Il 3 Febbraio 2003 rilascia testimonianza Michele Baratta , testimonia subito dopo la testimonianza di Elisabetta Narducci sentita a sua volta in mattinata.

Questa la testimonianza: Baratta Michele 03.02.2003

Questa la trascrizione della testimonianza:

N. 17869/01 R. G. Mod. 44

Procura della Repubblica
presso il Tribunale di Perugia
(Perugia, Via Fiorenzo di Lorenzo n. 24/26, tei. n. 075/54491)

VERBALE DI ASSUNZIONE DI INFORMAZIONI
(art. 362 c.p.p.)

Il giorno 03.02.2003, alle ore 11,45 dinanzi al Pubblico Ministero Dr. Giuliano Mignini sost, assistito dall’Ispettore Capo Fantauzzi Furio della squadra mobile della Questura di Perugia, è comparso il Sig Baratta Michele, il quale, richiesta delle generalità, risponde: ” Sono Baratta Michele, nato a Perugia in data 28.04.1964, residente in Perugia, Frazione Monte la Guardia, Via delle Ghiande nr. 104.”

Il Pubblico Ministero, visti gli artt. 197, 197 bis, 198, 199, 200, 201, 202 e 203 c.p.p., richiamati dall’art. 362 c.p.p. e ritenuto che non sussistono le ipotesi di cui agli artt. 197, 197 bis, 199, 200, 201, 202 e 203 c.p.p., ricorda alla persona informata sui fatti che ha l’obbligo di rispondere secondo verità alle domande che le saranno rivolte e di non tacere circostanze conosciute e la informa che le false informazioni al Pubblico Ministero sono punite a norma dell’art. 371 bis c.p.p.

Il Pubblico Ministero procede, quindi, a esaminare la persona informata sui fatti in ordine alle circostanze per cui è procedimento.

