27 Aprile 1994, 5° udienza, processo, Pietro Pacciani

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Mario Sciarra, Bruna Bonini, Michele Falcone, Pietro Frillici, Vittorio Sifone, Giovanni Autorino, Giovanni Libertino, Nunzio Castiglione, Mauro Maurri, Aurelio Bonelli, Ignazio Spampinato

Presidente: Bene, buongiorno. L’imputato è in arrivo? Benissimo, allora, è presente l’imputato assistito dall’avvocato Rosario Bevacqua, il Pubblico Ministero, le altre parti civili…
A.B.: Sostituisco anche l’avvocato Fioravanti.
Presidente: Anche in sostituzione dell’avvocato Fioravanti. Benissimo. Possiamo allora continuare l’esame dei testimoni del Pubblico Ministero. Romano, spostiamo per favore la seggiola. Mettiamola più in là. Più vicino alla balaustra.
P.M.: È il brigadiere Sciarra, quello che ieri ci fu detto che forse… oggi Maresciallo, non lo so.
Presidente: Foglio magico… Ecco, benissimo, perfetto. Legga per cortesia quella formula. Lei deve dire la verità, lo sa. Può montare il microfono sulla staffa? Va bene così? Menomale.




M.S.: Brigadiere Sciarra. Consapevole della responsabilità morale giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto a mia conoscenza.
Presidente: allora vediamo questo microfono, sarà spento, forse. Va bene così? Meno male. Può dare le sue generalità alla segretaria, per cortesia?
M.S.: Sciarra Mario, nato a Xxxxxxx Xxxxxxxx, Xxxxxx, il XX/XX/19XX.
Presidente: Benissimo. Risponda alle domande del Pubblico Ministero.
P.M.: Grazie, Presidente. Signor Sciarra, vuole spiegare alla Corte quale la sua attuale professione e quale era nel settembre del ‘74?
M.S.: Attualmente sono Maresciallo maggiore dei Carabinieri, in servizio presso il comando legione Carabinieri di Firenze. Allora ero brigadiere, comandante la squadra di Polizia giudiziaria di Borgo San Lorenzo.
P.M.: Della squadra, quindi.
M.S.: Della squadra, sissignore.
P.M.: Lei intervenne sul posto subito, di quell’omicidio?
M.S.: Sì, poco dopo dell’attuale comandante della stazione, Maresciallo Falcone. Dopo poco arrivai sul posto.
P.M.: Quindi nella mattina?
M.S.: Sissignore, dopo…
P.M.: Senta, ci sa dire qualcosa di preciso in merito al ritrovamento di una borsa della ragazza? Lei sa qualcosa?
M.S.: Sì, questa borsa…
P.M.: Se la sa, scusi, per averlo sentito dire, o per aver fatto qualcosa direttamente?
M.S.: No, ero presente al rinvenimento della borsa.
P.M.: Ecco, allora vuole spiegare un po’ come andarono le cose? Nei dettagli, come li ricorda. Voi avete fatto una relazione, all’epoca un po’ succinta. Noi vorremmo maggiori dettagli.
M.S.: Sì, mi ricordo, ecco. La mattina venne fatto, a parte questo non è il motivo… La mattina venne fatto, diciamo, il sopralluogo da parte del Pretore – non che il Sostituto Procuratore, dottor La Cava – dei posti. Nel pomeriggio, anche perché mi sembra che venimmo, da medicina legale venimmo a sapere che – perché c’era tutto il problema dei colpi, non colpi questo qui – venimmo a sapere che effettivamente era una pistola non… diciamo, che lui aveva lasciato sul posto dei bossoli, in sostanza.
P.M.: Sì, sì.
M.S.: E iniziammo, ecco, nel pomeriggio, un più dettagliato controllo.
P.M.: La macchina non c’era più.
M.S.: La macchina non c’era più, era stata trasportata presso la caserma di Borgo.
P.M.: Ecco, bene. Andiamo avanti.
M.S.: Ora io, proprio il particolare esatto… cioè, nel tardo pomeriggio mi ricordo che venne rinvenuta questa borsa sotto la strada.
P.M.: Da chi e come si addivenne? Non so se lei ricorda cos’avete scritto nell’annotazione.
M.S.: No, sinceramente non me lo ricordo.
P.M.: Glielo ricordo io. Dite che alla… dite esattamente: “ su segnalazione telefonica fatta alla stazione di Borgo San Lorenzo, alle ore 18:30 del 15/09/74… “ eccetera. Ricorda questa telefonata? Se qualcuno l’aveva fatta, come lo seppe lei, se lei era lì sul posto l’avvertirono via radio? Se, non lo so…
M.S.: No, no, io, ecco, si venne a sapere di… effettivamente, cioè questa informazione era arrivata, non mi ricordo però, probabilmente è in quella maniera. Cioè, però…
P.M.: Se l’avete scritto, bisogna pensare che allora era più fresco il ricordo.
M.S.: Però mi ricordo che andammo sul posto, eravamo diversi, sul posto, diversi, e facemmo queste ricerche sottostante il luogo del delitto. E sotto la strada…
P.M.: A che distanza era dal luogo del delitto? Voi scrivete 300 m.
M.S.: Mah, dal luogo del delitto grosso modo sì, perché c’era il tratto della stradetta, poi c’è la strada comunale, poi sotto la strada comunale, in questo campo di granturco, dopo tre o quattro metri…
P.M.: Ecco, ci vuole spiegare meglio? Rispetto alla strada comunale, il campo di granturco, o meglio, dove era la borsa c’è una distanza, o era proprio lì, sul ciglio?
M.S.: No, no, era… diciamo, era sotto, diciamo il dislivello – c’era un dislivello dalla strada al campo – ed era a 2/3 metri…
P.M.: Qui voi dite: “ La borsa era a circa 5 metri dal ciglio stradale” .
M.S.: Sì, sì. Sì, infatti era, cioè, distante, nel granturco, nella piantagione di granturco, ma ora io…
P.M.: Si rivede la foto che scattaste all’epoca, le aiuta la memoria?
M.S.: Penso di sì.
P.M.: Possiamo mostrare quella foto della… per quel che si riesce a vedere. Sembra di capire che quello è il manico della borsa.
M.S.: Sì, sì.
P.M.: Ricorda un po’?
M.S.: Sì, sì, quello l’ho…
P.M.: Ecco, dopo il rinvenimento, che non si capisce molto bene se qualcuno o chi ve l’ha segnalato, quindi sembra che qualcuno l’ha trovata, vi ha avvertito, insomma, di questo rinvenimento, da quello che c’è scritto qua.
M.S.: Sì, ma io ero, diciamo, tra i più giovani, sicché correvano e…
P.M.: Sì, sì, no, è solo per vedere se lei lo ricorda, non certo un appunto. Ci mancherebbe! Noi cerchiamo di focalizzare i fatti, il resto non interessa in questa sede. Dopo questo ritrovamento cosa faceste, lo ricorda?
M.S.: Sì, venne prelevata questa borsa e c’era due/tre Carabinieri nel campo di granturco. Si prese questa borsa e poi… mi ricordo, insomma, che si portò in caserma a Borgo San Lorenzo.
P.M.: Controllaste il contenuto?
M.S.: Mah, lì per lì si guardò che cosa c’era, così, poi in via si prese, senza lì per lì dargli molto peso al contenuto, insomma. Si prese e si portò in caserma.
P.M.: Ecco, ma segni, non so, di sangue, cose di questo genere, sulla borsa?
M.S.: No, no.
P.M.: Non ce n’era.
M.S.: Mi ricordo si guardarono anche, queste cose.
P.M.: Ecco, controllate se c’erano e non c’erano.
M.S.: Sì.
P.M.: Poi, per verificare il contenuto, dopo averlo esaminato voi, chiamaste parenti? Lo ricorda?
M.S.: Ma in caserma, questo avvenne.
P.M.: Sì.
M.S.: Mi sembra, sì, in caserma che venne qualcuno per vedere gli oggetti che poi…
P.M.: Ricorda chi?
M.S.: Eh, non me lo ricordo.
P.M.: La madre, la sorella, se c’era. La cugina, il padre…
M.S.: Non mi ricordo.
P.M.: … della ragazza, da questo punto di vista.
M.S.: Perché in quel frattempo si susseguirono padre, madre. Non mi ricordo chi…
P.M.: Va bene. E ricorda se, fra questi parenti che esaminarono, qualcuno parlò del contenuto, di contenuto mancante, di contenuto in più?
M.S.: Mah, io non credo. Mi sembrava che non mancasse nulla, o parlò…
P.M.: Dunque, verbale, in proposito, non è faceste. C’è solo questo suo ricordo.
M.S.: Noi facemmo, facemmo un verbale molto, dopo molto tempo, di restituzione su autorizzazione del giudice.
P.M.: Del giudice. Quindi non la restituiste, quella sera, ma l’avete tenuta voi fin quando non avete restituito tutto.
M.S.: Mi sembra di sì.
P.M.: Questa borsa è stata in caserma per un po’.
M.S.: Mi sembra di sì.
P.M.: Non ho altre domande, grazie.
Presidente: Domande, signori?
A.B.: Sì, signor presidente.
Presidente: Avvocato Bevacqua.
A.B.: Dal rapporto risulterebbe, così come ha detto il signor Pubblico Ministero, che vi fu una segnalazione telefonica fatta alla stazione di Borgo San Lorenzo alle ore 18:30. Questa segnalazione, così come poi si legge nel rapporto, sarebbe stata evidentemente effettuata da qualcuno che poi è rimasto anonimo. Se la ricorda questa circostanza?
M.S.: Cioè, che ci avvertì, diciamo, non…
A.B.: Cioè, chi ha segnalato, non ha segnalato, non ha preso la borsa e l’ha portata o ha detto: ‘guardate, qua c’è la borsa’, tant’è che…
M.S.: No.
A.B.: Ecco.
M.S.: Quella la trovammo noi.
A.B.: Quindi c’è stata una segnalazione anonima. Va bene? Perché non risulta da nessuna parte che qualcuno abbia detto: ‘ Io ho telefonato’ – né voi l’avete presa verbale – ‘ io ho telefonato ai Carabinieri per dire che la borsa era lì’. Tant’è che voi, la borsa, l’avete trovata, cercandola, sotto questo ciglio, così come era là. Se la ricorda lei questa circostanza?
M.S.: Sì, io non sono a conoscenza che…
A.B.: Ecco, è come ha già riferito al Pubblico Ministero, questa borsa, nonostante tutto quello che c’era stato, non aveva alcuna traccia di sangue. Voi avete fatto questa verifica. Se lo ricorda, questo?
M.S.: Sì, guardammo, diciamo, perché… del sangue.
A.B.: Ecco. Lei che ha partecipato anche a questa indagine, cioè all’indagine immediata subito dopo la scoperta di questi due ragazzi, ricorda – se lo ricorda, perché fa parte pure del corredo del rapporto – se nelle tasche del Gentilcore, il ragazzo, sono stati ritrovati, è stato ritrovato il portafoglio contenente anche una somma di 33.800 lire. Se lo ricorda?
M.S.: Mah… per quanto riguarda questo portafoglio o roba di pertinenza delle persone, non sono in grado, in quanto tutto il sopralluogo, come dico, sia dei cadaveri, sia… venne fatto direttamente dal dottor Serrao – allora pretore di Borgo – sicché noi… cioè, io perlomeno, ero lì ad assistere e basta. Sicché poi non…
A.B.: Ho capito. Ma lei ricorda, per esempio, se nell’occasione di questa ispezione, indagine, che voi avete fatto sia sul luogo, sia poi quando avete ritrovato la borsa, se vi siete resi conto che colui che aveva fatto queste cose, cioè l’assassino, non si era appropriato di soldi, di danaro, di cose aventi un valore di un certo tipo, cioè aveva lasciato tutto lì, come per esempio aveva lasciato questo portafoglio che è stato trovato a Gentilcore. Se lo ricorda questo?
M.S.: Mah, personalmente no.
A.B.: Non solo ricorda.
M.S.: Non me lo ricordo.
A.B.: Comunque fa parte del rapporto, signor Presidente…
P.M.: È già agli atti, signor Presidente; cioè, è un sopralluogo.
A.B.: È un sopralluogo.
P.M.: È la parte di sopralluogo, non è la parte indagine.
A.B.: Grazie. Un’ultima domanda, e poi, per quanto mi riguarda, non ne ho altre. E cioè è questo: non so se lei ha fatto, ha interrogato tale Calzolai Walter – fa parte anche questo del corredo del rapporto – il quale dice, ha detto, che in località Sagginale, presso le ore 00:30 del 15 corrente mese, avrebbe visto, con la parte anteriore rivolta verso l’imbocco di una strada campestre distante circa 50 m dal tratturo che conduce al posto del delitto, una macchina che poteva essere una Simca, o una BMW, o una Giulia, di color grigio. La ricorda questa circostanza?
M.S.: Non ricordo se ho fatto io questo verbale, però mi ricordo di questa circostanza. Non so se ho fatto io o altri questo rapporto.
A.B.: Ecco, fu vista, in quell’occasione da qualcuno, nell’immediatezza, prima, dopo, durante, non si sa, il famoso delitto, da questo signor Calzolai Walter, una macchina a 50 m da questo tratturo che poteva essere o una Simca, o una BMW, o una Giulia. Se lo ricorda?
M.S.: Una dichiarazione in tal senso me la ricordo, però non mi ricordo se è stata fatta a me o da altri.
A.B.: Cioè, ecco, la domanda che io le faccio è questa: questa macchina, qualunque essa potesse essere, ma comunque una di queste – un tipo di macchina di questo tipo che ho già riferito prima – questa macchina era in prossimità, si ricorda lei, andando lì sul posto, se era proprio veramente vicina al luogo dove poi si verificò il delitto, o fu trovato, o comunque fu scoperto il delitto?
M.S.: Da…
A.B.: 50 metri sono abbastanza poco. Sono da qui a lì.
M.S.: Sì, ma da come descriveva appunto questo particolare, cioè, il punto dove l’avrebbe vista questa persona, non è distante.
A.B.: È poco.
M.S.: Sì.
A.B.: È molto poco dal luogo dove avvenne il delitto.
M.S.: Dove avvenne il delitto, sì.
A.B.: Grazie, non ho altre domande.
Presidente: Altro, signori? Può andare, buongiorno.

P.M.: Chiedo di sentire, Presidente, la madre di Pettini Stefania che dovrebbe chiamarsi Bonini Bruna, oggi presente.
Presidente: Bonini Bruna, venga signora, si accomodi signora.




B.B.: Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione mi impegno di dire tutta la verità e non nascondere nulla di quanto di mia conoscenza.
Presidente: Signora se la sente di deporre? Perché la vedo piuttosto emozionata.
B.B.: Si.
Presidente: E naturalmente è comprensibile.
B.B.: Si, si.
Presidente: Allora per cortesia, il Pubblico Ministero voleva farle qualche domanda, prego.
P.M.: Signora mi rendo conto delle difficoltà di dirci oggi qualcosa tant’è che il PM aveva omesso di citarla come teste, ieri è venuto fuori in udienza un particolare e abbiamo necessità di sentire qualcosa da lei…
B.B.: Dica pure.
P.M.: Senta signora, lei ricorda qualcosa relativamente alla borsa di sua figlia che sappiamo oggi noi fu trovata la sera di quel fatto, lei ricorda qualcosa in proposito su questo ritrovamento innanzi tutto?
B.B.: No, non fu trovata la sera stessa è stata trovata dopo diversi giorni, che glielo abbiamo detto noi.
P.M.: Ci può spiegare meglio?
B.B.: Come, eh?
P.M.: E’ sicura di questo ricordo?
B.B.: Si perchè noi s’è chiesto – la borsa l’avete ritrovata?- dice: – No, l’hanno ritrovata dopo qualche giorno – l’autorità.
P.M.: L’hanno ritrovata chi, scusi?
B.B.: L’avranno trovata i poliziotti, i carabinieri, non lo so.
P.M.: Quindi lei l’ha vista dopo alcuni giorni…
B.B.: A me non me l’hanno fatta vedere, a me me l’hanno resa dopo due o tre anni la roba della mia bambina.
P.M.: Allora sul ritrovamento lei sa poco.
B.B.: Io so poco, per non dire niente.
P.M.: Benissimo, benissimo, allora fermiamoci qua. Quando l’ha rivista questa borsa? Dopo alcuni anni?
B.B.: Dopo alcuni anni.
P.M.: Il suo ricordo sul punto, cioè lei era a conoscenza di cosa ci poteva essere in questa borsa quando la Stefania era uscita quella sera o il suo era una semplice presunzione?
B.B.: No, io non posso ricordare dopo vent’anni cosa ci aveva la Stefania in borsa.
P.M.: Ha ragione, ha pienamente ragione. Nel momento in cui le fu resa, che se non ho capito male, a distanza di qualche anno, circa il contenuto notò qualcosa che oggi può interessare? C’era qualcosa in più, mancava qualcosa che secondo lei ci doveva essere, la cosa le fu completamente indifferente, non le destò alcuna impressione o interesse, guardò bene la borsa oppure per motivi…
Presidente: Una domanda per volta, una domanda per volta.
B.B.: No, io non notai niente, non c’era macchie, non c’era niente.
P.M.: C’era qualcosa dentro o era vuota?
B.B.: Ma era vuota, vuota completamente.
P.M.: Quando l’hanno restituita a lei era vuota completamente.
B.B.: Era vuota completamente, si.
P.M.: Però le sono stati restituiti anche degli oggetti di sua figlia.
B.B.: Si è stato restituito la carta d’identità, delle fotografie, così…
PM: Cose che normalmente la ragazza teneva in borsa.
B.B.: Cose che normalmente teneva in borsa, si, si.
P.M.: Questa borsa, volendo, lei ce l’ha ancora?
B.B.: Questa borsa non l’abbiamo più noi.
P.M.: Vabbè…
B.B.: No.
P.M.: Delle cose di sua figlia che le sono state restituite, indipendentemente dal fatto che erano in borsa o meno, lei sa dirci oggi se manca qualcosa che invece sicuramente sua figlia aveva?
B.B.: Mah, io penso che ci aveva una catenina, degli anelli, il portafoglio con pochi soldi, ce li aveva la mi’ bambina, questo non c’era, l’orologio suo particolare che noi non si è trovato, quando ci hanno reso la roba noi, non c’era questa roba dentro, insomma dentro la borsa oppure insieme agli altri…
P.M.: Nemmeno il portafoglio?
B.B.: No, neppure il portafoglio, no.
P.M.: Però la carta d’identità…
B.B.: Si la carta d’identità si.
P.M.: La carta d’identità sua figlia la teneva nel portafoglio, se lo sa?
B.B.: Si, mha, in borsa, in borsa senz’altro. Poi se la teneva nel portafoglio non mi ricordo, non mi ricordo.
P.M.: Quindi, se non ho capito male io, mancavano i valori, per intenderci.
B.B.: Si, eh, i valori, questi piccoli oggetti che poteva portare addosso.
P.M.: Invece i documenti..
B.B.: I documenti c’erano, si, quando ci hanno reso la roba, ce l’hanno resa quando ci hanno reso il vestiario della Stefania.
P.M.: Ecco, l’ultima cosa proprio per vedere se ho capito bene, lei comunque questa borsa l’ha rivista per la prima volta a distanza di anni.
B.B.: A distanza di anni.
P.M.: Non è che quando fu ritrovata la chiamarono le dissero: – signora c’è la borsa ci da un’occhiata –
B.B.: No, no no, assolutamente!
P.M.: Forse chiamarono qualche altro familiare?
B.B.: No, assolutamente no, no no.
P.M.: Lei è sicura?
B.B.: Sono sicura, si, si ,si.
P.M.: Che non chiamarono nessuno?
B.B.: No, no no non chiamarono nessuno.
P.M.: Ci sono, non so, altri parenti, sorelle, cugine..
B.B.: No, io ci ho…
P.M.: No, no della Stefania, scusi
B.B.: Ci ho la mia nipote, si, Tiziana.
P.M.: Non sa se fu chiamata la nipote per caso?
B.B.: Ma, la nipote la sarà stata chiamata però gli oggetti non glieli hanno fatti vedere.
P.M.: Va be’, va be’ questo lo chiederemo alla nipote, se necessario. Lei su questo non sa niente di più preciso.
B.B.: Io non so niente.
P.M.: Non ho altre domande, grazie.
Presidente: Avvocato Santoni di parte civile.
A.S.: Signora, lei quindi si ricorda che a sua figlia mancava un orologio?
Signora Bruna Bonini: Si.
A.S.: Si ricorda più dettagliatamente che orologio era?
B.B.: Un orologio in acciaio, tipo il mio, si.
A.S.: Li ha detto che era particolare, perchè era particolare o ho capito male io?
B.B.: No, ho detto così, particolare, insomma, un orologio che portava sempre, cos’, m’è venuto così spontaneo, da dire così, non per altre cose.
A.S.: Le mancava poi una catenina d’argento.
B.B.: Una catenina d’argento, si.
A.S.: I portafogli che le mancava, aveva un portafogli solo o più portafogli?
B.B.: Ma io mi ricordo ci aveva un piccolo portafoglio che noi non l’abbiamo ritrovato quando ci hanno reso la roba, questo, sempre.
A.S.: Quando le hanno restituito i vestiti di sua figlia, questi vestiti come glieli hanno dati signora?
B.B.: Questi vestiti erano semplicemente puliti, non avevano niente, macchie addosso.
A.S.: Erano piegati in maniera particolare?
B.B.: Tant’è vero gli indumenti della mia bambina sono stati ritrovati sotto una pianta anche ripiegati,
A.S.: Così le dissero.
B.B.: Così mi dissero.
A.S.: La ringrazio. Un’altra domanda, mancava anche un indumento di sua figlia che fu ritrovato successivamente o no?
B.B.: Mancava un reggipetto rosso, che io, dopo svariati giorni, ho detto: – la Stefania indossava un reggipetto rosso – cosa che non avevano trovato, l’hanno ritrovato dopo diversi giorni, ma questo sarà stato tutto scritto no?
A.S.: Certo ma era importante ora risentirlo. Io non ho altre domande, la ringrazio signora.
B.B.: Di niente.
Avvocato Colao: Per la verità volevo dire anch’io… Signora buongiorno, scusi, sua figlia lavorava quando è successo l’omicidio?
B.B.: Si, lavorava.
A.C.: Aveva un lavoro suo, quindi aveva una fonte di reddito, guadagnava…

B.B.: Guadagnava lo stipendio che poteva prendere una piccola impiegata.
A.C.: Certo e quindi avrebbe potuto tenere anche qualche somma di denaro più consistente a sua insaputa?
B.B.: No, la Stefania no, si portava dietro quei piccoli soldi che gli ci volevano per andare a ballare poi i soldi se ci aveva un piccolo risparmio li metteva in banca ma poche cose perchè era pochi mesi che lavorava alle dipendenze.
A.C.: Per “piccoli soldi”, può quantificare cosa intende per “piccola somma”?
B.B.: Ma pochi milioni, lei, era pochi mesi…
A.C.: No, dico quello che portava dietro come “piccola somma”
B.B.: Ma, ma poco, io non ricordo proprio quanto la ci pole aver avuto ma pochi soldi, lei non era di solito portarsi dietro tanti soldi.
A.C.: Ma poterli quantificare, trenta, quarantamila…
B.B.: Ma non so, venti, trentamila lire, quaranta, non lo so io, alla distanza di vent’anni che vole, come faccio a ricordare.
A.C.: Signora grazie, buongiorno, ho finito.
Avvocato Bevacqua: Cara signora, mi scusi, senta, lei ha detto che le hanno restituito la borsa dopo qualche anno, le hanno restituito anche un pullover? Si ricorda?
B.B.: Un pullover?
A.B.: Bianco, di sua figlia.
B.B.: Si, mi pare, anche un pullover bianco, si, si
A.B.: E quindi le hanno detto che questo pullover si trovava nella borsa di sua figlia?
B.B.: No, a me mi hanno detto solo che gli indumenti della Stefania erano tutti ripiegati sotto una pianta
A.B.: Dove è successo questo maledetto…
B.B.: Dove è successo il fatto.
A.B.: Senta signora le volevo domandare una cosa, lei ha detto prima che la sua bambina aveva una collanina o due collanine, qualcosa…
B.B.: Aveva una collanina di argento.
A.B.: Aveva anche un crocifisso in questa collanina? Se lo ricorda?
B.B.: Io non credo, non me lo ricordo.
A.B.: Cioè, sua figlia portava il crocifisso oppure no?
B.B.: Mah, io non lo credo, generalmente portava degli aggeggi, non so, così, dei suoi, particolari, non lo so io, non son sicura cosa ci aveva la bambina.
A.B.: Ecco, la collanina era rotta o gliel’hanno restituita regolarmente agganciata, era rotta…
B.B.: No, la catenina a me non mi hanno reso niente
A.B.: Ah, non l’ha trovata…
B.B.: Nooo la catenina a me non me l’hanno resa, nè la catenina, nè l’orologio, nè il portafoglio.
A.B.: Non gliel’hanno resa perchè non l’hanno trovata evidentemente.
B.B.: Non l’avranno trovata, io comunque non lo so.
A.B.: Domandavo soltanto questo.
B.B.: Non lo so, vero.
A.B.: Grazie, le chiedo scusa.
B.B.: Di niente.
Presidente: Senta signora, portava anche anelli sua figlia?
B.B.: Si qualcuno, si qualche anello, si qualche anello aveva.
Presidente: Le è stato restituito nulla?
B.B.: Mah, no, anelli non è stato restituito nulla, no.
Presidente: Non è stato restituito. Lei è sicura che normalmente portava qualche anellino?
B.B.: Si, si, si, si, ero sicura che qualche anello lo portava la Stefania.
Presidente: Ricorda, sia pure approssimativamente, di che anelli si trattava?
B.B.: Mah, anelli non di valore, piccole fascette così, in argento, insomma, roba così, da poco, non è che avesse degli anelli particolari.
Presidente: Come portavano i ragazzi.
B.B.: Si, ecco.
Presidente: E di norma lei li portava.
B.B.: E di norma lei li portava, si, si.
Presidente: Benissimo, non ho altre domande, possiamo licenziare la signora. Grazie signora, può andare, buongiorno.
B.B.: Buongiorno.
Presidente: Io non trovo il verbale, Pubblico Ministero, di rinvenimento e di ispezione della borsa. Non so dove sia, ma qui non c’è.
A.B.: Cioè, presidente, nel rapporto, mi scusi, perché è un po’ strano questo rapporto. A pagina 53 si parla della segnalazione telefonica.
Presidente: L’ho letto.
A.B.: Ecco. Dopo si dice che a un certo punto, questi…
Presidente: Sì l’ho visto.
A.B.: Ecco, a pagina 54…
Presidente: Pensavo si fosse…
P.M.: Posso dire qualcosa, forse sono l’unico, se loro mi consentono, che può dire qualcosa.
Presidente: Pensavo si fosse un foglio preparato. Prego!
P.M.: Ci sono, nel fascicolo del P.M., ma è ovvio, insomma, tutti gli atti relativi ai provvedimenti di sequestro prima, e di restituzione degli oggetti. Addirittura, alcuni fatti, come diceva la signora, a distanza di anni, dal giudice istruttore. Se loro mi consentono, li reperisco, e poi li fornisco la Corte, perché sono atti che andavano messi, a mio avviso, nel fascicolo del dibattimento.
Presidente: Così pare anche a me.
P.M.: Bene. Ora non li ho materialmente. Appena c’è un’interruzione lo farei.
Presidente: Bene signor Pubblico Ministero. Proseguiamo.
P.M.: Proseguiamo in questo senso, signori giudici. Vorrei terminare quello che sappiamo, ovviamente il P.M., sul 1974. Avevo accennato al fatto che c’era una perizia molto particolareggiata fatta da medici legali dal Colonnello Zuntini. Ho anche detto che questa perizia è agli atti, mi sembra che nel fascicolo del dibattimento, per lo stesso motivo non c’è. La fornisco a loro una copia.
Presidente: Quale perizia?
P.M.: Quella del Colonnello Zuntini. Perizia…
Presidente: C’è, c’è.
P.M.: C’è, ecco, benissimo, chiedo scusa.
Presidente: Comunque lei ne ha prodotto anche una copia. Noi…
P.M.: Quella del ‘68. Ora io parlo di quella del ‘74. Quella del ‘74, mi sembra lo stesso motivo, una mancanza di passaggio di atti fra i due fascicoli: dibattimento e fascicolo P.M. Ora volevo evidenziare, di questa perizia, per andare avanti, per andare avanti nella richiesta di sentire un teste, un punto che, sulla quale chiedo un attimo di attenzione, perché è un documento che è a disposizione della Corte e il teste non ce l’ho. Mi serve evidenziare qualcosa per andare avanti. In questa perizia del Colonnello Zuntini, come dicevo, si dà atto che, insieme ai medici legali, si è fatto una ricostruzione di quell’omicidio. Io chiedo attenzione particolare, ora capiranno perché. In quella perizia abbiamo la prova scritta di quello che ci diceva il professor Maurri, ieri. Spero che a nessuno siano sfuggiti dei particolari che sono in realtà elementi. Sono questi. Il Colonnello Zuntini dice: ‘guardate, quella sera furono sparati come minimo 10 colpi di quella pistola, presumibilmente 11’ fa lui la sua posizione, cioè l’undicesimo colpo era stato tenuto in canna. Sono valutazioni che fa il perito balistico, loro le leggeranno. Spiega come uno di questi colpi è uscito da destra verso sinistra, ha rotto il finestrino. Spiega come cinque colpi hanno attinto il ragazzo; spiega come tre colpi – ce l’ha detto il medico legale – hanno attinto la ragazza al braccio. Entrambi, medico legale e balistico, spiegano: ‘guardate, il ragazzo è morto sicuramente a causa dei cinque colpi di arma da fuoco’. Il balistico e il professor Maurri ieri, invece – il balistico per scritto, il professor Maurri a voce – ci ha spiegato chiaramente un elemento che secondo me, signori, questo è il momento che voi cominciate a valutare. Il professor Maurri vi ha spiegato – e ci ha spiegato nella perizia scritta – : ‘ guardate, la ragazza è stata attinta da tre colpi al braccio, ma è stata uccisa con un coltello’. Io vi dico: attenzione! Perché noi sappiamo che c’erano 11 colpi, 10 perlomeno, abbiamo i bossoli. Quindi, l’autore di quel delitto di quella sera, di quel duplice omicidio, avendo 10 colpi ne assesta sicuramente cinque all’uomo, tre alla ragazza; due, forse tre, li sbaglia. Attenzione particolare, insisto! Quindi abbiamo un autore che quella sera sparando, avendo in mano la pistola, colpisce, come ci dicono i periti, il ragazzo. La ragazza la colpisce al braccio, dimostrando – non lo so, lo valuterete voi, io dico cosa dimostra per me – che la pistola non è proprio per lui una cosa sicura perché, avendo ancora quattro o cinque colpi in canna – attenzione! – non ammazza la ragazza con la pistola, ma sbaglia dei colpi, tre glieli tira al braccio. Le valutazioni le faremo a suo tempo. Rimaniamo ai fatti. I due feriti, il professor Mauri, dicono: ‘quella sera la ragazza fu uccisa con un coltello, perché i colpi al braccio non hanno avuto effetto’. Io voglio solo che voi evidenziate questo: che quella sera, bisogna tenere presente già da oggi – è per motivare il mio teste successivo – che si consumò, sì, un doppio suicidio, è vero che ha sparato già da allora una Beretta calibro 22, ma quest’omicidio – ricordiamocelo per il nostro lavoro futuro – duplice, fu commesso per l’uomo con una pistola, per la donna si ferì con una pistola, ma l’omicidio fu commesso con un coltello. Siamo nel 1974, abbiamo un duplice omicidio nel Mugello, in quella situazione e in quella località che sappiamo, e bisogna tenere presente oggi che il duplice omicidio fu, sì, commesso con una pistola, ma uno fu ammazzato – il ragazzo – con la pistola, la donna con il coltello. Io, per ora, non vorrei aggiungere altro. Vorrei solo far presente questo. vorrei aggiungere ce l’ha detto ieri il professor Maurri, che l’uomo fu colpito anche con il coltello, dopo successivamente – era già morto – non si sa perché. Lo possiamo valutare, voleva controllare che fosse morto. Insomma, queste sono cose, effettivamente, valutazione. Rimaniamo a questo punto: nel 1974 viene uccise due persone, una con la pistola e uno con la pistola, ma uccisa con un coltello. Allora vorrei introdurre, a questo punto, ancora un attimo, il Maresciallo Falcone che abbiamo sentito ieri per una precisazione. Grazie.
Presidente: Non ci sono opposizioni, vero?
A.B.: No, no.
Presidente: Bene. Introduciamo di nuovo il Maresciallo Falcone. Maresciallo si accomodi.




