In sede autoptica viene accertato le ferite presenti sui corpi dei due ragazzi. L’autopsia è stata condotta dal Prof. Mauro Maurri, dal Dott. Franco Marini e Dott. Giovanni Marello.

Le ferite Claudio Stefanacci sono tre generate da arma da fuoco e dieci generate da arma da taglio:

Un colpo d’arma da fuoco dietro l’orecchio sinistro dove presenta ha un foro di proiettile che ha penetrato la cavità sottostante e vi risulta trattenuto. Il colpo ha esito mortale.
Due colpi esplosi probabilmente in rapida successione si presentano sulla regione toracica. Uno all’emitorace di sinistra, abbastanza superficiale, è caratterizzato da una ferita vicina con molta probabilità generata da un frammento di cristallo del finestrino. Questo potrebbe far pensare che si tratti del primo colpo esploso e che ha frantumato il finestrino, proiettandone le schegge e perdendo di potenza, tanto da non risultare molto penetrante. Un altro colpo è localizzato all’ipocondrio sinistro e penetrando trapassa lo stomaco, il diaframma e va ad impattare con il polmone sinistro per poi fuoriuscire dal lato sinistro della schiena.

Claudio presentava anche un’ematoma al gluteo destro.

Ricordiamo che un colpo ha raggiunto i pantaloni verdi militare a livello della tasca perforando il portafogli che risulta trapassato e il proiettile è stato ritrovato nella stessa tasca. Entrambi i reperti, pantaloni e portafoglio sono privi di sangue. I pantaloni sono ritrovati sotto il divanetto e quindi in una posizione in cui non erano raggiungibili da un colpo di arma da fuoco. Probabilmente la spiegazione risiede nel fatto che durante la sparatoria i pantaloni erano esposti e sono stati raggiunti da un colpo, successivamente il muoversi dei ragazzi o una ricerca interna alla macchina da parte dell’assassino, hanno fatto cadere il divanetto sugli stessi pantaloni che quindi risultavano occultati all’esame obbiettivo della scena. Potrebbe anche ventilarsi un’altra possibilità, e cioè che Claudio indossasse ancora i pantaloni e il proiettile non avendo superato la stoffa interna della tasca non abbia generato una ferita, ma un ematoma. Questo implicherebbe però che i pantaloni gli sono stati sfilati successivamente alla morte.

Il corpo del ragazzo presenta dieci ferite da arma bianca in parte inferte in limine mortis. Sono quasi tutte vergate con molta forza. Una si registra al tronco, una al basso ventre ed una alla schiena. una vibrata nell’ottavo spazio intercostale di sinistra, una al fianco sinistro, una presso la spina iliaca, un fendente in regione inguinale a sinistra, due rispettivamente sulla faccia interna della coscia sinistra e sulla coscia destra ed in fine una o forse due sulla schiena. Il colpo vibrato al tronco, in regione ascellare si sinistra permette di rivelare molto bene il tipo di coltello, si tratta di un monotagliente.

Le ferite di Pia Rontini sono due generate da arma da fuoco e due da arma da taglio oltre alle ferite escissorie:

Un colpo d’arma da fuoco l’ha raggiunta nella regione zigomatica-mascellare destra. La direzione del colpo è dall’avanti all’indietro leggermente obliquo da destra verso sinistra ed inclinato dal basso verso l’alto. Il colpo è risultato mortale con perdita di conoscenza istantanea e morte sopraggiunta in meno di 10 minuti per edema polmonare. Cosi riporta il rapporto di Medicina Legale: “Il colpo di arma da fuoco alle strutture cranio-encefaliche ha sicuramente determinato una immediata, profonda perdita di conoscenza e della motilità volontaria, rivelatasi purtroppo irreversibile, per cui la ragazza non solo non è stata in grado di abbozzare alcun movimento di difesa, ma non ha potuto muoversi nemmeno minimamente, con assoluta impossibilità a compiere atti coordinati e finalistici“. Un secondo colpo l’ha raggiunta in maniera tangenziale al braccio sinistro ferendola di striscio, potrebbe trattarsi di un proiettile come di una scheggia di un proiettile come anche una scheggia di cristallo del finestrino.

