Il 22 aprile 2002 rilascia testimonianza Alberto Ceccarelli.

Questa uno stralcio della sua testimonianza:

Non ricordo di aver detto queste cose, non ricordo neanche se UGO venne la sera in questione, però se l’avessi detta il senso della frase è da intendere che avevo profuso tutto il mio impegno come se avessi dovuto ritrovare mio figlio.” Vedi: Sentenza Micheli Pag. 59

Il mercoledì successivo alla scomparsa a studio mi chiamò il padre di un mio paziente, che era impiegato al Comune di Perugia, il quale mi parlò delle sue doti di sensitivo e mi disse che aveva bisogno di una fotografia e di indumenti intimi di Francesco, per cercare di rintracciarlo. Io e Ugo portammo la foto e forse PierLuca portò in un secondo tempo una giacca di pigiama o una maglietta di FRANCESCO, e ci recammo da questo sensitivo che abitava nella zona tra Monte Tezio e Colle Umberto. Il sensitivo dopo aver utilizzato il pendolino ci disse che FRANCESCO era ferito, gli mancava un braccio, e di affrettare le ricerche in quanto altrimenti sarebbe morto. Il sensitivo ci disse anche che il corpo si doveva trovare tra l’isola Maggiore e quella Minore. Non ricordo se fosse presente Ferruccio Farroni, ma non l’escludo. In seguito alle indicazioni del sensitivo, di cui non ricordo il nome, effettuammo delle ricerche in quelle zone indicate, chiamando anche il custode dell’isola Minore che comunque non rispose.” Vedi: Sentenza Micheli Pag. 61

Quella sera mia figlia GIOVANNA era a cena a casa nostra insieme ai suoi figli. Non c’era PIERLUCA, mio genero, in quanto doveva andare a cena fuori, con persone che non ricordo. Giunse una telefonata da parte di Peppino Trovati, da me ben conosciuto, il quale mi riferiva che FRANCESCO “non era artornato”, cioè mi diceva che era uscito con la barca e ancora non era rientrato. Quindi insieme a GIOVANNA andammo alla darsena di PEPPINO TROVATI. Frattanto il PIERLUCA NARDUCCI precedentemente avvertito della situazione era arrivato prima di noi alla darsena ed erano partiti, nel tentativo di rinvenire la barca, verso Passignano con il natante di TROVATI.
(..)
Io trovandomi alla darsena di TROVATI ed avendo riconosciuto il proprietario della darsena vicina a quella di PEPPINO, Ugo Mancinelli, accolsi l’invito di quest’ultimo ad uscire con la barca per andare in direzione opposta a quella presa da PIERLUCA e PEPPINO TROVATI. Ci munimmo di un rudimentale faro, azionato da una batteria di auto e avvicinatici verso l’Isola Polvese, scandagliando la riva da nord-est a sud-ovest, dopo circa mezz’ora – tre quarti, notammo l’imbarcazione utilizzata da FRANCESCO impigliata tra i canneti a sinistra dell’imbarcadero dell’Isola Polvese. Non era stata gettata l’ancora e la barca, a cui ci avvicinammo da babordo, appariva in perfetto ordine. La leva del cambio era in posizione di folle, la chiave di accensione era inserita ma in posizione di spento. Secondo l’esperienza mia e del barcaiolo, la barca si era adagiata nel canneto spinta dalle correnti. Il lago era piatto e la corrente era da Passignano a Sant’Arcangelo, cioè da nord-est a sud-ovest, generata da una corrente denominata “traversone”. Subito sotto il parabrezza vi era un pacchetto di sigarette con una sola mancante, una scatola di minerva mancante di un solo fiammifero ed un paio di occhiali, non ricordo se da vista o da sole. Mi pare che FRANCESCO fosse leggermente miope. Il piede del motore risultava perpendicolare allo specchio di poppa. Il fondo della barca era asciutto e al suo interno tutto era in ordine. Aggiungo che quando FRANCESCO doveva preparare delle relazioni per dei congressi, come in questo caso, soleva ritirarsi al lago, in barca o nella villa di San Feliciano per concentrarsi. Ricordo che FRANCESCO era solito in questi casi, sedersi sulla tolda appoggiando la schiena al parabrezza della barca e prendere il sole.
Due, tre volte l’ho visto fare queste cose e quindi ho sempre pensato che a causa di un malore sia scivolato in acqua. Trovata la barca noi due ci mettemmo a chiamare FRANCESCO insistentemente ma nessuno rispondeva ed essendo già allontanati dal punto di ritrovo del natante, decidemmo di tornare alla darsena. Qui trovammo anche PIERLUCA e TROVATI che erano ritornati dal loro giro. Portati a conoscenza del ritrovamento della barca, decidemmo di andarla a rimorchiare. Con noi salì anche Francesca Spagnoli e PIERLUCA. FRANCESCA era giunta sul posto con un medico otoiatra, il Prof. Gaetano Paludetti, che ora vive a Roma. Non feci caso a quello che si dicevano FRANCESCA e PIERLUCA. L’orario del rinvenimento credo sia stato verso le ore 23.00″ Vedi: Sentenza Micheli Pag. 197

22 Aprile 2002 Testimonianza di Alberto Ceccarelli

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