M.F.: Debbo rigiurare?
Presidente: No, lei è sempre sotto il vincolo dell’impegno di dire la verità che aveva preso, quindi non c’è bisogno che lei rigiuri. Prego signor Pubblico Ministero, sentiamo le domande.
P.M.: Le domande sono molto semplici, Maresciallo. Lei ieri ci ha spiegato che è da tempo nel Mugello, se ho capito bene, e c’è tuttora. Vuole spiegare da quanto era a Borgo, quando sono successi i fatti del ‘74 e cosa ha fatto dopo, come sua residenza anagrafica?
M.F.: Prima di andare a Borgo ero a Vicchio, comandavo la stazione di Vicchio.
P.M.: In che anni scusi?
M.F.: Dal ‘66 al ‘73.
P.M.: Oh, quindi è la persona adatta per noi, per capire di quei luoghi. Lei, dal ‘66 era a Vicchio. Poi va a Borgo, quando?
M.F.: Nell’ottobre del ‘73. Fui trasferito al comando della stazione di Borgo.
P.M.: Di Borgo. Poi ci ha detto che è andato in pensione.
M.F.: Sì, sono andato in pensione l’80
P.M.: Fino a quando è rimasto nel Mugello?
M.F.: Sono ancora nel Mugello.
P.M.: Allora, quindi, se non ho capito male, lei è dal ‘66 che é…
M.F.: Dal 66.
P.M.: … fra Vicchio e Borgo.
M.F.: Certo.
P.M.: Attualmente è?
M.F.: A Vicchio.
P.M.: Oh, quindi sono luoghi – è questo – io le voglio far domande su quei luoghi che lei conosce abbastanza bene, per servizio e per la sua vita di relazione.
M.F.: Certo, credo.
P.M.: La domanda è questa: lei, essendo stato a Vicchio dal ‘66, ha mai conosciuto per motivi di lavoro e non di lavoro, Pacciani Pietro, l’odierno imputato?
M.F.: Sì, certo.
P.M.: Ci vuole spiegare perché?
M.F.: Io arrivai nel 66 a Vicchio, nel maggio del ‘66. Il Pacciani già c’era là. Ed abitava verso San Martino a Scopeto.
P.M.: San Martino a Scopeto, vicino Vicchio, in territorio del comune di Vicchio.
M.F.: Sì, e sarebbe…
P.M.: Benissimo. Poi lo vediamo nella cartina. Rimaniamo un attimo sul ricordo della conoscenza del Pacciani.
M.F.: Sì.
P.M.: Come mai lei lo conosce? È Maresciallo dei Carabinieri, ma di solito marescialli dei Carabinieri conoscono…
M.F.: Due o tre volte, due o tre volte fui costretto ad andare a casa sua, perché…
P.M.: Ci spiega perché e perché fu addirittura costretto?
M.F.: Beh, per questione di violenza, in famiglia. Non so se per aver ricevuto qualche referto medico, ecco, per sentire la… per la moglie, per sentire cosa fosse successo la moglie. Però, quando arrivavo, la moglie non mi diceva nulla perché era una poverina, insomma.
P.M.: Lei, cioè, riceveva dei certificati medici, ma…
M.F.: Non trovavo mai lui. Il Pacciani non l’ho mai trovato a casa, in queste due o tre volte, non ricordo con esattezza, insomma, sono passati vent’anni, più o meno.
P.M.: Quindi l’ha conosciuto in quel periodo per episodi in cui lei va a casa…
M.F.: Sapevo del Pacciani, insomma.
P.M.: Che erano episodi, se non capisco male, in cui lei presumeva quantomeno delle violenze.
M.F.: Sì, sì, perché praticamente in Vicchio ora non c’è nessuno che non sappia della violenza del povero Pacciani.
P.M.: Ecco, rimaniamo alla violenza e fermiamoci lì. Lei sapeva di quell’omicidio del ‘51, ce l’aveva negli atti?
M.F.: Sapevo, non conoscevo i dettagli, sapevo che era stato in carcere per quell’omicidio.
P.M.: Dettagli di quell’omicidio lei non ne conosce?
M.F.: No, no, non ne conosco.
P.M.: Qualcuno diverso dai familiari le ha mai sottoposto episodi di violenza di Pacciani?
M.F.: Mah, io non ricordo se per… se richiamato dall’attenzione di persone delle vicinanze che mi portarono a casa del Pacciani, in una delle volte, ma non saprei.
P.M.: Qualche vicino.
M.F.: Con precisione non lo saprei dire, adesso.
P.M.: Senta una cosa: lei conosce dove abitava, in quel periodo, o in quel lungo periodo, il Pacciani?
M.F.: Abitava in un podere verso Badia, verso San Martino a Scopeto, alla Badia. In un podere…
P.M.: Possiamo, intanto, preparare quella cartina? Io vorrei…
M.F.: … in un podere del defunto signor Cesare che era del consorzio agrario.
P.M.: Se io le mostro una cartina, me lo sa identificare questo posto?
M.F.: Se riesco, vediamo.
P.M.: Se riesce. Sperando che ci sia il nome. Noi abbiamo cercato di localizzare.
M.F.: Sì, sì.
Presidente (fuori microfono): Si guarda la carta topografiche.
P.M.: Vogliamo indicare la zona…
M.F.: Che poi il posto è sulla direttrice dove furono ammazzati la bambi… la Rontini… e lo Stefanacci.
P.M.: La Rontini. Ora, però vorrei che ce lo spiegasse… no, allarghiamo un po’, grazie. Vorrei che entrassero il famoso triangolo. Scusate eh, signori. Ai fini delle domande al teste, che ci ha detto conosceva zona, possiamo allargare ancor un po’ di più, comprendendo, no, scusate allora, a stringere, zoomare. Ancora verso l’alto, ecco, fermiamoci così. Allarghiamo ancora un pochino. Bene, basta così, grazie. Allora Maresciallo, scusi, la mia domanda è questa: le riesce a identificare il luogo dove lei sa che abitava Pacciani. Lei lo ha chiamato Badia Bovino, dico bene?
M.F.: Sì, c’è la Badia Bovino, là, e poi…
P.M.: Badia a Bovino. Ecco, noi l’abbiamo identificato lì. Fermo così, no, mi tiene… bene, Fermo, fermo così, non la tocchiamo più questa foto, la lasciamo così, grazie. Allora, se si legge, Badia a Bovino. Lei ci ha detto ora che questo luogo è vicino. Noi abbiamo identificato dov’è l’omicidio dell’84 e dov’è l’omicidio del ‘74, di cui abbiamo parlato fino ad oggi. Quella Badia a Bovino – possiamo stare fermi? Grazie – quella Badia a Bovino sembra, a me che sono lontano e non conosco i luoghi, vicino molto al luogo dell’omicidio dell’84, un po’ più lontano, omicidio ‘74. Dico bene?
M.F.: Sì, saranno…
P.M.: Vogliamo sottolineare, per Cortesia, bene il posto Badia a Bovino? Grazie. Ecco, rispetto a come conosce i luoghi, e con l’approssimazione, se ce l’ha, oppure con i dettagli, ci può dire la distanza fra Badia Bovino, innanzitutto e il posto omicidio ‘74, che lei ci stava dicendo è vicino… il luogo… le Fontanine, no? Si chiama…
M.F.: Saranno 2 chilometri, 2 chilometri e mezzo, giù di lì, insomma.
P.M.: Questo passando dalla strada o passando dai campi, per capirsi?
M.F.: No, passando dalla strada.
P.M.: Sono 2 km e mezzo con… il ‘74.
M.F.: Però l’abitazione del Pacciani era a destra, al bivio.
P.M.: Ecco, ce la può indicare per Cortesia, se lei la conosce? Se si può alzare e farci un segno vicino a quel Badia Bovino. Beh, non è indicata, però.
M.F.: Da questa parte.
P.M.: Benissimo. Lei ci dice, per quel che ricorda lei – scusi, può rimanere lì un attimo? – per quel che ricorda lei Badia Bovino, rispetto all’omicidio del ‘74, sono un paio di chilometri. Quindi, deduco io, che, per l’omicidio ‘84, il Sagginale, invece, è ancora più vicino.
M.F.: No, Sagginale è prima.
P.M.: Sì. No, vede nella cartina? Dove diciamo omicidio ‘74 è lassù in alto, omicidio ‘84 è questo. Ecco, io vorrei, se le riesce, a darci un po’ le distanze. Se non ci riesce, non importa. Facciamo in altro modo.
M.F.: Dall’omicidio dell’84 a quello del ‘74…
P.M.: Allora, mi scusi, scusi un attimo.
Presidente: Attenzione che però in questa maniera dobbiamo dargli il microfono, eh. Perché sennò qui, eh…
P.M.: Sì, sì. Allora torni pure al suo posto, torni pure al suo posto.
Presidente: Quindi ripetiamo che cosa ha detto.
P.M.: La domanda e la risposta è – allora riproviamo così, Maresciallo – : fra il posto Badia Bovino, che è indicato in azzurro…
M.F.: Badia Bovino, il bivio che porta a San Martino a Scopeto, prima di Badia Bovino c’è un bivio che porta San Martino, sulla strada dove abitava…
P.M.: Allora la mia domanda…
M.F.: … il signor Pacciani.
P.M.: … se lei riesce aiutarci; se non ci riesce non importa, facciamo in altro modo – è la distanza per strada fra Badia Bovino e il punto dove furono -questa la prima domanda – furono trovati i cadaveri nel 1984, se lei lo conosce.
M.F.: Due chilometri, due chilometri e mezzo.
P.M.: Due chilometri. Allora avevo capito male io prima, 2 chilometri. Allora, la distanza fra l’omicidio dell’84 e omicidio ‘74, lei ci ha detto?
M.F.: È due pi… sette/otto chilometri, otto chilometri più o meno.
P.M.: Benissimo. Quindi fra Badia Bovino, ipotesi, e l’omicidio del ‘74 ci sono 8/10 al massimo, chilometri.
M.F.: Sì, sulla stessa strada provinciale.
P.M.: Benissimo.
M.F.: Poi c’è le piccole deviazioni.
P.M.: Bene.
Presidente: Questo poi lo si può vedere, no?
P.M.: Sì, sì. Per i chilometri ci abbiamo la scala. Io volevo focalizzare…
M.F.: Sì, ad occhio più o meno.

P.M.: Maresciallo, pur non avendo lei conoscenza di dove esattamente avvenne l’omicidio del 51, io le dico avvenne località Tassinaia.
M.F.: Tassinaia.
P.M.: È indicato su quella carta. Questo Tassinaia, lei c’è mai stato in quella zona lì?
M.F.: Sì, è capitato.
P.M.: Allora…
M.F.: … Ampinana, Tassinaia.
P.M.: Grosso modo, sempre da questi luoghi che abbiamo detto, dalla Sagginalese, quindi facciamo pure dall’omicidio del ‘74 e dell’84, o da Badia Bovino – poi le distanze le facciamo noi – e Tassinaia quanti chilometri ci possono essere?
M.F.: Nove, giù di lì, nove chilometri.
P.M.: Bene, grazie. Io non ho altre domande in questo momento.
M.F.: Per strada però, eh.
P.M.: Per strada, per strada, strada da percorrere.
M.F.: Per campi sono molto meno. Però bisogna attraversare la Sieve.
P.M.: Facciamo per strada.
M.F.: Per strada nove chilometri.
P.M.: Ci sono i ponti sulla Sieve o bisogna guadarla?
M.F.: No, bisogna guadare.
P.M.: Oppure…
M.F.: Per… andando per i campi. Ci sono i ponti.
P.M.: Bene, bene, grazie. Non ho altre domande a questo teste.
Presidente: Maresciallo, circa nove chilometri dall’omicidio del ‘51 partendo da dove? Da Badia Bovino?
M.F.: Circa nove chilometri, no da Ponte a Vicchio.
Presidente: Ponte a Vicchio.
M.F.: Che poi sarebbe un paio di chilometri dal secondo duplice delitto.
Presidente: Ponte a Vicchio.
P.M.: Glielo facciamo indicare, scusi? Se riesce, se gli diamo un riferimento, ecco. Da Vicchio, facciamo da Vicchio, no?
M.F.: Beh, insomma più o meno…
P.M.: Da Vicchio a Tassinaia.
M.F.: Perché Tassinaia è un pochino più sopra di Ville, nove chilometri all’incirca, insomma.
P.M.: Bene. Ecco, rimaniamo fermi così ancora. Grazie. Lei conosce, scusi, l’ultima domanda, al di là di quella di Badia Bovino che lei ci ha descritto come luogo in cui lui risiedeva – poi io ho un teste in cui voglio cercare di fare l’anagrafico delle residenze, preso dal certificato anagrafico, oggi si può dire, che è in atti – Lei conosce residenze precedenti del Pacciani?
M.F.: No.
P.M.: Bene.
M.F.: So che prima, in gioventù credo, all’epoca del primo delitto, credo che stesse ad Ampinana.
P.M.: Benissimo, poi la vediamo. È lì, Ampiana si chiama.
M.F.: Ampinana.
P.M.: Ampinana, chiedo scusa. Dopo lo vediamo, tanto lei non ne sa niente di più preciso.
M.F.: Sì.
P.M.: Non ho altre domande in questo momento a questo teste.
Presidente: Bene. Signori, avete domande per il Maresciallo Falcone?
A.B.: Sì.
Presidente: Avvocato Bevacqua, prego.
A.B.: Senta Maresciallo, lei ha avuto sotto la sua giurisdizione il signor Pacciani?
M.F.: Non ho capito.
A.B.: Ha avuto sotto la sua giurisdizione come Maresciallo dei Carabinieri signor Pacciani?
M.F.: Sì.
A.B.: Quindi conosceva, perché c’è un dossier per ognuno di questi signori che ha avuto problemi con la giustizia, nelle stazioni dei Carabinieri esiste un dossier per questi signori, no?
M.F.: Sì.
A.B.: Ecco. Quindi lei lo seguiva in qualche modo, cercava, cioè era sotto controllo, o no?
M.F.: No, non era né vigilato, né nulla. Aveva espiato, quindi era un cittadino normale.
A.B.: Oh, meno male. Senta, dato che era cittadino normale, lei sapeva se questo signore lavorava oppure no?
M.F.: Eh, conduceva, lavorava un podere, il podere del signor Cesare.
A.B.: Quindi lavorava, era sempre un lavoratore dei campi, lavorava lì, aveva questo podere.
M.F.: Sì, aveva il podere sì, almeno nel periodo in cui stavo io, e prima ancora che emigrasse. Perché poi emigrò.
A.B.: Poi emigrò, dove andò?
M.F.: Credo che andarono verso Rufina o gli Scopeti, mi pare lì.
A.B.: Esattamente. Certo. Senta, quindi lui lavorava, stava tutto il… era lui quello che conduceva la terra di questo?
M.F.: Sì, sì.
A.B.: Praticamente lavorava sulla terra dalla mattina alla sera, credo.
M.F.: Certo.
A.B.: Aveva anche del bestiame? Non si ricorda?
M.F.: Mah, roba di poco, sa, aveva. Quando sono andato non ricordo che cosa… insomma un podere, non so se avesse qualche bestia grossa, ma…
A.B.: Vaccine ne aveva? Non sa se aveva pecore, si aveva…?
M.F.: Non glielo so dire adesso.
A.B.: Insomma questo podere quant’era? Era grosso, il podere, era grande?
M.F.: Discretino, discretino.
A.B.: Ed era solo lui che lavorava il podere? Era lui che teneva, che conduceva il podere?
M.F.: C’era lui, la moglie, credo la mamma, papà…
A.B.: Mi dice l’imputato che il podere erano due.
M.F.: Ma io…
A.B.: Può darsi.
M.F.: Dove stava lui e dove sono andato io, beh…
A.B.: No, per quel che si ricorda, se…
M.F.: Io so che stava in un podere del signor Cesare.
A.B.: Del signor Cesare. E sa che cosa si coltivava in questo podere, al di là delle bestie che c’erano o ci potevano essere?
M.F.: Il terreno è un pochino così, insomma era collinoso.
A.B.: Il terreno mugellano.
M.F.: Sì.
A.B.: Quindi un po’ aspro.
M.F.: Sì.
A.B.: Oh, senta lei è stato, ha detto il Pubblico Ministero che è stato chiamato qualche volta da qualcuno.
M.F.: Sì, però non l’ho mai trovato a casa sua.
A.B.: Non l’ha mai trovato. Perché? Dov’era?
M.F.: Eh non lo so dov’era. Non si faceva trovare.
A.B.: Vabbè.
M.F.: Non lo so.
A.B.: A casa, ma il podere è grande, può darsi che fosse nel podere.
M.F.: Può darsi pure, ma io l’ho, appunto volevo chiedere spiegazioni, ma non mi è riuscito mai di trovarlo insomma, in quelle 2,3 volte, non ricordo.
A.B.: Lei si recava a casa, da lui?
M.F.: Come?
A.B.: Lei si recava a casa?
M.F.: Sì, sono andato due o tre volte, sono andato.
A.B.: Dico quindi, ma si recava a casa, no?
M.F.: Sì.
A.B.: Di lui. Non è che andava cercarlo nei campi, andava a casa.
M.F.: No, no, a casa sua.
A.B.: Oh, senta un’altra domanda le voglio fare: ricorda, se lo ricorda, se qualche volta queste liti fra coniugi, o qualcuno, erano dipese anche dal fatto che c’era qualche signore che insidiava la moglie? Si ricorda lei questo qualcosa, si ricorda qualcosa del genere?
M.F.: Non glielo so dire.
A.B.: E lui era un po’ seccato con qualcuno?
M.F.: A me non ha mai…
A.B.: Se lei lo ricorda.
M.F.: No, non glielo so dire perché a me non ha mai manifestato cose del genere, non è mai venuto da me a dire cose del genere.
A.B.: Senta, lei il signor Pacciani l’ha mai visto nel paese?
M.F.: Sì, insomma, così.
A.B.: Come veniva? A piedi? Come veniva il signor Pacciani?
M.F.: Ma io in paese non lo so se venisse in macchina, in motorino, a piedi.
A.B.: Ma sa se lui…
M.F.: L’ho visto, l’avrò visto qualche volta.
A.B.: Qualche volta.
M.F.: Eh, così.
A.B.: Cioè la domenica, quando…
M.F.: Nei giorni di mercato, in genere.
A.B.: Di mercato. Senta, lei non sa se lui quindi aveva un’auto, una macchina, qualche cosa, una bicicletta? Non l’ha mai visto?
M.F.: Non l’ho mai…
A.B.: Quindi non sa neanche se lui era proprietario, l’ha mai visto guidare qualche cosa?
M.F.: No, no, io non l’ho mai visto guidare.
A.B.: Grazie. Senta, lei sa che distanza c’è – dato che ha fatto prima il discorso della distanza fra l’omicidio del 51, l’omicidio dell’84 e l’omicidio del ‘74 – che distanza c’è fra il luogo dove stava lui è Calenzano?
M.F.: Non lo so da dove stava lui…
A.B.: C’è mai stato lei a Calenzano?
M.F.: La distanza per Calenzano non la so coprire.
A.B.: Ecco, neanche Lastra a Signa?
M.F.: Nemmeno. Non sono zone mie.
A.B.: Ma sa se è lontano Lastra a Signa da lì?
M.F.: Penso di sì, penso che sia lontano.
A.B.: Ci vorranno un paio di ore perlomeno, o no?
M.F.: Un paio di ore non credo.
A.B.: No. Quanto ci vorrà, secondo lei?
M.F.: Ci vorrà qualche oretta, credo.
A.B.: Un’oretta e qualche cosa?
M.F.: Eh?
A.B.: Un’oretta e qualche cosa?
M.F.: Asseconda come si va, eh!
P.M.: A seconda di come si va.
A.B.: Ecco, io, senta un’altra domanda è poi basta. Lei sa che, ecco, vorrei che lei mi dicesse, se se lo ricorda, che il signor Pacciani era l’unico che conduceva questi due poderi del Cesare, in quel periodo?
M.F.: No, io non ho parlato di due poderi.
A.B.: Del podere.
M.F.: Eh, del podere del signor Cesare.
A.B.: Era l’unico che teneva questi poderi, questo podere?
M.F.: Lui con i familiari, con i familiari.
A.B.: Familiari che sarebbe la moglie…
M.F.: Che io sappia. Se poi avesse operai o altro non lo so, insomma, eh.
A.B.: Però non le risulta a lei che avesse qualcuno?
M.F.: A me non risulta. Io so che stava lui l’ha.
A.B.: Grazie, non ho altre domande.
P.M.: Nessun’altra domanda al teste, grazie.
Presidente: Possiamo congedare allora, per ora, il Maresciallo?
P.M.: Sì, per ora sì, grazie.
Presidente: Grazie, Maresciallo, buongiorno.
P.M.: Io, se la Corte mi consente, vorrei introdurre un altro teste. Per capire perché mi interessa questo teste oggi, devo spiegare che a questo punto il P.M. intende focalizzare quali sono le residenze anagrafiche del signor Pacciani Pietro nel Mugello, indipendentemente dagli anni; perché dalla semplice anagrafe, cioè, sarebbe lo storico anagrafico se parliamo in termini amministrativi oggi, ma comunque dai certificati dei vari comuni anagrafici abbiamo ricostruito nei dettagli i suoi spostamenti. Vorrei, ecco, inquadrarlo un attimo. È per la Corte a disposizione, io credo che non si legga bene. Però qui c’è una ricostruzione delle residenze anagrafiche di Pacciani Pietro nel Mugello. Sono dal ‘40 al ‘65, comune di Vicchio. Poi chiedo scusa, al 22/12/70 in comune di Vicchio, perché il 22/12/70 va a stare a Rufina poi nelle ‘73, 17/04, fa a San Casciano. Vorrei un attimo sulla carta, perché è il teste che io chiamo sull’argomento ricostruirvi questi luoghi. Li vorrei ricostruire sempre da epoca remota, dal ‘40, con il teste, il Maresciallo Frillicidei Carabinieri che ha fatto questi accertamenti, indicato nella mia lista come ufficiale di Polizia giudiziaria, perché voi sapete oggi che in quel luogo, Mugello, sono sicuramente avvenuti un omicidio nel 74, e ve l’abbiamo descritto; un omicidio nell’84, e dello descriveremo; un omicidio del ‘51. Quello del ‘74 avvenuto in questi luoghi noi sappiamo – ve l’ho messo in evidenza, ve lo ridico ma ricordiamocelo – che è stato commesso e con un’arma e con un coltello. Importantissimo. È stato commesso, oggi sappiamo, da persona che, salvo prova contraria, ha portato via il portafoglio, con poche lire sembra di capire. Lasciamolo lì, questo dato. Vorrei, sempre per descrivere i luoghi, tornare un attimo a cose sicure invece. Nel 1951 in un angolo territoriale che, sappiamo a questo punto, di sette/dieci chilometri, viene commesso un altro omicidio, prima, sicuramente da Pacciani, sicuramente con un coltello, sicuramente fu portato via un portafoglio. Voi avete la sentenza. Quel portafoglio fu portato via, dentro c’erano cinquecento lire. La Corte di allora da atto di come, pur essendo modesta alla cifra rapportata ai giorni nostri, era modesta anche allora. È un dato che io metto lì. Vorrei però che la Corte, leggendo quella sentenza del 1951 – di cui io poi col tempo vi fornirò ulteriori dettagli, ma la sentenza e già lì – tenesse presente un’altra cosa: portafoglio, luogo, ma soprattutto che il signor Pacciani Pietro confesso suo malgrado, perché è la Bugli Miranda che lo fa diventare confesso – lui aveva nascosto il cadavere, ci torneremo – il signor Pacciani Pietro confesso dice: “Io ho colpito l’uomo con un coltello”. La Corte ricostruisce 20 coltellate. Vorrei che la Corte, leggendo già da oggi quella sentenza, tenesse ben presente – la sentenza è li – che si dà atto nella sentenza che le 20 coltellate furono dirette alcune al cuore, molte al viso. La sentenza è lì
A.B.: Mi oppongo, mi oppongo.
Presidente: Ma tutto questo cosa c’entra col teste?
A.B.: Signor Presidente, questa non è una richiesta di prove…
Presidente: Avvocato… Cosa c’entra con il teste che dobbiamo introdurre?
P.M.: È il teste che vi vuol dimostrare dove abitava questo signore e perché io introduco il teste.
Presidente: Allora sentiamo le teste.
P.M.: Bene, benissimo.
A.B.: Ecco, sentiamo il teste. Perché sennò qua si fa un’accusa continua.
P.M.: No, non si fa un’accusa. Qui si sta…
A.B.: È una requisitoria costante contro Pacciani…
Presidente: Avvocato Bevacqua…
A.B.: Scusi, pubblico ministero.
P.M.: No, mi scusi, se io non dico perché mi serve il teste, loro il teste non me lo ammettono.
Presidente: Bene.
A.B.: … opposizione, assolutamente, questo sì.
Presidente: Però magari le introduzione vanno bene, chiunque ne faccia, purché non siano troppo dettagliate, capito?
P.M.: Bene, bene, però la sentenza è lì. Io allora vi invito a leggerla in questi particolari, già da ora, così capirete il teste.
Presidente: Benissimo.
P.M.: Mi scusi, ma ritengo che se io induco un teste su una circostanza devo spiegare perché mi interessa questa circostanza. I particolari se li veda la Corte.
Presidente: Benissimo.
P.M.: Il Maresciallo Pietro Frillici, grazie.
Presidente: Magari più succintamente.
P.M.: Succintamente.
Presidente: Bene.
P.M.: Mi interessa… solo in dieci, cinque minuti. Io sono telegrafico.
Presidente: Perfetto. Allora sentiamo il teste. Si accomodi, prego. E allora il suo nome.



P.F.: Sono Frillici Pietro, nato a Xxxxxxxxx, il xx xxxxxx 19xx. Maresciallo Maggiore dei carabinieri in servizio presso la sezione anticrimine di Firenze.
Presidente: Vuole leggere quella formula, Maresciallo, per cortesia?
P.F.: Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.
P.M.: Se permette, Presidente.
Presidente: Prego.
P.M.: Sarò velocissimo. Vorrei che Maresciallo ci indicasse solo dove sono i luoghi dove abitava Pacciani nel Mugello. Cronologicamente, dall’accertamento che lei ha fatto, all’anagrafe dei singoli comuni. Se ce lo può fare cronologico; cioè il primo accertamento che abbiamo, se non sbaglio, è del ‘40 poi se ci vuol dire il luogo, indicarlo sulla carta, e così via fino all’ultimo conosciuto. Non ho altre domande.
P.F.: Per le date posso avvalermi di questo?
P.M.: Sì, e poi indica dove, di dove si tra… del punto, grazie. Il microfono se può, Maresciallo, se ce la fa. Sennò se ce la indica, lei…
Presidente: Si vorrebbe…
P.M.: … dal microfono, e poi l’operatore la sottolinea lui. Lei deve dire…
Presidente: Qui ci vorrebbe, pubblico ministero, dobbiamo pensarci, la scientifica ce l’ha, un puntatore laser, di quelli che normalmente usano nelle proiezioni.
P.M.: Provvediamo. Per ora, se consente, facciamo con un volgarissimo pennarello. Domani mi faccio dare il puntatore.
Presidente: Ma il teste, capito?
P.M.: Sì, ci deve solo dire il luogo che lui ha accertato e poi…
Presidente: Vediamo se qualcuno ce lo fornisce.
P.M.: Senz’altro, noi proviamo per domani. Per oggi, se consente, facciamo con mezzi più artigianali. A noi ci interessa il dato di fatto, non vogliamo assolutamente annoiare la Corte su cose che…
Presidente: No, ma sarebbe oltremodo utile.
P.M.: Benissimo, lo facciamo. Vediamo se ora riusciamo a dimostrare dove abitava questo signore. Allora, in primo luogo, Maresciallo, qual è? Se l’operatore lo sottolinea, dopo che l’abbiamo trovato.
P.F.: Si tratta di Ampinana Fornace 298, così è contraddistinta dal numero civico, e qui ci troviamo nel luglio del 1940 come prima residenza anagrafica che rileviamo. Poi abbiamo…
P.M.: Scusi eh, nel ‘40?
P.F.: Sì.
P.M.: Poi?
P.F.: Poi abbiamo la località…
Presidente: Scusi, Maresciallo, forse se parla leggermente più distante, grazie.
P.F.: Ah, ecco, prego.
Presidente: Il luogo qual è che non abbiamo capito?
P.F.: Ampinana.
Presidente: Ampinana, eh?
P.F.: Ampinana; è indicato come Ampinana Fornace.
P.M.: Sì, abbiamo scritto Ampiana, probabilmente è Ampinana. Bene.
P.F.: Poi abbiamo la località Paterno. Qui abbiamo due variazioni anagrafiche: una del 18 ottobre ‘45, la prima, e del 1 luglio ‘51. In questa località esistono anche due numeri civici riferiti alle abitazioni 223 e 17.
P.M.: Quindi nel ‘51, io non voglio fare deduzioni, ma nel ‘51 a abitava a Paterno. Lei sa quanto è Paterno da Tassinaia?
P.F.: Paterno da Tassinaia…
P.M.: C’è mai stato là?
P.F.: Io non ci sono stato.
P.M.: Bene, allora andiamo… lasciamo perdere, grazie. Andiamo avanti.
P.F.: Poi abbiamo un periodo che va dal 19 ottobre 1960, e questa località si chiama Rossoio Chiesa. Rossoio Chiesa.
P.M.: Rossoio.
P.F.: Numero 20.
P.M.: Siamo sempre in zona sembra di vedere dalla carta?
P.F.: Sì.
P.M.: Bene, andiamo avanti.
P.F.: Poi abbiamo località Mulinaccio Pontecellatico, e siamo dal 7 luglio ‘64.
P.M.: Bene, grazie. Andiamo avanti.
P.F.: Successivamente, dal…
P.M.: Siamo nel ‘64, vero?
P.F.: Sì, questo è quello dell’anagrafe. Esattamente dal 12 gennaio ‘65 abbiamo una variazione anagrafica, località Bovino Partichi, numero 24.
P.M.: Lo vogliamo inquadrare, l’abbiamo già segnato prima. È quello di cui ci parlava il Maresciallo Falcone.
Presidente: Bovino? Lì c’è scritto Badia Bovino.
P.F.: Badia, Badia sì. Partichi.
Presidente: È la stessa cosa.
P.M.: È la stessa cosa, bene.
P.F.: Siamo di fronte a poderi, località…
P.M.: Vogliamo andare avanti, cioè la successiva variazione anagrafica.
P.F.: Abbiamo una successiva variazione anagrafica che è del 22 dicembre ‘70 per…
P.M.: 22 dicembre ‘70, quindi fine ‘70 inizi ‘71.
P.F.: Sì, un’emigrazione per Rufina.
P.M.: Per Rufina. A Rufina avete accertato dove risiedeva?
P.F.: Sì, esattamente in località Casini. È un podere di proprietà di tale Lotti.
P.M.: La vogliamo sottolineare? Casini, scusi?
P.F.: Sì.
P.M.: No, Rufina no. Casini, grazie.
P.F.: Casini.
P.M.: Sottolineiamo Casini, grazie. Bene.
P.F.: Siamo nel comune di…
P.M.: Fino a che epoca, anagraficamente, rimane a Casini?
P.F.: Ci risulta fino al ‘73, e poi emigra per San Casciano.
P.M.: Nel ‘73. Ricorda il giorno? Quello che era sull’anagrafe ovviamente.
P.F.: Dovrei consultare.
Presidente: Consulti, consulti.
P.M.: Sull’appunto che abbiamo dato e il 17/04/73.
Presidente: Consulti pure.
P.F.: Esatto, 17/04/1973.
P.M.: Bene, grazie.
Presidente: Data?
P.F.: ’73.
Presidente: ’73.
P.M.: ’73.
P.F.: San Casciano Val di Pesa.
P.M.: Oh, scusi, ci sa indicare Casini, questa località dove lui abita, da Badia Bovino o da Vicchio quanto, può essere – se lei l’ha calcolato, se lei l’ha fatto – in chilometri?
P.F.: Ma io veramente in chilometri non l’ho fatto per arrivare… insomma, però non so, abbastanza.
P.M.: Bene.
P.F.: Cioè ritengo siano abbastanza.
P.M.: È quella strada lì, insomma. Bene, lo faremo suo tempo. Un’ultima domanda: ha per caso fatto accertamenti se al di là delle residenze anagrafiche abbiamo qualche elemento per dire se lavorava in Mugello o in altri luoghi?
P.F.: Sì. Dunque, molte residenze anagrafiche coincidono anche con i luoghi di lavoro.
P.M.: Benissimo.
P.F.: Poi abbiamo…
P.M.: Perché coincidono con i luoghi di lavoro?
P.F.: Perché è il podere, c’è la residenza, e quindi.
P.M.: È il podere, benissimo. Andiamo avanti.
P.F.: Poi ce ne sono altri come, cioè altri diversi, secondo me sono quelli dove lavorava in località Cintoia. E sempre quando stava a Casini, però ecco è il podere…
P.M.: Cintoia. Vogliamo segnare Cintoia in un altro colore? Perché è un luogo di lavoro, e non è residenza. Bene.
P.F.: Sì, il podere. Poi sempre questo proprietario, il signor Lotti, disponeva…
P.M.: Lotti, scusi, e il proprietario di Cintoia, per cui…
P.F.: Esatto, esatto. E Lotti praticamente disponeva anche di altre proprietà, sembrerebbe che disponesse di altre proprietà in località Toiano, che è… ovviamente si ritorna…
P.M.: Sono dei poderi.
P.F.: Sì, dei poderi.
P.M.: Noi non sappiamo altro.
P.F.: Sì, sì, questo è stato…
P.M.: Non ho altre domande, grazie.
P.F.: Questi sono gli anni che ho ricostruito.
Presidente: Signori avvocati di parte civile?
A.B.: Si, Presidente.
Presidente: Avvocato Bevacqua per la difesa.
A.B.: Grazie. Senta, Maresciallo, lei ha fatto soltanto questa indagine relativa ai luoghi in cui lui si trovava nei vari anni, oppure ha anche accertato se dove si trovava questo signore anche lavorava?
P.F.: No, io ho fatto questi… queste situazioni riferite ai luoghi, e contemporaneamente penso anche che lavorava lì ecco, insomma.
A.B.: E che lavoro faceva, scusi?
P.F.: Il bracciante agricolo.
A.B.: Il bracciante agricolo, cioè conduceva questo terreno.
P.F.: Conduceva a mezzadria o a…
A.B.: A mezzadria…
P.F.: Cioè…
A.B.: Era solo lui che lavorava questo?
P.F.: Il nucleo familiare, ecco.
A.B.: Che era composto da…?
P.F.: Dalla moglie e poi in un primo tempo credo che ci sia stato il suocero, non lo so, credo.
A.B.: Senta, sa se a un certo punto ha avuto una bambina lui, nel 1966, ‘67?
P.F.: Sì, la nascita delle figliole adesso non lo so. Comunque…
A.B.: Era di quel periodo lì.
P.F.: Queste bambine nelle ‘70 qualcuna era già a Bovino.
A.B.: Quindi era praticamente lui che conduceva materialmente tutto il podere?
P.F.: Sì, aveva il podere e l’attività agricola.
A.B.: Ecco, lei è stato anche dal Lotti, da questo signor Lotti dove…?
P.F.: No, è deceduto il signor Lotti.
A.B.: Vabbè, ora è stato no, sarà al cimitero. Ma dico, è stato dopo, è stato nel 1971, sa se lui stava a condurre un terreno del Lotti, un podere del Lotti?
P.F.: Io so che quando si trovava a Casini conduceva questo podere del Lotti.
A.B.: Podere del Lotti.
P.F.: Podere del Lotti.
A.B.: Ecco, sa se in questo podere vi fossero anche delle vaccine, cioè buoi, maiali, altra… animali, insomma, da stalla?
P.F.: Questo non lo so. Io ritengo che il mezzadro faccia queste attività.
A.B.: Faccia queste attività. Lei non lo sa, ma dico lei sa che normalmente per accudire questi animali bisogna stargli, come si dice in gergo toscano, molto dietro?
P.F.: Sì, certamente perché insomma se il bestiame…
A.B.: Il bestiame bisogna accudirlo.
P.F.: Il bestiame richiede, immagino che richieda…
A.B.: Quotidianamente, non c’è né domenica, né sabato, nè lunedì, mi pare, no?
P.F.: Questo non lo so.
P.M.: È un Maresciallo dei Carabinieri!
A.B.: No, no, no, i Marescialli sanno tutto.
P.M.: Bene, si. Abbiamo un altro teste…
A.B.: No, ma dico, ma sa che c’è questa…
P.F.: Sì, ma immagino che abbiano anche, si abbia anche della libertà, voglio dire uno si…
A.B.: Sì, la libertà ce l’aveva, certo, la libertà.
P.F.: Si concede della libertà, del riposo doveroso.
A.B.: No, io soltanto questo. Grazie.
P.F.: Prego.
Presidente: Nessun’altra domanda? Possiamo licenziare il teste? Può andare, grazie, Maresciallo, buongiorno.
P.F.: Grazie.
Presidente: Bene, signor Pubblico Ministero.
P.M.: Grazie.
Presidente: Possiamo riprendere coi testi.
P.M.: Sì, io passerei, come dicevo, a esaminare il sopralluogo, esaminare quindi gli ufficiali di Polizia giudiziaria che provvidero a quel sopralluogo, alla notizia relativa al fatto del 1981. Esattamente siamo al 6 giugno, la località è Mosciano di Scandicci, le vittime sono Foggi Giovanni e De Nuccio Carmela. Il primo teste che voglio sentire è uno degli ufficiali di Polizia giudiziaria che intervenne per primo, esattamente si tratta dell’allora Brigadiere Sifone Antonio.
A.B.: ‘81?
P.M.: Siamo nell’81, si.
Presidente: Bene, si accomodi. Si accomodi, prego.



