10 Luglio 1997, 17° udienza, processo, Compagni di Merende Mario Vanni,  Giancarlo Lotti e  Giovanni Faggi per i reati relativi ai duplici delitti del MdF e Alberto Corsi per favoreggiamento.

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Rossella Parisi, Giampaolo Tozzini, Tiziano GiugniStefano GiugniMaria Grazia Patierno, Luciano Malatesta, Gina Cencin

Presidente: Buongiorno a tutti. Allora, Vanni c’è; l’avvocato Pepi c’è. C’è Fenyes, Zanobini, Bertini. Lotti, c’è stamattina?
Presidente: Bene. Allora diamo atto che non è comparso Lotti. Parti civili, c’è in gran numero. Chi manca? Manca Saldarelli.
Avv. Luca Saldarelli: No.
Presidente: Dov’è? Ah ecco, scusi, avvocato, ma era coperto e non la vedevo. Puliti. Allora, Puliti lo sostituisce l’avvocato Curandai. Va bene? Bene. Allora, Pubblico Ministero, può fare entrare i suoi testi, quelli di stamattina. Senta, signorina. Signora, non so.
Rossella Parisi: Signora.
Presidente: Signora, vuole essere ripresa dalle telecamere, o no?
R.P.: No.
Presidente: No. Allora, per cortesia, no le telecamere. Come si chiama lei?
R.P.: Parisi Rossella.
Presidente: Dov’è nata?
R.P.: A Prato il 2 luglio 1959
Presidente: Risiede a NNNNN?
R.P.: Risiedo a NNNN.
Presidente: Bene. Legga quella formula.
R.P.: Sì. “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.”
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Grazie, Presidente. Signora Parisi, può spiegare alla Corte qual è la sua attività? Se esercita…
R.P.: Sì, sono impiegata in una azienda di informatica.
Presidente: Parli un po’ più forte, per cortesia, perché… O avvicina di più…
R.P.: Va bene.
Presidente: Ecco, sì.
R.P.: Dicevo, sono impiegata in una azienda di informatica.
P.M.: Grazie. Senta, lei in occasione dell’omicidio di Calenzano del 27/10/81, subito dopo si presentò ai Carabinieri riferendo un episodio che l’aveva in un certo senso colpita e fu redatto un identikit . Ci può spiegare come andarono le cose e come le ricorda lei?
R.P.: D’accordo. Quella sera ero fuori insieme al mio fidanzato e stavamo scendendo da Calenzano alto, praticamente. Io abitavo alla Querce, allora, per cui per tornare a casa praticamente passavamo da Calenzano e poi alla Querce. Cioè, attraversavamo il ponte della Marina e poi andavamo verso Calenzano e poi alla Querce. Nulla, praticamente quando arrivammo ad imboccare il ponticino sul fiume, lì sulla Marina…
P.M.: Mi scusi, eh, se la interrompo.
R.P.: Prego.
P.M.: Per capire io, il ponticino sulla Marina, lei poi ha capito che è molto vicino dov’è avvenuto quell’omicidio?
R.P.: Ripeto, io abitavo alla Querce, quindi Travalle lo conosco, lo conoscevo e lo conosco bene, cioè, come posto.
P.M.: Certo, sì, ma rispetto al ponticino della Marina che distanza c’è dove avvenne l’omicidio? Se lei è in grado di… Se lo ha focalizzato.
R.P.: Ci sarà… un paio di chilometri.
P.M.: Ho capito.
R.P.: Un chilometro e mezzo, più o meno.
P.M.: Bene, grazie. Mi scusi, l’ho interrotta…
R.P.: No…
P.M.: Era per capire. Poi ce lo facciamo spiegare meglio.
R.P.: Mi rimane un po’ difficile quantificare le distanze.
P.M.: Certo, certo. Comunque quelli sono i luoghi.
R.P.: Certo.
P.M.: Ecco, diceva – l’ho interrotta, mi scuso – era al ponticino della Marina.
R.P.: Niente. Sì, praticamente quando abbiamo imboccato il ponticino è arrivata… cioè, da Travalle praticamente, dalla stradina di Travalle.
P.M.: Dalla parte di Travalle.
R.P.: Dalla parte di Travalle, quest’auto a velocità sostenuta ed ha imboccato praticamente il ponte in direzione opposta rispetto a quella.
P.M.: Alla vostra.
R.P.: Esatto. Che eravamo noi. Niente, andando forte, praticamente. Entrò, il ponte è stretto, per cui diciamo che Giampaolo dovette fare… mio marito attuale, dovette fare una manovra. Nel senso di…
P.M.: Per farlo passare.
R.P.: Montare sul marciapiedino, perché altrimenti insomma, si picchiava, ecco. Questo, è quanto. Per cui, niente, cioè, il fatto in realtà è tutto lì, nel senso c’è stato questo incontro e basta, insomma.
P.M.: Ecco. Però lei poi, presentandosi ai Carabinieri, descrisse una fisionomia, tant’è che fu fatto un identikit anche abbastanza particolareggiato .
R.P.: Sì.
P.M.: Può spiegare come ebbe modo di vedere la persona e come mai riuscì a focalizzare tanto bene le sembianze da poter fare un identikit.
R.P.: Certo. Perché praticamente, quando si vide questa macchina che ci veniva addosso, Giampaolo gli lampeggiò, battette i fari. Per cui, diciamo che, al momento in cui ci siamo incrociati, i fari della macchina di mio marito erano, cioè, quelli abbaglianti, praticamente
P.M.: Sì, sì.
R.P.: Per questo, per quello sono riuscito a vederlo bene, discretamente bene.
P.M.: Ecco. C’era una persona sola? Un…
R.P.: Sì.
P.M.: O almeno lei ne vide una sola.
R.P.: Io ne ho viste una soltanto, sì.
P.M.: Ce la può descrivere ora, indipendentemente… O meglio, lei evidentemente la ricordava molto bene allora, tant’è che c’è un identikit. Dopo glielo faccio vedere, se è quello che fu fatto su indicazione sua.
R.P.: Certo.
P.M.: Mi interessava ora cercare di ricostruire insieme a lei quelle che sono le caratteristiche della fisionomia di questa persona che le rimasero impresse. Lei ha descritto addirittura…
R.P.: Ora… va beh…
P.M.: Quelle più importanti, quelle che le sono sembrate…
R.P.: Più importanti. Va be’, la forma del viso, l’espressione degli occhi…
P.M.: Ce li vuol descrivere? Cioè?
R.P.: Cioè, praticamente lei faccia conto, una persona che guarda e non vede, cioè, nel senso, mentre noi ci spaventammo abbastanza del fatto insomma che questa macchina ci stava venendo addosso, cioè, la persona che guidava quell’auto li viaggiava come se non vedesse nulla. Cioè…
P.M.: Cioè, imbambolata, assente, una cosa di questo genere?
R.P.: Sì, ora non so trovarle il termine esatto.
P.M.: Lei li ha trovati. Vediamo se…
Presidente: Ma lei, lo vide di fronte, o di profilo?
R.P.: No, lo vidi davanti. Cioè, non…
Presidente: Cioè, la macchina veniva dalla sua sinistra o dalla sua destra?
R.P.: Sulla sinistra. Io stavo…
P.M.: Dalla sinistra.
R.P.: Ero seduta praticamente a fianco a mio marito, perché guidava lui. Per cui la macchina mi veniva incontro, sicché ce l’avevo sulla sinistra. Però, diciamo, io la persona non l’ho vista quando le due macchine erano affiancate, ma prima. Cioè, leggermente prima, capito?
P.M.: Cioè, quando
R.P.: Sì.
P.M.: Lei ha detto, qualche tempo fa, dice: “Di quella persona mi colpì in particolar modo l’espressione degli occhi. E cioè il suo sguardo fisso, come se fosse assente. Tanto che ebbi la netta impressione che non avesse visto neppure la nostra macchina”.
R.P.: È vero.
P.M.: È così?
R.P.: È vero.
P.M.: Questo è, grossomodo… Senta, e sul tipo di persona, se… Lei l’ha un po’ descritto il suo ricordo alla Polizia Giudiziaria.
R.P.: Sì.
P.M.: Ce l’ha ancora questo ricordo, o è meglio che glielo leggo io?
R.P.: Molto… molto più vago, sinceramente.
P.M.: La aiuto. Beh… Lei dice: “Ebbi modo…” – prima fa la descrizione dell’incrocio, dei fari, eccetera, poi dice “Ebbi modo, proprio perché mio marito illuminò quella macchina con i fari per richiamare l’attenzione del suo guidatore, di vedere che alla guida vi era una persona di un’età che poteva oscillare tra i 45 e i 55 anni, di corporatura robusta, scuro di capelli. E mi diede l’impressione che fosse anche abbastanza alto, perché con la sommità della testa ha…”
R.P.: Non riuscivo à vederla, sì.
P.M.: Ecco.
R.P.: Infatti fu un problema… cioè, durante l’identikit perché mi chiedevano se aveva capelli lunghi, corti, o che. però, in quella sede, non riuscivo a spiegare…
P.M.: A focalizzarlo.
R.P.: A focalizzarlo, proprio perché non riuscivo a vederlo tutto.
P.M.: Perché lei dice: “Abbastanza alto, perché con la sommità della testa arrivava al limite del finestrino”, lei disse.
R.P.: Sì.
P.M.: “Questa particolare posizione della testa non mi diede la possibilità di vedere se l’individuo fosse calvo, oppure solamente stempiato”.
R.P.: È vero.
P.M.: “Dissi questo particolare anche in occasione in cui venne realizzato l’identikit, precisando, quando lo compilarono e vidi che era piuttosto calvo, che di ciò non ero completamente sicura per i motivi che ho spiegato”.
R.P.: Esatto.
P.M.: “L’unica cosa certa è che, come ho potuto vedere, quell’individuo era sulla fronte sicuramente abbastanza stempiato.”.
R.P.: È vero.
P.M.: È così.

P.M.: Circa l’auto, ricorda qualcosa?
R.P.: Per quanto ricordiamo io e mio marito, lo dicemmo già a suo tempo, noi la identificammo come una GT dell’Alfa Romeo, rossa.
P.M.: Perché era una macchina che conoscevate, o perché glielo disse suo marito, o lei ha presente le carat…
R.P.: No, l’avevamo presente tutti e due, perché all’epoca, cioè, qualche anno prima, quelle macchine li facevano anche i rally insomma, noi seguiamo…
P.M.: Ecco,era una macchina nota.
R.P.: Ecco, esatto.
P.M.: E quindi le sembrò che fosse una macchina di quel tipo, o e una, solo una sensazione?
R.P.: No, no.
P.M.: Ecco, voi avete avuto…
R.P.: È più di una sensazione.
P.M.: Bene. Lei ricorda quanto tempo dopo andaste a fare l’identikit? Cioè, aveva ben presente il ricordo?
R.P.: Qualche giorno.
P.M.: Qualche giorno.
R.P.: Perché, diciamo, il giorno dopo venimmo a conoscenza del fatto. Perché praticamente il cugino di Stefano abitava di fronte a casa mia. E per cui, nulla, praticamente tornando da lavorare si seppe questa cosa. Lì per lì non ci pensammo neanche, poi parlandone insieme, insomma, coincideva un po’ tante cose. Un po’ l’ora, un po’… E allora decidemmo di…
P.M.: Di farvi vivi con chi indagava.
R.P.: Esatto, esatto.

P.M.: Vediamo un attimo ora l’identikit che fu redatto all’epoca.
R.P.: D’accordo.
P.M.: Lei ricorda se è questo qua.
R.P.: Sì.
P.M.: E’ questo quello che fecero?
R.P.: Sì.
P.M.: Senta, lei ricorda se questa persona, o quella macchina, passando in altre occasioni dalla zona, di averla vista in precedenza o successivamente, o non le è mai capitato…
R.P.: No. No, me lo aveva già chiesto anche il Questore di Firenze, questo. Ma non…
P.M.: Non le è
R.P.: Non mi è mai successo, no.
P.M.: Senta, poi le è stata mostrata una foto – se non leggo male dagli atti, ma penso di no – dell’imputato Faggi.
R.P.: Sì.
P.M.: Lei l’ha vista, la ricorda questa foto?
R.P.: Sì.
P.M.: Vogliamo mostrarla, per cortesia? Guardando ovviamente in questo momento solo la foto dell’imputato, lei ha descritto una qualche sua impressione su questa foto. Ecco, le dice qualcosa indipendentemente dalla somiglianza o meno con l’identikit? Rispetto alla persona che vide allora, è in grado di notare qualche particolare che la colpisce? Lei ha…
R.P.: È molto più avanti…
Presidente: È molto?
P.M.: È molto più avanti?
R.P.: Di età rispetto a…
P.M.: Perché è una foto di ora, ovviamente. Però, questo… Sono caratteristiche fisiche di quel volto che le richiamano globalmente la persona che lei vide?
R.P.: Non saprei dirlo.
P.M.: Ecco, lei ha detto questo: “Noto che la persona, ha la parte superiore, compreso il naso, simile. Mentre la parte inferiore è caratterizzata da un evidente pronunciamento delle guance. Nel senso che la carne mi sembra, in quella parte, molto rilassata e cadente. E’ questa la caratteristica. Particolare, questo, che non ho notato nella persona. Inoltre, la persona notata mi diede l’impressione di avere folte sopracciglia che invece non riscontro nell’individuo”. Eh? È così?
R.P.: E’ vero. Cioè, può avere, non so, gli occhi infossati che possono assomigliare alla persona che ho visto io.
P.M.: Tenga presente che è una foto di ora, eh, questa.
R.P.: Appunto. Cioè, la difficoltà è proprio quella, capito? Mi rendo conto. Però la… cioè, la parte sotto del viso, effettivamente, non…
P.M.: Effettivamente?
R.P.: Non la ritrovo molto, rispetto…
P.M.: Perché è… Quella è un’altra… Bene. Non ho altre domande, grazie.
Presidente: Parti civili?
Avv. Aldo Colao: Signora, scusi, quella foto a cui si è riferito il P.M. e che corrisponde a quella dell’imputato Faggi, le è stata mostrata in Questura fra più foto? O le venne mostrato soltanto quella foto?
R.P.: No, mi venne mostrata quella, se non mi ricordo male. Mi sembra solo quella.
Avv. Aldo Colao: Perché io le ricordo che lei ha dichiarato che le furono mostrate… “A questo punto l’ufficio mostra un album fotografico – un album fotografico – composto da otto fotografie ed altra foto allegata alla nota del 23/06/94″. Quindi lei ha visto anche un album con più foto, o no? Cerchi di ricordarsi.
R.P.: Scusi un attimo.
Avv. Aldo Colao: Qui, la contestazione è precisa. Perché l’ufficio le ha mostrato un album con otto foto. E poi altra foto allegata per l’identificazione. Che poi questa… E lei dice ancora: “Dopo aver esaminato dette foto…”, sa è passato tempo, quindi è comprensibile che lei debba fare uno sforzo di memoria. “Dopo aver esaminato dette foto, la signora Parisi sofferma la propria…” “Dopo avere esaminato dette foto”.
P.M.: Ora gliele mostriamo, eh, Presidente.
Avv. Aldo Colao: “La signora Parisi sofferma la propria attenzione sulla foto numero 1 del citato album e su quella allegata la predetta nota e dichiara: “Le altre foto le posso escludere. Solamente quella contrassegnata dal numero 1 e quella separata che raffigurano la stessa persona, mi sembra che presenti caratteristiche simili al volto dell’individuo da me notato. Ma non posso affermar con certezza che si tratti della stessa persona”.
R.P.: Esatto.
Avv. Aldo Colao: Quindi, in realtà, lei ha visto anche altre foto. Ecco, si ricorda di questo?
R.P.: Se è scritto, sicuramente è così. Mi perdoni, mi sfugge in questo momento.
Avv. Aldo Colao: No, per carità di Dio! Io…
R.P.: Mi ricordo che…
Avv. Aldo Colao: È passato tempo. Io però glielo contesto…
R.P.: No, no. Mi ricordo che ci siamo concentrati su quella foto lì in particolare, però sicuramente mi hanno fatto…
Avv. Aldo Colao: Ecco, in particolare… Poi una cosa ancora, signora. Io, comunque, contesto questo e…
Presidente: Va bene, è agli atti, è alla registrazione.
Avv. Aldo Colao: Ah, va bene, d’accordo. Bene. Una cosa ancora: riguardo agli occhi, ‘espressione che colpisce in un individuo sono gli occhi, no? Ecco, lei li può un tantino descrivere meglio questi occhi? Che lei descrisse la fisionomia di questa foto, no? di questo individuo.
R.P.: Mi ricordo le sopracciglia folte, gli occhi incavati.
Avv. Aldo Colao: Gli occhi incavati, l’espressione degli occhi…
R.P.: L’espressione…
Avv. Aldo Colao: Erano chiari, o scuri? Lei potrebbe…
Presidente: Eh… Pretende un po’ troppo, avvocato.
Avv. Aldo Colao: No, io le domando.
R.P.: Cioè, se non l’ho detto allora, può darsi che non 1’abbia neanche notato. Cioè, siamo nell’anno ’97. Questa cosa è successa nell’81, insomma.
Avv. Aldo Colao: Comunque, occhi grandi.
R.P.: Sì.
Avv. Aldo Colao: Occhi grandi. Bene, grazie, non ho altre domande.
Presidente: Le altre parti civili?
Avv. Aldo Colao: Questo è già agli atti…
Presidente: No, agli atti non c’è. La proteggete voi. E’ agli atti la contestazione che ha fatto lei ora.
Avv. Aldo Colao: Sì, appunto…
Presidente: È registrata, quindi viene nella trascrizione. Bene. Le altre parti civili? Niente. I difensori?
Avv. Sigfrido Fenyes: Sì, Presidente.
P.M.: Presidente, chiedo scusa, solo per completezza, prima della difesa. Io volevo mostrare alla signora – perché per fare la completa identificazione e la ricostruzione di quello che la signora ha detto – vorrei mostrare alla signora l’album fotografico del 23/06/94 della Scientifica dove ci sono foto del Faggi di allora e dove la signora, come ha spiegato ora al difensore di parte civile, ha riconosciuto quelle sembianze in una determinata foto. Quindi vorrei fare questa operazione prima. E ho chiesto all’assistente di Polizia di andare a prendere quell’album che è nelle carte del fascicolo dibattimentale. Si tratta del fascicolo che fu mostrato con numero 8 foto del 23/06/94.
Presidente: Va be’, intanto possiamo andare avanti con l’avvocato Fenyes.
P.M.: (voce non udibile)
Avv. Sigfrido Fenyes: Sì. Grazie, Presidente.
Presidente: Prego.
Avv. Sigfrido Fenyes: Volevo un attimo che lei ci precisasse le modalità di questo incontro notturno. Innanzitutto si trattava – mi par di aver capito – di un ponticino…
R.P.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: … nel quale passava una macchina sola, se non ho capito male.
R.P.: No. Passano due macchine. Cioè a velocità regolare ci si scambia.
Avv. Sigfrido Fenyes: Possono passare due macchine insieme?
R.P.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: E allora il pericolo che a voi vi si parò davanti, quale fu?
R.P.: Mi scusi?
Avv. Sigfrido Fenyes: Il pericolo che voi, nel quale vi imbatteste, quale fu? Se passavano due macchine.
R.P.: Che ci stava venendo addosso. Perché entrò sul ponte… cioè, non piano e tranquillamente, ma a velocità elevata.
Avv. Sigfrido Fenyes: Però due macchine ci passano sul ponte.
R.P.: Allora, ripeto: due macchine si scambiano. Se sono esattamente dritte e vanno piano, così ci si scambia su quel ponte. Capito? Se uno è in corsia normale e quell’altro entra a velocità folle, va bene? ovviamente, cioè, voglio dire, facendo una curva, entrando su un ponte, non è che la macchina è perfettamente uguale. Cioè, noi andammo a finire sul marciapiede per scansarlo. .Quindi non è che fosse nella sede stradale correttamente come doveva esserci.
Avv. Sigfrido Fenyes: Voi sterzaste sulla destra.
R.P.: Esatto.
Avv. Sigfrido Fenyes: Quest’altra macchina mantenne questa velocità folle, come lei ha detto?
R.P.: Sì, tranquillamente.
Avv. Sigfrido Fenyes: Quindi lei ebbe modo di osservare per una frazione di secondi.
R.P.: Il tempo… Da quando Giampaolo ha alzato i fari e quando ci siamo scambiati.
Avv. Sigfrido Fenyes: La velocità folle rimase, comunque. Cioè, lui non rallentò.
R.P.: Non rallentò assolutamente.
Avv. Sigfrido Fenyes: È un luogo illuminato, o buio, questo ponticino?
R.P.: Non me lo ricordo. Può darsi ci siano dei lampioni, però non sono sicura. Comunque io l’ho visto solo perché Giampaolo ha alzato i fari. Di questo, sì. Perché probabilmente se non avesse alzato gli abbaglianti, non lo avrei visto.
Avv. Sigfrido Fenyes: Alzò i fari suo marito sterzando sulla destra per scansare la macchina che gli veniva incontro. Se non ho capito…
R.P.: Allora, Giampaolo gli battette i fari. Poi, questo qui continuò nella stessa direzione. Allora, per scansarlo, si è buttato sulla destra.
Avv. Sigfrido Fenyes: Il ponticino quanto è lungo?
Presidente: Se lo sa, signora. Se non lo sa, non lo sa. Lei lo dice.
R.P.: Non eccessivamente. Però non le so dire… come faccio a giù…
Avv. Sigfrido Fenyes: 20 metri, 30 metri, un chilometro.
R.P.: No, assolutamente. Assolutamente.
Avv. Sigfrido Fenyes: In che ordine di grandezza è?
R.P.: Più corto della larghezza di questa stanza, sicuramente.
Avv. Sigfrido Fenyes: Più corto dell’Aula Bunker, insomma.
R.P.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: Del lato corto o del lato…
R.P.: Da lato a lato. Però non mi chieda i metri, perché le direi una cosa per un’altra.

