Il 9 Settembre 2005 viene depositata una perizia psichiatrica redatta dal Prof. Ivan Galliani su Mariella Ciulli.

Non disponiamo della perizia.

Vedi 22 dicembre 2008 motivazioni sentenza Silvio De Luca processo a Francesco Calamandrei Pag: 129

Questo uno stralcio della perizia:

Occorre ora esaminare la relazione del C.T. del P.M. dott. Galliani, del 9 settembre 2005. Anche in tal caso veniva effettuato l’excursus di tutta la documentazione clinica, facendosi riferimento alle conclusioni dei vari consulenti tecnici e periti intervenuti e quindi la consulenza della difesa dell’imputato redatta dal prof. Francia, la consulenza del dott. Carbone, la perizia del prof. Manetti; parlando poi dell’esame diretto che egli aveva effettuato insieme al perito prof. Traverso concludeva, a pagina 49 della consulenza: “Per quanto attiene a contenuti specifici in inerenti al “Mostro di Firenze “, questi non sembrano facciano attualmente parte del repertorio delle delirante dell’esaminata” … “Altri numerosi e frequenti riferimenti hanno come punto di partenza la figura del procuratore Vigna, che la Ciulli cita spesso nell’ambito dei suoi contenuti deliranti, mettendolo al centro delle vicende omicidiarie”. Alla pag. 50 il Prof Galliani, parlando dell’omicidio di tale Paola Favoni, sosteneva: E’ uno dei tanti delitti del “mostro di Firenze” commessi da Vigna, nel quale Vigna disse a Francesco: “scansati” … Pag. 51: “Per quanto riguarda il memoriale, la Ciulli mostra di conservare il ricordo di alcuni contenuti ivi espressi. A proposito dell’episodio del ’68,invitata la paziente dal C.T. a narrare, la Ciulli riferiva: “Si doveva andare al cinema, era pieno, c’era anche Paolo Caressa; eravamo amici, io e Paolo”. Poi si passava alla storia clinica della Ciulli e il professor Galliani riportava le risultanze del diario clinico del presidio di San Felice a Ema, nel maggio dell’87, del giugno ’88, del maggio del ’90. Poi a pag. 59, sempre riferimento al presidio di San Felice a Ema, diceva: “Sulla natura delirante di queste ideazioni si possono nutrire in realtà dubbi”. E poi aggiungeva: “Occorre in ogni caso sottolineare che in questo periodo non erano presenti i sintomi di alienazione che si sono presentati successivamente in maniera tanto inequivocabile da divenire evidenti anche a persone non professionalmente qualificate, mentre le testimonianze di amici e conoscenti, relativamente a questo periodo” – con riferimento alla Sali, al Caramelli e a Quant’altri -“parlano di una donna preoccupata, angosciata, depressa però lucida, spiritosa, allegra, quindi si può affermare che la patologia non è iniziata prima del 1992 – pag. 61 della relazione Galliani – “perché il primo contatto col servizio psichiatrico territoriale è avvenuto infatti nel maggio del ’92 e il primo ricovero in T.S.O. nell’ottobre nel ’92”. Quindi secondo l’assunto di tale consulenza il racconto della Ciulli, contrariamente a quanto sostenuto nella perizia del Traverso, doveva considerarsi assolutamente attendibile in quanto il Prof. Galliani sostiene la tesi che costei fosse divenuta delirante solo a partire dal 1992. Nell’ottobre del ’92 si era reso evidente un delirio che datava almeno un mese e che non precedeva significativamente alla somministrazione dei neurolettici “. E poi passava al capitolo de “Il delirio e le sue ideazioni sul “Mostro”, e riferiva che nell’ottobre del ’92 risultava che la figlia Francesca avesse accompagnato la madre in ospedale, perché era in una fase di “delirio elevato”, che non consentiva neppure l’anamnesi personale della Ciulli. Galliani a pag. 64: “Le anamnesi, attraverso la figlia Francesca. E’ comprensibile che Francesca Calamandrei e parenti abbiano coltivato e continuino tuttora a coltivare il pensiero-sentimento e la fervida speranza che i sospetti della Ciulli fossero solo farneticazioni, idee balzane, come dire, come se nell’ottobre del ’92 la figlia Francesca avesse pensato che disgraziatamente, ma certamente anticipatoria nel gennaio del 2004, suo padre fosse entrato in questa vicenda kafkiana e quindi si precostituisse e precostituisse per il padre un’anamnesi che potesse portare poi a dire “guardate, io temo che fosse vero, ma però io vi dico “non ci credete””. Poi Specificava a pag. 66: “Si può agevolmente ricavare, dalla documentazione esaminata, che gli psichiatri in effetti hanno mutuato dai resoconti anamnestici di Francesca Calamandrei l’ipotesi che rientrasse nella voce “delirio” tutto ciò che si riferiva ai sospetti della Giuli nei confronti del marito”. Quindi proseguiva il prof. Galliani: “Occorre invece esaminare se all’epoca delle testimonianze rese e della stesura del memoriale le condizioni di mente della Ciulli fossero tali da far dedurre che i contenuti relativi alle tematiche