• Domanda: Conferma quanto dichiarato in data 31.05.2002 delle cui dichiarazioni si da lettura?
• Risposta: “Confermo pienamente le dichiarazioni da me rese e di cui mi è stata data lettura e specifico che, per alcune affermazioni, voglio fare delle precisazioni: circa la visita a Capitanucci, non ricordo se andammo specificatamente per quella questione o se eravamo stati invitati a cena e dopo, come spesso succedeva, è venuto fuori il discorso della cartomanzia. In quella sera in cui fummo a cena da Capitanucci, quest’ultimo lesse le carte e fece quelle affermazioni, circa il fatto che l’anima di Francesco non era in pace per via dei duplici omicidi di Firenze. Questo avvenne dopo pochi mesi dalla morte del fratello di Elisabetta.”
• Si da atto che alle ore 11,55 interviene l’assistente Capo Emili Salvatore, della Squadra Mobile della Questura di Perugia.
• Continua il Sig. Baratta: “ripeto che non ricordo come entrammo nel discorso e mi sembra di ricordare che quell’occasione fu la prima volta che Elisabetta conobbe Capitanucci.”
• Domanda: Che discorsi faceva il Capitanucci? Ricorda se aveva interessi esoterici ben precisi?
• Risposta. ” Non ricordo bene. Certo è che il Capitanucci andava oltre la cartomanzia e questo lo dico per i libri che mi faceva vedere; l’unica cosa che posso dire è che io non ho mai creduto a queste cose anche se qualche volta, così per parlare, mi lesse le carte. Ripeto che Capitanucci aveva diversi libri di esoterismo ma non ricordo i titoli.”
Domanda. Capitanucci faceva parte di qualche gruppo particolare, a carattere esoterico?
• Risposta. ” Non lo so. So solo che faceva parte del gruppo di alcolisti anonimi. Aggiungo, perché lei me lo chiede, che il Capitanucci aveva un’amica, che mi sembra si chiamasse Orietta, che dovrebbe avere un figlio rispondente al nome di Tozzi Luca, che si interessava degli stessi argomenti. ”
• A.D.R. “Mi pare che quella sera vi fosse anche la moglie del Capitanucci, di nome Renata, ma non ricordo se fosse presente anche alla lettura delle carte.”
• Domanda. Fu Elisabetta a chiedere a Capitanucci di leggere le carte o fa lui stesso a proporlo ?
• Risposta. ” Non lo ricordo. Ricordo che, in un primo tempo, il Capitanucci si mantenne abbastanza generico nella lettura dei Tarocchi, poi progressivamente si passò allo specifico, ossia la morte del fratello di Elisabetta. Probabilmente ciò avvenne perché o il Capitanucci o l’interessato faceva delle domande specifiche al momento della lettura delle carte. Non ricordo con precisione ma posso dire che l’argomento delle carte portò il Capitanucci ed Elisabetta a parlare di Francesco.”
• Domanda. Come si svolse il colloquio?
• Risposta. ” Con esattezza non lo so; però con certezza posso dire che il Capitanucci concluse la lettura delle carte, affermando che era necessario praticare certi rituali, che descrisse, per far trovare pace a Francesco. Con sicurezza posso dire anche che in quella sede o successivamente, ma sempre nella stessa serata, il Capitanucci alluse ai delitti del cosiddetto “Mostro di Firenze”. Ricordo che il mio amico fece questo riferimento come per alludere ad un coinvolgimento del Narducci in questa vicenda. Non ricordo se disse proprio se il Narducci fosse il Mostro di Firenze, con certezza posso, però, dire che si alluse al coinvolgimento di Francesco Narducci in questa triste vicenda. Ciò fu detto dal Capitanucci per spiegare perché l’anima di Francesco non trovasse pace. Quando Elisabetta ascoltò queste parole, mi apparve turbata ma non in modo particolare come mi sarei aspettato, proiettando le mie possibili reazioni a quella situazione. Intendo dire che io, al suo posto, avrei reagito anche con violenza contro il Capitanucci perché mi sembrava un’accusa gravissima. Ho ritenuto però che la mancanza di particolari reazioni in Elisabetta derivasse dal fatto che il coinvolgimento di Francesco nella storia dei duplici omicidi era storia già nota; credo che anch’io non ebbi particolare reazioni proprio perché questa storia era già nota. ”
• Domanda. Elisabetta la rimproverò di non aver reagito di fronte alle affermazioni del Capitanucci e comunque le fece commenti in proposito?
• Risposta. ” No, perché il fratello non era mai argomento di discussione. Elisabetta non commentò in alcun modo le parole del Capitanucci ma mi dimostrò la sua intenzione di fare quei rituali che infatti poi facemmo. Non la convinsi di certo io a fare quanto richiesto dal Capitanucci.”
• Domanda dell’Ispettore C. Fantauzzi: ricorda qualche particolare circa gli effetti personali di Francesco e che fine hanno fatto?
• Risposta. ” Ricordo che l’orologio mi sembra marca Citizen, nero, con cinturino di acciaio fu preteso da Elisabetta che portava costantemente al polso per svariati anni ”
• A questo punto, alle ore 12,20 interviene il Tenente Antonio Morra.
• Domanda: Dove avvenne il colloquio col Capitanucci?
• Risposta: ” nella cucina che era la stanza adibita anche a soggiorno.”
• Domanda: siete stati sempre assieme quella sera oppure Elisabetta si appartò con Capitanucci?