Avv. Sigfrido Fenyes: Voi avvistaste la macchina prima che imboccasse il ponticino.
R.P.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: E cominciaste a sfarettare.
R.P.: No.
Avv. Sigfrido Fenyes: No.
R.P.: No, perché finché non è entrata sul ponticino, poteva andare anche a diritto, la macchina. Non era mica detto che entrasse sul ponte.
Avv. Sigfrido Fenyes: C’è una lieve salita per salire su questa passerella, su questo ponticino, o no?
R.P.: Da dove venivamo noi?
Avv. Sigfrido Fenyes: Da dove venivate voi.
Avv. Sigfrido Fenyes: Voi venivate da Calenzano alto.
R.P.: Da Calenzano alto.
Avv. Sigfrido Fenyes: E questa macchina…
R.P.: Si scende più e poi dopo…
Avv. Sigfrido Fenyes: E questa macchina veniva da…
R.P.: Da Travalle.
Avv. Sigfrido Fenyes: Da Travalle, .
R.P.: Cioè, direzione quella lì, insomma.
Avv. Sigfrido Fenyes: Quindi, mantenendo la velocità folle, lei ebbe modo di notare questa persona per una frazione di secondo.
R.P.: Gliel’ho detto. Il tempo da quando mio marito ha alzato i fari a quando ci siamo scambiati. È ovvio che è poco, non è tantissimo. Infatti anche per farmi l’identikit mi ci è voluto una giornata, dai Carabinieri di Prato.
Avv. Sigfrido Fenyes: Quindi lei è stata una giornata dai Carabinieri di Prato, all’epoca, per poter delineare i tratti somatici di questa persona.
R.P.: Esatto. Perché prima facemmo il foto-feat e dopo quello. Sì.
Presidente: A tentativi, diciamo.
R.P.: No, non a tentativi. È lo sforzo mentale per poter ricordare tutti i partico…
Presidente: Come?
R.P.: Non è a tentativi. È stato lo sforzo mentale di dover ricordare tutti i particolari che mi venivano chiesti. Quindi… Perché a colpo d’occhio si vedono alcune cose, poi, insomma, dovendo ricostruire l’intero viso…
Presidente: Bene.
Avv. Sigfrido Fenyes: Quindi, dopo una giornata di lavoro, venne fuori questa descrizione, oppure…
R.P.: Sì, una giornata tra andare dal dottor Palazzo e a tutto quanto, insomma.
Avv. Sigfrido Fenyes: Sì. Lei si ricorda quale fu il primo dato che lei indicò ai Carabinieri?
R.P.: No.
Avv. Sigfrido Fenyes: Glielo ricordo io: dovrebbe essere l’età. Se lo ricorda?
R.P.: Può essere quella, come un altro. Non…
Avv. Sigfrido Fenyes: Perché lei…
R.P.: Non sono particolari che riesco a ricordare ora.
Avv. Sigfrido Fenyes: E lei indicò che età? se lo ricorda, sì?
R.P.: Più o meno, 45-55.
Avv. Sigfrido Fenyes: Allora, nella descrizione di allora, lei dette un’altra caratterizzazione piuttosto precisa. Non so se se la ricorda. Mi può dire se è vero o meno.
R.P.: Certo.
Avv. Sigfrido Fenyes: Lo ricavo dagli atti di allora. E parlò di lineamenti tondeggianti. Conferma?
R.P.: Del Viso.
Avv. Sigfrido Fenyes: Sì. Conferma questa circostanza. Relativamente all’automobile.
R.P.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: Lei precisò anche il colore.
R.P.: Rosso.
Avv. Sigfrido Fenyes: Allora, dai Carabinieri, disse qualcosa di più, relativamente al colore. Se lo ricorda?
R.P.: Mi ricordo… Se non mi ricordo male, eh, perché non vorrei dire una cosa per un’altra. Mi sembra…
Avv. Sigfrido Fenyes: Provi a ricordarlo.
R.P.: Certo. Mi sembra che ci chiesero la tonalità di rosso. Se era rosso tipo Ferrari, rosso aragosta… Insomma, una cosa del genere.
Avv. Sigfrido Fenyes: E lei cosa disse? Se lo ricorda?
Presidente: Se lo ricorda, o no?
R.P.: No. Mi perdoni.
Avv. Sigfrido Fenyes: Parlò di rosso sbiadito?
R.P.: Può darsi, sì. Può essere.
Avv. Sigfrido Fenyes: Successivamente, l’8 maggio ’96 quando fu interrogata presso la Squadra Mobile, lei dette un’altra caratterizzazione dell’auto che incrociò. Si ricorda se era nuova, o se era vecchia?
R.P.: Come modello?
Avv. Sigfrido Fenyes: No. L’auto che lei incrociò, lei ha dato un particolare in quella sede.
R.P.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: Circa il fatto che l’auto fosse o meno nuova. Se lo ricorda? Sennò glielo ricordo io, eh.
R.P.: Può darsi…
Avv. Sigfrido Fenyes: Parlò…
R.P.: Nuova fiammante, non credo.
Avv. Sigfrido Fenyes: … “Di una macchina colore rosso che non mi sembrò nuovissima”.
R.P.: Eh.
Avv. Sigfrido Fenyes: Se lo ricorda?
R.P.: Colore sbiadito, poteva essere sintomatica di quella.
Avv. Sigfrido Fenyes: Ecco, lo sbiadito poteva essere riferito a…
R.P.: Esatto.
Avv. Sigfrido Fenyes: Un’altra precisazione, relativamente all’album fotografico, alle foto che le fecero vedere. Le è già stato contestato praticamente tutto. Insomma, se lo vuole precisare, se riconobbe o meno, nelle foto che le mostrò la Questura, la persona che lei quella notte ebbe modo di incrociare, se pur fugacemente.
R.P.: Non l’ho riconosciuta, questo lo dissi. Questo lo dissi anche al Questore. Posso dire che asso… Cioè, che la foto mostrata può assomigliare all’identikit, ma non posso certo dire che è quella persona lì, rispetto alla foto che mi è stato mostrato.
Avv. Sigfrido Fenyes: Notò quindi anche delle differenze.
R.P.: Come, scusi?
Avv. Sigfrido Fenyes: Notò anche quindi delle differenze rispetto alla persona che lei vide allora.
R.P.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: Grazie, Presidente, non ho altre domande.
Presidente: Senta, signora, che ora era quando è avvenuto questo incrocio con quest’auto?
R.P.: Ora, l’ora precisa non me la ricordo. Vicino a mezzanotte.
Presidente: Adesso non chiediamo i minuti, però grossomodo.
R.P.: Vicino a mezzanotte.
Presidente: Vicino a mezzanotte. Senta, e su quest’auto, ci può dire qualche particolare in più? allora, non so, esisteva l’Alfa. Lei ha riconosciuto che era un’Alfa.
R.P.: Sì.
Presidente: Quindi, riconosce anche il tipo di auto.
R.P.: GT
Presidente: GT?
R.P.: Alfa Romeo GT
Presidente: Cioè la Giulia?
R.P.: No. Si chiama così, GT.
Presidente: Alfa Romeo GT
R.P.: È vecchia, è una macchina vecchia. Non è… non è recente, insomma. Era già abbastanza vecchia allora, penso.
Presidente: Siccome questo GT è venuto fuori… Io non lo so se era GT, o non GT. Quindi era un’Alfa Romeo GT, quella a due porte, a due porte.
R.P.: Penso di sì.
Presidente: Un’auto sportiva.
R.P.: Sì, sì.
Presidente: Sì, ho capito, quella sportiva, sì.
R.P.: Esatto. Fari tondi, insomma, davanti.
Presidente: Ho capito. Va bene. Pubblico Ministero, lei?
P.M.: Sì, Presidente, volevo mostrare quell’album fotografico che ha visto in Questura, perché, come gli è già stato contestato alla signora, nella foto numero 1 disse un qualcosa. Erano otto foto. Gliele facciamo vedere tutte e otto.
R.P.: Sì.
P.M.: Se si riesce ad essere più chiari…
Presidente: No, inetta un po’ più a fuoco… Ecco, sì.
R.P.: Sì, è vero. Ho detto una bischerata io. Le ho viste queste.
P.M.: Le ha viste?
R.P.: Sì.
P.M.: Non è una bischerata, signora. Non lo ricordava.
R.P.: Mi perdoni.
P.M.: Se vogliamo vedere anche quelle della pagina seguente. Ecco, lei ha visto queste otto foto.
R.P.: Sì.
P.M.: E lei dice…“Dopo avere esaminato attentamente dette foto, la signora Parisi sofferma la propria attenzione sulla foto 1 del citato album e su quella allegata”, che è quella che le avevo fatta vedere prima. E dichiara: “Le altre foto le posso escludere. Solamente quella contrassegnata dal numero 1 e quella separata che raffigurano la stessa persona, mi sembra che presenti caratteristiche simili al volto dell’individuo da me notato. Non posso accertare con certezza che si tratti della stessa persona”.
R.P.: Esatto.
P.M.: È così. Bene, grazie, signora.
Presidente: Signora, ma lei abita a Calenzano? Capitava a Calenzano?
R.P.: No, abitato alla Querce.
Presidente: Dove sarebbe?
R.P.: Pratica… È prima, cioè qualche chilometro prima di.. .
Presidente: A Prato, sarebbe.
R.P.: Sa dov’è Le Macine? neanche.
Presidente: No.
R.P.: Neanche.
Presidente: Insomma,
R.P.: Comunque diciamo… Sì.
Presidente: Fra Calenzano e Prato.
R.P.: Fra Calenzano e Prato, sì.
Presidente: Senta, e il Faggi lei non lo conosceva prima?
R.P.: No.
Presidente: Non lo ha mai visto.
R.P.: No.
Presidente: Così in paese… che so io. Non lo aveva mai visto.
R.P.: No, ma non… Cioè, non andavamo…
Presidente: Non le diceva nulla.
R.P.: Non è che… cioè, che Calenzano fosse un paese che frequentavamo o per amicizie o per altre cose. Quella sera lì…
Presidente: Bene.
R.P.: … siamo passati lì per caso, insomma. Nulla di particolare.
Presidente: Se non ci sono altre domande, può andare la teste.
P.M.: No, volevo dare atto ma sono atti ovviamente che sono già nel fascicolo del dibattimento che la foto numero 1 raffigura Faggi.
Presidente: Sì, sì.
P.M.: L’imputato Faggi.
Presidente: Lo ha già fatto lei. Va bene, può andare. Grazie.
R.P.: Grazie.

P.M.: Tozzini Giampaolo.
Presidente: Lei è Tozzini Giampaolo?
Giampaolo Tozzini: Sì.
Presidente: Senta, vuole essere ripreso dalle telecamere, o no?
G.T.: No. Preferisco di no.
Presidente: Allora, niente. Dov’è nato?
G.T.: A Vernio  il 6 luglio 1957.
Presidente: Residente?
G.T.: A Prato
Presidente: Legga quella formula.
G.T.: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.”
P.M.: Presidente, se crede.
Presidente: Sì, sì, prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Grazie. Signor Tozzini, lei che attività svolge?
G.T.: Autotrasportatore.
P.M.: Ricorda di avere, insieme alla signora Parisi, redatto un identikit dai Carabinieri relativo ad una persona incontrata la notte del 23/10/81, avete fatto un identikit relativo a persona individuata sere prima?
G.T.: Sì.
P.M.: Ricorda qualcosa di questo incontro di cui lei ha già parlato ai Carabinieri all’epoca e successivamente?
G.T.: Sì.
Presidente: Può spiegare alla Corte come avvenne, cosa vedeste e come mai poi vi presentaste ai Carabinieri per questa, per fare questo identikit.
G.T.: Allora, quella sera lì io e mia moglie si era fatto un giro su, a Calenzano alto, si era stati a bere qualcosa in un bar e poi di ritorno a casa. Arrivati all’altezza di quel ponticino lì, non mi ricordo se era piovuto un po’ prima, o stava piovendo, ho intravisto questa macchina provenire da zona di Travalle, là, a forte velocità. Presumibilmente un’Alfa rossa GT. E siccome il ponte è abbastanza stretto, gli ho battuto un pochino i fari per vedere se, insomma, perlomeno se diminuiva un po’ la velocità. Solo che questo, invece di diminuire, ci ha dato dentro, ha aumentato. E niente, io ho dovuto scansarmi e montare sul marciapiede del ponticino perché sennò rischiavo la collisione. E in quell’attimo che c’è stato lì, quando insomma… Io, tra l’altro, l’ho mandato anche a quel paese, mi è rimasto impresso questa persona qui che, insomma, sembrava uno che andasse proprio di fretta, ecco. Poi, il giorno dopo, sapendo quello che era accaduto, insomma, ho parlato un po’ con mia moglie e abbiamo deciso di riportare questa testimonianza.
P.M.: Lei ricorda l’espressione del volto? Se questa persona era, non so, imbambolata, assente, una cosa di questo genere?
G.T.: No…
P.M.: Se lo ricorda, se ebbe modo di notare…
G.T.: Dall’espressione degli occhi. sembrava una persona… cioè, ripeto, non è che sia stato un tempo di veduta eccezionale…
P.M.: Però vi colpì.
G.T.: Sì. Perché, insomma, questo modo di guidare… E poi sembrava piuttosto accigliato, no? Quando uno c’ha… Perlomeno sembrava… nervoso, dall’espressione degli occhi.
P.M.: Senta una cosa, lei dice: “L’auto mi sembrò presumibilmente un’Alfa Romeo GT”. Perché presumibilmente?
Presidente: Non era sicuro?
G.T.: Perché su quei modelli lì, non so se… Se ritorniamo un po’ indietro nel tempo, all’epoca c’era anche delle Lancia HF. E come la GT dell’Alfa c’hanno quattro fari davanti: due normali e… Vedendola davanti così poteva essere anche un’HF, però…
Presidente: Era a quattro fari?
G.T.: Eh?
Presidente: Era a quattro fari?
G.T.: Sì.
P.M.: Cioè, la caratteristica di quest’auto era un’auto sportiva, insomma.
G.T.: Sì.
P.M.: Il colore lo ricorda?
G.T.: Era un rosso… un rosso, rosso bordeaux.
P.M.: Rosso chiaro… Cioè, bordeaux è scuro, forse.
G.T.: Mi sembra più scuro che chiaro.
P.M.: Bene. Senta ancora una cosa: e quell’identikit che fu poi fatto, fu fatto anche in base alla descrizione della persona fatta da lei, o lei l’ha vista meno rispetto a sua moglie?
G.T.: Effettivamente mia moglie, essendo dalla parte di là, l’ha notata un po’ meglio di me, perché io pensavo più a scansarlo che a vederlo.
P.M.: Ricorda se questo ponte, o l’incontro che faceste, rispetto al luogo dov’è avvenuto l’omicidio – se lei lo sa – se sono vicini, che vicinanza ci può essere?
G.T.: Io penso da lì ci sia… non più di 500 metri.
P.M.: 500 metri dal luogo dell’omicidio. Vide se c’erano altre… Cioè, ha ricordo se, insieme a quella, prima o dopo, incrociaste altre vetture?
G.T.: No.
P.M.: Lei ricorda se in quest’auto, oltre alla persona di cui fu fatto l’identikit, ebbe la sensazione se c’era qualche altro?
G.T.: No, a me mi sembrava solo.
P.M.: Dovrei mostrargli l’identikit per vedere se è quello che avete redatto voi.
G.T.: Sì.
P.M.: Possiamo prendere… Ecco, è questo?
G.T.: Sì.
P.M.: Le è stato poi successivamente mostrato qualche album fotografico di persone per vedere se riconosceva qualcuno? Se lo ricorda, eh.
G.T.: Qualcosa abbiamo visto, sia dai Carabinieri a Prato, che… Allora credo ci fosse ancora il dottor Palazzo, se…
P.M.: Il Giudice, all’epoca.
G.T.: Ci fece vedere delle foto, però non… attinenti a questo, non… cioè, non è che ci somigliassero tanto.
P.M.: Lei ha visto successivamente qualche foto con l’immagine dell’imputato Faggi?
G.T.: Qualche volta sul giornale.
P.M.: Le ha suscitato qualche ricordo, rispetto a quell’identikit?
G.T.: Oddio, un pò di somiglianza…
P.M.: Ce l’ha vista. Non ho altre domande. Grazie.
Avv. Aldo Colao: Senta, scusi.
G.T.: Prego.
Avv. Aldo Colao: La direzione della macchina rossa, con soggetto a bordo che poi, di cui la sua signora e lei avete fornito l’identikit – ma più la sua signora – aveva direzione di marcia proveniente dal luogo dell’omicidio che lei sappia?
G.T.: Sì.
Avv. Aldo Colao: Quindi voi andavate in senso inverso.
G.T.: Sì.
Avv. Aldo Colao: Un’altra cosa: lei si ricorda l’ora in cui ci fu questo scambio?
G.T.: Dall’11.40 alla mezzanotte.
Avv. Aldo Colao: Come fa a dirlo con precisione?
G.T.: Arrivai a casa, da lì a Prato sono 6-7 chilometri, era mezzanotte e cinque, sicché…
Avv. Aldo Colao: Bene. Grazie, non ho altre domande.
G.T.: Prego.
Presidente: I difensori?
Avv. Sigfrido Fenyes: Sì, grazie, Presidente. Vorrei capire meglio le modalità di questo incontro con quest’auto.
G.T.: Prego.
Avv. Sigfrido Fenyes: Dunque, l’auto proveniva dalla direzione di Travalle.
G.T.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: Vi incrociaste dove? Sul ponticino, prima, dopo…
G.T.: All’imbocco del ponticino, più sul ponte che al di fuori.
Avv. Sigfrido Fenyes: Quindi voi vedeste un’auto provenire in direzione del ponticino.
G.T.: No, allora…
Avv. Sigfrido Fenyes: Quanto dista…
G.T.: … viaggiando, viaggiando la notte, il fascio della luce si vede dei fari, se uno viene da una parte o da un’altra. Il ponticino penso che massimo sarà 20 metri. Dopo il ponte c’è un incrocio: sulla destra si va verso il luogo dell’omicidio, sulla sinistra si va verso Calenzano o Prato.
Avv. Sigfrido Fenyes: Questo, visto dalla direzione dalla quale venivate voi.
G.T.: Sì. Sicché, vedendo il fascio di luce, ho visto che lui veniva dalla zona del delitto.
Avv. Sigfrido Fenyes: Quindi lei si accorge di un fascio di luce di una automobile che arriva a velocità…
G.T.: Sostenuta.
Avv. Sigfrido Fenyes: Molto sostenuta.
G.T.: Molto sostenuta.
Avv. Sigfrido Fenyes: Quest’auto imbocca il ponticino.
G.T.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: Quando voi siete già sul ponticino.
G.T.: Sì, insomma… Se proprio si era sopra, o all’imbocco, ora è passato un po’ di tempo, eh.
Avv. Sigfrido Fenyes: Lei fa una manovra per scansarlo.
G.T.: Certo.
Avv. Sigfrido Fenyes: Che manovra fa per scansarlo?
G.T.: Mi sposto sulla destra e cerco di fermarmi. Anche se frenare in quei casi lì non era tanto consigliabile.
Avv. Sigfrido Fenyes: Due macchine ci passano sul ponticino, o no?
G.T.: Mica tanto bene.
Avv. Sigfrido Fenyes: C’è un marciapiede?
G.T.: Sì. all’epoca c’era… più che marciapiede era un cordonato basso che, insomma, non creava difficoltà andarci sopra con la gomma, via.
Avv. Sigfrido Fenyes: Montò sul marciapiede lei?
G.T.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: Ebbe modo di sfarettare alla macchina che le veniva incontro, cioè, questo prima che imboccasse il ponticino?
G.T.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: Provenendo da Travalle, per imboccare il ponticino, si fa una curva a sinistra.
G.T.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: Eh? Quindi lei vede il fascio di luce e la macchina che si avvicina al ponticino. Lei sta montando sul ponticino e poi questa macchina imbocca repentinamente il ponticino, se non ho capito male.
G.T.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: Girando a sinistra. Venendo verso la sua direzione.
G.T.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: Mantenendo la velocità sostenuta.
G.T.: Certamente. Quando è entrato sul ponticino, un po’… se non voleva volare in Marina, ha dovuto rallentare un po’, però la velocità era sostenuta anche sul ponticino.

