto, andiamo via, non mi garba quell’uomo’. 
Presidente: E anche Lotti.. .
E.D.P.: A coprirsi con il giornale, non si voleva far vedere, qualche motivo c’era.
Presidente: Senta, e anche Lotti l’ha riconosciuto in televisione?
E.D.P.: Sì.
Presidente: Non lo conosceva prima, non ci ha mai parlato prima?
E.D.P.: (incomprensibile) di faccia, lo volevo vedere di faccia chi era.
Presidente: Eh?
E.D.P.: (incomprensibile) era, con il vestito bleu e la camicia gialla.
Presidente: Voglio dire, Lotti non lo conosceva lei prima?
E.D.P.: Chi lo conosceva.
Presidente: Va bene.
E.D.P.: Non conoscevo né Pacciani e né Lotti. Se lo conoscevo che era Pacciani, subito vi telefonavo e dicevo: ‘sì, è lui’.
Presidente: Va bene. Ci sono altre domande?
P.M.: Nessuna il P.M., Presidente.
Presidente: Bene, può andare grazie.
P.M.: Presidente, chiedo scusa, avrei da perfezionare l’istanza che avevo già fatto. Cioè quella di sentire la figlia, di acquisire la documentazione medica perché obiettivamente… così abbiamo la possibilità di valutare l’incidenza di questo stato che presenta il teste sulle sue odierne capacità. Di sentire inoltre l’avvocato Lo Presti – ammesso che sia il Lo Presti Silvio – su questa confidenza che avrebbe ricevuto. All’esito di queste eventuali testimonianze, se del caso, sentire anche il nipote. Mi sembra che preliminare sia quello oggi…
Presidente: Il nipote non ce l’ha detto come si chiama. Chiamiamo un attimo lui, il teste.
P.M.: Sì.
Presidente: Fatelo venire in aula.
P.M.: Presidente, il mio pensiero era questo, se permette: preliminare era la necessità di accertare l’attuale stato di salute del teste, per vedere se c’è una possibilità di capire se c’è stato qualche mutamento rispetto al passato e per vedere di capire obiettivamente l’attuale situazione del, De Pace. Grazie.
Presidente: Signor De Pace, qui, qui, a sedere un attimo.
E.D.P.:Io ho visto tante cose.
Presidente: No, no, no…
E.D.P.: Io ho visto tante cose, ma mettendo in mezzo a queste cose si passano dei guai. Ho visto tante cose e non le posso raccontare.
P.M.: Va bene, va bene, signor De Pace.
Presidente: Ormai che c’è, ce le dica queste cose.
E.D.P.: Io vorrei parlare con lui e con Vigna. Non mi hanno fatto mai parlare.
Presidente: Bene.
P.M.: Va be’, poi vediamo, poi la convochiamo.
Presidente: Scusi.
Avvocato Pepi: Mi sembra, Presidente, che a questo punto se il teste dice di aver visto tante cose, siccome siamo qui per cercare la verità…
Presidente: Gli faccia la domanda…
Avvocato Pepi: Sarà bene che glielo dica.
Presidente: Bene, bene.
E.D.P.: È la verità quello che ho detto.
Presidente: Bene, bene.
E.D.P.: Sennò non venivo qua.
Presidente: Senta, oh, allora suo nipote, che era con lei quando ha visto il Lotti, come si chiama suo nipote?
E.D.P.: Ricoverato.
Presidente: Come “ricoverato”?
E.D.P.: A Torre Galli (ospedale fiorentino n.d.r.).
Presidente: Io ho domandato come si chiama.
E.D.P.: I..
Presidente: Come?
E.D.P.: I.P..
Presidente: Ixx.P.
E.D.P.: I.P..
Presidente: Io non lo capisco.
E.D.P.:Ha ragione. I.P..
Presidente: I.P..
E.D.P.: Ricoverato a Torre Galli sta.
Presidente: Dove risiede?
E.D.P.: Al coso là, all’ospedale.
Presidente: Dove risiede?
E.D.P.: A Xxxxxxx.
Presidente: Xxxxxxx. Via?
