the master of San Casciano: boots on the ground
IL CENTRO CULTURALE G. SARCHIANI
dott. Luca Pingitore e dr. parker
Premessa.
Questo articolo si propone di approfondire i fatti conosciuti riguardanti il Centro Culturale G. Sarchiani di San Casciano in Val di Pesa. Pur non essendo confermata alcuna connessione diretta con i noti avvenimenti, riteniamo importante condurre un’analisi dettagliata per fornire una visione più completa del contesto storico e sociale in cui tali eventi si sono sviluppati. L’articolo è strutturato in tre sezioni: una introduzione dedicata alla figura di Giuseppe Sarchiani, una descrizione della borgata di San Casciano che porta il suo nome e infine un’analisi dei dati disponibili sul Centro Culturale G. Sarchiani. L’articolo si conclude con alcune riflessioni generali finali.
Giuseppe Sarchiani.
Il centro culturale è dedicato a Giuseppe Sarchiani (21 dicembre 1746–1821) una figura di spicco della cultura toscana. Nato a San Casciano, Sarchiani si distinse in molteplici ambiti culturali e accademici. Dopo una formazione umanistica presso il ginnasio fiorentino degli Scolopi, approfondì la letteratura greca e in particolare l’Odissea. Nonostante la laurea in giurisprudenza conseguita all’Università di Pisa, dove vi rimase per l’esercizio della professione per circa sei anni, la sua carriera si orientò verso un impegno intellettuale più ampio.
Infatti il Granduca Pietro Leopoldo lo coinvolse nelle riforme giuridico-amministrative, alle quali Sarchiani contribuì con i suoi scritti e riflessioni sull’agricoltura e sulla cultura rurale, temi centrali in un’epoca in cui la Toscana cercava di conciliare il progresso economico con il rispetto per le tradizioni locali. Attraverso articoli e trattati sull’economia agricola, Sarchiani dimostrò sensibilità verso l’evoluzione delle pratiche agrarie e un’armonica integrazione con le radici locali.
Dal 1791 al 1817, ricoprì la carica di segretario dell’Accademia dei Georgofili di Firenze. Il 2 settembre 1808, su nomina di Napoleone Bonaparte, entrò a far parte del comitato di sette dirigenti incaricati di restaurare l’Accademia della Crusca e avviare la pubblicazione di una nuova edizione del Vocabolario, la cui prima edizione risaliva al 1612. Lavorò alla quinta edizione del Vocabolario della Crusca fino alla lettera “O”, ma l’opera non venne completata.
Giuseppe Sarchiani morì nel 1821 e fu sepolto nella Basilica di Santa Croce a Firenze. È meno noto, però, che la casa natale di Sarchiani si trova a San Casciano in Val di Pesa, in Borgo Sarchiani, al civico 52, un luogo oggi intitolato a lui come tributo alla sua memoria e al suo contributo alla cultura toscana. Sull’epigrafe commemorativa posta sulla casa natale si legge: “A Giuseppe Sarchiani Letterato economista insigne Degno della fiducia di Pietro Leopoldo e dell’elogio del sommo Niccolini il Municipio di S. Casciano li 6 giugno 1896″.
Borgo Sarchiani.
L’antico Borgo Romano (o Senese) avrebbe secondo alcune fonti mutato nome attorno a metà del XIX secolo in Borgo Sarchiani in onore del letterato. Nel corso del tempo, il quartiere (o meglio borgata) ha ospitato una vivace varietà di attività artigianali e commerciali, che hanno contribuito a renderlo un polo della vita sociale del paese. Tra le attività più significative si ricorda la presenza in Borgo Sarchiani del sellaio-valigiaio Vincenzo Cappuccini, del sellaio Fontanelli, di un parrucchiere, di una macelleria, della falegnameria Del Re e soprattutto delle Officine Grafiche Stianti, di cui si parlerà successivamente.
Oltre alla casa natale di Giuseppe Sarchiani, il quartiere è noto anche per aver ospitato, alcuni dei personaggi coinvolti nella complessa vicenda giudiziaria legata al caso dei mostri di Firenze.
Chi abitava in Borgo Sarchiani.
Secondo quanto riferito della testimone nei processi ai compagni di merende, la sig.ra Gabriella Ghiribelli avrebbe vissuto al civico 29 di Borgo Sarchiani, anche se il periodo esatto non è stato specificato. Sembra comunque che vi abbia continuato a risiedere, nonostante un trasferimento a Firenze, almeno tra il 1982 e il 1986 (dal 1984 al 1996 secondo altre fonti).
Norberto Galli (il compagno di Gabriella Ghiribelli) invece, si sarebbe trasferito al civico 80 di Borgo Sarchiani nei primi mesi del 1985, lasciando la fattoria di Montagnana, dove aveva affrontato difficoltà a causa della gelata di quell’anno. La sua abitazione si trovava in una corte interna, accanto a un’officina meccanica. Di fronte viveva una donna separata di nome Bagnoli, mentre al piano superiore risiedeva un uomo chiamato Russo, descritto come pregiudicato. Galli avrebbe vissuto in questa casa almeno fino al maggio 1986, quando fu arrestato. Per un periodo non definito, forse di circa un anno, avrebbe convissuto con la compagna Ghiribelli, sebbene non sia stato accertato se al civico 80 o al civico 29.
Il postino Mario Vanni, nato a San Casciano il 23 dicembre 1927, risulterebbe aver risieduto in Borgo Sarchiani al civico 128.
Anche l’altro compagno di merende Giancarlo Lotti risultò essere tornato a vivere in Borgo Sarchiani n.25 nel 1971, dove avrebbe abitato fino al 1982, periodo in cui viveva insieme alla madre ancora in vita. In una occasione probabilmente nel 1981 la moglie del mago Salvatore Indovino di via di Faltignano, Filippa Nicoletti, si sarebbe trasferita con le valige a casa dello stesso Lotti in Borgo Sarchiani.
Le Officine Stianti.
Le Officine Grafiche Fratelli Stianti hanno svolto un ruolo centrale nella storia industriale di San Casciano, contribuendo in modo significativo allo sviluppo economico e culturale del paese. Fondate nel 1888, le Officine inizialmente si trovavano in piazza dell’Orologio, ma successivamente si trasferirono in Borgo Sarchiani.