Avv. Sigfrido Fenyes: Senta, ebbe modo lei di notare l’automobile, mi pare di aver capito.
G.T.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: E, se non ho capito male, lei individua bene il frontale dell’auto.
G.T.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: Perché questa macchina aveva quattro fari. Tutti accesi?
G.T.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: Non ebbe modo di vedere la parte posteriore dell’auto?
G.T.: La parte posteriore, no. Proprio non…
Avv. Sigfrido Fenyes: Vide meglio l’auto, piuttosto che la persona che la conduceva?
G.T.: Meglio l’auto.
Avv. Sigfrido Fenyes: Meglio l’auto. Anche perché forse stava attento alla manovra.
G.T.: Lui lo vidi quando proprio lo ebbi all’altezza del laterale, via. Mi girai così.
Avv. Sigfrido Fenyes: Sì, poi ci ritorniamo dopo un momento. Volevo rimanere un attimo sull’auto. Sull’auto, lei si ricorda che dette una prima descrizione ai Carabinieri, nell’81?
G.T.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: Sul colore di quest’auto. Lei si ricorda che faceste anche una precisazione circa la tonalità di questo rosso.
G.T.: Io… Può darsi gli si sia dato una tonalità più chiara. Però…
Avv. Sigfrido Fenyes: Lei si ricorda di aver parlato di rosso sbiadito? Aragosta, o rosso sbiadito.
G.T.: Mah, forse aragosta.
Avv. Sigfrido Fenyes: Rosso sbiadito?
G.T.: No, rosso sbiadito proprio non…
Avv. Sigfrido Fenyes: Non se lo ricorda. Relativamente all’identikit, i dati che voi forniste ai Carabinieri, erano sostanzialmente dati e caratteristiche osservate da sua moglie, piuttosto che da lei.
G.T.: Forse, per quanto riguarda la costruzione dell’identikit, diciamo che lei ha collaborato più di me.
Avv. Sigfrido Fenyes: Si ricorda di aver detto che non ebbe modo di guardare bene l’individuo che conduceva la macchina?
G.T.: Può darsi, senz’altro.
Avv. Sigfrido Fenyes: Ricorda…
Presidente: Non ho capito, avvocato. Cosa ha detto?
Avv. Sigfrido Fenyes: Se si ricorda di aver detto che non ebbe modo di guardare bene l’individuo che conduceva la macchina.
G.T.: Sì, posso….
Presidente: Lo ha detto anche ora, poco fa, ma comunque va bene.
G.T.: Lo posso aver detto, sul discorso di prima, che io ero preoccupato più a non avere uno scontro, che a vedere chi c’era dentro, insomma.
Avv. Sigfrido Fenyes: Volevo una conferma di questo. Tant’è che…
G.T.: Sì, sì, può darsi.
Avv. Sigfrido Fenyes: … i dati dell’identikit furono forniti più da sua moglie che da lei. Ecco, questo.
G.T.: Può darsi, sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: Senta, prima il Pubblico Ministero le ha chiesto se aveva avuto modo di vedere fotografie del signor Faggi sui giornali.
G.T.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: E questo, prima o dopo la ricognizione fotografica fatta presso la Polizia?
G.T.: Si parla sempre dell’epoca?
Presidente: Dell’epoca, dell’epoca. Vuol sapere l’avvocato…
G.T.: Sì, sì.
Presidente: Vuol sapere l’avvocato… Ah, l’ha capito. Bene.
G.T.: Dopo, può darsi.
Avv. Sigfrido Fenyes: Dopo che vedeste l’album fotografico?
G.T.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: Senta, un’ultima precisazione…
Presidente: Cioè, non ho capito io cosa ha detto ora. Dopo?
G.T.: Può darsi.
Presidente: Può darsi.
G.T.: Perché…
Presidente: Cioè, le fotografie del Faggi le avete viste dopo aver fatto l’identikit. Questo, vuol dire? O no, o l’inverso?
Avv. Sigfrido Fenyes: No, credo di aver capito che il teste ha detto di aver visto le foto del Faggi sui giornali dopo avere eseguito la ricognizione fotografica presso la Polizia.
Presidente: Bene.
P.M.: Chiedo scusa, per correttezza, ma io, questo verbale di ricognizione fotografica non so a cosa allude, perché non ce l’ho. Il teste ha detto di aver visto delle foto dal giudice Palazzo il giorno della ricostruzione dell’identikit. Siamo nel 1983.
Avv. Sigfrido Fenyes: La precisazione è…
P.M.: Quindi, così ho capito…
Presidente: ’81, ’81…
P.M.: ’81, chiedo scusa. ’81. Quindi penso che difficilmente all’epoca il giudice Palazzo aveva delle foto del Faggi.
Avv. Sigfrido Fenyes: La domanda che…
P.M.: Ricognizione fotografica, io, negli atti, non ne ho. Il signore così ha detto, quindi…
Presidente: Va bene, via.
P.M.: … la domanda di dire…
Presidente: Era per sapere come…
P.M.: Sì, ma per chiarezza, sennò…
Presidente: Sì, Sì.
P.M.: Quindi, sicuramente, le foto del Faggi le ha viste, come ha detto, in epoca successiva sui giornali. Quindi, rispetto alla ricognizione fotografica, mi deve dire il difensore da dove l’ha presa, perché 10 non ce l’ho.
Presidente: Non c’è stata la ricognizione foto…
P.M.: Bravo, era questo che volevo dire. Evitiamo l’equivoco. Il signore ha detto: ‘ho visto delle foto’, chissà che foto gli hanno fatto vedere, perché i verbali non furono fatti. Ma sicuramente di persone diverse dal Faggi, presumo.
Avv. Sigfrido Fenyes: L’equivoco è subito chiarito. Parlai di ricognizione fotografica impropriamente, alludendo all’album fotografico mostratogli dalla Polizia Giudiziaria…
P.M.: Dov’è, dov’è questo verbale che lei dice è stato mostrato un album fotografico?
Avv. Sigfrido Fenyes: Mi par che il teste abbia detto…
P.M.: No, ha detto
Avv. Sigfrido Fenyes: … gli sono state mostrate delle fotografie.
P.M.: … dal giudice Palazzo. Perché se lei ha gli stessi atti miei, i verbali di ricognizione fotografica, non sono stati fatti…
Presidente: Lo abbiamo chiarito il particolare.
P.M.: Bene.
Avv. Sigfrido Fenyes: Un’ultima precisazione relativamente all’auto. Lei ha detto: ‘presumibilmente un’Alfa rossa.
G.T.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: Quindi è sicuro sul rosso, non è sicuro sull’Alfa? E ‘ così?
G.T.: Sul colore, sono sicuro. Sull’Alfa, come ho detto prima, c’è questo dubbio fra l’HF e l’Alfa GT. Però più sull’Alfa che sull’HF, via, diciamo.
Avv. Sigfrido Fenyes: Comunque sono i fari che l’hanno impressionato, i frontali.
G.T.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: Grazie, Presidente.
Presidente: Senta…
AW. Pellegrini: Presidente. . .
Presidente: Ah…
AW. Pellegrini: Signor Tozzini, mi scusi.
G.T.: Sì.
Avv. Patrizio Pellegrini: Ma io non conosco la zona. E probabilmente molte altre persone in quest’aula non la conoscevo. Quindi lei deve avere pazienza.
G.T.: Prego.
Avv. Patrizio Pellegrini: Lei veniva da una strada che è la prosecuzione del ponticino, o viceversa, cioè a diritto.
G.T.: Sì.
Avv. Patrizio Pellegrini: Cioè, lei imboccava il ponticino venendo a diritto.
G.T.: Sì.
Avv. Patrizio Pellegrini: Dalla strada di sua provenienza.
G.T.: Sì.
Avv. Patrizio Pellegrini: Giusto?
G.T.: Giusto.
Avv. Patrizio Pellegrini: Mentre, la macchina di cui si sta parlando, rispetto al ponticino, veniva dalla sua destra.
G.T.: Sì.
Avv. Patrizio Pellegrini: E doveva quindi verosimilmente girare a sinistra per imboccare il ponte.
G.T.: Sì.
Avv. Patrizio Pellegrini: Quindi, se ben capisco, lei ha visto – e insieme all’allora sua fidanzata – ha visto questa macchina anche di fianco.
G.T.: Sì.
Avv. Patrizio Pellegrini: Perché le è passata davanti.
G.T.: Sì.
Avv. Patrizio Pellegrini: Col fianco sinistro.
G.T.: Sì.
Avv. Patrizio Pellegrini: Cioè col fianco del guidatore.
G.T.: Sì.
Avv. Patrizio Pellegrini: Giusto?
G.T.: Giusto.
Avv. Patrizio Pellegrini: Ecco, la visuale che lei aveva, stando sul ponte – da come ho capito – rispetto alla direzione di marcia di provenienza dell’auto rossa, le era impedita dalla spalletta, ad esempio, o aveva visuale libera?
G.T.: lo, la visuale libera, quando… Certamente, quando ho visto la macchina che proveniva di là, non è che potessi vederla… L’ho avuta libera quando mi sono trovato quasi al pari della mia automobile. Quando ci siamo affiancati, diciamo.
Avv. Patrizio Pellegrini: Nella fase della curva.
G.T.: Più che curva, no, perché sulla curva c’è la spalletta del muro. E si vede che viene una macchina, però la spalletta la copre un po’. Si vede un po’ il sopra.
Avv. Patrizio Pellegrini: È superato l’angolo della spalletta.
G.T.: Sì. Da lì, sì, ho notato la macchina.
Avv. Patrizio Pellegrini: Quindi nel momento in cui girava sul ponte, in sostanza.
G.T.: Sì.
Avv. Patrizio Pellegrini: Giusto?
G.T.: Sì.
Avv. Patrizio Pellegrini: E in quel momento, come lei ha detto prima, per non andare a finire nel fosso, ha rallentato facendo la curva.
G.T.: Sì. Rallentato, insomma, per modo di dire.
Avv. Patrizio Pellegrini: Rispetto a quello…
G.T.: Sì, alla velocità…
Avv. Patrizio Pellegrini: Rispetto alla velocità precedente.
G.T.: Sì.
Avv. Patrizio Pellegrini: Bene. Grazie, non ho altre domande.
G.T.: Prego.
Presidente: Senta, quella strada da cui proveniva la macchina, la GT o HF, che dir si voglia, portava soltanto al luogo del delitto, o poteva andare da altre parti?
G.T.: No, proseguendo si va a finire a Travalle…
Presidente: No, non ci siamo… Forse mi sono spiegato male.
G.T.: Sì, mi dica.
Presidente: Percorrendo quella strada in senso inverso alla GT si va soltanto al luogo dov’è avvenuto il delitto, o si poteva andare anche in un’altra zona?
G.T.: No, da lì si può andare alla Querce, oppure si può andare in Travalle, dove ci sono delle abitazioni. Quindi, quella macchina poteva venire dal luogo del delitto ma anche da altri punti.
G.T.: Sì.
Presidente: Bene. Quindi, lei, tornando all’auto, è sicuro dei quattro fari e del colore, non del tipo.
G.T.: Sì. Siamo un po’…
Presidente: Dunque, lei ha parlato di HF, Lancia HF che aveva…
G.T.: Sì, ora… Anche all’epoca, quando andetti dai Carabinieri, glielo dissi. Ora, se poi non lo hanno segnato, non lo so. Però ero un po’ più propenso sulla GT, via.
Presidente: Più propenso verso la GT.
G.T.: Sì.
Presidente: Bene. Lei, la. coda non ha, la parte posteriore non ha avuto modo di guardarla bene. No?
G.T.: No.
Presidente: Bene. Se non ci sono altre domande, il teste può andare. Grazie.
G.T.: Bene.
P.M.: Nessuna, il P.M. Grazie.
Presidente: Può andare, grazie.