• Risposta: ” No, per quel che ricordo siamo stati sempre insieme.”
• Domanda: Perché Capitanucci specificò di fare il rito nella casa di San Feliciano?
• Risposta: ” Mi sembra di ricordare che lui disse di andare nella villa perché era l’ultimo luogo dove era stato il cadavere, indicando anche la stanza esatta dove dovevamo andare che era situata al piano inferiore. Probabilmente l’indicazione della stanza venne fuori dopo la descrizione del luogo e su quale fosse la stanza maggiormente frequentata.”
• Domanda: Durante il percorso o all’interno della villa, si ricorda cosa vi siete detti?
• Risposta: ” Durante il viaggio non ricordo, ma ricordo che Elisabetta era presa dalla necessità di fare questo rito ed appariva turbata, come lo ero io, ed eravamo spaventati. Il Capitanucci ci aveva detto quello che dovevamo fare ma non intervenne mai personalmente nella villa, neppure la prima volta. I riti li compì direttamente Elisabetta che andò nel soggiorno sito al piano inferiore; ricordo che, per scendere, vi erano delle scale dove all’inizio, mi pare a destra, vi era posizionato l’interruttore generale della corrente. Ricordo che Elisabetta pose delle essenze su una ciotolina od un piattino; lì bruciò queste cose e dovevamo aspettare la completa combustione dell’essenze, che durava circa un quarto d’ora. Nell’attesa non ricordo se Elisabetta pronunciò delle formule. Andammo in quella casa per tre settimane consecutive, sempre nello stesso giorno della settimana, che mi sembra fosse il venerdì. Aggiungo che insieme ad Elisabetta ci siamo rivisti con Capitanucci anche in altre occasioni, per lo più per cene ma non ricordo se tornammo sull’argomento, ne se Elisabetta mi abbia più riparlato della questione o
se abbia rivisto da sola il Capitanucci.”
• Domanda: Ha mai incontrato Elisabetta in questi ultimi tempi?
• Risposta: ” Sì, anche una quindicina di giorni fa al bar che si trova sotto la dirczione provinciale del lavoro, sita in via Palermo, dove Elisabetta si era recata credo per motivi sindacali.”
• Domanda: Capitanucci era conosciuto dal padre e dal fratello di Francesco?
• Risposta: ” No, assolutamente non credo.”.
• Domanda: Che cosa ha notato circa gli atteggiamenti della famiglia Narducci dopo la morte di Francesco?
• Risposta: ” Le cose che mi hanno colpito sono state sia il dolore acutissimo della madre di Francesco, chiusa nella sua camera a piangere per diversi mesi, forse per anni; Elisabetta invece nutriva un odio profondo nei confronti di Francesca Spagnoli tale da portarla ad un comportamento impressionate, che ricordo benissimo. Infatti una sera del periodo estivo, forse dell’anno 1986, ma non so dare un’ indicazione precisa, mentre camminavamo per Piazza Piccinino, in direzione Maestà delle Volte, vidi Elisabetta irrigidirsi improvvisamente e dirigersi verso una grossa auto, forse un fuoristrada che prese a calci, graffiandola anche con le chiavi; io la fermai stupito e le chiesi spiegazioni e lei in preda ad un attacco isterico mi disse che quella era la macchina di Francesca Spagnoli che riteneva responsabile di quello che era accaduto al fratello.”
• Domanda: questo atteggiamento era presente anche precedentemente alla scomparsa di Francesco?
• Risposta: ” No, però per quello che ricordo non c’è mai stato un rapporto normale tra cognate. Io ho sempre intuito che il matrimonio tra Francesco e Francesca non fosse felice ma non so per quale motivo. Ricordo che di Giovanna Ceccarelli e del fratello Elisabetta parlava bene ma di Francesco e Francesca non diceva mai nulla.”
• Domanda: Chi erano gli amici più intimi di Elisabetta? ^-^
• Risposta: ” sicuramente era una ragazza di Todi, che faceva parte del movimento di Elisabetta, cioè la Soka Gakkai, ma che non era Stefania Belli; poi c’era tale Gabellieri Spartaco, che ora ha un’agenzia di pratiche. Fermo restando che il riferimento più forte era il ragazzo indiano, tale Kumar, capo carismatico del suo gruppo. Vi era, poi, una certa Fabrizia Marchini, cognata di Sauro Cristofani, Assessore comunale.”
• Domanda: Nelle riunioni presso la Soka Gakkai Elisabetta parlava del fratello e dei suoi problemi?
• Risposta: ” No, non è mai capitato.”

Si da atto che il verbale viene chiuso alle ore 13,10.
Si da atto che il presente verbale è stato redatto in forma riassuntiva, a norma dell’art. 140 c.p.p.

Il Pubblico Ministero, rilevata l’esigenza che quanto riferito dalla persona informata non trapeli all’esterno, stante la delicatezza dell’indagine e la necessità di evitare che la divulgazione delle circostanze riferite dalla persona stessa pregiudichi le indagini;
PQM
Visti gli artt. 391 quinquies e 329 c.p.p.
VIETA
alla persona esaminata di comunicare i fatti e le circostanze oggetto dell’indagine, di cui hanno conoscenza, per la durata di legge.
AVVERTE
conscguentemente che la persona stessa che la divulgazione delle notizie riferite è penalmente sanzionata dall’art. 379 bis c.p.p., inserito dall’ari 21 della 1. n. 397/2000.
IL PUBBLICO MINISTERO
(Dr. Giuliano Mignini)

Questi alcuni stralci estratti da documenti: Il Baratta conferma quanto dichiarato nella testimonianza del 31 maggio 2002, anche quando viene messo a confronto con l’ex fidanzata Elisabetta.

Elisabetta ha cercato di smentire solo il riferimento “fiorentino”, contenuto nelle parole del Capitanucci, confermando, però tutto il resto e collegando il rito alla necessità di contrastare la “negatività” di cui sarebbe stata portatrice la vedova.

Vedi l’informativa: 29 giugno 2004 Informativa stato indagini Perugia Pag.14 e Vedi Richiesta decisione di competenza 15 luglio 2005 pag. 15/16

3 Febbraio 2003 Testimonianza di Michele Baratta

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