oggetto di testimonianze fossero di matrice delirante o comunque patologica, ovvero vi fossero spazi di lucidità da rendere la Ciulli capace di testimoniare”. Si soffermava sull’analisi del memoriale, dicendo che la struttura del memoriale appariva “razionale, linguaggio fluido, espressivo, spontaneo, la narrazione” – pag. 70 – “ha un carattere di tipo associativo proprio di un racconto che avviene per la giustapposizione di frammenti, di ricordi successivi, come vanno riemergendo nella memoria, allorché si stia tentando di riordinare ricordi di vicende lontane nel tempo”. “In questo tipo di ricordi prevalgono nessi associativi, più che nessi logici, quindi basati su ricordi influenzati da stati d’animo, come ritornare in luoghi frequentati all’epoca dei fatti”… “Si tratta di rievocazioni mnestiche, oppure associazioni ad altre rievocazioni mnestiche, in un processo di integrazione delle rievocazioni stesse che consente anche una riattribuzione di significato”. “Il procedere per associazioni, per attribuzione di significato, toglie alle rievocazioni” – pag. 74 – “complesse, di fatti remoti, la linearità e la compattezza che si ha nella narrazione di un evento recente, quindi erra il professor Francia quando afferma che i concetti espressi sono slegati, sfilacciati, incoerenti” – Pag. 76 – “Non emergono illogicità, le apparenti contraddizioni vengono sottolineate dalla stessa Ciulli, con commenti o punti interrogativi e fanno parte del processo associativo di rievocazione mnestica. Non sono presenti frasi illogiche o incoerenti, particolari che contrastino con l’esame della realtà. Il memoriale contiene frammenti di ricordo implicitamente veri”. A pag. 77, circa l’episodio del ’68 riferiva: “In qualche punto l’integrazione è stata fallace, però la Ciulli non ha mai parlato di altri delitti se non di quelli del ’68 e dell’85”. Tale asserzione risulta non corrispondente a verità in quanto la Ciulli, oltre ai citati delitti, ha parlato anche di quello che doveva essere l’ultimo duplice omicidio nel dicembre del ’91, che, come riportato supra, sarebbe dovuto avvenire alla Madonna del Sasso, come riferito con dovizia di particolari dal parroco don Belladelli. Poi a pag. 78 “L’incontro con Rontini 50, ma non del delitto Rontini e Stefanacci dell’84, che mai ha collegato al marito”. “La Ciulli ha sempre” – pag. 79 – “la consapevolezza di essere all’interno di un procedimento di rievocazione mnestica e in molti punti della difficoltà di tale operazione”. “Le contestazioni a questo proposito” -pag. 80 -“del professor Francia”… che parla già di idee e di intuizioni deliranti, che si ricavano dagli elencati singoli elementi, la mammana, il bambino in bicicletta, l’uomo con la mantella, l’auto che prima è vuota e poi con persone che scendono, la pistola del Calamandrei che preleva, il numero delle pistole che poi diventano due… non c’entrano nulla.” Poi a pag. 82: “Circa l’auto che per la Ciulli sarebbe stata presente il giorno dopo, ma risultava già prelevata, non è un’idea delirante, è un errore mnesico, verosimilmente di tipo associativo”. “Il resoconto” – pag. 85 -“dei primi sospetti e delle loro conseguenze non ha assolutamente le connotazioni di un’intuizione delirante, ossia una convinzione che insorge con i caratteri della subitaneità con i caratteri della subitaneità della illuminazione improvvisa, della assoluta certezza soggettiva. Si tratta invece” – pag. 86 – “di un sospetto che si è insinuato lentamente nella mente della Ciulli per i graffi, l’ambiguità, gli atteggiamenti strani del marito”… “Ma i particolari che lei cita, ma vogliamo scherzare che non siano particolari, che sono caratteristici di un racconto vero? La maschera di Carnevale” – a pag. 87, avendo ella riferito che, dopo il duplice omicidio degli Scopeti, il marito aveva portato in casa una maschera di Carnevale, volendo far intendere un suo pieno coinvolgimento nell’azione omicidaria, “La borsa insanguinata, i guanti da chirurgo, il fagotto in freezer, con le mammelle e l’organo genitale femminile sono reali pezzi di un mosaico”. Poi il prof. Galliani passava al capitolo dello stato di mente della Ciulli all’epoca dei fatti narrati e all’epoca di insorgenza delle prime ideazioni sul coinvolgimento del marito nella vicenda del “Mostro”, e – a pag. 92 – contestava l’espressione usata dagli psicologi del M.O.M., riferita alla Ciulli, secondo cui: “L’instaurarsi di meccanismi di negazione della realtà delle cose significhi una sua incapacità di attribuzione alla realtà di un significato razionale”. “Ma cosa dicono? Gli psicologi del M.O.M. non sono competenti per trattare la patologia psichiatrica degli adulti”. A pag. 93, anche circa lo stato depressivo e gli attacchi di panico rilevati dagli psicologi del M.O.M. il

