Ho trascritto degli estratti dall’intervista di Marco Aufiero a Dario che lavorò con il Lotti e che preferisce restare anonimo. Questo è un documento per me eccezionale, perché nel 1994 quando tutti ancora pensavano al sk unico, il Lotti nomina come autori un gruppo e tra questi: un magistrato, un carabiniere e un giornalista. Sono categorie prese a caso o sapeva? Aveva sentito solo dire? Aveva visto e per questo li temeva, come temeva il Pacciani?

Dalla puntata del MARK&FRIENDS CHANNEL:

Mostro di Firenze – Dario: “Vi racconto il mio collega Giancarlo Lotti”

https://www.youtube.com/watch?v=xa4tpgo2D5E

min 4 : Lotti boscaiolo e forte bevitore

Dario: sono di Firenze ho quasi 50 anni, nei primi anni 90 fino al 1994 ho lavorato in un’azienda agricola, vicino a San Casciano, e uno dei dipendenti fissi era Giancarlo Lotti , per circa un anno ho lavorato proprio gomito a gomito con Giancarlo. L’azienda agricola è di un ente statale, io ero uno stagionale, io ero nel gruppo di Giancarlo, facevamo i boscaioli.

In quel periodo Pacciani fu arrestato e c’era come sempre un grande scetticismo e si sapeva molto poco. Io ho conosciuto Giancarlo in questa situazione qui dove nessuno sapeva niente. Avevano preso questa persona ( intende Pacciani) l’avevano condannata, sembrava che fosse lui, ma c’è chi diceva si e chi diceva no.

Tutti sapevano che Giancarlo era un amico del Pacciani e per questo tutti lo prendevano in giro pesantemente, Giancarlo era fisicamente un omone abbastanza alto// ma era stano, non aveva assolutamente forza, (che è un segnale di alcolismo) però non aveva assolutamente il senso del dolore, della fatica// lavorava sempre anche con il freddo e con il gelo, ..era un grande lavoratore, un vecchio contadino // lui mi ricordo che beveva pesantemente, per me, per lui no, io non l’ho mai visto ubriaco,// prendeva la bottiglia di plastica da 2 lt la riempiva di vino bianco, la metteva nel frezeer alla sera, la mattina la prendeva e poi se le beveva durante il giorno.”

Secondo la Classificazione INRA un uomo che assume 2 litri di vino al giorno è un alcolizzato: un forte bevitore che però, riesce a lavorare e ad avere rapporti sociali.

https://www.epicentro.iss.it/passi/rapporto2010/R2010IndicatoriAlcol#2

Riprendo al min 15 26 Lotti terrorizzato da Pacciani

lui ci diceva che andava a far le girate, non le merende andavano alle cascine, dalla Nicoletti, e ci andava con i suoi amici, non mi ha mai detto con Pacciani, perché lui non voleva assolutamente parlare di questa cosa perché Giancarlo era completamente, non era impaurito, era terrorizzato da Pacciani, se tu gli dicevi Pacciani, lui diventava bianco, perché era veramente terrorizzato, lo potevi insultare quanto volevi, ma se gli dicevi “quando Pietro esce viene da te e ti fa qualcosa” lui impazziva, era veramente impauritissimo da questa cosa”

Riprendo al min 19 24 Lotti dice che non era una persona sola a fare i delitti, ma un gruppo con un magistrato, un carabiniere e un giornalista.

siccome tutte le volte che gli parlavano del Pacciani si irrigidiva io senza guardarlo gli dissi: “ma Giancarlo secondo te sarà stato lui a fare tutte quelle cose, il mostro di Firenze “ senza guardarlo, senza atteggiamento inquisitorio, in modo abbastanza distante…e lui mi ricordo che rilassatissimo mi disse: “ ma cheeeeeee, non è mica solo una persona che fa queste cose.. quelle cose lì le deve fare per forza un gruppo, e in questo gruppo, secondo me, lì dietro, ci deve essere per forza un magistrato, un carabiniere, e un giornalista come minimo.” Io lì per lì pensai che era uno dei suoi sproloqui che lui faceva, però bisogna pensare all’epoca, non ora, che è facile fermarsi su questa cosa e dire “Cavolo!” ma all’epoca quando mi disse questa cosa io dissi dentro di me:“ ma che c’entra un giornalista? Un magistrato? Se tu mi dici che un crimine è stato compiuto da un gruppo ..tu ti immagini che all’interno di una banda ci fosse qualcuno adatto a fare dei crimini, che so uno dell’esercito, anche un poliziotto, qualcuno che puoi immaginartelo un braccio armato di qualcosa ma perchè mi dici un magistrato e un giornalista? Che c’entra? Io lì per lì dissi “ che vuol dire questa cosa non c’entra niente, sono cose estemporanee: è come se mi avesse detto un macellaio e un gastronomo, è assurdo, no? Una cosa assurda!”

