Il caso Fiesoli e il forteto: fantasmi, gogne e utilità

Alessio Gaggioli

Quali rivelazioni si credeva di ottenere con questa convocazione coatta? Quale fine o quale utilità? Nessuna, come si è dimostrato. Per noi il Parlamento è stato complice di una gogna anche se del peggior mostro dei mostri

Di questi tempi in cui «sacre» sedi istituzionali vengono piegate a studi televisivi per spettacoli sconvolgenti («Abbiamo fatto un ottimo show televisivo», ha detto Trump dopo l’agguato a Zelensky alla Casa Bianca) anche noi, in Italia, non potevamo essere da meno. Nel nostro caso però c’è qualcosa di più profondo, che attiene alla sfera dei diritti personali, della dignità che le istituzioni dovrebbero garantire anche ai peggiori criminali.

Per anni, anche in prima persona, abbiamo seguito e cercato di venire a capo dei terribili abusi (su ragazzini e adulti) avvenuti al Forteto di Rodolfo Fiesoli e dei suoi accoliti. Per anni abbiamo, tra mille difficoltà e tanta omertà, inseguito la verità affiancando e incoraggiando, per esempio, il lavoro della prima e della seconda commissione d’inchiesta regionale.

Ricordiamo i coraggiosi sforzi e i racconti pieni di dolore di ex consiglieri regionali come Stefano Mugnai (centrodestra) o Paolo Bambagioni (centrosinistra) dopo le audizioni di vittime, sindaci, magistrati, assistenti sociali

Abbiamo odiato e ancora oggi odiamo Fiesoli, per quello che ha fatto, per la sua volgare arroganza, per la sua malvagità. Poi, con colpevoli ritardi, sono arrivate le sentenze della giustizia, ma soprattutto quelle dell’opinione pubblica, dell’umanità. Sono passati tantissimi dai fatti denunciati dalle vittime del «Profeta». E oggi, oramai, acclarate responsabilità e complicità, non esiste più nemmeno il Forteto. Capitolo chiuso.

Poi è arrivata l’audizione in commissione d’inchiesta parlamentare. Ottenuta con tutte le forze dal centrodestra e da alcuni parlamentari toscani fuori e dentro la commissione. Gli avvocati di Fiesoli avevano chiesto una perizia sulla sua capacità di testimoniare a causa delle sue condizioni cognitive. Non è stata concessa e così dalla Rsa di Padova dove è detenuto, giovedì alle 15 in diretta streaming dal Parlamento, ci siamo ritrovati di fronte il mostro.

Il fantasma di un mostro che ha quasi 84 anni e che sta scontando la pena di 15 anni confermata dalla Cassazione nel 2019 e dopo, appunto, svariate commissioni d’inchiesta regionali e parlamentari. Quali rivelazioni credevano di ottenere con questa convocazione coatta? Quale fine o quale utilità? Nessuna, come si è dimostrato.

A meno che l’utilità sia in quei parlamentari che sulla vicenda Forteto hanno costruito una carriera e avevano tutto l’interesse di tornare a battere sugli errori dei magistrati «cattivi» (sicuro che nella vicenda Forteto ce ne siano stati) e sulle istituzioni governate dalla sinistra. Forse non è un caso se dopo i tanti veri o fasulli «non ricordo» di Fiesoli alle domande dei commissari (alcune sul Mostro di Firenze!) sia arrivata la nota del potente esponente toscano di FdI: «Le istituzioni non saranno più complici». Per noi invece il Parlamento è stato complice di una gogna anche se del peggior mostro dei mostri.

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8 Marzo 2025 Stampa: Corriere Fiorentino – Il caso Fiesoli e il forteto: fantasmi, gogne e utilità
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