Il 22 Ottobre 2001 rilascia testimonianza Francesca Barone, dottoressa specializzata in medicina legale facente parte dell’istituto di medicina legale dell’università di Perugia, che il giorno 13 ottobre 1985, quando fu ritrovato il corpo del presunto Francesco Narducci, era in attesa di essere chiamata per il sopralluogo, ma non fu mai contattata.

Questa la sua deposizione del 22 ottobre 2001. 2001 10 22 – Francesca Barone

Questo un estratto della testimonianza:

Ricordo che quella settimana ero di turno all’istituto di medicina legale per la sala settoria e che non fui interpellata in occasione del rinvenimento del cadavere di FRANCESCO NARDUCCI, che peraltro conoscevo di persona, essendo mio collega. Seppi subito che fu trovato il suo cadavere nel lago e mi allertai pensando di dovere intervenire per il sopralluogo ma non venni chiamata dalla Procura come è consuetudine. Ricordo in particolare che vi erano stati annegamenti di pescatori nel lago di Corbara ed io fui chiamata per il sopralluogo e l’autopsia. In questi casi venivamo sempre chiamati dalla Procura ma in quell’occasione, come ho detto, nessuno mi interpellò. Seppi che una dottoressa, le cui funzioni potrebbero oggi essere assimilate a quelle della guardia medica, era intervenuta, redigendo un certificato di morte per annegamento; a quanto mi risulta non fu eseguita la perizia autoptica e il cadavere non fu portato all’obitorio ma affidato direttamente ai familiari.
Domanda: che cosa sa, oltre a quanto detto, del ritrovamento del cadavere?
(..) Per pura casualità incontrai dei pescatori, uno dei quali, di cui non ricordo il nome, aveva partecipato al recupero del cadavere; quest’uomo, che era originario di S. Arcangelo ed aveva una parente a San Savino, mi disse che il cadavere di FRANCESCO NARDUCCI presentava delle macchie rosse, come se avesse sbattuto contro qualcosa o che comunque avesse subito colpi violenti. Le macchie erano presenti soprattutto sul volto; il pescatore aggiunse che il cadavere aveva le mani ed i piedi legati dietro la schiena. Il pescatore mi disse che dovevano avergli dato tantissime botte per come era ridotto il volto; questa persona aveva i capelli biondicci, era alto circa 1,65 mt., ed aveva una corporatura normale ed un’età di circa 42 anni. La parente del pescatore era piuttosto anziana e mi sembrava non più lucida. La conversazione si svolse in una casa del piccolo borgo di San Savino poche ore dopo la scoperta del cadavere. L’uomo era un paziente di mio marito, Prof. NAZARENO RAMONI. Voglio aggiungere che il pescatore mi disse che fu rinvenuto un appunto in cui il NARDUCCI manifestava il suo proposito di suicidarsi e chiedeva perdono ai familiari.
Domanda: nella sua esperienza le è capitato di effettuare una diagnosi di asfissia da annegamento senza effettuare l’esame autoptico e in caso positivo, in quale occasioni?
(..) No, perché la diagnosi per annegamento può essere fatta solo mediante esame autoptico, ematologico ed istologico collegato. Ciò in quanto gli eventuali segni esterni, non sempre presenti, hanno solo un valore generico di asfissia ma non diagnostico di annegamento e quindi la certezza è solo con il rinvenimento di un massivo enfisema, l’emodiluizione, diversificata tra cuore destro e cuore sinistro, con necessità di apertura del torace e la conferma definitiva al microscopio della rottura dei setti alveolari. I segni esterni possono evidenziare una asfissia ma non la causa della stessa. Inoltre, non può essere stabilito l’orario di morte senza i dovuti accertamenti e le dovute analisi.
Domanda: ricorda quali erano le abitudini del Dr. NARDUCCI FRANCESCO?
(..) Solo per sentito dire, ricordo che il NARDUCCI era una persona dal carattere difficile, molto ansioso ed estremamente chiuso e che frequentava una ristretta cerchia di amici. Nell’ambito dell’ospedale la sua cerchia di amici era quella della vecchia clinica medica. Mi risulta, per sentito dire, che avesse una casa in Toscana, dove si recava frequentemente.
Domanda: con chi viveva il Dr. NARDUCCI FRANCESCO?
(..) Non lo so, so soltanto che era separato dalla moglie. Non si parlava nemmeno di suoi rapporti con altre donne, cosa che si sarebbe risaputo in clinica dove si conoscevano subito questi pettegolezzi. Quando si parlava del NARDUCCI, si diceva subito che era introverso e che aveva una vita molto riservata. Ho sentito dire anche che NARDUCCI aveva interessi verso l’esoterismo.
Domanda: l’ha visto negli ultimi tempi?
(..) No, non ricordo quando lo vidi per l’ultima volta.
Domanda: quali erano le condizioni di salute del NARDUCCI?
(..) Nulla so in proposito, però posso dire che era giovane ed aveva un fisico atletico. Vorrei aggiungere che diversi anni fa durante il meeting di Comunione e Liberazione di Rimini, un giornalista toscano, di cui non ricordo il nome mi telefonò e poi mi fece delle domande su FRANCESCO NARDUCCI, ricollegandolo alla vicenda del cosiddetto “Mostro di Firenze”. Non ricordo a quale giornale appartenesse questa persona ma sapeva tantissime cose sulla vicenda del mostro di Firenze e sapeva anche che il Dr. NARDUCCI aveva una casa in Toscana. Mi indicò il luogo preciso ma non ricordo se fosse Firenze o un’altra località.
Un’altra inchiesta giornalistica fu fatta da LUIGI AMICONE del settimanale “Tempi” di Milano”; anche AMICONE venne da me e mi chiese di NARDUCCI ma non era così informato come l’altro. Il giornalista di cui non ricordo il nome mi disse che NARDUCCI aveva una pistola.
Domanda: ha più visto il giornalista toscano?(..)
No, non l’ho più visto. Voglio specificare che il giornalista, dopo l’incontro a Rimini venne a Perugia un paio di volte per parlare con me sempre di NARDUCCI.

22 Ottobre 2001 Testimonianza di Francesca Barone

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