lì sul momento mi sembrò uno sproloquio perchè dissi che c’entra il giornalista e il magistrato? Sembrava che lui ( il Lotti) volesse indurre me a non pensare che era stato Pacciani, perché c’era un gruppo composto da queste persone ..secondo me lui mi ha accennato quello che probabilmente sapeva… che aveva sentito, o che aveva conosciuto direttamente, io non lo so…”

Queste tre professioni mi fanno pensare alle dichiarazioni di Luciano Malatesta, in varie interviste, e documentari, che mai prima aveva sentito questa testimonianza, cito:

Racconta Luciano che suo padre prima che la moglie e i figli andassero via dalla casa di Spedaletto, per andare a vivere dall’Indovino in via Faltignano, gli disse:

se andate via mi ammazzano “

come ti ammazzano? Ma chi?”

C’è una banda di assassini, molto potenti, che si divertono ad uccidere, sono una ventina : c’è dentro il farmacista, un professore, un giudice, i carabinieri di San Casciano, ( Lotti accuserà l’appuntato Filipponeri Toscano di fornire le munizioni a Pacciani) gli amici della tua mamma (cioè Vanni e Pacciani,) e i tuoi zii: (la zia Maria accusata di satanismo e lo zio Antonio). hanno già ammazzato lo zio Gino e poi vogliono uccidere anche me e lo zio Bruno.”

Purtroppo Luciano non prese sul serio le parole del padre e seguì la madre dal mago Indovino in via Faltignano. Molti anni dopo anche la sorella Milva confidò a Luciano e a Laura che ai festini dall’Indovino si facevano messe nere dove si: beveva del sangue, si celebravano riti satanici, e si praticavano orge anche con i bambini, tra cui Paolo Cappelli compago di classe di Luciano. A questi partecipavano: un magistrato, un farmacista, un avvocato (forse Jommi?), uno scrittore ( forse Spezi o forse Alberto Bevilacqua?), i carabinieri e gli zii: lo zio Antonio e la Zia Maria.

Sia Mario Spezi che Alberto Bevilacqua erano giornalisti oltre che scrittori, quindi le parole di Lotti (sono stati : un magistrato, un carabiniere e un giornalista) riferite da Dario trovano un riscontro nelle dichiarazioni di Luciano, che include nella bada di assassini anche un giudice, uno scrittore-giornalista, e i carabinieri di San Casciano.

https://www.mostrodifirenze.com/2018/10/18/18-ottobre-2018-intervista-di-luciano-malatesta/

IL MOSTRO e la mia FAMIGLIA – LUCIANO MALATESTA Border Nights Channel

https://www.youtube.com/watch?v=A6nA67MPaL4

Mostro di Firenze: intervista al testimone Luciano Malatesta (Forme d’Onda – 30/04/2022) Paolo Franceschetti

https://www.youtube.com/watch?v=zoITtEO7GUU  Parla Il Fratello Di Milva M – Mostro Di Firenze SETTEMAGICO

Riprendo la testimonianza di Dario Min 22 22 a Lotti è scappato qualcosa per discolpare Pacciani

io mi ricordo che gli feci questa domanda senza essere particolarmente entrante e infatti lui un pochino si aprì…ma che la risposta che mi ha dato, fosse inquietante l’ho scoperto anni dopo, perchè quando tu mi dici .., guarda posso lasciar stare il carabiniere e il magistrato, a parte che dubito che lui sapesse cosa fosse un magistrato, però perché mi dici un giornalista? Che senso ha un giornalista?

Giancarlo non era una persona capace di fare un complotto, oppure una teoria..questa cosa mi è sempre risultata strana.

Secondo me qualcosa gli è scappato, perchè per discolpare il Pacciani mi disse queste altre cose, mi disse “macchè non è mica una persona sola quello è un gruppo quei lavori non li fa una persona sola.”

Aufiero “Lotti nel 91 era già stato interrogato, perché fu chiamato per vedere se aveva prestato la macchina a Pacciani, nel 1985, per cui la pulce nell’orecchio poteva già avercela.”