P.M.: Sentiamo…
Presidente: Come si chiama lei?
Tiziano Giugni: Giugni Tiziano.
Presidente: Nato a? 
Tiziano G.: Calenzano.
Presidente: II? 
Tiziano G.: Il 1 gennaio 1959.
Presidente: Senta, vuol essere ripreso dalle telecamere, oppure ha difficoltà? 
Tiziano G.: No, non voglio essere ripreso.
Presidente: Bene. Niente TV. 
Ufficiale giudiziario: Residente? 
Tiziano G.: A Calenzano. 
Ufficiale giudiziario: Legga questa formula. 
Tiziano G.: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.”
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Sì, grazie. Signor G., può innanzitutto spiegare alla Corte che attività esplica lei? Che lavoro fa. 
Tiziano G.: Lavoro alla SNAM, diciamo, metano.
P.M.: Alla SNAM. Senta, lei conosce, o ha conosciuto in passato, il signor Faggi? 
Tiziano G.: Sì.
P.M.: Può spiegare come mai?
Tiziano G.: Perché mio padre è suo amico, diciamo. Si conoscevano, diciamo.
P.M.: In che epoca? Sua padre è deceduto? 
Tiziano G.: Il mio padre è deceduto nel ’94, dicembre.
P.M.: In che epoca, in che arco di tempo si sono conosciuti, o frequentati prima?
Tiziano G.: Quando ero piccolo, diciamo, quando avevo 13-14 anni.
P.M.: Possiamo quindi focalizzare nel tempo, scusi, rispetto alla sua età, in che anni siamo? In che anni lei aveva 13-14 anni? Lei è del ’59. . .
Tiziano G.: Sono del ’59, ne ho 38. Diciamo…
P.M.: Negli anni ’70. 
Tiziano G.: Sì.
P.M.: Nel ’70… questa amicizia fra suo padre e il Faggi è durata nel tempo? 
Tiziano G.: Sì, erano amici, diciamo. Sì…
P.M.: E frequentavano gli stessi bar, abitavano vicini, non lo so… 
Tiziano G.: Sì, sì.
P.M.: È così? 
Tiziano G.: Sì, stavano vicini di casa.
P.M.: Vicini di casa. 
Tiziano G.: Vicini, insomma, una certa distanza. A Calenzano, diciamo.
P.M.: Suo padre che lavoro faceva? 
Tiziano G.: Filatura.
P.M.: Suo padre è deceduto ha detto, mi scusi?
Tiziano G.: Di dicembre del ’94.
P.M.: E questa amicizia con il Faggi è andata fino al… 
Tiziano G.: Sì, si vedevano prima, sì.
P.M.: Lei ricorda di frequentazioni fra suo padre e il Faggi, quindi fin da bambino, fin dall’epoca in cui lei era bambino. 
Tiziano G.: Sì, diciamo, si conoscevano. Sì, non è che..
P.M.: Senta una cosa: lei ricorda di essere mai stato fuori con suo padre e con il Faggi? 
Tiziano G.: Sì, siamo andati qualche volta a fare la spesa, a prendere l’acqua. Ma in epoca, diciamo, quando io avevo 13, 12-13 anni, diciamo, fino a quell’epoca lì.
P.M.: Ecco, dopo quell’epoca più? 
Tiziano G.: No, non è che…
P.M.: C’è un motivo, o… 
Tiziano G.: No, perché non è che diciamo… Io ho preso la mia strada, voglio dire…
P.M.: Va be’, 13-14 anni, la sua strada…
Tiziano G.: Sì…
P.M.: Ma c’è un motivo particolare per cui questa frequenza… 
Tiziano G.: No, no, niente di particolare. Perché mi ci portava mio padre, così. Voglio dire…
P.M.: Andavate anche nel Mugello? 
Tiziano G.: Sì. Sì.
P.M.: A San Piero a Sieve, posti così? 
Tiziano G.: No, andavo a Galliano, più che altro.
P.M.: A Galliano. 
Tiziano G.: A prendere…
P.M.: Perché loro frequentavano Galliano? 
Tiziano G.: Sì, andavano a prendere l’acqua, lì e facevano la spesa, diciamo.
P.M.: A Galliano. 
Tiziano G.: Sì.
P.M.: Senta, le è mai capitato di andare al ristorante fuori nel Mugello insieme a suo padre e Faggi e avete incontrato il Pacciani? 
Tiziano G.: No.
P.M.: Lo esclude? Siccome, sia il Faggi che il Pacciani hanno sempre detto che loro si sono incontrati e ci eravate voi. Lo esclude lei.
Tiziano G.: Io, non mi è mai capitata che il Pacciani…
P.M.: Senta una cosa: lei ha presente se il Faggi aveva particolari tipi di auto, se era una persona che ogni tanto cambiava auto, se per 20 anni ha tenuto sempre la stessa?
Tiziano G.: Cioè, io mi ricordo che aveva, mi sembra una Peugeot, mi sembra, in quel periodo… Mi sembra, perché non era un particolare… Però, sa…
P.M.: In che anni siamo? Quando lei aveva 13 anni? 
Tiziano G.: Sì…
P.M.: Cioè agli anni ’70. 
Tiziano G.: Sì.
P.M.: Successivamente, fino al ’94, se lui era un tipo che cambiava auto… 
Tiziano G.: Può darsi questo, però non posso…
P.M.: Le non lo sa. 
Tiziano G.: No… Non voglio dire una cosa per un’altra, ora.
P.M.: Suo padre, invece, che auto aveva?
Tiziano G.: Mio babbo non ha mai avuto la patente, aveva il motorino.
P.M.: E andava con il Faggi quando andava… 
Tiziano G.: Sì, col Faggi, sì.
P.M.: Ma amici diversi dal Faggi con cui aveva lo stesso tipo di frequentazione così assidua, ce l’aveva suo padre, o il suo amico era il Faggi? 
Tiziano G.: Non lo so. Questo… Si vedevano lì al bar…
P.M.: Mi scusi, andare fuori a prender l’acqua, tutto quello che lei ha detto, c’erano altre persone, o era il Faggi la persona…
Tiziano G.: No, era lui, diciamo…
P.M.: Era il Faggi. Senta…
Presidente: Scusi un attimo. Zanobini si è allontanato, vero? 
(voce non udibile)
Presidente: Prego, l’ho visto prendere la borsa e andar via. Allora, lo sostituisce l’avvocato Fenyes. Non c’è incompatibilità, va bene?
P.M.: E tornando un attimo al tipo di auto, lei ricorda se aveva auto tutte di una certa… un po’ auto grosse, forse per il mestiere che faceva, se è così.
Tiziano G.: Mi sembra che fosse stata una familiare, un po’ grossa. Però un mi ricordo di preciso che…
P.M.: Questo, il Peugeot di quella volta… 
Tiziano G.: Sì, quello lì.
P.M.: … ma se lui, lei ha riferito alla Polizia che ricorda che ha avuto anche forse una Croma grigio metallizzata… 
Tiziano G.: Sì, una Croma…
P.M.: 
Tiziano G.: Una Croma mi sembra, sì.
P.M.: Lei ha parlato anche, le ricordo: “E poi mi sembra avesse anche una FIAT Argenta”, ha detto. 
Tiziano G.: Può darsi.
P.M.: Può darsi. Senta, circa questa amicizia fra suo padre e Faggi, che lei sappia, era ben vista in famiglia? Sua mamma aveva qualcosa a che ridire, era un qualcosa che aveva creato qualche disagio?
Tiziano G.: Mah…
P.M.: Lei di questo ha parlato, anche se magari non è piacevole, sono cose…
Tiziano G.: Sì, forse qualche disagio, però non è che… voglio dire…
P.M.: Più di tanto. Ci può far capire il disagio da cosa era dato?
Tiziano G.: Mah, non lo so. Che andava sempre, forse, fuori via con lui… voglio dire, questa cosa qui. Poi, altro…
P.M.: Lei dice di una qualche sensazione di sua madre, vediamo se gliela ricordo io più facile, dice: “A seguito dell’amicizia con il Faggi, ribadisco che erano amici intimi. Mia madre Lucia che tuttora vive in più occasioni ha manifestato il suo disappunto per l’amicizia che legava mio padre al Faggi; in quanto secondo mia madre i due erano troppo amici. Non che mio padre facesse mancare niente alla famiglia, ma difatti in più occasioni mia madre ha litigato con mio padre o comunque discussero animatamente perché era decisamente contraria a quel tipo di rapporto che, come ripeto, per mia madre i due erano troppo amici e la loro frequentazione andava oltre alla normale amicizia tra due persone tanto è che anche al paese la gente mormorava di una loro relazione”. È così?
Tiziano G.: Più o meno diciamo. Poi icché ci sia stato, quello io…
P.M.: Lei, non son cose che riguardano lei, fra l’altro in parte, una persona deceduta.
Tiziano G.: Poi riguardano mio padre che è già deceduto…
P.M.: Però queste cose lei le ha dette alla Polizia, è così? Queste che le ho letto?
Tiziano G.: Io veramente, queste non mi sembra che le abbia dette. Poi, sa…
P.M.: Io leggo un verbale.
Tiziano G.: Sì, sì. Può darsi che… Sì, sì.
P.M.: È qualcosa che ha detto. Insomma, non è proprio semplice… Senta ancora qualcosa: lei ricorda di essere andato comunque con suo padre e con il Faggi, indipendentemente dall’incontro con Pacciani nel Mugello, così come dicono loro e che effettivamente è un po’… 
Tiziano G.: Mah, io…
P.M.: … smentito da… 
Tiziano G.:  … a me mi sembra di no, diciamo. Però…
P.M.: Indipendentemente da quell’incontro lì, eh. 
Tiziano G.: È chiaro.
P.M.: Ecco, lei non ricorda di esser stato al ristorante. Non ho altre domande, grazie.
Presidente: Parti civili, un momento. No, no, aspetti, aspetti. Parti civili?
Avv. Aldo Colao: Signor Giugni, scusi. 
Tiziano G.: Dica.
Avv. Aldo Colao: Riguardo appunto a questa relazione che vi era fra il Faggi e il suo povero babbo…
Avv. Sigfrido Fenyes: Chiedo scusa, magari i termini: non ha parlato di “relazione” il teste.
Avv. Aldo Colao: Quello che ha letto, la lettura del verbale parla di una relazione, quella che gli ha letto il P.M.. Io vorrei sapere… quei bambini… 
(voci sovrapposte)
Tiziano G.: La frequentazione, basta. Poi non lo so cosa c’era dietro la frequentazione, quindi non… Cosa può interessare…
Avv. Aldo Colao: I bambini, lei ha un fratello, no? Ecco. Uscivate volentieri col babbo e col Faggi?
Tiziano G.: È chiaro se uscivo col mi’ babbo, esco volentieri. È chiaro.
Avv. Aldo Colao: No, no. Mi scusi, mi scusi. Lei ha dichiarato qui che non uscivate volentieri, perché dallo stesso verbale che ora io le sto contestando, delle cose che – scusi – lei naturalmente riferì alla Polizia. E poiché siamo qui per accertare la verità di determinati fatti, so che può spiacere, però lei le ha riferite alla Polizia. Io mi riferisco a questa circostanza, lei disse: “Intendo riferire anche che per l’amicizia che legava mio padre al Faggi, sia mia madre che io stesso non andavo mai volentieri a giro con mio padre quando vi era il Faggi con lui. E per questo motivo che sia io che mio fratello dall’età di 10-11 anni circa, non siamo mai più andati a giro con mio padre e con il Faggi a bordo della sua auto. Anche se ora che ci penso le volte che sono andato a giro sull’auto del Faggi con mio padre, si limitano a poche volte e solo quando andavamo a pescare insieme”. Lei conferma questo fatto che voi vi eravate come bambini, un po’ astenuti dall’andare… ecco, questo mi interessava, questo. 
Tiziano G.: Va bene.
Avv. Aldo Colao: Lo conferma? Bene. E allora io deposito il verbale…
Presidente: Altre domande? Altre domande? Difesa?
Avv. Sigfrido Fenyes: Sì, Presidente. Lei si ricorda quando è stato sentito dalla Polizia Giudiziaria, signor G.? 
Tiziano G.: Eh, non me lo ricordo, ora di preciso…
Avv. Sigfrido Fenyes: Glielo ricordo io: il 4 luglio ’96.
Tiziano G.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: È un anno fa.
Presidente: 4 luglio?
Avv. Sigfrido Fenyes: ’96. I fatti sui quali si cerca di rinfrescarle la memoria, quindi sembra abbia detto all’inizio risalgono a una ventina di anni fa, se non ricordo…
Tiziano G.: Eh, sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: Quindi, quando lei era poco più che un bambino. 
Tiziano G.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: ’70 o ’75, ’80. 
Tiziano G.: Avevo undici, tredici. Tredici anni, quattordici. Quell’età lì, diciamo. 
Avv. Sigfrido Fenyes: Lei si ricorda che andava a pescare? Ha la passione della pesca tuttora? 
Tiziano G.: Sì, ancora vo a pescare io.
Avv. Sigfrido Fenyes: Dove andava a pescare? 
Tiziano G.: S’andava a Marina, vicino a casa, sennò insieme qualche volta…
Avv. Sigfrido Fenyes: La Marina, il fiume lì? 
Tiziano G.: Sì, vicino a casa.
Avv. Sigfrido Fenyes: Andavate anche insieme?
Tiziano G.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: Quindi ricorda perché adesso le è stato contestato, di essersi recato a pescare sul fiume Sieve anche cioè con suo padre e con il signor Faggi, il quale – se non ho capito bene – aveva la macchina e quindi vi accompagnava. 
Tiziano G.: È chiaro.
Avv. Sigfrido Fenyes: Quando andavate insieme, andavate via la mattina e tornavate la sera?
Tiziano G.: Sennò la mattina, si tornava all’ora di pranzo. Secondo…
Avv. Sigfrido Fenyes: Oppure tutta la giornata? 
Tiziano G.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: Senta, a Galliano, lei ha parlato prima di Galliano… 
Tiziano G.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: A Galliano, il signor Faggi ci andava lei sa, mi sembra l’abbia detto, a fare la spesa. Anche suo padre andava a fare la spesa a Galliano? 
Tiziano G.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: C’era la carne buona? 
Tiziano G.: Carne buona, sì, diciamo.
Avv. Sigfrido Fenyes: Andava per questo motivo? 
Tiziano G.: Sì. Prendeva l’acqua, anche, voglio dire.
Avv. Sigfrido Fenyes: Non ho altre domande, grazie.
Presidente: Le macchine possedute dal Faggi, cosa ha detto? Se me lo vuol ripetere per cortesia? 
Tiziano G.: Come ha detto?
Presidente: Se le macchine che aveva, che ha visto in possesso del Faggi… 
Tiziano G.: Mah, io…
Presidente: … si è parlato… 
Tiziano G.: … io mi ricordo della Peugeot…
Presidente: Della Peugeot. 
Tiziano G.:  … diciamo, può darsi anche dell’Argenta, sì ma, non è che… tutte macchine grosse.
Presidente: Della Croma… lei ricorda la Peugeot e la Croma. 
Tiziano G.:  Sì.
P.M.: E l’Argenta.
Presidente: E l’Argenta. Va bene. Se non ci sono altre domande, può andare. Allora, vada via. 
Tiziano G.: Grazie.

P.M.: Sentiamo Giugni Stefano.
Presidente: Senta, lei vuol essere ripreso dalla televisione o no?
Stefano Giugni: No.
Presidente: No? Allora, niente telecamere. Come si chiama?
Stefano G.: Giugni Stefano. 
Ufficiale giudiziario: Nato a?
Stefano G.: A Calenzano il 26 dicembre 1961. 
Ufficiale giudiziario: Residente?
Stefano G.: A Prato
Ufficiale giudiziario: Legga la formula.
Stefano G.: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.”
Presidente: Lei è il fratello dell’altro signore che è uscito prima?
Stefano G.: Si.
Presidente: Bene. Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Grazie, Presidente. Che lavoro fa, signor G.?
Stefano G.: Lavoro in una ferramenta.
P.M.: Senta, lei ha conosciuto in passato, conosce il signor Faggi Giovanni?
Stefano G.: Sì, l’ho conosciuto tramite mio padre.
P.M.: Ci può spiegare come l’ha conosciuto lei, che tipo di rapporto c’era fra il Faggi e suo padre e quando l’ha conosciuto lei?
Stefano G.: Sì, fin da piccolo.
P.M.: Cioè, “piccolo” lei cosa intende? È del ’60.
Stefano G.: ’61, sì, ora non me lo ricordo bene, verso l’età di sette o otto anni.
P.M.: Quindi all’inizio degli anni ’70, lei…
Stefano G.: Sì, penso di sì.
P.M.: … lei ha questo ricordo?
Stefano G.: Sì.
P.M.: Il tipo di frequentazione, il rapporto che c’era fra suo padre e il signor Faggi ce l’ha presente, ce lo può descrivere? 
Stefano G.: Mah, io che mi ricordi io, che si ritrovavano la sera al bar, a quello che mi diceva i’ mi’ babbo. E poi andavano il sabato a fare la spesa a Galliano, a prendere l’acqua e basta, ecco. Quello…
P.M.: C’è stato qualche volta fuori anche lei insieme al Faggi e suo padre?
Stefano G.: No. Che mi ricordi io, sì, una volta a pescare. Quella me la ricordo.
P.M.: Si ricorda dove?
Stefano G.: Mah, che mi ricordi io, l’era il Mulino lì, vicino a Borgo. Lo chiamavano il Mulino.
P.M.: Vicino Borgo San Lorenzo?
Stefano G.: Sì.
P.M.: Siete andati… suo padre guidava?
Stefano G.: No.
P.M.: Aveva un’auto…
Stefano G.: No, aveva il motorino. Cioè, aveva provato a piglia’ la patente, però è stato bocciato.
P.M.: E aveva lasciato perdere?
Stefano G.: Aveva lasciato perdere.
P.M.: Quindi andava… quella volta che lei ricorda, andaste con il Faggi?
Stefano G.: Sì.
P.M.: Lei ricorda che auto aveva quella volta, se lo ricorda, o il tipo di auto che ha posseduto il Faggi se lei lo sa.
Stefano G.: Quello che mi ricordo io, mi sembra un’Argenta e un’altra macchina grossa, mi sembra una Croma.
P.M.: Le FIAT Argenta sono quelle tipo 131, quelle macchine lì.
Stefano G.: Esatto, sì.
P.M.: Senta ancora una cosa: lei è mai stato al ristorante con suo padre, se lo ricorda, e il Faggi?
Stefano G.: Che mi ricordi io, no.
P.M.: È da escludere o… 
Stefano G.: No, è proprio… non ho proprio ricordanza, ecco.
P.M.: Quindi, di essere stato al ristorante con suo padre e il Faggi addirittura a Scarperia, è come ha detto alla Polizia, è… lo esclude?
Stefano G.: Non me lo… non me lo ricordo, ecco.
P.M.: Lei ricorda, lei a dir la verità alla Polizia ha detto : “Ricordo di non essere mai stato a Galliano e in altro posto locale unicamente a mio padre e Faggi, né tantomeno di essermi recato a Scarperia con mio padre, mio fratello Tiziano e il Faggi.” Qui dice “né tantomeno”.
Stefano G.: Non…
P.M.: Non ha… Lei ricorda di essere eventualmente, a Scarperia stato a ristorante con suo padre e Faggi e di aver incontrato il Pacciani?
Stefano G.: No.
P.M.: Lo esclude?
Stefano G.: Lo escludo.
P.M.: Bene, grazie. Senta ancora una cosa: riguardo il rapporto fra suo padre e il Faggi, ci può dire qualcosa di più? Lei ha…
Stefano G.: No, io…
P.M.: … ha detto, qualcosa di più per quello che è stata un’impressione sua. 
Stefano G.: No.
P.M.: Perché suo fratello ha detto qualcosa ancora. Che non era ben visto in famiglia questo rapporto, ci ha detto suo…
Stefano G.: Sì, quello di sicuro.
P.M.: Come mai? Era troppo intenso questo rapporto?
Stefano G.: No, troppo intenso. I’ mi’ babbo lavorava a turni, si ritrovavano la sera, andava fuori. Però, giustamente, anche noi un s’andava mica a vedere cosa…
P.M.: Sì, sì. Ma io le dico solo se è sembrato in famiglia un rapporto anomalo. Non le chiedo niente di più.
Stefano G.: No, no. Che c’ha dato noia, senz’altro.
P.M.: Può spiegarci meglio o le è difficile? 
Stefano G.: No, a volte tralasciava più noi… cioè, invece… che stare più coi figlioli la sera, usciva e andava a’ i’ bar. Ecco, quello.
P.M.: Suo fratello ha detto qualcosa di più: che era un rapporto, forse l’ha detto anche lei… se crede di poter dire qualcosa di più in proposito di questo rapporto? Sua madre si lamentava che sembrava un rapporto troppo…
Stefano G.: Sì, quello sì. Quello sì.
P.M.: Sua madre si lamentava.
Stefano G.: Sì. Che non gli andava bene, però…
P.M.: Sa se suo padre frequentava anche altri amici con la stessa intensità, o l’amico suo… 
Stefano G.: No.
P.M.: …era solo il Faggi?
Stefano G.: No, no.
P.M.: Questo rapporto è durato, come lo ricorda lei, dagli anni ’70 fino alla morte di suo padre, e poi c’è stato un…
Stefano G.: Mah… che mi ricordi io, sì, fino a che stava bene… non mi ricordo, andavano sì, a prendere l’acqua, a cosare. Però la domenica era sempre con noi, ecco.
P.M.: Non ho altre domande, grazie.
Presidente: Parti civili?
Avv. Aldo Colao: Senta, scusi lei ha ricordi del Faggi che la baciava e la stringeva forte quando lei era piccolo? Scusi con tutto il rispetto, perché lei era piccolo, ma qui si tratta di delineare una verità. Quindi, poiché lei lo ha dichiarato questo… 
Stefano G.: Sì.
Avv. Aldo Colao: … alla Polizia. Eco, che ricordo ha di questo?
Stefano G.: Mah…
Avv. Aldo Colao: In particolare?
Stefano G.: … forse a quei tempi, non… quando siamo piccoli un ci si fa caso. Però, ora poi ricordandolo, giustamente come ho detto anche alla Polizia, era un abbraccio, ecco, no un abbraccio di… come si può dire?, di cortesia, come si può fare a una persona, ma proprio una strinta che… come se fosse stata una sensazione mia.
Avv. Aldo Colao: Va beh. Avvertiva che c’era questa… Bene, grazie. Non ho altre domande.
Presidente: Altre domande? Difesa?
Avv. Sigfrido Fenyes: Sì, Presidente. La stringeva in maniera vigorosa, per rimanere…
Stefano G.: Sì, ecco.
Avv. Sigfrido Fenyes: Si potrebbe dire così.
Stefano G.: Cioè, forse può darsi che possa essere stata anche una sensazione mia, che prima non sentivo però nel ricordarlo…
Avv. Sigfrido Fenyes: Senta signor G., lei si ricorda quando è stato sentito dalla Polizia Giudiziaria?
Stefano G.: Sono stato sentito due volte, però se gli dovessi dire quando…
Avv. Sigfrido Fenyes: Il 4 luglio ’96, può darsi? Un anno fa.
Stefano G.: Può darsi, sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: Quindi le è stato chiesto di ricordare fatti di 20 anni prima circa. Di quando lei era bambino.
Stefano G.: Quando ero bambino… ma non mi ricordo mica, non penso di ricordarmi cose…
Avv. Sigfrido Fenyes: Lei andava a pescare? 
Stefano G.: Sì, sono stato io… che mi ricordi io, una volta sola.
Avv. Sigfrido Fenyes: Dove? 
Stefano G.: Come ho detto prima, lo chiamavano Il Mulino. Penso lo chiamino ancora, lì, prima di San Piero a Sieve, Borgo, ora quella zona lì, io non mi ricordo.
Avv. Sigfrido Fenyes: Alla Polizia Giudiziaria il 4 luglio lei ha detto: “Ricordo che è capitato qualche volta di essere stato a pescare in località II Mulino, prima di San Piero a Sieve…
Stefano G.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: “… unitamente a mio fratello, mio padre ed il Faggi”.
Stefano G.: Esatto. Quando s’andava non…
Avv. Sigfrido Fenyes: Possano essere state più di una volta?
Stefano G.: Sì, ora che mi ricordi io… una volta, due volte, tre volte. 20 anni fa, di quando uno è bambino, quindi…
Avv. Sigfrido Fenyes: Nella Marina lei non pescava? Nella Marina non pescava? La Marina, il fiume lì vicino a Calenzano. 
Stefano G.: A Calenzano? La Marina, sì. Sì, mi ricordo che alcune volte siamo andati, mi sembra di averlo detto, anche a pescare in Marina.
Avv. Sigfrido Fenyes: Senta, suo padre non aveva la patente.
Stefano G.: No. Ha provato ma, c’ha rinunciato subito.
Avv. Sigfrido Fenyes: Lei sa per quale motivo andavano a Gallino con il signor Faggi? 
Stefano G.: Io il motivo era quello di andare a fare la spesa e a prendere l’acqua. Perché quando tornavano, c’avevano la spesa e l’acqua. Poi, altri motivi… non è che io andassi dietro a loro.
Avv. Sigfrido Fenyes: L’acquistava anche suo padre?
Stefano G.: Come?
Avv. Sigfrido Fenyes: L’acquistava anche suo padre la carne, o comunque faceva la spesa?
Stefano G.: Sì, sì. No, no, carne, faceva la spesa.
Avv. Sigfrido Fenyes: Grazie, Presidente.
Presidente: Chi altro c’è?
P.M.: Sentiamo Patierno Maria Grazia. 
(voce non udibile)
P.M.: Io non ho problemi. Mi chiedono, Presidente, una piccola sospensione. Io non ho problemi.
Presidente: Ah, va bene. Sì, sì.
P.M.: Bene, grazie. Sospendiamo dieci minuti.
Presidente: Qualche minuto va bene? Un quarto d’ora? 
Avvocato: Un quarto d’ora, grazie.
P.M.: Abbiamo ancora tre testi, quattro.
Presidente: Sì, va bene.

