Il 5 Gennaio 2004 rilascia testimonianza Cesare Agabitini, ex guardiano dell’isola Polvese dal 1974 al 1998, lavorava assieme con Luigi Stefanelli.

Questa la testimonianza: 5.01.04 testimonianza Cesare AGABITINI

Questo un estratto della testimonianza:

Confermo integralmente quanto ho già dichiarato il 5 e 10 Maggio 2002 e di cui mi è stata data lettura. Voglio aggiungere, però, dei particolari di cui mi sono ricordato negli ultimi tempi, e cioè che il Prof. Ugo Narducci venne nell’Isola Polvese la mattina seguente alla scomparsa del figlio, quando era ancora buio. Con lui c’erano il figlio Pier Luca e Peppino Trovati e forse il suocero dello scomparso, Gianni Spagnoli. Di quest’ultima persona non sono assolutamente certo ma mi sembra che ci fosse anche lui e comunque mi pare proprio che fossero in quattro. Non so con quale mezzo vennero, so soltanto che bussarono alla porta della mia abitazione all’isola e che ci dirigemmo verso il castello. La prima cosa che mi disse Ugo fu se avessi notato qualcosa di anormale nell’isola e nei dintorni della stessa. La domanda mi stupì anche perché queste persone si erano presentate a quell’ora, quando non era ancora giorno chiaro e senza alcun preavviso. Il prof. Ugo mi rivolse la domanda appena uscii all’esterno. Poi ci recammo verso il castello e durante il tragitto nessuno parlò. Giunti in prossimità di un recinto vicino al castello, il Prof. Ugo chiese a Trovati dove fosse stata rinvenuta la barca e Trovati indicò il canneto antistante il castello. A questo punto, il Prof. Ugo cominciò a chiamare a gran voce Francesco per più volte e ciò mi stupì perché la barca era stata trovata senza nessuno a bordo e non capivo dove poteva pensare di ritrovare il figlio. Poi i quattro se ne sono andati e non tornarono più nell’isola in quei giorni e comunque quella fu l’unica volta in cui li vidi nell’isola in quel periodo. La mattina del giorno successivo, cioè circa due giorni dopo la scomparsa del medico, è arrivato un battello della Provincia con a bordo appartenenti delle Forze dell’Ordine in borghese, forse carabinieri, tra cui il Maresciallo Bruni, allora Comandante della Stazione di Magione. Uno di questi, magro e abbastanza alto, con i capelli radi sulla fronte che sembrava comandare anche il Maresciallo Bruni, mi si presentò come questore o vice, non ricordo bene, e mi chiese cosa ne pensassi della persona scomparsa. Quando mi fece questa domanda eravamo soli io e lui perché gli altri erano indietro. Io gli risposi: “”Per me è sott’acqua“” e l’uomo osservò: “”Diciamo che è una persona scomparsa che non si ritrova””. Saranno state le nove della mattina ed io, visto un tale spiegamento di forze, mi chiesi se per caso il medico non fosse stato rapito. Aggiungo anche che da gente di San Feliciano ho saputo che tre o quattro giorni dopo la scomparsa del Narducci, Peppino Trovati, insieme al Prof. Ugo e a Giuliano Belardoni, collaboratore del Trovati, si sono recati nei pressi dell’Isola Maggiore per ricercare lo scomparso sulla base di indicazioni date da stregoni. Io il cadavere non l’ho visto, mio fratello e mio figlio Omar l’hanno visto, però, per poche frazioni di secondo perché i Carabinieri l’hanno subito coperto. Non ho mai sentito mettere in dubbio l’identità del cadavere ripescato, no a quei tempi no. Posso solo dire che, per quella che è la mia esperienza, i cadaveri di annegati, riemersi dopo alcuni giorni, non sono molto diversi da come erano normalmente. Ho sentito anche dire che il cadavere ripescato nella zona di Sant’Arcangelo era leggermente sfrontato. Le foto che mi mostrate sono raffiguranti l’imbarcazione del Narducci che era di colore bianco. Dalla mia abitazione in cui mi trovavo nell’Isola Polvese che è in direzione tra Sant’Arcangelo e San Feliciano non potevo vedere quello che accadeva nei pressi dell’isola, meno che meno potevo vedere la zona del Muciarone. Non ricordo di aver sentito nulla di strano in quella notte. Fra le foto che mi mostrate riconosco Pietro Pacciani, Mario Vanni e Giancarlo Lotti. Mi sembra di conoscere l’uomo della n.0007 come anche della foto n.0019. (Si dà atto che la foto n.0007 corrisponde a quella di Gianni Spagnoli mentre quella n.0019 è quella di Paolo Poli). Non ho mai sentito parlare del rinvenimento del cadavere del Narducci con mani e piedi legati dietro alla schiena e con segni di percosse. Ho sempre sentito dire che il cadavere ripescato a Sant’Arcangelo era molto brutto e gonfio, come ebbe a dirmi “Neno” Moretti. Avrò incontrato Francesco Narducci due o tre volte ma non ero in grado di riconoscerlo. A dirmi che, la sera della scomparsa, Pierluca Narducci si recò nella Villa di San Feliciano fu Luigi Stefanelli, come ho detto, proprio il giorno dopo la scomparsa, mi disse di avere visto, il giorno prima, la lettera, lasciata dal Narducci, nella villa di San Feliciano, verso le 16,30, perché mi aveva chiesto di lasciare un’ora prima il lavoro e cioè alle 16 e, nel giro di mezz’ora, era arrivato a San Feliciano. Mi disse anche che con lui c’era anche la moglie Emma Magara che aveva anche lei visto la lettera. Sempre secondo il racconto dello Stefanelli, questi, recatosi a dormire, era stato avvisato dai figli della scomparsa del medico, verso le 23, si era, quindi, recato nella villa e aveva notato la scomparsa della lettera. Ricordando le dicerie, in voga nell’Isola, sin dal 1981 – ’82, circa il coinvolgimento del medico nella vicenda del “Mostro di Firenze”, lo Stefanelli commentò che, se avesse saputo che il Narducci non avrebbe fatto rientro nella villa dal lago, la lettera l’avrebbe conservata lui perché questo avrebbe permesso di svelare il mistero. Aggiungo anche che qualcuno, non ricordo chi, mi ha detto che il fratello dello scomparso, giunto nella Darsena di Trovati tra le 20 e le 21 del giorno della scomparsa, disse al Trovati che, prima di iniziare le ricerche nel lago, avrebbe fatto un salto nella villa perché poteva darsi che il fratello avesse fatto rientro nella villa in seguito a un guasto al motore dell’imbarcazione che poteva averlo costretto ad attraccare il natante in un altro punto del Lago, diverso dalla Darsena di Trovati. Non so se nella villa di Narducci c’è un telefono.

5 Gennaio 2004 Testimonianza di Cesare Agabitini

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