Il 26 Febbraio 2006 immediatamente dopo la perquisizione del 25 febbraio 2006 al giornalista Mario Spezi lo stesso si adoperava subito a dare notizia di quanto accaduto a tutti gli organi di stampa locali, ivi compresa l’agenzia Ansa, e alla RAI di Perugia, rappresentando la vicenda come un’azione di discredito degli inquirenti nei confronti suoi e dell’amico americano per la controinchiesta da loro svolta e racchiusa in un libro di prossima uscita.

Affermava poi che “sono sempre i soliti” e che credeva che “l’incarico fosse concluso per Firenze ma non a Perugia”.

I giornali locali, ieri, riportavano le dichiarazioni dell’indagato.

Quest’ennesimo comportamento dimostra ancora una volta come lo Spezi voglia dare di sé l’immagine di una vittima degli inquirenti e riuscire così a trovare solidarietà, come in fondo in passato (dopo la prima perquisizione a suo carico) è riuscito a ottenerla addirittura dall’amico magistrato, il procuratore dott. Ubaldo Nannucci che, come noto, si è adoperato per conoscere i dettagli della vicenda al fine di valutare la competenza territoriale informandone telefonicamente- e dal telefono della procura – l’indagato di tale iniziativa e facendogli capire che anche il suo difensore avrebbe dovuto muoversi nella stessa direzione.

Vedi Nota GIDES 27 febbraio 2006 nr 111/06 pag 11

26 Febbraio 2006 La reazione di Mario Spezi alla perquisizione

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