V.S.: Mi chiamo Sifone Vittorio, sono nato il x/xx/xx a San… provincia di Xxxxxxx. In atto assolvo le mansioni di sovrintendente capo presso la questura di Firenze, in attività di servizio. All’epoca dei fatti ero Brigadiere della pubblica sicurezza.
Presidente: Benissimo. Vuole leggere quella formula, per cortesia?
V.S.: Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.
Presidente: Bene, prego, signor Pubblico Ministero, le domande.
P.M.: All’epoca dei fatti era Brigadiere…
V.S.: Esatto.
Presidente: Non funziona il microfono, o sbaglio?
P.M.: Ora?
Presidente: Benissimo, ci siamo.
P.M.: Ecco. Era Brigadiere della Polizia. Ci può raccontare come mai, cosa faceva, come mai scoprì questo fatto?
V.S.: Prima di tutto, se mi è consentito, devo fare una premessa.
P.M.: Prego. Se serve ai fini dei fatti, sì.
Presidente: Avviciniamo il microfono.
V.S.: Il sopralluogo vero e proprio e i relativi atti di Polizia non furono eseguiti dal sottoscritto, ma bensì dai colleghi della squadra mobile che successivamente sono sopraggiunti sul posto.
P.M.: Della Polizia scientifica, se non sbaglio.
V.S.: Esatto.
P.M.: Che abbiamo citato, e sentiremo dopo.
V.S.: Come sono venuto a conoscenza di questo fatto…
P.M.: Se non sbaglio lei, da quell’atto che c’è…
V.S.: Esatto, sì.
P.M.: È la persona che per primo dette l’allarme, diciamo?
V.S.: Descrivo dettagliatamente. Alle ore 9:00 circa in compagnia di mio figlio Massimiliano, di allora, quattro anni…
P.M.: Scusi, ho perso… alle ore 9:00 circa?
V.S.: Alle ore 9:00 di quella domenica 7 giugno 1981.
P.M.: Ecco, era una domenica.
V.S.: Uscii di casa in compagnia del mio proprio figlio Massimiliano di allora quattro anni a bordo della mia propria autovettura, e mi recai nella campagna di Scandi… di Roveta per un prelievo di acqua potabile a una fonte ubicata in quella zona.
P.M.: Lei veniva da Firenze?
V.S.: Prego?
P.M.: Lei veniva da Firenze?
V.S.: No, a Scandicci, io abitavo a Scandicci allora.
P.M.: Benissimo. Benissimo. Benissimo.
V.S.: Fatto il prelievo dell’acqua a una fonte che è posta sotto a un boschetto su una strada che porta da via Dell’Arrigo a Mosciano, ritornai indietro, in compagnia di mio figlio naturalmente. Arrivato a metà strada il bambino mi invitò a fermarmi perché aveva intenzione di raccogliere dei fiori. Arrivato a un certo punto c’è una strada laterale a sinistra di via Dell’Arrigo, una strada sterrata che si ricongiunge, dopo circa 60/70 metri, con un’altra strada che porta più a fondo di via Dell’Arrigo e che va verso il contadino in fondo alla valle, il vecchio mulino.
P.M.: Quindi siamo distanti dalla strada asfaltata un…?
V.S.: 50 metri, 50/60 metri.
P.M.: Bene.
V.S.: Parcheggiata l’autovettura, presi il bambino con la mano e mi avviai verso i campi. Appena oltrepassato un piccolo dosso di questa strada sterrata…
P.M.: A piedi?
V.S.: Prego?
P.M.: Voi siete a piedi?
V.S.: Io a piedi, io è il bambino a piedi per la mano, siamo a piedi.
P.M.: Bene. Bene.
V.S.: Vidi una macchia di colore rosso scuro, rosso ferro, ora non ricordo bene.
P.M.: Che macchina era lo ricorda?
V.S.: Ma mi sembra una Fiat, ora non ricordo.
P.M.: Vabbè, non importa. Abbiamo le foto, poi le…
V.S.: Fatti alcuni passi ancora notai che alla parte esterna sinistra della macchina sul terreno c’era una borsa di colore chiaro.
P.M.: Una borsa?
V.S.: Una borsa o bianca o beige, se ricordo bene.
P.M.: Una borsa grande o una borsa piccola?
V.S.: Prego?
P.M.: Grande o piccola?
V.S.: Piccola. Una borsa che portano le signore.
P.M.: Da signora. Era fuori della macchina, lato sinistro.
V.S.: Lato della macchina, per terra.
P.M.: Lato sinistro.
V.S.: Lato sinistro.
P.M.: Vicino allo sportello.
V.S.: Vicino allo sportello al posto di guida.
P.M.: Lo sportello è chiuso o aperto?
V.S.: Tutti e due chiusi.
P.M.: Bene.
V.S.: Mi resi conto che, in quell’istante pensai che avessero rubato una macchina, l’avessero portata lassù durante la notte, asportato quello che c’era dentro, e se ne sarebbero andati via.
P.M.: Questa borsetta o borsa era aperta o chiusa?
V.S.: Mi scusi, se lei mi fa raggiungere il racconto…
P.M.: Mi scusi, vada pure lei. Mi serve dopo.
V.S.: Fermai, resomi conto di quanto poteva essere accaduto, fermai il bambino, gli dissi di non muoversi e da solo mi avviai verso la macchina. Arrivato a un certo punto ho notato una sagoma di una persona al posto di guida. E feci cenno: “Oh!”, per vedere se c’era qualcuno dentro che era sveglio, non volevo disturbarlo. Ma mi resi conto che non ho ottenuto nessuna risposta; mi avvicinai ulteriormente. Arrivato vicino alla macchina notai questo giovane con la barba.
P.M.: Al posto di guida?
V.S.: Appoggiato sul sedile, col capo verso l’interno della macchina rivolto, e ci aveva delle ferite alla gola. Ci aveva una piccola camicia con una…
P.M.: Ferite alla gola lei vede.
V.S.: Io alla gola…
P.M.: Bene, bene.
V.S.: Poi l’unica reazione che mi fece a quel punto, misi le mani nei pantaloni, non avevo neanche la pistola io. Poi mi resi conto che le ferite erano già passate di tempo, non erano recentissime, di un’ora o in quell’istante stesso. Guardai dalla parte di sopra di via Dell’Arrigo, dalla parte di sotto la strada che porta al contadino al vecchio mulino, se passasse qualcuno per farmi dare un aiuto. Perché lì ci avevo il bambino di quattro anni seduto che invocava questi fiori. Non c’era nessuno. Ritornai indietro, ripresi il bambino, monta in macchina, e raggiunsi…
P.M.: Mi scusi, quindi lei capì che questo qui o dormiva o era morto?
V.S.: Era morto.
P.M.: Lei capì che era morto.
V.S.: Già era morto.
P.M.: Bene, non l’avevo capito io.
V.S.: Ritornai indietro con il bambino, con la macchina. Dopo circa 3 km raggiunsi piazza di Vingone, dove c’è un esercizio pubblico gestito da un mio amico nonché coinquilino, al quale affidai la macchina, il bambino, con la tanica dell’acqua, con preghiera di portarlo a casa mia e di avvisare mia moglie che io sarei tornato successivamente, più tardi, perché dovevo collaborare io e i miei colleghi. Nel frattempo però telefonai alla centrale operativa, che mi mandarono subito una volante. Arrivata la volante, montai accanto al posto di guida e mi riportai sul luogo. Però non presi la strada di sopra che io avevo fatto io col bambino, ma presi questa di sotto, quella direttamente che porta al contadino. Giunti sul posto, aprì lo sportello…
P.M.: Scusi, quando lei arrivò sul posto non era mutato nulla? Era identica a come l’aveva visto prima, la situazione dei luoghi? Non era intervenuto nessun altro?
V.S.: No, no, nessuno.
P.M.: Come l’aveva visto prima, era ancora.
V.S.: Esatto. Aperto lo sportello della macchina…
P.M.: Quindi lei è il primo che apre lo sportello.
V.S.: Il primo.
P.M.: Bene.
V.S.: No, mi scusi, lo sportello della macchina mia, della volante, ho aperto io.
P.M.: Ho capito male, ma andiamo avanti.
V.S.: Aperto lo sportello della macchina, uscii e dissi: “ Ragazzi, qui ce n’è un’altra”. Vidi la ragazza di sotto alla scarpata, distesa nel terreno, che c’era un’altra persona, che era venuta un’altra persona era stata uccisa. Poi, successivamente, abbiamo informato la centrale operativa; sono giunti sul posto il dottor Federico, il sostituto procuratore della Repubblica, il dottor Izzo. Sono arrivati i colleghi poi, sono arrivati il medico di medicina legale…
P.M.: Bene, bene. Ora abbiamo capito la scena.
V.S.: Mi dica.
P.M.: Quello che voglio chiedere a lei è che da quando voi arrivate con questa volante, siete lei e dei suoi colleghi, poi arrivano gli altri, nessuno tocca nulla?
V.S.: Nessuno, assolutamente.
P.M.: La macchina non viene toccata.
V.S.: Assolutamente.
P.M.: Voi presidiate, come si suol dire, la zona in attesa delle persone che…
V.S.: Mi scusi, l’unica cosa che è stato fatto, ecco, è stato prelevato un documento di riconoscimento, non so se era patente di guida o carta d’identità, non ricordo ora, per identificare le persone. È l’unico…
P.M.: È stato prelevato sia dall’uomo che dalla ragazza?
V.S.: È venuto fuori quello della ragazza.
P.M.: È stato prelevato sia dall’uomo che dalla donna?
V.S.: Sì.
P.M.: Per vedere chi erano?
V.S.: Chi erano.
P.M.: Benissimo. Quindi poi toccaste solo per fare quest’operazione. La fece lei questa operazione?
V.S.: Io e un altro collega che era sopraggiunto sul posto.
P.M.: Ecco, fatta questa operazione, i documenti li trovaste addosso?
V.S.: No, no, la borsa era aperta.
P.M.: Oh, ecco. La borsa era fuori della macchina già aperta.
V.S.: Già aperta, sì.
P.M.: Non la aprì lei.
V.S.: No, non la aprii io, era già aperta.
P.M.: Bene, lei…
V.S.: Poi il collega successivamente si interessò di identificare la persona che era al posto di guida chi era.
P.M.: Quindi la donna fu identificata dal documento che era nella borsa già aperta.
V.S.: Si
P.M.: L’uomo fu identificato da un documento che aveva addosso?
V.S.: No, questo lo fece il collega miglio, io non lo feci.
P.M.: Non lo sa.
V.S.: Non ricordo bene.
P.M.: No, le volevo chiedere se questo corpo sia pure ai fini di tirar fuori il documento – non so se era in tasca, non ne ho la più pallida idea – se fu mosso.
V.S.: Prego?
P.M.: Il documento dell’uomo lei non lo sa come e chi?
V.S.: No, non l’ho preso.
P.M.: Non ha fatto altro?
V.S.: No, ho…
P.M.: È stato lì, sì. Ma dico, ai fini…
V.S.: Sono stato lì, ho collaborato perché su disposizione del dottor Izzo ho dovuto coadiuvare i miei colleghi alla ricerca dell’eventuale arma che probabilmente si era disfatto l’assassino.
P.M.: Ecco, trovò nulla? Questa ricerca che esito ebbe?
V.S.: Negativo.
P.M.: Quindi niente, negativo.
V.S.: Però poi debbo aggiungere, se mi è…
P.M.: Prego.
V.S.: … ancora consentito, che notai che i bossoli delle pallottole sparate al giovane che era al posto di guida si trovavano all’esterno della macchina; mentre quelle che aveva sparato alla ragazza si trovavano parte internamente alla macchina. Perché l’assassino, dalla parte esterna, quando ha sparato alla ragazza si è dovuto allungare con la mano perché lei probabilmente, la ragazza, la prima reazione che ha avuto…
P.M.: Queste sono sue deduzioni, queste che ci sta dicendo?
V.S.: Sì, mie deduzioni.
P.M.: Bene, bene.
V.S.: Quindi se mi consentite che lo dico, se no…
P.M.: No, no, è consentito perché lei è arrivato. Poi vogliamo vedere…
V.S.: La ragazza, l’unica cosa che ha avuto, la reazione sua è quella, è stata in un primo momento quella di difendersi. E poi, per potersi proteggere da questo assassino…
P.M.: Va bene.
V.S.: Perché lei dall’interno l’unica cosa che ha trovato a portata di mano per potersi difendere, gli ha buttato la borsa. O cercava qualcosa nella borsa, o gli ha buttato la borsa dentro la macchina…
P.M.: Ma la borsa è dalla parte dell’uomo.
V.S.: Dalla parte dove operava l’assassino, per terra.
P.M.: Sì, mi scusi. La borsa lei la trova dalla parte dove c’è l’uomo, sul lato…
V.S.: Al posto, al lato sinistra del posto di guida.
P.M.: La donna lei la trova fuori
V.S.: Fuori.
P.M.: Della macchina. La donna!
V.S.: Era di sotto alla scarpata.
P.M.: Oh, benissimo. Questo volevo…
V.S.: Sì.
P.M.: Bene. Possiamo mostrare al teste la foto relativa ai luoghi. Leggiamo la didascalia perché non so se c’è il numero. Si può ingrandire, ecco. È la foto numero uno: “Insieme dell’autovettura, la freccia indica la prima stradina ove sul campo sottostante è il cadavere della De Nuccio”. Allora, intanto vediamo. La vuol guardare anche lei con noi?
V.S.: No, ricordo bene.
P.M.: Sì, volevo, se lei ricorda, che questa foto rappresenta il luogo così come lei lo vide. Cioè nel momento in cui è stata fatta la foto non era stato mosso nulla.
V.S.: Nulla, sì.
P.M.: Come lei la vede è rappresentata.
V.S.: Sì, è quella, è quella.
P.M.: Quindi la stradina è sulla destra, sul lato destro di questa…?
V.S.: C’è una stradina di qui, dove sta questa macchina ferma, e un altro di sotto che si congiunge…
P.M.: Se non sbaglio in questa foto c’è…
V.S.: L’incrocio lì.
P.M.: … un carro mortuario, no? Ovviamente.
V.S.: Sì. Quella strada è quella che percorsi io all’inizio. Poi di sotto c’è un’altra strada a un metro…
P.M.: Può guardare la foto? Io capisco che lei se lo ricorda, ma ci aiuta noi, capito?
Presidente: Si volti, si volti.
P.M.: Capisce, Brigadiere? Lei riesce così a spiegare anche a noi come si mosse.
V.S.: Le due strade formano un triangolo.
Presidente: Aspetti, aspetti, per cortesia. Aspetti, aspetti.
P.M.: Si può usare il microfono, mi scusi, eh, ci rendiamo conto che le diamo…
Presidente: Presti attenzione a me, Maresciallo.
P.M.: Lei ha il microfono dietro di sé, potrebbe prenderlo un attimo? Così ce lo spiega meglio.
Presidente: Si metta, tanto, guardi, la seggiola si può ruotare come vuole.
P.M.: Ecco, guardi come sta comodo.
Presidente: Oh, benissimo, perfetto.
P.M.: Allora, la macchina è come la trovò lei.
V.S.: Esatto.
P.M.: Noi vediamo uno sportello chiuso.
V.S.: Sì, entrambi.
P.M.: Non riusciamo per ora a vedere la borsa, comunque la borsa se è…
V.S.: Qui, questo lato qui.
P.M.: È nel mezzo fra la pianta e lo sportello.
V.S.: Sì.
P.M.: Bene. Il cadavere della ragazza dov’è?
V.S.: Prego?
P.M.: Il cadavere della ragazza?
V.S.: È di sotto, dopo la macchina c’è…
P.M.: Qui non si vede.
V.S.: Dopo la macchina c’è un metro di distanza, c’è l’altra strada che porta al contadino. E di sotto alla scarpata c’è il cadavere della ragazza.
P.M.: Bene, andiamo avanti con la foto successiva. Questa dovrebbe, ecco leggiamola: “Altra panoramica del posto effettuata dopo la rimozione dei cadaveri. La freccia numero uno indica ove era l’autovettura, la numero due ove era il cadavere della donna”. Vogliamo cercare – sono delle frecce rosse che si vedono malissimo – sulla uno è la sinistra, è sulla sinistra. Vogliamo… qui ovviamente è la stradina che dice lei sotto.
V.S.: Sì.
P.M.: Eh, qui c’era macchina, poi c’è la stradina nel mezzo, sulla destra – altra freccia rossa, numero due – se andiamo a destra, grazie, lì doveva essere il cadavere. Lo riconosce il posto così?
V.S.: No.
P.M.: Così non le dice nulla.
V.S.: No.
P.M.: Andiamo avanti, facciamo un’altra foto, questa la vediamo dopo.
V.S.: Il cadavere…
P.M.: Sì, aspetti, aspetti, non si preoccupi, non c’è problema. Ora ritorniamo alla foto. L’autovettura vista anteriormente, va be’, e il resto…
V.S.: Ecco.
P.M.: Bene. C’è, mi scusi, ancora lei non ce l’aveva detto, c’è apparentemente un vetro rotto, dico bene?
V.S.: Sì, sì.
P.M.: Lo ricordava?
V.S.: Il vetro anteriore sinistro, sì.
P.M.: Era rotto, frantumato. I vetri erano in terra, erano dentro? Lo ricorda?
V.S.: Senta, io ho notato…
P.M.: C’è il sopralluogo fatto dai suoi colleghi.
V.S.: Ho notato il vetro rotto, però lei deve capire che io, con il bambino che piangeva lì, a quattro anni…
P.M.: Benissimo.
V.S.: Non ho potuto approfondire le cose.
P.M.: Bene, bene.
V.S.: Dopo casomai, successivamente…
P.M.: Bene, vogliamo andare avanti. Ah, scusi, vediamo se si vede la borsa, qui in questa foto? Non si vede, va bene.
V.S.: Ecco, di qua è.
P.M.: Ah sì? Si vede. Quella lì.
V.S.: Era quella lì. Dove?
P.M.: È come la vide lei quella borsa?
V.S.: Sì, sì.
P.M.: È un borsetto. Va bene, andiamo avanti per un attimo. Questa sembra vista dal dietro, la quattro dice: posterio…
V.S.: È la parte posteriore.
P.M.: A, B, C indicano i bossoli. Ecco, vogliamo inquadrare questi bossoli. Si vedono? Sembra di sì, eh? Più o meno. Ricorda? I bossoli erano in quella posizione li. Ma non lo fece lei quest’accertamento sui bossoli.
V.S.: No.
P.M.: Bene, andiamo ancora avanti. Particolare della posizione dei bossoli… non si vede in che punto sono, sembra una ruota della macchina, là in alto, quindi dall’altra foto sembrava quella posteriore. Vedremo più avanti. C’è un verbale di sopralluogo. Andiamo avanti ancora.
Presidente: Oh, non inquadriamo i corpi, signori, eh, va bene? Nè lì fotografiamo.
P.M.: Particolare del vetro rotto. Ecco, lo vogliamo inquadrare, poi ci faremo – ecco, si vede anche il giovane – poi ci faremo dire dopo qualcosa di più. Vogliamo andare avanti, tanto le rivediamo con chi ha fatto il sopralluogo. Andiamo ancora avanti, sono particolari della borsetta. Possiamo andare più o meno veloci, perché poi c’è chi ha fatto il sopralluogo, saremo dettagliati con loro. Ecco, qui è visto dall’altra parte. Per ora rimaniamo pure, così il signore non ci sa dire… Andiamo ancora avanti; questo sembra spostato. No, è la foto, non lo so, ecco. Se la mettiamo per verticale forse si capisce che… Questo, ecco, è come lo vide lei?
V.S.: Sì.
P.M.: Lei dice il ragazzo aveva la testa verso l’interno…
V.S.: Esatto. Verso destra, interno…
P.M.: Bene, è proprio come lei lo ricorda. Andiamo avanti. Questa dalla parte opposta, c’è già un operatore che sta facendo i sui rilievi. Andiamo avanti. Questo è l’uomo, “Particolare della ferita sulla regione mamma…” Era, aveva una camicia o era così?
V.S.: No, no, aveva una camicetta.
P.M.: Vabbè, quindi è già stato spostato, lo vediamo oltre.
V.S.: … della collanina aveva…
P.M.: Bene, andiamo avanti. Qui sono dettagli del sopralluogo fatto successivamente. Andiamo avanti per vedere l’insieme dov’era la ragazza. Lasciamo pure perdere, si tratta di rilievi che non ci interessano, li vediamo dopo con chi ha fatto l’operazione. Vediamo se troviamo qualche foto della ragazza per vedere dov’era la posizione più che altro. Ecco, inquadriamo, allarghiamo; sono due foto. Ecco: “Insieme del cadavere della De Nuccio per evidenziare il dosso”, ecco. Quindi, rispetto alla macchina, era più in basso la ragazza, bene?
V.S.: Sì, alla destra della macchina.
P.M.: Alla destra, era sotto la macchina. Visto di qui, ecco. Lì ci sono le persone, sembra che ci sia la macchina, e lì c’è…
V.S.: Mi scusi.
P.M.: Prego.
V.S.: Sotto la macchina, nel senso del punto di vista.
P.M.: Da dove era lei.
V.S.: Però la macchina divideva, la ragazza, dove si trovava lei, due scarpate: una di 1 m accanto alla macchina, e un’altra di 2 m che divideva la strada che porta al contadino.
P.M.: Questa è la scarpata fra la macchina e la ragazza?
V.S.: Sì, sì.
P.M.: È sotto.
V.S.: Si.
P.M.: Bene, volevo solo dimostrare che era sotto. Facciamo l’altra, e mi sembra abbiano finito con quelle di insieme. Questa è la ragazza come si vedeva. Bene, non ci sono altre foto del sopralluogo, dico bene? Vabbè, c’è la ragazza. Lei si avvicinò per vedere… si vuol girare un attimo?
V.S.: Sì.
P.M.: Vide che aveva questa, la collanina in bocca.
V.S.: Esatto.
P.M.: Poi vedremo dopo meglio. Vuol vedere? Questa è la posizione. È come la vide lei?
V.S.: Sì.
P.M.: Prima che fosse toccata.
V.S.: Esatto.
P.M.: Mi sembra non ce ne sono altre. Io non ho domande ulteriori. Ci sono i due ufficiali della scientifica che hanno provveduto al sopralluogo, e con loro magari facciamo i particolari. Io non ho altre domande nei confronti del teste.
Presidente: Signori avvocati di parte civile, avete domande?
A.S.: Nessuna, presidente.
A.B.: Ecco, mi scusi.
Presidente: Avvocato Bevacqua, prego.
A.B.: Sì, grazie. Lei ha fatto delle indagini in ordine a questo?
V.S.: No.
A.B.: Nulla. Ha soltanto visto e riferito.
V.S.: E basta.
A.B.: Grazie. Ah, mi scusi, ha visto questa ragazzina, questa poveretta che aveva questa collana?
V.S.: Sì.
A.B.: Ha visto, si è avvicinato a vedere se aveva qualcosa, qualche monile attaccato a questa collana, qualche ciondolo, qualche cosa?
V.S.: No, ho notato la ragazza distesa in quella posizione con una camicetta mezza strappata, che presentava diverse macchie di sangue nella parte superiore, verso il petto. Questa collanina messa in quella posizione, le gambe dritte, e di cui era stato asportato il pube di sotto. Poi io non ho visto altro.
A.B.: No, le domandavo se lei avesse visto anche delle tracce di trascinamento.
V.S.: Sì, esatto. Sì, l’ho viste, eccome.
A.B.: C’erano tracce di trascinamento di questo cadavere?
V.S.: C’era dalla macchina al luogo dov’era posta la ragazza.
A.B.: Ragazza.
V.S.: C’era l’erba accanto, sulla scarpata piccola che fiancheggiava l’autovettura, c’era l’erba alta di circa 40/50 centimetri, non voglio esagerare.
A.B.: Era piegata.
V.S.: Era schiacciata dalla parte dell’autovettura verso il luogo dove si trovava la ragazza poi ancora sulla strada del contadino, che c’è la ghiaia, presentava dei segni dov’era stata trascinata probabilmente la ragazza. Poi ancora l’erba sull’altro pezzettino di strada residuale era pure schiacciata verso il luogo dove si trovava la ragazza.
A.B.: Ecco, oltre queste tracce di trascinamento, furono notate – se lei lo ricorda, ora lo domanderemo anche agli altri – delle impronte particolari, impronte di scarpe, impronte di…?
V.S.: No.
A.B.: Anche se era una strada sterrata?
V.S.: Non ho fatto altro, io.
A.B.: Nient’altro, grazie.
Presidente: Piuttosto, mi pare d’aver visto in una di queste fotografie che il contenuto della borsetta era rovesciato tutto al di fuori. Possiamo tornare indietro e vederlo? Era al suolo.
V.S.: Sì, per terra, accanto alla macchina, al lato posteriore sinistro accanto al posto di guida. Era per terra.
Presidente: Come se si fosse rovesciato nel cadere, o sembrava fosse stata aperta? Vediamo un po’ questa fotografia, ecco.
V.S.: L’impressione, mi scusi, può anche non tenerne conto.
Presidente: No, no, lei…
V.S.: L’impressione che…
Presidente: L’impressione sua di allora, oggi è una circostanza di fatto, capito? Quindi lo dica: l’impressione?
V.S.: L’impressione che io ho avuto allora è che la borsa è stata buttata all’assassino dalla ragazza che si trovava in macchina per difendersi.
Presidente: : Certo.
V.S.: Poi, oltre tutto, verosimilmente a quanto affermato, la ragazza ha cercato di proteggersi il viso con le mani, facendo in questa maniera. Infatti una pallottola ce l’ha proprio a questo… Qui, destro, della mano destra.
Presidente: Ricorda questo particolare, gli oggetti sparsi attorno alla borsa?
V.S.: Sì, sì, lo ricordo.
P.M.: Presidente però…
Presidente: La borsa era aperto era chiusa?
P.M.: Ecco, ecco…
V.S.: Naturalmente era aperta, la borsa, perché c’era la roba per terra.
Presidente: “Naturalmente”, non è detto.
V.S.: Eh, si.
P.M.: A noi sembra chiusa.
Presidente: Si ricorda se era aperta?
V.S.: La borsa l’ho vista per terra, e gli oggetti sparsi accanto la borsa.
P.M.: Sembra chiusa.
V.S.: Ma comunque io non voglio affermare al cento per cento che sia chiusa. Io ho notato la borsa e questi oggetti sparsi accanto alla borsa, non mi sono soffermato a vedere se era aperta o era chiusa, perché non era il caso in quella circostanza.
Presidente: Il dato obiettivo è lì.
P.M.: Bene, era quello… provavo con quello…
Presidente: Altre domande, signori? Possiamo licenziare il teste. Può andare, buongiorno.
P.M.: Vorrei sentire, Presidente, il signor Autorino Giovanni, che all’epoca era una guardia di P.S.. Oggi ci facciamo dire da lui mansioni e specializzazioni.
Presidente: Bene, introduciamolo.
P.M.: Autorino Giovanni.
Presidente: Si accomodi, prego.



