L’INCREDIBILE LIQUIDITA’ A DISPOSIZIONE DI PIETRO PACCIANI
Un’altra delle inchieste di Giuttari fu quella patrimoniale, azione mediata dalla lotta alla mafia, anche questa inchiesta, come già le intercettazioni porterà molti frutti.
LE ENTRATE
Per il periodo di mezzadria ho considerato o il costo della vita e circa 8.000.000 milioni di incasso totale anche perché non saprei come giustificare i buoni postale comprati nel 1972 e nel 1973 per un valore di 5.100.000. Ai tempi il potere di acquisto era molto elevato e questi buoni postali avevano una rendita del 7%
Cito dal blog mdf.com https://www.mostrodifirenze.com/1996/05/27/27-maggio-1996-resoconto-stato-patrimoniale-dei-buoni-postali-di-pietro-pacciani/
“Il 27 Maggio 1996 viene inviato a Michele Giuttari, da parte dell’Isp. Ugo Nativi, il resoconto delle indagini patrimoniali effettuate su Pietro Pacciani in data 22 maggio 1996 e 25 maggio 1996.
“Dagli accertamenti eseguiti, la situazione finanziaria e patrimoniale del Pacciani, maturata nel corso degli anni, risultava la seguente.
– Dal 16.04.51 al 04.07.64 Pacciani era stato detenuto per il reato di omicidio ai danni di Bonini Severino.
Da un accurato esame del fascicolo personale relativo a tale periodo di detenzione, era emerso che lo stesso aveva più volte richiesto al competente Ministero di Grazia e Giustizia il pagamento delle spese di viaggio che i suoi familiari avrebbero dovuto affrontare per recarsi da lui in visita, «in quanto poveri».
Lo stesso aveva, inoltre, chiesto sia all’Ente Comunale di Vicchio che al Patronato, sussidi e aiuti finanziari per la sua famiglia.
Inoltre, nel predetto fascicolo, era presente un certificato del Comune di Vicchio, datato 14.11.63, a firma del Sindaco, attestante lo stato di «nullatenenza e povertà» del Pacciani.
– Al momento della scarcerazione, avvenuta in data 4.7.64, disponeva di fondi pari a £ 350.000, come si evinceva da un estratto della pratica di «liberazione di Pacciani Pietro», redatta dalla Casa Circondariale di Padova in data 4.7.64.
– Dal 1965 al 1968, risultava aver lavorato, in qualità di mezzadro, presso il podere “Casino Particchi” sito in località Badia a Bovino, di proprietà di Ceseri Costantino.
Durante tale periodo, non aveva percepito alcuno stipendio, ma aveva diviso il raccolto e l’eventuale vendita di bestiame con il proprietario del fondo.
La moglie del defunto Cesari Costantino, interrogata, aveva precisato che «il reddito del podere era appena sufficiente a mantenere una famiglia».
– Verso la fine degli anni Sessanta, inizio degli anni Settanta, per circa tre anni, aveva lavorato in qualità di mezzadro, senza quindi alcuna retribuzione in denaro, presso un podere in località Casini di Rufina, in via Forlivese di proprietà di Lotti Cesare, da cui, a dire delle figlie del Lotti stesso, aveva ricavato «l’indispensabile per il fabbisogno di una famiglia».
– Dal 15.4.73 al 31.12.81, risultava aver lavorato nell’azienda agricola di Rosselli del Turco, con le mansioni di operaio agricolo specializzato, percependo il pagamento di n. 40 ore settimanali.
Veniva acquisita la documentazione relativa alle somme percepite dal Pacciani dal 1978 al 1982, così suddivise:
nel 1978 £ 5.913.270
nel 1979 £4.293.383
nel 1980 £ 5.583.115
nel 1981 £ 5.007.741
nel 1982 £ 5.420.403
per un totale di £ 26.217.912
(in data 30.9.79 Pacciani aveva acquistato la casa di Piazza del Popolo n. 7 per la somma di £ 26.000.000 in contanti)
– Dalla fine del 1982 alla metà del 1984, risultava aver lavorato presso la famiglia Gazziero, in qualità di operaio avventizio agricolo, saltuariamente con retribuzione di circa £ 5.000/6.000 l’ora.
