Una recensione sull’ultima opera cinematografica riguardante il mostro di Firenze è necessaria. Non tanto per puntualizzare le incongruenze, ma quanto per capire il prodotto realizzato.

Stefano Sollima ha messo assieme quattro episodi in una miniserie che si estrinsecano rispetto alla pista sarda. Pista sarda che è stata sviluppata in contemporanea agli omicidi stessi a partire dal 1982 e si è conclusa con un nulla di fatto attraverso la Sentenza Rotella.

Vogliamo ricordare che il massimo risultato in un’indagine si ottiene quando questa è contemporanea ai fatti stessi. Questo per molteplici ragioni. Dalle testimonianze sentite a “mente fresca”, all’analisi scientifica immediata di luoghi e reperti, fino alla possibilità di intercettare e seguire i possibili colpevoli. E tutto questo sulla pista sarda è stato fatto. In contemporanea.

L’indagine differita è molto più difficile proprio perché le possibilità su citate diventano memoria e rianalisi.

Nonostante gli sforzi del Giudice Mario Rotella (convinto sardista) e di tutti i Carabinieri (convinti sardisti) è lo stesso Rotella a decretare, il 13 dicembre 1989, che i 7 (sette, quasi otto) anni di indagine non hanno portato a niente. Forse qualcuno addirittura affermerebbe che hanno portato al fallimento dell’inchiesta MdF relegando le successive indagini (SAM e GIDES) a vagliare situazioni e persone non più “fresche” come lo erano state per Rotella e i Carabinieri. Quindi un danno di notevole entità.

La domanda quindi sorge spontanea: Cosa ha indotto Sollima ad una scelta cosi limitata di restare, con il suo lavoro, solo in ambito sardo? Spero solo l’ambizione ad avere una seconda e magari una terza serie.

Il regista ha avuto a disposizione (sempre che lo abbia avuto e non gli sia stato nascosto) una massa di materiale come pochi altri hanno avuto. Da quella massa enorme si è fossilizzato nell’unico filone d’indagine che non ha prodotto niente. Almeno la SAM ha portato a dei processi, a dei colpevoli; sempre con dubbi annessi. Il GIDES e la procura perugina hanno evidenziato legami e condotte che sono platealmente al di fuori della legge, hanno sollevato dubbi, indicato altre vie, ma sono rimaste sospese per cessazione dell’indagine.

Si è scelto la pista sarda! Perché tutto è cominciato da li?

In una recente intervista Sollima dice: “… chiudere con qualcosa di bello che fa dire allo spettatore: aahhhhhh perché capisce che tutta la storia che hai raccontato è prima di quello che tu immagini sia.”

E se lo spettatore invece di un ahhhhhh sorpreso si limitasse ad un “ah! ancora qua stiamo?”

Infine una parola per i sardisti. Dubito, sinceramente, che questa “analisi in video” soddisfi anche chi, ancora oggi, crede nella pista sarda.

La conclusione mette però un punto interrogativo, fa pensare che ci sarà una seconda serie, questa volta incentrata su Pacciani. Spero vivamente che ci sia questa seconda produzione e spero ci sia anche la terza sul periodo di indagine successivo.

Per quanto riguarda invece l’analisi del prodotto in quanto tale devo dire che non è male; certo non si può dire che non sia romanzato, ma può essere comprensibile per rendere il tutto “edibile” a chi non ha mai approfondito seriamente.

Alcuni momenti strappano un sorriso, come ad esempio l’idea che sia stata la Dott.ssa Della Monica a scoprire il duplice delitto del 1968 in base all’intuizione di eseguire una retrospettiva dei delitti similari. Come ancora la rappresentazione di uno Stefano Mele silenzioso ma profondo, quando sappiamo che poteva, al limite, essere omertoso ma non certo scaltro. Che dire della rappresentazione di Giovanni Mele, pare un orco fiabesco, e dubito fortemente che abbia “mimato” cosi alacremente il comportamento del MdF in compagnia di Iolanda Libbra.

Di dubbio gusto invece la citazione di Blade Runner fatta pronunciare da Wilhelm Friedrich Horst Meyer e che, come sappiamo, epiloga con “E’ tempo di morire…“. Non si dovrebbe scordare che quei ragazzi sono morti davvero.