G.A.: Mi chiamo Autorino Giovanni, nato a Xxxxxx, Xxxxxx, XX/XX/XX, sono ispettore della Polizia scientifica.
Presidente: Benissimo. Legga quella formula, per cortesia.
G.A.: Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.
Presidente: Risponda, prego, alle domande del Pubblico Ministero.
P.M.: Ispettore, vuole spiegare alla corte quali erano le sue mansioni nell’81, e precisamente quali furono i suoi incombenti il giorno 7 giugno dell’81 quando fu rinvenuto, come c’ha detto il teste che abbiamo già sentito, furono rinvenuti i corpi relativi a Goggi Giovanni e De Nuccio Carmela?
G.A.: Era un agente della Polizia e prestavo servizio presso il centro regionale di Polizia scientifica.
P.M.: Quindi già allora lei era alla scientifica?
G.A.: Sì, da un anno.
P.M.: Aveva un’esperienza di rilievi, o comunque una formazione verso…
G.A.: Quantomeno provenivo da un ufficio investigativo.
P.M.: Quel settore. Bene, ci vuole un attimo raccontare quando, come arrivò, cosa vide e cosa fece? Abbiamo tutte le foto, ma vediamo se focalizziamo con lei alcuni punti che per ora per noi sono da decifrare.
G.A.: Verso le ore 10:00 del 7 giugno del 1981 fummo chiamati. Purtroppo però non conoscendo la zona abbiamo dovuto aspettare un agente della Polizia stradale che ci accompagnasse sul luogo. Il rinvenimento non possiamo posizionare prendendo come punto di riferimento via Dell’Arrigo. A 800 m, sulla destra vi sono due stradine sterrate che immettono nella proprietà denominata “Setti”, o cose del genere.
P.M.: Quindi la strada asfaltata…
G.A.: Cioè dal suo inizio fisico di via Dell’Arrigo a ottocento metri circa, sulla destra, noi troviamo due stradine sterrate che entrano nella proprietà “Setti”. E sono distanti tra loro un duecento metri.
P.M.: Parallele insomma?
G.A.: Sì. Poi vanno a congiungersi a un 150 m, all’interno. Mentre quella più a monte termina, intersecandosi con quella più a valle, l’altra continua per arrivare a una fattoria che si trova più a monte.
P.M.: Arriviamo al luogo del rinvenimento.
G.A.: Diciamo che appena siamo arrivati c’era già…
P.M.: Una di queste due stradine voi prendeste?
G.A.: Noi abbiamo preso una delle due stradine, ora non ricordo quale, per arrivarci.
P.M.: Comunque una delle due che porta…
G.A.: Comunque entrambe, nel punto di congiunzione si trovava parcheggiato l’autovettura.
P.M.: Oh, ecco, questo volevo che lei ci dicesse. Entrambe arrivano a quel punto lì.
G.A.: Esattamente.
P.M.: Bene.
G.A.: Cioè uno poteva scegliere l’una e l’altra, si arrivava lì.
P.M.: Era il dato che mi interessava. Qualche centinaio di metri dalla strada asfaltata.
G.A.: Un 150.
P.M.: Bene.
G.A.: Poi abbiamo notato che c’era la Fiat Ritmo di colore rame, rosso rame, parcheggiata con la parte anteriore rivolta alla stradina a monte, cioè quella che terminava.
P.M.: Perpendicolare alle due stradine.
G.A.: Esatto.
P.M.: Bene.
G.A.: E distava da un cipresso, che noi poi abbiamo preso come indice di riferimento, un 4 metri e 40; dal ciglio della strada, che possiamo indicarla come prima stradina sterrata, un 6 metri e 50. Il riferimento dell’autovettura è il centro del tetto. I quattro sportelli li abbiamo rinvenuti chiusi.
P.M.: Quando arrivaste voi erano chiusi?
G.A.: Sì. I due posteriori avevano la sicura inserita. Lo sportello anteriore sinistro, cioè quello del lato guidatore, presentava la frantumazione del vetro. I frammenti si trovavano e all’interno e qualcuno sparsi all’esterno, laddove poi abbiamo visto sparsi tra i frammenti anche una borsetta – mi sembra che era di paglia – da donna, due biglietti dell’Ataf, un mazzo di chiavi e una carta d’identità intestata alla ragazza.
P.M.: Andiamo avanti.
Al Torino: Un po’ più, arretrando verso la parte posteriore e prendendo come riferimento il centro della ruota posteriore sinistra, abbiamo localizzato quattro bossoli calibro 22 Long Rifle, Winchester, e li abbiamo…
P.M.: Vicini fra loro?
G.A.: Vicini no, perché noi le abbiamo indicati, intanto, con le lettere A,B e C. Sono quattro, il C ne indica due.
P.M.: Li vediamo poi nella foto, andiamo avanti.
G.A.: Bene. E stanno, diciamo, tra la ruota posteriore sinistra e la parte mediana della fiancata sinistra.
P.M.: Lei è chiarissimo. Andiamo avanti.
G.A.: All’interno poi abbiamo visto che sul sedile di guida era sdraiato il ragazzo; il quale presentava, così come prima vista, diciamo, senza entrare proprio nel particolare, due soluzioni sulla regione laterale sinistro del collo. Soluzioni che avevano una morfologia ad asola, con l’angolo acuto nella parte superiore rispetto al corpo del ragazzo. Questo logicamente dovrebbe fare intendere che lo strumento utilizzato per produrle era monofilare.
P.M.: Quindi, scusi, voi vedete subito che al collo… monofilare, quindi è un coltello?
G.A.: Eh, diciamo così.
P.M.: Va bene, va bene.
G.A.: Un coltello, può essere anche un’arma di tipo diverso, comunque un’arma tagliente, da punta e taglio.
P.M.: Non un’arma da sparo, un’arma bianca.
G.A.: Senz’altro.
P.M.: Bene. Questo volevo sapere.
G.A.: Queste hanno una dimensione di 3 cm, almeno così a una misura esterna, stiamo parlando di esterno. Poi abbiamo visto che colava del sangue, cioè era colato perché oramai era già rappreso, sulla parte superiore del sedile, della spalliera del sedile. E questo sangue era poi a sua volta colato, gravato nella parte posteriore, sul tappetino che stava giù. La camicia, il ragazzo indossava una camicia e aveva appena infilato la gamba destra, cioè la coscia destra, e un paio di mutandine. Abbiamo visto che c’erano delle macchie di sangue sulla camicia. Abbiamo aperto, dopo, e abbiamo notato che sulla regione mammellare sinistra, a sei centimetri dal capezzolo, si apprezzava un’altra soluzione, senz’altro prodotta da arma da punta e da taglio. Però qui non possiamo…
P.M.: Sempre da arma da punta e da taglio.
G.A.: Sì. Qui non possiamo, però, specificare bene se la parte, diciamo il cuneo, si trovava nella parte superiore perché aveva delle dismorfie nella sua presentazione.
P.M.: Non si preoccupi, vediamo poi più avanti.
G.A.: Tra questa soluzione di continuo prodotta da arma da punta e da taglio e la clavicola che si trova nella parte superiore apprezziamo inoltre un colpo d’arma da fuoco
P.M.: Bene.
G.A.: Poi il ragazzo è stato mosso e abbiamo visto che nella regione occipitale, se non vado errato più spostato a sinistra, vi era un’altra soluzione da arma da fuoco.
P.M.: Bene.
G.A.: Si presume che, almeno poi mi sembra che dall’autopsia, in entrambe le soluzioni da arma da fuoco avessero ritenuto all’interno il proiettile.
P.M.: Poi lo vedremo. Voi proiettili e lì non ne trovate?
G.A.: All’interno della…
P.M.: Proiettili, eh.
G.A.: Posso parl…?
P.M.: Prego, prego.
G.A.: Posso dire prima caso mai i bossoli e poi passiamo ai proiettili?
P.M.: Come crede, come torna più comodo a lei, perché è veramente chiaro, quindi.
G.A.: Benissimo. Allora, sul sedile posteriore poggiavano due maglie e una coperta, e a 30 centimetri, mi sembra, prendendo il riferimento dell’autovettura, no per chi osserva…
P.M.: No, no riferimento autovettura.
G.A.: …poggiava un altro bossolo long rifle, 22 long rifle marca Winchester, che noi indicammo con la lettera F. Sul sedile sempre destro, posteriore destro, ne poggiava un altro bossolo, che indicammo, mi sembra, con la lettera I. Poi si guarderà dal fascicolo. Rimosso il tappetino, sotto, abbiamo rinvenuto un ulteriore bossolo sempre uguale a quelli precedentemente che ho indicato e un proiettile, una palla, un calibro sempre 22 che mi sembra che era un po’ deformato.
P.M.: Esploso quindi.
G.A.: Sì, ma presentava l’apice deformato.
P.M.: Bene.
G.A.: Inoltre sulla spalliera del…
P.M.: Mi scusi, questo proiettile si poteva vedere visivamente se era passato da un corpo o se era andato a vuoto rispetto ai corpi?
G.A.: No, dottore, più che altro possiamo capire da una traiettoria che poi noi abbiamo…
P.M.: No, io dico dal proiettile nella sua materialità.
G.A.: Cioè non presentava tracce ematiche per cui si può pensare che non avesse attinto un corpo, ma queste sono supposizioni mie che non vorrei…
P.M.: No, no, io volevo arrivare proprio questo.
G.A.: Mentre un altro proiettile lo asportiamo dal bordo superiore della spalliera del sedile anteriore destro, dunque quello accanto al guidatore.
P.M.: Bene.
G.A.: Dove vi era una notevole gora di sangue, già rappreso…
P.M.: In alto.
G.A.: In alto, e con un ciuffetto di capelli e poi tra questo sangue oramai rappreso, abbiamo visto che c’era un foro e successivamente lo abbiamo asportato dall’interno un proiettile calibro 22.
P.M.: Dall’interno del sedile.
G.A.: Sì, mentre…
P.M.: Di questo proiettile, lo stesso tipo di discorso è possibile addivenire a una…
G.A.: Sì, però il discorso diverso, dottore, perché essendo che si trovava già su una superficie che era impregnata dal sangue, pertanto potrebbe esser si quella che poi troviamo, perché noi troviamo una lesione sul mento della ragazza, passante, questa lesione potrebbe far capire che abbia attraversato il mento della ragazza per poi infilarsi…
P.M.: Vedremo se i periti balistici ci sanno dire qualcosa.
G.A.: Poi quasi a 10 centimetri dalla piegatura, perché il sedile era basculato verso il lato posteriore.
P.M.: Il sedile di destra.
G.A.: Stiamo parlando del sedile di destra. Troviamo a 10 cm un’altra soluzione penetrante in cavità che per, diciamo, per noi, per poter capire meglio, abbiamo usato come uno specillo per tracciarne il tramite, una punta di cacciavite. Dunque, se mentre dal lato interno del sedile questo ha una distanza dal bordo del sedile stesso di 10 centimetri, all’esterno là dove è fuoriuscito ha un calo di 2 centimetri, pertanto abbiamo otto centimetri, tracciando così un’ipotetica traiettoria dall’alto verso il basso.
P.M.: Bene.
G.A.: Il proiettile poi sempre trovando riscontro con questo tramite che noi abbiamo utilizzato…
P.M.: È chiarissimo.
Auto.: …va a impastarsi al fascione che sta tra i due sportelli interni, all’interno, e troviamo proprio il punto di impatto e dovrebbe essere poi quello stesso proiettile che mi sembra che noi abbiamo indicato con la lettera H, che rinveniamo sotto il tappetino. Sembra…
P.M.: Per l’uomo e per la macchina non abbiamo altro.
G.A.: Poi a 12 metri, sempre come punto di riferimento il centro del tetto dell’autovettura, in diagonale, attraversiamo la prima stradina che avevo indicato a monte e a valle, questa è quella a valle che va a congiungersi, e c’è un piccolo pendio di 1 metro e mezzo, 1 metro e 80, ecco, e lì in posizione supina rivediamo la ragazza.
P.M.: Supina?
G.A.: Supina.
P.M.: Ci vuole descrivere come la rinvenuta?
G.A.: La ragazza aveva la testa rivolta a questa fattoria che ho detto prima che mi sembra che si chiami Setti, così prendendo come direzionalità i piedi erano rivolti a via Dell’Arrigo perché fa una piccola…
P.M.: Comunque nella direzione grosso modo della macchina? Nemmeno.
G.A.: No.
P.M: No, bene…
G.A.: Diciamo dove c’era…
P.M.: Lei è parallelo alla macchina…
G.A.: …l’ingresso della prima stradina, per la prima stradina che indichiamo come prima stradina, ecco che poi c’è via Dell’Arrigo grosso modo doveva essere quella la posizione.
P.M.: Che caratteristiche ha questo cadavere?
G.A.: Il cadavere ha gli occhi sbarrati, mi sembra, stringeva tra i denti una collanina, presentava appunto questa soluzione al mento e aveva delle ecchimosi al collo. La camicetta era intrisa di sangue e poi aveva un paio di jeans che erano stati tagliati dal cavallo alla cintura tanto da far intravedere anche le mutandine sotto, mi sembra, sul lato sinistro, tagliate anche esse. E in più aveva l’asportazione del pube.
P.M.: Segni, al di là dell’asportazione del pube, di terzi, di arma?
G.A.: Sugli avambracci. Noi notiamo sull’avambraccio destro un foro d’ingresso e di uscita proprio vicino alla piegatura del gomito, e in più vi è all’interno del polso, sempre del braccio destro…
P.M.: Foro d’ingresso di arma da…
G.A.: Di arma da fuoco. Sempre di arma da fuoco, invece troviamo un’altra soluzione all’interno dell’avambraccio destro, cioè quasi in corrispondenza del polso, che trova come punto di uscita la parte esterna dell’avambraccio un po’ più verso il gomito. Altre soluzioni, sempre da colpi di arma da fuoco, si trovano sul braccio sinistro però, le dico la verità, non ricordo bene la sede.
P.M.: Quindi da quel che vede lei i colpi d’arma da fuoco sono tutti alle braccia?
G.A.: Così, perché è vestita la ragazza, eh? Ci ha una camicia.
P.M.: Andiamo avanti.
G.A.: Si apprezzano queste maculazioni di sangue sulla camicetta e che fanno presupporre che sotto ci debba essere, qualcosa c’è.
P.M.: Bene, bene. Voi vi fermate a questo. Poi?
G.A.: Non lo so.
P.M.: Allora, veniamo a qualche domanda. Fra l’auto e il posto dove era la ragazza apprezzate segni di trascinamento?
G.A.: Purtroppo, dottore, noi quando siamo arrivati, come ho detto, abbiamo messo un po’ di tempo perché non conoscevamo la zona e l’ambiente non era nella sua ascetticità come noi avremmo dovuto trovare, perché gli investigatori che ci hanno… sicuramente anche per un loro scopo proprio investigativo hanno dovuto senz’altro avvicinarsi all’auto. Abbiamo fatto un’ispezione intorno perché rientra, diciamo, tra quella che è la nostra attività, però se debbo dirle che lì io ho visto segni di trascinamento, purtroppo no. Posso dire un’altra cosa quasi in fine, in coda al sopralluogo, abbiamo voluto verificare sotto i talloni della ragazza se vi erano tracce.
P.M.: Perché la ragazza è senza scarpe?
G.A.: Sì, senza scarpe, perchè le scarpe sia della ragazza che del ragazzo si trovano sul tappetino anteriore sinistro, cioè posto guida…
P.M.: Bene, la ragazza è scalza.
G.A.: … tutte e due. È scalza. Abbiamo guardato anche il fondo dei pantaloni per vedere se nel trascinamento si fosse imbrattato di terriccio; e stessa osservazione l’abbiamo rivolta alla parte posteriore del tronco e dei capelli. Sì, è vero che c’erano delle pagliucole e cose del genere, ma questo poteva essere dovuto alla caduta nel piccolo precipizio che stava lì oltre la strada.
P.M.: Quindi su questi talloni segni evidenti di trascinamento non ci sono.
G.A.: Assolutamente, perché fra l’altro l’abbiamo guardato con quelli di medicina legale, perciò…
P.M.: Il suo collega invece ha detto che era rimasto impressionato dall’erba abbassata. Lei questo dato non l’ha apprezzato?
G.A.: Non l’abbiamo apprezzato e penso che, poi sul posto c’era il dottor Izzo, seppure ne avesse sentito lui prima di noi, sicuramente ce lo avrebbe fatto notare, ecco.
P.M.: Quindi segni di come è arrivata lì la ragazza non l’avete potuto ricostruire.
G.A.: No.
P.M.: Bene. Vogliamo vedere le foto con lei. Presidente, la celerità non fa parte spesso dei nostri uffici, ma oggi l’abbiamo avuta, abbiamo il punta laser.
A.B.: Io come difesa sono distrutto.
P.M.: Apprezziamo che la sua richiesta è stata esaudita prima possibile.
Presidente: Vediamo se funziona prima…
P.M.: Sì, ha ragione, non allarghiamoci troppo in considerazioni.
Presidente: Al teste lo deve dare.
P.M.: Forse addirittura se funziona, direttamente sulla…
Presidente: Vediamo se funziona. Lo punti verso lo schermo vediamo se funziona.
P.M.: Vediamo se riusciamo a farlo… a ottenere dei risultati. Non funziona. Allora ci siamo allargati troppo.
Presidente: Siete sicuri che funziona? Proviamo.
P.M.: Vuole provare lei dottore?
Presidente: Eppure è un raggio… facilissimo.
P.M.: A noi ci interessava a far vedere l’oggetto poi…
A.B.: Quello sarebbe il laser?!?
P.M.: Avvocato, né so quanto lei, non l’avevo nemmeno richiesto, capisco che può essere utile… chi di dovere si è dato da fare, il risultato per ora non è proprio…
A.B.: Mi rendo conto di essere proprio un piccolo…
G.A.: Ci sono zone che più scuro che si vede e dove non si vede. Ecco, lì dove dobbiamo far vedere bossoli non li vediamo.
Presidente: Ah, eccolo là! Ma è sul soffitto!
G.A.: No, no, guardi, dottore.
P.M.: Vabbè, proviamo poi ad attrezzarci meglio. Per ora apprezziamo la buona volontà. La Corte ci dia…
Presidente: Tutte buone intenzioni non fa al caso nostro.
P.M.: Poi cerchiamo di migliorare.
Presidente: Arrangiamoci in maniera più artigiana.
P.M.: Continuiamo in modo artigiano, vediamo se lei ci può inquadrare meglio il suo racconto… lì vedo una cosa rossa. Funziona? Basta.
G.A.: Allora intanto la freccia rossa che noi vediamo quasi a cavallo dell’autovettura è l’indicazione che ci dice che, dove viene rinvenuto il corpo della ragazza.
P.M.: Funziona il punta laser, perfetto! La freccia, scusi ci siamo distratti…
G.A.: La freccia ci sta a indicare la sede ove viene rinvenuto il corpo della ragazza.
P.M.: Perfetto. Vogliamo andare avanti. Ci interessa con lei ricostruire questo fianco sinistro dove ci sono questi oggetti per vedere se riusciamo… Ecco, questa, ci sono una panoramica, la didascalia parla…
G.A.: La freccia numero due dà un’altra visione, un’altra angolazione per il rinvenimento della ragazza.
P.M.: Ecco, quindi, se non capisco male, l’autovettura in questa foto dov’era? La didascalia da… Ecco, non c’è più l’autovettura.
G.A.: L’autovettura e da quest’altro lato.
P.M.: Bene, quindi, come capisco io e lo ho chiaro solo in questo momento, il tragitto dall’autovettura a dov’è la ragazza è considerevole, qualche metro.
G.A.: Sono 12 metri.
P.M.: Oh, non l’avevo capito. Non ci sono queste tracce che non abbiamo trovato, comunque è così ampio. Quindi c’è, non sappiamo come, c’è questa distanza. Andiamo avanti.
A.B.: Cioè c’è la strada e la stradella?
G.A.: Antistante lo sportello anteriore sinistro si può vedere, sparsi sul terreno che è piuttosto zolloso, non è piano, si può vedere la borsetta e oggetti per il trucco, una carta d’identità intestata alla ragazza e un mazzo di chiavi. Se si riesce a vedere nitido.
P.M.: Forse abbiamo foto un po’ più chiare più avanti. Andiamo ancora… queste frecce cosa indicano?
G.A.: Le frecce indicano la sede ove poggiavano bossoli. La A dista dal centro della ruota, mi sembra, 90 centimetri. C ne dista 75, e sono due, cioè la freccia che indica C sono due bossoli che sono molto vicini.
P.M.: Quindi in tutto lì ci sono quattro bossoli?
G.A.: Ci sono quattro bossoli.
P.M.: Bene, andiamo avanti, si vedono anche abbastanza bene. Ecco, ora sono indicati meglio, vogliamo un po’ evidenziarli? Benissimo, si vede molto bene. Li facciamo tutti così per capire. Qui ce ne sono due lei dice.
G.A.: Sì, C ne indica due.
P.M.: Ecco. E qui ce n’è ancora uno. Benissimo. Ecco, qui ci interesserebbe un po’ avere qualche dettaglio. Gli oggetti sono come li trova lei? Abbiamo dei problemi per capire se la borsa era aperta o chiusa. Il teste che abbiamo sentito prima che è arrivato prima di lei parla di borsa aperta.
A.B.: Chiusa.
P.M.: No, prima ci ha detto borsa aperta.
Presidente: Ma, vabbè, non diciamo cos’ha detto.
P.M.: Non importa.
Presidente: Cosa ricorda con esattezza di questa borsa?
P.M.: Bene, no…
G.A.: Io per la verità non ricordo se la borsa era chiusa o aperta.
P.M.: Benissimo.
G.A.: Ricordo però che era tutto così sparso intorno alla borsa, così come si vede in questa foto noi così l’abbiamo vista.
P.M.: Trovata quando siete arrivati voi.
G.A.: Esatto.
P.M.: Bene. Quella borsa poi fu repertata e portata via.
G.A.: Non fu repertata da noi però.
P.M.: Non da voi.
G.A.: Non da noi.
P.M.: Bene. Chi la repertò scusi?
G.A.: Io penso la squadra mobile.
P.M.: La squadra mobile.
G.A.: Penso, eh?
P.M.: Bene. Vediamo un attimo di capire qualcosa su quel finestrino rotto, che tipo di circostanze lei poté evidenziare circa la rottura dall’esterno o dall’interno?
G.A.: Per quanto riguarda la frantumazione del vetro?
P.M.: Sì.
G.A.: A dirle che è prodotto da un colpo d’arma da fuoco?
P.M.: No, no, non volevo dire questo. Innanzitutto se è, da come sono i frantumi, se dall’esterno…
G.A.: Sicuramente è dall’esterno verso l’interno perché all’interno ve ne è un’abbondanza di residui vetrosi, mentre all’esterno, là dove abbiamo rinvenuto agli altri oggetti, ce ne sono molto pochi.
P.M.: Bene, quindi è apparentemente dall’esterno verso l’interno. Bene. Andiamo avanti. Qui sono stati aperti entrambi gli sportelli; da voi presumibilmente?
G.A.: Certo, da noi.
P.M.: Ecco, rispetto a quelle cose che c’ha detto non mi sembra che ci sia niente di diverso da evidenziare. Lei vede nulla che ci può…
G.A.: No.
P.M.: Bene, andiamo avanti. Qui si vedono le due lesioni al collo. Dico bene? Le possiamo evidenziare un attimo? Ecco la camicia è aperta così, dico bene?
G.A.: Sì, era abbottonata, mi sembra, uno o due bottoncini, e poi l’abbiamo aperto noi perché abbiamo visto tutto quel sangue. Mentre dalle lesioni al collo non si avvede intorno un gran che di sangue perché noi come primo impatto pensavamo che il sangue che era colato sul bordo superiore del sedile fosse provenuto da queste due soluzioni, mentre invece poi abbiamo visto che era fuoriuscito da quella sulla regione occipitale.
P.M.: Mi scusi, ispettore, mi sembra di aver capito che lei ha detto che la camicia era chiusa.
G.A.: Abbottonata.
P.M.: Abbottonata.
G.A.: Con un paio di bottoncini.
P.M.: Un paio di bottoni. Quindi il collo comunque è, dove sono le lesioni era aperto?
G.A.: Sì, sì, era così come la vede.
P.M.: No, non così come la vediamo qua, qualche bottone era già chiuso o è così.
G.A.: Noi l’abbiamo trovata così.
P.M.: Benissimo, benissimo, benissimo, avevo capito male. Andiamo avanti. Vediamo lei dal dietro.
G.A.: Si.
P.M.: Benissimo. C’è qualcosa rispetto al suo racconto che ci può evidenziare?
G.A.: Non lo so, dottore, se lei…
P.M.: No, no, se lei rispetto a quello che c’è detto vede qualcosa che le ricorda la memoria su fatti diversi da quelli che, sui quali ha già detto qualcosa.
G.A.: No.
P.M.: No. Andiamo avanti.
G.A.: Ecco le lesioni di cui…
P.M.: Questa è stata tolta la camicia, insomma. Lesioni di arma da fuoco.
G.A.: Dove c’è quel rivolo è lesione d’arma da punta e taglio, quella che viene indicata adesso.
P.M.: Quindi, per ora che noi vediamo sono tre da punta e da taglio e una da sparo nel mezzo.
G.A.: Perfettamente.
P.M.: Benissimo. Quindi in corrispondenza della ferita al petto, diciamo, c’era un corrispondente buco nella camicia?
G.A.: Non me ne ricordo.
P.M.: Non lo ricorda. Andiamo avanti.
G.A.: Ecco, queste sono le macchie di sangue. Giù che noi poi indicammo poi con la lettera D…
P.M.: Siamo, quale sedile scusi?
G.A.: Sedile anteriore destro.
P.M.: Quello che avete trovato vuoto?
G.A.: Quello vuoto, sì, aveva la spalliera basculata verso il lato posteriore.
P.M.: Bene. Ci sono delle frecce, scusi, dei numeri, cosa indicano?
G.A.: Al numero 3 è dove noi abbiamo visto che passando con la punta di un cacciavite – che mi sembra poi ci dovrebbe essere anche una foto –
P.M.: Si, si, c’è.
G.A.: Ne abbiamo tracciato il tramite; come già si può apprezzare lì sono, dove viene proprio indicato dalla freccia, sono 10 centimetri. Si può vedere che c’è un calo di 2 centimetri nella parte esterna.
P.M.: Sembra quasi, scusi, se non capisco male, è che dall’interno verso l’esterno?
G.A.: È andato da dove c’è la freccia…
P.M.: Con la pistola e dentro la auto quando spara, si può dedurre questo?
G.A.: È possibile. Cioè se noi guardiamo la parabola di espulsione di un’arma è facile che già i due bossoli che rinveniamo sia sul sedile posteriore che sul tappetino, ha dovuto seguire una parabola in questo senso, e pertanto chi ha sparato doveva aver messo all’interno la sua mano.
P.M.: Questo volevo sapere.
G.A.: La parte terminale della punta del cacciavite indica l’impatto.
P.M.: E la direzione.
G.A.: E la direzione.
P.M.: Bene. Andiamo avanti.
G.A.: Ecco, qui vicino allo sportello anteriore destro si vedono delle…
Presidente: Diciamo il numero delle foto, ricordatevelo.
P.M.: Sì, è la foto, scusi, numero 14.
G.A.: Vicino al congegno di apertura si vedono delle macchie di sangue, delle colature, diciamo.
P.M.: Che sportello è questo, scusi, eh?
G.A.: Anteriore destro.
P.M.: Bene. Dell’autovettura.
G.A.: Poi la lettera E indica una soluzione, ma noi non abbiamo proceduto a vedere se all’interno ci fosse rinvenuto qualche proiettile o cosa, perché abbiamo lasciato per non compromettere eventuali indagini…
P.M.: Diverse.
G.A.: … diciamo di periti balistici.
P.M.: Bene, bene. Andiamo avanti. È lo stesso sportello?
G.A.: Questo dovrebbe essere lo sportello posteriore destro.
P.M.: Il posteriore. C’è del sangue? Leggiamo la didascalia.
G.A.: Quel sangue inoltre oltre a essere gravato lungo la superficie del pannello, è passato sotto l’interstizio per poi produrre una piccola gora sul terreno sottostante.
P.M.: Il sedile che lei ha detto era basculato giù, rispetto a queste macchie di sangue è a quell’altezza lì, non abbiamo foto.
G.A.: Grosso modo dovrebbe essere a quell’altezza.
P.M.: Bene, grazie. Vogliamo leggere la didascalia, forse aiuta anche lei, “Particolare…
G.A.: Sì, ma questa è la macchia di sangue di cui parlavo prima che il sangue che colando è passato sotto l’interstizio per poi poggiare sul terreno.
P.M.: Bene, bene, bene. Sembra di capire che quindi questo sportello è stato aperto?
G.A.: Ma io penso non necessariamente, anche perché vi era la sicura innestata
P.M.: Bene, bene, era questo che chiedevo. Questa è la foto…
G.A.: Questa è sempre vista dal lato posteriore, è il sedile che vediamo imbrattato di sostanza ematica è il sedile lato guida.
P.M.: Anteriore?
G.A.: Sì.
P.M.: Che è un po’ basculato anche questo?
G.A.: Anche questo.
P.M.: Sembra quasi uguale, l’altro è quella accanto o vedo male io?
G.A.: Ma almeno a vederlo sembrerebbero quasi sulla stessa linea.
P.M.: Vero? Sulla stessa obliquità.
G.A.: Sì.
P.M.: Bene. Ci sono dei vetri? Non lo so…
G.A.: Sì, ci sono frammenti di vetri più il sangue che gravando è colato sul tappetino.
P.M.: Bene, bene.
G.A.: Questo invece è il bossolo che rinveniamo sul sedile posteriore, lato destro, sempre rispetto all’autovettura, no a chi osserva.
P.M.: Bene, andiamo avanti.
Presidente: Dunque, foto numero?
P.M.: Leggiamo la didascalia per cortesia?
G.A.: Dunque, qui è il bossolo che noi abbiamo indicato con la lettera I…
Presidente: Foto 19 mi pare.
P.M.: Foto 19, “Particolare del bossolo I sul tappetino posteriore destro”.
G.A.: Perfetto.
P.M.: Questi sono i bossoli.
G.A.: Questi vengono poi…
P.M.: Vediamo prima ancora… qui siamo, leggiamo la foto, scusi, ci aiuta… È la 20: “ Particolare del bossolo G e del proiettile H” – quella punta è un’H – “rinvenuti sotto il tappetino di cui al rilievo precedente”. Quindi siamo, ce lo ricorda ancora, lato destro.
G.A.: Stiamo sempre sul lato posteriore…
P.M.: Destro.
G.A.: … dell’abitacolo destro.
P.M.: Bene. Andiamo avanti. Questi sono i bossoli…
G.A.: I reperti…
P.M.: … fotografati insieme.
G.A.: … i reperti che vengono fotografati nei nostri laboratori.
P.M.: Cinque e due sette, va bene. Andiamo avanti. Questi sono dei proiettili?
G.A.: Questi sono i fondelli…
P.M.: I fondelli, chiedo scusa, percossi, di cui al rilievo precedente. Ah, sono girati quindi. Sono i bossoli girati verso il fondello che poi ci interessa quando faremo i confronti. Ecco, guardate come si vede bene non solo l’H, ma quella che le perizie ci diranno è la caratteristica di tutti questi spari. Se dubbi potevamo avere che vengono dal luogo, eccoli lì.
G.A.: Qui invece sono le palle.
P.M.: Vabbè, ci dicono ben poco.
G.A.: Ecco, si può apprezzare che sono deformate apicalmente.
P.M.: Bene. Qui sono le due foto che abbiamo, sul luogo, della ragazza. Mi sembra di capire là… leggiamo la didascalia prima, apprezziamo la scarpata.
Presidente: Sì, non riprendiamo queste foto, eh?
P.M.: “Insieme del cadavere della De Nuccio per evidenziare il dosso”. È la 24. Ecco, vediamo se dalla foto, su quei discorsi dell’erba che faceva il suo collega, si può vedere qualcosa lei…
G.A.: Ma io apparentemente…
P.M.: Effettivamente è talmente…
G.A.: … anche se così, diciamo uno può percepire un po’ quello che vuole, perché se guarda quelle macchie nere tra il bianco potrebbero sembrare che sia stato ammassato, però…
P.M.: La ragazza è come ci descrive lei. Vogliamo vedere… Qui è girata, se non sbaglio, quindi era già, bisogna vedere prima l’altra foto, se non vedo male io. Mi sembra prona dopo che avete visto…
G.A.: Lei è in posizione a bocconi.
P.M.: È dopo che avete visto i piedi, no, qui? Vediamo l’altra foto, scusi. Questa… la posizione in cui l’avete trovata è questa, non è l’altra.
G.A.: Io mi ricordo che la trovammo così.
P.M.: Ecco.
Presidente: Quindi foto numero?
G.A.: 25.
Presidente: 25.
P.M.: L’altra è dopo qualche movimento a fini vostri. Andiamo avanti, apprezziamo il volto un’attimo, tanto il resto lo abbiamo già, purtroppo, capito al volo. Facciamo il volto.
Presidente: Passiamo alle altre foto.
P.M.: Ecco.
G.A.: Ecco, questo sotto il mento si può vedere una soluzione passante.
P.M.: Soluzione passante da…?
G.A.: Ma passante…
P.M.: Non lo sa.
G.A.: … la provenienza non gliela posso dire.
P.M.: Mi scusi, questa, può vedere, la collana, rispetto al collo è fuori o è dentro il collo?
G.A.: Questa collana, scusi?
P.M.: La collana è tolta dal collo e messa in bocca, o è al collo e…
G.A.: No, no, è al collo. E soltanto che è finita, diciamo che una parte è finita tra le labbra.
P.M.: No, la osservi bene.
A.B.: Sembrerebbe.
G.A.: A me mi sembra che quella che cinge il collo è di diversa fattura.
P.M.: Quindi sono due?
G.A.: Sono due.
P.M.: Benissimo, era questo. Di cui una più bianca, più chiara…
G.A.: Sì, ad anelli.
P.M.: … ad anelli è in bocca; l’altra è invece… Bene? Questo è il concetto. Lo ricorda così lei?
G.A.: Sì. Così, perfetto.
P.M.: Quando fu spostato il cadavere comunque le aveva entrambe al collo al di là del fatto…
G.A.: Ce l’aveva entrambe al collo.
P.M.: Aldilà del fatto che ora ne… ecco questo fatto che ce l’ha in bocca vi indusse a fare qualche verifica per capire come poteva essere in bocca, o non avete potuto o apprezzato il dato?
G.A.: Cioè noi non è che… abbiamo pensato che o nel… perché la nostra ipotesi iniziale era che la ragazza fosse scappata e poi caduta, perciò nel ruzzolare il pendio poteva benissimo finirgli tra le labbra.
P.M.: Bene, voi non avete potuto fare nessun accertamento diverso. Andiamo avanti. Qui c’è una ferita? C’è qualche ferita? La ricorda?
G.A.: No, ferite…
P.M.: No, scusi, c’è qualche macchia, mi perdoni.
G.A.: Sì, perché aveva delle escoriazioni, aveva delle maculazioni di sostanza ematica anche vicino al collo e sul, alla base, diciamo, della regione occipitale; però mi sembra che non ci fossero ferite
P.M.: Bene. Andiamo avanti. Ecco, vediamo questa. Particolare del braccio destro con le soluzioni di continuo, è della ragazza, no?
G.A.: Sì della ragazza.
P.M.: Vogliamo evidenziare un attimo. Ha un bracciale, dico bene?
G.A.: Sì, ci ha un bracciale. Qui nella parte esterna del polso, dell’avambraccio dovrebbe essere il foro d’uscita; mentre poi se giriamo, quando andremo avanti, vedremo che all’interno del polso c’è quello di entrata.
P.M.: Bene. No, fermiamoci qua, io non ho altre domande per il teste Autorino.
Presidente: Bene, signori avvocati di parte civile.
A.P.: No grazie.
Presidente: Avvocato Bevacqua, allora, prego.
A.B.: Grazie. Senta, ispettore, lei ha, è arrivato sul posto ed ha visto questo cadavere di questa povera figliola?
G.A.: Sì.
A.B.: Sul posto. E non ho capito bene se lei quando ha visto il cadavere, l’ha visto così come si vedeva, cioè con questi pantaloncini abbassati un po’ e le mutandine anche abbassate. L’ha viste così?
G.A.: Io le ho viste così come noi le ritroviamo poi nella foto, ecco.
A.B.: Ecco, lei ha dato un’indicazione secondo cui il maniaco avrebbe tagliato, prima di fare l’altra macabra operazione, avrebbe tagliato di netto…
G.A.: Cioè il pantalone presentava questo squarcio dal cavallo fino alla cinta.
A.B.: E anche le mutandine.
G.A.: Le mutandine però non posso dire se nel tagliare ha tagliato anche, perché non vorrei sbagliare e sul lato sinistro, se nel tagliare ha tagliato anche il bordo della mutandina o siano state strappate, questo non lo so.
A.B.: Quindi in corrispondenza del taglio e del pantalone e delle mutandine non vi era sulla cute di questa ragazza, al di là della parte del pube, una così, una lesione o qualche sfregamento…
G.A.: No era come se tagliata di netto.
A.B.: Tagliata di netto. Lei ha anche detto che sicuramente questo corpo non aveva tracce di trascinamento né dalla testa né dalla parte posteriore del corpo né dalla parte anteriore né dalla parte delle zone degli arti. Quindi praticamente questo corpo, almeno da una ricostruzione che si deve fare logicamente, sarebbe stato trasportato da qualcuno?
G.A.: O trasportato da qualcuno, sollevato da terra o quantomeno la ragazza non era morta, è riuscita a raggiungere lì per poi cadere. Questo è sempre livello di ipotesi.
A.B.: Ecco, però, c’è, chiedo scusa, potrebbe contrastare con questa costruzione che lei fa – per carità è accettabile, e più che plausibile – il fatto che sulla parte destra della macchina, portiera anteriore e portiera posteriore, si sarebbe trovato gran parte di sangue?
G.A.: All’interno?
A.B.: All’interno.
G.A.: Sì, all’interno troviamo il sangue, quello che troviamo dietro, posteriore…
A.B.: Però sembrerebbe che il corpo dell’uomo, del ragazzo fosse rimasto lì dove si trovava…
G.A.: Si.
A.B.: Quindi se è morto lì, perché ha avuto questa… è stato ferito con la pistola, è stato poi colpito col coltello, praticamente il poveraccio è rimasto lì. Evidentemente accanto ci doveva essere la ragazza, quindi il sangue che scorre, che si trova, che si vede accanto alle portiere sulla spalliera destra della macchina che interessa quindi sia la parte anteriore della portiera sia la parte posteriore della portiera dovrebbe, si pensa, essere di pertinenza della povera ragazza. Oh, quindi è molto probabile, domando io, che questo sangue uscito così copiosamente sia indizio che questa ragazza, quando è stata portata o è uscita fuori dalla macchina, era già piuttosto male in arnese, poveretta. Tutto questo sangue indica che lei stava male, era stata, era stata ferita pressoché mortalmente. Questa domanda io gliela faccio perché vorrei sapere, se lei lo ricorda, lei deve avere anche delle nozioni di medicina legale, certamente, con l’attività che ha svolto, che si svolge fino a oggi, se le lesioni di estirpazione, escissione del pube, quando voi siete arrivati lì, avevano, c’era cioè nella zona in cui è stato trovato il cadavere, vi era del sangue.
G.A.: Questo tipo di ferita o di asportazione presentava le superfici già rapprese. Cioè vi era…
A.B.: Sopra, sopra.
G.A.: Vi era una conformazione di tipo grasso che già era diventato molto giallo stando a indicare…
A.B.: Era giallo.
G.A.: … un’ossidazione dei tessuti.
A.B.: Esattamente. Quindi questo potrebbe significare – lo domanderemo anche eventualmente anche al perito settore, al perito medico legale che praticamente queste scissione della zona pubblica è stata effettuata quando la ragazza era già morta.
G.A.: Per il fatto che non vi era un’abbondanza di sangue? Giusto?
A.B.: Sì.
G.A.: Eh, purtroppo bisogna vedere se fisiologicamente come reagisce…
A.B.: Cioè lei…
G.A.: La zona dovrebbe essere irrorata di vasi sanguigni.
Presidente: C’è la perizia comunque.
A.B.: Sì, ce la perizia, ma volevo…
P.M.: Non solo, abbiamo i medici legali che il dato ce lo spiegano forse con una competenza maggiore di quella…
A.B.: Io non ho laser, non ho nulla ho soltanto la lettura…
P.M.: Ma ha i medici legali!
A.B.: Eh, ora sto cominciando, non ho niente sono proprio un povero…
Presidente: Va bene, comunque credo su questo punto il teste…
A.B.: Ecco, mi scusi, comunque voi non avete visto sul luogo del sangue. Cioè dove il povero cadavere stazionava non c’erano tracce di sangue…
G.A.: No, non vi era la presenza di grosse macchie di sangue.
A.B.: Gemizio di sangue, qualcosa…
G.A.: Assolutamente no.
A.B.: Non vi era questo qua. Ecco, un’ultima domanda e poi mi cheto. Senta, questa collana, quella che ci ha in bocca, e una collana di perle, oppure una collana semi-perle, di perle…
G.A.: A ricordo mio era quello tipo artigianale insomma.
A.B.: Dico, che potevano sembrare perle?
G.A.: Sì, pietruzze colorate.
A.B.: Ma c’erano anche delle cose bianche che potevano dare la sensazione di essere perle, perché non si vede il colore. Siccome sono bianche…
G.A.: Sì, ho capito, avvocato, però le dico la verità, io con precisione proprio non posso ricordare se erano tipo perle.
A.B.: Si dice che le sette sataniche quando vedono le perle scappano perché portano male, per carità!
Presidente: Possiamo rivederle.
A.B.: Io volevo sapere se era questo. Le sette lasciano – dicono poi io non lo so – dicono che quando ci sono le perle, chi uccide in questo modo scappa, cioè le lascia là.
Presidente: Bene.
A.B.: Presidente, è una battuta, così si dice. Ecco si possono vedere…
Presidente: Se vuole invece la rivediamo.
A.B.: Ecco, grazie.
Presidente: Ecco, vogliamo rivedere la fotografia dove si vede la collana?
G.A.: Sembrerebbero, sì, assomiglierebbe alle perle, anche se sono intervallate da altre…
P.M.: Vogliamo ingrandire, scusate, così celebriamo il dubbio se sono perle?
G.A.: Cioè possono sembrare…
P.M.: Sembra bigiotteria, senza sminuire l’oggetto.
A.B.: No, per carità. Ma dico possono apparire e poi di notte…
P.M.: Noi non abbiamo idea di dove vuole arrivare la difesa, ma non abbiamo nessun problema sul punto delle perle
Presidente: Va beì comunque…
A.B.: Ecco, sì, grazie, signor Presidente. Fu trovata nella prossimità del corpo di questa figliola qualche altra cosa, non so, una lampadina, una candela, un qualche cosa, fu trovato qualcosa?
G.A.: No.
A.B.: Nulla. Ecco, cioè nulla?
G.A.: Nulla, assolutamente.
A.B.: Senta, sul ragazzo invece fu lasciata, fu trovata una collana con un crocifisso.
G.A.: Ci aveva una catenina di metallo bianco…
A.B.: Con un crocifisso.
G.A.: … presumibilmente argento…
A.B.: Con un crocifisso o non crocifisso?
G.A.: Con un crocifisso.
A.B.: Non ho altre domande.
Presidente: Mi pare che questa collana si veda anche sul corpo, no?
A.B.: Si vede. Ah, scusi, Presidente.
Presidente: Prego, avvocato.
A.B.: Non so se il Pubblico Ministero me lo consente. Lei non ha fatto altre attività indagative? Solo questa?
G.A.: La nostra è documentativa, la nostra indagine si ferma a fissare il luogo e a repertare tutto ciò che fa parte, diciamo, di quel caso.
A.B.: Non ha interrogato nessuno, non ha fatto…
G.A.: No.
A.B.: Grazie.
Presidente: Pubblico Ministero?
A.F.: Avvocato Fioravanti.
Presidente: Ah, avvocato Fioravanti.
A.F.: Abbia pazienza, Presidente.
Presidente: Prego.
A.F.: Senta, se non ho sentito male, ero appena arrivato, lei ha parlato di due strumenti da taglio e punta: di un coltello e di un punteruolo o cacciavite?
G.A.: No, no, no.
P.M.: Ah, ecco, lo sento dire per la prima volta.
A.F.: No, io sto domandando, mi sembrava…
G.A.: Abbiamo utilizzato il cacciavite per tracciare il tramite per capire la traiettoria del proiettile da noi indicato come D.
P.M.: Cacciavite vostro, ispettore?
G.A.: Nostro.
A.F.: No, ecco, ho sentito questo. Le ferite comunque a suo avviso – sarà chiesto poi al medico legale – ma di primo acchito le ferite erano tutte da arma da taglio o da qualche punteruolo?
G.A.: No, erano da armi da taglio, da punta e taglio che doveva avere anche nella parte mediana della lama doveva essere sui tre centimetri.
A.F.: Ecco, io ho sentito cacciavite e allora ho chiesto, grazie.
Presidente: Altre domande?
P.M.: Il P.M. nessuna, grazie.
Presidente: Il teste può andare, grazie. Allora direi, data l’ora, possiamo sospendere e ricominciare alle ore 15:30. Bene.
P.M.: Continuiamo con l’altro agente di Polizia scientifica, i due medici legali e i balistici.
Presidente: Bene, buonasera. Signor Pubblico Ministero, possiamo continuare con l’esame dei suoi testimoni.
P.M.: Sentiamo l’agente della scientifica, Libertino Giovanni.
Presidente: Libertino Giovanni.
A.B.: Sempre per il ’74?
P.M.: Siamo sempre, finché ci riesce, nell’ordine cronologico.
A.B.: ’74…
P.M.: ’81, oramai il ’74 lo abbiamo chiuso.
Presidente: Prego, si accomodi. Prenda quella… e la legga.



