Il 6 Novembre 2001 rilascia testimonianza Jorge Alves Emilia Maria presso gli uffici della Squadra Mobile. Raccolgono la testimonianza Michele Giuttari e il Dr. Fausto Vinci.

La Alves era già stata sentita dalla SAM il 4 Luglio 1990 e 17 Novembre 1990. Rilascerà una nuova testimonianza il 9 novembre 2001

Questo il verbale e sotto la trascrizione:

QUESTURA DI FIRENZE

SQUADRA MOBILE

Verbale di assunzioni di informazioni

L’anno 2001, il giorno 6 del mese di novembre, alle ore 17.10 negli uffici della Squadra Mobile di Firenze.

Innanzi a noi sottoscritti ufficiali di p.g. 1° Dirigente Dott. Michele GiuttariDirigente della Squadra Mobile di Firenze e V.Q.A, Dott. Fausto Vinci appartenente al medesimo ufficio è presente ALVES JORGE Emilia Maria nata a Petropolis (Brasile) il 31.10.31, residente a Firenze in via lacopo da Iacceto nr.40, ivi domiciliata in via XXVII Aprile nr.9, la quale viene sentita su delega della Procura della Repubblica di Firenze Dott. Paolo Canessa, in relazione ai proc. pen. 6402/01

RGNR e n. 3212/96 Mod.44,

A,D.R- nei giorni scorsi, mi sono messa m contatto con l’ufficio della Squadra Mobile allo scopo di poter parlare con il dott. Giuttari e riferire fatti relativi alla vicenda del “Mostro di Firenze”, già in passato raccontate agli inquirenti e nel contempo puntualizzare alcuni dettagli ed episodi, all’epoca appena accennati e non da me approfondite; dettagli ed episodi che oggi alla luce delle novità investigative che ho avuto modo di seguire dalla stampa, potrebbero essere rilevanti e comunque utili per chi sta indagando. E1 proprio per questi motivi, ritenendo mio dovere civico offrire il mio contributo alla causa della Giustizia, che ho cercato il contatto con il dott. Giuttari e, oggi, invitata dall’Ufficio, mi sono presentata.

Preliminarmente, l’ufficio da atto che viene data integrale lettura ai verbali resi dalla signora Alves Jorge in data 4.7.90 e 17.11.90, esistenti agli atti di questa Squadra Mobile e, precisamente, nell’archivio dell’ex SAM.

Dichiara: confermo le dichiarazioni contenute nei verbali che mi sono stati integralmente letti, ma intendo fare alcune precisazioni.

Mi risultava che lo Jommi, da me conosciuto nel 1962, si sposò nel 1964 con tale Ada Pinori. Sia prima del matrimonio addirittura sino al giorno prima, e sia dopo il matrimonio, lo Jommi continuò ad uscire con me ed a mantenere quindi la relazione sentimentale. Voglio precisare che, alla mia richiesta dei motivi per i quali si stava sposando, mi rispose che, per fare l’avvocato a Firenze ed essere quindi credibile, occorreva essere sposati-

1 dubbi sulla personalità dello Jommi non li ebbi, come risulta nel verbale, negli ultimi tempi, ma addirittura sin dal 1973. Ancor prima, per essere più precisa, devo dire che già dal 1971, dopo l’intervento alla testa subito dallo Jommi a seguito di un incidente stradale, iniziai a notare un cambiamento della sua personalità. Notai un cambiamento di carattere, come se fosse diventato schizofrenico e, questo, per me, che lo conoscevo come una persona posata, mi turbò molto, tanto è vero che ci lasciammo, per riprendere la relazione dopo un po’ perché lui era sempre innamorato.

