Il 12 Settembre 2007 rilascia testimonianza Gabriella Pasquali Carlizzi.

Questa la testimonianza: Gabriella Pasquali Carlizzi testimonianza 12 9 2007

Questa la trascrizione:

Mi sono presentata perché ritengo doveroso puntualizzare alcune circostanze che, forse, non ho riferito in precedenza e di cui mi sono ricordata e per riferirle fatti nuovi di cui sono venuta a conoscenza in epoca successiva alle audizioni.

Un primo particolare che ritengo utile al procedimento e che non so se sia stato o meno verbalizzato è questo: il giorno 12 febbraio 2004 io feci la conferenza stampa all’Hotel “La Rosetta”, sulla vicenda “Mostro di Firenze – caso Narducci”. Nel pomeriggio di quello stesso giorno doveva svolgersi una trasmissione televisiva sulla vicenda presso l’emittente televisiva “Teleumbria” che mi pare fosse in via della Conccordia, nome che memorizzai perché so che a Perugia vi è una loggia massonica con questo nome.

Ricordo che io mi recai a Teleumbria verso le 15 – 15,30 insieme a mio marito, all’Avv. Faraon che credo si chiami Luciano ed era amico del criminolo Maurizio Antonello, morto qualche anno fa e alla mia collaboratrice Elisa Antonelli, Il regista della trasmissione aveva preparato lo studio perché partecipassi alla trasmissione insieme al giornalista Francesco Mura e all’Avv. Alfredo Brizioli, allora difensore della famiglia Narducci. Ricordo che stavo aspettando insieme agli altri che iniziasse la trasmissione, quando l’Avv. Alfredo Brizioli cominciò ad alzarsi e a passeggiare nervosamente, dirigendosi poi nella saletta degli operatori. Poco dopo uno di questi ci avvertì che vi era stato un cambio di programma nel senso che la trasmissione sarebbe stata divisa in due tempi perché il legale dei Narducci aveva manifestato la sua opposizione a partecipare a una trasmissione a cui fossi presente. Io commentai in tono un po’ pepato che a me che il Brizioli non fosse presentava non me ne fregava proprio nulla. Ripreso il mio posto nel corridoio ove mi trovavo in attesa che mi chiamassero, entrò un uomo tra i quaranta e cinquanta anni, di coprporatura magra, un po’ volgarotto nei modi, che, visto il Brizioli, in piedi, innervosito dalle mie parole e in attesa, gli chiese, dandogli del tu, cosa mai facesse e lui rispose che era lì per una trasmissione sul caso Narducci, che un giorno, quando sarebbe stato tutto chiaro, vi sarebbero stati danni miliardari per gli inquirenti e aggiunse poi testualmente: “ Figuriamoci, sospettano di me, quando io sono dovuto andare a comperare una muta da sub e mi sono dovuto immergere per tre giorni a cercare Francesco!“. Questo lo possono confermare Elisa e mio marito, mentre l’Avv. Faraon era dovuto uscire perché sua moglie, che era con lui, mi pare che non si sentisse bene.

Mio marito scoppiò allora a ridere ed io, per evitare discussioni, lo accompagnai fuori e lo invitai a recarsi dagli operatori perché ci dessero la cassetta duplicato della trasmissione. Ricordo che loro lo assicurarono che l’avrebbero spedita a Roma al nostro indirizzo.

Dopo una decina di minuti da quando ero uscita fuori con mio marito, fummo chiamati per la trasmissione. Ricordo che avevo alla mia sinistra Francesco Mura e alla mia destra l’Avv. Faraon. Mio marito ed Elisa rimaserio invece fuori dalla sala.

Non fu l’unico episodio quello in cui il Brizioli disse che si era dovuto immergere per tre giorni per cercare Francesco. Ciò accadde anche in altri episodi e quella frase ricordo che lui la ripeteva di continuo. Io dovetti infatti incontrarlo o in Tribunale o per analoghe trasmissioni presso altre emittenti anche in molte altre occasioni.

ADR: Lei mi chiede se sentii mai il Brizioli alludere al passaporto del Narducci e alla possibilità che il Narducci potesse essere scappato ed io le rispondo che ricordo invece che qualcuno, o Francesca Spagnoli o lo scrittore Diego Cugia, autore di un libro – intervista di quest’ultima sul marito, mi disse che il fratello di Francesco, Pier Luca, chiamò la cognata chiedendole bruscamente dove fosse Francesco, come se sapesse che era scomparso, mentre Francesca osservò che doveva trovarsi in Ospedale a quell’ora e rimase colpita da quel tono. Sempre in quell’occasione, mi è stato detto che, quando Francesco tornò a casa per il pranzo, fece due telefonate, ma trovò soltanto uno dei due interessati e dette per scontato che si trattasse del fratello o del padre. Francesca avvertì il tono concitato del marito che, recatosi nello studio, prese dei documenti e se ne andò, dicendo alla moglie di preparargli presto la cena perché pensava di tornare a casa verso le 19, promettendole che dall’indomani avrebbero cambiato vita.

Quando Pier Luca la chiamò in quell’occasione, Francesca commentò: “ Ma come non ci hai parlato oggi?. Mi pare che Francesca Spagnoli, nelle conversazioni che ho avuto con lei, alluse alla possibilità di un trasferimento suo e del marito negli Stati Uniti, vista la frequenza dei suoi viaggi.

Debbo inoltre produrre due e mail mandatemi da Simonetta Farci, una del 12 maggio 2006 e l’altra del 16 giugno 2006, che riferiscono fatti rilevanti nel procedimento sull’omicidio Narducci.

Ho letto il libro di Mario Spezi, oggi introvabile, pubblicato nell’aprile 1983, di cui, a quanto ne so, non vi sono copie, “Il Mostro di Firenze”. Questo mi è stato mandato in prestito da certo Adriano Bertinelli. Ho notato una cosa sconcertante: mentre in occasione dei delitti sono stati rinvenuti solo un numero limitato di bossoli, sempre inferiore al numero dei colpi sparati, lo Spezi, nel suo libro, parla di un numero di bossoli pari sempre a undici e cita questa circostanza come una delle prove delle analogie tra i delitti. Produco le copie del libro, essendo le stesse indispensabili per rilevare questa stranezza, sfuggita agli inquirenti proprio perché trattasi di un libro oggi scomparso, unitamente all’originale della busta con cui mi è stato inviato.

Donald Patterly che io conosco solo con tale pseudonimo, mi ha inoltre detto che non sono stati mai rinvenuti gli occhiali di Stefano Baldi e che il Narducci conosceva la Cambi perché questa aveva lavorato nei pressi di Perugia. Ha anche detto che era stato il Narducci a telefonare alla madre della Cambi dopo il delitto. Non mi ha però mai voluto dire come l’avesse saputo.

Debbo aggiungere che il Patterly mi ha scritto una strana lettera lo scorso 8 settembre, confessandomi che non aveva più potuto trascorrere un 8 settenbre sereno. Mi riservo di trasmettere via fax la lettera in questione. Patterly, di questa storia, sa molto più di quello che fa credere. Questo inoltre mi ha detto che ha visto le foto che ho prodotte nell’incidente probatorio, cosa che non so come abbia fatto, visto che le avevo solo io. E’ come se volesse informarmi di cose importanti, ma per ora non vuole aprirsi col magistrato. Mi ha anche detto che ha portato per me del materiale ma che me lo darà solo quando saremo soli.

12 Settembre 2007 Testimonianza di Gabriella Pasquali Carlizzi

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