Il 29 aprile 2006 rilascia testimonianza Giulio Mastroianni, all’epoca Direttore del Corriere dell’Umbria.
Questa la sua testimonianza: MASTROIANNI Giulio testimonianza 29.04.06
Questa la trascrizione della testimonianza in relazione all’esito della perquisizione nell’Ospedale di Ponte a Niccheri:
N. 2782/05 R.G.N.R. Mod. 21
Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia
(Perugia, Via Fiorenzo di Lorenzo n. 22/24, tel. n. 075/54491)
VERBALE DI ASSUNZIONE DI INFORMAZIONI
(art. 362 c.p.p.)
Il giorno 29, il mese di aprile, dell’anno 2006 alle ore 10,20, in Perugia, c/o Procura, in Via Fiorenzo di Lorenzo n. 22/24, dinanzi al Pubblico Ministero Dr. Giuliano Mignini sost. (ufficio sito al terzo piano del palazzo), assistito, per la redazione del presente verbale, Maresciallo Aiutante G. di F. Stefano Iori e con la presenza dell’Uditore Giudiziario Dr. Paolo Abbritti, ex art. 373, sesto comma e 55, secondo comma c.p.p., è comparso il sig. Giulio Mastroianni il quale, richiesto delle generalità, risponde: ” Sono e mi chiamo Giulio MASTROIANNI nato a Potenza il 18.12.1942 e residente a Perugia via di Compresso n. 12:“
Il Pubblico Ministero, visti gli artt. 197, 197 bis, 198, 199, 200, 201, 202 e 203 c.p.p., richiamati dall’art. 362 c.p.p. e ritenuto che non sussistono le ipotesi di cui agli artt. 197, 197 bis, 199, 200, 201, 202 e 203 c.p.p., ricorda alla persona informata sui fatti che ha l’obbligo di rispondere secondo verità alle domande che le saranno rivolte e di non tacere circostanze conosciute e la informa che le false informazioni al Pubblico Ministero sono punite a norma dell’art. 371 bis c.p.
Il Pubblico Ministero procede, quindi, a esaminare la persona informata sui fatti in ordine alle circostanze per cui è procedimento, già collegato, ex art. 371 c.p.p., con quello n. 1277/03 R.G.N.R Mod. 21 della. Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze.
Domanda: “Lei era direttore del Corriere dell’Umbria? ”
Risposta: “Si sono stato direttore del Corriere dell’Umbria dal 1983 al 1986.”
Domanda: “Chi era che seguiva le indagini di cronaca?”
Risposta: “Sostanzialmente Mino De Masi. Il capocronista era all’epoca Mauro Avellini ma non ne sono sicurissimo. Aggiungo che io sono stato in pratica il fondatore de “Il Corriere dell’Umbria” con Mino De Masi, Mauro Avellini e Federico Fioravanti. C’era anche Manuela Ferretti la cui sorella è entrata poi nella Polizia di Stato e vi era poi Andrea Chioini, Maurizio Righetti e pochi altri. Manuela Ferretti si fidanzò con Federico Fioravanti e poi si sono sposati e io sono stato il loro testimone di nozze. “
Domanda: “Si ricorda di aver sentito parlare del collegamento tra Francesco Narducci e il Mostro di Firenze e conferma quanto già dichiarato a questo P.M. il 1° marzo 2002?”
Risposta: “Io ero in contatto con Roberto Chiodi, un collega della giudiziaria che credo all’epoca lavorasse al quotidiano La Repubblica e comunque seguiva per lavoro la vicenda del Mostro. Ricordo che nell’estate del 1985 mi disse che c’era nell’aria a Firenze qualcosa di importante. So che all’epoca il Chiodi era amico di Pierluigi Vigna e mi fece capire che a Firenze fossero sul punto di risolvere il caso. Mi fece capire insomma che vi era aria di sviluppi clamorosi sull’inchiesta. Io non mi ricordo bene il periodo esatto in cui il Chiodi mi avvertì di questi imminenti sviluppi ma è possibile che fosse successivo all’ultimo delitto. E’ molto probabile che sia avvenuto proprio così. Lei mi contesta che in data 1 marzo 2002 io ho risposto alla sua domanda circa l’indiscrezione di un imminente arresto di un medico perugino coinvolto nei delitti del mostro di Firenze, dicendo che non mi sentivo di escluderlo. E’ possibile che il Chiodi mi abbia parlato degli sviluppi dell’indagine fiorentina alludendo all’arresto di questo medico perugino. Debbo aggiungere che io avevo una tastierista di Castiglione del Lago che diceva che nel corso del 1985 che a Castiglione del Lago tutti dicevano che il Mostro di Firenze fosse il medico Francesco Narducci. Io mandai a Castiglione del Lago Mino De Masi a fare un servizio e ricordo che effettivamente dalle informazioni raccolte dalle persone intervistate veniva confermata la voce che circolava. Trattandosi però di voci di popolo non ritenni di dover pubblicare il servizio per evitare il rischio di querele. Poiché me lo ricorda di averlo detto nel precedente processo verbale confermo che la tastierista si chiama Paola Sportolari e che fino a qualche anno fa almeno lavorava al Corriere dell’Umbria ma non so se vi lavori tuttora. Poiché me lo chiede ho un serio problema di salute ma non ha attinenza con la mia memoria. Aggiungo anche che nel corso dei miei colloqui con il Chiodi, io lo informai di queste voci sul conto del Narducci e lui ne prese atto. Ricordo che l’argomento era piuttosto frequente sulle nostre conversazioni. Quando il Narducci venne ritrovato nel Lago, io collegai questa morte strana ad un mese esatto dall’ultimo duplice omicidio e insieme ai miei collaboratori Avellini e De Masi commentammo questa stranezza e ci ricordammo delle voci riferiteci dalla Sportolari. In effetti negli articoli de Il Corriere dell’Umbria dei giorni della scomparsa e del ritrovamento emerge un quadro di perplessità su quella morte diverso dal tono più sommario ed acritico che trapelava dagli articoli della Nazione. L’intento era quello di far trasparire dei sospetti senza incorrere in querele. Poiché me lo chiede le dico che nell’aprile 1986 lasciai il Corriere dell’Umbria e andai a fare il consulente dell’amministratore delegato de IL Messaggero. Il collaboratore che mi ero portato da Roma Paolo Farneti andò a dirigere il Corriere di Firenze poco prima della mia partenza, mentre Federico Fioravanti ancor prima, all’inizio del 1986, andò a dirigere il Corriere di Siena. Aggiungo, sempre su sua richiesta, che il giornalista che aveva contatti con uffici pubblici era Mino De Masi.”
