Mostro, inchieste depistate Il governo farà chiarezza

ROMA – «Se l’ accusa ipotizzata dai magistrati fiorentini si rivelasse fondata, sarebbe un fatto gravissimo, un caso di “scuola” nel capitolo delle deviazioni del Sisde: 500 milioni dei fondi riservati, cioè denaro pubblico, spesi per coprire i mandanti degli omicidi del mostro». Il governo, giura il ministro Franco Frattini, ex responsabile del Comitato parlamentare sui servizi, «farà ogni passo per agevolare l’ attività della magistratura, che verosimilmente avrà già sequestrato alcuni atti. Purtroppo, a metà degli anni ‘ 80, i servizi furono interessati da vicende oscure, fortissime irregolarità, carte “galleggianti” di cui non c’ è più traccia negli archivi». Il sospetto di depistaggi, nel caso del mostro di Firenze, è ormai un’ inchiesta nell’ inchiesta. Le perquisizioni e gli interrogatori di questi mesi da parte della procura e della squadra mobile confermano che è stata messa la lente sopra le manovre di uomini del Sisde per orientare le indagini su quei 16 delitti. Alla vigilia del processo d’ appello contro Pietro Pacciani (che fu assolto, dopo la condanna in primo grado a 14 ergastoli) l’ allora Pm Piero Luigi Vigna parlò di un tentativo di «delegittimare la procura fiorentina». Era l’ inizio del ‘ 96. I legali storici di Pacciani, Pietro Fioravanti e Rosario Bevacqua, vennero scaricati dal nuovo pool di difesa, guidato dall’ avvocato Nino Marazzita che si avvaleva delle consulenze del detective Carmelo Lavorino e del criminologo Francesco Bruno (oggetto, in questi giorni, di indagini e perquisizioni, consulente del Sisde). Fioravanti denunciò: «C’ è un disegno che nasce da ambienti massonici romani e dei servizi, si vuole destabilizzare Vigna». Il professor Bruno, in una sua perizia dell’ 85, aveva individuato il filone esoterico nei delitti, poi però nella sua seconda perizia del ‘ 94 questo aspetto scompare del tutto, a favore della tesi di un serial killer dietro le stragi. Come mai? La giornalista Gabriella Carlizzi, tornata in auge per aver individuato già nel ‘ 95 Villa Verde, presunta sede di rituali satanici, segnalò proprio a Franco Frattini, il 21 ottobre del ‘ 98, «la circolazione di dossier dei servizi fuori dall’ ambito giudiziario, a scopo di ricatto o deviazione». Ricorda la Carlizzi: «Mi riferivo a Osvaldo Pecoraro, perquisito di recente. Il suo nome, dissi a Frattini, l’ avrei fatto alla procura. Mi mi aspettavo che il Comitato almeno comunicasse i miei timori di depistaggi. Ma non accadde». Frattini replica che si trattò solo di un’ audizione informale, e allora lo rassicurò il fatto che gli investigatori, comunque, ne fossero al corrente. Resta poco chiaro anche il brusco cambio della guardia nella difesa di Pacciani. Scriveva in una lettera del 2 febbraio del ‘ 96 l’ avvocato Fioravanti, ormai estromesso: «Io voglio salvare il processo a Pacciani e lo faccio restando nel mio angolo senza alcun compromesso. Il “divorzio in casa” (la sostituzione dei legali, ndr) è solo un misero paravento per il bene di Pacciani, il quale, un giorno, capirà». A che cosa alludeva Fioravanti, che in una telefonata alla Carlizzi, a proposito della pista esoterica, dichiarava “mi hanno bloccato”? Di mandanti e satanismo non si parlò più fino a questi mesi. Eppure Pacciani aveva lasciato scritti sulla magia nera, e nei suoi quaderni affermava: «Il vero mostro è a Roma, nei servizi segreti». Il contadino è morto nel ‘ 98. Presto si sarà ufficialmente se fu davvero infarto.

MARINA GARBESI

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10 Settembre 2001 Stampa: La Repubblica – Mostro, inchieste depistate Il governo farà chiarezza
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