Nel corso degli anni, le Officine Stianti si affermarono come una delle più importanti industrie grafiche italiane, collaborando con prestigiose case editrici nazionali e internazionali. La qualità eccelsa del lavoro attrasse l’attenzione di editori di fama, rendendo San Casciano un centro riconosciuto per l’eccellenza nella stampa. Nonostante la cessazione delle attività nel 2004, l’eredità storica e culturale delle Officine rimane profondamente radicata nella memoria collettiva della comunità. Attualmente (2024) su una parte del vecchio complesso industriale Stianti è in corso la costruzione del nuovo palazzo comunale polifunzionale1.
Alberto Bevilacqua e le Officine Grafiche Stianti Srl.
Un episodio particolare legato alle Officine Grafiche Stianti è stato riportato dalla giornalista Gabriella Carlizzi, secondo cui l’autore Alberto Bevilacqua avrebbe stampato una remota edizione di un suo libro presso le Officine Stianti. Secondo la Carlizzi, questo fatto avrebbe dimostrato un legame diretto dello scrittore Bevilacqua con San Casciano ovvero con la scena dell’ultimo duplice omicidio di Scopeti. Tuttavia, il 29 marzo 1995, il GIP, dott. Antonio Crivelli, avrebbe giudicato che il presunto punto di contatto tra Alberto Bevilacqua e San Casciano, insieme ad altri elementi sollevati dalla Carlizzi attraverso le dichiarazioni di Anna Maria Ragni, “sarebbe puntualmente smentito o non supportato da alcunché”, decidendo di rinviare la Carlizzi a misura di custodia cautelare.
Infatti, secondo un verbale riportato nel libro della Carlizzi “Lettera ad Alberto Bevilacqua2” (1996), il 22 marzo 1995 la squadra mobile di Firenze, sezione SAM, avrebbe condotto indagini per verificare la notizia relativa alla stampa di libri di Bevilacqua presso le Officine Stianti. L’ispettore di P. S. Riccardo Lamperi, insieme all’assistente capo della P.S. Alessandro Venturini, interrogò Nevio Borsotti (nato e residente a Barberino di Mugello), consulente amministrativo delle Officine Grafiche Stianti Srl e Fabio Perugini, ragioniere presso la stessa società. Entrambi, assunti due anni prima ovvero nel 1993, avrebbero dichiarato di non essere a conoscenza di libri di Alberto Bevilacqua stampati presso le Officine e di non aver trovato alcun riscontro in tal senso, nemmeno dopo una ricerca informale negli archivi.
Nonostante queste dichiarazioni, la Carlizzi sostiene nel suo libro “Lettera ad Alberto Bevilacqua” di aver condotto personalmente una ricerca presso la Biblioteca Nazionale di Roma. A pagina n.231 afferma infatti: “mi fu possibile reperire ed estrarre copia autentica del noto libro di Bevilacqua “L’amicizia perduta”, sul quale spiccava chiaro il timbro: “Stampato nelle Officine Grafiche Fratelli Stianti – San Casciano Val di Pesa (FI) – Maggio MCMLXI”. Inoltre, nella pagina successiva, la Carlizzi aggiunge che anche altri libri di Bevilacqua, tra cui Bevilacqua “Io amo, tu ami”, “Tutti a casa”, “Il gobbo” e “Il giudizio universale”, stampati negli anni Sessanta, riporterebbero lo stesso timbro indicatore di stampa presso le Officine Stianti.
Il Centro Culturale G. Sarchiani.
Il Centro Culturale (indicato anche come Circolo Culturale) G. Sarchiani di San Casciano, rappresenta il fulcro di questo articolo, ma resta avvolto in una certa ambiguità, con pochi riscontri documentali disponibili. Condurre una ricerca su questo circolo culturale si è rivelato particolarmente impegnativo. L’articolo che presentiamo costituisce un primo approfondimento, che richiederà ulteriori ricerche e sviluppi futuri.
La sede e finalità del circolo culturale non sono note. Tuttavia, alcune testimonianze aiutano a delineare, seppur marginalmente, i contorni del Centro. Tra queste, la dichiarazione del farmacista di San Casciano: “Dipingo da sempre e sotto il patrocinio del Centro Culturale G. Sarchiani ho esposto alcune volte fra i quindici e i venti anni3”. È noto che il farmacista avrebbe esercitato l’attività parella di pittore e artista firmando le sue opere con il codice fiscale o con la partita iva “per essere cosi meglio identificato”. Ma la dichiarazione riportata inerente al Centro Culturale ci dice egli avrebbe esposto le sue opere sotto il patrocinio del Centro, presumibilmente frequentandolo in quel periodo. A tal proposito, sarebbe utile verificare se anche Pietro Pacciani, noto per le sue abilità nel disegno, frequentasse lo stesso centro culturale.
Il Centro potrebbe aver possibilmente ospitato un cine-club4 ed era, per quanto noto, orientato principalmente verso la disciplina artistica.
Per determinare l’esatta ubicazione del Centro Culturale all’interno del paese di San Casciano, dobbiamo ricorrere ad ipotesi. Può essere utile considerare la presenza di una scuola media intitolata a G. Sarchiani sul territorio. La scuola, fondata nel 1946, sarebbe stato un istituto paritario riconosciuto dal C.I.F. (Centro Italiano Femminile) di Firenze. La scuola avrebbe avuto la propria sede in un appartamento appartenente alle signorine Lumachi, con Maria Luisa Checcucci Lumachi come preside. Altri Lumachi saranno nuovamente menzionati nel prosieguo dell’articolo, per il momento si tenga presente questo riferimento.
Tornando alla scuola G. Sarchiani si riscontra che nel 1950 l’istituto si sarebbe trasferito a Villa Borromeo e nel 1955 nelle stanze dei Perseveranti presso il Teatro Niccolini. Tra gli insegnanti si ricordano: Cellai (matematica), Don Ivo (religione), Don Poggi (italiano e latino) e Otello Pampaloni (francese).
Nel 1960 la scuola sarebbe diventata statale e si può ipotizzare che disponesse di una propria biblioteca. Alcuni libri provenienti dall’istituto presenterebbero il timbro “Istituto G. Sarchiani – Biblioteca G. Sarchiani”. Successivamente, questi volumi confluirono nel patrimonio della biblioteca comunale, come attestato dal timbro “Comune di San Casciano in Val di Pesa – Biblioteca Comunale G. Sarchiani”.
Oltre alla scuola media, vi sarebbe stato anche un asilo nido privato denominato “Mamma Teresa”, fondato nel 1869 e intitolato a Sarchiani, che dal 1961 passò sotto la gestione comunale. Non è chiaro se vi fosse un legame, qualora esistente, tra l’asilo e la scuola media, né se anche l’asilo fosse diretto dalla stessa signora Lumachi come sembrerebbe da alcuni riscontri.