Presidente: Come si chiama lei, signora?
Maria Grazia Patierno: Patierno Maria Grazia.
Presidente: Patierno. 
Ufficiale giudiziario: Nata?
M.G.P.: 1 agosto 1964
Ufficiale giudiziario: Residente?
M.G.P.: A Prato. 
Ufficiale giudiziario: Legga la formula.
M.G.P.: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.”
Presidente: Signora, vuole esser ripresa dalla telecamera o no?
M.G.P.: No.
Presidente: No. Allora, niente telecamera per cortesia. Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Grazie, Presidente. Signora, svolge un’attività professionale, un lavoro?
M.G.P.: No, sono casalinga. 
P.M.: È casalinga. Senta signora, lei ha avuto un legame con Paradiso Luciano?
M.G.P.: Sì.
P.M.: Lei in passato frequentava la casa di via Faltignano che era abitata dal signor Indovino?
M.G.P.: Sì, con questo Paradiso.
P.M.: Ci può collocare negli anni quando avvenivano queste…
M.G.P.: Mah, di solito nell’85, prima che morisse.
P.M.: ’85. Quanto è durata questa frequentazione?
M.G.P.: Mah, sette/otto mesi.
P.M.: Lei ricorda quando è morto?
M.G.P.: Nell’86, però non mi ricordo il giorno.
P.M.: Va bene. Lei ricorda come ha conosciuto il Salvatore Indovino?
M.G.P.: Mi ricordo tramite questo Paradiso Luciano. Mi ci portò lui.
P.M.: Ecco, lei dice quando è stata sentita: “Era forse l’anno ’84-85”. Può essere?
M.G.P.: Sì, fine ’84, inizi ’85. Ora di preciso, non mi ricordo.
P.M.: Era alcuni mesi.
M.G.P.: Sì.
P.M.: Che frequenza avevate, con che cadenza in questa abitazione?
M.G.P.: Mah, noi s’andava il giorno, un paio di volte la settimana, così.
P.M.: Era il Paradiso Luciano che era amico di…
M.G.P.: Sì.
P.M.: …di Indovino. Sa come mai avevano…
M.G.P.: No, amicizia così, conoscenza.
P.M.: Conoscenza per questioni, avevano lavorato insieme, avevano interessi in comune?
M.G.P.: No, no.
P.M.: Non lo sa perché. Lui, Indovino, all’epoca abitava con una donna o era solo?
M.G.P.: Con la Filippa.
P.M.: C’era la Filippa in casa quando… La Filippa dice di essere andata via a marzo ’84.
M.G.P.: Sì, ma la Filippa andava e veniva.
P.M.: Quindi, per capire io, se la Filippa dice era andata via nel marzo ’84, lei dice: nell’84, o comunque nell’85 io ce l’ho vista perché andava e veniva.
M.G.P.: Sì.
P.M.: Nel senso “andava e veniva” veniva a fare la classica visita, o ci abitava?
M.G.P.: No, veramente ci abitava. Veniva, pigliava il caffè, così e poi… andava e veniva, insomma. E ci stava anche, qualche volta.
P.M.: Per intendersi…
M.G.P.: Quando c’ero io.
P.M.: … a dormire…
M.G.P.: No, questo non lo so.
P.M.: Questo non lo sa. Ho capito. Lei sa che attività svolgeva l’Indovino?
M.G.P.: No. So che era in pensione.
P.M.: E voi adopravate la casa di Indovino perché vi dava una stanza per il vostro rapporto?
M.G.P.: Sì, ci dava una stanza sì.
P.M.: È così il motivo?
M.G.P.: Sì.
P.M.: In questa casa chi altri, anzi, chi altro frequentava questa casa? perché per ora ho capito: voi due, la Filippa…
M.G.P.: E Salvatore.
P.M.: Lei ha mai visto altre persone?
M.G.P.: Mah, noi s’andava per poche ore. Un paio d’ore. Sicché quando c’eravamo noi…
P.M.: È difficile che ci fossero altre persone. Lei dava una mano a volte in casa?
M.G.P.: Sì, a pulire.
P.M.: A pulire la casa, a far la cucina… è mai capitato che a causa della malattia di Indovino, qualcuno di voi lo curasse, facesse iniezioni?
M.G.P.: No, qualche puntura gliel’ho fatta io. Perché si sentiva male. Poi…
P.M.: Ghiribelli Gabriella la conosce? Ce l’ha mai vista?
M.G.P.: No.
P.M.: Perché è una signora che ci ha detto vedeva spesso in questa casa, il Paradiso Luciano con una Grazia…
M.G.P.: Sì. Noi ci si andava, però io questa qui…
P.M.: Ha mai visto persone diverse, ad esempio un’altra donna in quella casa che potrebbe essere la Ghiribelli che lei non sa che fosse la Ghiribelli?
M.G.P.: No…
P.M.: Che anche lei dice che veniva a fare le punture.
M.G.P.: No.
P.M.: Però le ripeto, questa Ghiribelli ha detto in questo dibattimento che veniva Paradiso Luciano con una certo Grazia. Quindi, dice di conoscere lei. Anzi, le son state mostrate della foto del Paradiso a suo tempo e lei ha detto di conoscerlo.
M.G.P.: Mah, io non la conosco. Sicuramente.
P.M.: Non la conosce, ma non esclude che a volte ci fosse qualche altra donna in quella casa?
M.G.P.: Sì, ma non c’è mai venuto nessuno quando c’eravamo noi. Perché noi si andava soltanto per i’ semplice motivo…
P.M.: L’abbiamo capito.
M.G.P.: Per la stanza.
P.M.: Senta ancora una cosa: sa se l’Indovino faceva il mago, faceva qualcosa di… un’attività di questo tipo?
M.G.P.: No.
P.M.: O diceva di farlo.
M.G.P.: Mah, io… noi almeno, un c’ha detto niente.
P.M.: Faceva le carte a qualcuno?
M.G.P.: No.
P.M.: Senta una cosa, lei sa se vicino alla casa dell’Indovino c’era un negozio di alimentari?
M.G.P.: Sì.
P.M.: Lo ricorda come si chiamava?
M.G.P.: Si chiamava Ezio. Sono andata anch’io a fare la spesa.
P.M.: Questo Ezio l’ha mai visto in casa di Indovino?
M.G.P.: No.
P.M.: Le è stata mostrata una foto del Faggi, che è un imputato di questo processo, dalla Polizia lei ha detto di averlo visto nei pressi. Ricorda in che termini?
M.G.P.: Io ho detto che mi è parso di averlo visto.
P.M.: Certo, certo.
M.G.P.: In bottega, però.
P.M.: In bottega da Ezio. A dir la verità, signora, le contesto che mostratale la foto del Faggi, che ora io le rimostro, foto numero 1, se la possiamo far vedere, lei testualmente ha detto: “Il nome Faggi Giovanni, non mi dice nulla. Sono sicura di aver visto questa persona che mi dite si chiami Faggi Giovanni nella bottega di Ezio o nel circolo annesso intento a giocare. Ma non so dirvi quante volte io l’abbia visto. Posso solo dire che l’ho visto più volte”.
M.G.P.: Sì, l’ho visto in bottega. Beh, a prendere il caffè.
P.M.: Questa persona qui?
M.G.P.: Sì.
P.M.: Bene, non ho altre domande. Grazie.
M.G.P.: Posso andare?
Presidente: Difensori?
Avv. Federico Bagattini: Sì, grazie, Presidente. Lei signora, rispondendo alla prima domanda del Pubblico Ministero a proposito del riconoscimento di quella fotografia, ha detto che gli era parso di averlo visto.
M.G.P.: Sì.
Avv. Federico Bagattini: Ecco, considerando che il suo ricordo… lei è stata sentita un’unica volta, vero?, da parte della Polizia?
M.G.P.: Sì.
Avv. Federico Bagattini: Nel 1996.
M.G.P.: Anno scorso.
Avv. Federico Bagattini: Eh, anno scorso. Questi ricordi sono comunque legati alla frequentazione di quella casa che finisce nel 1984-85.
M.G.P.: ’85, sì.
Avv. Federico Bagattini: Quindi sono ricordi di quando lei aveva poco più, poco meno di 20 anni.
M.G.P.: Avevo 20 anni.
Avv. Federico Bagattini: Aveva 20 anni. Quindi, ecco, questo ricordo è un ‘mi pare di ricordare’…
M.G.P.: In quel momento cioè, io andavo spesso in questa bottega o a prendere un caffè, o a prendere un po’ di pane, queste cose qui. E di persone ce n’era tante. Però questo qui mi rimase impresso perchè chiedeva sempre il caffè e l’ammazzacaffè; ecco perchè.
Avv. Federico Bagattini: Perché è insolito chiedere il caffè e 1’ammazzacaffè?
M.G.P.: Sì, chiedeva sempre queste cose. E io prendevo sempre un caffè, ecco perché mi ricordo.
Avv. Federico Bagattini: Ho capito.
M.G.P.: Però, come ripeto, non sono sicura.
Avv. Federico Bagattini: Ecco, quindi può essere una persona…
M.G.P.: Perché si cambia…
Avv. Federico Bagattini: … che gli assomigliasse in qualche modo?
M.G.P.: Anche.
Avv. Federico Bagattini: Ho capito. Lei notò altri particolari, cioè se fosse solo, se fosse in compagnia di altre persone?
M.G.P.: No.
Avv. Federico Bagattini: No. Lei notò, o vide, o seppe qualche cosa in ordine ai mezzi di locomozione con i quali questo signore, o comunque la persona che lei ha in mente indipendentemente dall’identificarla un tizio piuttosto che un caio, si recasse in quella bottega?
M.G.P.: No, no.
Avv. Federico Bagattini: Lei ha mai visto questa persona, che lei ha in mente, entrare mai in casa?
M.G.P.: No, assolutamente.
Avv. Federico Bagattini: Lei l’ha mai visto parlare con questo signor Indovino?
M.G.P.: No.
Avv. Federico Bagattini: O con il suo fidanzato dell’epoca?
M.G.P.: No.
Avv. Federico Bagattini: Mai.
M.G.P.: No.
Avv. Federico Bagattini: Ecco. Senta signora, lei si ricorderà che c’è stato un processo a carico di Pacciani, un paio d’anni fa.
M.G.P.: Sì, tramite la televisione.
Avv. Federico Bagattini: Lei l’ha seguito alla televisione?
M.G.P.: Poco. Poco perché c’ho da fare, ho una bambina piccola.
Avv. Federico Bagattini: Sì, sì, ho capito. Ma generalmente lo facevano la sera, eh. Non è che intendessi…
M.G.P.: No, ma neanche la sera.
Avv. Federico Bagattini: Comunque le è capitato di vederlo…
M.G.P.: Sì, vederlo così.
Avv. Federico Bagattini: Nei resoconti… Ho capito.
M.G.P.: Sì, nei giornali.
Avv. Federico Bagattini: Avrà anche letto i giornali, immagino, relativi a queste vicende.
M.G.P.: Qualche volta.
Avv. Federico Bagattini: Ho capito. Grazie, non ho altre domande.
Presidente: (voce non udibile)
M.G.P.: Si chiama Ezio.
Presidente: Ezio?
M.G.P.: E poi non lo so. So che si chiama Ezio.
Presidente: C’è tuttora questo negozio?
M.G.P.: Come?
P.M.: (voce non udibile)
Presidente: C’è tuttora questo negozio?
M.G.P.: Non lo so.
P.M.: Si chiama Pestelli, Presidente.
Presidente: Che è stato citato, per caso?
P.M.: Stavo guardando, verificando. Vorrei comunque chiedere alla Corte di sentirlo ex 507. Lui e la moglie.
Presidente: Ci sono altre domande?
P.M.: Una, Presidente.
Presidente: Sì.
P.M.: A una domanda del difensore, ha risposto, mi è sembrato: ‘in fondo le persone cambiano, quindi questa fotografia…’. Lei ricorda che la persona – sulla base di queste considerazioni che ha fatto – che vedeva lei era un po’ più giovane di quella raffigurata in quella foto. Poteva essere quella persona più giovane? Dieci anni fa, in fondo…
M.G.P.: Mah, io questo non lo so. Comunque…
P.M.: Non lo sa.
M.G.P.: …a colpo d’occhio mi sembrava lui.
P.M.: A colpo d’occhio le sembrava lui. Non ho altre domande, grazie.
Presidente: Non ci sono altre domande. Può andare, grazie.
M.G.P.: Prego. 
(voce fuori microfono
M.G.P.: Posso andare via?
Presidente: Sì, sì, può andare, signora.
P.M.: Presidente, come le avevo accennato la volta scorsa, man mano che ho fatto le contestazioni con verbale, poi i verbali, leggendo il verbale, li produco tutti insieme.
Presidente: Sì, sì, va bene.
P.M.: In un elenco.
Presidente: Va bene, non c’è problema.
P.M.: Tanto risultano dalla…
Presidente: Dalla trascrizione, sì.
P.M.: Bene, bene. Grazie. Quindi anche questo verbale chiedo di…