E.D.P.: Via… come si chiama? Numero X, non mi ricordo, è…
Presidente: A Xxxxxxx, va bene, lo troveremo. E ora è ricoverato. Perché è ricoverato?
E.D.P.: Sono due figli, tutti e due.
Presidente: E perché è ricoverato?
E.D.P.: Perché sotto militare l’hanno fatto… Sono 10 anni che è cosi.
Presidente: Ah, è ricoverato per disturbi mentali?
E.D.P.: Sta male, sta male conciato.
Presidente: Fa così, disturbi mentali?
E.D.P.: Eh.
Presidente: Va bene, va bene.
E.D.P.: Sta male conciato, sta.
Presidente: Senta, e sua figlia dove abita ora?
E.D.P.: Mia figlia?
Presidente: M.P..
E.D.P.: A Xxxxxxx.
Presidente: Sempre a Xxxxxxx.
E.D.P.: Sì.
Presidente: Il numero lo sa? La via la sa?
E.D.P.: Numero X è il numero.
Presidente: Numero X.
E.D.P.: Un pezzo di via, non lo so.
Presidente: Non si ricorda la via, va bene.
P.M.: Va bene, la troviamo Presidente.
Presidente: Senta, lei ha detto c’ha tante cose da dire, le dica ora.
E.D.P.: No, no, è meglio non farlo.
P.M.: Ma se riguardano questo processo…
E.D.P.: È meglio non farlo.
Presidente: Va bene.
E.D.P.: È roba grossa.
Presidente: Allora va bene.
E.D.P.: Io volevo parlare con Vigna prima, non m’hanno mai fatto parlare con Vigna.
P.M.: Sì, va bene.
Presidente: E parli ora, scusi eh.
E.D.P.: No, no. C’è troppe orecchie.
Avvocato Pepi: A questo punto sennò, viene considerato reticente. A questo punto se ha da dire, lo dica.
E.D.P.: C’è troppe orecchie.
Avvocato Pepi: A un certo punto, ha parlato di cose grosse, mi sembra che sia proprio…
Presidente: Bene, l’avvocato vuole insistere. Ci insiste lei avvocato Pepi.
Avvocato Pepi: Io insisto…
Presidente: La parola spetta a voi.
E.D.P.: Quando vi dico che era Pacciani, era Pacciani, sennò non venivo qua.
Avvocato Pepi: Lasci fare un attimo Pacciani, di cui ha già detto.
E.D.P.: Era lunedì.
Avvocato Pepi: Lei ha detto testualmente: “Io ho cose importantissime che ho visto e grossissime…”
E.D.P.: Non vi posso raccontare nulla.
Avvocato Pepi: E come non le può raccontare… 
(voci sovrapposte)
E.D.P.: Perché no, perché so io quando le racconto queste cose.
P.M.: Riguardano questi fatti, o fatti diversi?
E.D.P.: No, altri fatti. Peggio, peggio sono.
P.M.: E allora in questo processo non interessano.
E.D.P.: Peggio sono.
P.M.: Bene.
Presidente: Va bene.
P.M.: Presidente…
Presidente: Può andare, grazie.
P.M.: Insisto nelle richieste.
Presidente: Questo alla fine, si vedrà.
P.M.: Sì, sì, Presidente, volevo…
E.D.P.: Io volevo parlare allora…
P.M.: Va bene, va bene. 
(voci sovrapposte)
Presidente: Signor De Pace…
E.D.P.:… con Vigna. Non mi hanno mai fatto conoscere Vigna.
P.M.: Glielo faremo…
E.D.P.: Ora c’è lei.
P.M.: Glielo facciamo conoscere. Va bene.
Presidente: Signor De Pace, può andare, grazie.
E.D.P.: È roba che non si può parlare.
Presidente: Abbiamo capito.
E.D.P.: (voce fuori microfono)
P.M.: Bene.
E.D.P.: (voce fuori microfono)
P.M.: Va bene. Abbiamo capito.
E.D.P.: (voce fuori microfono)
Presidente: Attenzione a non cadere, mi raccomando.

Presidente: Allora, prego, Pubblico Ministero, può entrare il teste?