In assenza di fonti attendibili sulla localizzazione del Centro Culturale G. Sarchiani, si può ipotizzare con un certo grado di approssimazione che esso fosse ospitato nei locali del Circolo ACLI situato in via Lucardesi. Questo compound, delimitato da via Roma, Piazza Alcide De Gasperi e via Lucardesi stessa, ospitava diverse strutture di rilievo: il Teatro Comunale Niccolini, l’adiacente Accademia dei Perseveranti, la Chiesa del Suffragio e il Circolo ACLI. Quest’ultimo, inaugurato nel maggio del 1955, disponeva di spazi multifunzionali, tra cui un cinema-teatro e un’arena estiva tuttora esistente. Nel Circolo ACLI si svolgevano numerose attività culturali, tra cui mostre di pittura e fotografia, organizzate dalle varie associazioni facenti capo al Circolo stesso. È quindi plausibile che il Centro Culturale G. Sarchiani fosse una delle associazioni operanti all’interno del Circolo o che, almeno, ne utilizzasse i locali per eventi e per stabilire una sede formale. Le attività attribuite al Centro, come il cine-club e le mostre pittoriche, risultano particolarmente coerenti con la dotazione di spazi del Circolo, comprendenti un teatro-cinema, un’arena estiva e ambienti idonei all’organizzazione di esposizioni artistiche. Oggi, negli spazi adiacenti, si trovano la Biblioteca Comunale e soprattutto la Casa delle Associazioni, che potrebbe rappresentare una moderna evoluzione delle funzioni svolte dal Circolo ACLI negli anni Sessanta.
Le scarne informazioni sulle attività del Centro Culturale indicano proprio una mostra organizzata dal 1° al 18 novembre 1962, in cui furono esposte opere di artisti del calibro di Vinicio Berti5, Antonio Bueno6, Riccardo Guarneri, Silvio Loffredo, Paolo Masi, Alberto Moretti, Gualtiero Nativi7, Nello Bini e Marcello Guasti. La presentazione della mostra sarebbe stata curata da Franco Lumachi.
Maggiori dettagli sulla realtà del Centro Culturale vengono forniti da Silvano Callaioli, che frequentò il Centro negli anni Cinquanta e Sessanta. Callaioli afferma che il Centro sarebbe stato diretto dal professor Franco Lumachi, il quale, grazie alla sua amicizia e al suo sostegno, lo avrebbe introdotto in ambienti culturalmente evoluti. Inoltre, Callaioli riferisce di aver collaborato con la segreteria della scuola media Giuseppe Sarchiani.
Franco Lumachi.
A questo punto della ricerca in oggetto, è opportuno approfondire la figura del professor Franco Lumachi che risulterebbe il direttore del Centro Culturale8. Secondo Silvano Callaioli, Lumachi sarebbe stato figlio della preside dell’Istituto G. Sarchiani, quindi possibilmente della signora Maria Luisa Lumachi. Inoltre, una dichiarazione di Cristina Lemmi, professoressa di lettere presso le scuole medie di San Casciano dal 1982 al 2008, riporta che un professore di lettere con lo stesso nome, Franco Lumachi, sarebbe stato suo insegnante. La Lemmi descrive Lumachi come un docente che “utilizzava un metodo all’avanguardia con ore di compresenza soprattutto nell’ambito letterario9”.
Sarebbe meritorio approfondire ulteriormente per determinare con esattezza se la persona menzionata come direttore del Centro Culturale fosse coincidente o un omonimo del docente dell’Università degli Studi di Firenze, sociologo ed esperto di pedagogia dell’educazione, nato a San Casciano il 21 giugno 1929. Quest’ultimo avrebbe collaborato con il prof. Antonio Carbonaro in indagini sociologiche sui giovani della provincia fiorentina10. Un’altra ricerca avrebbe approfondito il ruolo della donna nella società11. Possibilmente lo stesso docente avrebbe diretto un gruppo teatrale denominato Teatro Prova, tenuto un convengo nel 1969 sulle esperienze delle associazioni popolari e svolto con altri professionisti un’indagine sull’edilizia scolastica nei comuni del Chianti fiorentino.
È interessante osservare che il professore esperto di sociologia, compare in una pubblicazione di settore del 1975, dove viene indicato residente a San Casciano in Val di Pesa, in via Borromeo (civico omissis, numero di telefono omissis, nda). In questa stessa via si trova Villa Borromeo, che come si è già detto in precedenza, dal 1950 al 1955 avrebbe ospitato la scuola G. Sarchiani. Nella medesima pubblicazione specialistica, oltre a molti altri sociologi, è menzionato anche il professor Franco Ferracuti, medico chirurgo, docente universitario di criminologia presso l’Università di Roma, consulente del servizio segreto civile (SISDE) e mentore del professor Francesco Bruno. Alla memoria del professor Ferracuti (oltre che al misterioso colonnello Corsi) è dedicato il libro di Aurelio Mattei “Coniglio il martedì12” (1993).
Villa Borromeo.
Villa Borromeo fu costruita nel XIV secolo lungo la via che collega Firenze con Siena e Roma. Dopo diversi passaggi di proprietà, tra cui quello alla famiglia Capponi nel Settecento, la villa acquisì nuove funzioni nel XX secolo. Negli anni Cinquanta ospitò brevemente la scuola G. Sarchiani e nel 1957 fu trasformata in un ristorante, attività che continua ancora oggi.
Nel corso del tempo, il ristorante della villa divenne un punto di riferimento per incontri prestigiosi, accogliendo numerosi attori e figure politiche di rilievo. Tra gli ospiti celebri si ricordano Liz Taylor e Richard Burton, così come personalità di spicco dell’Unione Sovietica, tra cui il ministro degli Esteri Andrej Gromyko, che probabilmente visitò la villa durante il suo viaggio in Italia nel 1966, in occasione di un colloquio riservato con Aldo Moro.
A partire dagli anni Sessanta, la villa fu teatro di pranzi conviviali, sebbene la natura organizzativa di questi eventi rimanga non nota. Oggi, Villa Borromeo continua a essere un luogo di incontri, ospitando, tra le altre attività, le riunioni del club Rotary.
Una serata a Villa Borromeo.
Le dichiarazioni di Lorenzo Nesi del 2003.
Lorenzo Nesi è uno dei testimoni chiave che, con le sue dichiarazioni, contribuirà ad aggravare la posizione di Pietro Pacciani e Mario Vanni. Durante i processi, pur essendo legato a Vanni da un rapporto amicale, fornirà infatti testimonianze che delinearono un contesto sfavorevole agli imputati.