Un comportamento, che mi colpì in maniera particolare, fu che, nello stesso tempo, iniziò ad andare dietro alle donne sposate dei suoi amici, contemporaneamente con più donne; in pratica era diventato un Don Giovanni molto particolare. Sempre nel 1971 si verificò un fatto piuttosto cimoso che voglio raccontare. Mi vidi con il dott. Vigna, che già conoscevo dal 1961 e che frequentai per circa 10 anni a tempi alterni soprattutto nel periodo estivo, nella circostanza – eravamo a cena da soli – il Vigna mi disse che l’aveva chiamato al telefono il Beppe, e cioè lo Jommi, chiedendogli che cosa ci voleva per acquistare un’arma. Motivò la richiesta, per come sempre mi riferì il Vigna, con il fatto che Beppe aveva notato un’ombra, evidentemente di un guardone, nella casa di Bagno A Ripoli. A proposito del dott. Vigna, io lo conobbi nel 1961 nella trattoria “Da Tito” in via San Gallo, dove io ero solita pranzare o cenare. Un giorno ero seduta al tavolo con ring. Martini ed entrò nel locale il dott. Vigna. L’ing. Martini lo invitò al nostro tavolo, ci presentò e cenammo insieme.

Ricordo che il Martini mi disse che Vigna era il più grande Pretore di Firenze. Durante il pranzo, ad un certo punto il Vigna mi disse di vedere sul giornale i film che c’erano e, dopo cena, mi invitò ad andare con lui in un cinema, che penso si chiamasse Capitol, e che si trovava dopo il Tribunale di Piazza San Firenze. Qui, si incontrò con una coppia di amici suoi, giovani come lui, ed entrammo al cinema, sedendoci sul davanti. Dopo il film, andammo al Forte Belvedere dove c’era una mostra e poi ci intrattenemmo a chiacchierare fuori sino all’alba, tanto che avevano chiuso i cancelli. Quando uscimmo dal Forte ricordo che era già giorno. Ho fatto riferimento al mio rapporto con il dott. Vigna per far capire anche perché parlai più volte con lui del comportamento strano dello Jommi, che sapevo essere suo amico e con cui, da quello che mi risultava, aveva anche studiato insieme all’Istituto “La Quercia” Piero da esterno e Beppe da interno ed entrambi furono i primi dell’Istituto.

Conservo ancora le foto della cerimonia della premiazione dei due da parte di La Pira. Ricordo che, quando feci l’esposto contro lo Jommi nel 1990 e dopo aver reso le dichiarazioni che mi avete letto, telefonai a casa di Vigna domandando se si stavano facendo le indagini. Mi rispose di sì. Gli dissi che quello che io gli avevo raccontato era assolutamente vero e lui mi rispose così “tutti dicono di dire la verità“.

I miei rapporti con Vigna erano tali da consentirmi di chiamarlo sull’utenza di casa come feci nella circostanza appena riferita. Ancora conservo il numero di casa che era 2336027,

Negli ultimi periodi di frequentazione dello Jommi, mi accorsi che le sue condizioni ed i suoi comportamenti erano notevolmente peggiorati. Fu per questo che lo definii un criminale sia in casa che fuori anche per le sue violenza fisiche che dovevo subire, oltre che per i suoi comportamenti professionali, dei quali vi è traccia all’Ordine degli avvocati di Firenze.

Quando lo Jommi, la domenica dell’8 settembre 1985, mi disse “sono un mostro” così come riferii nel precedente verbale, devo precisare che all’epoca non diedi un preciso indirizzo a questa frase, perché anche altre volte, riferendosi alla sua insensibilità a detta degli altri, lui mi diceva quella frase. Solo successivamente, quando, come ho già spiegato nei precedenti verbali, ho avuto modo di apprendere che la domenica del giorno 8 settembre 1985 le vittime del Mostro ancora non era state scoperte e Beppe, invece, mi aveva fatto cenno a quel delitto, iniziai a dare a quell’espressione “sono un mostro” un significato più allargato. Mi spiego meglio – e ciò ho riferito anche in precedenza – non è che collegai Beppe direttamente ai fatti del Mostro, ma iniziai a pensare che lui comunque avesse a che vedere con la storia o meglio ancora con qualcuno che era coinvolto direttamente in quei delitti. E fu per questi motivi che, quando seppi che tale Francesco di Foligno, amico di Beppe, per come lui stesso mi aveva riferito, era indicato a Perugia come “il Mostro di Firenze”, volli approfondire le mie conoscenze sul Francesco di Foligno, che seppi poi chiamarsi Narducci, interessando un’agenzia di investigazioni privata, che credo si chiamasse “La Segretissima” e che mi risulta oggi non essere più operativa. Devo dire che non mi fu chiesta alcuna somma, ma che comunque fecero una attività di acquisizione di informazioni recandosi per due giorni nella città di Perugia. Mi riferirono poi che si trattava di un medico, di ottima famiglia, una famiglia molto importante di Perugia, originaria di Foligno, che era stato trovato morto annegato nel Lago Trasimeno un mese dopo l’ultimo delitto del Mostro. Seppi anche che il Narducci insegnava all’università di Harved in America e ricordo che all’epoca chiesi al dott. Canessa di verificare se nelle date dei delitti fosse stato presente in quella università.