G.L.: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza”.
Presidente: Le generalità, per piacere.
G.L.: Sovrintendente Libertino Giovanni.
Presidente: Guardi, attacchi il microfono alla staffa, dia retta a me. Magari se lo avvicini meglio che può.
G.L.: Sovrintendente Libertino Giovanni, XX/XX/XX, Xxx Xxxxxx, Xxxxxx.
Presidente: Risponda, prego, alle domande del Pubblico Ministero.
P.M.: Signor Libertino, vuole spiegare alla Corte qual è la sua attuale professione e quali erano le sue mansioni nel 1981, quando avvenne l’omicidio del 6 giugno ai danni di Foggi Giovanni e De Nuccio Carmela?
G.L.: Sono sovrintendente della Polizia di Stato, e a quei tempi ero guardia di P.S. presso la Polizia Scientifica, sezione sopralluoghi.
P.M.: Ricorda cosa fece in quell’occasione? Vuole spiegarlo un attimo alla Corte, precisando che poi le chiederemo dei particolari, perché sul sopralluogo ci ha già risposto, più che esaurientemente, in genere, per quanto riguarda il fatto nel suo complesso, il suo collega Autorino. A noi interessa un attimo dei particolari che poi le chiederò. Vuole spiegarci innanzitutto come, quando ci andò, cosa vide, di modo che poi…
G.L.: Sì, fummo chiamati, penso dalla Centrale Operativa e si andò sul posto. Anzi, si arrivò con un po’ di ritardo, perché non si conosceva la strada e mi sembra che ci scortò la Polizia Stradale. Siamo arrivati sul posto.
P.M.: Ricorda che furono fatte le foto? Senta una cosa, voi, lei e il suo collega eravate, facevate le stesse cose, o magari lui aveva, non so, più esperienza… Ha fatto lui, o eravate allo stesso livello, per cui quello che ha fatto l’uno, quello che ha visto l’uno, ha visto l’altro? Ecco.
G.L.: Mah, si lavorava insieme, soltanto che io facevo le foto e lui faceva le descrizioni.
P.M.: Ecco, quindi le foto che sono nel fascicolo le ha fatte lei?
G.L.: Sì.
P.M.: Senta una cosa, io vorrei andare, dato per scontato che il racconto – gli atti del sopralluogo li abbiamo già – su due particolari: uno, quello che per me vorrei cercare di avere, se lei ha ricordi specifici, più notizie possibili, è quello di quella borsetta che è fotografata in un certo modo. Lei ricorda, o preferisce prima vedere la borsetta? Ha qualche ricordo di come la vide lei? Se ha ricordo, ovviamente.
G.L.: Mah, io… sì, sì, no, la borsetta era sul terreno, diciamo antistante la fiancata sinistra e c’era del materiale che senz’altro conteneva la borsetta, sul terreno.
P.M.: Fuori della borsetta.
G.L.: Fuori della borsa, sì. C’era una carta d’identità… poi c’era…
P.M.: Oggetti vari.
G.L.: Sì, oggetti vari. C’erano biglietti dell’ATAF, se non mi ricordo male.
P.M.: Ecco, lei ebbe modo di prenderla, di aprirla, se l’aprì questa borsetta? Anzi, partiamo da com’era questa borsetta quando la vide lei.
G.L.: La borsetta era sul terreno, mi sembra anche aperta…
P.M.: Oh, scusi un attimo, la borsetta era sul terreno, le sembra aperta, quando arrivaste voi?
G.L.: Sì, era sul terreno, mi sembra aperta. Anche perché il contenuto stava lì per terra, quindi è
evidente che era stata aperta.
P.M.: Ecco. Quando… cioè, può essere un po’ più preciso? Vediamo, non vorrei influenzarla. Cioè, lei dice: è evidente che era aperta, perché il contenuto era sul terreno.
G.L.: Esatto.
P.M.: Quando la vide lei lo dedusse che era aperta, o la vide aperta?
G.L.: Mah, questo non me lo ricordo, non me lo ricordo bene se era aperta o no, però era lì sul terreno, quindi…
P.M.: Ecco. Lei ora ci ha detto che era aperta, prima che io andassi nel particolare.
G.L.: Ho detto, “presumo che era aperta”.
P.M.: Ecco, presume. Mi scusi, vuol dire che presume che l’ha vista aperta, o presume che era stata aperta?
G.L.: No, io presumo che era aperta, perché c’era il contenuto sul suolo.
P.M.: Ecco, benissimo. Il ricordo suo non va oltre.
G.L.: Non va oltre, sì.
P.M.: La foto che fu fatta da lei, se non ho capito male, di questa borsetta…
G.L.: Sì.
P.M.: … è una foto che fu fatta dopo un po’, nel senso che qualcuno magari è andato a vedere meglio il contenuto di questa borsetta, è presumibile che qualcuno, non dico l’abbia spostata, ma per fotografare l’abbia alzata, visto dentro, o lei è matematicamente certo che come l’ha fotografata era?
G.L.: Dal momento che siamo arrivati noi, senz’altro nessuno l’ha toccata.
P.M.: Ecco. Vogliamo mostrarla un attimo? Così…
(voce fuori microfono)
P.M.: Sì, sì, noi… senta, possiamo fare così, guardi. Intanto che… poi la foto le viene in ricordo, andiamo un attimo avanti per vedere cosa ricorda lei. Un altro particolare che a noi, al P.M. ovviamente, in questo momento interessa particolarmente, è quello se, dal momento che abbiamo visto che da una parte c’era una macchina, da una parte la donna, la vittima, ad una certa distanza, al di là della strada, al ciglio sotto, lei ricorda di avere esaminato il terreno distante fra la macchina e la ragazza per vedere se c’erano segni sul terreno di un possibile trascinamento, qualcosa del genere? Un esame di questo genere, sul terreno è stato fatto?
G.L.: Sì, fu fatto, ma non c’era nulla. Sì.
P.M.: Ecco, scusi, fu fatto… (benissimo, grazie) e voi… mi segue un secondo, eh, le foto le vediamo dopo. Scusi un secondo. Torniamo, oramai che abbiamo affrontato questo argomento. Fu fatto… avevate lo scopo che sto dicendo io, cioè, cercaste per vedere come la ragazza era arrivata lì…
G.L.: Certo.
P.M.: E non trovaste segni.
G.L.: Certo.
P.M.: Ecco, tutta quella strada, quell’erba, non c’era nessun tipo di segno.
G.L.: No, non si trovò nulla.
P.M.: Ora, stamani il collega suo che è quello che sembra aver dato l’allarme, dal racconto che ci ha fatto – il brigadiere Sifone allora – dice che quando arrivò lui, che è arrivato per primo, ebbe la sensazione, almeno lui ce l’ha raccontata così che l’erba che c’è – noi l’erba l’abbiamo vista solo su quel ciglio, sul dislivello – fosse particolarmente abbattuta. Ha fatto un discorso simile. Ora io l’ho memorizzato in questo modo. Lei, il Sifone glielo fece questo discorso, ad esempio?
G.L.: No, su posto, a me personalmente, no.
P.M.: Non le disse nulla. Quindi questa ricerca è una cosa che avete fatto voi di routine.
G.L.: Sì, si fa sempre.
P.M.: Ecco si fa sempre e non le dette… non vi dette alcun tipo di risultato.
G.L.: No.
P.M.: Vogliamo vedere allora la foto di questa borsetta, e andiamo ai particolari della borsetta. Questa è una visione d’insieme. Forse è meglio andare a quella foto specifica dove c’è una sorta d’ingrandimento dal davanti della borsetta. Ce n’è una molto grande. Ecco, ecco. Se possiamo dare un po’ più di luce, perché sembra un po’ buia questa foto. Se è possibile. Ecco, perfetto, anche di più. Vede, Ispettore, così da come la vediamo noi, non so, sembra un po’ chiusa, non lo so. Lei cosa…
G.L.: Socchiusa, ma…
P.M.: Socchiusa, ecco.
G.L.: Ma bisogna vedere se era agganciata o no, perché non si riesce a vedere.
P.M.: Benissimo. E’ questo, questo volevo vedere. Se lei…
G.L.: Era. . . no, che era chiusa così era chiusa, però non mi ricordo se era agganciata o no.
P.M.: Quindi c’era un gancio, quello che si vede, è una specie di gancio, quello…
G.L.: Sì, sono quei… mi sembra quei tipi di ganci che si. . .
P.M.: Proprio quello volevo sapere da lei. Cioè, noi lì si vede che c’è questo tipo di serratura, o gancio, o cos’è, che sembra aperto secondo quello che dice lei. Le sembra socchiusa?
G.L.: Secondo me sì. Sembra aperta diciamo dei ganci, però è socchiusa perché…
P.M.: Io non ho altre domande, grazie.
A.B.: Finito?
P.M.: Io si, non ho altre domande.
A.B.: Si grazie. Senta, lei ha fatto altre indagini, oltre quelle là relative al sopralluogo?
G.L.: In che senso, scusi?
A.B.: Nel senso, ha fatto indagini su questo episodio, oltre al sopralluogo.
G.L.: No, su questo episodio no. Oltre al sopralluogo nient’altro.
A.B.: Quindi su questo ha fatto soltanto queste foto. Ha accertato questa situazione fotografandola…
G.L.: Cioè, i rilievi tecnici riguardanti il sopralluogo che si sta discutendo ora.
A.B.: Ecco. Senta, quando lei è arrivato sul posto, c’erano altri suoi colleghi sul posto?
G.L.: Del mio ufficio?
A.B.: O del suo ufficio, colleghi nel senso Carabinieri, Polizia…
G.L.: Sì, abbastanza.
A.B.: Quindi c’era già gente.
G.L.: Sì.
A.B.: C’era già gente. E c’era anche il brigadiere Sifone? Se lo ricorda, lo conoscerà.
G.L.: Sì, sì, conoscerlo lo conosco, mi sembra di averlo visto, però non sono sicuro.
A.B.: Non ha parlato con lui.
G.L.: Senz’altro non ci ho parlato, mi sembra. Ora non me lo posso ricordare bene, però mi sembra di no.
A.B.: Senta, le volevo fare un’altra domanda. Se lei ha repertato, ma non sembrerebbe evidentemente, perché non c’erano, delle tracce di sangue che partivano, che avrebbero dovuto perlomeno essere come segnale dal luogo in cui la ragazza stava; quindi pare che fosse dentro la macchina, fino al luogo dove invece poi il corpo giacque. Lei ricorda questa…
G.L.: No, non fu… nell’occasione non fu sequestrato o repertato nulla di…
A.B.: Repertato, più che altro fotograficamente.
G.L.: Sì, solo fotograficamente.
A.B.: Ma non fu repertato perché non fu trovato nulla, o perché non riteneste opportuno…
G.L.: Ma lei si riferisce al tragitto dalla macchina al…
A.B.: Sì, questo corpo, chiaramente, è stato portato dalla macchina alla… dove poi fu trovato, no?
G.L.: Se c’erano tracce di sangue venivano senz’altro documentate.
A.B.: Quindi, non avendole repertate, evidentemente non c’erano.
G.L.: Non c’erano.
A.B.: Quindi, il corpo che si muove dalla macchina fino a dove poi si trova, è praticamente esangue. Cioè, non butta sangue. Cioè…
G.L.: Non ce n’era.
A.B.: Non ce n’era. Benissimo, grazie. Io volevo sapere questo. Non ce n’erano. Senta, un ultima domanda, ed è questa: lei ha detto di non avere trovato delle tracce che indicassero una strisciatura del corpo o di qualcosa sul terreno…
G.L.: Trascinamento…
A.B.: O strisciamento, o strisciatura.
G.L.: Trascinamento.
A.B.: Non ha trovato, trascinamento non ha trovato.
G.L.: No.
A.B.: Sul terreno. Quindi neanche sul corpo di questa povera figliola?
G.L.: No.
A.B.: Non l’avete… avete cercato però?
G.L.: Certo, si è guardato più o meno… insomma, se viene trascinato… i piedi, o quanto meno dietro la nuca, insomma, perché uno viene…
A.B.: Ecco, quindi era tutto regolare, nel senso che non c’erano tracce di trascinamento né ai talloni, né sul viso, né sulla schiena, né sulle spalle, né sul bacino.
G.L.: Sui talloni non c’era nulla. Dietro la schiena qualcosa c’era, perché poi era adagiata, diciamo, sul…
A.B.: Ecco, ma non tracce di trascinamento.
G.L.: No, no, quello assolutamente no.
A.B.: Cioè, delle escoriazioni sul corpo, niente…
G.L.: No.
A.B.: … poi queste non sono state trovate. Non ho altre domande, grazie.
Presidente: Nessun’altra domanda?
P.M.: Nessuna il P.M., Presidente.
Presidente: Senta, tra le cose repertate sul luogo dove c’era la borsa con gli oggetti c’era per caso un portamonete, un portafoglio, qualche cosa?
G.L.: No. Cioè, se c’era qualcosa all’interno della borsa di monete, o altre monete, questa qui l’avrà… se l’ha repertata l’avrà repertata, non so, la Squadra Mobile, perché noi si è proceduto soltanto al sequestro e alla repertazione di bossoli o proiettili, o frammenti di proiettili.
Presidente: Va bene.
A.B.: C’erano alcune monete, signor Presidente.
P.M.: C’è il verbale…
Presidente: Guardi, guardi questa immagine.
P.M.: C’è il verbale…
A.B.: C’è un portamonete. Mi pare che sia un portamonete.
Presidente: Quello al centro può sembrare.
A.B.: O un portafogli, o qualcosa del genere. Un portamonete mi pare che sia.
P.M.: Non sembra proprio. Comunque c’è il verbale di descrizione degli oggetti. Possiamo vedere.
Presidente: Va be’. Questo è quello che lei ricorda. Bene, può andare, grazie.
A.B.: Mi scusi, no Presidente…
Presidente: Ah, no.
A.B.: … mi perdoni. Grazie anzi del…
Presidente: Del rilancio.
A.B.: Ricorda se furono trovate dentro la macchina delle monete?
G.L.: No all’interno dell’auto, no.
A.B.: O comunque nella prossimità dell’auto ci furono trovate delle monete?
G.L.: Ma esternamente…
A.B.: Esternamente, internamente…
G.L.: No, io non ho trovato nulla.
A.B.: Va bene. Comunque risultano dagli atti…
G.L.: Poi se c’è qualcosa può sfuggire, ma c’è qualcosa sul verbale, di sicuro.
Presidente: Può andare, buongiorno.
G.L.: Grazie.
Presidente: Avanti un altro.
P.M.: Si Presidente, il P.M. voleva sentire i medici legali che, nonostante sono citati, nonostante sono stati mandati a prendere con la macchina, non ci sono. Vorrei allora sentire il dottor Castiglione.
Presidente: Nel senso che arriveranno più tardi.
P.M.: Penso. Sì, sì, sicuramente arriveranno. Quindi inverto l’ordine. Mi faceva comodo tecnicamente i medici legali. Parlo invece della consulenza balistica con il dottor Castiglione.
Presidente: Bene.
A.B.: Mi scusi, Presidente, io volevo fare una domanda all’altro dei testi, all’ultimo teste, o anche a quello che è stato sentito stamattina.
Presidente: Ah…
A.B.: Per una circostanza che risulta nel verbale di sopralluogo, e cioè di rinvenimento del…
Presidente: Mi fate tornare l’ultimo teste, per cortesia?
A.B.: È uscito di corsa. Ho cercato di ghermirlo, ma non c’è stato verso. Ghermirlo così…
P.M.: Blandirlo…
A.B.: Ghermirlo ma alla lunga…
Presidente: Libertino Giovanni?
A.B.: Blandirlo no, ora cerco, ora cerco… Ma se c’è anche l’altro di stamattina. No, volevo sapere, Presidente, era soltanto questa circostanza…
P.M.: Eh beh non c’è. Ammettiamo che è andato via, quello di stamani.
Presidente: Vediamo se ritroviamo qualcheduno…
P.M.: Quello di stamani non c’è. Comunque lo possiamo… se serve, non ci sono problemi, lo richiamiamo.
A.B.: No, serve soltanto a chiarire, c’era un… è stato trovato al collo, una catenina al ragazzo, al povero ragazzo, di metallo bianco, e al polso sinistro un orologio funzionante. Volevo sapere se c’era questa… che tipo era questa catenina. Per sapere se…
Presidente: La catenina, mi pare che si vede anche in una fotografia.
A.B.: Sì, sì, ma se era d’argento, se era d’oro bianco, se era di platino, se era…
Presidente: Allora, sovrintendente Libertino, per favore, l’Avvocato le vuol rivolgere ancora una domanda.
A.B.: Abbia pazienza.
Presidente: Prego, avvocato Bevacqua.
A.B.: No, la domanda è questa: se sull’uomo risulterebbe, sarebbe stato reperito, trovato, sul cadavere di quel povero ragazzo, una catenina di metallo bianco, e al polso sinistro un orologio funzionante. Le domandavo se ha potuto vedere, verificare se questa catenina in metallo bianco fosse di
metallo prezioso, quale potrebbe essere anche l’argento o altro tipo… o anche oro bianco, non lo so.
G.L.: Posso?
A.B.: Sì, certo.
G.L.: Cioè, noi di solito, quando si descrivono questi oggetti, si specifica solo se è in metallo, o
altre cose. Poi non è che si va a guardare se è oro…
A.B.: Se è oro o argento.
G.L.: O brillanti, o altre cose del genere.
A.B.: Ho capito. E quindi, anche l’orologio…
G.L.: Finché non viene sequestrato, allora uno lo specifica, ma se no ci basiamo sulla
descrizione…
A.B.: Quindi, anche l’orologio non sappiamo se era orologio d’oro, oppure non era…
G.L.: No.
A.B.: Non sappiamo nulla. Va bene. Nient’altro, grazie.
Presidente: Basta?
A.B.: Grazie, signor Giudice.
Presidente: Possiamo liberarlo definitivamente, speriamo. Proseguiamo allora.
P.M.: C’è il professor Maurri? Se è arrivato, se non c’è il dottor Castiglione.
Presidente: Si accomodi, Dottore, prego. Buonasera. Prego, si accomodi pure. Legga quella formula.



N.C.: Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.
Presidente: Vuol dare le sue generalità al segretario, per cortesia?
N.C.: Castiglione Nunzio, nato a Xxxxxx, XX/XX/XX.
Presidente: Prego, signor Pubblico Ministero.
P.M.: Dottor Castiglione, può innanzi tutto spiegare alla Corte qual’è la sua professione, e quale era nel 1981, mese di giugno, quando avvenne l’omicidio del 6, ai danni di Foggi Giovanni e De Nuccio Carmela?
N.C.: Sì. Attualmente sono dirigente superiore della Polizia di Stato. A quell’epoca dirigevo il Gabinetto regionale di Polizia Scientifica che ho diretto dal ’62 all’86, anno in cui sono stato formalmente incaricato di assumere la carica di Vice Questore, vicario, sempre presso la Questura di Firenze.
P.M.: Dottore, per questo… l’incarico che aveva allora, ricorda di aver fatto accertamenti, non so, sul luogo del delitto dell’81, o lei non è stato?
N.C.: Sì, certamente. Io li ho seguiti tutti.
P.M.: Chiedo scusa, la domanda è: al di là degli accertamenti successivi, se lei andò sul posto nell’’81. Se lo ricorda, eh?
N.C.: Sì, sì.
P.M.: Ci andò?
N.C.: Mi sembra di sì.
P.M.: Le sembra di sì. Lei sicuramente ha poi steso una perizia, al tempo era una perizia, per il Giudice istruttore insieme al generale Spampinato. Ricorda?
N.C.: Sì.
P.M.: E al colonnello Zuntini, oggi defunto.
N.C.: Defunto, sì.
P.M.: Lo ricorda il contenuto di questo incarico e i risultati di questo incarico? Ha avuto modo di rileggerlo…
N.C.: Beh, io a quel… per natura del mio ufficio, mi occupavo di balistica interna, e quindi, come tale, c’era da esaminare, c’erano da esaminare dei vari bossoli che erano stati repertati sul luogo del reato. Bossoli derivanti da una pistola semiautomatica, calibro 22.
P.M.: Quindi fu accertato qual era il tipo di arma e il tipo di bossolo. Uno dei primi esami che si fece.
N.C.: Beh, il tipo di arma senz’altro: una pistola calibro 22. Per i bossoli erano i noti Winchester, serie “H” e quindi c’era solo da programmare al microscopio comparatore l’esame dei tre elementi che sono fondamentali per riconoscere la provenienza di un bossolo, cioè la percussione, l’estrazione e l’espulsione.
P.M.: Dottor Castiglione, nella vostra perizia che ho appena citato e che è negli atti a disposizione della Corte, oltre questa comparazione che in quel momento evidentemente era già evidente, perché fate una comparazione addirittura con i bossoli repertati nel ’74, ma al di là di questo – ci veniamo fra un attimo – voi fate, almeno nelle conclusioni, un capitolo intero in cui dite “Modalità di esecuzione del duplice omicidio”. Cioè, attraverso l’esame dei bossoli e delle emergenze che avete evidentemente notato e che avete dal verbale di sopralluogo, riuscite a ricostruire, dal punto di vista vostro, la dinamica dell’omicidio. Lei ricorda questo particolare, ha bisogno di rivedere il documento o ce l’ha presente?
N.C.: No, presente, onestamente no. Non mi posso ricordare. Ricordo che si fece una, diciamo così, una ricostruzione basata su dati di fatto che ci risultavano. Se ora dovessi ricordarmi l’esatte parole…
P.M.: No, no, il contenuto. Cioè se voi riusciste, perché lo mettete per scritto e siete molto specifici, se lei ricorda ora, o se ha necessità di andarlo a rivedere – io chiedo alla Corte che gliene dia il tempo – se e come riusciste a ricostruire la dinamica. Lei ce l’ha presente quanti colpi furono sparati, da che parte, perché voi dite da una parte o dall’altra. Questo dato lo ha presente o ha necessità di verificare il suo elaborato?
N.C.: Ho necessità di rivederlo, perché così “icto oculi” non posso…
P.M.: Presidente, mi trovo in questa… è un elaborato che è di qualche pagina. Bisognerebbe consentire al teste di guardarlo.
A.B.: 499…
Presidente: Bene. Diamoglielo, vediamo. Se poi ha bisogno di…
P.M.: Sì, è un…
Presidente: E mettere… può guardarselo.
P.M.: Grazie.
N.C.: Sì, va bene, signor Pubblico Ministero.
P.M.: Lo ricorda un po’.
N.C.: Sì, sì.
P.M.: Ecco, il primo dato, la prima domanda è questa: allora può dire alla Corte complessivamente quanti colpi sulle vittime furono sparati? Quanti si trovarono sulle vittime? E poi li compariamo con i bossoli che abbiamo trovato.
N.C.: Allora, tre erano quelli che attinsero il Foggi, no?
P.M.: Ecco. Tre all’uomo. Ecco, vogliamo un attimo descrivere.
N.C.: Esatto. E questo sì, perché il primo è chiaramente quello che si è fermato, che ha rotto
il vetro e poi si è impattato nella regione occipitale sinistra.
P.M.: Poi? Quindi sull’uomo tre, grossomodo se ce le può…ecco.
N.C.: E poi ci sono i quattro che hanno attinto la donna. Cioè, uno quello che attraversò l’arto superiore sinistro e finì sul reggiseno; il secondo, quello che gli ha attraversato l’arto superiore destro e. . .
P.M.: Quindi…
N.C.: E finì al mento.
P.M.: Bene.
N.C.: Il terzo che fu quello alla scapola, e il quarto che attraversò il collo e fu trovato nella
spalliera dell’auto.
P.M.: Allora…
N.C.: … furono repertati poi in tutto, mi pare che mancava un proiettile che mi pare si perse come peraltro è scritto qui. O non venne ritrovato.
P.M.: Un proiettile sparato, ovviamente.
N.C.: Sì, sì.
P.M.: Quindi, scusi, per capire, dalla ricostruzione che avete fatto abbiamo, al di là dei proiettili, la prova di sette spari.
N.C.: Sì, certamente.
P.M.: Sette spari. Infatti voi avete sette bossoli. Lo ricorda?
N.C.: Sì.
P.M.: Vuol dire alla Corte un attimo il caricamento di quella pistola LR calibro 22. Cioè per capire se lei, voi avete potuto accertare che alcuni colpi siano andati a vuoto o ipotizzare, o avendone trovati sette…
N.C.: Ma io credo il caricatore se è di una Beretta, oppure di un’arma semiautomatica in quel modo, non di nuovo tipo, certamente più di sette colpi non può contenere.
P.M.: Può contenerli?
N.C.: Non può contenere più di sette colpi.
P.M.: Finisce a sette.
Presidente: Più quello in canna?
N.C.: Solitamente sì.
Presidente: Dottore…
P.M.: Il colonnello… chiedo scusa, è questa la domanda: il colonnello Zuntini, parlando della stessa arma, addirittura dice dieci colpi, come dicono tutte le altre perizie, addirittura undici con uno in canna.
N.C.: Eh, be’, escluso certamente il proiettile in canna, siamo d’accordo.
P.M.: Sì. Ma capisce che, fra da dieci, quindi undici, e sette sparati quella volta… noi abbiamo questa incertezza che vogliamo mettere…
N.C.: Ma io vado per media balistica, perché non ho il caricatore. Quindi…
P.M.: Però, mi scusi, dieci potrebbero entrare e uno in canna undici, o è assolutamente impossibile? Cioè, gli altri le dico subito che dicono così: dieci più uno, undici.
Presidente: Dunque, scusate, perché sennò qui si sta… Qui abbiamo, allegato alla perizia…
N.C.: Ecco, ci dovrebbe essere un verbale.
Presidente: Dove si dice che in due tipi di questa pistola il caricatore contiene otto colpi. Ovviamente più quello in canna, se uno ce lo mette. In altri due ne contiene dieci.
P.M.: Bene.
Presidente: Questo è un dato obiettivo, indipendentemente da quello…
N.C.: E’ un dato che io non ho il caricatore…
P.M.: Io volevo vedere se il teste lo ricordava.
Presidente: Non è mica un rilievo che le faccio.
P.M.: Per carità!
Presidente: E’ per non perdere tempo, perché c’è scritto e su questo non ci sono….
P.M.: È allegata proprio a quella perizia lì.
Presidente: Bene.
P.M.: Benissimo, grazie. Furono repertati sette. Tre all’uomo e quattro alla donna. Fu possibile, come dite in quella perizia, avere sia pure sulla base dei dati che avevate, la possibilità di ricostruire come erano stati sparati, da che parte, ipotizzare come erano messi i corpi… Lei ricorda, se noi troviamo delle foto relative a come fu trovata la macchina, se ha elementi per ipotizzare come avvenne? Dal momento che per scritto l’avete messo. Se ha difficoltà nel ricordo, ce lo dice. Non abbiamo nessun problema, Dottore, guardi non… Non è che noi, per forza…
N.C.: Il ricordo mi viene se io attingo a quello che ho scritto.
P.M.: Se legge. Benissimo.
N.C.: Perché purtroppo la mia memoria non è…
P.M.: Poi ne ha fatte diverse, se non sbaglio, oltre questi qua.
N.C.: Come?
P.M.: Poi ha curato diverse di queste perizie, quindi…
N.C.: Certamente.
P.M.: …quindi ricordarsi l’una o l’altra… in più anche altri casi no?
N.C.: Credo che sia arrivato a 12, mi pare… poi avrò visto più di 3000 colpi di…
P.M.: Questo volevo dire, è più che… La Corte lo capisce benissimo.
N.C.: La ringrazio.
P.M.: Vediamo allora se è possibile ricordarsi di quale fu la dinamica, come l’avete descritta e spiegare, nel caso, come, se lei lo ricorda, si arrivò a ricostruire questa dinamica qua.
N.C.: Beh, certamente chi ha usato l’arma era accosto alla macchina, accosto allo sportello sinistro della macchina, e ha sparato certamente da fuori. Infatti il primo colpo che ha attinto l’uomo, alla regione parietale è stato quello che secondo noi ha procurato la rottura del vetro che era alzato. Perché il fatto di essere arrivati alla regione temporale destra, quasi morto, cioè provocando solo una ferita e poi il classico schiacciamento che aveva anche l’ogiva del proiettile, dimostra che c’era stato un ostacolo anteriore al cranio dell’uomo. Perché se così non fosse stato sarebbe entrato in cavità come in effetti è entrato il secondo colpo.
P.M.: Bene. Quindi il primo, secondo lei, è quello che ha dovuto impattare nel vetro e che ha frenato, per quel che può essere, un po’ la corsa.
N.C.: Certo. E questo è dimostrato anche da certe pratiche che abbiamo fatto anche sperimentalmente su macchine e su vetri di analogo tipo, cercando di ricostruire visivamente come poteva verificarsi un fenomeno del genere.
P.M.: Ecco.
N.C.: Cioè, meccanicamente la riproduzione del colpo, fatta, diciamo così, in sede sperimentale, ha confermato questa dinamica.
P.M.: Bene. E gli altri colpi confermano – quelli sull’uomo – questa provenienza dalla sinistra?
N.C.: Certo.
P.M.: Ecco, ci vuole spiegare come mai, da cosa lo deduciamo.
N.C.: Beh, perché praticamente, non essendoci più il vetro che faceva da ostacolo, diciamo, la figura, il bersaglio umano che era seduto sul sedile anteriore, diventava perfettamente libero.
P.M.: Sì, i colpi, al di là della dinamica, i colpi sono compatibili, quelli che voi descrivete con una dinamica di questo genere? Anche gli altri?
N.C.: Certo, certo. Il secondo infatti è quello che penetrò nel cranio, tanto da essere mortale. Perché, mentre il primo non lo era per una ragione, diciamo così, di opposizione del vetro, il secondo chiaramente era mortale, specie poi calcolando che la distanza non doveva essere eccessiva e che non aveva nessun ostacolo.
P.M.: Del terzo e del quarto, è possibile dire qualcosa?
N.C.: Del terzo e del quarto…
P.M.: No, scusi, del terzo. Perché voi dite che sono tre.
N.C.: Il terzo, ecco, il terzo deve essere stato esploso, a nostro avviso, da una distanza quasi, molto più ravvicinata della prima, per come dimostra l’affumicatura che è stata poi riscontrata in sede autoptica.
P.M.: E poi la vedremo.
N.C.: Ecco.
P.M.: Quindi sempre da sinistra.
N.C.: Sì.
P.M.: Sulla donna, la possibilità di dire dov’era la donna, quando fu sparato con la pistola, perché poi la donna, sia l’uomo che la donna hanno dei colpi di arma bianca, ma li lasciamo un attimo da una parte. Vediamo solo…
N.C.: Sì, la donna era sul sedile anteriore destro.
P.M.: Secondo voi.
N.C.: Secondo noi.
P.M.: Perché è stata trovata fuori.
N.C.: Sì.
P.M.: Come mai diciamo che i quattro colpi che lei ha addosso e che voi descrivete, sono sparati dal sedile, sempre dalla stessa posizione? Se lo dite, non lo so. Se ha ricordi su questo, eh, Dottore.
N.C.: No… c’era appunto questa incertezza. Perché dalla stessa posizione… Si parla, è una posizione derivata dal ritrovamento dei bossoli. Quindi si ricostruisce…
P.M.: I bossoli sono tutti a sinistra.
N.C.: Sono tutti a sinistra…
P.M.: Tutti, quelli trovati, alcuni sono in macchina…
N.C.: Diciamo i sette trovati. Quindi chiaramente la posizione doveva essere quella. C’è stato, nella fattispecie, un atto certamente difensivo, naturale della donna, che probabilmente ha cercato di attutire, di pararsi un colpo alzando un braccio, insomma, questo sì. Quindi, da questo… Tant’è che le ferite sono quelle poi che trapassano gli avambracci, e dietro.
P.M.: Ecco, le ferite sulla donna, lei ricorda i colpi in quale parte del corpo furono sparati?
N.C.: Appunto, ripeto, ora…
P.M.: Leggendo, leggendo.
N.C.: Leggendole, sì. Uno, io, noi abbiamo detto sempre uno, nel senso cioè che la sequenza di tutti questi colpi è da vedere.
P.M.: Certo.
N.C.: Parliamo come descrizione di colpi che hanno attinto la vittima.
P.M.: Sì, di quei quattro, al di là della loro sequenza.
N.C.: Esatto. Quindi, uno…
P.M.: No, primo. Uno.
N.C.: Uno.
P.M.: Uno dei quattro.
N.C.: Uno dei quattro ebbe ad attraversare l’arto superiore sinistro, per poi forarle la coppa di
sinistra del reggiseno.
P.M.: E’ uno.
N.C.: E quindi era…
P.M.: Da sinistra.
N.C.: … era da sinistra.
P.M.: Bene.
N.C.: Un secondo, con le caratteristiche balistiche di atteggiamento difensivo precedentemente descritti…
P.M.: Lo stesso tipo di difesa.
N.C.: … le attraversò l’arto superiore destro, per poi colpire superficialmente la zona mentoniera. L’arto superiore destro. E’ chiaro quindi che questa donna doveva essersi istintivamente protetta.
P.M.: Bene. Il terzo?
N.C.: Il terzo, che noi riteniamo esploso a breve distanza per via delle affumicature, l’attinse alla regione scapolare sinistra. Giusto?
P.M.: Bene.
N.C.: Quindi in questa posizione…
P.M.: Sempre da sinistra.
N.C.: Ecco. E il quarto che le attraversò il collo per poi probabilmente conficcarsi nella spalliera della poltrona anteriore destra, ove fu repertato. Quindi era una posizione, diciamo così, ora non ricordo esattamente, dovrei vedere le foto, ma comunque certamente in una posizione lievemente obliqua, che può essere stata derivata dal fatto che nel frattempo la donna abbia avuto dei movimenti, oppure da un mutamento di posizione, da una lieve rotazione della pistola del tiratore. Ma probabilmente sarà stato il corpo della donna che, essendo stato già attinta da tre colpi, probabilmente già stava in una posizione anomala, come se fosse seduta normalmente al posto del passeggero.
P.M.: Grazie, Dottore, io non ho altre domande.
Presidente: Vi sono domande, signori Avvocati di parte civile? Avvocato Bevacqua, prego.
A.B.: Grazie. Senta, Dottore, lei ha detto che in questi colpi, i quattro che hanno colpito la donna, l’avrebbero colpita al mento, uno, uno al collo, addirittura trapassandolo, mi pare, no?
N.C.: Sì. Va bene, questo risulta dall’autopsia, è chiaro.
A.B.: Sì, ma… no, le dovevo domandare, siccome dobbiamo ricostruire, io credo, come fosse il corpo nel momento in cui viene, qualche attimo prima di essere colpita questa povera ragazza, quindi io sto immaginando. Siccome ci sono delle tracce di sangue sulla parte, sullo sportello anteriore della macchina e sullo sportello posteriore, devo ricostruire come questa ragazza si trovasse in quel momento, qualche attimo prima e qualche attimo dopo.
N.C.: Sì, d’accordo.
A.B.: Oh. Quindi, sembrerebbe che questa ragazza fosse ferma a sedere in questa macchina. Quando lo sparatore comincia a sparare sull’uomo, sembrerebbe…
N.C.: Sì.
A.B.: … lei capisce, vede, si accorge che c’è qualcosa evidentemente che fa quello che fa, e quindi alza una mano, viene colpita alla mano. Poi viene colpita alla spalla, o prima, o durante. Uno di questi colpi la colpisce anche al mento, e un altro la colpisce al collo. Da qui quelle lesioni che provocano tanta sanguinazione. Non so come si chiama. Va bene?
N.C.: Sì.
P.M.: Sanguinamento.
A.B.: Sanguinamento. Sanguinamento che sporca le due portiere interne anteriori. L’anteriore destra e la posteriore destra. Ecco, secondo lei, questa ragazza, così, quando viene colpita, questo sangue, è sangue della persona che ormai sta ferma lì, perché c’è sangue sulla parte anteriore destra e sulla parte posteriore destra. Cioè, praticamente questo corpo è ormai inerte, inerme, ormai finito, e sgorga sangue davanti e di dietro. Può essere compatibile con la ricostruzione che sto facendo io questa?
N.C.: Mah, ora, ripeto, si tratta di recuperare una memoria visiva per vedere che macchie di sangue erano, se erano gocciolature…
A.B.: Colavano, colavano, colavano.
N.C.: Se erano strisciature, se erano gocciolamenti derivati dal passaggio delle due, dei corpi delle ogive dei proiettili…
P.M.: Possiamo mostrare…
Presidente: Ma perché non lo chie… Scusate, perché non lo chiediamo al medico legale?
P.M.: Ecco, era quello che mi ero riproposto io.
A.B.: Sì, sì, va bene, va bene.
N.C.: Io, avvocato Bevacqua, io, è vero che debbo per mio dovere d’ufficio tener conto anche delle macchie di sangue…
A.B.: Ne ha fatte tante!
N.C.: Ma per me hanno un’importanza relativa… Le ho premesso che io mi interessavo della
balistica interna, quindi a me interessava vedere i bossoli e i proiettili successivamente all’esame autoptico.
A.B.: Certo. Io le volevo fare un’altra domanda che era conseguente a questa risposta.
N.C.: Mi dica.
A.B.: Ecco, voi avete accertato, sembrerebbe di no, ma non perché non lo avete accertato, ma perché non l’avete trovato, avete accertato se dopo, subito dopo, all’uscita di questa macchina, vi fossero delle macchie di sangue che tracciavano il percorso di questo cadavere, di questo corpo, che
veniva portato dal luogo in cui stava, cioè nella macchina, al luogo in cui poi fu trovato? Cioè, sotto nella scarpata?
N.C.: Io non ricordo… non ricordo il particolare, però un fatto è certo: se c’erano delle macchie
di sangue sarebbero state documentate.
A.B.: Ecco, siccome non sono state documentate, quindi evidentemente non c’erano.
N.C.: No, non ricordo, avvocato, veramente…
A.B.: No, no, ma non c’entra, no, io… non e’cerano, ecco. Senta, lei ha fatto prima una affermazione di questo tipo. “Ho visto più di tremila colpi”, perché lei credo che abbia fatto, abbia
partecipato comunque ad una serie di indagini peritali su tutti i proiettili.
N.C.: Sì.
A.B.: Ecco. Lei ricorda, se lo ricorda, se furono addirittura, se non erro, visionate circa 400 o 500 pistole calibro… qualcosa del genere, un numero imponentissimo, perlomeno, per quel che si poteva…
P.M.: Solo per memoria del difensore, quell’esame lì l’ha fatto il dottor Iadevito, non il dottor Castiglione. Quell’esame delle 500 pistole.
A.B.: Sì, ma ha visto tremila colpi.
P.M.: Sì, no, quello di cui si parla negli atti l’ha fatto il dottor Iadevico. Tremila colpi in genere, ci diceva lei.
N.C.: In genere. Dicevo come…
P.M.: I 500 non riguardano…
A.B.: Sentiremo anche Iadevito.
N.C.: Dicevo come esperienza…
A.B.: Ecco, io faccio una domanda a lei…
N.C.: Anche se con poca modestia, voglio dire.
A.B.: No, come con poca modestia? E’ una persona, è conosciuta in tutto il mondo, in tutta Italia, dovunque, “orbe terraque” la sua valentia…
N.C.: Troppo buono.
A.B.: Senta, Dottore, al di là di queste verità, che non sono battute, verità, le volevo domandare, la identificazione di un proiettile, va bene? di un bossolo…
N.C.: Sì.
A.B.: Come corrispondente ad altro bossolo che viene sparato dalla stessa arma
N.C.: Si.
A.B.: Normalmente per quel che si sa, per quel che tutti un pochino da una
parte, chi da un’altra parte, come avvocato, eccetera, ha studiato…
N.C.: Sì.
A.B.: E’ vero che dipenda esclusivamente dalla percussione?
N.C.: No. La percussione è uno degli elementi che contribuiscono alla identificazione.
A.B.: E quali sono gli altri elementi?
N.C.: L’estrazione e l’espulsione.
A.B.: Sì, certo. Ma quando si parla di proiettile che viene sparato, cioè, noi abbiamo il proiettile sparato ad una caratteristica visiva – mi scusi la terminologia forse non ortodossa – diversa dal
proiettile non sparato. O no?
N.C.: Ma lei dice la cartuccia?
A.B.: La cartuccia è una cosa. Certo. La cartuccia, certo, ho sbagliato. La cartuccia.
Cioè, la cartuccia che è composta di bossolo…
N.C.: Da un bossolo e da un’ogiva metallica.
A.B.: E da un’ogiva metallica, è diversa, se uno introduce la cartuccia dentro una pistola, va bene? e non spara, va bene? lascia diverso tipo di striature rispetto alla cartuccia che viene sparata, o no?
N.C.: Beh, può lasciare delle lievissime tracce derivate dal passaggio dell’arma nella camera di se… della cartuccia nella camera di scoppio. Quindi certamente sull’ogiva no, probabilmente qualche segno sul bossolo. Ma dipende dall’arma, insomma, voglio dire.
A.B.: Dipende dall’arma.
N.C.: Cioè, il caricamento stesso, poi, il caricamento, come? fatto attraverso il caricatore, cioè attraverso un movimento di caricamento normale dell’arma, o introdotta manualmente dove non succede niente?
A.B.: Introdotta manualmente non succede niente.
N.C.: Mah…
A.B.: Succede poco.
N.C.: Dovrebbe succedere poco perché diventa…
A.B.: Ecco, comunque uno degli elementi fondamentali per il riconoscimento, da quello che lei ha detto poc’anzi, è proprio il percussore, cioè la zona…
N.C.: Certo.
A.B.: .. la zona, che è percossa…
N.C.: La traccia.
A.B.: La traccia del percussore.
N.C.: La traccia fondamentale e l’impronta lasciata dalla percussione, si. Dal sistema di percussione.
A.B.: Grazie.
N.C.: Prego.
A.B.: Non ho altre domande.
Presidente: Altre domande?
P.M.: Nessuna il P.M, Presidente.
Presidente: Può andare dottore grazie.
N.C.: Grazie a lei.
Presidente: Buongiorno.

