Il 28 febbraio 2003 rilascia testimonianza il Prof. Antonio Morelli.

Sulle circostanze del cadavere da lui visto nella bara presso la villa dei Narducci:

Il cadavere aveva le sembianze di Francesco. Non so dire in che modo ma quel cadavere aveva qualcosa di diverso da quello che avevo visto sul molo. Questo assomigliava di più a Francesco. 

…so solo che come mi ha riferito il Piferotti una infermiera o infermiere dopo aver bussato entrò nella stanza dove Francesco faceva l’esame monometrico e gli disse che c’era una telefonata. Credo che deve avergli fatto capire che la telefonata era importante e che doveva rispondere subito, perché normalmente non è che lasciamo l’esame endoscopico per rispondere al telefono. Potrebbe anche darsi che Francesco avesse avvertito l’infermiera o l’infermiere di avvertirlo ad una certa ora. Giuseppe PIFEROTTI mi ha riferito che il paziente che in quel momento veniva sottoposto all’esame era conoscente o parente di un investigatore di Firenze o comunque toscano che gli aveva segnalato il NARDUCCI come medico da cui farsi fare l’esame e che poi contattò il PIFEROTTI dopo la scomparsa di Francesco per saperne di più.

Domanda: “Mi vuol descrivere il cadavere del lago?
Risposta: “era quello di un uomo grosso ed ematoso e cianotico, con un volto estremamente gonfio da stringere il colletto della camicia. Non aveva moltissimi capelli, la fronte era molto protuberante. Non mi sembrava una persona vecchia; la persona era irriconoscibile. Io non guardai quel cadavere con occhi critici e detti per scontato che fosse Francesco e aggiungo anche che i documenti estratti dal cadavere erano nitidi e non come mi sarei aspettato da una permanenza in acqua da tre giorni.” 
Vedi Relazione Commissione Parlamentare

tra le altre cose riferisce:
“….il cadavere che vidi nella bara era meno raccapricciante di quando lo vidi sul molo dove era stato adagiato. Ricordo che oltre a me vi erano anche dei miei collaboratori che hanno visto il cadavere nella villa il giorno dopo, ossia il lunedì: ricordo che c’era per certo Stefano FIORUCCI, di cui fornisco i numeri telefonici…..” Vedi: Nota Carabinieri 27 giugno 2007 pag. 186

“Il cadavere indossava un giubbotto di renna del tipo di quello che indossava FRANCESCO NARDUCCI al di sotto del quale non ricordo se avesse una camicia o una maglietta. Anzi ricordo che portava una camicia con una cravatta che lo stringeva molto al collo divenuto edematoso e cianotico, l’addome era batraciano, molto gonfio. Aveva i mocassini Timberland. Non ricordo se avesse l’anello nuziale. Vedi: Sentenza Micheli Pag. 457

Domanda: “Quanto poteva pesare un uomo di quella taglia?”
(..) Circa 90/100 Kg.
Domanda: “Che taglia di pantaloni indossava lei a quell’epoca?”
(..) Cinquantasei.
Domanda: “Che taglia avrebbe portato il cadavere ripescato nel lago?”
(..) Cinquantotto, sessanta. Quasi certamente la taglia era maggiore della mia.
Domanda: “Ci descriva il volto dell’uomo ripescato nel lago?”
(..) Il volto era irriconoscibile. Era edematoso, cianotico, aveva pochi capelli, molto gonfio, con le guance gonfie, i capelli erano tirati indietro e la fronte era molto prominente; in pratica aveva pochi capelli e l’attaccatura era alta. Quello che mi ha colpito in modo particolare fu la fronte particolarmente prominente e senza capelli. Anche il volto aveva delle fattezze batraciane. Con questo termine batraciano mi riferisco alla prominenza delle parti laterali, tipicamente determinato da stasi venosa, per contrizione del collo. La cravatta era di pelle di quelle che si usavano all’epoca. Dai miei ricordi era sul marrone. Ricordo anche che il medico che effettuò la visita esterna si accertò della presenza di fori derivanti da punture. Mi pare di ricordare che a quell’epoca circolava la voce che FRANCESCO si fosse suicidato, forse perché avesse contratto l’A.I.D.S. o per problemi familiari o per problemi di gioco. In sostanza si raccontava che FRANCESCO fosse una persona apparentemente ineccepibile ma che si fosse trovata coinvolta in una situazione senza via di uscita e fosse stato costretto a togliersi la vita. Anche i piedi erano debordanti rispetto alle scarpe. Le voci circolavano nell’ambiente ospedaliero. Ricordo che vidi la patente di FRANCESCO presa dal giubbotto o dal pantalone. Era ben conservata e non era plastificata e questo mi stupì visto che un documento cartaceo rimasto in acqua 5 giorni non si sarebbe conservato in questo modo. Ricordo anche che quando arrivai sul posto il medico non c’era tanto che si aspettava che arrivasse.
(..)
Domanda: “Come mai hanno chiesto a lei di identificare il cadavere rinvenuto nel lago visto che sul pontile, come lei ha affermato prima, erano presenti sia il padre UGO NARDUCCI che il fratello PIERLUCA NARDUCCI?”
(..)
Qualcuno mi ha chiesto di riconoscerlo; aggiungo che non mi sono offerto di farlo. Non ricordo chi me lo chiese. Molto probabilmente mi fu chiesto da UGO e PIERLUCA NARDUCCI che erano sul posto. Posso affermare con certezza che non fui io di mia iniziativa a farmi avanti per il riconoscimento della salma, anche perché non avevo alcun motivo. Ripeto che feci il riconoscimento su richiesta e credo di non sbagliarmi, anche se sono passati parecchi anni, di UGO NARDUCCI o del figlio PIERLUCA. Posso escludere che una simile richiesta mi sia stata fatta dal medico perché non lo conoscevo. Certo è che a chiedermelo è stata una persona che mi conosceva e che era autorevole. Vedi: Sentenza Micheli Pag. 174

Domanda: “Quando è ritornato a S. Feliciano?”
(..) Ci sono tornato il giorno dopo o almeno così mi pare ma potrei esserci tornato il giorno dei funerali. Credo di poter escludere di esserci tornato la sera del rinvenimento dopo cena. Non ricordo se vi andai di mattina o di pomeriggio. Ricordo che vidi il cadavere all’interno della bara in un momento in cui non vi erano molte persone. Credo che la bara fosse al piano superiore. Ricordo anche di averlo baciato non ricordo se sulla fronte o sulla mano.
(..) Il cadavere aveva le sembianze di FRANCESCO. Non so dire in che modo ma quel cadavere aveva qualcosa di diverso da quello che avevo visto sul molo. Questo assomigliava di più a FRANCESCO.
Domanda: “Aveva un aspetto negroide e il colorito cianotico?”
(..) Non so se fosse stato truccato. Visto l’accavallarsi dei ricordi non rammento con precisione. Forse il cadavere era meno gonfio. Il cadavere mi ricordava più FRANCESCO dai tratti e dall’insieme. Vedi: Sentenza Micheli Pag. 290

28 Febbraio 2003 Testimonianza di Antonio Morelli

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