Circa le dichiarazioni, riportate in verbale del 17.11.1990, relative a quanto riferitemi Dall’avv. Ammannato, devo precisare che non è che l’avvocato mi disse con certezza che vi era un rapporto pregresso tra una delle vittime del Mostro e lo Jommi, ma, invero, mi rappresentò che il dott. Canessa aveva manifestato l’opportunità che io mi rivolgessi a Sirico per chiedere di verificare la circostanza di cui sopra.

Circa la signora Vanna Crucitti da me citata nel verbale, devo aggiungere di aver appreso che questa signora, quando Beppe ebbe l’incidente a Genova nel 1984, stava seguendo con altra auto l’auto di Beppe. Tutti e due infatti furono trovati insieme in ospedale e ciò lo seppi da amici comuni.

Quando fanno cenno nel verbale alla zona di Antella frequentata dallo Jommi, devo dire che capitava spesso che lo accompagnassi con la mia macchina a prendere la sua, che era solito lasciare in sosta nel parcheggio dell’ospedale di Ponte a Niccheri. Da lì, poi, andava a casa a Bagno a Ripoli, mentre all’andata lasciava l’auto in quel posto perché da lì era solito poi prendere l’autobus.

Voglio ancora aggiungere che Beppe spesso andava a trovare degli amici a San Casciano e ricordo che una volta tornò a casa alle 4 di notte tutto impolverato e mi disse che era andato a piedi alla Roveta. Non ho difficoltà ad indicare gli amici di San Casciano, che, da quello che riesco a ricordare, erano l’Avv. Giorgio Lapi, la casa di tale Bianchini, sposata con una donna svizzera, che era allevatrice di cavalli, un avvocato che so chiamarsi Corsi, In questo momento non mi vengono altri nomi.

Nel 1990, il giornalista Spezi venne a trovarmi a casa e mi chiese se Jommi avesse a che fare con le messe nere e riti satanici. Risposi di non sapere nulla. Ricordo anche che, nella circostanza, Spezi mi disse che era stato trovato probabilmente il Mostro e che era un contadino di San Casciano che si trovava in prigione. Mi disse questo perché precedentemente sempre lo Spezi mi aveva detto che mi avrebbe accompagnato dal dott. Perugini affinchè raccontassi quello che io avevo intuito, ma che, alla luce della individuazione del Mostro, non era più il caso che ci fosse rincontro.

Ricordo anche che in quel periodo fui sottoposta ad un vero e proprio interrogatorio, sempre su mia volontà, che durò circa sei ore, da parte del mio legale Ammannato insieme ad un esperto del caso, l’avv. Nino Filastò, il quale, ultimo, alla fine, mi sembrò convinto, pur avendo le sue idee, della necessità di fare l’esposto.

Per le denunce da me presentate contro lo Jommi andai nel 1995 dal doti Fleury per avere notizie ed il dott. Fleury mi disse che penalmente non si poteva procedere ma solo civilmente, evidentemente facendo riferimento alla mia questione di natura civile con lo Jommi che nulla aveva a che vedere con la vicenda del Mostro.

Spontaneamente dichiara: mi risulta che Jommi frequentava spesso, specie agli inizi degli anni 80, la zona di Perugia, dove aveva anche dei clienti.

A.D.R. non ho altro da dire e rimango a disposizione degli inquirenti per eventuali esigenze come pure nel caso in cui dovessero riaffiorarmi qualche ricordo.

Si da atto che al presente verbale vengono allegati copia dei verbali del 4.7 1990 e 17.11.1990.

L.C.S. in data e luogo di cui sopra alle ore 19.11 odierne.

 

6 Novembre 2001 Testimonianza di Jorge Alves Emilia Maria

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