Tuttavia, assumono particolare rilevanza le dichiarazioni rilasciate da Nesi intorno al 2003 nell’ambito delle indagini condotte dal Gruppo Investigativo sui Delitti Seriali Firenze-Perugia. In questo contesto, Nesi fornirà una serie di informazioni significative, tra cui uno stralcio che tratteggia una figura apparentemente omonima del professor citato in precedenza. Questa dichiarazione non è mai stata approfondita nel contesto che qui viene per la prima volta esaminato. Tuttavia, non esiste alcun riscontro che confermi si tratti della stessa persona (di quella nominata in precedenza), anzi è totalmente logico considerarlo un semplice caso di omonimia.
Nel corso del verbale del 22 (o 20) maggio 200313 Nesi avrebbe dichiarato che “la foto n. 3 riproduce il nipote del Lumachi di cui vi ho parlato, ossia del travestito che frequentava le persone da me indicate e cioè il Vitta, il Calamandrei, il Valeriano Raspolini ed il biondino da me riconosciuto nelle prime foto dell’album visto nelle precedenti occasioni e che mi avete detto chiamarsi Francesco Narducci. Questo giovane Lumachi è figlio di Mario Lumachi, è una brava persona, e lo zio è il travestito, il cui nome è Lumachi Franco”.
Nella nota investigativa del Gides n.133/05 si riporta in merito alle dichiarazioni di Nesi che: “si dava atto che la foto n.3 era quella di Lumachi Riccardo (compreso nell’elenco dei sospetti di cui alla nota del 14.7.1987 al n. 143 – stessa nota in cui figurano il Narducci e il Fiesoli – nonché nella nota del 28.2.1986 nella quale figurano il Fiesoli e il Pietro Pacciani. Il nominativo di Lumachi Franco, invece, è inserito in un elenco di persone segnalate per i delitti del Mostro – elenco allegato alla nota n. 248/96-1 del 24.6.1987 dei carabinieri di Firenze – tra le quali c’è anche il nome di Pacciani Pietro”.
Sembra quindi che Nesi abbia già menzionato questo Lumachi, riferendosi a lui con l’espressione di cui vi ho già parlato e identificandone il nipote, Riccardo, nella fotografia n. 3. Nesi descrive questo individuo, il cui nipote sarebbe Riccardo e il padre Mario (definito da lui come una brava persona) come un travestito che avrebbe frequentato il farmacista e altre persone raramente citate da appassionati e ricercatori del caso dei mostri di Firenze. Tra le persone che Nesi colloca in questo gruppo figura anche il medico FN.
È possibile che, durante questa testimonianza, Lorenzo Nesi si riferisca a quella precedentemente resa l’8 aprile 2003, in cui avrebbe dichiarato, in risposta alla richiesta di fornire i nomi di persone in grado di fornire dettagli sul sig. Vitta: “oltre le persone da me indicate nel verbale del 4 aprile, ricordo tale Franco Lumachi, che ricordo essere un travestito che si prostituiva nei pressi delle Cascine negli anni 70-80. Tale Lumachi, che abitava a San Casciano frequentava il gruppo di persone altolocate da me indicate nel precedente verbale. Ricordo ancora Valeriano Raspolini, nato e vissuto a San Casciano, precisamente in via Degli Scopeti. Il Raspollini Valeriano sicuramente conosce anche l’altra persona che vedevo insieme al Vitta, cioè l’uomo che ho riconosciuto nelle foto n.2 e 4 (FN)”.
Un soggetto omonimo, indicato con nome, cognome e la qualifica di “prof.” e numero di telefono, compare in una rubrica in possesso del farmacista, risultante dalla perquisizione del 7 luglio 1998.
È fondamentale proseguire con un approfondimento delle ricerche riguardo al soggetto indicato da Lorenzo Nesi come travestito. Nesi lo descrive come un frequentatore di un gruppo di persone appartenenti a ceti altolocati a San Casciano. Tra questi soggetti vi colloca anche il medico perugino FN. Ulteriori analisi potrebbero rivelare dettagli cruciali sulla sua identità e sul suo ruolo all’interno di questo gruppo, nonché eventuali connessioni con altri individui o attività rilevanti per il caso in questione.
Altri approfondimenti andrebbero condotti per appurare se il soggetto indicato da Nesi fosse parente o coincidente al soggetto indicato come coinvolto nelle attività del Centro Culturale G. Sarchiani, che fin qui si è ipotizzato trattarsi di un mero caso di omonimia.
La loggia dei finocchi coperti.
Il contesto evocato da Lorenzo Nesi del 2003 rimanderebbe alle dichiarazioni rese nel 2002, dall’avvocato folignate Claudio Caparvi che, in merito al caso dei mostri di Firenze, dichiarò spontaneamente agli inquirenti che “avevano costituito una sorta di loggia di finocchi coperti”, riferendosi a confidenze ricevute dal suo amico, il medico Ferruccio Farroni.
Di Caparvi, “un vero personaggio: istrionico, simpatico e grande cultore dell’amicizia e della goliardia”, storico esponente del MSI di Foligno, si è parlato nell’articolo “postfascismo e neofascismo a Perugia14”.
Farroni, a sua volta, affermò che questi “personaggi fiorentini potenti” avrebbero “organizzato i delitti” con “assoluta certezza”.
Stando alle dichiarazioni dell’avv. Caparvi e del medico Farroni, oltre che al quadro generale già esaminato in altri articoli, l’omosessualità potrebbe rappresentare il sottotesto dominante del contesto in cui si sarebbe sviluppata una certa rete di influenze, forse di natura esoterica, che avrebbe avuto un ruolo nei delitti attribuiti al cosiddetto mostro di Firenze. In questo quadro, si ricordano i rapporti omosessuali che Pacciani avrebbe intrattenuto con Lotti, il tizio definito da Fernando Pucci come era un tipo un po’ finocchino (FN), lo stilista di colore italoamericano morto a causa di aids, ma soprattutto una serie di morti sospette di travestiti e omosessuali, avvenute nello stesso periodo a Firenze e spesso considerate come eventi collaterali legati ai delitti dei mostri di Firenze.
La lettera Cerco e Trovo.