(In tale arco di tempo, aveva acquistato: nel dicembre 1982 l’autovettura Ford Fiesta targata FI D26185 per una somma contante di £ 6.000.000, nonché in data 30.6.84, l’abitazione di via Sonnino nr. 32 per la somma di £ 35.000.000 in contanti).
– Dal 24.10.85 al 6.4.87, risultava aver lavorato, in tre brevi periodi di tempo, presso la “Fattoria di Luiano”, sita in Mercatale Val di Pesa (FI), di Palumbo Alberto, percependo complessivamente la somma di £ 1.600.000 circa.
– Era stato detenuto per violenza ai danni delle figlie dal 30.7.87 al 6.12.91 e aveva percepito, durante la sua carcerazione:
nel 1988 £ 593.000
nel 1989 £ 386.000
come si evinceva dall’archivio dell’anagrafe tributaria.
– Sia il Pacciani che la moglie, Manni Angiolina, beneficiavano della pensione minima erogata dall’I.N.P.S., rispettivamente dal febbraio del 1979 e dal gennaio del 1973.
Nell’arco degli anni la pensione era rimasta sempre al “minimo” per un importo che era variato dalle £ 122.000 del 1973 alle attuali £ 659.050 mensili. La riscossione avveniva con cadenza bimestrale con tredici mensilità annue.
– Dei genitori dei predetti coniugi solo il Manni Pio, padre dell’Angiolina aveva riscosso una pensione dall’I.N.P.S. di categoria “minima” dal novembre del 1959 al febbraio del 1978.
– Da una nota dei CC di Vicchio di Mugello (FI) nr. 3419/9 R.P.P., datata 18.03.63, si rilevava che la madre del Pacciani, all’epoca, aveva una pensione di circa £ 5.000 mensili.
– Non risultava alcuna successione da:
* Pacciani Antonio e Bambi Rosa, genitori di Pacciani
Pietro;
* Manni Pio e Gaudenzi Giulia, genitori di Manni Angiolina.
– Le figlie Rosanna e Graziella avevano frequentato l’Orfanatrofio di S. Giovanni in Sugana, comunemente chiamato dagli abitanti di S.Casciano, “Il Tálete”, a spese in parte del Comune e in parte dell’O.N.M.I. Non era possibile acquisire la documentazione cartacea inerente le spese sostenute per la frequenza delle due ragazze, in quanto l’istituto aveva cessato la propria attività nel 1975.
Pacciani Graziella, dal 1987-1988, aveva lavorato presso la famiglia Cappelli, in qualità di domestica, con uno stipendio, all’atto dell’accertamento (anno 1996) di £ 800.000 mensili, vitto e alloggio compresi. Precedentemente la stessa non aveva svolto altro lavoro retribuito.
Pacciani Rosanna, allo stato degli accertamenti (anno 1996) non espletava alcuna attività lavorativa, in quanto ricoverata presso il centro diurno “Meoste”. In passato la stessa risultava aver lavorato presso la famiglia Giacchetti, in qualità di domestica dal 30.10.85 al 16.03.91, percependo una retribuzione mensile che andava dalle £ 500.000 mensili iniziali, a £ 750.000 mensili degli ultimi periodi, vitto e alloggio compresi. Precedentemente, non risultava avesse svolto altro lavoro retribuito. Sempre all’atto degli accertamenti, la predetta risultava percepire, dal Comune di S. Casciano V.P., un contributo “minimo vitale” di £ 700.000 bimestrali, come si evinceva dalla delibera della Giunta Comunale del 2.9.96.””
Nelle entrate manca la pensione della madre di Pacciani perché non ho il dato, c’è un generico 5000 lire al mese considerato dal perito trascurabile perché copre a malapena il costo della vita.