Insomma per dei puristi e fini conoscitori della vicenda si potrebbe citare molte altre incongruenze ed errori banali, ma comprendiamo che il prodotto è rivolto ad un ampio pubblico e le esigenze cinematografiche sono talvolta preminenti rispetto al reale.

Conclusione: non male, apprezzabile, infedele.

Jacopo Cioni

22 Settembre 2025 Mostro di Firenze di Stefano Sollima: recensione
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18 pensieri su “22 Settembre 2025 Mostro di Firenze di Stefano Sollima: recensione

  • 24 Ottobre 2025 alle 11:21
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    Si può dire, della serie (molto bella, recitata benissimo), che si é effettivamente troppo focalizzata sulla pista sarda. Senza peraltro nemmeno riferirsi troppo alla teoria di Spezi. In effetti, é stato un po’ deludente anche per me, però sono emersi anche elementi che mi hanno fatto riflettere e che non erano a me conosciuti.
    Ma che non mi hanno convinto a livello investigativo.

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  • 24 Ottobre 2025 alle 22:04
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    La serie tv, a parte qualche adattamento cinematografico, è coerente con la storia e le figure che all’epoca riempirono i verbali di Polizia e i giornali. Alcuni sul web, ognuno con il proprio teorema da coccolare,si sono scagliati sulla scelta di fare una serie tv sulla pista sarda ma è un pezzo della vicenda che non si può ignorare oltre al fatto che la produzione è libera di fare ciò che vuole senza dover giustificare nulla a nessuno.Non è un documentario storico sull’intera vicenda e il regista è voluto partire dalla pista sarda perché fu la prima indagine concreta che seguirono gli inquirenti.La pista sarda non si concluse definitivamente con la sentenza Rotella ma è proseguita, per le Procure,come legame che unisce la pistola del 1968 a Pacciani che a sua volta è collegato ai CdM che a loro volta sono collegati ad un ipotetico secondo livello con tutti gli sviluppi teorizzati, negarlo è un danno alla verità. Senza pista sarda non ci sarebbe stato Pacciani, le presunte feste/orgie esoteriche dal mago Indovino (dove in teoria c’erano tutti), non ci sarebbero stati i collegamenti con il secondo livello, gli omicidi collaterali, ecc.
    La pista sarda è stata fallimentare? Non sono un sardista (non sono un ultras di nessuna teoria) però non credo che si possa dire che sia fallimentare solo perché non ha prodotto un processo perché, per analogia, anche le indagini di Mignini non produssero un processo ma non credo che si possa liquidare dicendo che fu una perdita di tempo. Se tutti gli inquirenti sapessero in anticipo come finiranno le indagini sarebbero dei maghi. La pista sarda era valida perché la pistola del 1968, mai trovata,è quella dei delitti successivi (al netto di manipolazioni che non sono state mai evidenziate come fu invece fu per il falso bossolo dell’orto di Pacciani al quale nessuno interessa e menziona) ed era logico che seguissero quella pista considerate le incongruenze del delitto di Signa e di quello che ne conseguì, compreso SM e le sue verità. Le sentenze si rispettano ma si possono commentare. Ad esempio rispetto la sentenza sui CdM ma non la condivido. Rispetto la sentenza Micheli e quella della Cassazione ma lascia il dubbio che forse non fu limpida la vicenda del lago Trasimeno ma allo stesso tempo non significa che fosse legato al caso del MdF. Se fosse rivisto il processo ai CdM non cadrebbe implicitamente il teorizzato secondo livello ma muterebbero i legami che si vogliono stringere fra i personaggi della storia, magari esisteva un secondo livello ma non si servi dei CdM, oppure il secondo livello entrò in scena quando scoprirono che uno di loro era il MdF e intervenne in modo definitivo.Se vogliamo fare delle critiche alla pista sarda dobbiamo essere onesti su tutto il resto e fare un’analisi lucida di tutta la vicenda,da Pacciani in poi. Si può escludere, come MdF, FV perché era in carcere quando furono commessi i delitti del 1983 e 1984 cosi come GV e PM ma si può escluderlo per il 1974 e quelli del 1981 e 1982? SV ha degli alibi inconsistenti, molti indizi a suo carico, precedenti nebulosi, una propensione alla violenza e una attività ipersessuale e lo scartiamo a priori perché Rotella disse che non poteva dimostrare nulla, perché non aveva le prove? Pacciani fu condannato con lo stesso bagaglio di SV e i CdM esistono per la confessione di un signore che si contraddisse decine di volte. SV fece perdere le tracce e i delitti finirono, PP fini in carcere per la brutta storia della violenza sulle figlie e i delitti terminarono, altri sono deceduti e i delitti terminarono, chi di loro era il MdF?. La serie TV invece ha il merito di mettere in risalto un mondo chiuso, violento e maschilista che è il mondo del Mostro, chiunque esso sia o forse, lo dico per chi crede al secondo livello, qualcuno pensa che i facoltosi gaudenti, essendo altolocati e benestanti, avessero ordinato gli omicidi perche annoiati? E’ sempre quel mondo intriso di violenza, omertà, maschilismo e depravazione nei quali tutti culturalmente navigano e ne sono intrisi fino al midollo. Forse tutti i personaggi della vicenda MdF non sono collegati ma sono sempre tutti pesci di quel lago.