Il 1° ottobre 1985, il Pubblico Ministero, dott. Pier Luigi Vigna, ricevette una lettera affrancata a Perugia il 28 settembre dello stesso anno. La missiva, nota come Cerco e Trovo, conteneva due annunci fotocopiati dal giornale omonimo di annunci pubblicati a Perugia. Curiosamente, questa lettera non sembra aver attirato particolare attenzione né da parte degli inquirenti né degli appassionati del caso, probabilmente fu un errore anche in ragione di un dettaglio riportato nel romanzo “Un amore all’inferno” di Diego Cugia. In esso, la signora Spagnoli, moglie del dottor FN, deceduto nei fatti del Trasimeno, attribuisce la firma f presente nella lettera proprio a suo marito.
Se si accetta con un buon grado di approssimazione che l’autore della lettera fosse FN, si potrebbe interpretare questa comunicazione come un tentativo di coinvolgere altri soggetti da parte dello stesso. Tra questi, potrebbe figurare la prostituta o il travestito responsabile degli annunci pubblicati sul giornale “Cerco e Trovo”. Il sistema di tali annunci si basava sul servizio postale del fermo posta, che garantiva un certo grado di privacy, ma consentendo lo scambio di corrispondenza e anche di denaro.
Gli annunci segnalati da FN al dott. Vigna erano associati al fermo posta di Firenze Centrale con il codice F623965. Un’indagine di polizia giudiziaria presso Poste Italiane avrebbe potuto chiarire a chi fosse intestata l’utenza fermo posta di quel codice.
FN, che si ipotizza si sentisse probabilmente intrappolato, tradito o compromesso, sembrava voler indicare un possibile complice, forse di livello elevato. È difficile credere che il dott. Vigna non abbia effettuato alcuna verifica su questa pista. Tuttavia, l’argomento non sembra essere stato approfondito.
Anche l’investigatore privato Valerio Pasquini, nel 1993, si sentì in dovere di segnalare agli inquirenti fiorentini alcune voci raccolte sul medico perugino FN, arrivando anche a produrre un dettagliato dossier. Resta un mistero il motivo per cui la SAM e la Procura di Firenze all’epoca non abbiano esplorato più a fondo il collegamento con FN e il possibile filone perugino. Questo aspetto rappresenta ancora oggi un enigma irrisolto.
Gli abusi sui minori.
Oltre al contesto latente legato al mondo dei travestiti e dei balletti verdi15, sembrerebbe emergere anche l’ombra di pratiche di abuso sui minori. Infatti a pagina 100 della sentenza “De Luca”, si trovano dei passaggi significativi riguardanti le dichiarazioni di Gabriella Ghiribelli. In particolare, si menziona che la “Marisa di Massa”, alias Veronica C., e un’altra donna, portavano bambini e ragazzini in due case per delle feste. Giancarlo Lotti avrebbe riferito alla Ghiribelli che “quando andavano alla Villa si divertivano molto perché avvenivano le orge, dove interveniva anche la Marisa che portava i bambini. Giancarlo mi raccontò anche che i bambini dovevano prima omissis (nda) fra loro, poi intervenivano gli altri che a turno omissis (nda) i bambini”.
Questo dettaglio che potrebbe richiamare le pratiche sessuali deviate di un qualche tipo di cerchio interno di una loggia ermetica, potrebbe far luce sui legami di ricatto che sembrerebbero emergere nei processi tra gli stessi compagni di merende e forse verso altri residenti di San Casciano. Questi soggetti, secondo la Ghiribelli, avrebbero partecipato agli abusi, ma tale circostanza non appare nella versione cartacea del libretto “Assolto perché il fatto non sussiste”, distribuito nel 2009 da Metropoli, allegato a un quotidiano locale del Chianti.
Il volume avrebbe dovuto riportare in “maniera pressoché integrale” le motivazioni della sentenza del giudice Silvio De Luca, che assolse il farmacista dall’accusa di essere il mandante dei delitti, perché il fatto non sussiste. Tuttavia, il citato stralcio della Ghiribelli, ommesso nella copia distribuita nel Chianti, è in grado di offrire un nuovo significato agli abusi di Pacciani sulle proprie figlie e sul contesto in cui maturarono.
Nel Chianti potrebbe possibilmente emergere un ambiente complesso, popolato da figure di vari livelli: dai compagni di merende fino a medici e professionisti. Si delinea l’immagine di un circolo di omosessuali che, per ragioni non chiarite, ma forse legate alle ritualità (gli arcana arcanorum di cui si è data ampia trattazione nell’articolo “il gruppo fiorentino16”) di certe cerchie interne di confraternite ermetiche, compie anche abusi su minori. Strutture con caratteristiche simili sono state notate in altri contesti, spesso collegate ai delitti dei mostri di Firenze.
Tra le attività che una rinnovata Commissione d’Inchiesta Parlamentare dovrebbe intraprendere, secondo chi scrive, vi è l’approfondimento delle testimonianze di Veronica C. La signora Veronica, possibilmente ancora in vita, era già stata indicata nel 2021 dal dott. Michele Giuttari come una figura chiave da ascoltare nuovamente per fare chiarezza sul coinvolgimento di minori nei luoghi in cui lei era presente. Oggi, le sue dichiarazioni potrebbero essere analizzate in una prospettiva diversa, alla luce del maggiore grado di conoscenza e comprensione maturato sul caso nel corso del tempo.
Le esperienze comunitarie: il caso dei Campeggi del Chianti.
In temi di abusi sui minori è opportuno ricordare le numerose esperienze comunitarie che si sono sviluppate negli anni Sessanta e Settanta in contesti limitrofi, le quali, in alcuni casi, hanno dato origine a vicende drammatiche, come nel caso della nota comunità di Vicchio e di quella di Certaldo in cui rimase coinvolta anche la futura attrice statunitense Rose Arianna McGowan allora minorenne. Uno dei fondatori della comunità di Vicchio, dove l’abuso sui minori fu elevato al rango di sistema, è collegato al caso dei mostri di Firenze per quattro gradi di connessione:
La testimonianza del sig. Biscotti che vide RF nei pressi della piazzola del delitto di Scopeti il venerdì antecedente alla data ufficiale del delitto.
L’inserimento in almeno una lista di sospetti.
L’attiguità tra l’abitazione del medico indicato dal legionario e la nota comunità di Vicchio.
Il rinvenimento di un bossolo possibilmente cal.22 nei pressi dell’abitazione dello stesso medico.
Si potrebbe aggiungere anche il medesimo pattern di omosessualità e abusi sui minori.