P.M.: Buongiorno.
Presidente: Senta, vuole essere ripreso dalla telecamera o no?
Luciano Malatesta: No, no sicuramente, grazie.
Presidente: No, bene. Allora, niente telecamere. Come si chiama: Malatesta Luciano?
L.M.: Sì.
Presidente: Dov’è nato?
L.M.:nato a Firenze il 24/10/1967
Presidente: Residente?
L.M.: NNNN.
(voce non udibile)
L.M.: Leggo?
(voce non udibile) Sì.
L.M.: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.”
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Sì, Presidente. Signor Malatesta, che va lavoro fa lei?
L.M.: L’imbianchino.
P.M.: Senta, lei è il figlio di Malatesta Renato, quel signore che morì…
L.M.: Sì.
P.M.: …impiccato in quella casa di Sambuca?
L.M.: Sì, sì.
P.M.: È anche figlio di Malatesta Sperduto Maria Antonietta?
L.M.: Sì.
P.M.: Lei è anche fratello di Milva Malatesta, quella ragazza…
L.M.: Sì, sì.
P.M.: …che morì col bambino.
L.M.: Sì, e lo zio del povero bambino.
P.M.: E lei è lo zio del bambino.
L.M.: Sì.
P.M.: Presidente, fatte queste premesse, io vorrei innanzitutto che fossero acquisiti agli atti ex 238 i verbali delle dichiarazioni già rese dal signor Malatesta Luciano, nel procedimento Pacciani. Perché è mia intenzione chiedergli innanzitutto se conferma ciò che disse.
L.M.: Sì, sì, confermo tutto.
P.M.: Sono domande che furono fatte a suo tempo e relative ai rapporti che intervenivano fra la mamma e Pacciani, Vanni e altre persone. Il signor Luciano, in quel dibattimento, spiegò quello che sapeva all’epoca. Oggi vorrei fare la produzione di quegli atti, dato che il Luciano li ha già confermati, e fargli altre domande. Le altre domande sono queste: ci può un attimo dire chi erano, innanzitutto, le persone che frequentavano la casa della Sambuca, dove morì il suo papà.
L.M.: Sì.
P.M.: Lei ci ha detto che venivano spesso, ha raccontato, il Vanni…
L.M.: Sì, sì. che era postino, e poi per altri motivi che, insomma, ho già detto; faceva pressioni sulla mia mamma per avere rapporti sessuali; pressioni psicologiche, insomma e alle volte anche fisiche.
P.M.: Ci può spiegare queste pressioni fisiche?
L.M.: Eh, se qualche volta si rifiutava, insomma, l’ha minacciata, ecco. Che avrebbe detto tutto al mio babbo, avrebbe fatto un casino. A volte, anche, l’ha spintonata.
P.M.: Lei ha visto anche il Pacciani in casa di sua madre?
L.M.: No, Pacciani no; quello no.
P.M.: L’ha saputo da altri, che veniva anche Pacciani?
L.M.: Eh, nel processo, sì. Purtroppo fu… voi me lo diceste.
P.M.: L’ha saputo lì nel processo e poi le è stato detto.
L.M.: Cioè, nel primo interrogatorio, quando mi mostraste le foto delle persone che frequentavano…
P.M.: Poi l’ha detto la sua mamma, quindi non…
L.M.: Sì, sì.
P.M.: Senta una cosa, io vorrei ora farle ancora una domanda. Le è stata mostrata – possiamo mostrare la foto – e le è stato chiesto se c’erano altre persone che frequentavano…
L.M.: Sì, sì.
P.M.: Ci può dire chi altri?
L.M.: Sì, sì. Senta, io vidi un programma alla televisione sui compagni, insomma, di questa banda qui, non so come…
P.M.: Di queste persone.
L.M.: Sì, va bene, diciamo così.
P.M.: Un processo un po’…
L.M.: E riconobbi questa persona, questa qui che è nella foto. Era molto più giovane, aveva una macchina grossa…
P.M.: È la foto del Faggi. Lei la riconobbe, scusi, in televisione? Ci può spiegare?
L.M.: Cioè, io riconobbi questa persona che aveva deposto al processo, che aveva un’agendina sulle gambe, mi ricordo.
P.M.: Mentre deponeva.
L.M.: Mentre deponeva. Mi ricordo…
P.M.: Cioè, di sua spontanea volontà, di sua iniziativa riconobbe questa persona.
L.M.: Sì, sì. Lo riconobbi subito, riconobbi l’espressione del viso. Era più giovane, al tempo che frequentava casa nostra.
P.M.: Cioè, lei lo riconobbe, innanzitutto, come persona che frequentava casa vostra.
L.M.: Sì, sì, non mi sbaglio. Il viso lo riconosco, ricordo benissimo.
P.M.: Ci spieghi come frequentava casa vostra.
L.M.: Io l’ho visto con una macchina grossa, scura; ora il tipo non posso essere preciso perché ero piccolo, si parla del ’79-80, all’incirca. Mi ricordo che era una macchina grossa, di grossa cilindrata; lui era sempre vestito bene, elegante. E passava di fronte a casa come se volesse spiare qualcosa, cioè come se fosse…
P.M.: Casa sua, scusi, non è su una strada statale, è nell’interno.
L.M.: Sì, sì. Cioè, se viene laggiù, viene obbligatoriamente per veder casa nostra.
P.M.: Ecco. Perché poi c’era il fiume.
L.M.: Sì, sì.
P.M.: C’era…
L.M.: Dopo c’era il fiume. C’era una vecchia draga, ma quella era chiusa da diversi anni. Quindi, se uno passava di lì, veniva o da noi – veniva sicuramente da noi, non c’era versi – o dai nostri vicini. Ma lui passava di fronte a casa mia – ma non una volta, perché il viso me lo ricordo bene – diverse volte, ecco. Ora, non ne sono tanto sicuro, di questo non ne sono sicuro e non ve l’ho detto, perché… però mi sembra anche che mi abbia chiesto della mia mamma, qualche volta. Però questo…
P.M.: È un ricordo.
L.M.: È un ricordo vago.
P.M.: Infatti, lei lo sta dicendo oggi per la prima volta.
L.M.: Sì, sì. È un ricordo vago, gli do il beneficio del dubbio. Mi sembra che mi abbia chiesto della mia mamma.
P.M.: Sì.
L.M.: Lo collego a una richiesta ‘se c’era la mia mamma’, ecco. Comunque lui è passato diverse volte con questa macchina.
P.M.: Scusi, e questo nuovo ricordo che a lei viene in mente oggi, come le è venuto? Che le è sembrato che le chiedesse…
L.M.: Perché mi sembra di ricordar la voce, anche. Mi sembra di ricordare la voce di quando l’ho sentito parlare; mi sembra anche di averlo sentito parlare. Sicché collego questa cosa al fatto che potesse avermi chiesto della mia mamma, ecco. Mi sembra una cosa del genere.
P.M.: E in che epoca siamo?
L.M.: ’79-80.
P.M.: Cioè prima della morte.
L.M.: Sì, sì.
P.M.: Perché poi veniste via da quella casa.
L.M.: Sì, sì. Gli ultimi tempi che si stava laggiù.
P.M.: E veniva di giorno, di sera?
L.M.: Diverse volte, il pomeriggio. La sera no, la sera io non uscivo; comunque il pomeriggio e la mattina, alle volte. In diverse volte l’ho visto, insomma.
P.M.: Lei ricorda se in queste occasione – se lo ricorda. Ovviamente – c’era anche il Vanni in casa?
L.M.: No, lui l’ho visto sempre da solo, non l’ho mai visto in compagnia. Questa macchina, mi ricordo questa macchina e questa persona vestita elegante…
P.M.: Ma era sempre la stessa macchina o cambiava?
L.M.: No, no.
P.M.: Per quel che ha ricordo lei.
L.M.: Io mi ricordo di questa macchina scura. Ecco, lo collego a questa macchina grossa, scura.
P.M.: Una macchina di grossa cilindrata?
L.M.: Sì, di grossa cilindrata e scura.
P.M.: Una familiare, una macchina normale?
L.M.: Mah…
P.M.: Questo non lo ricorda.
L.M.: Sono sedici anni.
P.M.: Con qualche altro suo familiare ne ha parlato di questa persona?
L.M.: Sì, sì, ci ho provato a chiederlo alla Laura, se si ricordava…
P.M.: A sua sorella.
L.M.: Sì, alla mia sorella Laura, se si ricordava di questa persona. Lei mi ha detto che lei in mente non ce l’aveva. Anche perché lei nell’80 entrò in collegio, quindi con noi…
P.M.: È più piccola sua sorella?
L.M.: Sì, ha cinque anni meno, anzi quattro.
P.M.: Ho capito. Quindi nel ’79/’80 quanti anni aveva?
L.M.: Aveva otto o nove anni.
P.M.: Lei, invece?
L.M.: Ne avevo tredici, dodici-tredici.
P.M.: Senta una cosa, dopo la morte di suo padre, o prima, voi siete venuti via da quella casa?
L.M.: Sì, una ventina di giorni prima.
P.M.: Ricorda perché veniste via?
L.M.: Perché la nostra mamma ci portò via in tutta fretta perché era stufa dei continui litigi che accadevano in casa nostra. Va be’, l’ambiente, non è che quello fu un episodio isolato, ecco; perché noi, cioè io, da quando mi ricordo qualcosa, ho sempre visto i miei litigare, litigi furibondi.
P.M.: Perché suo padre sapeva di queste frequentazioni della sua mamma?
L.M.: Sì, sì, un po’ tutto. Diciamo: incompatibilità di carattere, quella proprio in prima; e poi, dopo, si accusavano reciprocamente di tradirsi, ecco. Poi dopo il mio babbo lo vedevo che tornava, cominciò a bere, sicchè quando beveva era un disastro. Succedeva il finimondo, si può immaginare. Sicché, ecco, non è che mi insospettì quella… secondo me era una cosa naturale che prima o poi doveva succedere e accadde quel giorno lì.
P.M.: Una ventina di giorni prima che morisse.
L.M.: Sì, sì. Era dicembre, era la fine di novembre primi di dicembre.
P.M.: Suo padre è morto il 23 dicembre.
L.M.: Il 23 dicembre, sì.
P.M.: Siamo nell’80, no?
L.M.: Sì.
P.M.: Senta una cosa, lei ricorda se suo padre si era accorto o aveva capito della presenza del Vanni in quella casa? O lui…
L.M.: Cioè, lui, nei litigi, mi ricordo una volta gli disse che, accusava la mia mamma di tradirlo con uno che aveva una macchina bianca.
P.M.: Sì.
L.M.: Ecco, mi ricordo questo, mi ricordo specificatamente di questa cosa. Poi, dopo, erano accuse generiche: ‘tu c’hai dei ganzi’, qualcosa del genere così, ecco, però erano accuse generiche che si davano a vicenda. non è che ha detto mai: te…
Presidente: Vanni o era il suo babbo che accusava di tradirlo?
L.M.: No, no, era il mio babbo che accusava la mia mamma di tradirlo con uno con una macchina bianca.
Presidente: Va bene. Ci sono, grazie.
P.M.: E questo con la macchina bianca lei non ha capito niente di più?
L.M.: No.
P.M.: Nel processo, poi, la signora ha spiegato…
L.M.: Sì.
P.M.: … ma è un’altra cosa.
L.M.: Sì, sì. Ho capito.
P.M.: Che c’era una 500 bianca di Pacciani, ma questo è un discorso che è nelle carte. Lei, della presenza di Vanni in casa sua, o di accusa di suo padre a Vanni ne ha mai avuto…
L.M.: No, no. Sul Vanni no.
P.M.: …conoscenza.
L.M.: No.
P.M.: Lei però l’ha visto in casa.
L.M.: Sì, sì. Diverse volte, ha voglia. L’ho spiegato anche in primo grado.
P.M.: Sì, sì.
L.M.: volte.
P.M.: Sì, sì; ce l’ha spiegato anche oggi, mi sembra. Senta ancora una cosa: poi voi andaste, dice una ventina di giorni prima della morte di suo padre, a stare…
L.M.: In Via Faltignano, a Spedaletto.
P.M.: Che è la casa dove accanto ci stava una persona che si chiama Indovino?
L.M.: Sì, sì.
P.M.: Eravate proprio accanto di casa?
L.M.: Cioè, era una casa: noi eravamo dal lato opposto della casa e lui era… Cioè, c’è una strada. Ora, senza vedere le foto, è difficile spiegarlo a parole, però eravamo, non vedevamo l’entrata di casa sua, eravamo nel lato opposto.
P.M.: Però era lo stesso edificio.
L.M.: Sì, sì, era il solito edificio, però eravamo nel lato opposto; accanto all’Indovino ci stava un’altra famiglia, che erano i Daverioli, due coniugi anziani di San Casciano. Loro avevano la vista continua su quelle persone che frequentavano Indovino.
P.M.: Lei invece, in questa casa di via Faltignano, che ci va nel dicembre…
L.M.: Nell’80.
P.M.: … ’80 fino a che epoca ha abitato lì?
L.M.: Aprile ’83.
P.M.: Quindi tre anni.
L.M.: Tre anni all’incirca, sì.
P.M.: E sua sorella abitava con lei, in quel periodo?
L.M.: Nel momento che ci si tornò non stava con noi, perché stava col Limongi Vincenzo.
P.M.: Quello che poi morto anchè lui.
L.M.: Sì, sì.
P.M.: C’è un sacco di morti… in carcere.
L.M.: Purtroppo. Venne a abitare con noi dopo qualche mese che noi stavamo lì. Mi sembra nei primi mesi dell ’81. Insieme al Limongi. Il Limongi sapevo che era stato… era un tipo poco raccomandabile.
P.M.: Va bene, lasciamo questa…
L.M.: Va bene sì.

P.M.: Io volevo, invece, sapere se sua sorella – che le risulti – frequentava in qualche modo, o sua mamma, la casa di Indovino.
L.M.: Io, a quello che ho visto io, si conoscevano e parecchio veniva la Filippa, da noi; perché il suo marito…
P.M.: La Nicoletti.
L.M.: La Nicoletti, perché il suo marito, Indovino, la picchiava continuamente, ecco.
P.M.: Quindi era buona amica di sua mamma.
L.M.: Sì, sì. Più che altro si rifugiava, veniva da noi a rifugiarsi a piangere, tante volte, perché l’aveva picchiata; la picchiava selvaggiamente, insomma. Tante volte era tutta marcata, tutta segnata in viso, addosso.
P.M.: La Filippa.
L.M.: La Filippa, si, la Nicoletti.
P.M.: Lei è mai stato in questa casa di Indovino?
L.M.: Sì, ci sono entrato un paio di volte, sì, sì. Ma per telefonare, perché loro avevano il telefono, sicché ci facevano telefonare qualche volta.
P.M.: Ha visto se era frequentata da più persone, o ci stava solo lui? Ci ha mai visto persone, come numero?
L.M.: Ecco, no. Io, persone, come numero, dentro, file non l’ho mai viste. Però c’era spesso una macchina sportiva sempre ferma, e quella mi è rimasta impressa perché era tarqata Gorizia. Era una macchina sportiva targata Gorizia e quella c’era spessissimo; perché la lasciava sul lato della strada, sicché la potevamo vedere anche noi. Quella c’era molto spesso.
P.M.: Non sa a chi apparteneva?
L.M.: No, no. Il padrone, il conducente non l’ho mai visto.
P.M.: Senta, ha mai visto, o perché le son state mostrate, o sui giornali e in televisione, il Lotti Giancarlo, imputato in questo processo?
L.M.: Sì, l’ho visto ora… con questo qui. Poi, dopo era uno che era a San Casciano. Era uno…
P.M.: L’ha mai visto lì dalle parti di Indovino?
L.M.: No, lì dalla Filippa no.
P.M.: Lei non l’ha mai visto.
L.M.: No.
P.M.: Senta ancora una cosa: sa chi è Vinci Francesco?
L.M.: No. Cioè, è una persona che è stata imputata per questi delitti; insomma, so la storia.
P.M.: E che poi è deceduta, quella storia lì, ammazzata in…
L.M.: Sì, sì una settimana prima che morisse…
P.M.: Ecco, questo Vinci Francesco l’aveva mai visto da qualche parte, in vita?
L.M.: Io no.
P.M.: Ha mai sentito parlare di questa persona o da sua mamma o da sua sorella Milva?
L.M.: No, no. Assolutamente. Cioè, a me non mi hanno mai detto nulla di questo qui.
P.M.: Sa se sua sorella frequentava Prato?
L.M.: È possibile, è possibile, ha voglia. Però non ne posso essere sicuro perché lei non ci riferiva le persone che incontrava. Ne incontrava tante, perché stava via per lunghi periodi era molto indipendente.
P.M.: Lunghi periodi, cioè più giorni?
L.M.: Sì, sì, più giorni, ha voglia.
P.M.: E non diceva dove andava?
L.M.: No, non diceva dove andava.
P.M.: Con chi andava.
L.M.: No, non ci diceva niente. Ecco, le uniche persone che ho visto è stato il Limongi, che è stato con noi diverso tempo; che quando stava con noi ha conosciuto anche l’indovino… Insomma, non lo so, i collegamenti fateli voi. Comunque, nel periodo che è stato…
P.M.: Limongi conosceva Indovino.
L.M.: Si conobbero lì in quei frangenti. Fraternizzarono subito perché dice che erano stati tutti e due in galera e allora c’era una certa solidarietà. Altri rapporti non ne so.
P.M.: Ha mai sentito dire – mi rendo conto che la risposta non sarà semplice – se sua mamma per tirare avanti qualche volta si è prostituita, per. darvi una mano?
L.M.: Difficile. .. Si rende conto, forse, che a me la mia mamma non me l’ha detta una cosa del genere.
P.M.: Certo che mi rendo conto. Io le chiedo se lo sa, in qualche modo.
L.M.: Ho avuto delle voci; delle voci ma non sulla mia mamma, sulla Milva.
P.M.: Su sua sorella.
L.M.: Sulla Milva. Anche al processo che…
P.M.: No, ma al di là del processo?
L.M.: Sì, qualche voce si sentiva dire, però… sa, non ci si vuole credere, finché o si ha le prove dirette qualcosa di ben preciso. Son solo voci che potrebbero essere tante cose, capito?
P.M.: Sì.
L.M.: Se ne sente dire tante. Se n’è sentite tante di figliole che dovrebbero esser prostitute, poi dopo sono bravissime.
P.M.: Lei ricorda se nella casa alla Sambuca abitava nei pressi una signora che si chiama Adriana Cencin?
L.M.: Sì. Stava lì vicino: Adriana…
P.M.: Frequentava casa vostra?
L.M.: Sì.
P.M.: Conosceva sua mamma, suo padre?
L.M.: Sì, sì, ci conoscevamo bene. Eravamo buoni amici. Non ho altre domande. Grazie, Presidente.
Presidente: Parti civili?
Avv. Aldo Colao: Senta, scusi, signor Malatesta.
L.M.: Dica.
Avv. Aldo Colao: Lei ha detto che il Vanni faceva delle pressioni, intimidazioni, psicologiche e anche violenze materiali nei confronti di sua madre.
L.M.: Sì, pressione fisiche, sì.
Avv. Aldo Colao: Pressioni fisiche. Cosa intende per pressioni fisiche, la picchiava?
L.M.: Cioè, mia mamma è piccola, lui era alto ed era anche più giovane, quindi aveva una certa prestanza, e le faceva vedere che… la spingeva, le faceva pesare la sua prestanza fisica. Ora picchiare non l’ho mai vista, però ci sono state delle spinte, insomma, c’è stata un po’ di alterco.
Avv. Aldo Colao: Senta scusi, dunque, il suo babbo naturalmente manifestava una gelosia.
L.M.: Sì.
Avv. Aldo Colao: Lo ha dichiarato lei, no?
L.M.: Sì, sì, naturale.
Avv. Aldo Colao: Per questi fatti.
L.M.: Era una cosa reciproca, eh.
Avv. Aldo Colao: Sì.
L.M.: Si rimproveravano entrambi di tradirsi.
Avv. Aldo Colao: Sì. Questa gelosia l’ha mai manifestata? Cioè, l’ha mai visto in colluttazione il, suo babbo col Vanni col Pacciani? Si ricordi bene.
L.M.: Io no. Io né col Vanni, né col Pacciani. Però la mia sorella Laura mi ha riferito una volta, io purtroppo non le ho creduto, che fu picchiato da due persone il mi’ babbo.
Avv. Aldo Colao: E chi erano queste due persone?
L.M.: Questo due persone… I nomi non me li disse, però ora abbiamo capito che Andreaccio, che era un nostro zio, insieme al Pacciani.
Presidente: C’era un Andreaccio?
L.M.: C’era l’Andreaccio insieme al Pacciani che picchiarono il mio babbo, e arrivò la mia sorella – la Laurina – e quando li vide si mise a piangere, e allora loro lo lasciarono e lo minacciarono – lo racconta la mia sorella – lo minacciarono che l’avrebbero ucciso appena l’avrebbero trovato da solo.
Presidente: Va bene.
Avv. Aldo Colao: Senta, scusi ancora, so che son questioni delicate e mi duole anche a me di intervenire in questo, però è la verità.
L.M.: No, almeno lei è delicato. C’è gente, invece, che ci si diverte.
Avv. Aldo Colao: Va be’, questa gente sbaglia in pieno e quindi ha tutta la mia solidarietà..
Presidente: Va be’, avvocato, via…
Avv. Aldo Colao: No, no. Ma vengo alla domanda, Presidente.
L.M.: Sì, sì.
Avv. Aldo Colao: Dicevo, lei ha mai sentito da sua sorella Milva che ha assistito a delle scene di violenza nei confronti di suo padre?
L.M.: No. No, la Milva era chiusa. Prima di tutto era chiusa, come carattere, e poi dopo… no, no, non mi ha mai rivelato. L’unico episodio di violenza verso il mio babbo, che tra l’altro era una persona anche abbastanza tranquilla, inoffensiva, non era nulla di… fu questo episodio raccontato dalla Laura: che era stato picchiato da queste due persone, che ora si sa chi sono: il Pacciani con Andreaccio. 

