TUTTA FIRENZE CERCA IL MOSTRO E IL SINDACO INVOCA SCALFARO

FIRENZE – La città reagisce alla paura. Dopo il brutale assassinio dei due turisti francesi tutta Firenze sta dando la caccia al mostro. In procura, in questura e al comando dei carabinieri stanno arrivando decine di segnalazioni: cittadini che ritengono di aver visto, sentito o capito. Qualcosa sta cambiando. Il nuovo duplice omicidio ha modificato molti comportamenti. Ora quasi nessuno si nasconde: le lettere nella maggior parte portano in calce firma e indirizzo, le telefonate anonime sono pochissime. Ci sono, come sempre accade in questi casi, anche i mitomani che magari, come è avvenuto proprio ieri, scrivono su un foglio di carta da bollo, o le persone che per vendetta segnalano il proprio vicino, o gli intellettuali che vogliono esporre elaborate teorie che a loro dire, sicuramente, porteranno alla cattura del mostro. Tutti vengono ascoltati e tutto viene vagliato. “Anche perchè questa volta”, ammette il sostituto procuratore Paolo Canessa che insieme a Vigna e Fleury si occupa dell’ inchiesta, “qualcosa che merita attenzione c’ è”. E’ un lavoro lungo e difficile quello legato a questi accertamenti mentre le indagini proseguono anche su altri fronti: le piste che gli inquirenti stanno seguendo sarebbero almeno tre. Quella di ieri non è stata una giornata facile. Il capo della Squadra mobile, Maurizio Cimmino, appena rientrato da Palermo è stato impegnato a lungo a causa di un brutto conflitto a fuoco in cui è rimasto ucciso un rapinatore e le polemiche sull’ andamento dell’ inchiesta non si spengono. Per questo il sindaco, Lando Conti, alla vigilia della riunione del comitato per l’ ordine pubblico, ha inviato un telegramma a Scalfaro, sollecitando la presenza del ministro dell’ Interno al vertice di oggi per garantire “ai responsabili delle indagini e a tutta la cittadinanza la piena solidarietà del governo nazionale”. Elio Gabbuggiani, parlamentare comunista ed ex sindaco, ha invece presentato un’ interrogazione ai ministri dell’ Interno e della Giustizia per sapere “se non ritengano urgente ricorrere a un più ampio impiego di strumenti tecnologici per l’ accumulazione e la celere consultazione dei dati statistici e peritali relativi all’ indagine, a maggiori mezzi di controllo”. E chiede ai due ministri di promuovere congiuntamente un incontro con tutte le autorità fiorentine. “Le polemiche non giovano”, afferma il procuratore generale De Castello, “per le indagini viene fatto ed è stato fatto il massimo. C’ è un grande impegno da parte di tutti”. Che la macchina delle indagini stia girando al massimo non v’ è dubbio. “Questa volta non siamo stati presi alla sprovvista”, hanno ribadito anche ieri mattina Fleury e Canessa, “avevamo un piano già pronto. Ci sono almeno una ventina di uomini che da un anno lavorano a tempo pieno su questo caso e anche l’ equipe dei magistrati che si occupa dell’ inchiesta è sempre la stessa”. Oltre alle indicazioni fornite da un testimone che nella notte di domenica ha notato un’ auto in via degli Scopeti, gli inquirenti avrebbero anche altri due punti precisi su cui fare dei riscontri. E un’ infinità di numeri di targa da controllare. L’ attenzione degli investigatori è concentrata attorno a un centinaio di persone. Le indagini procedono per cerchi concentrici. Se le verifiche su questi cento avranno esito negativo si allargherà ancora il tiro fino ad esaminare la posizione di almeno diecimila persone. E’ un gigantesco pagliaio dove il mostro è un piccolo ago difficilmente rintracciabile. Per questo c’ è bisogno anche di un pizzico di fortuna. Ma fino ad oggi la dea bendata è sempre stata dalla parte dell’ assassino. E’ quello che accaduto anche nella notte tra domenica e lunedì. Il maniaco con i primi tre colpi di Beretta calibro 22 ha ucciso Nadine Mauriot, ma Jean Michel era ferito in modo leggero solo al polso e al braccio. Il ragazzo ha cercato di fuggire, ma ha sbagliato direzione. Pochi metri e sarebbe stato per strada e invece è entrato nel bosco dove l’ omicida lo ha raggiunto e finito con nove coltellate. “L’ assassino reagisce psichicamente alle difficoltà”, dice Canessa, “e anche fisicamente ci riesce. Il giovane francese era robusto, un atleta”. “Questo omicidio è quasi una sfida”, commenta il giudice istruttore Mario Rotella, titolare dell’ inchiesta legata al primo omicidio, quello avvenuto nel 1968, “un pazzo audace, perchè sapeva che c’ erano posti di blocco, controlli in corso. Sono mesi che i giornali lo scrivono”. Non sarà facile individuarlo. Il maniaco sicuramente ha ripreso la vita di sempre, forse ha nascosto la micidiale Beretta, un’ arma perfetta per uccidere che non fa quasi rumore, ed è tornato fra la gente comune. “Il mostro è fra noi”, dicono a Firenze.

di PAOLO VAGHEGGI

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13 Settembre 1985 Stampa: La Repubblica – Tutta Firenze cerca il mostro e il sindaco invoca Scalfaro
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