In altri casi, come quello recentemente storicizzato dei “Campeggi dei Comuni del Chianti Fiorentino”, le esperienze comunitarie si sarebbero rivelate esempi positivi. I campeggi estivi del Chianti furono promossi sotto l’iniziativa del prof. Giampaolo Lumachi, patrocinati o sostenuti dagli enti pubblici e offrirono a numerosi adolescenti del territorio l’opportunità di vivere esperienze di campeggio in diverse località: Sardegna (1972-1973-1974-1975-1976), Camaldoli (1972), Igea (1972), Val d’Aosta (1973), Sicilia (1973), Arcidosso (1974) e Amiata (1975).
Il dott. Giuliano Mignini e il supplemento d’inchiesta sulle logge di tipo omossessuale.
A seguito della consulenza tecnica richiesta dal dott. Mignini al professor Massimo Introvigne, esperto di esoterismo, si registrò una successiva richiesta di integrazione alla perizia fornita da Introvigne. Questa richiesta fu motivata possibilmente dalla percezione che la consulenza iniziale non fosse sufficientemente esaustiva, al punto da necessitare un supplemento17 composto da cinque quesiti aggiuntivi.
Tra questi, il quesito n. 1 riguarda il tema della “magia sessuale e magia omosessuale”. In particolare, venne chiesto al consulente di chiarire “se nel milieu descritto nella relazione fossero diffuse logge o conventicole di tipo omosessuale”.
La riflessione che emerge è che, già nella seconda metà del 2002, il dott. Mignini avesse intuito la natura del contesto in cui si erano consumati i delitti, cercando di delineare un quadro esoterico attraverso il contributo di un esperto. Tuttavia, almeno per quanto concerne dr. parker, né la consulenza né il supplemento d’indagine si rivelarono strumenti adeguati a fornire agli organi inquirenti una rappresentazione chiara e rappresentativa del panorama esoterico. Se tale carenza sia da attribuire a dolo o colpa, non è oggetto di interesse per chi scrive.
Il memoriale Rizzuto.
Domenico Maria Rizzuto, pregiudicato, rilasciò dichiarazioni al dott. Mignini e ai carabinieri di polizia giudiziaria a Vicchio, sebbene quest’ultimo verbale non sia di dominio pubblico. Inoltre, il 30 maggio 2005, consegnò al dott. Mignini un memoriale in cui delineava i contorni di una presunta cupola massonica coinvolta in “riti esoterici, conditi di orge omosessuali, zoofile e pedofile”, collegata in qualche modo ai delitti dei mostri di Firenze.
Le dichiarazioni di Rizzuto non furono ritenute credibili e probabilmente portarono alla sua condanna. Tuttavia, emerge un dato significativo: alcune delle affermazioni riportate nel suo memoriale anticiparono di circa nove anni lo scandalo che coinvolse la nota comunità agricola di Vicchio, oggetto delle sue accuse che sarebbero iniziate nel 2002. Solo a partire dal 2011, infatti, la comunità venne progressivamente accusata di abusi sistematici sui minori affidati e di una sorta di omosessualità imposta. Su questo specifico aspetto, si può ritenere che Rizzuto avesse effettivamente ragione.
Un elemento evocativo riguarda l’indicazione, da parte di Rizzuto, di un certo sig. G. C. tra gli accusati di appartenere a questa presunta cupola. G.C. era descritto come coinvolto nei riti e secondo Rizzuto sarebbe stato anche il proprietario di un ingrosso di stoffe con l’insegna “American Agency”.
G.C., sempre secondo le dichiarazioni di Rizzuto, non era nuovo a pratiche sessuali le quali, spesso, comprendevano anche atti di pedofilia e proprio con queste motivazioni G. C. era solito recarsi in Brasile, a Rio de Janeiro. Particolare che, anche se qui fuori contesto, richiama i lunghi periodi di soggiorno nella metropoli brasiliana da parte del noto playboy pratese nonché frequentatore di locali notturni fiorentini ed anche egli operante in ambito tessile, Paolo P. Un personaggio anche esso sfiorato dalla vicenda “Mostro” nel corso delle presunte indagini svolte dell’ispettore Napoleoni aventi ad oggetto il medico di Perugia FN. Tale Paolo P. risulterà poi coinvolto in un presunto tentativo di violenza sessuale all’atto del quale si sarebbe autodefinito “il mostro di Firenze”. L’appartamento in centro a Firenze dove lo stesso avrebbe provato a consumare il reato che alcuni ipotizzano fosse il luogo di conservazione dei feticci dei delitti da parte di FN, secondo una particolare ipotesi di ricerca, altro non era che una garçonnière in uso ad entrambi i personaggi. Tornando al memoriale Rizzuto sarebbe opportuno approfondire il dettaglio delle sue dichiarazioni inerenti G.C. che potrebbero sembrare marginali e verificare se Rizzuto abbia fornito ulteriori indicazioni al riguardo.
Altri dettagli forniti da Rizzuto si rivelarono in seguito significativi, come la presenza di FN nel contesto descritto, giustificata anche dalla sua professione di medico, utile per evitare il ricorso a strutture sanitarie esterne. Inoltre, Rizzuto affermò che FN frequentava Vicchio. Tale affermazione fu successivamente confermata dalle dichiarazioni del legionario, il quale dichiarò nel 2018 che FN era solito recarsi a Vicchio “con altre persone. FN veniva lì, non era mica solo18“.
Un apporto di Rizzuto che merita attenzione riguarda la presenza di una realtà buddista, la quale, a suo dire, avrebbe fornito una copertura per i riti celebrati all’interno della nota comunità agricola di Vicchio. Questo gruppo buddista deviato avrebbe subito una “commistione con dottrine esoteriche di tipo pagano e in particolare con il culto di Iside”. Inoltre, parrebbe leggendo Rizzuto che, oltre a fungere da facciata legittima, comprendesse un cerchio interno, gli arcana arcanorum, dove si svolgevano tali pratiche segrete. Sempre secondo Rizzuto, questa realtà, di matrice giapponese, sarebbe stata in rapporti non meglio specificati con la comunità Hare Krishna.
Ulteriori ricerche dovrebbero approfondire se il contesto descritto da Rizzuto possa essere successivo alla formazione dell’ambiente originario, considerando che la nota comunità agricola si stabilì a Vicchio soltanto tra il 1984 e il 1985. In alternativa, sarebbe utile indagare l’eventuale esistenza di connessioni, analoghe a nodi di un network, con realtà simili situate in altri contesti geografici, come ipotizzato da parker. Tali collegamenti potrebbero coinvolgere aree come il Chianti, la villa del Mugello, l’Umbria, Roma e altre località.