P.M.: Sì. Sentiamo Carmignani Sabrina, Presidente.
Presidente: Sì. Non vuole essere ripresa. Allora, la teste non vuole essere ripresa dalle telecamere. ‘ Ecco, facciamo una cosa, Ufficiale Giudiziario, ogni volta- che viene il teste glielo dice prima, così evita a noi di… Ci può sfuggire. Dove è nata, signorina?
S.C.: Come, scusi?
Presidente: Dove è nata?
S.C.: A Xxxxxxx.
Presidente: Quando?
S.C.: XX/XX/XX. Sono residente a Xxxxxxxx, via Xxxxxxxx n.XX. Posso? “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza”.
Presidente: Bene. Pubblico Ministero. Prego.
P.M.: Sì, grazie, Presidente. Signora o signorina, può spiegare alla Corte, innanzitutto, qual è la sua attività, che lavoro fa?
S.C.: Io lavoro in casa, con la mia famiglia.
P.M.: In che settore, di cosa si occupa?
S.C.: Dunque, ho un frantoio a San Casciano e poi faccio agriturismo.
P.M.: Ho capito. Senta, lei ricorda di essersi recata dai Carabinieri di San Casciano, se non sbaglio, il giorno dopo che fu… anzi, il giorno stesso, la sera, in cui fu scoperto l’omicidio di Scopeti.
S.C.: Sì.
P.M.: È vero…
S.C.: È vero.
P.M.: … che si presentò lei spontaneamente?
S.C.: No, no. Io quel giorno stavo andando a Firenze e passai dagli Scopeti con mia madre. E quindi, insomma c’erano tutte le persone, domandando cos’era successo mi rivolsi a mia madre dicendo che il giorno prima io ero lì. Quindi mi sentì non so chi e mi portò in caserma.
P.M.: I Carabinieri, comunque, li avvertiste voi o sua madre che lei era stata li quel giorno.
S.C.: No. C’era, non so se era un poliziotto, o così, e mi disse di venire in caserma.
P.M.: Ho capito. Benissimo. Senta, allora, vuole raccontare alla Corte il giorno in cui… cioè, se non ho capito male, la domenica lei si era trovata nella piazzola?
S.C.: Sì.
P.M.: Ci può spiegare un po’?
S.C.: lo tornavo da Firenze, era il giorno del mio compleanno, e…
P.M.: Quindi siamo al giorno 8 settembre.
S.C.: 8 settembre, esatto. E passai lì col mio fidanzato perché avevo dei panini, delle torte, così.
P.M.: Grossomodo, ricorda che ora può essere stata?
S.C.: Ma, non mi ricordo, più o meno…
P.M.: Pomeriggio, sera, mattina?
S.C.: Metà pomeriggio.
P.M.: Vide la tenda? C’era? Si fermò lì?
S.C.: Sì, con la macchina io entrai proprio davanti alla tenda.
P.M.: Con la macchina sua? O del suo fidanzato?
S.C.: Sì, con la macchina del mio fidanzato, sì.
P.M.: C’era qualcuno? Ricorda se…
S.C.: No, non c’era nessuno.
P.M.: La macchina delle persone della tenda c’era?
S.C.: Sì, c’era.
P.M.: C’era. Ricorda che era quella macchina che poi ha visto?
S.C.: Sì, era la Golf bianca, sì.
P.M.: Era la Golf bianca. Lei si trattenne un po’ in questa…
S.C.: Sì, io andai lì davanti e non pensavo ci fosse nessuno, perché non sembrava una tenda abitata da persone, quindi volevo scendere. Però poi, un po’ per il cattivo odore, un po’ perché la tenda c ‘ era tutto sporco, decisi di andare più indietro. Quindi mi spostai di lì e dopo… di lì a poco andai via.
P.M.: In questo… Quindi lei ebbe la sensazione se c’era qualcuno dentro o fuori questo non…
S.C.: La tenda era sciupata, era giù, non lo so…
P.M.: Giù in che senso, scusi?
S.C.: Non era tirata come una normale tenda. Era un po’ sciupata.