Domanda: “Lei riconosce qualcuno nella foto n. 16.P3.13_14?”
Risposta: ” Si, riconosco tra gli altri Federico Fioravanti che è il giovane con la barba con un giubbotto sulla spalla destra, una camicia a maniche corte indicato con la freccia che Lei appone. Non c’è dubbio che è lui.“
Domanda: “Le risulta se il Fioravanti partecipò ad indagini giornalistiche sulla scomparsa e ritrovamento di Francesco Narducci?”
Risposta: “A me non risulta ma se lo ha fatto lo ha fatto di sua iniziativa e senza un incarico del giornale. La foto mi sembra riferirsi al Lago Trasimeno e qualora fosse stata scattata nei giorni della scomparsa del Narducci mi lascia veramente sorpreso. Recentemente ho sentito parlare ad una cena il Fioravanti magnificando le sue conoscenze della vicenda Narducci. La cena è avvenuta circa cinque o sei mesi fa ed erano presenti mia moglie che potrà ricordarsi meglio chi erano presenti. Quello che mi sorprese che il Fioravanti parlava della vicenda Narducci come se all’epoca l’avesse seguita mentre a me non risultava. Ho pensato che fosse solo una vanteria personale e non gli ho dato peso. Aggiungo che per un certo periodo è venuto con me a lavorare a Rimini come redattore capo della Gazzetta di Rimini. Poiché me lo chiede le dico che ho perso i contatti con il Chiodi. Io sono stato redattore capo de La Repubblica dal 1975 al 1980 e ho avuto come mio collaboratore Roberto Chiodi per la giudiziaria. Sapevo che il Chiodi conosceva bene molti magistrati ed in particolare il dr. Vigna di cui il Chiodi era un punto di riferimento giornalistico particolare. Aggiungo anche che mi sono recato alla fine di settembre 1985 all’Ospedale di Ponte a Niccheri su indicazione dello stesso Chiodi che vi si era recato qualche giorno prima. Chiodi e altri mi avevano detto che nel corso della perquisizione era stato rinvenuto materiale pornografico nell’armadietto di un medico chirurgo e che i magistrati fiorentini erano convinti che quella fosse la pista giusta. Sempre secondo quanto dettomi dal Chiodi, i magistrati fiorentini ritenevano che i delitti fossero opera di un gruppo di persone e non di un serial killer solitario. Si parlava anche di pedofili e di guardoni.”
Si dà atto che viene allegata al presente fascicolo: la foto 16.P3.13_14 con una freccietta indicante il Fioravanti.
Si dà, altresì, atto che il presente verbale è stato redatto solo in forma riassuntiva, a norma e nel pieno rispetto degli artt. 140, secondo comma e 373 c.p.p., sia perché il contenuto dell’atto non presenta un alto grado di complessità e comunque può essere soltanto riassunto, nel rispetto delle condizioni di cui all’art. 140, secondo comma c.p.p., sia perché non risulta attualmente disponibile né lo strumento di riproduzione né l’ausiliario tecnico e la mancata riproduzionme fonografica non implica alcuna conseguenza processuale (vds. Cass. Sez. II sent. n. 9663 dell’8.10.1992, cc. del 01°.07.1992, che riguarda addirittura il dibattimento; Cass. Sez. III, sent. n. 3348 del 29.01.2004, ud. Del 13.11.2003, rv 227492). A norma dell’art. 140, secondo comma c.p.p., lo stesso p. verbale dinanzi al giudice può essere redatto anche solo in forma riassuntiva e, a maggior ragione, può esserlo quello dinanzi al PM (vds. art. 373 c.p.p.).
Il verbale viene chiuso alle ore 11,45.
Copia dello stesso p. v. viene allegata al fascicolo n. 8970/2002 R.G.N.R Mod. 21, stante la sua rilevanza in ordine a tale procedimento.
L.C.S.
IL PUBBLICO MINISTERO
(Dr. Giuliano Mignini sost.)
M.A. GDF Stefano Iori
L’Uditore Giudiziario
Dr. Paolo Abbri
