Il 31 ottobre 2002 rilascia testimonianza Ferdinando Benedetti, storiografo.

Questo uno stralcio della testimonianza:

Sono uno storiografo e in particolare studio sin dal 1974 la massoneria nella sua evoluzione dal 1861 ad oggi in particolar modo a Perugia. …quando scomparve il gastroenterologo Francesco Narducci andai a consultare il mio archivio anche in considerazione del fatto che ero a conoscenza che il padre fosse iscritto alla Massoneria, Loggia Bruno Bellucci di Perugia. A quell’epoca mi posi una domanda che è: “perché quando una persona muore in modo violento non viene effettuata l’autopsia?”. In particolare, quello che mi balzava alla mente era dato dalla mancata spiegazione della non effettuazione dell’esame autoptico e così volli verificare chi fosse all’epoca il Procuratore Capo ed il Sostituto che avevano autorizzato la sepoltura. Verificai che si trattava del Dr. Nicolò Restivo e del Dr. Centrone. Andai subito a vedere se Restivo fosse iscritto a qualche loggia ed accertai che il suo nome non era ricompreso tra la mia documentazione però parlando con alcuni amici e/o conoscenti, Mazzerioli Paolo e Germini Francesco, entrambi alla mia domanda tesa a conoscere chi fosse il Dr. Restivo, risposero in tempi diversi, con un sorriso e senza proferire alcuna parola…

Vedi Nota Finale Gides 4 aprile 2007 Pag. 206/207

“… Sono uno storiografo e in particolare studio sin dal 1974 la massoneria nella sua evoluzione dal 1861 ad oggi in particolar modo a Perugia. Voglio far presente di aver un mio metodo basato essenzialmente sulla mia memoria e solo in qualche caso annoto qualche scritto. D. Cosa ricorda della scomparsa del Dr. Francesco Narducci avvenuta nel mese di ottobre del 1985? R. Come ho già argomentato, e di seguito chiarirò meglio, mi definisco una sorta di storico-archivista di quei fenomeni sociali che sono e si identificano in Associazioni Mutualistiche. In particolare dal 1974 raccolgo molti aspetti, certificandoli e memorizzandoli, relativi alla materia. Quando scomparve il gastroenterologo Francesco NARDUCCI, che a mia conoscenza pare fosse affetto da un ulcera, andai a consultare il mio archivio anche in considerazione del fatto che ero a conoscenza che il padre fosse iscritto alla Massoneria, Loggia Bruno Bellucci di Perugia. Nella stessa loggia verifìcai la presenza anche di altre persone, note in città, che riassumo: Giovanni SPAGNOLI, Mario STELLA, Mario Bellucci, Ugo Narducci e altri che al momento non ricordo poiché vado a memoria. Posso dire, però, che tale contesto era abbastanza numeroso e, in gran parte professionisti dell’area medica. Si trattava, infatti, cosa che notai in particolare, di
professori e professionisti di buon livello in medicina. Nella loggia, a mio ricordo, vi erano diversi specialisti della varie branche. A quell’epoca mi posi una domanda che è: ” “perché quando una persona muore in modo violento non viene effettuata l’autopsia? ” “. Voglio precisare che quando dico “morte violenta” voglio intendere quella “non naturale”. D. Nella sua ricerca ha trovato annotato il nominativo di Narducci Francesco negli elenchi in suo possesso o disponibilità? R. No. Non ho trovato nessun riferimento a differenza del padre Carducci Ugo che era un 33° grado. Sul Narducci Francesco ho raccolto nell’ambiente delle, mie amicizie e conoscenze alcune notizie, tutte umivoche, nel rappresentarlo quale figlio del Narducci Ugo non prediletto e che non veniva considerato proprio da padre, come l’erede “della stirpe Narducci “. Queste sono notizie che ho raccolto e di cui sono certo, ma nulla posso dire, invece, sui reali motivi di questa valutazone da parte del padre. Riprendendo il discorso che ho fatto prima sul mio metodo di ricerca e di studio posso affermare che su Narducci Ugo avevo anche scritto in un arco di tempo che posso collocare tra il 1976 ed il 1986 quando abitavo