Avv. Aldo Colao: Va bene, grazie, non ho altre domande.
Presidente: Altri difensori?
Avv. Federico Bagattini: Signor Malatesta, lei prima ha usato un termine per definire le persone che in qualche modo avevano rapporto con Pacciani, no, e ha usato il termine banda. Si ricorda, no?
L.M.: Sì, sì.
Avv. Federico Bagattini: Ecco.
L.M.: Perfettamente.
Avv. Federico Bagattini: Quindi in questa banda lei ravvisava anche la persona che vide alla televisione, che poi ha ravvisato all’interno di quella macchina scura nel 1979.
L.M.: Eh, ’79-80. Io le spiego, queste sono immagini; immagini di un bambino, sono spezzoni; son spezzoni: io vedevo questa persona, ho visto il postino, ho visto queste cose qui, questa macchina. Poi dopo la connessione è stata fatta da quelle che son state le indagini.
Avv. Federico Bagattini: Quindi, comunque, lei…
L.M.: Cioè, questa è una mia considerazione alla luce di quello che so ora, capito? Mi si è aperto un universo già – già eran tragiche le nostre vicende – mi si è aperto un mondo, un abisso.
Avv. Federico Bagattini: Quindi ha dato un significato a quel ricordo di quando lei aveva dodici anni, alla luce di quello che successivamente lei ha conosciuto.
L.M.: Sì, sì. Questo naturalmente. Cioè, questo avevo dei pezzi di questo mosaico…
Avv. Federico Bagattini: Io voglio dire: di per sé, signor Malatesta, quel ricordo — fino a quando lei non ha conosciuto gli avvenimenti successivi – era un ricordo, come dire?
L.M.: Isolato.
Avv. Federico Bagattini: Neutro.
L.M.: Sì, infatti. E’ per questo…
Avv. Federico Bagattini: Aveva…
L.M.: Per questo non l’ho riferito al primo processo.
Avv. Federico Bagattini: Ecco.
L.M.: Perché era una cosa a sé stante.
Avv. Federico Bagattini: Io voglio dire, era la visione di un bambino di dodici anni, in relazione a un fatto, come dire, normale.
L.M.: Sì, cioè, poteva essere una cosa assolutamente indipendente da quello che poteva essere…
Avv. Federico Bagattini: Ecco, quindi…
L.M.: … l’andamento…
Avv. Federico Bagattini: Se io dico, signor Malatesta, che quel passaggio, anche se ripetuto, di quella macchina nel 1979-80, quando lei, ripeto, aveva dodici anni, era un fatto che in quel momento era insignificante, dico cosa giusta.
L.M.: Eh, poteva esser una cosa neutra. Poi bisogna vedere la dinamica dei fatti qual è stata.
Avv. Federico Bagattini: Ho capito.
L.M.: Per quale motivo veniva fatto.
Avv. Federico Bagattini: Quando nel 1993-94 lei vede una certa persona, che viene in qualche modo indicata in relazione al Vanni e al Pacciani, allora il ricordo si qualifica…
L.M.: Cioè, io l’ho detto perché…
Avv. Federico Bagattini: … perché c’è il processo.
L.M.: Io l’ho detto perché ho capito a che punto… Non era più un ricordo neutro, poteva essere un pezzo di qualche cosa che poteva mancare per fare una fotografia: la fotografia di questa indagine.
Avv. Federico Bagattini: Il fatto insignificante del ’79 si qualifica nel 1994.
L.M.: Eh, acquista…
Avv. Federico Bagattini: Acquista un significato.
L.M.: … un significato.
Avv. Federico Bagattini: Ecco. Senta, lei parlava di una macchina, a proposito di questa persona. Si ricorda con quali termini definì alla Polizia questa macchina?
L.M.: Sì, era… Cioè, ora io detto “era una macchina grossa”, ora poi, dopo, c’è scritto berlina; ma io, sinceramente, berlina: la differenza… non mi intendo tanto di macchine. Mi ricordo questa macchina, che era una macchina grossa, elegante, scura, questa persona vestita elegantemente sopra, con questo viso.
Avv. Federico Bagattini: Ecco, lei disse una “grossa berlina scura”.
L.M.: Ecco.
Avv. Federico Bagattini: Il significato di berlina non sa quale sia?
L.M.: No, non lo so, perché questo non è stato scritto. Io ho detto che era una macchina grossa e scura, ecco…
Avv. Federico Bagattini: Qua c’è scritto berlina, eh.
L.M.: Io berlina non l’ho detto.
Avv. Federico Bagattini: Non l’ha detto. Quindi è un’aggiunta…
L.M.: È un’aggiunta.
Avv. Federico Bagattini: … scritta dalla Polizia.
L.M.: Penso di sì. Perché io non ho detto berlina, io ho detto “macchina grossa e scura”.
P.M.: Ha descritto la macchina e loro…
Avv. Federico Bagattini: E allora sentiamo se è in grado di dire…
L.M.: Cioè, io…
Avv. Federico Bagattini: … qual era la forma di questa grossa berlina scura.
L.M.: Era una macchina, come posso dire?, una macchina elegante e lunga, scura.
Avv. Federico Bagattini: … signor Malatesta, a parte lo scuro che lo vediamo tutti, una macchina con il cofano ovviamente davanti e una bauliera di dietro.
L.M.: Mah…
Presidente: Aveva due portiere, quattro portiere?
L.M.: A me parevano quattro portiere, per quello che ricordo io erano quattro portiere.
Presidente: Quattro portiere.
L.M.: Eh, per quello che mi ricordo io.
Avv. Federico Bagattini: Mi suggeriva il
P.M.: se in questura hanno scritto “berlina”, è verosimile pensare che lo abbiano scritto perché lei ha dato una descrizione della macchina che poteva corrispondere al termine “berlina”.
L.M.: Io l’ho specificato bene.
Avv. Federico Bagattini: Ho capito, ma ricorda…
Presidente: Lei non ha usato il termine berlina, ma ha detto che…
L.M.: Sì.
Avv. Federico Bagattini: Si ricorda se alla Polizia…
Presidente: …che…
Avv. Federico Bagattini: Scusi, signor Presidente.
Presidente: Sì, sì.
Avv. Federico Bagattini: Si ricorda se lei alla Polizia, appunto, dette una descrizione della sagoma di questa macchina, che poi la Polizia ha sintetizzato in questo termine “berlina”.
L.M.: Io, la descrizione che ho dato è stata una macchina grossa, scura; ora vi dico a quattro porte, se me lo chiedete. Però il tipo e la marca non me li ricordo, perché me ne intendo poco ora di macchine, a quel tempo poi… I modelli sono stati tanti. Insomma, si sta parlando…
Avv. Federico Bagattini: Comunque gliel’avrà descritta questa macchina.
L.M.: Sì, sì, gliel’ho descritta.
Avv. Federico Bagattini: E loro hanno scritto “berlina”.
L.M.: Ecco.
Avv. Federico Bagattini: Va bene?
L.M.: Sì.
Avv. Federico Bagattini: Ecco. Senta, lei parlava, sempre in questi verbali, di un passaggio di questa macchina sulla via Chiantigiana.
L.M.: Sì, sulla via Chiantigiana e anche nella strada privata che viene da noi.
Avv. Federico Bagattini: Sì.
L.M.: Un passaggio ripetuto.
Avv. Federico Bagattini: Sì. Lei si è espresso in termini leggermente diversi, poi, vediamo se è in grado di chiarirceli.
L.M.: Sì.
Avv. Federico Bagattini: “L’ho visto più volte anche vicino a casa o sulla via Chiantigiana”.
L.M.: Sì.
Avv. Federico Bagattini: Può darsi che voglia dire la stessa cosa, però lo spieghi, per cortesia.
L.M.: Certamente. Perché la via Chiantigiana corre a circa 200 metri da casa nostra; poi, per venire a casa nostra, nostra…
Avv. Federico Bagattini: Scusi, abbia pazienza.
L.M.: Sì.
Avv. Federico Bagattini: La via Chiantigiana corre a circa 200 metri da casa sua.
L.M.: Sì.
Avv. Federico Bagattini: Lei ha il ricordo, così ha riferito, di averlo visto anche sulla via Chiantigiana.
L.M.: Certamente. Perché io, per prendere qualsiasi cosa, per prendere il bussino per andare a scuola, per aspettare i miei amici che mi portavano a correre, dovevo andare in cima alla strada.
Avv. Federico Bagattini: E quindi, qualsiasi macchina fosse passata…
L.M.: Che passava, la notavo.
Avv. Federico Bagattini: … era in condizione di vederla.
L.M.: Eh, certamente.
Avv. Federico Bagattini: Che fosse scura, che fosse chiara…
L.M.: Sì, sì.
Avv. Federico Bagattini: … quando aveva dodici anni.
L.M.: C’avevo dodici anni… beh, tutto il tempo che dovevo andare…
Avv. Federico Bagattini: Ecco, quando era sulla via Chiantigiana, questa macchina passava, si ricorda se passasse?
L.M.: Era… perché mi rimase impresso – a parte il Viso che dopo è stato legato a tutto questo – perché, passava a velocità lenta, rallentava. Quando passava di fronte a casa nostra, rallentava.
Avv. Federico Bagattini: Senta, per andare a casa vostra c’è, immagino, un incrocio.
L.M.: Sì.
Avv. Federico Bagattini: E cioè, la strada di casa vostra con la via Chiantigiana.
L.M.: Sì, sì, c’è questa strada e questa derivazione che veniva a casa nostra. E io ho specificato – questo l’ho specificato – che l’ho visto sia in via Chiantigiana sia che veniva nella nostra strada e passava oltre. Capito? Passava in giù e poi doveva tornare per forza in su. Era un atteggiamento che m’è rimasto un po’ colpito; poteva essere neutro, però alla luce di quello di ora.
Avv. Federico Bagattini: Grazie, signor Presidente.