P.M.: Quindi, lei non sa dire se c’era qualcuno dentro, ebbe l’impressione o… ?. 
S.C.: Più che altro l’ impressione ci fosse dei materassini dentro, può darsi quelli che si usa, però non lo so.
P.M.: Non lo sa. Senta, nel tempo… lei quanto si sarà trattenuta in quel posto?
S.C.: Più o meno, 20 minuti, una mezz’oretta.
P.M.: Una mezz’ora. E ricorda, in questo periodo, se sopraggiunse qualcuno?
S.C.: Sì, quando stavo andando via arrivò una macchina che imboccò la piazzola lì.
P.M.: Ricorda qualcosa di questa macchina?
S.C.: Non so che macchina era, l’ho vista solo davanti.
P.M.: Ricorda qualche caratteristica particolare?
S.C.: Era una macchina che mi sembrava vecchia, con la vernice un po’ scolorita, tipo queste macchina vecchie scolorite dal sole. Non era una macchina nuova, cioè del tempo. Sicuramente risaliva a molti anni prima come modello.
P.M.: La tonalità di questa macchina, se era chiara o scura. Lei ha dato indicazioni alla Polizia su questa macchina. Ricorda qualcosa di più, vuole che… magari se lo ricorda lei è meglio, altrimenti io le posso sollecitare – se la Corte lo consente – ciò che ha dichiarato. Volevo capire se ricorda qualcosa di suo, invece che essere sollecitata da.
S.C.: Si, diciamo che io l’ho vista davanti e quindi…
P.M.: I fari, non lo so, le caratteristiche…
S.C.: Sì, era una macchina che a quel tempo mi ha dato l’impressione di una Regata come…
P.M.: Invece era una Regata, oppure…
S.C.: No, non era una Regata era simile il muso davanti.
P.M.: Il muso davanti perché è basso, alto…
S.C.: Perché era abbastanza basso.
P.M.: Lei ricorda se aveva fari tondi, fari rettangolari, non so, mi sembra su qualcosa lei abbia detto… nel dise…
S.C.: Probabilmente aveva dei fari rettangolari.
P.M.: Ho capito. Sul colore sbiadito lei ha qualche ricordo più preciso o ha solo questo ricordo sbiadito?
S.C.: Poteva essere benissimo, non so, un rosso molto sbiadito, decolorato proprio.
P.M.: Ho capito. Senta una cosa, e c’era qualche persona? Lei vide chi la guidava? Arrivò… Che manovra fece questa macchina?
S.C.: Questa macchina entrò… praticamente veniva da San Casciano…
P.M.: Quindi dietro voi era.
S.C.: Veniva da San Casciano e girò per entrare nella piazzola. Però c’era la mia macchina lì, quindi fece marcia indietro e proseguì non per San Casciano, nella direzione opposta.
P.M.: Lei vide se c’era un solo guidatore, se c’erano altre persone?
S.C.: Sì, mi sembra che c’era una persona dentro.
P.M.: Quello che guidava ci sarà stato di certo.
S.C.: Infatti.
P.M.: Su questa persona ebbe la possibilità di capire o di notare qualcosa, o assolutamente non ha ricordi, o non vide niente di particolare?
S.C.: Quello che ricordo è che, comunque, sembrava un cacciatore. Cioè, abiti…
P.M.: Non era uno elegante, insomma, ben vestito.
S.C.: No, no.
P.M.: Nient’altro, su questa persona, di più specifico?
S.C.: No.
P.M.: No. Senta una cosa, questa era esile, grosso, lei qualcosa ha detto, non so se…
S.C.: Abbastanza grosso, cioè, abbastanza grosso, non era comunque…
P.M.: Non esile, insomma.
S.C.: Non esile.
P.M.: Lei, mi sembra, abbia detto massiccio, di età matura. Può essere che aveva questo ricordo?
S.C.: Si, sì. Poteva essere un cacciatore, un pescatore, di questi signori così, vestiti da… con questi abiti.
P.M.: Questo più per l’abbigliamento.
S.C.: Sì.

30 Giugno 1997 11° udienza processo Compagni di Merende

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