in Via dei Filosofi e comunque prima della morte del figlio Francesco. Ricordo di avere scritto perché ero rimasto colpito da notizie che avevo appreso e che me lo indicavano come professionista “non ben visto dalle clienti “. Su questo aspetto potrei ricordare qualcosa infuturo ma i questo momento non ricordo altro. D. Dopo le prime riflessioni ha acquisito notizie o ha fatto altre ricerche? R. A quei tempi, dopo questa riflessione e visto che il caso si era comunque chiuso, non cercai altre spiegazioni, sia in me stesso che rivolgendomi ad altri. In epoca recente, quando anche sulla stampa è stato ripreso il caso Narducci, ho rivisitato le mie conoscenze e le riflessioni a suo tempo fatte. In particolare, quello che mi balzava alla mente era dato dalla mancata spiegazione della non effettuazione dell’esame autoptico e così volli verifìcare chi fosse all’epoca il procuratore Capo ed il Sostituto che avevano autorizzato la sepoltura. Verifica! che si trattava del Dr. Nicola RESTIVO e del Dr. CENTRONE del quale non ricordo al momento il nome di battesimo. Andai subito a vedere se Restivo fosse iscritto a qualche Loggia ed accertai che il suo nome non era ricompreso tra la mia documentazione però parlando con alcuni amici e/o conoscenti in occasione di una assemblea della Società tra cui MAZZERIOLI Paolo, che credo che in passato, poiché oggi in pensione, fosse un Funzionario della Regione Umbria e GERMINI Francesco, probabilmente funzionario della Cassa di Risparmio di Perugia, ora “Banca dell’Umbria” anch’egli oggi in pensione, entrambi alla mia domanda tesa a conoscere chi fosse il Dr. Restivo, risposero in tempi diversi, con un sorriso e senza proferire alcuna parola. Voglio precisare, visto che me lo chiedete, che io partecipai recentemente, nel corrente mese, alla trasmissione “Nero su bianco” in onda su T.E.F. che riguardava il caso Narducci e alla quale tra gli ospiti vi erano la scrittrice Carlizzi ed il suo collega Licciardi, I ‘Avv. Crisi, I ‘Avv. Falcinelli oltre al Direttore de “La Nazione ” Mauro Avellini, in quanto invitato tra il pubblico dal conduttore Laurent De Bay. Siccome ero tra il pubblico ebbi modo di conoscere il marito della Carlizzi, Arch. Carlizzi, che volle presentarmi a fine trasmissione e senza che io l’avessi chiesto, la propria consorte. Da quel momento sono stato tempestato, seppur in maniera garbata, dalla scrittrice Carlizzi, la quale, volentieri, ha voluto incontrarmi più volte, sia a Perugia che a Roma, presso la sua abitazione, sempre per avere da me delle risposte riguardanti la mia passione sulle Associazioni Mutualistiche. Aggiungo, altresì, che la stessa signora ha avuto anche il riguardi di porgermi in dono due tra le sue recensioni che sono. “Gli affari riservati del mostro di Firenze ” e
quello dalla copertina di colore giallo con un dipinto del maestro Ligabue che ha come protagonista il noto scrittore Alberto Bevilacqua. Preciso a specifica domanda che a Roma sono andato sabato ultimo scorso, momento in cui avevo già letto entrambi i libri. Devo dire che dal mio incontro di sabato con la Carlizzi, nell’abitazione della quale ho pranzato e successivamente ho conosciuto Salvatore e Maurizio, due appartenenti alla Squadra Mobile della Questura di Perugia, che ricordo ancora per le foltezze di Salvatore particolarmente prestanti, le telefonate con la scrittrice sono notevolmente aumentate di frequenza anche se devo dire che relativamente alla durata le stesse durano mediamente mai meno di 10 minuti. D. Ha mai fatto ricerche ed accertamenti sul caso Narducci in senso generale ed in particolare sugli aspetti della scomparsa e del successivo ritrovamento del cadavere? R. No. Non ho fatto indagini ma ho ampliato i miei dubbi sulla vicenda rispetto agli eventi recenti.

A questo punto, data l’ora, il verbale viene interrotto per essere ripreso alle ore 14.30.

