Il 29 Dicembre 2003 rilascia testimonianza Francesca Raspati, figlia di Fordise Raspati.

Questo uno Stralcio della testimonianza:

All’epoca dei fatti (13 ottobre 1985) aveva 16 anni ed era insieme alla madre, si era recata al pontile di Sant’Arcangelo in occasione del rinvenimento del cadavere. La ragazza conosceva Francesco Narducci.

“…era estremamente gonfio e indossava pantaloni chiari e un giacchetto marrone di renna, così almeno sembrava… il giacchetto era chiuso sul davanti, ma il ventre enorme premeva sull’indumento. Il cadavere aveva le braccia lungo i fianchi… mi colpì anche la straordinaria diversità del cadavere da me visto rispetto al Narducci che io conoscevo di persona. Tra l’altro questo cadavere indossava dei rozzi pantaloni di colore molto ambiguo tra il carta da zucchero e il grigio, allora in voga tra persone anziane e del tutto inadeguato a una persona raffinata come il Narducci. Esternai subito a mia madre le mie perplessità su quel cadavere, nel senso che non poteva essere quello del Narducci.

Poi, faceva cenno ai falsi allarmi spiegando di aver appreso dalla titolare di un negozio di alimentari, tale Gonda Cocchini, la mattina dopo la scomparsa del Narducci, che questi era stato ritrovato dietro l’isola Polvese, in località “Muciarone”;

Vedi Nota Finale Gides 4 aprile 2007 Pag. 29/30

“….Aggiungo che conoscevo il NARDUCCI, di cui ricordo la fisionomia ed il fisico molto asciutto. Il giorno del ritrovamento, ricordo che era una domenica mattina con un sole splendente. Mi dissero che il cadavere era stato portato al molo di Sannt’Arcangelo ed io, con mia madre, mi diressi in auto in quel luogo. Giunsi al molo verso le 10, se ben ricordo, e vidi che il pontile era pieno di persone competenti e altolocate. I curiosi, fra cui anche la sottoscritta, erano tenuti al di fuori del pontile e non venivano fatti avvicinare. Io ero, però, ad una distanza tale che mi permetteva di vedere il cadavere anche se non ho potuto vedere il suo volto perchè le pesone che stavano sul pontile si erano poste in modo tale da nascondere il cadavere stesso. Questo si presentava estremamente gonfio. Indossava pantaloni chiari ed un giacchetto marrone di renna, così almeno sembrava. Il giacchetto aveva due tonalità di marrone, una più scura e l’altra con due riquadri, uno a destra e l’altro a sinistra. Il giacchetto era chiuso sul davanti, ma il ventre enorme premeva sull’indumento. Il cadavere aveva le braccia lungo i fianchi. Sarò stata lì un’oretta, ma quando mi resi conto che non mi facevano passare e non mi permettevano neanche di curiosare, impedendomi di avvicinarmi al cadavere, decisi, insieme a mia madrea Giuliana TICCHIONI, di ritornare a casa. Rimasi stupita da quel comportamento così insolito e così diverso da quello che era stato tenuto in analoghe circostanze…..”

Francesca RASPATI continuava la sua dichiarazione puntualizzando:

“….Mi colpì anche la straordinaria diversità del cadavere da me visto rispetto al NARDUCCI che conoscevo di persona. Tra l’altro questo cadavere indossava dei rozzi pantaloni di colore molto ambiguo tra il cartazucchero e il grigio, allora in voga tra persone anziane e del tutto inadeguato ad una persona raffinata come il NARDUCCI. Esternai subito a mia madre le mie perplessità su quel cadavere, nel senso che non poteva essere quello del NARDUCCI, ma mia madre pensava che fosse impossibile una cosa del genere visto che sul posto c’erano le autorità.
Ricordo che manifestai questa mia impressione ma nessuno mi dette ascolto. Ricordo anche che i pantaloni dell’uomo erano asciutti, tanto che vidi la piega dei pantaloni. Il giubotto era aderente al corpo che tendeva a deordare, come se fosse stato vestito in quel momento. Sembrava affiorato dal pontile, non dall’acqua…..” 

Vedi: Nota Carabinieri 27 giugno 2007 pag. 89/90/91

29 Dicembre 2003 Testimonianza di Francesca Raspati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Traduttore