Presentava inoltre una ferita sul fianco sinistro con impronta a croce, probabilmente una scheggia di cristallo del finestrino infranto.

La ragazza presentava anche due ferite da arma bianca al collo, entrambe orizzontali ed inferte in limine mortis. Probabilmente questi due colpi successivi l’uno all’altro sono stati vibrati o all’interno dell’autovettura o al limite una volta estratto il corpo dalla stessa, non certamente dopo aver spostato il corpo ad 8 m. di distanza dato che il trascinamento è avvenuto post mortem.

Il corpo mostra anche i segni di trascinamento post mortem sulla schiena e di minor entità su parte della faccia, sono assenti sulla superfice delle braccia. Presenta anche dei lividi alle caviglie di tipo peri mortem che indicano che è stata trascinata afferrando le caviglie. Se si suppone una morte arrivata in 10 minuti è possibile che fra l’estrazione del corpo dalla macchina e il successivo trascinamento sia passato qualche minuto. 

Il corpo presenta l’escissione del pube e della mammella sinistra. L’asportazione delle due parti avvenuta post mortem, si caratterizza per una tecnica abbastanza precisa. Il pube presenta un’area escissoria meno estesa e meno profonda rispetto a Calenzano nel 1981 (dove ricordiamo arrivò a scoprire delle anse intestinali). La ferita risulta di conformazione ovalare più che triangolare ed abbraccia la regione perivaginale, si estende a livello perianale  fino a raggiungere una parte della faccia interna delle cosce. L’escissione è stata fatta con uno strumento molto tagliente, con discreta abilità e sicurezza, ma non si direbbe una mano “chirurgica” in quanto sono repertate lungo i margini punti di arresto nel taglio e di successiva ripresa, ne vengono contati almeno tre di questi punti. L’inizio del taglio viene indicato come ad ore 11. Tutto questo si ritrova nell’escissione della mammella sinistra. In questa asportazione si registra forse quattro punti di arresto e ripresa del taglio, ed anche sette piccole lesioni marginali al taglio stesso che non sono ben spiegabili.

L’ora della morte è ipotizzata fra le 21.30 e le 22.00 del giorno 29 Luglio 1984.

Il gruppo sanguigno di Pia risulta essere di gruppo A mentre quello di Claudio è di gruppo 0.

Questo permette di assegnare alle macchie di sangue presenti sulla vettura da chi originano. La macchia di sangue sul montante del finestrino destro è di tipo 0. Quello presente sulla torcia è di gruppo A. Sullo schienale e sul sedile si reperta sangue 0 nella parte centrale e tipo A nella parte destra. Il sangue che macchia il giornale è di tipo 0. I peli ritrovati, in numero di sette, lunghi dai 7 ai 16 mm. di cui 5 con presenza del bulbo, sono umani e lisci ed appartengono al gruppo 0.

Analizzato anche il coltello seghettato non risulta sporco di materiale ematico.

La ragazza era stata davvero trascinata fuori dall’auto nel campo di erba medica, accanto al luogo in cui era ferma l’auto. Inoltre, nella perizia dei medici legali, che avevano effettuato l’autopsia sul corpo della giovane, risultava che la vittima, mentre veniva tirata fuori dalla macchina, era ancora in vita. Infatti, in quell’elaborato, a proposito dell’eventuale possibilità di movimenti coordinati e finalistici della ragazza, i periti a pag. 59 scrivevano che dopo il colpo d’arma da fuoco alla testa: «sul cadavere non ci sono segni che indichino la comparsa di morte immediata, ma al contrario, ci sono segni indicativi di una certa sopravvivenza, che sono rappresentati dall’edema polmonare».

E ancora «(…) per quanto riguarda il carattere delle lesioni da arma bianca al collo, si può conclusivamente dire che esse sono molto più probabilmente (anche se non con certezza assoluta) inferte in vita che non in morte. Ciò perché lo stravaso ematico lungo il tramite e lungo alcuni dei muscoli della regione latero-cervicale sinistra è stato abbondante». Quindi, secondo i medici, c’era stato un periodo di
sopravvivenza, …” Vedi Compagni di Sangue pag. 128/129

1 Agosto 1984 Autopsia dei corpi di Pia Rontini e Claudio Stefanacci
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