Il Geom. Benedetti dichiara: durante la pausa sono andato a casa ed ho rivisto le mie carte sulle loggie che ho portato con me e spontaneamente vi esibisco. Tra queste logge, tutte di Perugia, come potete constatare, vi è la Loggia Bellucci nella quale risultano compresi sia il NARDUCC1 Ugo che lo SPAGNOLI Giovanni. Ho portato anche, e li esibisco, la documentazione relativa all’Associazione Mutuo Soccorso, alla quale come ho spiegato stamane, aderisco. In questa documentazione, tra i soci onorari, vi sono indicati i Capi della varie logge che per l’appunto aderiscono in questa veste all’Associazione. Sono disponibile a mettere detta documentazione a disposizione della Giustizia consentendone l’estrazione in fotocopia. D. Come ha formato questi elenchi? R. Gli elenchi sono stati compilati personalmente da me e d aggiornati sino alla data del 31.12.1992. Ho provveduto alla loro formazione, rilevando i dati, tra cui appunto i nominativi, in più sedi. Mi spiego meglio: ricerche bibliografìche ed archivi societari e anche riviste specializzate, ivi compresi gli archivi della nostra società. D. Dalle sue conoscenze la Loggia Bellucci che campo di influenza aveva ed ha? R. La Loggia Bellucci ha sempre avuto e continua ad avere una forte influenza nell’ambito universitario e della sanità umbra. Alcuni dei suoi componenti decidevano e decidono la carriera dei medici e dei professori universitari. Posso affermare questo perché in diverse occasioni sono stato diretto testimone di colloqui tra personaggi influenti della Loggia nel corso dei quali ho avuto modo di ascoltare che venivano prese decisioni sul futuro professionale di medici e professori. Posso ancora aggiungere a tal riguardo che questa mia esperienza diretta si è svolta in più occasioni presso il Castello dell’Oscano di Cenerente di Perugia, dove venivano tenute riunioni giustificate da motivazioni stranissime, quali la commemorazione di una data, ma in effetti il reale motivo era quello di incontrarsi per assumere importanti decisioni. Avendo capito le reali motivazioni e volendo avere conferme di mie intuizioni, in quelle occasioni, mi avvicinavo ai vari interlocutori ascoltando i loro discorsi D. Chi erano questi interlocutori con poteri decisionali? R. Ricordo l’Avv. Enzo Paolo TIBERI il Prof. BINAZZI il Prof. Ugo MERCATI, il Comm. FAINA, ex Amministratore delegato della Perugina ed il Prof. BELLUCCI Mario. Per quanto mi risulta di questi citati sono ancora in vita il Prof. MERCATI ed il Prof. BELLUCCI. Devo precisare di avere avuto la netta sensazione che la figura più carismatica del gruppo fosse l’Avv. Aldo PACCIARINI di Città di Castello e I’Ing. Pier Luigi TENTI di Todi, che non sono compresi nei miei elenchi perché non di Perugia. Sia ila P ACCIARINI che il TENTI sono entrambi massoni. In questo momento ricordo un particolare che vi voglio riferire: una riunione sicuramente avveniva sotto la data del 9 febbraio perché ricorrenza del 9 febbraio 1849 che è una data storica per i repubblicani (ex partito d’azione) e sia il PACCIARINI che il TENTI erano rispettivamente i Gran Maestri di Città di Castello e di Todi. Voglio precisare che gli accordi presi verbalmente durante le riunione di cui ho parlato riguardavano non solo l’ambiente sanitario ed universitario, ma anche altri campi della vita civile, sociale ed economica. Come pure voglio precisare che le decisioni venivano poi di fatto applicate quasi totalmente. E questo posso affermarlo per averlo verifìcato in più occasioni personalmente Anzi aggiungo ancora che furono proprio queste verifiche positive a rafforzare in me il convincimento che in quelle riunioni in effetti si trattavano altre materie e si rendevano decisioni sene. Ricordo tra questi casi che fu preannunciata e stabilita la futura promozione a primario del Prof. Luigi COREA, aderente alla Loggia Guardabassi; come è noto recentemente il COREA è rimasto vittima di un incidente automobilistico. D. Durante le riunioni di cui ha parlato ha sentito qualche volta far riferimento alla morte del Narducci Francesco? R. Purtroppo no. Devo precisare che in effetti ero curioso di poter ascoltare o capire qualcosa