Min 25 58 Pacciani era un figura molto più oscura di quel che si pensa

Dario: “ secondo me lui era legato a Pacciani, era innegabile che era legato, anche se poi ho sentito dire a Pacciani “l’ho conosciuto un pò” macchè conosciuto un po’! Giancarlo mi raccontava che andavano in giro, addirittura che andavano alle feste di paese, e ti dico subito che Pacciani era molto più oscuro di quello che si pensa, io mi ricordo il Lotti che diceva. “quando si va a ballare nei posti ci si porta dietro sempre il Pacciani, tanto di lui hanno paura tutti” e io dicevo ma come hanno paura tutti? “Tutti? Tutti hanno paura perchè Pacciani è cattivo” mi diceva, “cattivo, cattivo, c’hanno veramente tutti paura di lui, quando andavi con lui non c’era problemi di niente”. Quindi che lui fosse amico di Pacciani è indubbio…al processo Pacciani cercava di sminuire, quindi secondo me lui (il Lotti) che sapeva di essere ricollegabile facilmente al Pacciani, ha cercato con me, in un modo un po’ infantile, di sbolognarsi questa cosa dicendo: “no, non è mica stato Pacciani” così di conseguenza nemmeno lui. Però questa cosa del magistrato e del giornalista, più che altro, questa cosa del giornalista a me m’ha inquietato un po’ negli anni. Se parliamo di un omicidio politico, potrei anche capirlo, un attentato ma un giornalista? Questo qui non sapeva coniugare i verbi che cavolo mi dice un giornalista? Perché lo nomini?”

Min 28 35: A compiere i delitti poteva essere anche un contadino.

Dario: “Questa è una mia personalissima considerazione: negli anni ti fai l’idea di chi possa essere il mostro, una persona che sa stare nel bosco, che sa sparare, che sa macellare, noi siamo portati a pensare in un modo romantico, che per forza di cose deve essere un agente segreto, (intende un uomo con una preparazione tattica-militare) ma ragazzi: un contadino deve sapere macellare gli animali, deve poter star nel bosco, si muove bene, conosce i boschi alla perfezione, sa usare praticamente le armi, perché i contadini, o di frodo o no , usano fucile e pistola. Il coltello è all’ordine del giorno, quindi se uno fa un attimino di riflessione// Ora uccidere è sempre una cosa terrificante, ma uccidere con le modalità del mostro è una cosa relativamente facile ti metti dietro un cespuglio al buio e aspetti, quante volte avrà sbagliato il mostro? “

Ci sono altri episodi che mostrano la contezza di Lotti sugli autori dei delitti ad es la testimonianza della nipote di Mario Vanni Alessandra Bartalesi che disse:

“Un giorno passammo da Baccaiano, (con Giancarlo Lotti) dove era stata uccisa la coppia, e io ricordando quell’episodio dissi a Giancarlo di passare velocemente senza fermarsi. Giancarlo mi rispose: Non aver paura, quando sei con me, il mostro non c’è!”

https://www.mostrodifirenze.com/1996/06/26/26-giugno-1996-testimonianza-di-alessandra-bartalesi/

La frase fa supporre un certo coinvolgimento nelle vicende

Un altro esempio della conoscenza dei fatti omicidiari del Lotti è l’episodio raccontato dalla ristoratrice della trattoria di Ponte Rocco dove Lotti andava spesso, Leda Fantappiè che a verbale dichiarò:

https://www.mostrodifirenze.com/2005/01/25/25-gennaio-2005-testimonianza-di-leda-fantappie/

Di seguito l’intercettazione tra Giancarlo Lotti e il parroco che lo ospitava don Fabrizio Poli dalla quale si evince che non erano solo i compagni di merenda coinvolti negli omicidi:

Don Fabrizio: “Comunque te cerca di… di stare con la… con la mente vispa… con la coscienza chiara… cerca di dire la verità, di dire le cose che tu sai, tranquillamente, se tu puoi aiutare, per la ricerca della verità, fai bene a parlare, devi parlare… avresti dovuto parlare”.

Lotti: “Si, lo so”.

Don Fabrizio: “Avresti dovuto parlare prima, però…”.

Lotti: “Lo so, parlà prima, però…”.

Don Fabrizio: “Te cerca di stare tranquillo e di collaborare più che puoi, insomma”.

Lotti: “Però… e…”.

Don Fabrizio: “E’ l’unico modo per te per metterti la coscienza tranquilla”.

Lotti: “Lo so”.

Don Fabrizio: “D’altra parte se si è in ballo… bisogna… “.

Lotti: “Non ci sono altro che io, ce n’è tanti… non è che… “.

Don Fabrizio: “E lo so! Lo vedo, da notizie che vengono fuori, che è un giro piuttosto, piuttosto… però insomma se tu dai il contributo per la ricerca della verità per quello che tu sai tu fai una bella cosa”.

Lotti: “E lo so”.

Don Fabrizio: “Ci sono di mezzo decine di morti, capito?”.