Pacciani aveva una Assegno di invalidità ordinario A IO mentre la moglie aveva un Inv Civ, (invalidità civile) la quota mensile non può essere la stessa perché quella di Pacciani è l’assegno ordinario d’invalidità che spetta ai lavoratori con almeno 3 anni di contributi nel quinquennio ed è calcolata sulla base di tutti i contributi maturati ai fini pensionistici, rivalutata ogni anno in base ai contributi accumulati dalla decorrenza in poi.
Quella di Angelina è un invalidità civile che poi s’è trasformata in Assegno Sociale (quella che in gergo viene chiamata pensione minima)
Ho derivato il valore degli assegni di invalidità dai dati del perito che sono di 1.464.000 annui con scatti di 280 mila lire ogni anno circa. E’ un valore molto approssimativo perché i calcoli andavano fatti con il CUD o il mod.101
GLI INVESTIMENTI: GLI IMMOBILI
Non sappiamo se come si fa di solito aggiunse del nero, conosciamo solo il valore del rogito.
Cito dalla perizia
“Dall’atto di compromesso si evince che il prezzo pattuito per l’appartamento a Mercatale in piazza del popolo 7 fu di £ 26.000.000 con le seguenti modalità̀ di pagamento: £ 2.000.000 all’atto di compromesso che fu stipulato in data 24.01.1979, £ 8.000.000 con assegno nr. 203990894 e £ 16.000.000 all’atto del contratto entro il 30.09.1979.”
NELLA foto il rogito
Pacciani nel marzo 1984 per 35.000.000 acquista il civico 30 cioè: part 129 sub 110 senza il bagno, con annesso un bilocale più bagno cioè il 129 sub 111 che probabilmente diventerà l’appartamento del civico 28, più ampio giardino di corte interno. Probabilmente dopo la costruzione del secondo bagno otterrà l’abitabilità per due appartamenti il civico 30 un trilocale, e il 28 un bilocale.
In alcuni documenti come nel preliminare sopra il civico è il 32, ma le particelle sono le stesse: probabilmente è un errore, anche in questo caso però gli appartamenti sono due che diventeranno il civico 30, dove lo troveranno morto e il civico 28 sempre di proprietà Pacciani.
GLI INVESTIMENTI MOBILI
La documentazione acquisita non comprende tutti i buoni incassati, quindi è molto difficile risalire a tutti movimenti, ad es le case furono pagate in gran parte con assegni postali, quindi da conti postali dove confluirono pensioni stipendi cedole degli interessi e incassi dei buoni venduti.
Cito la sentenza di primo grado
“tra i vari uffici del circondario (Mercatale, Montefiridolfi, San Casciano, Cerbaia e Scandicci), chiaramente per tener nascosta tanta provenienza di denaro, non sicuramente di fonte lecita”.
Aggiungo, anche per tenerli nascosti alle figlie e alla moglie, tanto che dal carcere farà scrivere dall’avvocato Filastò agli uffici postali di non vendere i buoni postali cointestati alla moglie, alle figlie e alla sorella, questi ultimi provenienti probabilmente dalla pensione della madre.
Fa testo che nel 1996 Pacciani di sicuro aveva un a liquidità pari a 157 milioni, Tre appartamenti per un valore in lire nel 1996 pari a 183 milioni per un totale di 340 milioni. Una cifra spropositata per un bracciante-mezzadro cioè il lavoro meno retribuito in assoluto. Purtroppo questa valutazione è gonfiata dalla rendita enorme dei buoni e dalla rivalutazione degli immobili in quegli anni: ecco perché ho voluto verificare la liquidità a disposizione di Pacciani negli anni dei delitti che è assolutamente ingiustificabile.
1972 1973 L 5.100.000 in buoni fruttiferi acquistati nell’ufficio postale di Contea (fraz Rufina) dove abitava, frutto probabilmente del lavoro di mezzadro.