su quella morte e considerato che era un argomento di dominio pubblico speravo di poter raccogliere da qualche conversazione tra i personaggi importanti che ho citato qualche notizia. Stranamente non ne hanno mai parlato e questo è “sintomatico ” nel senso, mi spiego meglio, che evidentemente c’era stato come un “ordine di scuderia” di non parlarne. Ordine di scuderia ben recepito perché ripeto, stranamente, pur essendo un tema di grande attualità in ogni salotto, quei personaggi non ne parlavano. D. In quelle riunioni ha incontrato qualcuno della famiglia Narducci-Spagnoli? R. Ho visto una sola volta Ugo Narducci in una occasione diversa da quella del 9 febbraio, ma pur sempre una riunione tra i personaggi importanti massonici. Della famiglia Spagnoli, ma non so dire se si tratta degli stessi Spagnoli imparentati con i Narducci, ho visto la Signora Spagnoli che abita a San Mariano di Corciano e che c’era quasi sempre. D. Per quanto è a sua conoscenza e rimanendo alla realtà perugina oltre ai nominativi di cui agli elenchi che spontaneamente ha esibito, vene possono essere altri? R. Per rispondere a questa domanda devo fare prima di tutto una precisazione. E cioè il fatto che l’associazione alla quale aderisco è una associazione che si ispira ai principi della massoneria “buona” con la conseguenza quindi che ogni aderente, tra cui io stesso, sostanzialmente siamo massoni e ci comportiamo come tali facendo riferimento sempre alla massoneria buona e aggiungo “vera”. Devo anche precisare, e con questo rispondo alla vostra domanda, che vi sono altri soggetti, dalla personalità influente, che sono massoni, ma facenti parte di una massoneria cosiddetta “deviata”. Questo posso affermarlo con certezza proprio perché non solo conosco la materia da studioso ma anche per il fatto di essere a tutti gli effetti, come ho spiegato poc ‘anzi, un membro della massoneria vera. Non voglio con questa mia affermazione peccare di presunzione ma ho ritenuto di ammetterlo perché “non ne potevo più”. Mi spiego ancora meglio: il vero massone non va a dire in giro di essere massone. Agisce e basta. Se io ho fatto in questa sede le affermazioni di cui sopra, ripeto è stato perché non ne posso più.

A questo punto, alle ore 16.55 interviene il tenente MORRA Comandante del R.O.N.O. CC di Perugia.

Continua il BENEDETTI: per spiegarmi meglio devo fare riferimento alla mia storia professionale personale anche se in estrema sintesi ma, che sarà sicuramente sufficientemente chiara per voi. Per farvi capire nella mia professione, pur avendo avuto tutte le capacità e le potenzialità professionali dal 1974 ad oggi non ho fatto carriera, intesa come sviluppo non naturale. E questo, dovete sapere, per il fatto sostanzialmente di non aver voluto recepire “il canone ” della massoneria fasulla, intendendo per questa quella “deviata”. Vi voglio spiegare un solo esempio: sono stato per circa tre anni e mezzo componente della Commissione Edilizia del Comune di Perugia. In tale compito ho fatto il mio dovere. Più volte ho subito pressioni per favorire alcune situazioni non regolari. Per non aver ceduto a tali pressioni da ambienti della massoneria deviata, sono stato richiamato da esponenti di rilievo a tenere un comportamento più obbediente alle direttive della massoneria deviata che comunque non ho mai seguito per niente. Alla scadenza del mandato non sono stato riconfermato anche se, per consuetudine, il mandato viene sempre riconfermato. Esempi come questi ce ne sono tantissimi. Dopo questa premessa, per riprendere il discorso di questa mattina, sul nominativo del Dr. Nicola RESTIVO, Procuratore della Repubblica all’epoca del rinvenimento del cadavere del Narducci, voglio specificare che il fatto di non aver rinvenuto annotato il suo nominativo nelle mie ricerche sugli appartenenti alla massoneria, non vuol dire che non lo fosse. Anzi preciso adesso che per volermi togliere un peso da addosso, e dovete capire le mie difficoltà, che il Dr. RESTIVO Nicola faceva e fa parte della massoneria che io ho definito “deviata”, nel senso che non è la massoneria cosiddetta buona e reale. Questa mia affermazione non è una mia