Presidente: Bene. Chi facciamo entrare ora?

P.M.: Il professor Maurri.
Presidente: Il professor Maurri. Si accomodi, Professore. Anche oggi è insieme a noi.



P.M.: Il Professore sarà chiamato più giorni, tanto lui lo sa, dipende da quanto se ne è occupato. Non possiamo fare a meno di lui.
Presidente: Allora, si accomodi, Professore.
M.M.: Se è possibile non domani.
P.M.: Poi vediamo, Professore.
M.M.: Mi darò latitante.
P.M.: La Corte penso non sia di questo avviso, che ha bisogno di lei anche domani. Il P.M. di certo.
A.B.: Tutti i giorni abbiamo bisogno di lei professore!
P.M.: Be’, vediamo, vediamo.
Presidente: Bene, Professore. Sentiamo le domande del Pubblico Ministero. Prego.
P.M.: Le domande sono grossomodo quelle di ieri, su un caso diverso, Professore. Noi abbiamo una serie veramente abbondante di foto fatte in occasione dell’autopsia dei cadaveri di Foggi Giovanni e De Nuccio Carmela. Abbiamo un lungo elaborato che lei ha fatto insieme a dei suoi colleghi e vogliamo qua cercare di vedere con lei quali sono i colpi di arma bianca, quali sono i colpi di arma da fuoco, quali quelli mortali, quali quelli non mortali. Lei ha un ricordo, perché lo ha riguardato, di questo caso?
M.M.: Sissignore, l’ho riguardato recentemente.
P.M.: Ecco. Allora, prima di arrivare alle foto che sono chiarissime, le faranno venire in mente quel che eventualmente le manca. Vogliamo vedere di sintetizzare un attimo quali furono questi colpi? Cominciando dall’uomo. Come abbiamo fatto ieri. Il Foggi Giovanni.
M.M.: Sì. Dunque, sul cadavere dell’uomo c’erano, anche in questo caso, ferite da arma bianca e ferite da arma da fuoco a proiettile unico. Le ferite di arma da fuoco erano fondamentalmente tre: due alla regione cranica e una alla regione del torace.
P.M.: Quindi, due alla regione cranica e una del torace.
M.M.: Sì.
P.M.: Vogliamo vedere un attimo se riusciamo a capire traiettoria, provenienza, cioè direzione, e se fu possibile per voi dargli una successione e quale era mortale. Se ce ne sono state…
M.M.: Sì, per i tre colpi di arma da fuoco direi che il foro d’ingresso era per tutti e tre sulla sinistra del cadavere, con direzione da sinistra a destra. Con obliquità più o meno marcata. Dei due cranici, dei due colpi cranici, uno non è penetrato, non ha superato il tavolato cranico ed è scivolato un pochino verso il basso, verso la colonna vertebrale. L’altro invece è penetrato nel cranio e ha determinato comprensibilmente uno sfacelo notevolissimo dell’encefalo.
P.M.: Sicuramente mortale.
M.M.: Sicuramente mortale. Mentre il primo no. Il primo non in ordine cronologico. Diciamo…
P.M.: Il primo, il numero uno.
M.M.: Uno dei due non mortale, l’altro sicuramente mortale. Quello al torace, penetrato anche questo da sinistra lievemente verso destra sul cadavere, sempre.
P.M.: Sempre…
M.M.: E dall’alto, un pochino dall’alto verso il basso, ha preso il cuore, e quindi mortale sicuramente.
P.M.: Quindi tre colpi di arma da fuoco.
M.M.: Sissignore.
P.M.: Tutti nella regione alta del corpo. Però ci sono… tutti da sinistra.
M.M.: Tutti da sinistra.
P.M.: Uno meno violento, da quel che sembra.
M.M.: Meno penetrante, meno lesivo.
P.M.: Può essere, come ci ha ipotizzato il dottor Castiglione, esperto balistico, che sia stato un po’ fermato dal finestrino rotto? Questa possibilità, questa ipotesi, l’avete fatta?
M.M.: A me sembra una ipotesi sostenibile, perché altre ipotesi… un’altra ipotesi che si potrebbe fare, ma non so se possa essere suffragata con uguale validità…
P.M.: Questa è più che sostenibile.
M.M.: Sì, questa è più che sostenibile.
P.M.: Poi ci ha detto che ci sono, e poi vediamo le foto, due colpi, due segni di arma bianca. Due, o più? Lo ricorda? Allora, diciamo dei colpi…
M.M.: Tre. Tre…
P.M.: Ho sbagliato io. Tre colpi. Ce li vuole descrivere un attimo?
M.M.: Sì, due sono alla regione del collo, ravvicinate fra loro e per quanto mi ricordo anche in direzione parallela. La terza, se non mi ricordo male, anche questa è al torace.
P.M.: Quindi, tutta questa serie di colpi, tre e tre, tre d’arma da fuoco e tre bianca, sono tutte nella parte superiore del…
M.M.: Sì, quelle al torace, a sinistra. Le due al collo avevano scarsa capacità di penetrazione. Erano, direi, più vistose dal punto di vista della superficialità. Quella al torace, invece, anche questa è penetrata. Però, essendo a direzione fortemente obliqua, dall’alto verso il basso, dal torace, attraversando il diaframma, sempre a sinistra, è andata a finire nell’addome e ha colpito la milza.
P.M.: Senta, è possibile stabilire cronologicamente qualcosa fra colpi di arma da fuoco e colpi di arma bianca, o non si può dire niente?
M.M.: Credo di sì. Perché…
P.M.: Se crede di sì ce lo può anche spiegare, perché ieri lei con noi è stato chiarissimo, almeno col P.M. e apprezziamo questo suo modo per farsi capire. Almeno il P.M. lo apprezza.
M.M.: Direi che i tre colpi d’arma da fuoco sono tutti e tre sicuramente mortali. Quindi sparati quando la persona era ancora viva. Presumibilmente, visto che almeno due su tre erano mortali, a brevissima distanza di tempo l’uno dall’altro. Per i tre colpi d’arma bianca invece non posso dire lo stesso. Si notò, a suo tempo, che quelli del collo avevano ancora un certo residuo di vitalità, di sangue circolante. Quello più in basso, che era anche quello più grave, quello verso la milza, tanto per intendersi, invece di circolazione residua ne aveva ben poco. Per cui si dedusse che i primi due potevano essere stati inferti “in limine vitae”, nel momento in cui la persona non è ancora…
P.M.: Molto probabilmente dopo i colpi di arma da fuoco…
M.M.: Di sicuro.
P.M.: Sicuramente.
M.M.: Sicuramente dopo i colpi di arma da fuoco e dei tre colpi di arma bianca l’ultimo, con ogni verosimiglianza, è stato quello della milza.
P.M.: Molto meno probabile che fosse in vita.
M.M.: Si. Morto da pochissimo ma morto. Circolazione ormai esaurita.
P.M.: Oh, perfetto, era questa… Quindi si capisce noi, come grosso modo ci spiego lei ieri, l’arma usata sicuramente dopo l’arma da fuoco… non sappiamo il motivo, al momento non ci interessa. È un dato di fatto che sia ieri per la donna, sia oggi per l’uomo, l’arma bianca è successiva con probabilità, oggi, che sia dopo la morte.
M.M.: Sissignore.
P.M.: Vogliamo vedere le foto dell’uomo? Cortesemente. Verifichiamo quello che ci ha detto che mi sembra, con le foto, corrisponde pienamente.
Presidente: Al solito non fotografiamo né inquadriamo i corpi.
P.M.: Possiamo andare direttamente alla parte superiore del corpo… no, no, scusi, rimaniamo su quella foto. Dicevo alla parte superiore del… ecco, perché è lì che ci ha detto, oltre quello all’addome… Vogliamo vedere se li riconosciamo quei colpi che ci ha descritto? Se è possibile, eh, sennò andiamo avanti. Ecco.
M.M.: Quello che era stato segnalato ora, quello sotto la clavicola accanto, tanto per intendersi, con un aspetto tipicamente a occhiello, quello è un colpo d’arma bianca.
P.M.: Di arma?
M.M.: Bianca. Colpo di arma bianca.
P.M.: E’ l’ultimo.
M.M.: Sì, con penetrazione dell’arma in quel…
P.M.: Quello che quasi come ci descriveva lei “post mortem”, ma insomma, siamo lì.
M.M.: Sì, sì.
P.M.: Bene.
M.M.: Colorito giallastro dei tessuti sottocutanei, con scarsissimo o in pratica nulla infiltrazioni di sangue.
P.M.: Perfetto. Abbiamo la dimostrazione di quello che ci ha detto. Vediamo quelli del collo, sempre di arma bianca.
M.M.: Qui si vedono un po’ peggio. In questa fotografia…
P.M.: Va bene, andiamo avanti. Quelli… chiedo scusa. Ecco, andiamo avanti. Quelli di arma da fuoco non si vedono, qua, no? Si vedono male. Andiamo avanti.
M.M.: Qui non li vedo quelli di arma da fuoco.
P.M.: La foto a sinistra. No, l’altra, cortesemente. Bene. Leggiamo un attimo. E’ la foto numero 2 comunque.
M.M.: Ecco, lì si vedono un po’ meglio i due colpi di arma bianca al collo.
P.M.: Li vogliamo vedere. Sono molto più ferite infiltrate, come…
M.M.: Vede, quella sulla destra della foto è un pochino arrossata. L’altra lo è meno. Per cui è da presumere che quella prima, ancora un pochino rossa, sia stata inferta quando un residuo di circolazione sanguigna c’era.
P.M.: Un residuo però anche subito “post mortem”, o residuo… Non lo sa.
M.M.: Dottor Canessa, è difficile dirlo, perché…
P.M.: No, no, io non glielo voglio far dire, Professore, voglio solo chiarire il concetto.
M.M.: Sì. Se è “post mortem” è immediatamente “post mortem”. Noi scrivemmo nella relazione “in limine vitae”.
P.M.: Bene, bene.
M.M.: In quella terra di nessuno, diciamo, nel tempo di nessuno.
P.M.: La sinistra invece…
M.M.: A sinistra è già un pochino più chiara, e sono però tutt’e due un po’ più scure della terza che si vede in basso.
P.M.: Perfetto. Abbiamo… almeno il P.M. ha capito benissimo. Vediamo se troviamo quelle di arma da fuoco, se qui si vedono.
M.M.: Qui mi sembra si veda poco.
P.M.: Si vede poco. Andiamo avanti.
M.M.: Non so se è quella lì che ha segnalato ora.
P.M.: Andiamo avanti, Professore, andiamo avanti.
Presidente: Vogliamo dire intanto che foto era questa?
P.M.: Sì, era la numero… chiedo scusa, la numero 30.
Presidente: Numero 30. Bene.
P.M.: Andiamo alla 31. Foto 31. Qui mi sembra, Professore, che ci siamo spostati sempre al cranio.
M.M.: Qui siamo al cranio in regione occipitale, direi a sinistra della linea mediana, e le due dita divaricano un po’ i capelli, e si vede non molto bene, ma insomma si vede…
P.M.: No, direi abbastanza chiaramente.
M.M.: Ecco. Questa soluzione di continuo rotondeggiante a margine un pochino sfrangiati, che è sicuramente un foro d’ingresso di un proiettile d’arma da fuoco a proiettili unici.
P.M.: Bene. Vogliamo andare avanti con la 32?
M.M.: Ecco. Qui sono stati rasati i capelli, e direi che è la stessa ferita vista nella foto precedente. La rasatura naturalmente è fatta da noi per evidenziare la localizzazione dei caratteri morfologici…
P.M.: Circa la vicinanza dell’arma, o meno, cioè, quei discorsi che ci faceva ieri sull’affumicatura, tenendo presente che abbiamo capito che ci sono i capelli, e quindi è più difficile, si può dire qualcosa sulla distanza, o è anche questa terra in cui è bene non addentrarsi perché non abbiamo certezze?
M.M.: Direi che la ferita, così considerata al centro di quest’area di rasatura, non presenta segni né di affumicature né di tatuaggio per cui dovrebbe essere stata esplosa da oltre i trenta centimetri. Però, non vorrei ma mi sembra di no, per quanto mi ricordo. Non vorrei che ci fosse stato eventuali depositi di queste polveri sui capelli, ma non le abbiamo descritte, per quanto mi ricordo, quindi non credo che ci siano state.
P.M.: Vogliamo andare alla foto successiva? Dell’uomo non ci sono altre foto… Sicuro che non c’è un altro fascicolo? Scusi eh! Andiamo alla donna, non c’è problema, mi sembrava ci fossero altre foto dell’uomo. C’è un secondo fascicolo, perché mi sembra che i colpi sono altri, quindi ci dovrebbe essere…
M.M.: Ci dovrebbe essere quella del torace, almeno.
A.B.: Io la vorrei poi rivedere questa foto…
P.M.: Sì, sì.
A.B.: Questa qua con…
P.M.: Bene, allora passiamo al fascicolo…
A.B.: Che numero è questa? Mi scusi.
P.M.: Quella di cui parlavamo era la 32
A.B.: No questa qua. La 33 voglio.
P.M.: Scusi, la 32 è l’uomo.
A.B.: No, io voglio la donna, 33.
P.M.: Aspetti, la donna non l’abbiamo ancora cominciata. Scusi, non ci siamo fatti nemmeno dire quali colpi aveva la donna.
A.B.: Ho sbagliato.
P.M.: La vogliamo spengere questa, scusi, eh? Professore, ci siamo fermati qui. I colpi lei ce li aveva descritti a voce, quelli dell’arma bianca li abbiamo visti, quelli dell’arma da fuoco sulle foto ne abbiamo trovati uno solo. Per ora ci fermiamo qua se non ne troviamo altri. Passiamo alla descrizione dei colpi sulla donna e di quello che lei ha rinvenuto come tracce…
M.M.: Sì, allora, la donna aveva fondamentalmente cinque ferite d’arma da fuoco. Una di queste era una ferita a livello del mento a semicanale, tangenziale.
P.M.: Stiamo parlando di quelle di arma…?
M.M.: Arma da fuoco.
P.M.: Benissimo, sì, sì, quello volevo.
M.M.: Una, ripeto, era al mento, era una ferita tangenziale, quasi di striscio. Poi ce n’erano due, una per ciascuno degli arti superiori. Queste degli arti superiori, tutt’e due caratterizzate da un foro d’ingresso e un foro di uscita.
P.M.: Agli arti?
M.M.: Agli arti superiori.
P.M.: Uno a sinistra e uno a destra.
M.M.: Uno a sinistra e uno a destra. Se non mi ricordo male, tutti e due all’altezza degli avambracci.
P.M.: Sia a sinistra che a destra, avambracci.
M.M.: Sì. Una delle due entrava, non mi ricordo se la destra o la sinistra, ma comunque una delle due, diciamo che penetrava dalla faccia dorsale e usciva da quella ventrale. L’altra l’opposto. Però non mi ricordo quale delle due fosse a destra, quale a sinistra, ma è scritto.
P.M.: Poi le vediamo, queste foto le abbiamo.
M.M.: Quindi queste sono le tre ferite d’arma da fuoco. Poi ce n’era un’altra a livello, diciamo, cranio-cervicale che penetrava nell’interno del corpo, arrivava alla colonna vertebrale e ha leso in parte anche il midollo dell’interno della colonna vertebrale. Questa era la quarta. Ce n’era una quinta, anche questa mi sembra a livello toracico.
P.M.: Di arma da fuoco?
M.M.: Arma da fuoco. anche questa con lesione del cuore.
P.M.: Quindi cinque?
M.M.: Cinque.
P.M.: Poi le vediamo nelle foto. Quindi da come ce le ha descritte lei come posizione è anche possibile vedere quali sono quelle mortali e quali no? Le due alle braccia le escludiamo da soli.
M.M.: Escludiamo le due alle braccia e invece prendiamo in considerazione quella cranica – perché ripeto arriva al midollo e quindi lede il midollo e quindi anche se non direttamente mortale è tuttavia di gravissime entità tale da produrre una paralisi immediata degli arti – e poi quella penetrante al livello del torace con interessamento del cuore, anche questa mortale. Quindi anche in questo caso direi due ferite mortali; anche in questo caso una a livello cranico, cranico-cervicale e l’altra a livello toracico.
P.M.: Ecco, al di là di quella che è l’escissione, di cui parliamo a parte, alla donna, la donna presenta lesioni oltre quelle d’arma da fuoco, in altre parti del corpo, con arma bianca? Se lo ricorda? Cioè dobbiamo cominciare a vedere quando, come e in che situazione fu fatta l’escissione.
M.M.: Senta, per quanto mi ricordo, non mi sembra che ci siano altre lesioni d’arma bianca, però non sono matematicamente sicuro.
P.M.: Ora le vediamo. Vediamo se nel suo ricordo invece c’è una possibilità di dire oggettivamente che l’escissione, in quale momento fu fatta, cioè “post mortem”.
M.M.: Questa è stata fatta sicuramente “post mortem”; se non altro perché è un’escissione estremamente ampia di tessuti molto ricchi di vene e di arterie quindi molto ricchi di sangue che in pratica non hanno sanguinato.
P.M.: Oh, quindi l’escissione è fatta…
M.M.: … sicuramente mortale.
P.M.: Ecco, quindi quando qualcuno anche in quest’aula ha detto che l’autore era tutto imbrattato quando faceva l’escissioni, contrasta un attimo questa sua affermazione.
M.M.: No, può darsi in realtà si fosse imbrattato, non tanto per uno spruzzo di sangue derivante da qualche vaso leso, ma per contatto degli indumenti delle mani con la zone che bene o male un po’ di sangue ce l’aveva, intendiamoci. Quindi non escluderei un imbrattamento, però da contatto, non da getto attivo di sangue.