Alla luce delle prospettive attuali, potrebbe risultare prezioso per il lavoro di una rinnovata Commissione Parlamentare d’Inchiesta procedere all’audizione di Domenico Maria Rizzuto.
Il caso dei centri culturali come cerchio esterno per attività riservate.
Nell’articolo già citato intitolato “Il gruppo fiorentino19” dr. parker ha tentato di esplorare l’evoluzione del panorama esoterico toscano. Insieme all’articolo di Luca Pingitore “Mostro di Firenze, esoterismo nero e ordini templari20” questi due articoli rappresentano risorse utili per chi desidera ottenere una visione d’insieme dell’ambiente culturale delle realtà esoteriche.
Vale la pena ricordare al lettore, che ringraziamo per averci seguito fin qui, che storicamente è stato accertato come le logge massoniche, comprese quelle orientate verso forme spurie o ibride di esoterismo (di frangia), spesso avessero la necessità di dotarsi di strutture legittime e legali di facciata. In molti casi, queste strutture rappresentano il cosiddetto cerchio esterno, celando al loro interno l’attività più riservata del circolo.
È piuttosto comune che l’attività riservata venga veicolata attraverso circoli o associazioni culturali. Un esempio ben noto è quello del Centro Culturale Scontrino spesso citato come esempio di struttura di facciata per attività esoteriche.
Il Centro Studi Antonio Scontrino di Trapani, attivo negli anni ’80, si presentava come un circolo culturale ma le indagini hanno rivelato che fungeva da copertura per attività massoniche segrete possibilmente di frangia. Inaugurato nella primavera del 1980 alla presenza di Licio Gelli, il 6 aprile 1986 la Squadra Mobile di Trapani guidata dal vicequestore Saverio Montalbano perquisì la sede del centro in via Carreca. In questa circostanza risultò evidente che il circolo altro non era che la sede di una rete di logge massoniche. La natura esoterica delle stesse si palesò sin da subito in quanto quattro delle logge risiedenti al suo interno portavano nomi di carattere mitologico: Iside, Iside 2 (di carattere internazionale), Osiride (di esclusivo carattere femminile), Hiram. Inoltre furono rinvenuti al suo interno, tra simbologia e segnali inerenti rituali, chiari riferimenti all’Ordine esoterico – cavalleresco dei Cavalieri Templari. Le altre logge attive all’interno del centro erano invece la Ciullo d’Alcamo e la Cafiero, intitolate a personaggi storici locali, mentre la presenza di una settima, la Loggia C, rimane ancora oggi immersa da una cortina fumogena.
Le indagini evidenziarono come il circolo Scontrino organizzasse anche conferenze e attività culturali pubbliche alle quali partecipavano anche personalità di rilievo ma tuttavia, al suo interno, si svolgevano attività massoniche riservate, rappresentando il Centro una sorta di super-loggia, punto d’incontro e camera di compensazione tra i diversi poteri.
Fulcro di queste attività risulterà proprio la misteriosa Loggia C che apparve per vari dettagli come diramazione della SuperLoggia di Montecarlo nonché di natura coperta e con i nominativi dei suoi iscritti non presenti negli elenchi ufficiali della massoneria locale.
La Loggia C fu, a quanto pare, l’unica visitata più di una volta da Licio Gelli e apparentemente collegata direttamente alla sua più celebre loggia Propaganda 2 (P2). Questo poté evincersi anche dall’acronimo del nome, C infatti starebbe per “Comunicazione” e dal fatto che fu inaugurata l’8 maggio 1981. Circa venti giorni dopo la scoperta degli elenchi della P2 avvenuta il 17 marzo 1981 a Castiglion Fibocchi.
Oltre alle logge massoniche citate, nel circolo ricreativo trapanese aveva sede anche l’Associazione Musulmani d’Italia, supportata da Gheddafì ed egli stesso appartenente alla antica setta massonica dei Senussi.
Come detto era la loggia Iside 2 quella che operava a livello internazionale e tra i suoi affiliati figurava Mariano Asaro detto “Anthony l’Americano” per le sue frequentazioni e coperture statunitensi. Asaro, boss mafioso esperto di esplosivi e secondo le dichiarazioni del pentito Rosario Spatola presente a Capaci ed in via D’Amelio, è considerato un killer professionista nonché specialista nel campo dello spionaggio elettronico. Spionaggio elettronico che veniva effettuato da diverse aziende ufficialmente operanti in questo ambito, ma nella realtà società di copertura o comunque collaboranti con gli apparati di sicurezza italiani nonché presumibilmente collegate all’Istituto Ricerche Comunicazioni Sociali di Torino (si veda il paragrafo I draghi neri, l’italicus e le morti indotte dell’articolo “Il calderone della strategia della tensione21”).
Tra queste si potrebbe ipotizzare anche la ditta di Sarzana il cui numero di telefono, corredato da un misterioso appunto operativo, fu rinvenuto in una agenda in uso al farmacista di San Casciano22.
La rete estesa dei centri CAG.
Seppur di natura ufficialmente differente la città di Trapani ha annoverato un altro centro divenuto celebre, il Centro Scorpione, la cui denominazione ufficiale era il CAG numero 9. I CAG, Centro Addestratori Guastatori, erano operanti in ambito Gladio per mezzo di alcune divisioni del Servizio Segreto Militare Italiano (Sismi). Particolare è che il CAG 9 Scorpione fu creato tra gli anni 1986-1988. Praticamente subito dopo la scoperta della reale natura del Centro Scontrino. Oltre alla medesima ubicazione territoriale, i centri Scontrino e Scorpione, erano però anche affini per frequentazioni ricevute. Ed in senso più ampio anche per il richiamo alla simbologia. Il CAG di Trapani prendeva, come detto, il nome di un segno zodiacale e segni dello zodiaco e nomi di costellazioni li ritroviamo anche nelle denominazioni degli altri CAG attivi nelle altre parti d’Italia.
Il CAG numero 1, il centro principale di Gladio ubicato in Sardegna a Capo Marrargiu, era infatti denominato in codice Orione. Centro che in seguito fu ingrandito con il SAL Sezione Aerei Leggeri e con la creazione di Orione 2, nome in codice del CAGP (Centro Addestramento Guastatori Paracadutisti).
Gli altri CAG erano il 2 di Udine denominato in codice Ariete e creato in contemporanea col CAG 1 e con la nascita di Gladio. Il CAG 3 a Brescia denominato in codice Libra creato tra gli anni 1985-1986. Il CAG 4 era collocato a Valfenera (Asti) col nome in codice Pleiadi creato tra gli anni 1986-1988.