Presidente: Senta una cosa, volevo fare una domanda io, poi passerò…
Avv. Giangualberto Pepi: Prego, prego.
Presidente: Ah, scusi avvocato. Prego, prego.
Avv. Giangualberto Pepi: Una sola domanda, signor Malatesta, ma, ho capito bene, lei il Vanni l’ha mai visto in casa di sua madre?
L.M.: Certo. Saliva su, entrava dentro.
Avv. Giangualberto Pepi: Ma l’ha visto lei personalmente?
L.M.: Certo.
Avv. Giangualberto Pepi: Ecco, e quando l’ha visto lì personalmente come si comportava? Quando l’ha visto lei.
L.M.: Sì, sì, l’ho detto, l’ho detto. Alle volte veniva e lasciava solo la posta, alle volte saliva su e faceva pressioni per avere rapporti sessuali con la mi’ mamma.
Avv. Giangualberto Pepi: Ma l’avrebbe visto lei personalmente questo?
L.M.: Certo. Direttamente.
P.M.: L’ha sempre detto, non è una novità.
L.M.: Sì, sì. No, di questo…
Presidente: Senta, lei ha detto, parlando della casa dell’Indovino, che lì vicino c’era una macchina targata Gorizia, eccetera.
L.M.: Sì, una macchina sportiva, ora non mi chiedete…
Presidente: Di che colore era la macchina sportiva? Se lo ricorda o no?
L.M.: Mi sembra, un colore chiaro, mi sembra.
Presidente: Un colore chiaro.
L.M.: Sì, però non so il tipo, mi ricordo aveva la linea sportiva, era più corta di dietro e più lunga davanti. C’aveva questa linea che a quel tempo era una linea… una macchina sportiva.
Presidente: Senta, lei ricorda la linea sportiva, la targa Gorizia…
L.M.: Gorizia, perché dissi – perché quello rimane impresso – ma che ci fa uno…
Presidente: Ma, com’è Gorizia? Com’è? Come si…
L.M.: GZ.
Presidente: G?
L.M.: GZ.
Presidente: GZ.
(voce non udibile)
L.M.: SI. No, GO, mi sono sbagliato scusate, GO, GO.
Presidente: GO, colore chiaro.
L.M.: Sì, il colore era un colore chiaro.
Presidente: Bene.
P.M.: Chiaro, forse, le faccio una domanda, se consentito Presidente, perché noi sappiamo che la macchina, del Lotti prima era targata Gorizia,, quindi, la domanda, mi sembra che lei Presidente l’abbia fatta, penso, in quest’ottica.
Presidente: Infatti.
P.M.: Abbiamo anche la targa, in atti, l’abbiamo depositata la volta scorsa. Lei ricorda se questa macchina Gorizia di color chiaro poteva essere un rosso chiaro?
L.M.: Non ne sono sicuro. Non glielo dico né per sì, nè per no, non…
P.M.: Beh, sa, Gorizia è già un elemento…
L.M.: Eh, cioè, Gorizia, ecco quello m’è rimasto impresso. Uno di Gorizia che ci fa, poteva essere… a quel tempo era anche obbligatorio cambiare le targhe, come mai non era stata cambiata, e poteva essere…
P.M.: È la domanda che le volevo fare io, era la domanda per… Lei la persona che aveva quest’auto targata Gorizia l’ha mai vista?
L.M.: Ma, no, il conducente no, non l’ho mai visto.
P.M.: Quest’auto in che anni l’ha vista?
L.M.: ’80, cioè, da ’80, ’81, poi ci fu un periodo scomparve, e ricomparve gli ultimi tempi che s’andò via, non mi ricordo. Ecco, ci fu dei periodi di buio, ecco, e poi ricomparve.
P.M.: Senta, allora, quest’auto che lei ha descritto, targata Gorizia, negli anni ’80 l’ha vista.
L.M.: Sì, sì.
P.M.: Quando lei è andato lì.
L.M.: Sì, sì.
P.M.: Anche ’81. Senta, quest’auto targata Gorizia, la fisionomia di quest’auto ce la… il tipo di auto, ad esempio, quella del Faggi, ha detto, era un’auto grossa…
L.M.: Sì, ho spiegato, a me…
P.M.: . . . questa invece era più piccola, più grande. . .
L.M.: No, no, era più piccola, più corta, aveva il dietro era più corto rispetto al davanti, per questo dico…
P.M.: Dietro, come se fosse tronca.
L.M.: Sì, tagliata.
P.M.: Tagliata.
L.M.: Sì, come fosse tagliato, e poi una linea più, come si può dire, più grintosa.
P.M.: Più sportiva.
L.M.: Eh, più sportiva, esatto.
P.M.: Lei ricorda se quest’auto davanti aveva uno o due fari per ciascuna parte?
L.M.: No, mi chiede troppo, mi chiede troppo, così no. Mi ricordo benissimo del particolare della targa…
P.M.: Presidente, dato che è un dato che emerge oggi così chiaro, volevo insistere un attimo, se mi consente, con il teste.
Presidente: Sì, sì.
P.M.: Lei ricorda se… io le mostrerei delle foto di una macchina di questo genere, lei mi può dare indicazioni sul fatto se gli assomiglia o meno alla macchina che ha visto lei?
L.M.: Sì.
P.M.: Vorrei mostrare quelle foto in cui abbiamo visto quella macchina nelle tre posizioni, davanti, laterale e dietro.
Presidente: Cioè, non è la macchina targata Gorizia, eh? Non quella.
L.M.: Sì, sì, no, no…
P.M.: Questa che le mostriamo non è la macchina targata Gorizia.
Presidente: Un’altra macchina.
L.M.: Sì, sì, sì. Vediamo se sono… Bisogna essere comprensivi sono diciott’anni, capito?
Presidente: Sì, appunto. Ora si troverà, eh? Pian piano.
P.M.: Sì, ce l’abbiamo, ce l’abbiamo. Rispieghiamo, l’ha già detto lei Presidente, che questa è una macchina che non è quella targati Gorizia.
Presidente: Sì, appunto, quello è sicuro.
P.M.: Noi chiediamo ora a lei, signor Malatesta, se una macchina con le caratteristiche che le mostriamo, ha come caratteristiche di auto, somiglianza con quella che ha visto lei.
L.M.: Sì, mi sembra, sì, sì, all’incirca siamo lì. Sì, sì, è questa, cioè, la forma era questa qui.
P.M.: Il colore può essere simile?
L.M.: Il colore non posso essere preciso, può essere ma non glielo do per sicuro.
P.M.: Lei la vedeva di giorno o…?
L.M.: Giorno e notte.
P.M.: Anche di notte.
L.M.: Anche di notte, sì.
P.M.: Veniva parcheggiata di fronte alla casa di Indovino o dalla parte vostra?
L.M.: No, dalla parte di Indovino, sulla strada.
P.M.: Non ho altre domande, grazie. Chiedo scusa, anzi, un’altra, diversa, lei ha detto è stato a volte in casa di Indovino…
L.M.: Sì.
P.M.: … per telefonare, se non sbaglio, no?
L.M.: Sì, sì, aveva il telefono.
P.M.: E io le ho chiesto se ha visto altre persone o frequenze di persone. In questo Processo qualcuno ci ha raccontato che in questa casa venivano fatte un’attività di magia, o qualcosa del genere, lei ha mai avuto la sensazione di vedere qualcosa corrispondente? Se lei sa.
L.M.: Dice la Filippa faceva le carte.
P.M.: Lo dicevano.
L.M.: Lo diceva lei che faceva le carte.
P.M.: Lo diceva la Filippa?
L.M.: Sì, che faceva le carte, ecco.
P.M.: Cosa vuol dire faceva le carte? Cosa capì lei.
L.M.: In pratica, predire il futuro attraverso la…
P.M.: La lettura delle carte.
L.M.: Sì, sì, la lettura delle carte, casuale.
P.M.: La Filippa o l’indovino?
L.M.: La Filippa.
P.M.: Lo diceva la Filippa stessa?
L.M.: Sì, sì, lo diceva la Filippa che faceva le carte. Ecco, lo diceva lei che aveva… Che l’Indovino, poi dopo, era molto chiuso, era sempre per i fatti suoi, ecco. Poi, ecco, non è che mi fidassi tanto ad avvicinarmi perché vedevo come conciava la Filippa, sicché mi dava anche un po’ di timore.
P.M.: Lei ha mai visto in casa se c’erano candele…
L.M.: No, non glielo specifico, non lo so.
P.M.: E’ mai stato fino alla camera? Si ricorda dov’era la camera?
L.M.: Sì, mi sembra la camera a sinistra, appena si entrava, però non ci sono mai entrato. Mi ricordo c’era la cucina appena si entrava e c’era il telefono sul mobiletto lì. Sicché, ecco, io andavo a telefonare e alle volte c’era la camera aperta, l’ho vista un po’ così, ma non ci sono mai entrato.
P.M.: Bene, grazie. Non ho altre domande, Presidente.
Avv. Federico Bagattini: Signor Malatesta, lei prima diceva di persone che aveva visto, o dei quali aveva sentito, che picchiavano o avevano picchiato suo padre.
L.M.: Sì. L’ultima mi’ sorella, la Laura.
Avv. Federico Bagattini: Sì. Lei ha fatto anche i nomi di queste persone.
L.M.: Sì.
Avv. Federico Bagattini: Ha riferito altresì di altri fatti, in qualche modo, di violenza o di coercizione per avere rapporti sessuali con sua madre.
L.M.: Sì.
Avv. Federico Bagattini: Ecco, lei può riferire… lei sa che suo padre ufficialmente è morto suicida, eh?
L.M.: Sì.
Avv. Federico Bagattini: Lei sa, per quelli che sono i suoi ricordi, se suo padre avesse dei motivi reali per impiccarsi?
L.M.: L’aveva manifestato un paio di volte l’intenzione di impiccarsi, e c’aveva anche provato, ecco. Insomma io l’ho fatto desistere un paio di volte dal farlo, questa è la verità…
Avv. Federico Bagattini: Però lei si è espresso in termini diversi, nel senso che, il suo pensiero è sempre stato diverso su questo punto, è vero?
L.M.: Cioè, come? Sì.
Avv. Federico Bagattini: Cioè che lei non ha mai creduto che suo padre si fosse…
L.M.: Sì, senta, io fino a queste indagini ero pacifico, il mio babbo si era ammazzato, anche in virtù dei ricordi che avevo di questi due episodi. Ho visto le foto, venuto a conoscenza dei particolari che m’hanno messo a conoscenza gli investigatori, ora ho cambiato completamente idea.
Avv. Federico Bagattini: Quindi, anche qui, a posteriori, lei non ritiene più che si trattasse di un suicidio.
L.M.: Ma, vede, si tratta, a questo punto, non più di opinioni, si tratta di fatti, fatti oggettivi.
Avv. Federico Bagattini: Sì, sì, ma certo
(voci sovrapposte)
L.M.: Perché, cioè, la foto… io la foto non l’avevo mai vista, il mi’ babbo, ai funerali del mi’ babbo non c’andai mai perché ero…
Avv. Federico Bagattini: Mi scusi, signor Malatesta, se la interrompo…
L.M.: Sì.
Avv. Federico Bagattini: Vorrei avere o meno conferma di questa circostanza, e cioè, lei in passato ha sempre ritenuto…
L.M.: Sì.
Avv. Federico Bagattini: … buona l’ipotesi ufficiale: suicidio del babbo.
L.M.: Sì, sì.
Avv. Federico Bagattini: Alla luce dei fatti successivamente conosciuti, si è dovuto ricredere. E’ così?
L.M.: Son stato…
Avv. Federico Bagattini: E’ così?
L.M.: Certo.
Avv. Federico Bagattini: Grazie, nessun altra domanda.
L.M.: Son stato messo di fronte all’evidenza.
Avv. Federico Bagattini: Grazie, grazie.
L.M.: La foto mi pare sia esplicita.
Presidente: Avvocato…
Avv. Aldo Colao: Senta, signor Malatesta, su questo episodio che lei sapeva che suo padre aveva due volte manifestato l’intenzione d’impiccarsi, che lei aveva cercato di aiutarlo…
L.M.: Sì, sì…
Avv. Aldo Colao: … a non farlo…
L.M.: Di farlo desistere, piangeva,
Avv. Aldo Colao: Ecco, lo sapevano anche altri di questo fatto? Lo sapeva sua madre?
L.M.: No, non l’ho mai detto a nessuno.
Avv. Aldo Colao: Prego?
L.M.: Non l’ho mai detto a nessuno, mi vergognavo.
Avv. Aldo Colao: Però queste manifestazioni potevano essere note anche a sua madre o ad altri, che suo padre, depresso, avesse tentato di fare questo?
L.M.: Può essere possibile, perché negli ultimi tempi era veramente depresso, molto giù, poi beveva continuamente e lo diceva continuamente che lo avrebbe fatto, capito? Ha’ voglia, ci sta benissimo che qualcuno l’abbi saputo o abbia… insomma, via, ora non voglio andare oltre… o abbia approfittato della situazione, ecco. Comunque…
Avv. Aldo Colao: La ringrazio, non ho altre domande.
Presidente: Senta, tanto per finire questo argomento, lei ha detto, qualche volta ha anche tentato. In che senso?
L.M.: Sì, eh, aveva messo la corda alla trave della stalla, la stessa stalla in do fu trovato.
Presidente: Quindi, lei ha visto la corda lì, preparata per…
L.M.: Sì, sì, una volta l’era bell’e messa al collo. Lo feci desistere, mi buttai di peso, era montato sul mobile, voleva buttarsi e piangeva, insomma, gli dissi di non farlo, insomma, cercavo, insomma, di farlo desistere. Quella volta ce la feci. Insomma, due volte ce l’ho fatta. Poi dopo, ecco, quando noi siamo tornati di là e, insomma, fu trovato morto, lì per lì non mi feci domande, per me era pacifico. Poi lessi il referto…
Presidente: Va bene.
L.M.: … di morte, insomma, va bene, insomma, non me lo disse, poi, insomma, lessi il referto di morte e capì, insomma, che era morto per asfissia da rottura del collo.
Presidente: Va bene. Se non ci sono altre…
L.M.: Comunque, cioè…
Presidente: Sì, sì, ma è stato chiaro, è stato chiaro, va bene. Se non ci sono altre domande…
P.M.: Nessuna il P.M..
Presidente: Può andare, grazie.
L.M.: Buongiorno.

P.M.: Sentiamo Cencin Gina.
Presidente: Signora, ha difficoltà a farsi riprendere dalla televisione o no?
Gina Cencin: Sì.
Presidente: Cioè, non vuole essere ripresa.
G.C.: No.
Presidente: Bene. Niente telecamere, grazie. Come si chiama lei?
G.C.: Cencin Gina.
Presidente: Dove è nata, signora?
G.C.: A Greve in Chianti 
Presidente: Bisogna annotare i suoi estremi.  
G.C.: 31 marzo 1943
Presidente: Risiede?
G.C.: A Sambuca, Tavarnelle. “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.”
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Grazie, Presidente. Io preliminarmente vorrei far presente alla Corte questo, e fare questa richiesta. La signora è già stata sentita su parte dei fatti – per i quali oggi voglio farle delle domande – nel corso del procedimento a carico del Pacciani. E quindi chiedo, innanzitutto, la produzione di quei verbali e poi chiedo alla signora…
Presidente: Sì.
P.M.: … se, nell’occasione in cui è già stata sentita, ricorda cosa ha detto e se conferma quelle cose che ha detto in quell’occasione, se era la verità. Si ricorda di essere già stata sentita?
G.C.: Sì.
P.M.: Disse la verità?
G.C.: Sì.
P.M.: Le conferma oggi quelle cose?
G.C.: Sì.
P.M.: Senta, le vorrei chiedere, allora, dei chiarimenti innanzitutto su quei fatti e poi altri. Lei ricorda… anzi, lei conosce il signor Vanni?
G.C.: Sì.
P.M.: Come mai?
G.C.: Era il postino della mia zona.
P.M.: La zona… lei abitava vicino a dove abitavano Renato Malatesta e la Sperduto?
G.C.: Sì.
P.M.: Molto vicina?
G.C.: Sì.
P.M.: Lei, quindi, conosceva sia la Sperduto Antonietta che il Malatesta Renato?
G.C.: Sì.
P.M.: E anche i figli?
G.C.: Sì.
P.M.: Senta, lei ha parlato, durante il processo e quindi lei l’ha già confermato, di aver visto a volte il Pacciani e il Vanni a casa della Sperduto. È così?
G.C.: Sì.
P.M.: Lei ricorda di aver visto se loro arrivavano con qualche macchina? Che macchina avevano?
G.C.: Sì.
P.M.: Che macchina avevano?
G.C.: Ma, una macchina bianca.
P.M.: Lei, nel processo, ha parlato di una 500.
G.C.: Sì.
P.M.: È così. Senta ancora, signora, lei ha detto, in quell’occasione, che era sempre dietro a dei giornali pornografici.
G.C.: Sì.
P.M.: Come fa a saperlo?
G.C.: Ma, perché li faceva vedere lì a Fabbrica dove ero io sposata, si fermava nel pomeriggio quando passava e faceva tutto… insomma, le persone tutte curiose di vedere.
P.M.: Questo era nel pomeriggio, quindi, dopo che aveva fatto la gita da postino.
G.C.: Ma…
P.M.: O faceva il postino anche nel pomeriggio?
G.C.: Anche mentre faceva la gita, si fermava lì a Fabbrica…
P.M.: Lei ha detto… Prego, prego, continui, mi scusi.
G.C.: No, c’era un negozietto lì, sicché si fermava e, insomma, tutte le persone uscivano, insomma, in genere, passava verso mezzogiorno, mezzogiorno e mezzo, l’una, quando le persone rientravano da lavorare.
P.M.: Lei ricorda di avere visto o saputo che aveva dei falli di gomma, qualcosa del genere?
G.C.: Ma, io l’ho saputo, però non ho visto mai. Sapevo, sentivo, lo dicevano.
P.M.: Le persone da cui andava. Sa se lui aldilà della Malatesta di cui ha già parlato, dalle donne sole o, insomma, che erano in casa e non c’erano i mariti, tentava di fare approcci, al di là della Malatesta?
G.C.: No, io questo non lo so.
P.M.: Invece della Malatesta ha…
G.C.: Sì, lì sapevo che c’andavano e rimanevano diverse ore.
P.M.: Lei ha mai assistito a discussioni fra il Malatesta e il Vanni o il Malatesta e il Pacciani?
G.C.: No.
P.M.: Lei ha mai visto il Malatesta – così ha riferito nel processo – con gli occhi neri?
G.C.: Sì.
P.M.: E c’era stata prima la 500 bianca, ha detto lei.
G.C.: Sì.
P.M.: Senta una cosa, lei però non sa se il Malatesta, con gli occhi neri, da chi materialmente le aveva ricevute? 
G.C.: No.
P.M.: La Sperduto si è mai lamentata con lei del comportamento che avevano il Vanni e il Pacciani nei suoi confronti?
G.C.: No.
P.M.: L’ha saputo solo, quello che ha raccontato, non dalla Malatesta?
G.C.: Sì.
P.M.: Senta ancora una cosa, lei fino a che periodo ha abitato lì a Fabbrica?
G.C.: A Fabbrica fino all’80.
P.M.: Quando andò via lei era già morto il Malatesta o era vivo?
G.C.: No, era vivo. Sì, perché io poi sono tornata alla Sambuca, sì, sì, era vivo.
P.M.: Senta una cosa, lei ha descritto poi alla Polizia e poi l’ha ripetuto nel corso del procedimento – di cui le ho parlato finora – quello a carico di Pacciani, di aver visto un’altra persona e le dico cosa ha detto. Lei dice di aver… ha detto esattamente: “Ad esempio, riconosco uno” – e gli è stato contestato e l’ha ripetuto in dibattimento, oltre che il Pacciani e il Vanni – “dei suoi saltuari accompagnatori nella foto che mi viene mostrata” – le fu mostrata, si dice, una foto di Faggi Giovanni, una vecchia foto era. E lei dice: “Per completezza dichiaro che anche questo personaggio” – che lei riconobbe per Faggi Giovanni in quell’occasione – “l’ho incontrato qualche volta a San Casciano Val di Pesa mentre era in compagnia del postino, del Pietro e forse di un’altra persona che non ricordo.”
G.C.: Sì.
P.M.: Ecco, e lei questo ricordo di questo Faggi come ce l’ha?
G.C.: Ma, io vedevo queste persone che andavano di solito insieme al bar.
P.M.: Al bar dove?
G.C.: Lì a San Casciano.
P.M.: Lei ricorda che bar?
G.C.: No. Ma, c’era una bettolina lì.
P.M.: A San Casciano dove?
G.C.: A San Casciano… ora io la via non la ricordo, c’era una bettolina dove davano da bere, io, in genere, li vedevo andare verso questa bettola.
P.M.: Lei ricorda che periodo, che anni fossero? Sempre gli anni ’80.
G.C.: No, prima. Perché io da quando sono tornata alla Sambuca nell’80, San Casciano l’ho frequentato un po’ meno.
P.M.: Ho capito.
G.C.: Qualche volta ma non tanto.
P.M.: Potrebbe essere gli anni ’78, ’79, anni così?
G.C.: Potrebbe essere, sì. Ora…
P.M.: Anche prima? O anche dopo?
G.C.: Ma, dopo no.
P.M.: Non ho altre domande, grazie Presidente. Farò quelle produzioni che ho detto tutte insieme.
Presidente: Parti civili? Difensori? Avvocato Fenyes?
Avv. Sigfrido Fenyes: Presidente, grazie. Queste dichiarazioni, signora, lei, come faceva cenno prima, le ha rese nel processo a carico di Pacciani Pietro?
G.C.: Come?
Avv. Sigfrido Fenyes: Queste dichiarazioni in ordine a questa fotografia mostrata, questa persona vista quindici anni prima, le ha rese nell’ambito del procedimento a carico di Pacciani Pietro, del processo?
G.C.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: Si ricorda quando si è svolto il processo?
G.C.: Due anni fa. Ora, non me lo ricordo, due anni fa.
Avv. Sigfrido Fenyes: All’incirca, insomma. Nel ’94. Lei era sicura di aver visto questa persona, aveva un ricordo vago.
G.C.: Io avevo un ricordo vago.
Avv. Sigfrido Fenyes: Aveva un ricordo vago.
G.C.: Sì.
Avv. Sigfrido Fenyes: Io non ho altre domande. Grazie, Presidente.
G.C.: Prego.
Presidente: Si può accomodare, signora.
P.M.: Presidente, abbiamo terminato. Erano otto testi.
Avv. Gabriele Zanobini: Presidente, mi scusi.
Presidente: Mi dica avvocato… Scusi, signora, venga un attimo.
Avv. Gabriele Zanobini: No, no, no, non domande.
Presidente: Ah, non con la teste.
Avv. Gabriele Zanobini: No, può andare, signora.
Presidente: Allora può andare, grazie, mi scusi. Mi dica, avvocato Zanobini.
Avv. Gabriele Zanobini: Avvocato Zanobini per avvocato Corsi, volevo produrre, allegare i verbali che sono serviti all’udienza dell’8 – di cui questo difensore si è servito – per le contestazioni al teste Ricci. E che sono i verbali del 5 novembre /91, del 13 novembre ’91 e del 27 novembre ’91.
Presidente: Bene. Elisabetta, prenda nota. Allora, volevo concordare con i difensori le udienze prossime. Faccio presente che mercoledì prossimo, come era stato preventivato, l’udienza non si può tenere perché i Giudici a fianco mio, sono stati requisiti per il Tribunale della Libertà.
P.M.: Presidente, aveva detto che non si sarebbe fatta nemmeno martedì, e quindi io avevo segnato 14, 16 e 18.
Presidente: Allora, il collega mi fa presente che non può lui giovedì.
P.M.: Bene.
Presidente: Quindi, possiamo solo lunedì, martedì e venerdì.
P.M.: Bene.
Presidente: Come?
(voce non udibile)
Presidente: Io direi lunedì facciamola l’udienza, perché sennò.
P.M.: Facciamo 14, 15, 18. Volevo dire alla Corte che il P.M., al di là delle richieste ex 507, siamo già abbastanza avanti come…
Presidente: Sì, sì, lo vedo.
P.M.: Noi stiamo andando…
Presidente: Se volete fare due udienze, lunedì e venerdì, saltare quella intermedia, non so.
P.M.: Forse sarebbe meglio, Presidente. Presidente, se fosse possibile fare lunedì e venerdì, meglio ancora.
Presidente: Ecco, facciamo lunedì e venerdì.
P.M.: Bene, grazie.
Avv. Federico Bagattini: Signor Presidente, visto che dobbiamo farne due, io francamente avrei un problema lunedì, se fosse possibile…
P.M.: Allora facciamo martedì e venerdì.
Presidente: Martedì e venerdì.
(voce non udibile)
Presidente: Però c’è il processo Nicotra. Per il processo Nicotra.
P.M.: Per quello che sono le citazioni già in corso, lunedì e venerdì sarebbe l’optimum.
Presidente: E va bene, facciamo lunedì e venerdì, va bene?
P.M.: Lunedì e venerdì, 14 e 18.
Presidente: Va bene. Allora, si rinvia a lunedì alle ore 9.00.
P.M.: Bene grazie.
Presidente: Bene. Nuova traduzione del Vanni. L’udienza è tolta.

10 Luglio 1997 17° udienza processo Compagni di Merende

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