P.M.: Bene, vogliamo allora vederle le foto relative alla donna?
M.M.: La donna aveva altre lesioni anche di minore entità.
P.M.: Ecco, vogliamo raccontarle, poi le vediamo nella foto.
M.M.: Di tipo, direi, escoriativo, superficiali, del tutto ininfluenti per quello che riguarda la causa di morte, ma che un certo interesse medico ¬legale ce lo avevano.
P.M.: Ce lo può far capire?
M.M.: Sì, ce n’è una collo che a tipo di…
P.M.: Scusate un attimo, scusate…
M.M.: Ecco, forse con la foto si vede meglio.
P.M.: Si vede meglio con la foto?
M.M.: Sì.
P.M.: Allora cominciamo con le foto della ragazza.
Presidente: Sì, indichiamo che foto è innanzitutto.
P.M.: Vogliamo leggere il numero? E’ la foto 33
Presidente: Foto 33.
P.M.: Professore, mi sembra di vedere innanzitutto che la ragazza arrivò con i vestiti così come era sul luogo, questo lo vediamo noi, lei sul luogo andò? Lo ricorda?
M.M.: No, mi sembra di no.
P.M.: Benissimo. Glielo dico io, lo constatiamo noi. Vogliamo allora vedere se… cominciare con le ferite d’arma da fuoco se lei…
M.M.: Qui, ecco, questa è una ferita d’arma da fuoco all’arto superiore destro direi…
P.M.: La direzione…
M.M.: Direi che dovrebbe essere un’uscita, sarebbe interessante vedere quella che c’è sulla faccia opposta del braccio.
P.M.: Va be’, vediamo se abbiamo la foto corrispondente. Ora andiamo avanti se ne vediamo qualche altra.
M.M.: Sì.
P.M.: Sì, sempre colpi di arma da fuoco. L’escissione lasciamola fare cortesemente, ora non ci serve.
M.M.: Non mi sembra di vederne altre. Al collo c’è una colatura di sangue, ma non riesco a capire…
P.M.: Possiamo ingrandire per vedere se è una colatura o se è qualche altra cosa?
A.B.: È a destra.
P.M.: Lei ci ha parlato di un colpo cranico, se non sbaglio, no?
M.M.: Sì, però qui siamo a destra.
P.M.: Bene, allora andiamo avanti poi lo vediamo dopo.
M.M.: Direi di no, non mi sembra un colpo di arma da fuoco.
P.M.: Lo vediamo dopo. Andiamo avanti. Sempre diciamo il numero della foto, grazie. La 35; Bene. 34 allora. Vediamo la 34 e rimaniamo alle ferite al…
M.M.: Arto superiore sinistro. L’altro foro da arma da fuoco sull’avambraccio, direi che questo è un ingresso. Dall’altra parte ci dovrebbe essere l’uscita.
A.B.: No ma questo è l’altro braccio.
M.M.: Sì, è il sinistro. Quello che abbiamo visto dianzi è il destro.
P.M.: Quindi questo è un colpo che stando, se questa era seduta, gli viene da sinistra?
M.M.: Sì, probabilmente gli viene da sinistra anche quello che prende il braccio destro.
P.M.: Era quello che volevo farle dire.
M.M.: Sono ferite, diciamo da difesa e probabilmente sono le prime che colpiscono la ragazza perché questa è ancora in grado di muoversi, di gestire, di fare un gesto istintivo…
P.M.: E’ proprio quello che io credevo e volevo fare dire a lei. Vede altro?
M.M.: Si.
P.M.: Se noi ingrandiamo il capezzolo sinistro, per cortesia.
M.M.: Non è sufficientemente chiaro.
P.M.: Sembra un’entrata di qualcosa. No, va be’, vedremo poi i particolari.
M.M.: Non sono sicuro, non vorrei che fosse il foro dell’emitorace sinistro che è andato poi a colpire il cuore.
P.M.: Vediamo allora se vediamo visivamente altri colpi.
M.M.: Mi sembra che qui si vedesse bene il mento.
P.M.: Allora vediamo il mento. Ecco.
M.M.: Ecco, si vede quella zona rosso scura, quella è proprio, direi, il semi-canale prodotto dal proiettile che sfiora il mento senza penetrare.
P.M.: Anche sul collo c’è qualcosa?
M.M.: Ma forse è una colatura di sangue.
P.M.: Bene, andiamo avanti sulla foto dopo che…
M.M.: A meno che, scusi, dottor Canessa…
P.M.: Scusi un attimo.
M.M.: Sul collo non vedo bene se è una colatura di sangue che viene dalla ferita al mento o se è uno di quei repertini di cui si parlava, di cui ho fatto appena cenno. Forse in qualche altra fotografia si vede meglio.
P.M.: Andiamo avanti sulla successiva che è la… se non sbaglio, 35.
M.M.: Ecco, qui si vede molto bene la ferita del mento, proprio regione sotto-mentoniera che è piuttosto ampia, ma superficiale. E’ una pallottola che ha interessato tangenzialmente i tessuti.
P.M.: Vogliamo andare avanti? Foto successiva.
M.M.: No, lì c’era solo il sangue, direi non c’era…
P.M.: Ecco, la numero? 36. Ecco, qui sono un po’ più chiare, se sono colature o colpi.
M.M.: Ecco, direi che lì al centro c’è un foro ovalare che potrebbe essere il foro d’ingresso del proiettile, quello che è penetrato nel collo e ha interessato il midollo spinale.
P.M.: Uno di quelli più mortali?
M.M.: Ma for. . . Sì, sì. Però è poco chiara. Invece tutto quell’arrossamento circostante non è solo dovuto al sangue che è colato di lì, ma sono lesioncine dell’epidermide, quindi superficialissime con un colore rosso molto chiaro, quindi non vitali che direi di attribuire alla cosiddetta fauna cadaverica.
P.M.: Prego?
M.M.: Fauna cadaverica, cioè, in altre parole, questo cadavere è stato all’aperto, in campagna su un prato per diverse ore notturne e allora questa è l’opera microtraumatizzante di formiche o animaletti del genere.
P.M.: Bene, non ci interessa, andiamo avanti.
Presidente (fuori microfono): Non ci interessa.
P.M.: Vediamo, questo è il braccio.
M.M.: Non riesco a vedere se è il superiore destro o il sinistro.
Presidente: Questa è la 37 comunque.
M.M.: Avambraccio destro.
P.M.: Dice avambraccio destro. La provenienza di questi colpi ci testimonia che è sempre l’arma da sinistra o non possiamo dire nulla?
M.M.: Si può dire poco perché questo in basso sembrerebbe il foro d’ingresso ma quello in alto sembrerebbe il foro d’uscita… quindi sembrerebbe quasi parallelo all’asse maggiore dell’arto, però quella sopra è poco chiara. Anche perché ce n’è un’altra zona accanto, anche quella potrebbe essere da fauna cadaverica. Direi che è un colpo che comunque ha interessato l’arto superiore destro, penetrando e uscendo dall’arto stesso.
P.M.: Vogliamo andare avanti. Ecco, abbiamo le due parti… la 38…
M.M.: Ecco, polso destro con il foro. Non sono in grado di dire… eh, l’ho detto già dianzi, se è d’ingresso o di uscita perché è poco chiara.
P.M.: Lei ci ha rappresentato comunque una situazione di spari eventualmente da sinistra con qualcuno che si difende…
M.M.: Si.
P.M.: La ragazza che si difende.
M.M.: Si. Che istintivamente mette le mani avanti, come si suol dirsi.
P.M.: Mi sembra che…
M.M.: Quindi questa è la mano destra, può aver messo la mano in questa posizione e in tal caso…
P.M.: Oppure anche nella posizione opposta.
M.M.: O l’ha messa così… in tal caso potrebbe essere d’uscita.
P.M.: Andiamo avanti con la 39, grazie.
M.M.: Anche questo è l’arto superiore destro. E’ la stessa foto, mi sembra, no? Cioè la stessa lesione a ingrandimento maggiore.
P.M.: Sembra…
M.M.: Sarei più propenso a dire che è un ingresso.
P.M.: Sembra un ingresso, vero?
M.M.: Sembra un ingresso.
P.M.: Bene, andiamo avanti. Questo è sempre, è il braccio destro, dico bene?
M.M.: E’ il braccio, sì. Vede anche qui ci sono, intorno alle ferite maggiori d’arma da fuoco, ci sono delle piccole disepitelizzazioni, distacco dell’epidermide. Formiche o roba del genere sul cadavere. Fauna cadaverica.
P.M.: Bene, andiamo avanti.
Presidente: Numero?
P.M.: La…
Presidente: 41.
P.M.: 41.
M.M.: Questo è l’arto superiore sinistro, anche qui con un foro d’ingresso e un foro di uscita. Direi che quello sulla sinistra sembra più un foro d’ingresso. Sulla destra è poco chiaro, dovrebbe essere l’ingresso, l’uscita.
P.M.: Bene, vogliamo andare ancora avanti, se abbiamo ancora foto. Le abbiamo. Abbiamo il braccio a una distanza più ravvicinata, è la 42.
M.M.: Questo sembrerebbe, allora un ingresso sulla sinistra e un’uscita sulla destra della fotografia.
P.M.: Del braccio…
M.M.: Ingresso sulla faccia estensoria dell’arto e uscita sulla faccia flessoria.
P.M.: Del braccio sinistro. Bene. Ecco, qui abbiamo sia quel… è la 43.
M.M.: E’ lo stesso braccio.
P.M.: E abbiamo quel segno sul seno che forse è un po’ più chiaro, se lo mettiamo a fuoco cosa…
M.M.: Questo non lo so se è il foro che è penetrato nel torace. Sembrerebbe un foro d’ingresso.
Presidente: Comunque è un foro?
M.M.: Sì.
P.M.: Se leggiamo la didascalia, ci può aiutare. Dice: “Particolare della metà superiore sinistra del torace col riferimento alla ferita da arma da fuoco, foro di entrata di proiettile…
M.M.: E’ l’ingresso di quello che ha ferito il cuore.
P.M.: … sulla mammella sinistra, con ritenzione del proiettile”. È un colpo…
M.M.: Allora questo è uno dei due fori dei colpi mortali, questo ha colpito il cuore.
P.M.: Ha centrato quella zona della mammella.
M.M.: Sì.
P.M.: Andiamo avanti. Ecco, qui è un po’ più particolareggiato, forse ci leva quei dubbi che. . .
M.M.: E’ chiaramente un ingresso.
P.M.: È chiaramente un ingresso.
Presidente: Che numero è?
.M.: È centrato al massimo come colpo alla mammella, c’è poco da dire. Andiamo avanti.
Presidente: Scusi, Professore, il Giudice a Latere voleva…
Giudice a latere: Una domanda per cortesia. Questo attrezzo funziona? Si, si. Il foro che c’è sulla mammella sinistra, se si può vedere, si può inquadrare per cortesia, ha tracce di affumicamento o di tatuaggio, per capire se si tratta di un colpo inferto intenzionalmente in loco oppure che casualmente ha attinto…
M.M.: No, non ci sono tracce di affumicatura, né di tatuaggio, per quanto è visibile. Ora non sono sicuro se la foto sia stata fatta prima o dopo che il cadavere era stato lavato, ma così com’è non ci sono tracce.
Giudice a latere: Sì, però sul cadavere ci sono segni, tracce di sangue, quindi verrebbe da pensare che la foto sia stata fatta prima dell’eventuale lavaggio altrimenti avrebbero asportato…
M.M.: Sì, è vero, c’erano le colature e le altre lesioni.
Giudice a latere: Grazie.
M.M.: Mi ricordo che c’è un problema anche dell’abito, della camicetta che indossava la ragazza.
P.M.: Qual è il problema scusi, Professore?
M.M.: No, non il problema, scusi, la parola è inesatta: il particolare della camicetta che aveva un alone, se non mi ricordo male, aveva un alone di affumicatura.
P.M.: Ora vediamo la camicetta, noi non l’abbiamo apprezzato, lo vediamo se troviamo la camicetta. Andiamo avanti. Quindi scusi, se così fosse l’alone camicetta vorrebbe dire colpo sparato molto da vicino?
M.M.: Eh, sì. Quasi a contatto.
P.M.: Poi lo vediamo. La 45: “Particolare della regione sotto-mammellare destra”, dovrebbe essre il foro d’uscita, no? Se c’è. No. Ah no, non è uscito è una…
M.M.: Mah…
P.M.: È una zona…
M.M.: Non mi sembra un foro d’usc… ah, quello lì…
P.M.: Non è un foro…
M.M.: No, lì c’è un’echimosina. Quel reperto a sinistra direi forse un artefatto. Qui c’è una piccola ecchimosi. Siamo a destra?
P.M.: La mammella è descritta come la destra…
M.M.: La destra, si.
P.M.: Il corpo sembra un po’ piegato.
M.M.: Potrebbe esserci il proiettile entrato a sinistra che ha attraversato il torace e che si è fermato, come si dice in fiorentino: sottopelle.
P.M.: Voi dite proprio questo in una… fate questo tipo di discorsi.
M.M.: Evidentemente poi è stato estratto di lì il proiettile.
P.M.: Se lei ce lo s… Va be’ andiamo avanti. Sembra così insomma dal…
A.B.: (fuori microfono)
P.M.: Sono lì le foto avvocato, scusi. Avere o non avere, lì sono le foto. Poteva avere no! È lì.
Presidente: Questa è la 46. Signori…
M.M.: Mi sembra che sotto la mammella destra, dove c’è la freccia alla lettera B…
P.M.: Ohh, leggiamo cosa c’è scritto così ci leviamo i dubbi.
M.M.: … ecchimosi.
P.M.: 46. “Metà superiore del torace. A foro di entrata del proiettile; B il punto ove il proiettile è ritenuto”. Ha visto? Il Professore ci aveva spiegato bene. Andiamo avanti così le foto ci danno quanto meno l’obiettività del caso. Vediamo la foto successiva. 47. “Particolare della zona scapolare sinistra con ferita da arma da fuoco”. Vogliamo vedere se riusciamo a capire qualcosa?
M.M.: Questo è un ingresso scapolare sinistro d’arma da fuoco. E questo penetra.
P.M.: Ci può ipotizzare o spiegare qualcosa?
M.M.: Sto ripensando agli altri due fori del torace.
P.M.: Era la stessa cosa che cercavo di stimolare.
M.M.: Questo sicuramente penetra; è a sinistra e quindi è probabile che abbia interessato il cuore e che sia quello che è rimasto sotto pelle che abbiamo visto nelle penultime fotografie. Allora, mi viene fatto di pensare che il forellino trovato sotto la mammella sinistra non penetri.
A.B.: Non?
M.M.: Non penetri. Abbia battuto lì senza penetrare o penetrando molto superficialmente.
P.M.: Qual è l’entrata però, Professore?
M.M.: Dal braccio, potrebbe aver attraversato il braccio…
P.M.: Rimaniamo un attimo nelle possibilità
M.M.: Rimango con questo punto interrogativo. In effetti rimango con questo punto…
P.M.: Va be’.
M.M.: Al torace ci sono tre fori, uno di troppo per poter ammettere una penetrazione. Uno è penetrato di sicuro, è quello scapolare sinistro e potrebbe essere quello che è finito sotto la mammella destra, attraversando quindi il torace.
P.M.: Però quello sulla mammella, mi scusi, se lo vogliamo rivedere, lei ce lo aveva un po’ descritto come di entrata, no?
M.M.: Quello della mammella sinistra.
P.M.: Ah, scusi, la mammella sinistra, sì, sulla destra non c’è nulla.
M.M.: E in realtà più che un…
P.M.: E’ un segno non è un foro.
M.M.: Sì, è una spia che sotto la pelle c’è qualcosa che non dovrebbe esserci.
P.M.: Bene. Invece sulla sinistra è di entrata?
M.M.: Sembrerebbe di entrata, ma non vorrei che fosse una semplice escoriazione e cioè non un…
P.M.: E’ descritto Professore, come di entrata se non…
M.M.: È scritto come di entrata, è vero.
P.M.: Va be’.
M.M.: Si potrà, credo, chiarire leggendo il verbale di microscopia.
P.M.: Va bene, lo lasciamo alla Corte. Noi abbiamo fatto quel che potevamo. Andiamo avanti. Ecco, qui c’è – queste le abbiamo fatte – c’è l’escissione, è lì. Ci ha da aggiungere, ha da aggiungere qualcosa su quei concetti, su quelle circostanze relative al fatto che l’escissione è “post mortem”?
M.M.: Direi di no, dottor Canessa, tranne per un piccolo particolare.
P.M.: Niente da aggiungere?
M.M.: Tranne un piccolo particolare, se posso.
P.M.: Prego, prego.
M.M.: Ecco, se si ingrandisce un po’. Facendo conto che questo sia il quadrante di un orologio, esattamente fra le 11.00 e le 12.00 c’è quel piccolo lembo di cute che sporge. Questo sembrerebbe abbastanza importante perché ci dice che l’opera di mutilazione è cominciata in quel punto.
P.M.: L’opera di?
M.M.: Di mutilazione, di asportazione del pube.
P.M.: Sulle… scusi, se ce lo ridice?
M.M.: Non lì. Aspetti.
A.B.: A ore 10:00.
M.M.: Ingrandisca di più per favore.
A.B.: Ore 10:00.
M.M.: Questo.
P.M.: Benissimo
M.M.: Direi che l’opera di escissione ha avuto inizio in questo punto e con andamento orario, terminando poi, fatto il giro…
P.M.: Ritornando su se stesso.
M.M.: Su se stesso allo stesso punto, ma un po’ sopra. Ecco perché c’è quel…
Presidente: Lo ridica al microfono, Professore, sennò… Lo ridica al microfono perché…
M.M.: Direi che allora siamo verso mezzogiorno. Va bene, insomma c’è questo triangolino di cute che sporge.
Presidente: Sicuro, si vede benissimo, sulla sinistra in alto della foto.
M.M.: Esattamente. Allora, l’azione per escindere, si vede un po’ meno bene qui, l’azione per escindere ha cominciato da quel punto lì e ha proseguito in senso orario, facendo il giro completo e terminando allo stesso… – no, non la spostiamo per favore – terminando allo stesso punto, ma un po’ di sopra ed ecco che allora il triangolino di cute rimane fra l’inizio dell’escissione e la fine.
Presidente: Capisco, capisco. Quindi in senso orario, quindi da sinistra verso destra con il senso, diciamo, circolare.
P.M.: C’è un’altra foto pressoché identica. Non ne abbiamo altre. Come non detto. Quel particolare della camicia, cioè del fatto che si possa. . . è un ricordo che lei ha che questo colpo era sparato da vicino sulla mammella sinistra.
M.M.: Sì, io mi ricordo per averlo riletto che c’era sicuramente un alone da affumicatura sulla camicia dell’uomo. Mi sembra di ricordare, ma in questo non posso essere altrettanto sicuro che ci fosse anche su quella camicetta della donna.
P.M.: Va bene, se lo ha scritto lo vedremo nella… Non ho altre domande, grazie.
Presidente: Domande?
A.B.: Si.
Presidente: Avvocato Bevacqua prego.
A.B.: Grazie. Senta Professore lei ha visto questo scempio qui no? Senta, Professore, lei ha visto questo scempio qui, no?
M.M.: L’ho visto, l’ho visto.
A.B.: Non so se lo ha visto eccetera. Per fare quella escissione in quel modo, senza sanguinare, senza che ci si sporchi, cioè facendola in questo modo così perfetto, bisogna essere anche esperti di corpi vivi e di corpi morti, o no?
P.M.: Facciamo le domande invece delle valutazioni. E’ stato detto al P.M.
A.F.: Le ha fatte fino adesso lei le valutazioni.
A.B.: Senta io ho delle… Allora le posso leggere… Posso leggere quello che ha scritto il Professore, siccome ho la perizia.
Presidente: Legga pure.
A.B.: Io gliela leggo, poi lei mi dice se va bene o se non va bene. Lei ha detto questo, pagina 113: “E’ stato il mezzo responsabile dell’asportazione della cute e dei peli a livello pubico e labiale attuato con ogni verosimiglianza con uno strumento tagliente a lama notevolmente affilata”. Comincia lei così. “Che lo strumento in questione fosse notevolmente affilato emerge dal particolare dell’estrema nettezza dei margini di tutta la ferita”. Va bene?
M.M.: Si, sì.
A.B.: Lei continua, non le posso leggere tutto, ma le leggo alcuni passi. Lei ha fatto la perizia con altre due persone, due suoi colleghi.
M.M.:
A.B.: E tutti sareste rimasti d’accordo nelle conclusioni finali. Il Giudice istruttore a suo tempo vi dette un incarico ben preciso ed in particolare di chiarire se colui che aveva fatto queste lesioni aveva una particolare abilità, e a pagina 115 della sua relazione – lei mi deve dire se conferma o non conferma – “Particolare abilità nell’uso del mezzo responsabile delle lesioni postmortali – quindi che siano postmortali non c’è dubbio – sulla de Nuccio. “Al quesito se l’escissione dell’ampio frammento pilo-cutaneo della regione pubica denoti particolari abilità nell’uso del mezzo adoperato, i periti ritengono di potere rispondere in maniera decisamente affermativa. Ciò per le caratteristiche presentate da una triplice – non è alleanza – serie di fattori inerenti il fatto, costituite dai fatti ambientali, dalle lacerazioni degli indumenti, dalla morfologia dell’escissione al livello del pube”. Quindi sono triplici. Fattori inerenti, eccetera.
M.M.: Ambiente, indumento e cadavere.
A.B.: Esatto. E questi vengono così descritti da voi. Se si torna invece alla prima ipotesi più probabile che prende in considerazione, pagina 117: “Come scena del fatto, il campo immediatamente sottostante la strada – voi state chiarendo le modalità in cui si sarebbe verificato, nelle quali, di tempo e di luogo, dove si sarebbe verificata questa escissione – si deve allora pensare che colui che ha commesso il fatto si sia servito di una lampadina tascabile, più o meno potente, per ottenere l’illuminazione indispensabile. In tal caso è pensabile che per ottenere la luce senza essere visto e senza insospettire alcuno – va be’, queste sono delle vostre deduzioni – egli ha poggiato la lampada per terra con la luce rivolta verso il cadavere. Non si può invece pensare che egli abbia tenuto in mano la lampada mentre praticava l’escissione perché un’operazione del genere, e così abilmente compiuta, non può essere realizzata con la sola mano che impugna il mezzo lesivo, ma ha bisogno quanto meno di entrambe le mani del responsabile”. Conferma questa circostanza?
M.M.: Sì.
A.B.: E dice ancora: “Per di più in entrambe le ipotesi colui che ha praticato l’escissione doveva trovarsi in una posizione scomoda ed instabile”.
M.M.: Scomoda e… scusi?
A.B.: Ed instabile “e cioè profondamente curvato in avanti od inginocchiato per terra, in modo da trovarsi il più vicino possibile alla regione pubica del cadavere. Riassumendo quanto concerne i fattori ambientali, questo è il primo, illuminazione scarsissima, necessità dell’ausilio di una fonte di illuminazione supplementare; scarsità di spazio e di tempo per agire; pericolo del sopraggiungere di persone o di macchine; posizione instabile e scomoda. Consideriamo il secondo ordine di fattori, cioè il modo in cui il responsabile ha dovuto agire per raggiungere lo scopo prefisso e cioè per denudare e successivamente escindere la cute del pube”. A proposito di questo io le voglio domandare, lei ha visto quella foto, la 33, che ora non c’è…
P.M.: La rimettiamo subito.
Presidente: Rimettiamola.
A.B.: La foto 33 dimostra questo cadavere già vestito con questa ragazza che ha questa parte ormai…
M.M.: Scoperta e mutilata.
A.B.: . . . scoperta e con dei pantaloni che pare siano stati trovati, che li vestiva questi pantaloni la ragazza, pantaloni e un paio di mutandine. Mi pare che sia stato detto che addirittura colui che ha commesso questo misfatto, avrebbe tagliato di netto, non solo i pantaloni e le mutandine ma anche la cinghia.
M.M.: La cinghia, sissignore.
A.B.: Quindi era uno strumento taglientissimo…
M.M.: Sissignore.
A.B.: … ma adoperato così bene, se lei lo ricorda questo particolare, l’ha detto, perché adoperandolo con questi tre colpi netti, non ha neanche sfiorato la cute della povera figliola. E’ vero questo?
M.M.: E’ vero.
A.B.: Lo conferma?
M.M.: Sì.
A.B.: Oh! Allora si dice che “si imponeva per ovvie ragioni la massima rapidità, il minimo di rumore e di movimenti allo scopo di non attirare l’attenzione altrui”. Ora non vado avanti… Allora, si badi bene, “Il taglio dell’indumento è avvenuto con precisione tale da non provocare la benché minima lesione della cute al di fuori della zona escissa, il che significa precisione destrezza e sicurezza nel far sì che il filo della lama interessasse in questa fase gli indumenti, e solo essi. Ciò non può che significare – è la pagina 120 – un uso rapido efficiente e preciso del tagliente adoperato e quindi una manualità sicura e spe-ri-men-ta-ta”. L’ha detto lei, l’ha scritto lei. Lo conferma?
M.M.: Sì, sì.
A.B.: Benissimo. “Colpiscono soprattutto, come si è già detto, l’assoluta nettezza dei margini l’abbiamo visto – per quasi tutta la circonferenza della lesione, e l’uniformità del piano muscolo-adiposo messo allo scoperto dall’asportazione dell’ampio frammento di cute e di muscoli”.
M.M.: Qui non si vede tanto bene, nell’altra si vede meglio. Però non c’è dubbio.
A.B.: Va bene quello che dice lei?
M.M.: Sì, è un piano quasi perfetto.
A.B.: Quindi come di persona veramente sperimentata in questo tipo di… non lo so.
M.M.: No, in questo tipo di lesioni, no.
A.B.: Professore, lei è un medico. Io non voglio dire che sia un medico, però è uno che sa fare molto bene questi lavori.
M.M.: Diciamo che sa maneggiare molto bene questo strumento da punta e taglio che è stato adoperato. Non necessariamente per fare…
A.B.: Ma che potrebbe essere uno strumento da punta e taglio molto efficiente, molto…
M.M.: Certo, deve essere stato certamente affilatissimo.
A.B.: Il bisturi è affilato?
M.M.: Certo che è affilato!
P.M.: Il coltello se si affila è affilato!
M.M.: Sissignore, certo
P.M.: Bene, grazie.
A.B.: Ma dopo che ha tagliato la cinghia non credo che sia molto affilato!
M.M.: Ma anche il bisturi dopo aver tagliato la cinghia non è molto affilato!
P.M.: Grazie, Professore, bisogna dirgliele noi, grazie.
A.B.: Con la punta l’escissione dell’ampio lembo di cute… noi vogliamo cercare la verità, caro Pubblico Ministero…
P.M.: Si, si…
Presidente: Signori, scusate, non insistiamo…
A.B.: Siamo d’accordo.
Presidente: Anche perché vi ricordo che vedremo, purtroppo, altre foto di altri soggetti dove ci sono autentici sbrani. Addirittura in una sono in bella vista, purtroppo, le anse intestinali, quindi…
P.M.: Quindi non abbiamo…
A.B.: Ci stiamo occupando di questo…
Presidente: Mi va bene tutto, però, capito? Non cominciamo, se no si ritorna con la storia del medico ginecologo, chi era, non ricordo più… È uno strumento da punta e taglio affilatissimo, che può essere qualunque cosa…
A.B.: Tutto, certo!
Presidente: Bene? Prego.
A.B.: “L’escissione dell’ampio lembo di cute può essere avvenuta mediante una iniziale incisione circolare delle strutture tegumentarie, con la punta o con il filo taglientissimi, sì da delimitare la zona di cute e di peli che immediatamente dopo sarebbe stata scollata dai piani sottostanti”. Lei parla di scollamento, quindi come di persona che sa, chiedo scusa, che sotto i peli c’è il tegumento, poi quello di Malpighe, non mi ricordo come si chiama, poi c’è il grasso e poi tutto il resto. O no?
M.M.: Sì. Voglio dir questo: forse non so se è estremamente chiara quella frase, ma in pratica volevo dir questo, che per escindere una superficie di cute sottocutanea discretamente vasta come questa, è chiaro che si deve fare un’incisione preliminare torno torno con il coltello impugnato da una mano; questo non basta, perché per scollarla si deve poi agire di piatto con il filo e l’altra mano deve tirare su i tessuti molli che vogliamo siano scollati, appunto per facilitare l’opera del coltello.
Presidente: Il quale coltello poi segue all’interno mano mano che si tira, penso…
M.M.: Certo.
Presidente: E’ un movimento quasi naturale.
M.M.: Sì, certo. Se io afferro i tessuti molli con una mano, con l’altra traccio la lesione iniziale e poi scollo.
A.B.: Esatto, va bene.
Presidente: Comincia a tirare piano piano…
A.B.: Lei poi ancora dice a pagina 122: “È’ evidente che si deve essere trattato di persona estremamente abile e precisa nell’uso di quel tagliente – non sappiamo quale sia – proprio per la perizia e la precisione con cui l’escissione è stata attuata e per l’ovvia necessità di agire in fretta”. E conclude, io leggo queste ultime parole sue, pagina 123, cioè che “l’azione indica l’intervento di una persona di abilità assolutamente eccezionale, e per quanto riguarda l’uso del tagliente – questo l’ha detto lei – i periti in base all’esame diretto dei reperti cadaverici e dall’accurata analisi delle relative fotografie, ritengono di dover espressamente insistere sul particolare, forse di decisiva importanza, dell’eccezionale abilità con cui fu agito per mettere a nudo la regione pubica del cadavere della ragazza ed ancor più per attuarvi le riscontrate mutilazioni”. Firmato Maurri, firmato Bonelli, firmato…
M.M.: Marello.
A.B.: Marello. Conferma questa circostanza?
M.M.: Sissignore.
A.B.: Grazie, Professore, non ho altro.
A.F.: Avvocato Fioravanti
Presidente: Avvocato Fioravanti, prego.
A.F.: Grazie. Professore, lei ha firmato anche dalla pagina 130 alla pagina 136 della stessa perizia insieme agli altri due professori periti, e nelle conclusioni rispondeva a un quesito sulle analogie di due degli ultimi, cioè dell’ultimo delitto del ’74, di cui ha risposto ieri mattina, con questo; e io non vorrei leggere tutto perché sarebbe noioso, ma sulla conclusione delle analogie tra questi due e delle difformità – o disformità, come si dice qui – lei dice: “Vi sono inoltre da notare ulteriori analogie fra ambedue i casi, fra le quali l’uso di due tipi di armi, rispettivamente da fuoco a proiettile unico, e da punta e taglio. Inoltre in entrambi i casi venne adoperata una pistola dello stesso calibro 22 – questa è una delle analogie – . L’omicida infieriva sulla vittima di sesso femminile, dopo aver ucciso il ragazzo, colpendola ripetutamente con un’arma da punta e taglio su tutto il corpo, ed in particolare dopo la morte – entrambi – a livello della regione pubica; mentre nel caso di Scandicci l’omicida mutilava la vittima dopo la morte”. Mutilava entrambi dopo la morte, l’infierimento veniva fatto.
M.M.: Sì.
A.F.: “La differenza invece – questa era l’analogia – saliente fra i due casi – ed è molto importante questo per la difesa – è costituita dalla particolare abilità nell’uso dell’arma – sono un po’ ripetitivo del collega, avvocato Bevacqua –
Presidente: Prego, prego.
A.F.: “…dell’arma da taglio, che per la coppia del 1974 non appare evidente. Infatti sul corpo della ragazza sono rilevabili ferite inferte in direzioni molteplici, e mediante l’infissione dello strumento tagliente. Solo in due ferite lo strumento è stato usato quale arma da taglio, ferite localizzate al volto della vittima. Le abbiamo viste ieri queste.”
M.M.: Li abbiamo visti ieri.
A.F.: Altra differenza, che è molto più importante, è costituita dall’arma da punta e taglio che nel caso di Scandicci, come deducibile dalle lesioni inferte al collo del Foggi, presentava una costa. Non era la stessa arma, non era lo stesso tipo di arma, mentre quella…
P.M.: Un attimo, facciamoglielo dire, non è scritto così, eh!
A.F.: Lo sto chiedendo.
P.M.: È allora… Facciamo la domanda!
A.F.: Io vorrei che… non ho interrotto il Pubblico Ministero, vorrei non essere interrotto, se il Presidente lo consente.
P.M.: Interrompo per dire di fare le domande, come sono stato giustamente interrotto io.
A.F.: Io sto leggendo, quando ho finito di leggere, se il Presidente mi dice di smettere di leggere…
Presidente: Prosegua, prosegua, avvocato Fioravanti prosegua se no non finiamo più.
A.F.: La domanda è implicita: l’arma…
M.M.: Scusi, Avvocato, se la interrompo, mi dica quando finisce il testo della nostra relazione, e quando comincia la sua domanda.
A.F.: Fra un rigo e mezzo.
M.M.: No, no, me la legga. Ah, ecco, si.
A.F.: Fra un rigo e mezzo, poi c’è un’altra cosa. “E’ costituita dall’arma da punta e taglio che nel caso di Scandicci, come è deducibile dalle lesioni inferte al collo del Foggi, presentava una costa”. Quindi le due armi bianche erano uguali o differenti?
M.M.: Erano uguali, perché ieri abbiamo detto che l’arma di ieri aveva un filo e una costa; quella di oggi ha un filo e una costa.
P.M.: Quindi non era la stessa arma lo stava aggiungendo lei quando l’ho interrotta lei, Avvocato. Era solo quello che volevo dire: che lei stava leggendo cose che non sono scritte.
A.F.: Io stavo leggendo cose che non sono scritte? Presidente, mi consente di depositarlo al Pubblico Ministero, se non ce l’ha? È se non ce l’ha!
P.M.: “Non era la stessa arma” non c’è scritto!
A.B.: “Non era la stessa arma” non c’è scritto, però…
P.M.: Ma lei gliel’ha detto due volte.
Presidente: Va bene via, non stiamo… Professore, deve dire qualche altra cosa su questo punto?
M.M.: No. Se è chiara la risposta, non devo dire nient’altro.
A.B.: Scusi, Presidente…
P.M.: Ce la ripete la risposta?
Presidente: Quello che è scritto è scritto.
A.B.: Scusi, Presidente, abbia pazienza, il collega mi pare che abbia fatto una domanda ben precisa, cioè se le due armi fossero diverse. Lei ha detto che non erano diverse perché c’era la costa allora, va bene, e ci poteva essere la costa anche oggi. Perché, mi scusi, fino a quando ho letto io, lei ha detto che quello strumento che ha escisso il pube era sicuramente a punta e taglientissimo, ma non le abbiamo domandato – perché non lo sappiamo nessuno, né io, né lei, credo – se questo stesso strumento avesse anche la costola. Non lo sappiamo!
M.M.: No. Però, se non mi ricordo male, l’avvocato Fioravanti mi ha letto delle caratteristiche morfologiche riferite sul cadavere dell’uomo, non della donna.
A.F.: Di tutti e due. Di tutti e due.
A.B.: Dell’uomo hanno una caratteristica particolare. Il problema è questo, scusi, Professore: se lo strumento che ha escisso il pube alla ragazza può essere o non può essere anche da punta semplice o da punta e taglio. Questo non lo sappiamo. Sappiamo per certo, credo, perché lei non l’ha detto, sappiamo per certo che gli strumenti o lo strumento che ha colpito quella ragazza di ieri, quella che abbiamo visto ieri, era da punta e taglio. Bene?
M.M.: Certo.
A.B.: Quindi mi pare che questa sia la risposta che lei ci può dare.
M.M.: Sì.
A.B.: Questo è quello che… AW. Fioravanti:: E io voglio aggiungere…
A.B.: Un attimo e poi finisco e parli tu… Su questo punto volevo domandarle, e poi veramente mi cheto, non voglio sopravanzare su nessuno, scusami tanto…
A.F.: Non ti preoccupare. Non ti preoccupare.
A.B.: Ieri abbiamo fatto una domanda a proposito dell’idea di questo maniaco, chiunque esso sia.
M.M.: Della idea?
A.B.: Cioè questo comincia con quell’omicidio di ieri a punteggiare, a tratteggiare, a disegnare nella sua mente, comunque, con dei colpi ben precisi, la zona circostante…
M.M.: A delimitare.
A.B.: A delimitare. Grazie, Professore. Ecco, ricorda esattamente dove inizia questa delimitazione della zona? È pressoché uguale alla zona di inizio della escissione di questo…? Pressoché.
M.M.: Direi di sì, perché siamo al limite superiore dei peli del pube, in tutti e due i casi.
A.B.: Grazie, Professore.
A.F.: Io vorrei concludere perché non ho concluso, ma è giusto che sia intervenuto il collega a integrare e a chiarire. All’ultima pagina della relazione voi medici legali avete fatto un quadro sinottico: Borgo San Lorenzo-Scandicci. Lei se lo ricorda? E’ molto schematico. Tornando allo strumento da taglio e punta, al numero tre di questa tabella sinottica si parla prima della giovane coppia, del tempo novilunio, una; pochi giorni dopo il novilunio, l’altra; luogo, auto, in aperta campagna, auto in aperta campagna. Mezzi: per quello di Borgo San Lorenzo, arma da fuoco a proiettile unico; arma da punta e taglio. Punto. Per quello di Scandicci, arma da fuoco a proiettile unico; arma da punta e taglio con costa. Io non devo chiedere niente, se non la conferma di questo.
M.M.: Sissignore.
Presidente: Dunque, scusi, Avvocato…
A.F.: Prego.
Presidente: Se no qui si fa una grande confusione. È vero che c’è scritto così, ma ieri mi pareva straordinariamente evidente, anche a un profano come sono io, come tutti…
P.M.: L’abbiamo visto.
Presidente: Che la costa c’era e come! Perché se no adesso la rivediamo subito.
P.M.: Anche nel ’64. Allora rivediamola, signor Presidente, così la Corte deve essere…
Presidente: Vogliamo rivederla? A questo punto, per favore, riprendiamo le foto…
A.F.: E io chiederei di correggere la perizia…
P.M.: Così lei ci può dire se sono entrambi…
M.M.: Però io me la ricordo bene quella di ieri!
P.M.: E lei ci disse con costa. Ci fece proprio…
M.M.: Sissignore, l’ho indicata io con la mano sullo schermo.
P.M.: E ci disse da punta e da taglio.
Presidente: E’ quello che dice l’avvocato Fioravanti.
P.M.: È verissimo.
Presidente: Qui c’è stata come una differenza, ma evidentemente.
P.M.: Poi ce l’ha spiegato con le foto che sono uguali.
Presidente: Se no ritorniamo su quello che abbiamo fatto ieri.
M.M.: Forse mi sono dimenticato di dire quando parlavo del primo coltello, che anche questo aveva una costa, ma l’aveva, era implicito.
P.M.: Ecco, non è scritto, ma oggi ci chiarisce che era implicito.
A.F.: Be’, siccome non è scritto io non è che ho i salti pindarici, i voli pindarici.
P.M.: Ma ce l’ha detto ieri, Avvocato, ce l’ha spiegato ieri. Avvocato Fioravanti ieri ce l’ha spiegato!
A.F.: Si vede che sono duro. Per capire…
Presidente: Le novanta coltellate vibrate alla ragazza purtroppo… ci sono, ci sono foto illustrate.
P.M.: Io non lo so.
A.B.: Non c’è dubbio che ci sia… Il problema era…
P.M.: Rivediamo le foto e poi ci leviamo tutte…
Presidente: Rivediamole.
A.B.: Mi scusi, Presidente, ma siamo, credo, tutti d’accordo…
Presidente: Ma io non ho da scusare nessuno… Perché se no, se da ieri ad oggi ci dimentichiamo quello che abbiamo fatto…
A.B.: No Presidente, che siamo tutti d’accordo che quella povera figliola sia stata con duemila coltellate, con un coltello a costola e lama, come si chiama, siamo d’accordo.
P.M.: Allora non siete d’accordo voi due!
Presidente: Rimettiamo le foto della Pettini Stefania.
A.B.: No, siamo d’accordo tutti edue, mi scusi, la domanda era questa, quella che voleva fare e che ha fatto il collega: se l’arma che ha escisso il pube poteva essere diversa da quello che ha fatto questo.
M.M.: In teoria lo poteva, perché per escindere il pube c’è bisogno solo del filo. Non sappiamo se dall’altra parte ci sia la costola o meno. Certo.
A.B.: Oh, è questa la domanda!
A.F.: Siccome la domanda mia non era stata compresa, penso…
Presidente: Riguardiamo la foto che abbiamo visto ieri. Guardi da vicino, però poi venga al microfono per piacere. Dobbiamo mettere un microfono là vicino anche. Lei indica quelle foto. Ecco, quello è il segno netto della costa dell’arma, e quello è il segno della punta.
A.B.: Ecco, se possiamo vedere dove ha cominciato a disegnare questo signore.
Presidente: Vogliamo vedere, abbassare, per favore…
A.B.: Così, per riferircelo a questa… Grazie.
Presidente: Inquadrare il pube… Ecco.
M.M.: Mi ricordo, ieri l’abbiamo visto, assolutamente tipiche alla coscia.
A.B.: Sì, quella della costa e taglio. Però il disegno, volevo, qui delimita già la zona sopra i peli. Comincia da qua, esattamente. Grazie, questo volevo sapere.
Presidente: Ecco, quindi lei indica, Professore, la prima ferita in zona pubica superiore a sinistra, come quella, secondo lei, iniziale. Mi sembra la costa…
M.M.: Questo, Presidente, non glielo so dire. Se fosse la prima oppure…
Presidente: Ecco, ora che ha il microfono, parli lei, per piacere.
M.M.: Comunque diciamo che tutte e cinque o sei ferite al di sopra del pube, al margine superiore…
Presidente: A raggiera, diciamo.
M.M.: … dei peli pubici, a raggiera – ieri dicemmo a concavità inferiore – delimitano geograficamente la parte superiore del pube.
Presidente: Certamente, questo è un dato di fatto. E l’arma, come lei ha detto, è un’arma punta, taglio e costa.
M.M.: Quella ferita lassù in alto è tipicamente da punta e taglio, da monotaglienti con filo e costa.
Presidente: Benissimo.
M.M.: Nessuno di questi angoli è uguale… quello superiore è uguale a quello inferiore: uno è smusso, e uno invece è acuto. Ovunque.
Presidente: Va bene. Il Consigliere Polvani le vuol domandare una cosa.
Consigliere Polvani: Vorrei sapere una cosa, se si potesse rifare un primo piano sulle ferite sul corpo della ragazza. Ecco. Abbiamo visto la ferita che mostra chiaramente l’andamento triangolare della lama, o almeno alcune ferite. Ecco, certe altre ferite però non presentano il medesimo andamento, la medesima forma così tipicamente triangolare.
M.M.: Eh, dottor Polvani, dipende un pochino anche dall’orientamento dei muscoli che sono sotto la cute. Perché naturalmente i muscoli, conservando una certa elasticità anche sul tessuto cadaverico, si deformano o si discontinuano sotto l’azione della lama in maniera diversa. Però se si guardano bene gli angoli della ferita, e sono guelli che contano, vede? qui per esempio è acuto, abbastanza; e questo è più arrotondato. Guardi questo: questo è abbastanza acuto, mentre questo è nettamente più rotondo.
Consigliere Polvani: Certo. Ecco, però, ad esempio, in quello più a sinistra della ferita più grande, sembra addirittura una ferita rotondeggiante.
M.M.: Sì, potrebbe sembrare, è vero. Ma è proprio questione del muscolo anche in questo caso qui.
Consigliere Polvani: E ci sono, mi dice lei, delle caratteristiche ricorrenti.
M.M.: Sì.
Consigliere Polvani: Ecco, va bene.
M.M.: I piani muscolari sottostanti, secondo la loro direzione, la loro robustezza, condizionano in parte la morfologia del foro.
Consigliere Polvani: Perché cedono più o meno al taglio. Ho capito. Grazie.
A.B.: Scusi, eh, su questo punto, abbia pazienza, Professore, però siccome mi sono… mi pare che correttamente il signor Consigliere Relatore ha fatto rilevare che vi sono alcune di queste lesioni che sono abbastanza oblique, abbastanza, come dire, lunghe, oblunghe, mentre altre sono quasi da un punteruolo o da un’arma rotondeggiante, a punta rotondeggiante. È possibile che siano diverse? Lei vede che vi sono alcune ben marcate, oblunghe…
M.M.: Direi di no avvocato.
A.B.: … e altre invece piuttosto…
M.M.: Se le guardiamo attentamente vediamo che in realtà gli angoli differiscono poco. Guardi anche questa che sembra abbastanza rotonda. In realtà, vede qui? C’è un tratto rettilineo: questa è la costola. Qui invece non c’è il tratto rettilineo.
A.B.: Ma, Professore scusi, è stata fatta un’indagine sottocutanea, cioè per vedere, se possibile, se è stata fatta, per vedere se ci sono dei lembi ben precisi anche sotto, muscolari?
M.M.: No. Non è stata fatta se non altro perché le ferite erano 91.
A.B.: Basta.
P.M.: O non è stata fatta, Professore, anche perché il dato esterno era già abbastanza evidente? Grazie.
A.F.: Io dovrei terminare, se consente il Presidente.
Presidente: Sì. Però vogliano mettere nel frattempo, mentre lei continua la foto del ragazzo? Quella in cui si vede i colpi al collo? Prego, avvocato Fioravanti.
A.F.: Nelle pagine che seguono alla sua relazione, quindi nelle pagine conclusive, lei ripete, voi ripetete del Collegio in quattro punti, anzi in cinque punti, il carattere eventuale e la personalità fisio-psichica del responsabile del fatto. Conferma tutti questi punti? Non so se per i Giudici e per i Giurati dovrei rileggerli.
Presidente: A che pagina sono, Avvocato?
A.F.: Ma è breve, Presidente. È breve.
Presidente: Ce li rilegga, via.
A.F.: Ecco, si parla di “Personalità fisio-psichica del responsabile del fatto, anche se ciò non è stato oggetto di preciso, specifico quesito. Primo. Si deve trattare di persona di costituzione scheletrica quanto meno media e di forma muscolare, del pari, quanto meno media, visto che il cadavere della Di Nuccio fu sollevato e trasportato presumibilmente a braccia per un tratto non breve. Due. L’intero episodio si è svolto in un ambito presumibilmente molto breve dal punto di vista cronologico e, vista la complessità delle azioni e dei movimenti, si deve trattare di persona non anziana, dotata di movimenti rapidi e decisi. Tre. Tenendo conto che nessuno degli otto colpi esplosi è andato a vuoto, anche se la distanza fu minima, si deve trattare anche di persona con una certa dimestichezza con le armi da fuoco e che con ogni probabilità non è uno sparatore occasionale. Quattro, si tratta inoltre di persona dotata di abilità non comune nell’uso rapido e preciso di strumenti da taglio o da punta e taglio, quali potrebbero essere trincetti, rasoi, bisturi, comunque molto affilati e monotaglienti. E tale abilità non può che derivare dall’abitualità per ragioni di lavoro o di professione nel maneggiare strumenti come quelli indicativamente nominati. Quinto. Si tratta con ogni probabilità di persona con tare sessuali che possono però risultare anche perfettamente mascherate”. Io chiedevo, la persona responsabile di questo fatto potrebbe essere o può essere la stessa persona responsabile del fatto di Borgo San Lorenzo?
M.M.: Qual è il fatto di Borgo San Lorenzo. Avvocato?
A.F.: Ieri, ieri
M.M.: Quello di ieri?
A.F.: Ieri, Pettini.
M.M.: Sì, potrebbe essere.
A.F.: Potrebbe essere. Come mai nel primo ha infierito, e l’abbiamo visto poco fa, con novantasei, novantasette colpi di arma bianca; e nel secondo invece si è accontentato di sei sette colpi di pistola e pochi di coltello?
P.M.: Si è accontentato… Si è accontentato.
Presidente: Ha preso anche un ricordino…
A.F.: Tra virgolette, eh!
P.M.: Si è portato via qualcosa, comunque se si è accontentato…
M.M.: Avvocato, questo non lo so.
Presidente: Sono passati sette anni.
A.F.: Cioè il carattere. Io chiedevo, voi avete fatto una perizia quasi comparativa nelle conclusioni, sui due delitti in merito al carattere o meglio…
M.M.: Cioè, Avvocato, ora io non lo so perché fra il primo e il secondo caso – chiamiamoli primo e secondo caso, quello di ieri e quello di oggi, tanto per intenderci – ci siano state queste differenze nel determinare lesioni postmortali sui cadaveri dei due ragazzi. È chiaro che non lo posso sapere. È chiaro però anche che questo parere che noi abbiamo espresso è un parere, direi, non vincolante, non certo apoditticamente sicuro. Voglio però solo dire che a parte certe variazioni il comportamento è identico. Ci sono certe variazioni che al limite possono essere marginali. Il fatto che su un cadavere si sia infierito per novanta volte, e su quell’altro invece ci si sia limitati o “accontentati” ad asportare la zona del pube, sono variazioni, direi, sul tema principale. Rimane quello dell’individuo che comunque infierisce ripetutamente e vistosamente su un cadavere femminile.
A.F.: La mia domanda è d’obbligo, per tuziorismo difensivo: è una sola mano, sono quattro mani, dieci mani? Può essere più di una mano ad infierire?
M.M.: Direi di no.
A.F.: Quindi la caratteristica di quei fori che sembrano tutti rotondi ma sono di arma da taglio, sono uguali a quelli della De Nuccio, le due donne soprattutto, e quindi sarebbero, potrebbero anche essere di un’altra mano o di più mani?
M.M.: Avvocato, io non sono in grado di dire se le ferite provocate su una delle donne siano opera di una mano, della stessa mano che ha provocato le seconde. Diciamo che sono opera di un’arma da taglio che ha caratteristiche morfologiche molto simili nel primo e nel secondo caso.
A.F.: Ma non uguali?
M.M.: Molto simili, non necessariamente uguali. Se io l’arma non la vedo, se non la posso confrontare con la morfologia delle ferite, non lo posso dire. È in entrambi i casi un’arma da punta e da taglio, robusta, della larghezza di cui abbiamo parlato ieri, con un filo e con una costa.
A.F.: Mi può rispondere a una domanda, e poi mi metto a sedere, se il Presidente me la accetta? Può essere che una persona anche dotata fisicamente, intellettivamente, possa compiere in pochi secondi o in qualche minuto…
P.M.: E’ una domanda o è una valutazione?
A.F.: … o in qualche minuto simili ferocie? Anche complicate in se stesse.
M.M.: Anche, scusi?
A.B.: Complicate.
M.M.: Ma sì. Pochi secondi, certo no. Ma pochi minuti, altrettanto sicuramente, sì.
A.B.: Professore, lei ha parlato, e ho finito, mi pare ho sentito, ‘delirio’.
Presidente: Prego?
A.B.: Ho sentito ‘delirio’, oppure no?
P.M.: Io non l’ho sentito.
M.M.: Io non l’ho detto la parola ‘delirio’.
P.M.: Meno male, grazie.
A.B.: Probabilme… no… ‘Delirio’ nel senso… mi sembrava di aver sentito delirio quando si parlava di questo signore che aveva cominciato a fare queste cose, chiunque esso sia.
M.M.: Io non ho parlato…
A.B.: Cioè una persona che fa quel tipo di lesioni in quel modo con questa serialità, con questa cadenza, con questa costanza, è persona, così, lei è medico legale, quindi ci potrebbe dare anche un giudizio…
M.M.: Non psichiatra. Medico legale.
A.B.: Ma, Professore, non è psichiatra, però lei collabora con gli psichiatri. Ne avrà visto, non è un fatto normale questo! Questo non è assolutamente un fatto normale nel mondo.
P.M.: Ma insomma, un medico legale che ha fatto solo l’autopsia gli chiediamo cose di psichiatria?
Presidente: Ricordo che già queste valutazioni le avevano fatte i medici legali per conto loro, perché non erano state richieste.
M.M.: Confesso, un po’ arbitrariamente.
Presidente: Ora, dire che costui sia una persona normale non mi pare. Ma più di questo non si può dire, tanto meno…
A.B.: Sì, ma il medico legale l’ha già detto questo, l’ha già implicitamente espresso questo giudizio. Se ce lo ripete. Se ce lo ricorda. Si ricorda che praticamente come vostra valutazione immediata dopo il primo, dopo il secondo, dopo il terzo, dopo il quarto, lei li ha visti quasi tutti, se non tutti, tranne il primo, voi avete fatto una valutazione di un certo tipo di questo personaggio. Ono? Le sembra molto normale questo?
M.M.: Avvocato, direi che non mi sembra una persona normale…
Presidente: Altrimenti…
M.M.: Ma la mia è un’opinione, non dico di un profano, ma certo non di uno specialista nel campo psichiatrico o psico-sessuologico.
A.B.: No, perché se è normale, tutti i momenti possiamo trovarci con qualcuno che ci spara e ci.. .
P.M.: Fortuna che di questi normali ce ne sono pochi, forse nel mondo, in Italia senz’altro ce n’è uno solo per ora.
Presidente: Comunque se questo è nomale, figuriamoci gli anormali allora!
P.M.: Ecco, era la stessa cosa.
Presidente: Va bene. Prego.
A.B.: Grazie.
Presidente: Consigliere Polvani, un’altra domanda. Prego.
Consigliere Polvani: Scusi ancora, ma proprio per carenza di nozioni anatomo-fisiologiche, le caratteristiche dello scuoiamento, chiamiamolo così per semplicità, che abbiamo visto sulla Di Nuccio, la tecnica di scuoiamento, meglio, è analoga alla tecnica di scuoiamento che si effettua sugli animali, per esempio su un coniglio, su una lepre? O si tratta di una tecnica diversa? Se lei è in grado di rispondere.
M.M.: Non sono in grado, dottor Polvani.
Consigliere Polvani: Peccato!
M.M.: Non ho mai visto scuoiare un animale. Li ho visti solo scuoiati.
Consigliere Polvani: Si, si ma dicevo proprio sotto il profilo anatomo-fisiologico, di resistenza dei tessuti…
M.M.: Non sono in grado di dirlo.
Consigliere Polvani: Non lo sa. Bene, grazie.
A.B.: Grazie, signor Consigliere Relatore, mi scusi…
Presidente: Avvocato Bevacqua, prego.
A.B.: Senta Professore, gli animali hanno una pelle piuttosto spessa normalmente … sono dei poveri uccellini… e quindi era abbastanza facile, per quel che ho visto quando si scuoiano i conigli o roba del genere, si taglia da una certa parte, si toglie la testa, poi si tira e viene via. Quindi è agevole, no? direi, abbastanza agevole.
Presidente: Sì, bisogna aiutarsi con la punta del coltello.
A.B.: Si, ma Presidente… Dopodiché non so se qualcuno li gonfia, ci mette una canna, li tira fuori, però va via da sé. L’azione che invece è stata esercitata da questo…
Presidente: Bisogna incidere giro giro, avvocato Bevacqua.
A.B.: Sì, certo.
Presidente: Dopo si può tirare.
A.B.: Ma io dico una cosa è l’animale che ha una pelle, che ha un tessuto di un certo tipo, la pelle completamente diversa come struttura dal tessuto, dai tessuti sottostanti. La pelle del coniglio, la pelle della capra, la pelle del maiale, la pelle del bue, credo, eh! Direi così. La pelle di tutti, concedendo anche al signor Pubblico Ministero…
P.M.: Il quale ieri è stato interrotto perché faceva valutazioni che non avevano niente a che vedere… Allora facciamo la domanda, grazie.
A.B.: Faccio la domanda subito.
P.M.: Grazie.
Presidente: Allora, premesso questo?
A.B.: Dico, la pelle dell’uomo – in questo caso di quella povera ragazza – è, mi pare, diversa, dovrebbe essere diversa come struttura, come strati l’uno sull’altro, peli, derma, poi strato…
M.M.: Ho capito, sì, certo.
A.B.: Rispetto a quella dell’animale.
M.M.: Sì.
A.B.: Profondamente diversa. Diversa.
M.M.: Diversa.
A.B.: Oh.
M.M.: “Profondamente” non sono tanto sicuro che lo sia.
A.B.: Ecco.
M.M.: Tutti i mammiferi.
A.B.: Colui che deve fare come ha fatto quel tipo di operazione, lasciando direi perfettamente sotto lo strato di grasso – perfettamente – senza incidere lo strato di grasso…
M.M.: Sì.
A.B.: … deve avere una conoscenza, a mio avviso, abbastanza approfondita, credo. L’avete detto anche voi.
P.M.: La domanda, Presidente, grazie.
A.B.: Ha o non ha, colui che ha fatto quel tipo di operazione, una conoscenza approfondita del derma umano? Può averla o non può averla?
M.M.: Può non averla.
A.B.: Però in questo caso ha dimostrato di averla?
M.M.: No, Avvocato, ha semplicemente fatto questo: ha agito con abilità, ma sollevando con una mano ha facilitato l’azione del taglio dell’arma che era impugnata dall’altra mano. Se sollevo bene, con l’altra mano mi viene quasi automatico di escindere risparmiando i tessuti sotto. Non è necessaria una conoscenza…
A.B.: Non è necessaria?
M.M.: No, no, via!
A.B.: No. Però doveva sapere, per esempio, che per fare quel lavoro bisognava che il corpo fosse morto. M.M.: Fosse?
A.B.: Fosse morto, perché non gli veniva bene questo tipo di…
P.M.: Ma perché si muoveva, signori, via, perché andiamo a parlare di queste cose?
A.B.: Professore, Professore…
Presidente: Avvocato, questa domanda, questa è una deduzione assolutamente inammissibile. Quindi su questo proseguiamo.
A.B.: Allora, la domanda è questa.
Presidente: Vi ricordo ancora che purtroppo non è l’unica escissione, ve ne sono altre ben più cruente. A.B.: Certo, Presidente. Ma cominciamo da questa, poi vediamo le altre.
Presidente: Solo perché non si debba trarre conclusioni affrettate dal nulla.
A.B.: No, è quanto…
Presidente: E sotto nessun profilo. Prego.
A.B.: No, certo. Dico questo, colui che ha agito in questo contesto temporale, topografico eccetera, di modalità di esecuzione di questa escissione, avrebbe potuto, o non, sapere che, per esempio, con un corpo morto si opera meglio, oppure no? Secondo lei?
M.M.: Si opera meglio?
A.B.: Si opera meglio.
M.M.: Che su un corpo vivo?
A.B.: Sì.
M.M.: Ma Avvocato, io non lo so se la persona che ha fatto questo lo sapeva o no. Ma è chiaro che su. . . A.B.: Però…
M.M.: Non lo so se lo sapeva.
A.B.: Però lo ha fatto.
M.M.: Come?
A.B.: Lo ha fatto.
M.M.: Eh, l’ha fatto, cioè l’ha fatto su un cadavere.
A.B.: Su un cadavere. Su un cadavere si opera meglio o si opera peggio? La domanda, signor…
M.M.: Su un cadavere si opera meglio per una semplicissima ragione, e cioè che da una parte c’è ancora la circolazione e dall’altra no.
P.M.: E sta fermo, Professore?
M.M.: Eh, certo.
P.M.: Grazie.
M.M.: Lei non opera…
A.B.: Si opera meglio sul cadavere?
M.M.: Un chirurgo non opera mai una persona sveglia, anche se è viva.
A.B.: Certo.
M.M.: La devono anestetizzare e quindi tenere immobile.
A.B.: La opera morta.
M.M.: Eh, la operano anestetizzata.
A.B.: Oh, dico la opera morta apparente.
M.M.: Se fosse morta sarebbe inutile operarla.
A.B.: Morta apparente.
M.M.: La opera in anestesia.
A.B.: La opera in anestesia.
M.M.: Stessa sensibilità dolorosa.
Presidente: Vedete, vedete che ci stiamo imbarcando su una strada che…
A.B.: No no.
P.M.: Presidente, sono le sei, io ho ancora due testi. Volevo andare un po’ con delle domande più concrete.
A.B.: Presidente, un’ultima domanda e poi veramente questa volta mi cheto. Professore, quando è che la circolazione corporea si ferma, si blocca? Dopo quanto tempo si blocca?
M.M.: Dopo la morte?
A.B.: Sì.
M.M.: Ma ci sono limiti abbastanza variabili, dipende soprattutto dalla causa della morte. Se lei si vuole riferire a questo caso particolare in cui le ferite da arma da fuoco hanno provocato emorragie interne abbondanti, è chiaro che la circolazione si arresta molto rapidamente. C’è poco sangue, e quindi quel poco che c’è circola meno di quanto circolerebbe se la quantità di sangue fosse integra, conservata. Pochi minuti, pochissimi minuti.
A.B.: Pochi minuti.
M.M.: Pochi minuti. Dipende anche dal tipo di morte. Ci sono alcune morti, per esempio le morti asfittiche, di impiccamento tanto per intendersi, in cui il sangue rimane fluido e può continuare per qualche minuto a defluire anche dopo la morte.
A.B.: Si difatti si vedono… erezioni cose varie.
M.M.: Esattamente.
A.B.: Senta, quindi ecco, lei ha visto – e poi mi scusi, perché sono come le ciliegie queste domande, mi perdoni la Corte innanzitutto e anche il signor Pubblico Ministero.
Presidente: Va be’ andiamo avanti.
A.B.: A proposito delle ciliegie, ora è tempo fra poco.
A.B.: Senta, volevo sapere, lei ha visto le fotografie di questa, della macchina dove si trovava il cadavere della ragazza?
M.M.: Si sta parlando di questo caso qui?
A.B.: Sì, sì. L’ha visto?
M.M.: Sì, le ho viste, le ho viste.
A.B.: Ecco, perché erano, sulla parte destra vi era molto sangue, sulla parte anteriore destra delle due portiere, portiera anteriore e portiera posteriore.
M.M.: Anteriore e portiere posteriore, sì.
A.B.: Di sangue che colava.
M.M.: Sì.
A.B.: Sembrerebbe che colasse, quindi erano probabilmente quelle ferite al collo, perché partono da qui. E’ probabile?
M.M.: Eh, forse anche quella del mento.
A.B.: Del mento.
M.M.: Sì.
A.B.: Che era molto sanguinolenta.
M.M.: Sì.
A.B.: Perché ci sono molti capillari.
M.M.: Poco grave, ma molto vistosa, diciamo.
A.B.: Ecco, perché ci sono molti capillari da questa parte, no?
M.M.: Sì, sì.
A.B.: Ecco, nient’altro. Non voglio, non ho altre domande, non le faccio altre domande. Mi scusi la Corte, mi scusi.
Presidente: Altre domande?
P.M.: Ne avrei una.
Presidente: Prego.
P.M.: Che è consequenziale a quello che è venuto a seguito delle domande del…
Presidente: Pubblico Ministero.
P.M.: E’ questa. Effettivamente i periti, professor Maurri, scrivono a pagine 135, fra le altre cose, che, secondo loro, probabilmente il cadavere della De Nuccio potrebbe essere stato sollevato e trasportato per un tratto non breve. Ora noi abbiamo visto stamani che fra l’auto e il punto in cui fu trovato ci sono un certo numero di metri. Volevo sapere, questa deduzione che voi date come probabile nasce da qualcosa?
M.M.: Sì.
P.M.: Perché un teste stamattina ci ha parlato di tracce di trascinamento, altri l’hanno escluso successivamente. Lei, di elementi oggettivi per poter dire che fu sollevato a braccia e escludere che fu trascinato, ne ha oppure sono valutazioni che voi avete fatto?
M.M.: No, ne abbiamo. Ma ne abbiamo anche discusso in sede di relazione collegiale.
P.M.: Vediamo di farle capire alla Corte.
M.M.: E sono queste, che se io trascino un corpo vestito, specialmente su un terreno erboso, con dell’erba, tracce dell’erba e del terriccio debbono per forza rimanere sugli indumenti che nel trascinamento rimangono a contatto con il terreno. Se io trascino un corpo, inanimato o meno, per le spalle, è chiaro che la parte posteriore delle scarpe e probabilmente la parte posteriore dei pantaloni, diciamo dal polpaccio in giù, toccando terra debbono per forza avere tracce di questo contatto con la terra. Non solo. Ma se si tratta di indumenti, per esempio, del torace – camicie, camicette – se io trascino per i piedi, per esempio, e la camicetta, quindi il torace, rimane a livello del terreno, non solo ci sarà il contatto con l’erba o con il terriccio stesso, ma ci sarà anche il sollevamento degli indumenti in direzione opposta a quella del trascinamento del cadavere. Non ho visto niente di questo su questo cadavere, o meglio sui vestiti del cadavere della ragazza.
P.M.: Vogliamo vedere la foto, un attimo, numero 25 del cadavere della ragazza? L’unica che abbiamo sul luogo? Adesso vediamo questa. A dimostrazione di quello che sta dicendo lei, o eventuale conferma o meno. La camicetta è sollevata, ma… Vogliamo vederla questa camicetta? Soprattutto le braccia. Ecco, lei dice sarebbe stata arrotolata molto di più?
M.M.: Direi di sì. Fra l’altro non mi sembra neanche che sia spostata verso la testa della ragazza. In fin dei conti la camicia, questo piano, questo tessuto bianco iniziale è la camicia, ovviamente?
P.M.: Mah, noi lo vediamo con lei. Ci sembra.
M.M.: Ecco, che copre il torace intero, copre l’addome fin sotto la regione ombelicale, quindi non è molto sollevata verso l’alto.
P.M.: Professore, se fosse stata portata per le braccia? Trascinata per le braccia? Questo fenomeno che lei ci cita sarebbe opposto.
M.M.: Sì, certo.
P.M.: I pantaloni, dice, abbiamo, è stata tagliata la cintura, ci è stato detto finora. Quindi se è stata trascinata per le braccia è completamente opposto a quello che ci ha detto lei, e forse è verosimile a questa posizione: cioè la camicia è giù.
M.M.: Sì. Però se è trascinata per le braccia, il segno del contatto sul terreno per tutto il tratto del trascinamento…
P.M.: Dovrebbe essere evidente.
M.M.: Posteriore.
P.M.: Non ho nessun’altra domanda, grazie.
A.B.: Sulle calcagna?
M.M.: Come?
A.B.: Sulle calcagna?
M.M.: Eh, alla parte poster… certo, sì.
A.B.: Questo l’ho capito, siamo perfettamente…
M.M.: Nella parte posteriore degli indumenti.
P.M.: Abbiamo capito, grazie. Nessun’altra domanda.
Presidente: Può andare, Professore, buonasera. Arrivederci.
M.M.: Grazie.
Presidente: Grazie.
Presidente: Un altro teste.
P.M.: Sì. Il dottor Bonelli, brevemente.
Presidente: Dottor Bonelli. Si accomodi, Dottore. Legga per cortesia quella formula.