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    • 25 Ottobre 2025 alle 09:09
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      Per favore, commenti più brevi, questo non è un forum.

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  • 25 Ottobre 2025 alle 13:43
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    La serie mi è piaciuta in quanto, in mancanza di una soluzione definitiva con prove schiaccianti, si può comunque narrare la mostruosità. E di mostri nella serie ce ne sono diversi, incluso Salvatore Vinci, del quale avevo dimenticato che era scomparso nel 1988.

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  • 25 Ottobre 2025 alle 14:08
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    La serie mi è piaciuta in quanto, in mancanza di una soluzione definitiva con prove schiaccianti, si può comunque narrare la mostruosità. E di mostri nella serie ce ne sono diversi, incluso Salvatore Vinci, del quale avevo dimenticato che era scomparso nel 1988. Per questi motivi non ho capito l’ostilità verso Sollima rispetto ad aver costruito sui sardi queste prime 4 puntate, che evidentemente avranno un seguito. Non è una serie dedicata a quei fanatici del MdF che ne sanno ogni dettaglio, certo, si prende le sue licenze e forse cade di stile con la citazione da Blade Runner, anche se a me non è dispiaciuta (il film era uscito da poco), come il fare uscire dalla autoradio della macchina di Claudio Stefanacci “Va bene, va bene così”. Confido in Sollima e sono ansiosa di vedere come verranno affrontati i CdM. Io sono mugellana nata negli anni 70, e mi ricordo bene quelle odiose magliette “Pacciani libero”, che se anche non avesse commesso quei delitti l’era un mostro che un’avrebbero mai dovuto farlo uscire di galera. E lo trattavano come un martire eroe solo perché “funzionava” come personaggio mediatico.

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    • 25 Ottobre 2025 alle 17:12
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      Ostilità? Quale Ostilità? Non sussiste Ostilità, solo un parere su un’opera pubblica.

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  • 28 Ottobre 2025 alle 00:12
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    Il regista romano è certo abile nel creare quelle atmosfere cupe ed arcane necessarie al prodotto in questione…l’altra parte per lo “storico” di un caso sì articolato ricorderei che il fratellastro di Stefano Mele se pur posto -dopo tante altre sue versioni- da quest’ ultimo sulla s.d.c. del delitto Locci/A. L.B., era tuttavia recluso nel luglio 1984 e non può aver colpito alla Boschetta di Vicchio…giova però alla suggestione cinefila la vicinanza di Giovanni (quale?fate voi) al macabro (cimiteri, lame, corde) E Salvatore una sorta di jolly delle indagini “sardiste”, era dalla coppia, sua amica del cuore, durante il macello agli Scopeti…gli operanti lo videro anche rincasare vs. le h. 23
    Indi, la pista sarda del mdF, resta in sostanza una “sòla” durata almeno otto anni
    Non credo, poi, possa riassumersi un caso criminale così emblematico -al dì lá della bravura del regista-, in “mini-serie e, soprattutto, non si può eludere la centralità del Pietro Pacciani tra i mostri che hanno colpito e/o voluto quegli scempi

