Mostro di Firenze: è morto Vanni,

L’ex postino di San Casciano, malato

FIRENZE
Compagni di merende: era stato lui, Mario Vanni da San Casciano Val di Pesa, parlando in Tribunale delle “merende” con l’amico Pietro Pacciani, a dare lo spunto per un’espressione entrata subito nel linguaggio comune. Vanni, detto “Torsolo”, è morto ieri a Firenze all’età di 81 anni: condannato all’ergastolo per quattro degli otto delitti del Mostro di Firenze, con la conferma finale arrivata nel 2000 dalla Cassazione, l’esecuzione della pena gli era stata sospesa nel 2004 in virtù delle sue condizioni di salute.

Era l’ultimo dei “compagni” semianalfabeti e pervertiti ancora in vita: Pacciani, il “Vampa”, era morto nel 1998; Giancarlo Lotti, detto “Katanga”, nel 2002. «Era assolutamente innocente», ripete oggi il suo avvocato, Nino Filastò. Con Vanni scompare l’ultimo degli uomini condannati per aver materialmente eseguito gli efferati omicidi del Mostro, il caso di serial killer che ha tenuto in ansia l’Italia e Firenze per decenni: la Giustizia lo ha riconosciuto colpevole di quattro delitti, a Montespertoli nel 1982, a Giogoli nel 1983, a Vicchio nel 1984, a Scopeti nel 1985. L’identificazione dei mandanti, al contrario, è rimasta ad un punto morto: Francesco Calamandrei, il farmacista accusato di aver commissionato gli stessi quattro delitti per procurarsi feticci da usare in riti satanici, il 21 maggio 2008 è stato assolto in primo grado in quanto il fatto non sussiste.

«Io sono stato a fà delle merende cò ì Pacciani», aveva detto al pubblico ministero che gli aveva chiesto quale fosse la sua occupazione: Vanni, ascoltato in qualità di amico di Pacciani al primo processo del 1994 che vedeva imputato il contadino di Mercatale, alle domande del magistrato continuò a ripetere, fra le perplessità dei presenti, che avevano semplicemente fatto delle merende. I cronisti coniarono allora l’espressione “Compagni di merende”, che si diffuse immediatamente. Troppa reticenza non convinse la Procura di Firenze: il 12 febbraio 1996, qualche settimana dopo aver ricevuto un avviso di garanzia, il postino di San Casciano fu arrestato. Il giorno dopo Pacciani fu assolto in appello, sentenza annullata meno di un anno dopo dalla Cassazione.

Se fu reticente Vanni, non lo fu Lotti, che lo accusò di aver partecipato agli omicidi armato di coltello, con il compito di asportare alcune parti dai corpi delle vittime, e che si autoaccusò a sua volta. Entrambi vengono condannati il 24 marzo del 1998, Vanni all’ergastolo e Lotti a 30 anni; Pacciani era già morto. Torsolo era diventato personaggio al pari di Pacciani. Nel corso del processo emersero le sue perversioni di assiduo lettore di riviste pornografiche, cliente di prostitute, utente di vibratori. Un giorno gliene cadde uno dalla borsa, sul pullman da San Casciano a Firenze, ed entrò accidentalmente in azione: lo raccontava Gabriella Ghiribelli, prostituta, che tuttavia negò di aver avuto rapporti con Vanni. Troppo anche per lei: «Prostituta sì, ma perversa no», disse al pm.

Il postino fece riferimento ad alcuni complici non meglio identificati, tra cui un fantomatico «omone nero», ma il suo evidente declino psicofisico, registrato impietosamente dalle telecamere, non contribuì a supportare la credibilità di tali affermazioni, già di per sé prive di riscontri effettivi. Prima della condanna fu cacciato dall’aula bunker di Santa Verdiana, dopo che aveva lanciato una maledizione sul pm Paolo Canessa e inneggiato a Mussolini relativo a quell’episodio ha avuto oltre 66mila visualizzazioni su Youtube. Vanni ha trascorso gli ultimi anni della sua vita in una casa di riposo a Pelago, sulla montagna fiorentina: i funerali si svolgeranno domani in forma strettamente privata.

https://www.lastampa.it/cronaca/2009/04/14/news/mostro-di-firenze-e-morto-vanni-1.37067016/

14 Aprile 2009 Stampa: La Stampa – Mostro di Firenze: è morto Vanni
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