50 Del quale ha riferito lo stesso imputato nelle ss.ii.tt. rese alla Questura di Firenze in data 7,7.1998, prodotte dal difensore all’udienza del 28.3.2008

Galliani dichiarava che erano rilievi “incongrui”, che però potevano coesistere con l’inizio del disturbo.

Il Galliani, a pag. 101, riportava la parte delle certificazioni del Presidio di San Felice a Ema dall’85 all’89, laddove le psicologhe riferivano: “Nel tempo cominciarono a comparire modalità di pensiero rimuginativo che verso l’88-‘89 assunse caratteristiche di pensiero ossessivo”. E poi : “Nel ’91 il pensiero della Ciulli virò in maniera fortemente patologica, con la comparsa di deliri persecutori”. Secondo Galliani invece: “Anche in queste ricostruzioni a posteriori, tuttavia, le comunicazioni inerenti al “Mostro” non trovano collocazione all’interno della ritenuta patologia delirante. Occorre quindi dedurre che nel periodo in cui la Ciulli fu seguita dalla psicologa del M.0.M. non fosse ancora iniziata la storia clinica nel senso psichiatrico della Ciulli”…”ciò è perfettamente in linea con la documentazione clinica successiva, secondo la quale la sintomatologia è iniziata nel 1992″. Poi passava all’analisi in parallelo delle ideazioni sul “Mostro” e della storia clinica. Si parlava, a pag. 105 della “Sintomatologia ansiosa depressiva, dovuta ai sospetti nei confronti del marito. Quest’ultimo fattore sembra l’unico in grado di spiegare l’insorgenza della sintomatologia, con sintomi fobici specifici quale il timore di salire in auto”. A pag. 108 diceva: “La Ciulli sta cercando di focalizzare i ricordi inerenti a fatti 1968; a livello colloquiale appare assolutamente credibile nelle cose che dice”. Pag. 109. Con riferimento al periodo marzo-aprile ’91 il Galliani diceva: “Nell’aprile viene sentita la Ciulli sia dal dottor Canessa, sia dinanzi al maresciallo Di Leo; posta di fronte a contraddizioni inerenti il giorno dopo, rispetto al delitto del ‘68, ne conviene, senza insistere nella propria versione”, e questo, secondo il consulente, rappresenterebbe il sintomo non di un delirio, ma di un “sospetto” sul quale lei rimuginava, quindi “ricordo mnesico”, dimostrazione di comportamento non delirante, a pag. 109: “Questo atteggiamento ci pone una volta di più di fronte alla capacità della Ciulli di esaminare la realtà con adeguatezza”. Vedi 22 dicembre 2008 motivazioni sentenza Silvio De Luca processo a Francesco Calamandrei Pag: 142 143 144 145 146