Conclusioni.
Nonostante la presunta esistenza di una loggia o schola non sia mai stata supportata da prove concrete, le dichiarazioni rese da Nesi nel 2003, insieme ai nomi da lui forniti, potrebbero rappresentare un indizio significativo. Questi elementi sembrano convergere verso la possibilità di un ambiente specifico già richiamato dalle indicazioni di Farroni e Caparvi, nonché da una serie di lacerti e riferimenti disseminati nella vasta mole di informazioni raccolte sul caso. Sorge spontanea la domanda se i rapporti investigativi GIDES, non ancora noti o non resi di pubblico dominio, vengano deliberatamente tenuti riservati, forse per impedire una ricostruzione completa di tale contesto, per ragioni che restano oscure.
Alla luce del caso Scontrino è irenico ritenere che lo stesso non sia un caso isolato ma rappresenti un pattern ovvero uno schema, un modello diffuso e ricorrente attraverso il quale logge esoteriche o para-esoteriche vengono schermate dietro la presenza di circoli, associazioni o centri studi.
Si pensi, ad esempio, al caso tuttora (2024) presente nel quartiere Rifredi a Firenze, che rappresenta un chiaro esempio di una loggia possibilmente di frangia, nascosta dietro la facciata di un tipico circolo culturale.
È plausibile che, negli anni di operatività della rete Gladio, siano emersi e si siano sviluppati sottogruppi collegati, in modi non ancora chiari, alla struttura principale. Un nodo tuttora inesplorato riguarda il funzionamento della rete dei Nuclei Territoriali per la Difesa dello Stato, composta anche da piccoli raggruppamenti di civili, spesso ignari del design generale del network esteso. Resta da chiarire in che modo questi nuclei fossero raccordati alla rete superiore, presumibilmente quella dei Centri Addestramento Guastatori (CAG) o similare.
Si potrebbe ipotizzare inoltre che il meccanismo di schermatura dietro circoli e associazioni sia stato applicato anche ai livelli inferiori della rete, garantendo una compartimentazione funzionale. Questo aspetto, che richiede ulteriori approfondimenti e ricerche, potrebbe da solo spiegare l’entità delle coperture, dei depistaggi e il ricorso a service esterni, come quelli di Sarzana, emersi nel contesto delle indagini sui delitti del cd. mostro di Firenze.
dott. Luca Pingitore, dr. parker
1 Si veda l’articolo quinewsfirenze.it del 2 maggio 2022. Importo stanziato per il progetto 4.300.000 euro.
2 Per una recensione completa del libro “Lettera ad Alberto Bevilacqua” si veda la parker-recensione disponibile qui: https://doctor-parker.blogspot.com/2020/08/lettera-ad-alberto-bevilacqua-gabriella.html
3 Dichiarazione del farmacista riportata in un articolo del Gazzettino del Chianti del 01.05.2014.
4 F. Lumachi, Un esperimento di educazione degli adulti: il Cine-club «Sarchiani» di Sancasciano Val di Pesa, «Scuola e Città», 9, 1958.
5 Vinicio Berti (Firenze, 11.06.1921 – 1991) è stato un pittore, fumettista ed esponente di spicco dell’astrattismo classico fiorentino.
6 Antonio Bueno (Berlino 1918 – Firenze 1984) è stato un pittore italo-spagnolo.
7 Gualtiero Nativi (Pistoia 10.01.1921 – Greve in Chianti 2.07.1999).
8 Si veda la biografia riportata nel sito web di Silvano Callaioli.
9 Dichiarazione riportata in un articolo del Gazzettino del Chianti del 06.09.2015.
10 Carbonaro A., Lumachi F. (1962), “Giovani in provincia”, Firenze, La Nuova Italia.
11 F. Lumachi (1967), “La donna oggi nella società”, ed. Provincia di Modena.
12 Per una recensione completa del libro di Aurelio Mattei si veda la parker-recensione disponibile qui: https://doctor-parker.blogspot.com/2020/08/coniglio-il-martedi-aurelio-mattei.html
13 Stralcio dell’assunzione di informazioni è riportato nella nota investigativa n.133/05/Gides del 2 marzo 2005, disponibile qui: https://www.mostrodifirenze.com/1998/07/07/7-luglio-1998-perquisizione-a-francesco-calamandrei/
14 “postfascismo e neofascismo a Perugia”, dr. parker, 13 settembre 2024, disponibile qui: https://doctor-parker.blogspot.com/p/dr.html
15 Il termine balletti verdi è un’etichetta utilizzata per descrivere qualsiasi scandalo legato alla prostituzione minorile e all’omosessualità, a partire dal caso emerso nel 1960 a Brescia. Questo scandalo, coinvolse ragazzi adescati per attività sessuali all’interno di un ristretto circuito di feste private, suscitò enorme clamore nella stampa nazionale. Il termine “balletto” alludeva alla natura degli incontri, mentre il colore verde evocava simbolicamente la giovane età dei minori coinvolti e l’omosessualità (possibilmente forse in relazione al garofano verde che Oscar Wilde era solito indossare).
16 “Il gruppo fiorentino” dr. parker, 18 novembre 2024, disponibile qui: https://doctor-parker.blogspot.com/p/dr.html
17 Consultabile sul sito-database mostrodifirenze.com disponibile qui: https://www.mostrodifirenze.com/2002/12/16/16-dicembre-2002-consegna-supplemento-alla-perizia-di-massimo-introvigne/
18 Si veda l’articolo su La Nazione del 28 aprile del 2018 con l’intervista di Stefano Brogioni al legionario.
19 “Il gruppo fiorentino” dr. parker, 18 novembre 2024, disponibile qui: https://doctor-parker.blogspot.com/p/dr.html
20 “Mostro di Firenze, esoterismo nero e ordini templari”, Luca Pingitore, 4 novembre 2022, disponibile qui: https://www.mostrodifirenze.com/2022/11/04/4-novembre-2022-stampa-il-quotidiano-ditalia-mostro-di-firenze-estremismo-nero-ed-ordini-neotemplari/
21 “Il calderone della strategia della tensione” di Luca Pingitore è disponibile qui: https://www.mostrodifirenze.com/wp-content/uploads/1993/12/IL-CALDERONE-DELLA-STRATEGIA-DELLA-TENSIONE-di-Luca-Pingitore.pdf
22 “Il farmacista di San Casciano” dr. parker, 18 novembre 2024, disponibile qui: https://doctor-parker.blogspot.com/p/dr.html