Il 20 Marzo 2004 Sono chiamati a testimoniare, presso gli uffici della Squadra Mobile, Valter Dubex e Catia Dubex. La loro testimonianza è una sorpresa per gli inquirenti in quanto, come evidenziato nella nota GIDES n°172/04 del 14 Aprile 2004 a pag. 1 e 2, il loro ufficio non disponeva ne del verbale di consegna, ne del verbale di accertamenti, ne della consulenza disposta.

Questa la testimonianza:

Questo l’estratto dal GIDES:

Nell’occasione fratello e sorella dichiarano:

– di ricordare bene l’episodio, avvenuto a distanza di appena qualche giorno dal delitto degli Scopeti, probabilmente tre o quattro, quanto loro due, assieme al marito di Catia, Benedetto Saputo, se erano recati in quel posto, dove hanno appreso che è stato ucciso la coppia di francesi. Con loro c’era anche loro cane di razza Cocker, ancora cucciolo;

–  sul posto, si erano fermati con la macchina sulla strada che porta a S. Casciano e a piedi si erano avviati lungo la salita che porta la piazzola del delitto;

– avevano notato che c’erano ancora i segni dell’intervento della polizia, e cioè il nastro a strisce rosso e bianco che ancora delimitava l’area di interesse e che ancora era ben disteso e fissato tra un albero e l’altro;

–  di ricordare bene di essersi fermati al di qua del nastro vicino ad una siepe che divideva lo spazio stesso dal bosco proprio per non oltrepassare un’area ancora interdetta agli estranei;

– di ricordare che, quando sono arrivati sul posto, avevano trovato una persona in tenuta da ginnastica, di mezza età (circa 50 anni) alta, di corporatura normale con i capelli brizzolati, taglio corto, che era in compagnia di una donna bionda, più giovane di lui, di statura media, che non era in tuta e che avevano pensato che i due fossero insieme perché stavano parlando tra loro;

di ricordare sul posto c’era anche un’altra persona con una video-camera, di tipo professionale, che avevano ritenuto potesse trattarsi dell’operatore di qualche televisione, e che era impegnata a fare delle riprese;

che si erano messi a parlare con la persona in tutta commentando il delitto e che in questo frangente il cane si era infilato dentro un cespuglio che si trova accanto al punto in cui si erano fermati e che divideva la piazzola dal bosco;

di ricordare bene accanto a questo cespuglio c’era un violino che a sua volta divideva il cespuglio dal bosco;

– che in questo contesto la Dubex Catia ad un certo punto si è avvicinata al cespuglio, dove si era piegata sulle gambe per cercare di tirare fuori il cane. Durante questa operazione si era accorta che in mezzo al cespuglio c’era un involucro di carta e si presentava appallottolato;

Dubex Catia aveva richiamato l’attenzione degli altri, compreso l’uomo in tuta, che avvicinandosi aveva prelevato l’involucro. Lo aveva poi allargato e tutti quanti avevano visto che all’interno c’erano un paio di guanti del tipo chirurgico che sembravano usati, perché alcune dita erano rimaste rigirate, come quando uno si sfila dalle mani guanti lasciandole rovesciati;

che il particolare del risvolto aveva fatto loro dedurre che quanto meno quei guanti fossero stati infilati nelle mani;

– che subito dopo, spinti dalla curiosità, tutti si erano piegati per guardare meglio dentro a quel cespuglio. Durante questa operazione avevano rinvenuto un fazzolettino di carta che presentava macchie di colore rosso che a loro giudizio sembravano macchia di sangue ed anche 1 o 2 capelli;

– che il fazzolettino era stato materialmente prelevato, dal Saputo Benedetto, marito della Dubex Catia, con molta cautela probabilmente con due dita o con un bastoncino;

– che a quel punto tutti avevo discusso fra di loro su cosa fare e sulla necessità di andare dai carabinieri. L’uomo in tuta non aveva dato la propria disponibilità dicendo che non voleva avere niente a che fare con quei fatti tanto che aveva detto loro qualcosa del tipo: “per me potete rimettere tutto lì dove si trovava”;

– che insieme al Saputo si erano invece recati alla stazione Carabinieri S. Casciano, dove avevano parlato con carabiniere di mezz’età quale avevano raccontato tutto, consegnando quanto era stato rinvenuto;

di ricordare che il carabiniere, quando vide i guanti aveva detto loro che erano guanti da chirurgo e che, secondo lui, erano stati quanto meno usati, e che si trattava di una misura molto piccola;

– che dopo qualche giorno, circa una settimana, era stati chiamati dai carabinieri per tornare sul luogo insieme a loro per indicare il punto preciso del ritrovamento, cosa avevano fatto;

che dopo quella volta i carabinieri non si erano più fatti sentire, mentre dopo qualche giorno un giornalista del La Nazione aveva telefonato presso l’abitazione della suocera della Dubex Catia, proponendogli un’intervista che la stessa aveva rifiutato. Si erano meravigliati che la stampa fosse in possesso della notizia anche perché si erano raccomandati di mantenere riservato il loro racconto;

– di non ricordare di aver firmato atti presso i carabinieri, ma di averlo loro lasciato solo le loro generalità ed i loro recapiti;

che la macchia rossa sul fazzolettino, che a loro era sembrata sangue, non aveva dato affatto l’impressione che fosse una macchia vecchia, ma relativamente fresca, almeno a giudicare a vista dal colore. In pratica quella macchina non era secca secca;

-di ricordare, circa la data del rinvenimento, che erano passati tre o quattro giorni dal delitto;

di ricordare che il giorno del rinvenimento degli oggetti l’uomo con la tuta e la donna bionda erano rimasti sul posto e di non ricordarsi di aver visto altre macchine oltre alla loro.

A quel punto, al fine di poter documentare il luogo esatto rinvenimento degli oggetti in questione sono state mostrato ai due escussi alcune riproduzioni fotografiche contenute  nel fascicolo dei rilievi tecnici della Questura di Firenze in data 11 settembre 1985.

Dopo aver esaminato la fotografia, la signora Dubex ha dichiarato:

in questa foto vedo proprio il nastro delimitava il posto così come l’abbiamo trovato noi Guardando questa ripresa, posso dire che i cespugli all’interno del quale troviamo gli oggetti e quello che si vede nella parte bassa destra della foto è che è delimitato proprio dalla striscia bianca e rossa. In pratica si tratta di quella parte finale del cespuglio, venendo dalla salitina che porta la piazzola, e che delimita la piazzola stessa da un lato ed il sentiero confinante con il bosco dall’altro lato. Su quest’ultimo sentiero abbiamo saputo che era stato ucciso il giovane francese.

L’ufficio ha quindi mostrato le foto nr. 23 e 24 estrapolate dalla relazione con documentazione fotografica della Polizia Scientifica di Firenze e che porta sulla portinaia il datario della Procura Repubblica di Firenze 19 marzo 1986.

La signora Dubex dopo averle osservate attentamente ha dichiarato:

la carta appallottolata e che conteneva i guanti credo proprio che sia quella riprodotta nella foto 23. Ricordo bene su questa carta c’erano diverse scritte in lingua straniera e ricordo bene il tedesco e francese. Credo anche in inglese.

Rispetto questo frangente anche il Dubex Walter ha confermato quanto dichiarato dalla sorella, specificando che a suo giudizio e secondo i suoi ricordi, la carta e continua i guanti era proprio quella di cui alla foto 23.

Trascritto da: nota GIDES n°172/04 del 14 Aprile 2004 Pag: 1/2/3/4/5/6

20 Marzo 2004 Testimonianza di Valter Dubex e Catia Dubex

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