A.B.: Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza”.
Presidente: Vuol dare le generalità al segretario, Dottore, per cortesia?
A.B.: Aurelio Bonelli, nato a Firenze il XX/XX/XX, specialista in Medicina Legale, Università di Firenze.
Presidente: Vuole rispondere, prego, alle domande del Pubblico Ministero?
A.B.: Certo.
P.M.: Dottore, innanzitutto ci vuol chiarire quale era la sua professione il 6 giugno ’81?
A.B.: La mia?
P.M.: Professione, il suo incarico.
A.B.: Il mio incarico: ero già specialista in Medicina Legale – essendomi specializzato nell’80 – ed ero assistente volontario in Istituto.
P.M.: Quindi lei fece parte del collegio, insieme al Professor Maurri, per questo caso?
A.B.: Sì.
P.M.: E’ così?
A.B.: Sì.
P.M.: Ricorda di essere stato sul posto o di aver visto i corpi in Istituto?
A.B.: No, io sono stato sul posto.
P.M.: E’ stato anche sul posto.
A.B.: Sono l’unico che è stato sul posto del “pool”.
P.M.: Ecco, e quando andò sul posto lei vide i corpi anche quando venivano mossi e messi sul carro che li portava via? Ebbe modo – se ricorda, la domanda è molto semplice – lei guardando il corpo e guardando i luoghi, se li vide nel momento, ci sa dire qualcosa su un eventuale trascinamento, sull’ipotesi che voi fate per come la ragazza si trova dall’auto a una discreta distanza? Cioè, lei ha memoria su segni posteriori, sui vestiti o sul corpo, di trascinamento? Se ce l’ha, se non ce l’ha ci dice che…
A.B.: No, non ce l’ho, ma mi ricordo che, appunto, la ragazza era lontana dall’auto. Ho quest’immagine.
P.M.: Dal punto di vista medico-legale vi siete posti il problema di verificare come ci è andata?
A.B.: No, anche perché in fase di sopralluogo si cerca di manomettere il meno possibile la salma. Di conseguenza sposta…
P.M.: Benissimo. Nel momento in cui invece avete fatto l’esame, siete, ricorda di aver fatto delle valutazioni sul punto, o non lo ricorda?
A.B.: Sì, abbiamo valutato lo scarso imbrattamento, sia terroso sia erboso, sugli indumenti della ragazza.
P.M.: Che vi aveva fatto propendere per una…
A.B.: Sì, per una trasposizione non certo per trascinamento.
P.M.: Benissimo, grazie. Vorrei mostrare allora la foto numero 43 un attimo. Noi abbiamo già avuto moltissime delucidazioni dal professor Maurri.
A.B.: Sì.
P.M.: Vorrei che lei guardasse un attimo, sulla mammella sinistra c’è un segno.
A.B.: Sì.
P.M.: Se lo ingrandiamo un attimo, se lei ci può spiegare che valutazioni faceste. Se vedendo innanzitutto il segno, le ricorda qualcosa? Se è di arma da fuoco, se è di ingresso, se è vicino, se è lontano, se è di uscita.
A.B.: Mah, questa è un’area crostosa e non ha assolutamente caratteristiche di forame di ingresso o di uscita questa, a mio avviso.
P.M.: Cos’è quindi?
A.B.: È una escoriazione con crosta sovrastante.
P.M.: Secondo…?
A.B.: Secondo me, sì.
P.M.: Vogliamo vedere dalla parte opposta, sempre sull’altro seno, se non sbaglio c’è un segno diverso. Ecco, c’è qualcosa. E poi leggiamo le due didascalie. Leggiamo la didascalia, per cortesia.
A.B.: SI.
P.M.: “Particolare della regione sotto-mammellare – non dice altro – destra”.
A.B.: Sotto-mammellare destra.
P.M.: E quell’altra didascalia, scusi? Quella precedente? “Particolare della ferita descritta al rilievo numero 43”. Qui si parla di una ferita. Lei ci dice che è una crosta, Dottore.
A.B.: Va be’, ferita. C’è sotto una ferita, un’area escoriata.
P.M.: Lei non ricorda che tipo di ferita è? Causata da cosa? La vuol guardare meglio, Dottore? Il professor Maurri ci ha, a volte… insomma, ammettiamo poi non è stato in grado di darci più dettagli, ma prima ci ha parlato di un colpo, di un proiettile entrato.
A.B.: Sì. Io, se non mi ricordo male il problema dei proiettili.
P.M.: Allora, è una crosta di una escoriazione o è un colpo di entrata?
A.B.: No, per me questo non è un colpo di entrata. Cioè può essere l’impatto di un proiettile, ma può essere anche l’impatto di un proiettile che non ha più forza viva, e che quindi determina, avendo scarsa massa, un trauma contusivo. Come son tutte le contusioni. Rientrano nell’ambito contusivo le escoriazioni, le ecchimosi, le ferite…
P.M.: Ricorda di averlo descritto nella perizia, questo?
A.B.: Certo. Questa immagine?
P.M.: Sì.
A.B.: Sì.
P.M.: E come l’avete descritta, se lo ricorda?
A.B.: Io mi ricordo, deve essere stata descritta per forza, visti i caratteri, come un’area escoriata con crosta sovrastante.
P.M.: Benissimo. Andiamo all’altra, allora, a quella che mostravo prima, ecco. Qui?
A.B.: Questa è, mi ricordo, questa era una tumescenza.
P.M.: Una, prego?
A.B.: Una tumescenza, che alla palpazione faceva apprezzare una sensazione di un qualcosa di duro. Poi fu riscontrato, se non mi ricordo male, questa è la donna, fu riscontrato trattarsi, sottostante, di un proiettile.
P.M.: Era questo che volevo sapere. Il fatto che sia un proiettile che è entrato da quell’altro foro è una illazione che sta facendo ora io?
A.B.: Per me sì, perché per me quel proiettile proviene dalla regione posteriore.
P.M.: Benissimo, grazie, non ho altre domande.
Presidente: Qui lo dice comunque, la lesione al capezzolo.
P.M.: Perfetto. No, no, era per vedere di chiarire quell’aspetto che ci era rimasto.
Presidente: Altro?
P.M.: Non ho altre domande per il teste, grazie.
Presidente: Nessuna domanda signori? Possiamo licenziare il teste, allora.
P.M.: Possiamo licenziare il teste.
Presidente: Buongiorno, Dottore.
A.B.: Grazie.

Presidente: Un altro testimone.
A.B.: Ci possiamo licenziare anche noi?
Presidente: No, c’è un altro testimone.
A.B.: Chi?
Presidente: Così mi ha detto il Pubblico Ministero.
P.M.: Sì.
A.B.: Ma bisogna vedere quanto è lungo.
Presidente: Può andare, Dottore. Mah, questo è stato breve.
A.B.: Ci prende per stanchezza il Pubblico Ministero.
Presidente: No, assolutamente. Non siamo assolutamente stanchi.
P.M.: Non prendo per stanchezza, dico anzi…
Presidente: Se poi l’esame si deve interrompere, lo interromperemo. Ma per ora andiamo avanti, prego.
P.M.: No, no, è velocissimo. E’ il generale Spampinato.
Presidente: Questo non diciamolo troppo presto. Prego.
P.M.: Ah, chiedo scusa.
Presidente: Generale Spampinato. Si accomodi, Generale. Prego, lì, stia attento a non inciampare nel filo. Buongiorno, Generale. Stia attento al filo. Si accomodi, prego, guardi, legga per cortesia quella formula che ha lì vicino, grazie.


I.S.: Generale Spampinato. Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.
Presidente: Vuol dare le generalità al segretario, per cortesia?
I.S.: Ignazio Spampinato, nato a Xxxxxxxa, XX/XX/XX, residente a Firenze, via Xxxxxxxxx, X.
Presidente: Vuol rispondere alle domande del Pubblico Ministero, prego?
P.M.: Una domanda molto in breve. Lei ricorda di essersi interessato del caso Foggi-Di Nuccio, 6 giugno ’81? E quale fu l’incarico che ebbe?
I.S.: Sì.
P.M.: Innanzitutto, se per caso andò sul posto, fu incaricato di andare sul posto dell’omicidio, o no?
I.S.: No, non ho fatto il sopralluogo. E sono stato nominato perito balistico insieme al dottor Nunzio Castiglione e all’ormai defunto generale Zuntini.
P.M.: Ricorda, Generale, quindi, se il caso fu esaminato dopo con calma – quindi lei non andò sul posto – sulla base dei bossoli, dei reperti, dei proiettili che avevate, e di quello che sapevate dalla Polizia e dalla Medicina Legale? E’ cosi?
I.S.: Sì. Sulla scorta dei rilievi tecnici di Polizia Giudiziaria e dei reperti.
P.M.: Lei ricorda il caso dal punto di vista balistico perché ha riletto la relazione, lo ricorda di suo, o non lo ricorda?
I.S.: No, ho provveduto a rileggerla.
P.M.: Molto bene, molto bene, grazie. Ricorda, dal punto di vista balistico della ricostruzione e della dinamica di questo episodio, se e quanti colpi – cioè non se, ovviamente – quanti colpi furono sparati, in che modo, e se i reperti dei colpi corrispondevano a quello che fu trovato sul posto? Quanti colpi?
I.S.: Furono trovati sette bossoli. Quindi furono esplose sette cartucce, suppongo.
P.M.: Ecco, bene. Benissimo. E proiettili?
I.S.: E sei proiettili.
P.M.: Quindi uno non si trovò?
I.S.: “Il mancante proiettile – scrissi, scrivemmo – essendo probabilmente quello che, alla fine della sua traiettoria dovrebbe aver attraversato la coppa sinistra del reggiseno della De Nuccio per procurarle infine la superficiale lesione alla mammella, potrebbe essersi perso durante il successivo spostamento del corpo della vittima operato dall’omicida”.
P.M.: Senta una cosa, Generale, quindi noi, voi avete avuto reperti per sette colpi. Fu identificata in quel momento l’arma o il tipo di arma, o tipi di modelli, che avevano sparato?
I.S.: Sì!
P.M.: Ci può dire qualcosa? Voi allegaste addirittura un prospetto. Io volevo, se ci può dare qualche delucidazione sul tipo di arma identificata, o il tipo di armi possibili, e il numero dei colpi che fu sparato. Sette, com’è conciliabile in altri omicidi, sono più colpi diversi. Cioè come è conciliabile il numero dei colpi con le potenzialità dell’arma, identificata da voi o identificata anche successivamente.
I.S.: Non solo identificammo l’arma.
P.M.: 0 il tipo di armi, i modelli.
I.S.: No, no, dicemmo che era una Beretta calibro 22 “Long Rifle”, della serie del Modello 70. E questo lo dicemmo subito, anche se qualcuno poi non ne era perfettamente certo. Ma non uno dei periti, eh.
P.M.: No, no, allora rimaniamo su voi tre. Io dicevo, com’è compatibile l’arma identificata con il numero di proiettili? Soprattutto – di bossoli, chiedo scusa – con altri omicidi che oggi sono contestati. Come mai… L’arma che voi identificaste ha potenzialità maggiori di sette, o no?
I.S.: Ah, vuol sapere se nel caricatore dell’arma si possono introdurre sette o più colpi?
P.M.: Esatto. Sull’arma da voi identificata.
I.S.: Nell’arma ci sono, nell’arma di cui ho detto prima, il caricatore è capace di otto cartucce, una nona può essere introdotta in canna.
P.M.: Ci sono dei modelli di quell’arma, come voi avete scritto, che addirittura c’è qualche possibilità superiore? O no, il massimo sono nove?
I.S.: Senta, io dico, a me non risulta.
P.M.: No, no, glielo chiedo.
I.S.: A me non risulta. Peraltro devo dire che nel precedente omicidio di Borgo San Lorenzo, il perito d’ufficio ipotizza 10-11 colpi.
P.M.: Addirittura 11!
I.S.: E in una ricostruzione che noi avemmo a fare più avanti, io feci uno schema. E misi un asterisco vicino a questi 10-11 colpi, perché non mi tornava tanto.
P.M.: Oggi ha possibilità di…
I.S.: Cioè io mi espressi dicendo: “10-11 colpi, per quanto detto dal perito d’ufficio”. E mi fermai lì.
P.M.: Ecco. Oggi ci può dire qualcosa di più, o rimangono sempre tutti questi suoi dubbi, che più di nove non ci si riesce?
I.S.: No, no, io non posso dire nulla di più; salvo a rivedere integralmente quella che è la perizia e tutto l’incartamento sul quale ebbe ad operare il perito d’ufficio.
P.M.: Bene, io non ho altre domande, grazie.
Presidente: Prego, avvocato Bevacqua.
A.B.: Senta, Generale, lei ha fatto questa perizia e poi ne ha fatte, credo, altre, no?
I.S.: Sì, ne ho fatte diverse altre, fra cui… Mi scusi, eh… quella riferita all’omicidio di Stefano Baldi e Susanna Cambi; quella riferita all’omicidio di Migliorini e Mainardi, più altre due che si riferiscono e attengono a questo processo sugli elementi repertati presso il domicilio dell’imputato.
A.B.: Senta, la domanda che le faccio sulla base, così, della sua esperienza direi abbastanza riconosciuta un po’ da tutti noi, della sua conoscenza diretta di questi problemi, per potere ritenere che un’arma, cioè che un proiettile sia stato sparato da una stessa arma, cioè più proiettili siano stati sparati da una stessa arma, non so se sia vero – mi dica se è vero o non è vero – che il dato più significativo, più importante, direi decisivo, sia quello della percussione del bossolo. O no?
I.S.: Allorché la cartuccia viene fatta esplodere, ci sono alcuni elementi che si ripetono. In questo meccanismo che è, meccanismo che è operante, come dire? sotto una, ad una temperatura elevatissima. Alcuni permangono sul bossolo: la percussione, l’estrazione e, se c’è, se non è un revolver, l’espulsione.
A.B.: Non ho capito. L’espulsione?
I.S.: L’espulsione. Ripeto: la percussione sulla parte…
A.B.: Della culatta, diciamo così.
I.S.: Del fondello.
A.B.: Fondello, sì.
I.S.: L’ultima parte, diciamo la base inferiore del fondello. L’espulsione, sulla base anch’esso posteriore del fondello; l’estrazione, sulla superficie laterale del bossolo stesso. E poi ve ne sono altri che sono quelli dovuti al trafilamento del proiettile attraverso la rigatura di canna, se c’è. Sono segni che si ripetono; in alcuni casi ci permettono soltanto di individuare il tipo di arma; in altri casi il confronto fra due reperti ci permette di dire se si tratta o meno della stessa arma.
A.B.: Ecco, senta Generale, siccome qua mi pare che di proiettili, cioè di bossoli, ne abbiamo tantissimi, per i vari omicidi che si sono verificati in questo lasso di tempo piuttosto ampio, ma insomma si sono verificati, volevo domandarle, se lei ce lo può dire: questi bossoli, i bossoli – perché noi abbiamo dei bossoli, poi vedremo se ci sarà anche qualche altra cosa – su questi bossoli non sono state sempre ritrovate, reperite, riscontrate le stesse, gli stessi segni, gli stessi segnali. Cioè su sette bossoli, due hanno certi segni, quattro non ce l’hanno. Come mai?
I.S.: Diciamo che i segni li devono avere tutti. Si tratta di individuare quali hanno una certa, tra quali ci sia una certa identità, e quelli sui quali l’impronta è così labile, o è trascinata, o è coperta da altri segni parassiti, per cui a tentare un giudizio di identità non è corretto.
A.B.: Oh, quindi il segno fondamentale, quello che sicuramente, indistinguibile, o distinguibile – a seconda da quale punto di vista si vuole guardare questo tipo di materia – è quello della percussione?
I.S.: Non è solo quello della percussione. Oserei dire che nella fattispecie – io ormai questo bossolo me lo ricordo a memoria, questi bossoli – sulla percussione c’è un segno particolarissimo: una piccola escrescenza in basso a sinistra, che addirittura va guardata con un fortissimo ingrandimento. Poi c’è un segno dell’espulsione: è caratteristico.
Presidente: Di espulsione.
I.S.: Di espulsione. E’ un segno fatto da tre segni ripetuti dallo stesso espulsore, quasi ad indicare, anzi ad indicare che la molla dell’asta guidamolla è svergolata. Cioè a dire subisce nel distendersi tre tempi di arresto, che obbligano l’espulsore a praticare tre diversi segni. Assomigliano… sono tre cerchietti, uno intersecantesi con l’altro, quasi a formare – consentitemi l’immaginifico – un grappolo d’uva.
A.B.: Mmh, e questo c’è in tutti quelli…
I.S.: In moltissimi di quelli sparati.
A.B.: In moltissimi, non in tutti.
I.S.: Non in tutti, perché in alcuni, ripeto, o i segni sono stati coperti da altri segni parassiti, quali potrebbero essere l’urto contro lo stesso terreno, o roba del genere; oppure non sono… sono deboli, e quindi non sono certi.
A.B.: Senta, e questo tipo di segnali, così come quello della percussione, si possono ripetere anche in altre armi, identici, oppure no? Cioè sono, le armi che sono state da voi visionate – che credo siano tantissime, mi pare qualche centinaio – alcune avevano delle caratteristiche pressoché identiche. Se lo ricorda?
I.S.: Noi abbiamo fatto una perizia in tre tempi, su delle armi dello stesso tipo e dello stesso calibro, raccolte nell’hinterland fiorentino. Credo si sia trattato di 600 o 700 pistole, e tutte queste pistole hanno sparato quattro o cinque bossoli. E’ stato fatto uno screening e ne sono stati messi da parte, per riverificarli, esclusi quelli che certamente non potevano essere stati esplosi da quell’arma – intendo quella incriminata – ne sono stati messi da parte credo 30, più o meno. Qualcuno portava questa traccia, ma non portava quella di percussione e quella di espulsione. Qualcuno portava quella di espulsione, ma non portava quella di percussione. Cioè a dire, noi abbiamo dato un’identità non solo sulle identità delle impronte di percussione, di espulsione e di estrazione, ma anche sul loro reciproco orientamento.
A.B.: Ecco, mi scusi. Lei ha detto che qualcuno portava identità di percussione, altri identità di grappolo d’uva, mi scusi, va bene?
I.S.: Di espulsione.
A.B.: Come dice lei, onomatopeico. Quindi cerchiamo… di grappolo d’uva, altri non avevano l’uno e l’altro.
I.S.: Certo.
A.B.: Per cui la percussione diventava un elemento fondamentale.
I.S.: No, non direi che è un elemento fondamentale, perché…
A.B.: Allora non lo capisco, scusi.
I.S.: Perché…
A.B.: Cioè uno di questi elementi era fondamentale?
I.S.: Ma non ci si può basare su un solo elemento.
A.B.: Oh.
I.S.: Perché se poi si va a guardare a fondo, quello che noi chiamiamo il fondo del cratere, poi le differenze emergono. Cioè a dire, la percussione da sola non è un dato certamente indicativo, salvo che non si facciano delle osservazioni ad altissimo ingrandimento, e non si sia fortunati. Perché, intendiamoci, questi segni, che sono peculiari di quell’arma, potrebbero non esserci. Faccio un esempio. Se si comprano due revolver, due pistole perfettamente nuove, tutte e due lasciano dei segni che sono identici. Ma identici perché sono stati costruiti con lo stesso attrezzo. Quello che dà l’identità non sono i segni di classe o di tipo, sono i segni dovuti all’usura dell’arma, che introduce nuovi elementi.
A.B.: E’ quello che le volevo domandare. Mi scusi, Colonnello. Colonnello o Professore. La domanda è questa: se è vero come è vero che, allorché vi siano tre segni in un bossolo e tre segni identici nell’altro bossolo, si ha la certezza che questi due bossoli sono stati sparati dalla stessa arma, giusto?
I.S.: Certo.
A.B.: Se invece ci sono tre segni da una parte e due segni dall’altra che coincidono, questo bossolo non si sa se è stato sparato dalla stessa arma?
I.S.: Beh, a questo punto oserei dire, su tre segni due sono identici, c’è da porsi il problema: il terzo ne differisce? Perché se ne differisce ovviamente non sono identici, ma se non lo possiamo leggere o non sono in grado di esaminarlo il discorso muta.
A.B.: Muta in che senso?
I.S.: Muta nel senso che si deve dare quanto meno un’altissima probabilità che si tratti della stessa arma.
A.B.: Ah, be’. Ma una certezza non si può dare.
I.S.: Una certezza no.
A.B.: Perché se quel segno fosse diverso, il terzo segno, è chiaro che siano diversi.
I.S.: C’è una…
A.B.: C’è un cinquanta per cento di probabilità?
I.S.: No, direi che c’è un’elevata probabilità. Io adesso non saprei valutarla, perché, e non credo che esistano i termini per valutarla; ma c’è una grossa probabilità che essendo leggibili soltanto due segni, se c’è l’identità in questi due segni e non c’è nel terzo la probabilità è quanto meno molto elevata.
A.B.: Ecco, ma se c’è il terzo che è diverso, esclude completamente.
I.S.: No, se c’è il terzo che è diverso non c’è problema: è diverso.
A.B.: Quindi è il cinquanta per cento?
I.S.: No, no, se c’è il terzo che è diverso, è tutto diverso.
A.B.: Quindi siamo al cinquanta per cento.
I.S.: Mah, io non lo saprei valutare, onestamente.
A.B.: No, perché se c’è è quello, se non c’è non è quello.
P.M.: Presidente, scusate la mia scarsa capacità di capire a quest’ora, ma di cosa e su quale omicidio, e su quale pistola e su quale caso stiamo intrattenendo il teste?
A.B.: No, no, ci siamo capiti.
Presidente: Si discetta in generale.
P.M.: Si discetta in generale, grazie. Basta così.
Presidente: Ma direi che ci sono le perizie.
P.M.: Mi bastava questo.
A.B.: In generale si discetta in generale.
P.M.: Bene, io non ho domande, grazie.
A.B.: Grazie, Generale.
Presidente: Può andare, Generale, buonasera.
I.S.: Buonasera.
Presidente: Non abbiamo altri testi?
P.M.: No.
Presidente: Bene. Allora ci aggiorniamo a domani mattina alle ore 9.00, disponendo traduzione dell’imputato. Buonasera.

27 Aprile 1994 5° udienza processo Pietro Pacciani

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