A pag. 113 della C.T. si evidenzia: “Quindi i primi contenuti, qualificabili come  deliranti, compaiono alla fine del ’92. Le ricostruzioni amnestiche che retrodatano il delirio prima del ’92 appaiono arbitrarie, condizionate da un effetto alone, costituito dal raffronto fra il resoconto fornito dalla figlia, che riteneva di poter collocare all’interno del delirio anche i primi sospetti della madre, e dalla presenza di delirio nell’osservazione attuale. Il precipitare della sintomatologia delirante vera e propria ha fatto seguito ad una serie di stress esistenziali e al senso di solitudine ed isolamento esperito dalla Ciulli a seguito dell’inanità delle proprie rivelazioni”. “Conclusioni circa l’epoca di insorgenza della malattia: dall’analisi della documentazione si ricava che la patologia non è iniziata prima del 1992. Poi a pag. 116: “Possibili cause della insorgenza della malattia. Come per tutte le patologie deliranti non sono note le cause di insorgenza, però non va sottovalutata in particolare la portata patogena del prolungato stato di angoscia derivante dalla presenza di sospetti nei confronti del marito e dalle concrete esperienze che hanno indotto tali sospetti nonché dal senso di solitudine ed isolamento esperito dalla Ciulli a seguito dell’inanità delle proprie rivelazioni. Questi ultimi fattori, ovviamente, sembrano quelli che si ricollegano maggiormente alle produzioni deliranti, sia all’epoca dell’insorgenza che al momento attuale. Prima dell’insorgenza della malattia la percezione del reale non era viziata” – pag. 117 -“in particolare non erano presenti elementi tali da inficiare la percezione della realtà vissuta, né nel ’68 né nell’85″…”Tra il 1985, epoca di insorgenza dei primi sospetti, sulla base di esperienze coeve ed il 1992, epoca di insorgenza della patologia, periodo in cui sono stati elaborati ricordi relativi alle vicende narrate nel memoriale Ciulli, capace di una realistica percezione e di un corretto esame della realtà”. Pag. 118: “In detto periodo, 1985-1992, la Ciulli ha messo in essere un processo di integrazione mnestica, attraverso un normale processo di tipo associativo che consentiva l’ancoraggio dei ricordi, o frammenti di ricordo, ad altri fatti, e quindi di collocare cronologicamente i ricordi stessi. In questo periodo, in cui la Ciulli ha parlato confidenzialmente con più persone e di cui sono agli atti le testimonianze, non sussistevano sintomi psicopatologici atti ad inficiare l’esame di realtà, né sul punto della percezione del reale né sul punto della corretta percezione del ricordo”. …”L’esame di queste deposizioni denota una piena padronanza delle capacità mnemoniche, intellettive e di critica”. “Analisi del memoriale. Riscontri positivi agli atti su molti dei particolari segnalati dalla Ciulli, anche quelli apparentemente bizzarri; assenza di patologia nel corso… o dei contenuti del pensiero; assenza di patologia del linguaggio; assenza di incoerenza; efficacia comunicativa”. E quindi concludeva: “Ponendo come premessa che non è compito né facoltà di un perito consulente valutare la veridicità o meno e la sincerità o l’insincerità, la corrispondenza o meno al reale vissuto delle rievocazioni mnestiche, elementi di valutazione della prova che vengono riservati al Giudice e al suo convincimento maturato attraverso i riscontri processuali e agli altri elementi di prova, si può quindi ritenere, com’è dimostrato, “ – pagg. 119 e 120 -“sul piano tecnico, tecnico-valutativo, psichiatrico forense, che all’epoca delle deposizioni e della stesura del memoriale non sussistevano nella Ciulli alterazioni psichiche tali da inficiare un corretto apprezzamento della realtà, una corretta rievocazione mnestica entro i limiti consentiti dai normali meccanismi rievocativi, un corretto apprezzamento dei contenuti mnestici rievocati, una corretta comunicazione degli stessi”. Vedi 22 dicembre 2008 motivazioni sentenza Silvio De Luca processo a Francesco Calamandrei Pag: 146 147

9 Settembre 2005 Depositata la perizia del Prof. Ivan Galliani su Mariella Ciulli
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