deduzione come in un primo tempo avevo pensato di voler rappresentare, ma in effetti è una certezza perché l’ho appreso da una fonte che non intendo riferire. Vi spiego anche perché non voglio riferire su questa fonte facendo riferimento ad un episodio mio che si verifica tanti anni fa e che ancora oggi ha lasciato il segno sulla mia per sona. Si tratta di un fatto relativamente semplice. Nel 1974 durante un colloquio con mio padre feci presente che alcune personalità politiche importanti erano massoni “deviati “. La risposta di mio padre fu un quasi cazzotto che per fortuna non mi arrivò dicendomi: ” “Metti a rischio te, i tuoi fratelli, le tue sorelle ed i tuoi genitori” 2). Ci può spiegare ancora meglio quello che lei ha saputo dalla sua “fonte”? R. Voglio precisare che questa mia “fonte ” si identifica in due persone, chiaramente massoni, in particolare entrambi Gran Maestri della massoneria che definisco “buona “. Uno è morto e l’altro invece è ancora vivo. Entrambe furono da me sentiti in tempi e luoghi diversi e pertanto inconsapevoli l’uno dell’altro sull’argomento che riguardava in particolare la mancata esecuzione dell ‘autopsia sul cadavere del Dr. Francesco del Dr. Narducci e Narducci. Preciso che questi argomenti furono discussi negli ambienti della massoneria “buona” in maniera informale nel periodo successivo alla scomparsa precisamente nel mese di giugno o giù di li del 1986. Affermo la data con certezza in quanto in quel periodo traslocai dalla mia casa di Via dei Filosofi a quella di Via Pievaiola n.2/a. Posso aggiungere che in una occasione eravamo in quattro incontratici casualmente presso il Tribunale di Perugia sito in Piazza Matteotti. Eravamo tutti massoni e ci siamo intrattenuti a parlare circa dieci minuti. Preciso che io sopraggiunsi salutai il Gran Maestro dicendo “Ciao avvocato”. Lo stesso mi rispose e riprese la conversazione che i tre stavano seguendo e che capii verteva sul caso Narducci. Abbiamo camminato percorrendo per intero un corridoio due o tre volte discutendo della vicenda e quello che io ricordo in particolare è grosso modo questo: il Gran Maestro si lamentava di non capire tante cose di quella vicenda e gli altri due, anch’essi avvocati, risposero: uno dicendo “”sarà uno che vuol fare carriera”” e il Gran Maestro rispose, a sua volta, ” “E ‘ uno che farà carriera ” “. A questo punto capii che si trattava del caso Narducci ed intervenni io chiedendo: ” “ma l’autopsia in questi casi non è obbligatoria? ” “. Al che l’avvocato che ancora non avevo sentito parlare rispose: “”E’ possibile””. Dalla conversazione ho capito che i tre avvocati stavano parlando del Dr. Nicola RESTIVO. Successivamente, qualche tempo dopo, riparlai della vicenda con il Gran Maestro che oggi è ancora vivo, anch’egli avvocato. I termini del ragionamento furono i seguenti: sulla scorta dei discorsi fatti in Tribunale richiesi al Gran Maestro un suo pensiero ed eventuali considerazioni sempre su quella vicenda e sul motivo della mancata autopsia. Anche perché il mio dubbio era rimasto tale. Il Gran Maestro mi rispose in maniera evasiva come se gli desse fastidio discutere di questo aspetto, aggiunse che non era ne la sede ne il momento di trattare tale argomento e che queste cose devono essere discusse ali’interno delle proprie, rispettive logge. Aggiungo volentieri che il caso Narducci è stato trattato come unico punto all’ordine del giorno in tutte le logge presenti nel perugino. So anche per certo che successivamente agli ordini del giorno trattati singolarmente dalle varie logge è seguita una riunione straordinaria che vide la partecipazione dei capi di tutte le logge del perugino che verteva sempre e solo sul caso Narducci. Non ho avuto la possibilità di poter accedere ai relativi verbali. Queste riunioni mi sembra che si siano verificate nel periodo invernale fra la fine del 1986 ed i primi mesi del 1987. D. Ha saputo l’argomento e le decisioni prese in queste riunioni sulla vicenda Narducci? R. Certamente. Ho avuto modo di parlare con numerosi conoscenti e confratelli apprendendo il contenuto delle riunioni e che vi riferisco. Ho saputo che i consuoceri del