1981 L 2.300.000 a Montefiridolfi
1982 A Mercatale 4 550 000 sul libretto
Buoni postali a mercatale fino all’85 23.800.000
Cito l’avv Patrizio Pellegrini nell’udienza del 24 febbraio 1998 https://www.mostrodifirenze.com/1994/04/21/21-aprile-1994-2-udienza-processo-pietro-pacciani/
“Fermiamoci un istante su quel fiume di denaro, un fiume di denaro in relazione alle loro possibilità economiche, tutto è relativo. Parlo a ragion veduta di un fiume di denaro, perché è un fiume di denaro di allora, di 15 anni fa grosso modo, accumulato nella prima metà degli anni ’80.Io che sono un civilista prestato al penale sono andato a fare i conti con le tabelle ISTAT alla mano. Sapete per quanto si moltiplica quel denaro per avere il controvalore a oggi? Per 4,2. Fatevi i vostri conti. Vedrete che quella casa comprata nel ’79 da Pacciani e pagata 26 milioni oggi vuol dire che sarebbe pagata 110 milioni. Un contadino che è stato più in prigione che sui campi, che quando ha lavorato aveva un lavoro della terra che a malapena gli consentiva di sfamare sé e quelle disgraziate delle donne che aveva con sé. Come ha fatto a mettere da parte questi soldi? Voi ci riuscireste? Non credo, perché qualche spesa l’avrà avuta anche lui, poche, però intanto andava per trattorie, si comprava la macchina, si comprava il motorino, si comprava due case, metteva da parte 160 milioni in quell’epoca. Moltiplicate per 4, vedete oggi che cosa sono. Avrete una dimensione diversa. Purtroppo ci siamo abituati a uno svilimento del denaro, quindi 150 milioni non sembrano più poi tanti.”
Giuttari nel suo libro scriverà 900 milioni applicando la valutazione di un coefficiente 4 rivalutando parte del patrimonio, ma è un errore perché sono 340 milioni già rivalutati al 1996.
La liquidità ingiustificabile è quella che permette a Pacciani gli investimenti in soli 4 anni dal 1981 al 1985, perché:
– dopo aver speso tutti i risparmi che aveva sui vari libretti per comprare la casa in piazza del popolo nel 1979, dopo solo due anni di lavoro e in totale in solo 4 anni compra:
– l’auto per 6 milioni di lire
– la casa in via Sonnino per 30 milioni di lire
– buoni postali per 26 milioni lire
– deposito in libretto postale di 4,5 milioni di lire.
Per un totale certo e certificato di 66,5 milioni in soli 4 anni.
Nella tabella il costo della vita fa la differenza, ho preso quello dalle tabelle, ma Pacciani viveva con molto meno di certo, con la metà? 100 milioni? Con la metà della metà? 50 milioni sempre e comunque non avrebbe avuto le entrate necessarie per fare più di 100 milioni di investimento.
CONCLUSIONI
Il fiume di denaro di cui parla l’Avv. Pellegrini non è giustificato in alcun modo soprattutto perché non si sa da dove scaturisca l’enorme liquidità a disposizione di Pacciani proprio negli anni dei delitti.
Va ricordato a riguardo che il Lotti dichiarò che c’era un dottore che pagava per avere i feticci e i soldi li prendeva Pietro Pacciani.
Durante la mia carriera di bancario mi sono occupato a lungo di mutui casa, e ovviamente ho assistito a decine di rogiti. MAI, dico MAI il prezzo indicato nel rogito corrispondeva al vero valore della compravendita: di solito si prendeva il valore catastale moltiplicandolo per 80 o 100, ricavando un presso “ufficiale” molto inferiore a quello reale. Di conseguenza al prezzo di acquisto delle due case di Pacciani si dovrebbero aggiungere almeno qualche decina di milioni di lire.
Poteva semplicemente avere ricattato qualcuno dal 1981 al 1985. Non importa pensare per forza a un livello “superiore” o altro.