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  • 30 Ottobre 2025 alle 08:48
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    La serie mi sembra chiaramente impostata in una direzione: puntare sulla popolarità del caso per strappare una seconda stagione. Nessuna persona sana di mente penserebbe di parlare in maniera esaustiva del mostro senza accennare al processo e ai compagni di merende: l’accenno finale al Pacciani nell’ultimo episodio è chiaramente come strizzare l’occhio e annunciare il sequel. Trovo la scelta di Sollima decisamente coraggiosa: la pista sarda era la meno nota a livello popolare e volendo anche la meno “spettacolare” dal punto di vista cinematografico. Speriamo ce la facciano e lavorino bene sulla seconda stagione

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    • 30 Ottobre 2025 alle 09:35
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      e sulla terza…

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  • 30 Ottobre 2025 alle 15:04
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    Ho trovato buona la realizzazione “materiale”, ma la sceneggiatura l’ho considerata troppo fiabesca e con elementi WOKE di dubbia utilità.

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  • 30 Ottobre 2025 alle 20:21
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    Balistica, movente, carattere violento, esperienza criminale, testimonianze come quella di Iolanda Libbra, conoscenza della campagna selvaggia, interruzioni degli omicidi, tutto punta alla famiglia Vinci/Mele, con probabili Salvatore e Francesco in un ruolo da protagonisti. È incredibile che lo Stato italiano abbia pasticciato con questa indagine. Credere che l’arma di un omicidio – un evento estremo di per sé – venga trovata per caso da un futuro serial killer, ora è praticamente impossibile. L’unica altra alternativa che sembra valida è che un poliziotto abbia preso la pistola e si sia poi trasformato in un serial killer, altamente improbabile data la psicopatia e le dinamiche richieste. No, questa serie ha probabilmente supportato gli eventi reali.

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  • 31 Ottobre 2025 alle 21:03
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    La domanda che mi sono fatto guardando la serie è come sia stato possibile che persone (anche solo simili a quelle descritte nella serie) non fossero tutte fin da subito tallonate e controllate. Spero che nella realtà vera non si sia proceycosì alla spicciolata e che nonostante tutto non si sia giunti a nulla. Insomma l impressione vedendo la serie è che la verità fosse semplice da vedere in quel contesto di disagio culturale e sociale, anche di 60 anni fa. È un impressione sbagliata?

    Ps complimenti per il blog davvero interessante

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    • 1 Novembre 2025 alle 09:40
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      L’impressione investigativa, giuridica ed anche storica sembra proprio che sia sbagliata.

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      • 2 Novembre 2025 alle 11:18
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        Potresti approfondire questo punto di vista con un esempio? Rivedendo i fatti, ha senso. Spesso, in casi come questo, gli investigatori si sono lasciati distrarre perché non riuscivano a “incastrare” la prova su criminali astuti e a passare a una nuova teoria, finché, dopo molti anni, il DNA non ha offerto la risposta definitiva, che in questo caso purtroppo non è un’opzione. A meno che questo criminale codardo e fondamentalmente debole non confessi di sua spontanea volontà, non ci sarà mai una conferma.

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        • 2 Novembre 2025 alle 12:04
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          Basta leggere bene la prima parte della recensione.

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  • 2 Novembre 2025 alle 21:08
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    Serie lenta e confusa, piena dei soliti cliché woke di Netlix. Una delusione assoluta.

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  • 4 Novembre 2025 alle 12:56
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    Questo film è pessimo e si adegua a quello che lo Stato Italiano ci vuole fare credere del mostro. Addirittura inseriscono contenuti homosexual per cambiare il corso della storia. Quale evidenza esiste a corredo di questo racconto … ? Sollima a mai più !!!

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    • 4 Novembre 2025 alle 13:26
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      A dir la verità il comportamento bisex di Salvatore Vinci viene evidenziato in più verbali.

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