defunto, Narducci Ugo e Spagnoli Giovanni a suo tempo si rivolsero al loro Gran Maestro, Mario Bellucci, per un intervento volto a non fare eseguire l’autopsia sul cadavere. Ho saputo anche che sul Bellucci intervenne anche una persona autorevole, sempre del mando massonico, che all’epoca ricopriva importante carica politica, mentre adesso è in pensione. Si tratta, poiché me lo chiedete, di un personaggio che ha ricoperto anche la carica di Ministro, ma non di primo ministro. Mi è stato altresì riferito che erano state trovate “le persone giuste nei posti giusti per non fare effettuare l’autopsia”. Ho riferito proprio testualmente quanto da me appreso ripeto da più fonti autorevoli e, quindi, per me credibili, che avevano partecipato alle riunioni di cui vi ho parlato. D. Ha saputo qualcos’altro e, in particolare, sul rinvenimento del cadavere nel Lago Trasimeno? R. Rispondo affermativamente precisando che le notizie sul punto non le ho apprese dagli appartenenti alle riunioni, ma da un mio vecchio compagno di scuola, anche lui geometra, che è di San Feliciano, a sua volta amico di uno dei pescatori che aveva partecipato a recuperare il cadavere. Questo amico, di nome Enrico Raspati, l’anno successivo al rinvenimento del cadavere mi raccontò che un barcaiolo del suo paese che aveva recuperato e, quindi, visto personalmente quel cadavere gli aveva riferito che si trattava di un corpo deformato “basso, gonfio e con la faccia bruttissima ” e nella semplicità del ragionamento aveva osservato che non gli era sembrato proprio la persona del Narducci quale era raffigurata sui giornali. Già da allora mi erano venuti dei sospetti sul cadavere ma non volli ragionarci sopra. Solo negli ultimi tempi dopo le notizie stampa che tutti conosciamo sono tornato con la mente su quei discorsi. D. Sul Narducci Francesco ha saputo notizie della sua vita. R. Parlandone con le stesse persone e negli stessi ambienti di cui vi ho fatto cenno ho appreso che in quelle riunioni sul Narducci si fecero specifici riferimenti sulla sua vita e in particolare sui suoi trascorsi professionali e personali. Ricordo bene che si era detto che era andato a Firenze per sostenere alcuni esami a quell’Università -facoltà di medicina – in quanto a Perugia non era riuscito a superarli. Si era detto anche che a Firenze abitava con un collega, anche lui studente in medicina, di Perugia o di Sinalunga (SI), in una casa che si trovava nella zona dei noti delitti del Mostro di Firenze. Si era detto ancora che il Narducci a Firenze era entrato a far parte di una setta esoterica chiamata della Rosa Rossa tanto da essere stato iniziato partendo dal livello più basso sino a giungere nel tempo a quello di “custode “, ma non so dirvi che significato avesse. Mi sembra di ricordare che le mie fonti avessero fatto riferimento, quale periodo di affiliazione del Narducci, all’epoca in cui lo stesso frequentava l’ultimo o il penultimo anno di medicina. D. Ci riferisca con esattezza Vanno in cui è venuto a conoscenza circa l’appartenenza del dott.Francesco Narducci a questa setta esoterica detta della Rosa Rossa. R. Affermo con certezza che l’epoca è da ricondursi immediatamente dopo che si sono svolte le riunioni di tutte le Logge e di quella straordinaria che avevano come unico tema “II caso Narducci”. Era l’anno 1987, ai primi mesi. Di questo ne sono proprio certo. Ricordo che era stato detto che i componenti di questa setta, una volta diventati adepti, portavano sull’avambraccio un tatuaggio che raffigurava una rosa rossa. Altra caratteristica che contraddistingueva gli adepti era quella di essere misogeni, perché odiavano le donne, almeno da quello che mi fu spiegato. Ed anche di questo aspetto ne ho memoria precisa. D. In quelle riunioni si è parlato anche dei duplici omicidi del Mostro di Firenze? R. Rispondo affermativamente. Si era detto che il Narducci Francesco non fosse il Mostro di Firenze, come buona parte della voce pubblica già allora lo additava, bensì uno dei Mostri di Firenze. A tal riguardo ricordo bene che prima delle riunioni le Logge tendevano a non recepire la voce pubblica di Narducci implicato negli omicidi di