Lotti: “Tante cose non è mica detto che le sappia tutte io”.

Le frasi “ce n’è tanti” e “ non è mica detto che le sappia tutte io” fa suppore che ci siano altre persone coinvolte e che il Lotti non le conosca.

https://www.mostrodifirenze.com/1996/06/14/14-giugno-1996-intercettazione-telefonica-tra-don-fabrizio-poli-e-giancarlo-lotti/

Dei feticci ne parla Giancarlo Lotti l’11 marzo 1996, quando, ospite di una struttura del servizio centrale di protezione, dove rilascia spontaneamente dichiarazioni relative sia all’omicidio di Vicchio del 1984 che su quello del 1985 avvenuto a Scopeti. Dopo aver ucciso a Vicchio, Pia Rontini e Claudio Stefanacci,

Chiesi anche a Mario che cosa facevano delle parti della donna che lui aveva tagliato e che io avevo visto avevano messo in una specie di sacchetto o busta, Mario mi rispose che non me lo poteva dire,”

Riguardo la sorte dei feticci, asportati alla vittima femminile uccisa a Scopeti, Lotti riferisce:

Voglio precisare anche che Mario mi disse che le parti della donna che lui aveva asportato li aveva portati a casa Pietro per nasconderli nel garage mettendoli in “un involto”. Mario mi disse che Pacciani voleva farli mangiare alle figliole ma non so se effettivamente lo abbia fatto.”

Il 9 aprile 1996, alle 20:30, presso gli uffici della Questura, Giancarlo Lotti propone un diverso uso dei feticci:

Dopo tre o quattro giorni dal delitto di Vicchio incontrai Vanni nel piazzone di San Casciano e mi disse che bisognava andare a Mercatale da Pietro per prendere una lettera da mandare. Andai così con Mario nella casa di Pietro che si trova a Mercatale in una piazzetta nei pressi della quale vi è una specie di Coop.(…) Pacciani dopo il nostro arrivo scese giù nel garage e tornò con una boccia di vetro in mano contenente un liquido scuro e da questa boccia prese qualcosa che collocò prima in un foglio, che dopo aver piegato, mise a sua volta in un altro foglio di giornale, chiudendo il tutto nella busta sigillata. (…) Non ho visto quelle cose proprio perbene. Può darsi che erano quelle cose che avevano tagliato in occasione dell’omicidio”.

Il 15 novembre 1996, Lotti consegnò una sua lettera manoscritta nella quale per la prima volta, fece riferimento ad un “dottore” che avrebbe pagato somme di denaro per ricevere i feticci femminili, in un italiano illeggibile, il cui contenuto da me traslitterato è:

Sono andato a casa, a letto. Ma non mi riusciva di dormire. Dove le date queste cose della donna ?Il seno, e la vagina: Mario voglio sapere a chi le date. Il Dr. Dal quale si serviva Pietro Pacciani. Vi pagava in soldi? Ma quello ( Mario Vanni) non mi voleva dire cosa ne faceva della vagina e perché faceva queste cose mostruose. Ma io no ( non le ho fatte) gli altri le han fatte. Non avete rimorsi? A me fate schifo! siete come bestie voi. !Mario e Pacciani se fosse per me vi farei sparire per sempre dalla circolazione”.

Il 27 novembre 1997 durante il processo “ai compagni di merende” alla domanda del P.M.

Questo dottore lo conosceva meglio Pietro di Mercatale. Ma come mai loro – o Pacciani – conosceva questo dottore? Era legato, questo dottore, a questi delitti? O non c’entra nulla?”

Lotti rispose: “M’hanno detto che questo dottore andava da Mercatale, da Pietro, per prendere questa roba delle donne e basta……… Dice che gliela pagava questa roba qui, poi io…

P.M.: Pagava, nel senso dava i soldi? e questo denaro chi lo prendeva?

Lotti : Si … lo prendeva Pietro

Poi sempre il Lotti disse che vide questo dottore in macchina a San Casciano parlare con Vanni per avere i feticci e andarono assieme da Pacciani ma non lo vide bene e la macchina non la riconobbe.

Il Pucci disse che Faggi era a Scopeti il giorno dell’omicidio, che andò via per primo, ma con lui c’era un’altra persona.

La pista dei mandanti, non nasce dal nulla, anzi, è l’unica spiegazione plausibile ai capitali di Pacciani e alla disponibilità di denaro del Vanni. Se si crede al Lotti, non si può trascurare la pista dei mandanti.

22 Gennaio 2025 Il testimone Dario X ci racconta il suo collega Giancarlo Lotti di Claudio Costa
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