Firenze, mentre dopo le discussioni approfondite sul caso nelle riunioni ed i particolari accertati dalle Logge con le loro indagini e che vi ho riferito, la conclusione di tutte le Logge fu che in effetti il Narducci era “purtroppo coinvolto in quei delitti”. Devo aggiungere che l’ordine dato dalle Logge sui risultati dello loro indagini fu quello di mantenere la segretezza, ma devo precisare che mi risulta che una parte fu dissenziente poiché voleva fare emergere la verità. L’ala per così dire dura invece aveva sostenuto che per lo spirito di corpo non bisognava far trapelare nulla perché altrimenti “sarebbero stati coinvolti tutti “; questa linea alla fine prevalse. A riprova di questa frattura posso citare che in effetti si verificarono anche delle fuoriuscite. E questo sempre nei primi mesi dell’anno 1987. D. Le sono stati riferiti se durante le indagini sulla morte del Narducci e sulla sua implicazione nei fatti di Firenze vi furono degli ostacoli all’accertamento della verità? R. Non ne sono a conoscenza. Solo recentemente ho appreso una ipotesi del genere leggendo i due libri della Carlizzi. Per essere il più chiaro possibile e dimostrare la mia sincerità su quello che ho affermato voglio puntualizzare ancor meglio che i fatti raccontati sono il frutto di una mia cognizione diretta che risale alla fine del 1986 -primi mesi del 1987 e che le mie fonti sono esclusivamente personaggi autorevoli dell’ambiente massonico appartenenti alle diverge Logge di Perugia. Questo sono quindi i fatti veri. Posso fare, se me lo chiedete, deduzioni personali che potrebbero essere il frutto anche di varie letture fatte negli ultimi tempi e colloqui, ma vorrei evitarlo proprio per attenersi scrupolosamente ai fatti di mia cognizione derivanti dall’ ambiente massonico così come li ho appresi per viva voce di numerosi aderenti, che definisco persone degnissime e corrette sotto tutti i punti di vista per cultura, professione e discendenza familiare, sin dagli anni 1986/1987. D. E’ proprio certo di aver saputo dell’appartenenza del Narducci Francesco alla setta della rosa rossa nell’anno 1987? R. Sì, assolutamente e lo ripeto con nettezza e spero che vi serva per l’accertamento della verità. D. Ha mai parlato dei fatti che ci ha raccontato durante l’odierna deposizione con persone terze non dell’ambiente perugino, ivi compresa la signora Gabriella Carlizzi? R. Assolutamente no. Di questi fatti, della cui fondatezza e serietà ne sono estremamente convinto, non ne ho fatto cenno con nessun estraneo e così pure con la signora Carlizzi. Alla Carlizzi, poiché la stessa insisteva a conoscere da me notizie sulla storia della mia associazione, ho fornito solamente dei cenni storici dandole in prestito due libri. Con la stessa ho fatto invece altri discorsi, sempre da lei sollecitato, frutto di deduzioni ricavate dalla lettura dei libri che mi aveva regalato, dai colloqui avuti con lei e con i suoi familiari, nonché da articoli di stampa che trattavano vari argomenti, compresi i fatti di Perugia e di Firenze. Ma quelli ripeto sono stati discorsi su mie riflessioni che avevano il loro fondamento esclusivamente nelle letture e nei colloqui avuti. Del resto questo mio schema deduttivo l’ho anche sviluppato in occasione della visita dei due poliziotti che ho incontrato in casa della Carlizzi. Ci tenevo a fare questa precisazione perché mi rendo conto della delicatezza delle indagini che state svolgendo ed ho voluto che non si facesse confusione tra i fatti che ho appreso direttamente da fonti autorevoli e quelli oggetto di conversazioni salottiere, fornendovi invece un contributo genuino, che, come avete potuto ben capire, a livello umano mi è molto costato ma alla fine il mio senso civico ha prevalso su ogni altra considerazione. Anzi voglio aggiungere che adesso mi sento molto tranquillo, avendo un senso di rilassatezza e soddisfazione come se mi fossi liberato da un peso che non avevo la forza di esternare. ….” 

Vedi: Nota Carabinieri 27 giugno 2007 pag. 274/275/276/277/278/279/280281/282/283

31 Ottobre 2002 Testimonianza di Ferdinando Benedetti

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